GUILIN – Se nei giorni scorsi i velocisti che avevano già vinto al Tour of Guangxi si erano in qualche modo mostrati accondiscendenti verso quelli che ancora mancavano all’appello, oggi nella volata finale nessuno avrebbe fatto sconti. Per questo, quando Viviani è passato sul traguardo ha picchiato il pugno sul manubrio, mentre Olav Kooij sfrecciava sorridendo e giallo come il sole. Oggi la Ineos ha corso per Ethan Hayter e c’è mancato davvero un soffio. Secondo Molano e terzo dunque il britannico, che grazie al piazzamento è passato dalla settima alla terza posizione in classifica.
La Jumbo Visma è volata in Cina con 5 corridori, ha vinto tre tappe e la classifica finaleLa Jumbo Visma è volata in Cina con 5 corridori, ha vinto tre tappe e la classifica finale
Festa Jumbo Visma
Il capannello della Jumbo-Visma è un continuo darsi pacche, con il divertente siparietto di uno dei due gemelli Van Dijke che a ogni abbraccio perdeva la lattina di Coca Cola ricevuta dal massaggiatore. Solo che quello, al secondo episodio del genere, ha smesso di passargliene altre. Milan Vader ha ringraziato i compagni per il lavoro fatto. I ragazzi del personale scambiavano abbracci con i corridori. E quando poi è arrivato anche Kooij, l’abbraccio è stato collettivo come la foto ricordo. E un’altra lattina è finita sull’asfalto.
«E’ stato bellissimo – dice Kooij – siamo venuti solo in cinque, ma alla fine è stata una settimana di grande successo. Abbiamo dato il massimo ogni giorno e alla fine questo è il risultato. Non è stato facile vincere oggi, perché un corridore aveva il compito di stare sempre con Milan Vader, quindi per me ne restavano due. In tre non si può fare un granché, per cui ho preso l’aiuto che potevo dalla squadra e poi ho provato a fare da me.
«Siamo tutti ragazzi per lo più giovani, più Steven (Kruijswijk, ndr) che ha molta esperienza. Abbiamo trascorso una settimana davvero bella e abbiamo avuto la conferma che alla fine i risultati arrivano anche divertendosi. E’ stato un finale di stagione davvero bello, il modo migliore per andare in vacanza».
Guilin, ultima tappa del Tour of Guangxi a Kooj, 2° Molano all’estrema destra, 3° HayterGuilin, ultima tappa del Tour of Guangxi a Kooj, 2° Molano all’estrema destra, 3° Hayter
E’ tornata la Cina
Si conclude il primo Tour of Guangxi dopo gli anni del Covid. E’ stato necessario aspettare tre stagioni per rivedere eventi internazionali in Cina. La riapertura di questa frontiera ha ridato ossigeno a squadre di ogni livello, anche le professionali italiane, che sono volate in Oriente per riaprire la caccia ai punti. Il ritorno del WorldTour ha in qualche modo sancito la riapertura definitiva.
Non tutte le squadre hanno raccolto il messaggio e l’opportunità. Forti della possibilità di rinunciare alla partecipazione, al Tour of Guangxi non erano presenti la Ag2R, l’Astana, la Cofidis e la Soudal-Quick Step.
Il calore con cui il pubblico cinese ha accolto chi c’era e il livello dell’organizzazione non hanno fatto rimpiangere le strade europee. Alcuni aspetti e rigidità tutti cinesi (come la doppia transenna o lo sbarramento di polizia per evitare che i tifosi arrivino alle vere transenne), continuano tuttavia a sembrarci eccessivi, ma sono figli della loro cultura.
La Cina è il posto dove nasce la maggior parte dei telai e della componentistica presenti sul mercato mondiale, se la gestione delle risorse fosse in mano ai privati e non allo Stato, probabilmente il ciclismo esploderebbe ben più di quanto sia possibile ora.
Olav Kooij aveva già vinto la terza tappa a Nanning. Chiude il 2023 a quota 14 vittorieOlav Kooij aveva già vinto la terza tappa a Nanning. Chiude il 2023 a quota 14 vittorie
Tre tappe su sei
In mezzo ai tanti tifosi che lo acclamavano, Milan Vader ha conquistato la maglia rossa finale. Ha abbracciato uno ad uno coloro che lo hanno accompagnato in questa risalita e si è lasciato alle spalle una volta per tutti i fantasmi del suo infortunio.
«Vincere questa gara significa molto per me – dice l’olandese – sono molto orgoglioso dei ragazzi perché abbiamo vinto tre tappe su sei e anche la classifica generale. Mi piace aver ottenuto la prima vittoria con questo gruppo e penso anche di averli sorpresi. Per questo si sentiva che l’atmosfera stava crescendo e stamattina eravamo tutti super motivati e avevamo tutto sotto controllo».
La prima vittoria e la classifica finale sono il segno della rinascita di VaderLa prima vittoria e la classifica finale sono il segno della rinascita di Vader
Vader riparte da Guilin
L’altro giorno, dopo la vittoria di Nongla, le lacrime gli strozzavano la gola e parlare era stato difficile, per l’emozione e il ricordo dei momenti duri vissuti lo scorso anno. Oggi la chiacchiera sgorga via da sé ed è un parlare che mette allegria.
«Forse prima di lasciarmi tutto alle spalle – dice Vader – servirà ancora del tempo. Sicuramente ho avuto un po’ di nervosismo fino al traguardo, ma penso anche che tutti abbiamo bisogno di qualche giorno per capire bene. L’importante è che io mi senta bene. Sulla bici non ho dolori, anche se adesso non vedo l’ora di stare con la mia famiglia, passare del tempo con la mia ragazza e godermi un po’ la vita. Poi mangerò del buon cibo e andrò in cerca di un posto caldo. So che mi aspetta un inverno di lavoro per continuare a migliorare. Ma questo sarà per dopo. Ho chiara in testa la lista delle cose da fare».
Gand-Wevelgem a Van Aert. Alle sue spalle, uno dietro l'altro, Nizzolo, Trentin e Colbrelli. Corsa dura. Ma Nizzolo un errore in volata forse l'ha fatto
GUILIN – Daria Pikulik ha vinto il Tour of Guangxi donne, prova di un giorno sulle strade di Guilin, le stesse su cui si conclude la sesta tappa degli uomini. La polacca è passata sul traguardo urlando come un’aquila, relegando al secondo posto Chiara Consonni.
