Fortunato, colpo di spugna e ritorno all’antico

22.12.2022
6 min
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Lo Zoncolan è lontano, nascosto dalla neve e dai giorni. Sembra passata una vita, ma era appena il 2021. In quelle tre settimane fra maggio e giugno, si cominciò a immaginare per Lorenzo Fortunato una dimensione per la quale non era pronto. Come quando Ciccone vinse la tappa del Mortirolo e si decise che fosse un uomo da Giro, senza che di questa condanna sia mai riuscito a liberarsi.

Zanatta lo disse subito che forse non era il caso, ma non venne ascoltato del tutto. Solo per questo, rileggendo il 2022 alla luce delle attese, verrebbe da pensare a un anno in cui niente è andato come doveva. Ma è davvero così? E’ il guaio di quando si ha fretta e ogni volta si ha il senso di affrontare un nuovo esame.

Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)
Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)

Contratto in scadenza

Alla fine del 2023 scade il contratto con la Eolo-Kometa, ma non si può dire che per questo Fortunato (in apertura nella foto di Maurizio Borserini) aumenterà l’impegno, perché l’impegno ce l’ha sempre messo. Anche se spesso ha dovuto arrendersi a un livello superiore e a qualche caduta di troppo.

«Cosa posso dire del 2022? Ho iniziato la stagione all’Andalusia – racconta – e anche se non ero al massimo, sono arrivato secondo all’ultima tappa. Ho continuato con la Tirreno, ma ho avuto un problema meccanico alla tappa del Carpegna che non mi ha permesso di arrivare nei 10, sia in classifica che nella tappa. Da lì ho dato tutto per preparare il Giro. Poco prima ho corso le Asturie dove sono arrivato secondo, un altro secondo posto.

«Sul Giro, ognuno può pensare quello che vuole, però io andavo più forte dell’anno scorso, ma ho raccolto meno. Nella terza settimana ci sono stati un po’ di meccanismi che l’anno scorso hanno funzionato bene. Magari andavo in fuga, la fuga si rompeva e io rimanevo indietro…».

Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
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Nei giorni della Tirreno, Ivan Basso disse che in alcune occasioni hai avuto paura di osare.

Purtroppo Ivan aveva ragione e se tornassi indietro, lo farei di più. Probabilmente ho sbagliato ad aspettare la terza settimana per andare in fuga, avrei potuto muovermi anche sull’Etna. Andavo forte. Sul Fedaia c’era davanti la fuga, ma io sono arrivato con Carapaz, che ha perso un minuto. Insomma, ero lì davanti.

Dopo il Giro sei andato alla Adriatica Ionica Race con l’ansia di concretizzare…

Ho voluto continuare, ma sono caduto e mi sono rotto una costola e lo scafoide. Però l’ho scoperto dopo due settimane, quando mi sono ritirato dallo Slovenia, che era subito dopo la Adriatica Ionica. Da lì ho ricominciato a recuperare, diciamo. A fine stagione volevo fare un grande Lombardia, ma sono caduto di nuovo. Avevo fatto bene al Giro dell’Emilia, con il sesto posto, ma quella caduta ha chiuso la stagione.

Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
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Le parole che ricorrono maggiormente sono “secondo” e “caduta”. Come mai?

Venivo da una stagione in cui avevo vinto tre corse e volevo riconfermarmi. Da un lato ci sono riuscito, perché ho fatto vedere che comunque in salita sono lì con quelli buoni. Oddio, non proprio con i migliori, quelli sono ancora un po’ avanti. Però volevo di più, non ho raccolto quello che mi aspettavo.

Non sarà che quello Zoncolan si è trasformato in un peso?

No, non mi è pesato. Ho vinto ancora, non mi sono fermato lì. E’ chiaro che dopo quelle vittorie, ero tenuto ad andare forte in tutte le corse. Insomma, è una responsabilità che però a me non pesa, anzi. Mi fa dare quel qualcosa in più nell’allenamento e nella vita, fare quel sacrificio in più che magari prima non facevo e adesso invece sì. Non mi pesa, mi dà motivazione.

Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
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Hai parlato di meccanismi che quest’anno non hanno funzionato.

Lo Zoncolan fu la giornata perfetta. Fuga con un paio di compagni, selezione e vittoria. Quest’anno ho avuto tante giornate in cui avevo la stessa condizione, ma forse c’è stato un po’ meno appoggio da parte della squadra. Quei meccanismi di cui parlavo. Magari non ho trovato l’occasione, perché bisogna anche avere un po’ di fortuna. Oppure i miei compagni hanno faticato di più e la loro condizione era meno di quella che avevano nel 2021. In questi casi si capisce che il ciclismo è uno sport di squadra. Però il problema sono stato io, non i miei compagni. Se i risultati non sono venuti, non è certo colpa loro.

Come stai vivendo la preparazione?

E’ un inverno come quello dell’anno scorso, ma sono in scadenza e voglio combinare qualcosa. Non credo di essere uno di quei corridori che va forte solo quando gli scade il contratto, ma di certo sarà una motivazione supplementare. L’anno scorso ho fatto tutto giusto e all’Andalusia ero già competitivo. Lavorerò allo stesso modo. Forse ci saranno dei cambiamenti nel calendario, di cui devo ancora parlare con la squadra e poi decideremo.

Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
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L’anno in più e il secondo Giro ti hanno dato qualcosa?

Credo che mi abbiano fatto crescere. Sia per un fatto di motore sia per l’esperienza. Ho capito di aver fatto degli errori, ma era necessario farli per riconoscerli. Ad esempio, come dicevo, ho il rammarico di aver atteso un po’ troppo e aver aspettato solo la terza settimana. Dal prossimo anno, se ci inviteranno al Giro, ovviamente rischierò di più già dalla prima settimana.

Perché tanto attendismo?

Perché si parlava di classifica e quindi mi sentivo di dove aspettare la terza settimana. Quest’anno partiremo da una base diversa e se alla fine avrò una bella classifica, sarà la conseguenza di un Giro corso all’attacco. Nel 2021 sono arrivato 15° vincendo la tappa dello Zoncolan. Nel 2022 sono arrivato 16° senza vincere nulla.

A livello di preparazione hai cambiato qualcosa?

No, perché alla fine il mio obiettivo è quello di andare forte in salita. Continuerò a lavorare per la pianura e la cronometro, però l’obiettivo è un altro.

La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
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Com’è vivere a San Marino e allenarsi ogni giorno con il gruppo di quelli che vivono lì?

E’ bello e lo vorrei aggiungere alle ragioni per cui mi aspetto di fare una buona stagione. A parte che San Marino ci ha accolto davvero bene, avere un bel gruppo è importante. Quando arrivo stanco a fine allenamento, ho sempre accanto chi fa più di me e mi riporta a casa. Mi dà la motivazione che non avrei se mi allenassi da solo. Io abito in mezzo, a Magnano: 3 chilometri dopo la Dogana e a 3 chilometri dalla cima, dove vive Ciccone. Però tutti i giorni vado su. Se il ritrovo è alle 10, io in questo periodo parto un po’ prima, arrivo in cima alla città, scendo giù e ho già quei 40 minuti in più che male non fanno.

Hai parlato di modifiche del calendario.

Nella mia idea, correrò in Italia il più possibile. Se ci invitano, mi piacerebbe fare ancora la Tirreno e il Tour of the Alps. Voglio arrivare al Giro già con qualche risultato. Insomma, voglio davvero partire forte.