La tregenda di Guarnieri e Demare verso Tignes

07.07.2021
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Il Tour de France oggi torna ad affrontare le grandi salite, nello specifico il Mont Ventoux, eppure sono ancora freschi i responsi della frazione di Tignes. O’Connor che vola, Pogacar che domina e i velocisti che fanno la lotta disperata per restare nel tempo massimo. Tra questi c’è chi ne ha pagato le conseguenze, anche in modo molto grave. Arnaud Demare e il suo apripista, e amico, Jacopo Guarnieri infatti non ce l’hanno fatta e sono dovuti tornare a casa.

Dlamini ha fatto tutta la tappa in ultima posizione con il carro scopa e il fine corsa alle spalle
Dlamini ha fatto tutta la tappa in ultima posizione con il carro scopa e il fine corsa alle spalle

Finita sul Roselend

Molti sprinter temevano quella frazione: forse perché un po’ corta e molto dura, forse perché sapevano del ritmo che avrebbero imposto i leader. Fatto sta che Cavendish sull’arrivo ha gioito come se avesse vinto per essere riuscito a centrare il limite orario. Dlamini, il sudafricano della Qhubeka-Assos, caduto nei primi chilometri, è arrivato a Tignes un’ora e 24′ dopo O’ Connor. E poi il freddo, la pioggia… Il limite era appena inferiore ai 38′ di ritardo. Demare è arrivato a 41′ e Guarnieri che aveva tirato in precedenza a 52′.

«Abbiamo cercato di finirla in ogni modo – racconta proprio Guarnieri – ma con le cadute dei giorni precedenti e il freddo… avevamo qualcosa in meno nelle gambe. Sono cose succedono, stavolta è toccato a noi. Siamo rimasti con il gruppo di Cavendish fino a 5 chilometri dalla penultima salita, il Cormet de Roselend. A quel punto, causa freddo, ci siamo staccati e di fatto è finita lì».

L’incitamento a Demare, per lui sempre tanti tifosi a bordo strada
L’incitamento a Demare, per lui sempre tanti tifosi a bordo strada

Pericolo fiutato

«Sono un po’ infastidito nei confronti dell’organizzazione. Al mattino, tramite il Cpa avevamo chiesto di allungare il tempo massimo. Il limite in teoria lo decide l’Uci, in pratica lo fa il Tour. Ma ci avevano detto di stare tranquilli perché visto il meteo ci avrebbero ripescato. Invece non è stato così. Al Giro certe cose non succedono, avrebbero dato almeno 15′ in più e alla lunga ne avrebbe guadagnato lo spettacolo nei giorni successivi perché ci sarebbero stati più sprinter in gara. Per me è stato un bell’autogoal da parte del Tour. 

«E noi, sia chiaro, non è che siamo usciti perché siamo andati piano. Io ho fatto tra i miei valori migliori di sempre. Su cinque ore di gara ho passato il 97% del tempo al massimo. Quando sei nel gruppetto tieni una certa velocità, ma in due… cosa vuoi fare? E’ un Tour il cui livello è altissimo e sarebbe stata difficile anche se fossimo stati al 100%, così il rischio era totale e il 100% non è stato sufficiente».

Le ferite di Guarnieri, caduto nelle prime tappe (foto Instagram)
Le ferite di Guarnieri, caduto nelle prime tappe (foto Instagram)

Con la tagliola nella testa

Guarnieri è tornato in Italia il lunedì dopo la tappa di Tignes. Il morale non era dei più alti, ma lui stesso ammette di non aver rimpianti. Sa che con Demare hanno dato tutto. In più Jacopo ha corso con dei fortissimi dolori al costato dovuti ad una caduta che gli aveva procurato dei problemi anche nei giorni precedenti: faceva fatica ad alzarsi sui pedali.

«Siamo rimasti soli per 45 chilometri – riprende Guarnieri – e tutto sommato nella vallata prima della scalata finale eravamo a 2′ dal gruppetto di Cav. Abbiamo speso moltissimo là sotto. Ci informavano sui distacchi e sul limite di tanto in tanto – correre con una tagliola simile nella testa non è facile – e ai piedi della salita verso Tignes avevamo 29′ di ritardo. Per stare dentro avremmo dovuto perdere in 22 chilometri di salita solo 8′ dalla testa della corsa (alla fine Demare ne ha persi “solo” 13, ndr). Non era una scalata impossibile, ma come facciamo noi che siamo di 80 chili contro gente che non arriva a 65 a perdere così poco?

«Se abbiamo parlato? Non molto, con Arnaud ci siamo scambiati giusto qualche parola d’incitamento ogni tanto. Poi nel finale quando io ho mollato, sfinito, gli ho dato una voce un po’ più grande. Ma credetemi il freddo ci ha davvero bloccato. Forse perché non eravamo al massimo, non so… Ma di certo non era il meteo né la temperatura che mi sarei immaginato di trovare al Tour.

«Ripeto, non ho, anzi non abbiamo, rimpianti. Ammetto che sull’arrivo una lacrimuccia mi è scappata quando abbiamo visto che non ce l’avevamo fatta dopo che avevamo dato tutto. Con Demare siamo in camera insieme, ci siamo abbracciati, sappiamo di aver fatto il massimo e siamo stati anche un po’ sfortunati che O’Connor abbia fatto una prestazione simile. Ci sono tante cose che hanno inciso».

Demare arriva a Tignes 41’38” dopo O’Connor. Subito cerca il cronometro con lo sguardo
Demare arriva a Tignes 41’38” dopo O’Connor. Subito cerca il cronometro con lo sguardo

La riflessione di Guarnieri

Spesso si guarda solo alla lotta davanti, in realtà una grande fetta della corsa è anche dietro. Spesso si dice che per vedere un pro’ andare davvero forte in discesa bisogna guardare il gruppetto come scende nelle tappe di montagna. Ci sono regole non scritte che vanno avanti da decenni: quando mollare, quando spingere, quando stare insieme… E a proposito di regole, Guarnieri, che non è mai banale nei suoi giudizi, solleva una questione interessante sul tempo massimo. 

«Ma ha davvero senso il tempo massimo? E non lo dico per opportunismo – riprende il corridore della Groupama-Fdj – Per me serve solo perché non puoi chiudere una strada per 24 ore, ma siamo professionisti, non ce la prenderemmo “a ridere” se il limite non ci fosse. Dicono: c’è sempre stato il tempo massimo. Ma spesso anche gli addetti ai lavori e il pubblico non lo percepiscono bene. Vi faccio un esempio.

«Tour 2018, situazione simile a quella di Tignes. Io e Demare restiamo nel tempo massimo, mentre Greipel, Cavendish, Gaviria, Groenewegen, Kittel e altri vanno a casa. Dopo la tappa di Pau si arriva in volata, vince Demare e cosa dice l’opinione pubblica? Arnaud ha vinto perché tanto era solo. Non c’erano più velocisti in gara. Ma come? Allora non ha valore l’aver tenuto duro quel giorno? Stessa cosa qualche tempo fa quando in una cronosquadre tre corridori della Garmin caddero all’inizio e finirono fuori tempo massimo. Se solo fori in uno di quei momenti sei fritto. Ma tanto come sempre la nostra voce in capitolo è ridicola».