L’occasione mancata: Zanatta e la fuga di Pietrobon a Lucca

15.11.2024
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Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Dopo Cozzi, oggi tocca a Stefano Zanatta, direttore sportivo del Team Polti-Kometa, e il suo ricordo va dritto alla quinta tappa del Giro d’Italia, con Andrea Pietrobon terzo al traguardo. Si poteva vincere? Con un po’ di fortuna forse sì. Non è un’occasione da recriminare, se non contro la cattiva sorte e gli avversari che non hanno mai mollato un metro.

«Prima nella fuga c’era entrato Bais – racconta il trevigiano, voluto fortemente sull’ammiraglia da Ivan Basso – ma le squadre dei velocisti non lasciavano spazio. Poi è andato Andrea e magari con un po’ di fortuna in più, cambiava la stagione».

Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua
Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua

La tappa andava da Genova a Lucca in 178 chilometri, 78 dei quali fatti in fuga proprio da Pietrobon. Il gruppo avrebbe affrontato in partenza il Passo del Bracco e nel finale il Montemagno da Camaiore. La squadra voleva andare in fuga: è la filosofia di corsa con cui nei suoi primi anni ha portato a casa la vittoria dello Zoncolan con Fortunato e quella di Bais a Campo Imperatore.

Si doveva andare in fuga anche quel giorno?

L’idea era di averne uno dentro sin dall’inizio e avevamo individuato Mattia Bais. Per noi il fatto di provarci è un leit motiv. Li obblighiamo a pensare fuori dagli schemi, a fare cose che nessuno si aspetta. Chi corre con noi deve essere disposto anche a fare cose tecnicamente non corrette. C’è uno solo che scatta in salita e arriva, noi dobbiamo correre diversamente. E la fuga di Pietrobon quel giorno a Lucca ci ha dato il morale per provarci ancora. Ad esempio per far andare Maestri in fuga con Alaphilippe.

Quindi prima Bais e poi Pietrobon?

Esatto. E quando dopo la salita ha visto partirei due francesi, cioè Benjamin Thomas ed Enzo Paleni, si è buttato dentro. Mattia aveva fatto la sua parte, toccava ad Andrea e devo dire che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che Thomas era più forte, per cui gli abbiamo detto di provare agli 800 metri. Sei nel finale di tappa. Sei andato per parecchi chilometri a 50 all’ora con il gruppo a 45 secondi. Se parti che manca un chilometro, ci sta che reggi. Se parti prima, ti pianti. Lui è partito bene. C’era una semicurva e poteva tenere certe velocità, conosco il mio corridore. Però l’uomo della Groupama (Paleni, ndr) non ha mollato un metro e lo ha messo nel mirino. Chissà se Andrea avesse tenuto le mani sotto…

Cambiava qualcosa?

Vedo che ormai hanno tutti la tendenza di abbassare il manubrio per essere aerodinamici, solo che poi non riescono a scendere e allora tengono le mani sulle leve dei freni. Lo stile di Andrea è buono, però lui è uno di quelli che tiene le mani sopra. Magari se le avesse tenute sotto sarebbe stato più aerodinamico in quei pochi metri. Oppure, al contrario, non avrebbe avuto la potenza che serviva. Di sicuro dietro non hanno calato un attimo.

Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
E alla fine l’hanno ripreso…

Ma sono arrivati in tre, l’azione l’aveva fatta giusta. Ha vinto Thomas, poi Valgren e poi lui. Dietro Paleni a 3 secondi e poi Milan che ha vinto la volata del gruppo a 11 secondi. Sul pullman un po’ abbiamo respirato l’aria dell’occasione perduta, ma gli abbiamo fatto i complimenti. Pietrobon fatto tutto benissimo. Ha provato dove gli avevamo detto di provare, che cosa volevi dirgli?

Pietrobon, perfetto uomo squadra: «Ma se capita l’occasione…»

10.10.2024
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Andrea Pietrobon è uno di quei corridori che si potrebbe definire totali, affibbiargli l’aggettivo di corridore completo è riduttivo. L’atleta della Polti-Kometa sa attaccare, sa aiutare, sa far parte di un treno e all’occorrenza se la cavare bene anche in salita.

Tutte queste caratteristiche del bellunese le abbiamo viste nel corso della stagione e dal vivo al recente Tour de Langkawi, in Malesia. Laggiù, quasi sulla linea dell’equatore, all’ombra di una palma e seduti su un marciapiede, abbiamo messo insieme dei ragionamenti interessanti.