La bergamasca era reduce dalla vittoria di una tappa e della classifica del Tour of Chongming Island ed era venuta a Guilin per vincere, ma a differenza dell’ottimo lavoro della Human Powered Health, il suo UAE Team Adq non è riuscito a mettere su strada un treno abbastanza sicuro di sé. Su queste strade così larghe, non avere un riferimento significa spesso perdersi. E così è stato. Per questo dopo l’arrivo le ragazze discutevano. Poi gli animi si sono distesi e hanno ripreso la via dell’hotel e delle docce. Ma Consonni si ferma con un sorriso.
Dopo aver vinto il Tour of Chongming Island, per Consonni il secondo posto di GuilinDopo aver vinto il Tour of Chongming Island, per Consonni il secondo posto di Guilin
Si fatica a mettere insieme un treno?
Anche la settimana scorsa abbiamo avuto qualche problemino, magari legato alle condizioni di qui. Le sensazioni anche sono buone, purtroppo dobbiamo ancora capire cosa sbagliamo sul finale per cercare di migliorare per l’anno prossimo. Però adesso, alla fine di tutto, sono contenta di come ha lavorato oggi la squadra e mi sono state vicine. A parte un po’ nel finale, in cui ancora qualcosa sbagliamo, globalmente sono contenta.
Sei arrivata in Cina vincendo.
I primi due giorni in realtà non sono stati eccezionali. Diciamo che non avevo delle belle sensazioni, però poi penso di essermi sbloccata. Ho vinto l’ultima tappa e la classifica. Era una gara WorldTour, non posso pretendere di fare sempre quello che voglio, però sono contenta anche della stagione. E’ andata abbastanza bene. Sono contenta della squadra che mi ha supportato per tutto il tempo.
Quinta all’arrivo, anche un po’ a sorpresa, la cinese Xin TangQuinta all’arrivo, anche un po’ a sorpresa, la cinese Xin Tang
Che cosa manca per togliere quell’abbastanza?
Boh, magari qualcosa nel finale. Sento sempre di non riuscire a dare tutto, il tutto per tutto. Alla fine mi sembra sempre di finire le gare con un po’ di rammarico e spero che l’anno prossimo anche questo si possa migliorare.
Sta per sposarsi tuo fratello Simone…
Fra tre giorni, infatti stasera prendo il volo e vado subito a casa. Sono contentissima. E’ stranissimo, strano davvero pensare che Simo e Alice si sposeranno. Sono molto contenta, purtroppo quest’anno la sua stagione non è andata nel migliore dei modi, però così finirà l’anno in bellezza.
Dopo andrai in vacanza?
Vacanze, sì, però non si sa ancora dove. Serve un po’ di stacco e poi si riprende subito.
Hai scelto il colore dell’abito per il matrimonio?
Certo, ho tutto pronto. Mancano dei dettagli che sistemerò appena arrivo a casa. Sarà lilla. E per arrivare in tempo, stasera niente festa. Per Simone, questo ed altro.
Vittoria Guazzini ha chiuso a Guilin il suo 2023, con 34 giorni di corsaLo scenario dell’area di Guilin è popolato di montagne, laghi e fiumiVittoria Guazzini ha chiuso a Guilin il suo 2023, con 34 giorni di corsaLo scenario dell’area di Guilin è popolato di montagne, laghi e fiumi
Guazzini settima
Fra le prime dieci dell’ordine di arrivo, al settimo posto si è piazzata Vittoria Guazzini. La toscana, sudatissima per la corsa e i 30 gradi che colpiscono il traguardo, aveva lo sguardo sfinito.
«Adesso si va in vacanza – sorride – alle Maldive con Lorenzo (Milesi, ndr) La fregatura è che mi tocca tornare in Italia e poi ripartire. L’altro giorno, quando ripartivamo da Chongming Island, ho visto il volo per Malé e quasi quasi stavo per salirci sopra. Stagione finita. Ho provato a fare la volata, ho rimontato, ma con queste strade così larghe si fa fatica ad avere dei riferimenti».
Bertogliati spiega in che modo ha rifondato la squadra per il 2023. In arrivo tre ragazze forti dalla Valcar e il tecnico Arzeni. Il team ora è più solido
NOGAREDO – Un vialetto con vista sulla sponda destra della Valle dell’Adige porta a casa dei fratelli Bais. Il sole di questo anomalo autunno è ancora tiepido e infatti qualche pedalata i due ancora se la fanno. Ma tra poco scatterà il riposo totale.
Dopo la bella stagione agonistica siamo tornati a parlarci. Davide ha vinto la tappa del Gran Sasso al Giro d’Italia e Mattia è sempre stato protagonista.
I due atleti della Eolo-Kometa vivono in un appartamento tutto loro al piano terra di questa villetta trentina. Sky è il loro cane, anzi di Davide, ci tengono a sottolineare. Il suo entusiasmo è lo stesso dei ragazzi in bici. E non appena può ci salta addosso per giocare. Il video di presentazione lo abbiamo dovuto rifare più volte!
Davide osserva Mattia che ci mostra la pressa, fiore all’occhiello della loro palestraDavide osserva Mattia che ci mostra la pressa, fiore all’occhiello della loro palestra
Si apre la porta
I Bais ci fanno da Ciceroni per casa e inizia la chiacchierata. Si parte dalla palestra, al piano inferiore. E’ ben fornita. Ci sono la pressa, il Trx, il bilanciere fisso per gli squat…
«Ogni anno – dicono in coro – abbiamo comprato un pezzo nuovo. Ma poi con il Covid l’abbiamo ingrandita ancora di più. Non si poteva uscire e questo spazio è diventato il luogo dei nostri allenamenti. La pressa è il macchinario che usiamo di più. Il Trx è il più tosto».
Durante l’ultimo Giro d’Italia, proprio da queste strade era passata la tappa del Bondone e sull’asfalto c’erano centinaia di scritte d’incoraggiamento per i Bais.
«Quel giorno è stata una vera emozione – dice Mattia – io ero andato all’attacco, però era una tappa durissima, ma passare in fuga qua è stato bello».
«Anch’io – gli fa eco Davide – ho provato ad andare in fuga, ma non ce l’ho fatta. Comunque quel giorno indossavo la maglia blu e ho dato il massimo per i miei amici, per le persone che erano sulla strada a tifarci».
Si parla di salite, la Vallarsa e la Serrada scalate anche quel giorno sono due salite vere. Sono queste due scalate l’altra palestra dei Bais, quella vera, quelle delle uscite per costruire la forma.
«In più abbiamo una casina a 1.200 metri in montagna e tante volte d’estate finiamo l’allenamento lassù. E’ più fresco, ci sono i genitori, troviamo da mangiare… E poi la sera scendiamo qui».
