Michael Matthews è tornato a casa, nelle file del Team Bike Exchange da cui proveniva, alla fine del 2020 dopo 4 anni al Team Sunweb. Un periodo redditizio per il corridore classe 1990 di Canberra, con due tappe al Tour, le due prove canadesi del WorldTour e lo scorso anno la corsa di Plouay. Quest’anno Michael compirà 31 anni e al netto di una bella carriera da 35 vittorie (finora), non si può nascondere che dopo la vittoria del mondiale U23 a 20 anni attorno al suo nome ci fossero altre attese. Lui lo sa e non si nasconde. Perciò dopo il 6° posto della Sanremo e il 5° della Gand, si prepara a sbarcare sulle strade delle Ardenne, cercando di dare una forma più consistente al suo ben pagato ritorno a casa.
Come è andata finora?
Sono stato entusiasta di essere tornato quassù, soprattutto perché l’anno scorso me le ero perse. Sono state corse super aggressive, visto il modo in cui ultimamente corrono tutti. Si parte e si fa subito la selezione.
Ha raccontato Trentin che alla Gand siete stati voi i primi ad approfittare del vento.
Prima della corsa, abbiamo fatto una bella riunione. Mat Hayman, il nostro direttore sportivo, ci ha dato una buona idea su cosa fare circa 70 dopo la partenza. Ha suggerito che se ci fossimo messi in testa con tutta la squadra, avremmo potuto approfittare del vento laterale.
Ci siete riusciti?
Ha funzionato. Il gruppo si è rotto e davanti si è formata una fuga di circa 25 corridori con 5 di noi (foto di apertura). E’ andata bene e poi abbiamo lavorato per tutta la gara cercando di impedire gli scatti e darmi la migliore opportunità per lo sprint in finale.
E qui qualcosa invece non ha funzionato. Che cosa?
Nel finale eravamo rimasti in sette e io purtroppo non avevo più le gambe per vincere lo sprint. Lo stesso ho dato il massimo, la squadra ha fatto un lavoro fantastico. E tutto sommato la cosa mi aveva dato fiducia per il Fiandre.
Ma anche lì…
Mi ero sentito sempre meglio dopo ogni gara. Avevamo fatto una bella ricognizione con i compagni il giovedì, stavo bene. Sembrava che tutto andasse secondo i piani fino al secondo passaggio sul Qwaremont.
Che cosa è successo?
Circa 10 chilometri prima ero rimasto coinvolto in una caduta e avevo dovuto inseguire. Ero quasi rientrato, ma c’è stata un’altra caduta ai piedi del muro. Avevo delle ottime gambe, ho continuato a inseguire, ma se non sei con i primi sul secondo Qwaremont, diventa tutto più difficile.
E lì si è chiuso il tuo Fiandre?
Ho cercato di lottare per tornare in gara, ma sono finito nel terzo gruppo. Pensavo a un risultato molto migliore.
Cosa cambierà nelle Ardenne?
Sento di avere ancora una buona condizione, per cui ora sono ancora più motivato a cercare di ottenere un risultato. Alla Freccia del Brabante sono arrivato due volte secondo (nel 2014 e nel 2015, ndr), è una gara che mi piace. E’ sempre dura e aggressiva. E penso che la ripetizione delle salite possa giovarmi.
Pensi di poter vincere?
Abbiamo una squadra davvero forte, quindi spero che possiamo fare una buona gara. Un po’ di fortuna non guasterebbe. Sarebbe bello finire sul podio ancora una volta, però onestamente questa volta puntiamo alla vittoria. Voglio rimettere a posto le cose dopo il Giro delle Fiandre.