Sul podio di Roma al Giro: Andrea ha vinto il Premio Fuga (605 km in avanscoperta)
Sul podio di Roma al Giro: Andrea ha vinto il Premio Fuga (605 km in avanscoperta)

In salita e in pianura

«In Malesia – racconta il veneto – l’obiettivo primario era di restare uniti: per Double o Tercero in salita e per Peñalver in volata. Nella seconda tappa per esempio avevo il compito di scortare Peñalver fino ai 500 metri e dico che tutto sommato è andata bene».

E più o meno la stessa cosa aveva fatto nella tappa regina della corsa asiatica. Con Double un po’ sulle gambe, Pietrobon è rimasto il più possibile vicino a Tercero. Tra l’altro proprio lo spagnolo, Piganzoli e appunto Andrea sono tre prodotti del vivaio della squadra di Basso e Contador. Dopo l’esperienza al Cycling Team Friuli, infatti, anche Andrea ha corso per due anni nella U23 dell’allora Eolo-Kometa.

Ecco il veneto in azione per i suoi compagni
Ecco il veneto in azione per i suoi compagni

Tenacia e fiducia

Un altro aspetto che ci è piaciuto di Andrea è che nonostante una caduta, sempre nella fasi di uno sprint, si è subito rialzato e il giorno dopo era di nuovo in pista a menare. E’ stato uno degli atleti che più di altri ha messo a rischio la vittoria di Tarozzi, per dire quanto menasse in testa al gruppo.

Pietrobon ha portato a termine il Giro d’Italia. Il suo primo grande Giro. La corsa rosa, come spesso scriviamo in questi casi, gli ha dato molto e molto ha preteso.

«Dopo il Giro – ha detto Pietrobon – ho corso ancora e la fatica si è fatta sentire. Però sapevo anche che non avremmo avuto molte corse in estate e che ci sarebbe stato il tempo per recuperare». 

«Per la prossima stagione – racconta Andrea – parto con più sicurezza in me stesso, il che è molto importante. Come sempre l’affronto cercando di divertirmi perché secondo me è la cosa migliore per non avere stress ed essere motivati. Certo, parto anche con più consapevolezza e fiducia. Fiducia in me stesso e in quella da parte della squadra. Questo è un altro aspetto che mi dà tanta motivazione. Sono contento anche che credano in me».

Pietrobon al termine della 2ª frazione del Langkawi quando sembrava che il suo compagno Peñalver avesse vinto
Pietrobon al termine della 2ª frazione del Langkawi quando sembrava che il suo compagno Peñalver avesse vinto

Uomo squadra

Vista la sua età e le sue capacità, Pietrobon potrebbe essere pronto anche per puntare più in alto: qualche vittoria di peso. Magari lavorando un po’ sulla “botta secca” potrebbero cambiare alcune sue prospettive.

«La squadra alla fine punta molto su di me proprio perché io sono versatile – spiega Andrea con consapevolezza da veterano – sulle salite se non sono troppo dure me la cavo, in volata sono abbastanza affidabile e alto per portare il velocista all’interno dell’ultimo chilometro… Chiaro che vorrei migliorare ancora, ma in tutto non in una cosa specifica».

«Io credo che come mia attitudine sia quella di essere un uomo squadra. Sono un uomo che lavora per gli scalatori e per i velocisti. Sono un altruista».

Giro 2024: Pietrobon nella fuga verso Lucca, nel finale tentò il colpaccio
Giro 2024: Pietrobon nella fuga verso Lucca, nel finale tentò il colpaccio

Voglia di vincere

A questo punto viene facile incalzarlo e ricordagli la tappa di Lucca al Giro d’Italia. Quel giorno si trovò davanti con dei campioni affermati. Pietrobon non ebbe paura a giocarsela da veterano. Poche riverenze: rimase a ruota di chi aveva più esperienza e più “botta” di lui e poi tentò il colpaccio da finisseur nell’ultimo chilometro.

«Ma certo – ribatte Pietrobon – se capita l’occasione mi butto in fuga e do tutto me stesso. Ripeto, io sono contento e spero appunto di migliorare ancora. Mi piacerebbe riuscire a prendere fughe più importanti e giocarmela fino in fondo».

E l’occasione potrebbe arrivare presto. Archiviata la trasferta malese, Pietrobon dovrebbe disputare le corse in Veneto.