Davide (classe 1998) è più scalatore. Mattia (classe 1996) è più passistaDavide (classe 1998) è più scalatore. Mattia (classe 1996) è più passista
Prime pedalate
Sulla destra dell’ingresso c’è una foto di Davide e Mattia scattata lo stesso giorno di tanti anni fa. Sono due bambini sdentati che forse neanche sognano di diventare campioni. Sono due bambini che vogliono semplicemente divertirsi.
«Abbiamo iniziato insieme – racconta Mattia – io avevo 9 anni, lui 7. Stavamo cercando uno sport. E’ stato un caso, io volevo fare motocross. Avevo paura del rumore che facevano quelle moto quando passavano nel bosco, ma proprio per quello volevo provare. Poi un giorno nostro cugino, che era dilettante, ci ha dato un volantino dell’Sc Mori. Si faceva una prova nel velodromo. La gimkana, i birilli…».
«Mi ricordo che ci siamo divertiti tanto, nonostante qualche caduta – interviene Davide – e da lì è iniziato tutto. Ci siamo iscritti subito».
Oggi quei due ragazzi sono dei corridori forti e affidabili. Davide è più scalatore e anche più riflessivo. Mattia è più passista, più estroverso. Queste caratteristiche, per quel che poco che possiamo dire, le riconosciamo anche fuori dalla bici. Mattia infatti risponde subito, Davide riflette sempre quel secondo in più.
Tra maglie alle pareti, trofei… è l’ora del caffè. Ci pensa Davide.
«Litigavate da bambini?», gli chiediamo. «Tanto. E anche adesso! Magari adesso non facciamo più a botte, ma volano parole, anche grosse. Però sono sempre litigate costruttive. Se uno sbaglia è giusto che lo faccia capire all’altro».
I racconti a casa dei Bais davanti ad un caffè…I racconti a casa dei Bais davanti ad un caffè…
Litigate fraterne
Il rapporto dei Bais forse è più forte adesso che prima, quando erano bambini. Anche perché avendo due anni di differenza non correvano nella stessa categoria. La prima volta è stato tra i dilettanti, quando entrambi erano nella fila CTF. Ora che invece girano il mondo, sono insieme.
«Il vantaggio di essere professionisti e fratelli? Il confronto», dicono in coro. «Negli anni scorsi eravamo in due squadre differente ed era interessante perché vedevamo come lavoravano i rispettivi team. Ma questo vale anche adesso. Solo che è un confronto interno. Siamo seguiti da due preparatori diversi, sempre all’interno della Eolo-Kometa».
«Quest’anno – prosegue Mattia – abbiamo fatto alcune corse diverse, pertanto sono cambiati anche gli allenamenti e le fasi in cui uno era a casa e l’altro a correre. Però, se possiamo, usciamo insieme e tutti e due siamo piuttosto grintosi sotto questo punto di vista. Se piove o nevica non c’è uno che non voglia uscire e l’altro che lo sprona».
Mattia attaccante nato: eccolo in fuga all’ultimo Lombardia. L’obiettivo 2024 è trovare picchi di forma più elevatiMattia attaccante nato: eccolo in fuga all’ultimo Lombardia. L’obiettivo 2024 è trovare picchi di forma più elevati
Giovani veterani
Già in passato avevamo chiesto ai Bais cosa significasse essere professionisti, ma all’epoca erano appena approdati al mondo dei grandi. A distanza di due anni cosa dicono?
«Significa che devi essere preciso in tutto – inizia Mattia – non solo in bici, ma anche quando sei a casa, con l’alimentazione, il riposo… tutto è sempre più estremo. Ci sono sempre più studi, più figure specializzate. E ti devi sempre far trovare al 100 per cento.
«Una volta, quando andava via la fuga, il gruppo rallentava, adesso no. Al Lombardia siamo partiti a tutta e abbiamo spinto fino alla fine. Per come si andava in avvio sembrava una corsa di 4 chilometri e non di 240».
«E anche per questo – prosegue Davide – i più forti sono sempre gli stessi secondo me. E’ più difficile competere e fare risultato. C’è anche il discorso dei punti in ballo, perché le squadre lottano per quella classifica. Qui si sprinta anche per il quarantesimo posto se c’è qualcosa in palio. E’ tutta una guerra».
Scuola CFT, molta sostanza e pochi fronzoli: i Bais per il prossimo anno saranno tra i leader della Eolo-Kometa. Tra chi va via, chi smette e l’esperienza che cresce, eccoli pronti a prendere in mano la squadra.
«Ne siamo consapevoli – spiega Davide – ma noi dobbiamo continuare a crescere, a migliorare… e poi magari riuscire noi stessi ad aiutare i nuovi arrivati e i giovani».
Tra questi giovani c’è De Cassan, anche lui dalla scuola di Roberto Bressan. E infatti anche se non ci hanno mai corso prima, Davide e soprattutto Mattia, che ha corso con lui le ultime gare dell’anno, dicono che è stato un po’ come riconoscere un compagno di squadra.
Dopo aver scattato qualche foto con la maglia blu del Giro, Mattia e Davide posano con Sky, un giocosissimo cucciolo di due anniDopo aver scattato qualche foto con la maglia blu del Giro, Mattia e Davide posano con Sky, un giocosissimo cucciolo di due anni
Leader
Quando i Bais dicono di voler crescere, la cosa potrebbe sembrare vaga. E forse lo è anche anche. Per corridori del loro taglio non è facile individuare un punto specifico da migliorare. Non si tratta di un Pogacar che deve limare un dettaglio. Davide per esempio vorrebbe partire forte e poi trovare la costanza che gli è sempre un po’ mancata. Mentre Mattia, al contrario vorrebbe trovare dei picchi di forma maggiori.
«Per fortuna – dicono insieme – la Eolo-Kometa è una squadra che ci dà programmi a lungo termine e questo, credeteci, non è poco per poter imbastire una buona preparazione e “scegliere” i periodi in cui si vorrebbe andare più forte».
Il primo ritiro (da oggi) è fissato a Malta. Sarà un ritrovo “senza bici”, fatto per conoscersi, prendere le misure del nuovo vestiario, stilare i primi programmi. Laggiù, i Bais saranno i riferimenti certo per De Cassan, ma anche per molti altri.
Davide vince sul Gran Sasso, un momento di cui non si poteva non parlareEcco la targa che ha conquistato a Campo Imperatore, salita Pantani dell’ultimo GiroMentre Mattia era sul podio, Davide e i compagni si cambiavano e facevano festa nel seminterrato dell’hotel Davide vince sul Gran Sasso, un momento di cui non si poteva non parlareEcco la targa che ha conquistato a Campo Imperatore, salita Pantani dell’ultimo GiroMentre Mattia era sul podio, Davide e i compagni si cambiavano e facevano festa nel seminterrato dell’hotel
Quel giorno sul Gran Sasso
La targa della tappa di Campo Imperatore cattura la nostra attenzione. E allora ci ricordiamo di quel giorno. Ci torna in mente Davide che alza le braccia al cielo sul tetto dell’Appennino e Mattia che gioisce in quegli stanzoni da girone dantesco dove si cambiavano i corridori.
«La cosa che più mi è rimasta impressa – racconta Davide – è quando ero sul palco e tutti i compagni che passavano sotto al podio erano felici. Si fermavano, mi guardavano, urlavano. E’ stato bellissimo. Che poi sul momento non avevo neanche realizzato cosa avessi fatto».
«Io – continua Mattia – ero lì sotto in quelle stanze a cambiarmi con tutti gli altri. Sembrava una festa. Eravamo tutti contenti, si urlava, si faceva di tutto. Anche nella funivia per scendere a valle abbiamo fatto baccano. E’ stato come se avessimo vinto tutti quel giorno.
«E poi il finale in gara… Ai -3 chilometri, per radio, mi avevano detto che gli mancavano 500 metri. Tra me e me ci speravo. Poi ai -2, sempre alla radio, ho sentito le urla e ho capito che aveva vinto. Avevo i brividi. All’inizio non ci credevo, ma poco dopo le ammiraglie degli altri team che passavano mi dicevano che aveva vinto mio fratello».
Nella stagione juniores uno dei grandi protagonisti è stato Jarno Widar. E’ vero, non è campione mondiale né europeo, eppure con i suoi 14 successi internazionali ha saputo mettere il marchio sull’annata almeno quanto gente come l’iridato Philipsen, per citare quello sulla bocca di tutti. Il belga lo abbiamo ammirato anche in Italia, vincente al Trofeo Paganessi dopo essere stato beffato il giorno prima da Donati e compiere una straordinaria doppietta iniziale al Giro di Lunigiana.
Widar ha avuto soprattutto una seconda parte di stagione fulminante, che gli ha catalizzato addosso l’attenzione dei media, soprattutto in Belgio dove la crescita di talenti simili sembra sia diventata abitudine da Evenepoel in poi e ognuno di essi viene paragonato giocoforza all’iridato a cronometro. Widar però è ben conscio del suo valore e non ama i paragoni. Proviamo allora a conoscerlo un po’ meglio, perché ne sentiremo parlare ancora a lungo.
Il belga in maglia verde al Lunigiana. Alla fine però ha vinto la classifica a punti e per i Gpm (foto Roberto Fruzzetti)Il belga in maglia verde al Lunigiana. Alla fine però ha vinto la classifica a punti e per i Gpm (foto Roberto Fruzzetti)
Come hai iniziato a fare ciclismo?
E’ passato molto tempo. Ho seguito le orme di mio fratello, tornato alle gare quest’anno. Ho continuato a gareggiare anche con la scuola in contemporanea, il fatto di aver finito lo scorso anno mi ha agevolato alquanto in questa stagione.
Che tipo di corridore sei, quali sono i percorsi che preferisci?
Non ho un percorso di base che mi piace di più, vado bene sia sugli strappi brevi che sulle salite lunghe, cerco di adattarmi sempre al tipo di corsa che mi si presenta davanti.
Quest’anno hai ottenuto 14 vittorie internazionali. Qual è stata per te quella più importante?
E’ davvero difficile scegliere, non saprei proprio perché ognuna ha avuto un valore. Potrei dire il Fiandre come il campionato nazionale, la Classique des Alpes in Francia, ognuna mi ha dato qualcosa in più. Ho adorato le gare italiane, il Lunigiana è stato fantastico.
La vittoria di Widar al Fiandre, una delle 14 vittorie della sua grande stagione (foto Geert De Rycke)La vittoria di Widar al Fiandre, una delle 14 vittorie della sua grande stagione (foto Geert De Rycke)
Hai gareggiato tanto quest’anno in Italia. Ti piace il ciclismo italiano e i percorsi che si trovano qui?
Molto, perché c’è una grande varietà. Mi piace pedalare lì, c’è sempre quell’atmosfera che ti dà qualcosa in più. Io quando sono in Italia mi sento felice.
Sei stato uno dei protagonisti della stagione junior, senza però grandi risultati ai mondiali o europei: che cosa è successo?
A Glasgow ho avuto molta sfortuna nel primo giro, qualcuno proprio nella mia zona di gruppo mi ha urtato e il mio cambio non funzionava più, quindi ho dovuto cambiare bici, ma anche quella sull’ammiraglia non andava, così mi sono dovuto fermare di nuovo, ormai avevo perso oltre 4 minuti e la mia corsa era finita. Ho provato a risalire, sono arrivato a circa un minuto dal gruppo, ma i più forti avevano già iniziato la loro battaglia, continuare non aveva senso. Era un’occasione d’oro, sentivo che avevo grandi gambe e sono rimasto molto deluso. Anche all’europeo avevo delle ottime gambe, ma ho girato la Vamberg intorno alla quarantesima posizione, quindi non ho potuto sprintare per la vittoria. Venivo da troppo lontano.
In inverno la Lotto ha svolto un raduno con tutti i team della sua filiera, compreso il CC Chevigny (foto Instagram)In inverno la Lotto ha svolto un raduno con tutti i team della sua filiera, compreso il CC Chevigny (foto Instagram)
Il tuo team è strettamente collegato alla Lotto Dstny, ora approderai alla squadra Development. Quanto è importante essere indirizzati già da giovanissimi su una strada che porta al professionismo?
Non penso che sia così importante perché ci sono davvero molte squadre Devo, la scelta nel ciclismo attuale è ampia e ci sono tante strade per emergere. Ogni grande squadra ha una filiera predefinita, quindi non è più così eclatante, è più nella normalità. Quel che conta è essere abbastanza efficiente da finire nel mirino di qualche team importante, poi la strada è tracciata sin dalle generazioni più giovani. Per me è stato così.
Ora molti parlano di te come del nuovo Remco Evenepoel. La cosa ti fa piacere o ti crea troppa pressione?
Me l’aspettavo questa domanda… Se devo essere sincero non mi interessa. E’ quello che dice la gente, ma io non amo i paragoni, guardo a me stesso e alla mia squadra che mi segue come meglio non si potrebbe. Percorro la mia strada, quindi non sento alcuna pressione intorno a me, sono paragoni che non hanno un gran significato.