«Giro del Veneto e Veneto Classic sono le gare di casa e su quelle punto molto. Ce ne sono solo due dalle mie parti! Se dovessi essere il leader? Aspetterei, non andrei in fuga e cercherei di giocarmi le carte nel finale. Però attenzione, col livello alto che c’è questi ultimi anni anche nelle gare un po’ meno importanti è dura. Ma ci proverò…».

Marangoni, quanto valgono i giovani della Eolo-Kometa?

01.01.2023
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La Eolo-Kometa promuove quattro dei suoi giovani corridori dal team under 23 alla professional. Dei ragazzi che si sono distinti nella scorsa stagione e che si sono meritati la possibilità di mostrare le proprie qualità anche tra i professionisti. In questo viaggio ci accompagna Samuel Marangoni, uno dei preparatori della Eolo-Kometa, che li ha avuti sotto mano fino a pochi giorni fa. 

Piganzoli, al centro, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)
Piganzoli, a destra, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)

Il promettente Piganzoli

Davide Piganzoli è uno dei profili più interessanti non solo per la professional di Basso e Contador, ma anche per il ciclismo italiano. Scalatore dal fisico slanciato si è messo in mostra tra Spagna e Italia con degli ottimi risultati tra cui spicca il quinto posto finale al Tour de l’Avenir

«Con lui – racconta Marangoni – ho iniziato a lavorare solo ora, prima di me lo seguiva De Maria. Piganzoli promette davvero molto bene anche al di là dei valori numerici, ha già una mentalità precisa, degna di un professionista. Le caratteristiche fisiche sono quelle di un corridore che può far bene nelle corse a tappe. All’inizio farà corse di livello inferiore e poi, a seconda della preparazione, potrà affiancare i più grandi, come Fortunato, dai quali potrà imparare molto. Ha un grande recupero, cosa fondamentale per un corridore delle sue caratteristiche. Abbiamo iniziato a lavorare da poco ma al ritiro di dicembre aveva già una buona condizione, il che promette bene. Sono tutti dati da prendere con le pinze, ma la fiducia c’è».

Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)
Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)

Il silenzioso Tercero

Lo spagnolo Tercero è il gemello di Piganzoli, anche lui scalatore, nativo della regione della Mancha. I due potrebbero essere definiti benevolmente i Don Chisciotte e Sancho Panza, alternandosi il ruolo di scudiero a seconda delle esigenze. 

«Tercero – dice il preparatore – l’ho conosciuto meno in passato. Davide (Piganzoli, ndr) e lui sono come fratelli, hanno un’amicizia profonda. Lo spagnolo ha caratteristiche da scalatore puro. Nelle corse di un giorno fa fatica, diciamo che in volata è più indietro rispetto a Piganzoli. A livello caratteriale è più chiuso, deve ancora aprirsi. Anche lui partirà più tardi a correre, il cambio di categoria sarà delicato da affrontare, soprattutto per le caratteristiche fisiche. I due partiranno a correre da febbraio, probabilmente uno in Spagna e l’altro in Turchia».

Andrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggio
Andrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggio

Pietrobon passista

L’italiano è uno degli ultimi arrivati nel team spagnolo ed il più grande dei quattro ragazzi che passerà professionista. Il veneto è un classe 1999 e nel suo passato ci sono due anni con la Zalf e due con il CTF, oltre al 2022 con la Fundacion Contador U23 e poi da stagista con la Eolo. Un’esperienza niente male che lo lancia nel mondo dei professionisti. 

«Anche lui è stato seguito da De Maria – riprende Marangoni – ovviamente tra i membri dello staff c’è un confronto costante. Quando mi viene “passato” un corridore so esattamente di chi si tratta e del percorso fatto. Pietrobon è in ritardo sulla preparazione, a causa dell’infortunio alla spina dorsale di ottobre. L’obiettivo con lui è essere pronti per marzo, di fretta non ne abbiamo ed è giusto così. Quando nel 2022 ha corso con i professionisti ha fatto bene, ha un gran fisico da passista (191 centimetri per 72 chili, ndr). Può essere un bel profilo per le fughe, un corridore che in una professional come la nostra è molto utile. Per fare un esempio, con le dovute proporzioni, può essere un corridore alla Maestri, fughe lunghe e su terreni mossi».

Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)
Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)

L’altro spagnolo, Serrano

Javier Serrano è il secondo ragazzo spagnolo che entra nella Eolo-Kometa, ha fatto bene nelle corse in Spagna. In Italia ha corso nel 2021 nella Biesse Arvedi, prima ancora era nell’Equipo Amator della Caja Rural

«E’ un ragazzo che ho conosciuto qualche anno fa quando era al primo anno tra i dilettanti e poi ci siamo ritrovati alla Eolo. E’ un corridore molto esplosivo, con caratteristiche da corse di un giorno. E’ muscolarmente molto forte e tiene bene anche in salita e questa è una gran bella qualità. Se dovessi fare un paragone potrei accostarlo ad Albanese, ma le proporzioni da fare sono molte. Vincenzo è un corridore molto forte ed anche in volata sa imporsi bene, Serrano può dire la sua in gruppi più piccoli: da 20 corridori. Il suo debutto è più vicino, dovrebbe correre già a fine gennaio a Mallorca, quelle sono le sue gare: percorsi mossi con continui sali e scendi».

La Spagna ci riconsegna un Pietrobon pronto per i pro’

28.12.2022
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Di ritorno dalla Spagna come Piganzoli, dopo quattro corse da stagista, nella Eolo-Kometa sta per debuttare anche Andrea Pietrobon. La faticosa storia del corridore di Pieve di Cadore l’avevamo già raccontata. Dal Cycling Team Friuli, sarebbe dovuto passare nella professional di Basso e Contador all’inizio del 2022. Era tutto pronto, ma dopo il Giro d’Italia U23 del 2021 la salute ha deciso di non sorreggerlo più.

«Ad agosto e settembre stavo malissimo – raccontava giorni fa nel ritiro di Oliva – e ho avuto problemi anche con gli allenamenti. E’ stato un periodo molto buio, quindi Zanatta e gli altri direttori sportivi hanno pensato che fosse meglio fare un anno più tranquillo. Così ho debuttato della Fundacion Contador U23 e da agosto invece ho fatto lo stagista. Mi hanno detto che avrei fatto meglio a partire con calma, perché con i problemi che ho avuto non sarebbe servito avere fretta».

All’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di Spagna
All’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di Spagna

Pietrobon ha 23 anni, è alto 1,91, pesa 72 chili e nel CT Friuli che aveva già lanciato Jonathan Milan e aveva visto passare Giovanni Aleotti, si erano appoggiati a lui per fare classifica al Giro d’Italia del 2021 dopo il terzo posto al Giro di Romagna per Dante Alighieri, vinto da Ayuso su Francesco Romano. La Eolo lo aveva già fatto firmare.

Avere il contratto fu una bella fortuna, diciamo…

Mi ha permesso di restare tranquillo e fare un anno in cui ho ripreso, ho provato cose nuove in allenamento per essere pronto al passaggio. Il periodo spagnolo mi è piaciuto molto. Oltre che in bici, anche la vita di là. Ho corso tantissimo in Spagna e sono riuscito a guardarmi intorno. L’ambiente è molto serio quando c’è da essere seri. Però è anche molto tranquillo, rilassato. Ho visto dei bei posti, ho conosciuto tante belle persone. Ho avuto nuovi stimoli con i preparatori e i nuovi direttori sportivi stranieri. Per me è stata una bella esperienza, andando fuori dall’Italia dopo quattro anni.

Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)
Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)
Oioli ha detto che il calendario spagnolo non lo ha soddisfatto.

Io dico che la differenza tra l’Italia e la Spagna è che purtroppo in Spagna non ci sono gare internazionali per under 23, che fanno la vera qualità del calendario italiano. Però alla fine è proprio una questione che non si pone, perché per il resto le gare nazionali e regionali spagnole sono uguali alle nostre. E se ci sono gare tipo Piva, Belvedere e Recioto, quelle le abbiamo fatte tutte. Al Giro d’Italia c’eravamo, come altre squadre da tutto il mondo. Abbiamo fatto un’attività importante, purtroppo però Oioli, avendo ancora la scuola, non l’ha fatto. Per esempio Piganzoli ha avuto un calendario bellissimo. Ha corso un po’ in Spagna e dopo ho fatto tutte le gare più belle in Italia.

Che cosa si può dire della tua maturazione, al momento di passare?

Ho passato due anni alla Zalf, che è una delle squadre migliori in Italia, quindi là ho imparato tanto. Negli anni al Friuli ho dato veramente la svolta alla mia carriera, penso perché sia una squadra fantastica. Oltre ad avermi fatto crescere come atleta, seguendomi con una preparazione stupenda come qua alla Eolo, mi hanno fatto crescere tanto come persona. Il tempo al Friuli mi è servito tantissimo e devo dire grazie a loro se sono passato. Mi sento pronto per farlo.

Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)
Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)
Perché non restare con loro, dovendo fare ancora un anno negli U23?

Perché alla Eolo-Kometa hanno detto di volermi seguire direttamente loro. Me l’hanno spiegata così e io ho detto subito di sì. Mi sento pronto per passare. Vedo tanti miei colleghi, che erano miei amici e sono passati al primo/secondo anno di under, che non sanno allenarsi, mangiare, recuperare. Quelle sono le cose che impari negli anni e un conto è che te le dicano, un altro è che le impari facendole. Ho ancora tanto da imparare, ma penso di essere già a un buon punto e adesso voglio imparare da questa squadra.

Che cosa stai imparando?

Ci sono molte cose nuove nel ciclismo, ad esempio nella preparazione, e queste fa sempre bene impararle anche dai preparatori con cui lavorerai. Non tutti ti dicono le cose allo stesso modo, qui sto vedendo cose diverse. La stagione è programmata in maniera diversa, si va più per obiettivi. Qui alla Eolo lavoro con Samuel Marangoni. Non è una figura come un capo, che ti dice quello che devi fare, ma più una persona con cui collaboro. Al Friuli era così. Con Fabio Baronti, alla fine c’era quasi un rapporto di amicizia e penso che sia il modo più produttivo. Ti fidi di più e hai la possibilità di valutare le cose insieme. In questi anni ho imparato che i migliori preparatori siamo noi stessi. Il preparatore non può leggerti dentro al cento per cento, puoi dargli tutte le informazioni, però alla fine sulla bici ci sei tu. 

Al Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson, Tizza e Malecki
Al Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson e Tizza
Che cosa significa lavorare con Basso e Contador?

Ivan lo conosco da un anno, l’ho sentito spesso. Mi sembra una persona molto brava. Mi piace perché crede veramente in questo progetto e questo motiva anche noi e lo staff. Con Alberto abbiamo fatto una riunione e ci ha parlato dell’importanza di avere degli obiettivi, di avere la determinazione. Sono cose che di base ti dicono tutte le persone, sono facili da dire. Però se te lo dice uno che certe cose le ha testate ed è veramente arrivato al top del ciclismo, allora è un’altra cosa. Allora ci credi davvero…

Pietrobon, un italiano in vetta alla Coppa di Spagna

22.03.2022
4 min
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Andrea Pietrobon, dal Veneto alla Spagna. Il corridore della Eolo-Kometa under 23 con il buon piazzamento di ieri è balzato in testa alla “Copa de Espana” (nella foto di apertura eccolo con la maglia di leader), il circuito più importante del dilettantismo iberico.

Il cadorino si è ritrovato in un ambiente del tutto nuovo. Forse anche un po’ inaspettatamente, ma a quanto pare se la sta cavando alla grande e l’ambiente iberico non è poi così male, anzi… Di certo è un’esperienza che si ritroverà in futuro.

Andrea Pietrobon (classe 1999) in azione in una delle gare della Coppa di Spagna
Andrea Pietrobon (classe 1999) in azione in una delle gare della Coppa di Spagna
Andrea, partiamo da ieri, dal Gran Premio de Primavera Ontur. Come è andata?

È andata bene direi! Il percorso era abbastanza facile, non c’erano queste grandi altimetrie. Ha vinto un mio compagno (Francisco Munoz, ndr) e io ho fatto quarto in volata. E con questo piazzamento sono tornato leader della Coppa di Spagna. Avevo perso la leadership domenica scorsa. Con la squadra puntiamo a vincere la generale. Mancano 7 gare e servono punti. Cercheremo di fare il meglio possibile fino a fine maggio, giugno quando termina la Coppa.

Spiegaci bene come funziona questa challenge…

Sono 11 prove in tutto. Vengono assegnati dei punti a scalare fino al 20°. Chi fa più punti vince. In Spagna ci tengono tanto. E’ l’evento under 23 di maggior importanza, visto che non ci sono molte gare internazionali.

Che differenze hai notato rispetto ai nostri under?

Il livello è un po’ più basso rispetto all’Italia. Da noi credo ci sia il livello più alto d’Europa, o comunque tra i più alti. Da noi ci sono molti team di alto livello e tantissime continental e questo alza molto gli standard. In Spagna le continental under 23 non ci sono e questo fa sì che la qualità sia un po’ meno alta. I primi comunque vanno forte!

E per quel che riguarda le dinamiche del gruppo? Hai notato differenze?