Il mondiale di Glasgow è stato molto sfortunato per Widar, chiuso con il ritiroIl mondiale di Glasgow è stato molto sfortunato per Widar, chiuso con il ritiro
Quali pensi però siano gli elementi in comune con Remco e quelli diversi?
Penso che in salita abbiamo le stesse caratteristiche, ma lui a cronometro è molto più forte di me. Quel che ci unisce forse è il fatto che per vincere è meglio che arriviamo da soli…
Ora passi di categoria: che cosa cambia per te e quanto pensi di rimanere fra gli under 23?
Penso che farò un anno, se tutto va bene alla fine del 2024 passerò, ma è difficile fare previsioni, magari basta una caduta e tutta la stagione viene compromessa. Vedremo come va, nel caso restare ancora nel team Devo non sarebbe una bocciatura. Non voglio caricarmi di troppe aspettative.
Widar insieme al suo team, dove milita dallo scorso anno, quando vinse 3 volte (foto Instagram)Widar insieme al suo team, dove milita dallo scorso anno, quando vinse 3 volte (foto Instagram)
Che target ti sei posto per la prossima stagione?
Non sto tanto a guardare il calendario, quel che la squadra mi proporrà andrà bene. Penso comunque che già al primo anno fra gli under 23 posso trovare le gare giuste per vincere, dipenderà tutto da me.
Hai un sogno per il tuo futuro?
Il sogno… Sono proprio i sogni che ti fanno andare avanti, che ti spingono a fare sempre meglio. So che potrà sembrare scontato, ma è quello che hanno tutti i ciclisti quando iniziano questa grande avventura: essere un giorno agli Champs Elysées indossando la maglia gialla del Tour…
Quanto è difficile per i corridori stare in equilibrio fra programmi dei team e loro ambizioni. Ne parliamo con Gianpaolo Mondini, dottore in psicologia
Se nelle categorie Elite il Giro d’Italia di ciclocross continua a proporre nomi sempre diversi, fra gli junior finora non c’è stata storia. Anche a Corridonia, dopo le due tappe nel Nord-Est nella gara allestita dal Bike Italia Tour con la collaborazione del Ciclo Club Corridonia e la supervisione dell’ASD Romano Scotti, Stefano Viezzi ha messo tutti d’accordo. Non può essere considerata una sorpresa, visto che già lo scorso anno il friulano era stato in nazionale e Pontoni aveva dimostrato di credere molto in lui soprattutto dopo i problemi riscontrati con i ragazzi del secondo anno.
Viezzi ha proseguito di slancio rispetto a quanto mostrato lo scorso anno ed è pronto a prendersi le sue soddisfazioni: «Finora ho affrontato tre gare davvero bellissime, organizzate alla perfezione. Volevo farmi trovare pronto per i primi appuntamenti dell’anno, tenevo a questa challenge e a questo punto la maglia rosa è diventata un obiettivo, infatti a novembre seguirò la seconda parte del circuito per difenderla».
Per Viezzi terza vittoria in tre gare al Giro, un inizio fulminante e promettente (foto Lisa Paletti)Per Viezzi terza vittoria in tre gare al Giro, un inizio fulminante e promettente (foto Lisa Paletti)
Sulle orme della sorella
Stefano è un classe 2006 e non è approdato al ciclocross per caso: «Ho seguito le orme di mia sorella Elisa, di due anni più grande e che ora ha smesso. Ho iniziato proprio in base al suo esempio nelle gare promozionali e mi sono così divertito che ho continuato soprattutto nel ciclocross, la mia specialità preferita».
Preferita ma non la sola, perché Viezzi è uno che spazia molto, un vero ciclista multidisciplinare: «D’estate corro sia su strada che in mtb, ma quest’anno ho privilegiato la prima perché ho visto che ottenevo buoni risultati con il Team Tiepolo. Sono stato 3° di tappa al Giro del Veneto, ho ottenuto molti piazzamenti anche se non sono riuscito a vincere. Poi nel finale di stagione mi sono concentrato più sulla preparazione per il ciclocross».
Il friulano alterna d’estate mtb e strada, ma ora predilige quest’ultima (foto Instagram)Il friulano alterna d’estate mtb e strada, ma ora predilige quest’ultima (foto Instagram)
Europei, una vera scommessa
Pontoni non ha fatto mistero di puntare molto su Viezzi, che ha visto crescere alla DP66 e già lo scorso anno ne ha fatto una colonna portante della nazionale. Il friulano guarda con grande curiosità alla sua stagione internazionale: «Sinceramente non so quale possa essere il mio livello, per questo non mi sono posto particolari obiettivi. Arriveremo agli europei senza un vero test, una prova di Coppa del mondo nella quale avere un primo approccio, ma il calendario è questo e bisogna adeguarsi».
A dispetto di quel che potrebbe sembrare, Viezzi è ripartito anche per rifarsi di una stagione di ciclocross che non lo aveva soddisfatto del tutto: «Era stata un’annata piena di alti e bassi, ci sono rimasto molto male ai mondiali dove ho avuto molta sfortuna, potevo piazzarmi bene. Diciamo che è un po’ questa la mia aspirazione, essere nelle prove titolate e migliorare i riferimenti dello scorso anno, quando ho avuto la possibilità di accumulare tanta esperienza».
Stefano agli europei dello scorso anno. Ora punta almeno a un posto fra i primi 10Stefano agli europei dello scorso anno. Ora punta almeno a un posto fra i primi 10
Il gioco di squadra alla DP66
A Corridonia Viezzi ha colto la sua terza vittoria, in verità più sofferta rispetto alle due precedenti: «Non sono partito bene e mi sono ritrovato indietro. Il percorso marchigiano era infido, sembrava facile ma aveva tante curve in contropendenza dove una caduta era un rischio molto alto. Nel secondo giro ho recuperato e poi ho forzato ritrovandomi da solo ma sempre con un vantaggio molto risicato. Ho cercato di tenere per non farmi riprendere, sono stati bravissimi i miei compagni dietro che rompevano i cambi degli inseguitori, così ho ampliato il vantaggio e sono arrivato da solo».
Ora la stagione del ciclocross entrerà nel vivo, ma poi? «Poi credo che continuerò a incentrare la mia attività su strada, ho già definito l’ingaggio con un nuovo team che sarà annunciato a giorni. Voglio continuare a crescere anche lì, ho visto che come passista-scalatore vado piuttosto bene, con una speciale predilezione per le prove a cronometro, soprattutto nelle cronosquadre. Non si vive di solo ciclocross…».
La vittoria di Folcarelli in volata su Paletti e Cafueri, che gli vale la maglia rosa (foto Lisa Paletti)La vittoria di Folcarelli in volata su Paletti e Cafueri, che gli vale la maglia rosa (foto Lisa Paletti)
Folcarelli e Borello riaprono i giochi
Nella prova maschile Elite di Corridonia l’assenza della maglia rosa Ceolin ha aperto le porte a una battaglia aperta per rientrare in gioco per la vittoria finale. Una battaglia risolta solo sul rettilineo finale a favore di Antonio Folcarelli, il laziale che torna così in auge e si candida anche per un posto in nazionale, davanti a Luca Paletti sempre più brillante dopo la lunga stagione su strada. Un po’ lo stesso discorso fra le donne, con Sara Casasola assente e vincitrice in contemporanea in Svizzera e la maglia rosa Lucia Bramati messa in minoranza dalla DP66 con Carlotta Borello prima allo sprint su Papo e Bramati stessa, ora con soli 3 punti di vantaggio in classifica. Si riparte il 12 novembre a Follonica, un mese a disposizione per ricaricare le batterie e cambiare le gerarchie.
GUILIN – Nella città considerata una delle più pittoresche della Cina, la volata questa volta se la porta a casa Juan Sebastian Molano, colombiano di Boyaca in maglia UAE Team Emirates. Il gruppo si è avventato sulla riga talmente allineato che nessuno ha avuto il coraggio di alzare le braccia fino ad averla passata. Solo allora Molano ha alzato il pugno al cielo, portando la 57ª vittoria al team numero uno del 2023.
La tappa era lunga, con qualche salita e un bel sole cattivo come corollario. Il paesaggio oggi ha virato decisamente verso le montagne, con le caratteristiche forme a uovo di queste parti con il fiume che si infila nel mezzo in diecimila anse, che avrete visto senz’altro nelle cartoline o sui social dei fortunati che ci vengono in vacanza.
Il paesaggio verso Guilin cambia faccia, arrivano montagne come coni e rocceIl paesaggio verso Guilin cambia faccia, arrivano montagne come coni e rocce
Molano si racconta. Dice di essere un ragazzo che ama stare a casa e col gusto di correre in auto, anche se non potrebbe (aggiunge ridendo, ndr). Dice che a breve tornerà a casa, perché ha passato la stagione in Europa. E poi racconta la volata che gli vale come quinto successo di stagione.
Vittoria, per giunta, alla quinta tappa. Cosa è successo nei giorni scorsi?
Credo di aver avuto bisogno di un po’ di riposo, perché i primi giorni non potevo fare nulla del mio solito sprint. Dovevo frenare un po’ oppure c’era qualcuno davanti a me che dovevo schivare. Invece oggi ho fatto uno sprint perfetto e penso di aver trovato il varco ideale per uscire e mettere il timbro sulla tappa.
Wandahl, danese di 22 anni che corre con la Bora-Hansgrohe, in fuga anche oggi ha conquistato la maglia dei GPMWandahl, danese di 22 anni che corre con la Bora-Hansgrohe, in fuga anche oggi ha conquistato la maglia dei GPM
La Cina è un po’ complicata, dicono i tuoi colleghi. In cosa differiscono gli sprint di qui da quelli in Europa?
Qui vengono tutti con molte forze. Le strade sono grandi e puoi pedalare tutto il giorno a ruota a 100 watt, senza fatica. Oggi c’era un po’ più da sudare a causa delle salite, ma negli sprint precedenti si sono presentati tanti corridori pieni di energia. E’ questo il problema, la vera differenza. In Europa ci sono strade strette e curve prima dell’arrivo e questo logora un po’ le gambe. Per questo qui si viene con un altro spirito e di riflesso è tutto diverso e più pericoloso. Ci sono strade molto grandi e il gruppo è una pallina che si sposta da destra a sinistra…
Tu preferisci qualche salita prima dello sprint?
Dopo la Vuelta di sicuro. Ho recuperato, ci ho messo un po’, ma ora mi sento molto bene e ho buone forze. Oggi abbiamo fatto la gara un po’ dura in salita e abbiamo ottenuto quel che volevamo. I rivali sono arrivati un po’ più affaticati. La squadra ha lavorato perfettamente.
Quarto posto per Milan: il friulano ha la gamba giusta, ma queste volate sono un vero caosQuarto posto per Milan: il friulano ha la gamba giusta, ma queste volate sono un vero caos
Cosa vuol dire essere il velocista leader di una squadra così concentrata sui grandi Giri e piena di scalatori?
Penso che sia bello. Me lo sono guadagnato anno dopo anno, ho lavorato molto duramente per arrivare dove sono ora in termini di considerazione nella squadra. Questo mi soddisfa e spero di continuare a farlo bene anche nei prossimi anni. La vittoria di oggi va alla mia famiglia, a mio padre, a mia madre e ai miei fratelli. E naturalmente, a tutta la mia squadra che ha fatto un lavoro spettacolare, a tutti i corridori e allo staff.
Tu vieni da Paipa, nella regione di Boyaca: vuol dire che da quelle parti non nascono solo grandi scalatori?
Esatto, non ci sono solo grandi scalatori a Boyacá. Io ho un corpo da scalatore e me la cavo molto bene anche in salita, ma fin da piccolo ho fatto tanta pista e questo mi ha dato le gambe per diventare un velocista. Ho lavorato molto duramente per arrivare dove sono ed è bello ora raccogliere i frutti.
Prime parole di Molano dopo la vittoria con l’addetto stampa ZhaoPrime parole di Molano dopo la vittoria con l’addetto stampa Zhao
Hai vinto anche alla Vuelta, volevi essere in condizione in questo periodo dell’anno?
In Spagna ho anche vinto una tappa complicata, ma la squadra ha lavorato molto bene. Rui Oliveira quel giorno ha fatto un ottimo lavoro, mentre qui c’è Ivo. Sono due fratelli che sono sempre con me. Sono loro che mi mettono in buona posizione, mi aiutano nelle volate e sono anche miei grandi amici. E’ importante avere persone come loro in squadra, ma oggi sarebbe stato complicato controllare la volata: sarebbero serviti cinque corridori. Hanno fatto il meglio e ha funzionato. E’ stata una volata bellissima.