In Italia c’è più nervosismo e per uno sprinter, per esempio, è più difficile prendere le salite davanti. Da noi tutti vogliono imboccare le salite davanti, anche chi non ha le gambe. E per questo ci sono più cadute. In Spagna insomma c’è più “relax” in gruppo.

Che poi loro sono più votati agli scalatori, ai corridori da corse a tappe… Detto ciò, tu cosa ci dici: il prossimo anno entrerai a far parte del gruppo professional della Eolo-Kometa?

Non lo so  e non posso dirlo adesso. Adesso il primo obiettivo è la Coppa, dall’estate farò il possibile per fare lo stagista con la professional. E poi si vedrà…

Andrea con suoi 191 centimetri d’altezza svetta tra i compagni del Gp di Primavera, tutti spagnoli tranne Oioli
Andrea con suoi 191 centimetri d’altezza svetta tra i compagni del Gp di Primavera, tutti spagnoli tranne Oioli
Ieri hai fatto quarto in volata, avevi vinto la cronosquadre al campionato italiano col Cycling Team Friuli. Allora ci chiediamo: che corridore è Pietrobon?

Vado bene sulle salite lunghe, quelle un po’ più regolari. Direi quindi un passista scalatore. In Spagna però faccio anche le volate per due motivi: uno, come ho detto, perché il livello essendo meno estremo che in Italia mi consente di farle: è un po’ meno difficile. E poi perché cerco di raccogliere più punti possibili per la Coppa. 

Ma non sei esperto di volate…

Diciamo che in passato tra Zalf Euromobil Fior e CTF a Dainese, Lonardi, Milan le tiravo io. Adesso mi sto adattando alle volate.

E della mentalità spagnola cosa ci dici?

I nostri preparatori sono bravi. Fanno le cose giuste. Alla fine devo dire che tutto è molto simile a quanto si faceva nel CTF. Entrambe curano molti aspetti. Sono molto attenti ai giovani. Ci dicono bene del riposo, dell’alimentazione, dello stile di vita migliore per fare per attività fisica. Sì, cambia poco. Sono due squadre simili, due team buonissimi e preparati.

Parlaci della Spagna: cosa ti piace?

In generale mi piace il modo di vivere, sia con lo staff, che con i compagni. Devo dire che sono molto gentili, calmi e ci tengono a me. Già questo inverno mi hanno aiutato nelle difficoltà.

Andrea Pietrobon è al primo anno nella Eolo, o più precisamente nella Fundacion Contador Team
Andrea Pietrobon è al primo anno nella Eolo, o più precisamente nella Fundacion Contador Team
Quali difficoltà?

Ho avuto dei problemi fisici già sul finire della scorsa stagione e loro mi hanno aiutato nel lasciarmi riprendere con calma. Problemi che non mi hanno più consentito di andare forte. Sarei dovuto andare nella professional ma abbiamo poi deciso che sarei rimasto nella under 23.

La Eolo-Kometa è un po’ spagnola, appunto il team giovanile, e un po’ italiana, la professional: adesso quindi fai la spola con la Spagna…

Esatto, qualche volta resto lì una settimana, altrimenti faccio avanti e indietro. Parto il venerdì e rientro il lunedì. Faccio da Venezia a Madrid, dove abbiamo la casa della squadra e da lì ci muoviamo per il resto della Spagna. 

E cosa ti piace di questa Spagna?

Beh, il mangiare non è male. L’Italia è al primo posto chiaramente per quel che riguarda il cibo, ma rispetto a tanti altri Paesi qui non ci si può lamentare. La “tortilla de papas” è il mio piatto preferito. E poi apprezzo la gentilezza delle persone e il loro calore.

Pietrobon: dal Cycling Team Friuli alla Eolo-Kometa

03.02.2022
4 min
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Tra le tante novità di questo 2022 c’è il passaggio di Andrea Pietrobon al team Eolo-Kometa, nella formazione under 23. Squadra che nella stagione 2022 avrà al suo interno tanta Italia. Dopo due anni corsi con il Cycling Team Friuli (foto Scanferla in apertura), il giovane corridore veneto si è accasato nel team di Basso e Contador.

«I primi contatti con la Eolo li ho avuti a maggio della scorsa stagione – ci racconta – prima del Giro d’Italia under 23. Poi tra luglio e agosto ho avuto dei problemi fisici che mi hanno condizionato il resto dell’anno. Inizialmente sarei dovuto passare con il team professional, ma vista la situazione ho parlato con Ivan Basso e abbiamo deciso di fare le cose con più calma».