Pogacar è in ritiro con la squadra. Un incontro sereno fino al momento in cui si parla del prossimo Tour. La sconfitta brucia. Si lavora per la vendetta
Il secondo giorno di riposo è l'occasione per parlare con Juan Ayuso delle sue sensazioni. La corsa è dura, ma “El niño” non ha paura. Nemmeno di Evenepoel
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E’ stato presentato il Giro d’Italia e la sensazione è quella di un’edizione meno estrema per invogliare qualche grosso calibro a correrlo prima del Tour. La serata di Trento (in apertura Roglic e Nibali) ha mostrato infatti un’edizione più… morbida rispetto al passato, ma se l’obiettivo è quello appena enunciato, perché mettere un arrivo a Oropa il secondo giorno? Si vogliono i grossi nomi alla partenza perché firmino tutte le mattine o perché provino a lasciare il segno?
Se così fosse, quel traguardo li costringerebbe ad arrivare al Giro al massimo della forma: condizione sufficiente per ritrovarsi al Tour a corto di energie. E quest’anno in Francia vogliono andarci tutti con il massimo da spendere.
L’ultima volta che il Giro è arrivato a Oropa fu nel 2017, quando Dumoulin in rosa vinse battendo ZakarinL’ultima volta che il Giro è arrivato a Oropa fu nel 2017, quando Dumoulin in rosa vinse battendo Zakarin
I quattro del Tour
Vingegaard deve e vuole confermarsi. Forse, vista la sua superiorità potrebbe tentare l’azzardo della doppietta, ma corre in una squadra che programma tutto troppo alla lettera per immaginare simili rischi proprio a spese del Tour.
Dopo un altro secondo posto, Pogacar è stato messo in croce per aver speso troppo in primavera, quindi si suppone che vorrà arrivare al Tour al massimo del massimo. Correre il Giro sarebbe funzionale?
Roglic ha lasciato la Jumbo Visma perinseguire il suo sogno di maglia gialla. Farà tutto quello che può e la Bora con lui per arrivarci tirato a lucido.
Infine Evenepoel, che pare ormai deciso a puntare sulla corsa francese, anche se probabilmente non ne ha la statura. Paradossalmente proprio lui potrebbe attaccare decisamente il Giro e poi andare in Francia per capire come gira il mondo.
Mas, Kuss e Ayuso sarebbero presenze importanti per il Giro: ciascuno con la sua storia da raccontareMas e Kuss sarebbero presenze importanti per il Giro: ciascuno con la sua storia da raccontare
Meglio non pagare
Il ciclismo che conta si limita a questi quattro ed è un fatto; vale la pena rinunciare a vincere un Giro d’Italia per andare a sfidarli, sapendo che probabilmente si tornerà a casa con le mani vuote? E per contro, verrebbe considerata poco affascinante un’edizione del Giro in cui i protagonisti si chiamassero Thomas e Mas, Hindley e Carapaz, come pure Kuss, Almeida, Vlasov e Ayuso?
Noi crediamo di no, soprattutto perché i titani è bello quando si scontrano fra loro, ma lo spettacolo diventa noioso se uno solo si ritrova in mezzo ai normali e spadroneggia per tutto il tempo. Qualcuno si è divertito alla Vuelta, davanti allo strapotere della Jumbo-Visma?
Dopo il Giro gli stessi capitani del Giro potrebbero andare al Tour in supporto dei rispettivi grandi leader, visto che corrono tutti (o quasi) per le stesse squadre.
Il Giro a nostro avviso dovrebbe resistere alla tentazione di mettere mano al portafogli per portare in Italia una star. Sono operazioni che sviliscono il prestigio della corsa, che rischiano di creare uno squilibrio difficile da arginare e danno a certe partecipazioni un gusto amaro.
Paghiamo lo strapotere del Tour. Ma è chiaro, avendo a che fare con squadre del Nord Europa e altre degli Emirati Arabi, che non possa essere il Giro a scalzare il prestigio della Grande Boucle. Potrebbero essere i campioni a volersi cimentare, ma questo ciclismo così estremo non ammette strappi. E allora benvengano le squadre come la Eolo-Kometa che diventerà Polti, la Green Project-Bardiani, il Team Corratec e anche, si dice, un’altra professional italiana in rampa di lancio.
Alla presentazione del Giro a Trento si è avuta la sensazione di un percorso meno estremoAlla presentazione del Giro a Trento si è avuta la sensazione di un percorso meno estremo
La parabola dei talenti
Benvengano perché al prossimo Giro d’Italia avranno l’occasione, mai così ghiotta, di correre per un grande risultato. Benvengano perché fanno correre gli italiani e li tirano fuori anche se il vento dei procuratori fa di tutto per portarli all’estero. E benvengano perché accolgono quelli che il WorldTour ha spremuto e lasciato, nonostante potrebbero ancora dare. Come per Matteo Fabbro, che si è lasciato convincere a fare il gregario pur avendo gambe migliori e adesso si ritrova senza squadra a 28 anni, senza aver mai giocato davvero le sue carte.
Il Giro d’Italia e gli italiani meritano più rispetto. Al primo pensa benissimo Mauro Vegni, che potrebbe benissimo infischiarsene di avere al via una star a gettone. I corridori invece a certe astuzie dovrebbero pensarci da sé o con l’aiuto dei procuratori, che pagano per questo. Se lo scopo è prendere soldi, a volte è meglio alzare l’asticella e chiederne di più in cambio di prestazioni superiori, piuttosto che stare fermi finché funziona e poi strapparsi i capelli perché non è arrivata la conferma. Bagioli e Ballerini lo hanno capito in tempo. Qualcuno ha mai sentito parlare della parabola dei talenti?
Il Giro ha dato la svolta alla condizione di Ulissi. Un cambiamento rapido e inatteso. Buona gestione con i preparatori. E ora la stagione cambia faccia
Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.
Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.
Foldager esulta a Trieste nell’ultima frazione del Giro NextGen. Per lui cinque successi stagionali, compresa una cronosquadre (foto Rodella)Milesi con la formazione che ha partecipato al Giro NextGen, chiuso con un successo di tappa (foto facebook)Foldager esulta a Trieste nell’ultima frazione del Giro NextGen. Per lui cinque successi stagionali, compresa una cronosquadre (foto Rodella)Milesi con la formazione che ha partecipato al Giro NextGen, chiuso con un successo di tappa (foto facebook)
Parla Milesi
Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.
«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».
Prima tappa dell’Avenir e doppietta Biesse-Carrera. Vittoria del danese Foldager sull’azzurro Villa (foto Gilson/DirectVelo)Foldager sarà pro’ con la Jayco Alula, Villa con la Bingoal (foto Biesse-Carrera)Prima tappa dell’Avenir e doppietta Biesse-Carrera. Vittoria del danese Foldager sull’azzurro Villa (foto Gilson/DirectVelo)Foldager sarà pro’ con la Jayco Alula, Villa con la Bingoal (foto Biesse-Carrera)
«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».