Come stai? I problemi sono alle spalle?

Sì, come detto abbiamo deciso di fare le cose con più calma e, in fondo, va bene così. Già nel 2021 ho avuto modo di parlare con i medici della Eolo e sembra che si sia individuata la soluzione. L’obiettivo è trovare la condizione e ritornare ad andare forte, poi verso metà stagione vedremo se fare lo stagista con la professional.

La preparazione è andata bene?

Tutto secondo i piani, a dicembre ho fatto il primo ritiro con la squadra al completo (team under 23 e professional, ndr). Eravamo ad Oliva, vicino a Calpe. Ho avuto modo di lavorare bene e di parlare con Ivan e di conoscere lo staff. L’organizzazione è al top, hanno uno staff preparatissimo e numeroso. Ci sono tanti meccanici, allenatori, medici, sei sempre seguito al meglio.

Andrea Pietrobon, a sinistra, con il procuratore Scimone e Matteo Fabbro
Andrea Pietrobon, a sinistra, con il procuratore Scimone e Matteo Fabbro
Che differenze hai trovato?

Non molte, al Cycling Team Friuli abbiamo sempre lavorato bene e con uno staff di primo livello, come qui. Il team è molto “italiano” e quindi anche trovare il feeling con compagni e staff è stato semplice.

Con Basso cosa vi siete detti?

Abbiamo parlato un po’ della mia condizione, di come sto e dei programmi. Lui è eccezionale, mette tutti a proprio agio ed è davvero disponibile. Ha una tecnica di comunicazione ed un’empatia invidiabili, non è un caso che il team sia cresciuto tanto in così poco tempo.

A gennaio come ti sei allenato?

Ho fatto un mese alle Canarie, sono tornato l’1 febbraio, ho fatto tre settimane in compagnia di Aleotti e Fabbro e una settimana da solo.

Ti sei confrontato anche con loro sulla tua scelta?

Sì, mi hanno detto di non aver fretta, mi fido molto di quel che mi dicono. Noi del Cycling Team Friuli siamo una vera famiglia. I rapporti con Aleotti poi sono sempre stati buoni, ho corso con lui nel 2020 e ci siamo sempre confrontati in maniera serena.

Andrea Pietrobon ha corso due stagioni con il Cycling Team Friuli. Qui con il diesse Boscolo
Andrea Pietrobon per due stagioni con il CT Friuli, qui con il ds Boscolo
Gli obiettivi per la stagione quali sono?

Inizierò a correre il 19 febbraio in Spagna, gran parte delle corse saranno lì. Oltre a ritrovare il colpo di pedale mi piacerebbe fare qualche gara con la nazionale, come lo scorso anno. Sarebbe bello partecipare alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali

Sarete tanti italiani nella squadra under 23?

Siamo sette. Sebastiano Minoia, Edoardo Alleva, Gabriele Raccagni, Manuel Oioli, Andrea Montoli, Davide Piganzoli ed io. Non sentirò la mancanza dell’Italia, ora mi aspetta un bel mese di febbraio in Spagna tra il ritiro, di nuovo ad Oliva, e le prime gare. Poi tornerò a casa.

Boscolo, Pietrobon, il CTF e un appello per la sicurezza

01.05.2021
4 min
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Per salire al piano di sopra spesso, nel ciclismo, serve una rampa di lancio. Questa è la metafora che potrebbe rappresentare la stagione di Andrea Pietrobon, passista-scalatore classe ’99 del Cycling Team Friuli, in vista del suo eventuale passaggio tra i professionisti la prossima stagione. E’ lui che ha corso il recente Giro di Romagna con i gradi di capitano (con un terzo posto di tappa e il settimo nella classifica generale) raccogliendo l’eredità lasciata, cronologicamente, da Giovanni Aleotti, Jonathan Milan, Davide e Mattia Bais, Nicola Venchiarutti, Matteo Fabbro e Alessandro De Marchi. Tutti talenti, ora tra i big, cresciuti ed usciti dal serbatoio del CTF.

Renzo Boscolo, team manager della formazione Continental che ha sede ad Udine, ci descrive il ragazzo nato a Pieve di Cadore non prima di specificare che «abbiamo in squadra altri corridori interessanti che, una volta completata la propria maturazione, come ad esempio Gabriele Petrelli, potrebbero far comodo ai team professionistici».

Boscolo con Venchiarutti nel 2019: il friulano correrà il Giro con l’Androni
Boscolo con Venchiarutti nel 2019: il friulano correrà il Giro con l’Androni
Renzo, partiamo dalle ultime prestazioni di Pietrobon.

Ha disputato un buon Giro di Romagna, nel quale ha fatto un po’ le prove generali da nostro leader per il Giro d’Italia U23. In realtà ha pagato oltre misura la giornata storta vissuta nella frazione con arrivo in salita a San Leo, dove ha preso più di un minuto da Ayuso. Finora ha fatto gare concrete che vanno oltre i risultati.

Quali?

Aveva già dato ottimi segnali sia al Trofeo Piva che al Belvedere, nonostante avesse ottenuto solo due ottavi posto.

Cosa manca ora a Pietrobon?

Andrea sta crescendo bene, sia di condizione, sia come atleta e anche a crono ha fatto buone prove. Non è veloce e non so se migliorerà a dovere il suo spunto. Già l’anno scorso si era messo in evidenza in Romania al Sibiu Tour e al Tour di Slovacchia dove c’erano anche tante formazioni WorldTour, ma deve trovare più continuità.

Si può migliorare?

Ci stiamo lavorando. Poi se sarà un corridore adatto alle gare a tappe lo vedremo proprio al Giro baby.

Andrea Pietrobon, classe 1999, è nato a Pieve di Cadore
Andrea Pietrobon, classe 1999, è nato a Pieve di Cadore
Il resto della stagione che programmi prevede?

Farà un periodo in altura prima della corsa rosa di giugno, poi calendario internazionale più o meno come l’anno scorso, dove dovrà confrontarsi con i professionisti. E la speranza per lui è che possa andare al Tour de l’Avenir o guadagnarsi una convocazione azzurra.

Visto che avete sfornato tanti corridori negli ultimi anni, il passaggio di Andrea al cosiddetto piano superiore a che punto è? C’è già qualcosa in ballo?

A fine anno sarà maturo per il salto. Dipende solo da lui perché deve dimostrare il suo valore anche se sostengo che non sempre il corridore che va forte sia poi giusto per i professionisti.

Che cosa significa?

Ogni ragazzo ha la sua storia, qualcuno deve adattarsi alla squadra in cui andrà o viceversa, qualche formazione deve adattarsi in base al ragazzo che prende. In ogni caso fa parte della scuderia dell’agenzia di Raimondo Scimone e il futuro è nelle mani del suo procuratore, che gestisce già altri nostri ex come Aleotti, Fabbro e De Marchi.

A proposito, la lista dei vostri prodotti made in Ctf è sempre lunga. Come fate a sceglierli, in base a quali criteri?

In pratica facciamo dei casting. Battuta a parte, manteniamo viva una filiera già dagli allievi con alcune società e il legame si rafforza con gli junior, in particolare con l’Uc Pordenone e il Team Bannia, con cui abbiamo una collaborazione, ma teniamo sotto controllo anche tanti altri. Ma c’è altro…

Che cosa?

Negli ultimi anni abbiamo selezionato i nostri ragazzi attraverso il CTF Talent, ovvero un ritrovo a fine stagione in cui facciamo fare tre giorni nella nostra foresteria, dove creiamo il team-building. Al termine di questo periodo vediamo chi è più adatto alle nostre esigenze e chi gradisce venire con noi. Anzi, in merito ai nostri ex ragazzi ci terrei ad aggiungere un’ultima cosa che non riguarda alcun aspetto tecnico.

De Marchi e Fabbro: friulani entrambi ed entrambi colpiti dalla morte di Silvia Piccini
De Marchi e Fabbro: friulani ed entrambi colpiti dalla morte di Silvia Piccini
Prego Renzo, spiegaci pure.

Mi vorrei collegare all’argomento sicurezza che anche voi state trattando a più riprese. Lo sapete, qui in Friuli siamo stati tutti toccati dalla tragedia della povera Silvia Piccini e appena ho saputo dell’incidente ho scritto a Fabbro e De Marchi che erano impegnati al Tour of the Alps per informarli. Ho chiesto loro che facessero sentire la propria voce, assieme ai loro colleghi, in corsa, nelle interviste e attraverso i vari canali social per sostenere Silvia (inizialmente è stata trasportata in ospedale in fin di vita, ndr) e per sensibilizzare il rispetto verso i ciclisti. Qualche giorno dopo purtroppo è morta, ma non dobbiamo mollare la presa perché questa situazione è davvero grave.