Pronti al grande salto
Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.
«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».
Villa vince il Trofeo Piva. Per Nicoletti è stata la svolta della stagione (foto Rodella)Galimberti è andato a segno tre volte. Nel 2024 sarà la punta della Biesse-Carrera per passare pro’ (foto Rodella)Per Milesi le bici e i materiali forniti da Carrera hanno aiutato per ridurre il gap con le grandi squadre (foto Rodella)Villa vince il Trofeo Piva. Per Nicoletti è stata la svolta della stagione (foto Rodella)Galimberti è andato a segno tre volte. Nel 2024 sarà la punta della Biesse-Carrera per passare pro’ (foto Rodella)Per Milesi le bici e i materiali forniti da Carrera hanno aiutato per ridurre il gap con le grandi squadre (foto Rodella)
«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».
Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)
Il punto di vista di Nicoletti
La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.
«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».
«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».
D’Amato ha centrato due vittorie. Per Nicoletti e Milesi può passare pro’ se nel 2024 lavorerà come quest’anno Arrighetti vince la Monsterrato Road a fine marzo. Milesi e Nicoletti lo reputano un prospetto per i pro’ (foto Rodella)Cavalcata solitaria. A fine settembre festeggia anche Pier Elis Belletta a Gavardo (foto Rodella)Belleri beffato al fotofinish da Igoshev a Collecchio. Ha dato tanto alla Biesse, passa alla Hopplà di comune accordo (foto Rodella)D’Amato ha centrato due vittorie. Per Nicoletti e Milesi può passare pro’ se nel 2024 lavorerà come quest’anno Arrighetti vince la Monsterrato Road a fine marzo. Milesi e Nicoletti lo reputano un prospetto per i pro’ (foto Rodella)Cavalcata solitaria. A fine settembre festeggia anche Pier Elis Belletta a Gavardo (foto Rodella)Belleri beffato al fotofinish da Igoshev a Collecchio. Ha dato tanto alla Biesse, passa alla Hopplà di comune accordo (foto Rodella)
Chi va e chi viene
Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.
«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».
BASSANO DEL GRAPPA – Questa mattina a Mel eravamo letteralmente nel mezzo del gruppo. Si aspettava solo il via. E guarda caso siamo capitati proprio vicino a Davide Formolo. Due parole con questo atleta forte, simpatico e ormai un riferimento sono dunque venute naturali.
«Davide, certo anche oggi avete una “squadretta”!», lo incalziamo. E lui: «E’ vero, proprio una squadra piccola: siamo solo in cinque!». Ma i cinque erano nomi grossi, grossi: lui, Majka, Trentin e Hirschi, con l’aggiunta del “baby” classe 2004 Christen.
Mel si parte con l’addio alle corse di Bertazzo, Gavazzi e Boaro, tutti in prima filaPaesaggi splendidi per la Veneto Classic, vero gioiello di patron Filippo Pozzato (foto G. Pizzato)Frigo (Israel), Rosskopf (Q36.5) e Belleri (Biesse Carrera) hanno animato la lunga fuga di giornata (foto G. Pizzato)Mel si parte con l’addio alle corse di Bertazzo, Gavazzi e Boaro, tutti in prima filaPaesaggi splendidi per la Veneto Classic, vero gioiello di patron Filippo Pozzato (foto G. Pizzato)Frigo (Israel), Rosskopf (Q36.5) e Belleri (Biesse Carrera) hanno animato la lunga fuga di giornata (foto G. Pizzato)
Appuntamento a Bassano
Passa una manciata di ore e chi ritroviamo per primo a Bassano? Davide Formolo! Il veronese conquista la Veneto Classic, ultima prova del calendario europeo e ultima gara con la maglia della UAE Emirates per lui. Una vittoria che arriva un paio di settimane dopo quella della Coppa Agostoni.
«Non mi aspettavo proprio di vincere – racconta Formolo col solito sorriso – stamattina, come ci eravamo detti, siamo partiti in cinque e non potevamo controllare la gara come siamo abituati a fare. Però ce l’abbiamo fatta lo stesso. Non solo, ma abbiamo fatto primo e secondo, tra l’altro come l’anno scorso, ma a parti invertite.
«Certo quest’anno sono un po’ più felice, perché la Veneto Classic si corre nella regione in cui sono nato ed è stato particolarmente bello».
La Colnago V4RS con cui “Roccia” ha vinto la Veneto Classic montava il 54-40 davanti e l’11-34 dietroGomme da 28 mm che sul cerchio largo Enve (profilo da 45) sembravano molto più grandiHirschi e Formolo si cercano e si abbracciano dopo il traguardoLa Colnago V4RS con cui “Roccia” ha vinto la Veneto Classic montava il 54-40 davanti e l’11-34 dietroGomme da 28 mm che sul cerchio largo Enve (profilo da 45) sembravano molto più grandiHirschi e Formolo si cercano e si abbracciano dopo il traguardo
Piede a terra
Se si vedesse solo il finale, la gara potrebbe sembrare un film già scritto con tre dei favoritissimi sul podio. E invece qualche imprevisto c’è stato e uno di questi ha riguardato proprio Formolo. Per di più nel momento clou della corsa: la Diesel Farm, l’ultimo strappo in sterrato.
Ad un tratto Zana scatta forte e sembra staccare tutti. Solo Marc Hirschi gli resiste, a distanza, poi il vuoto. “Roccia” non si vedeva. Dopo un po’ eccolo spuntare in fondo alla discesa con la gamba piena.
«Non è che mi sia voluto proprio gestire sullo sterrato. Io stavo bene, il problema è che in una curva verso destra mi sono impantanato. Mi sono dovuto fermare. Sganciare il pedale e ripartire (probabilmente coinvolgendo anche Battistella, sesto, ndr) e ho perso tempo. Però stavo bene. Ero lucido e in discesa ho recuperato bene».
Poi il film è quello più classico della tattica del ciclismo: due contro uno. Formolo e Hirschi da una parte e Zana dall’altra.
«E così abbiamo fatto – spiega Davide mentre è braccato dall’amore dei tifosi – con Marc ci siamo parlati e gli ho detto che ci avrei provato, così lui poteva stare a ruota».
Con questo successo, il veronese saluta la UAE Emirates dove ormai era un veterano. Passerà – o dovrebbe passare, il congiuntivo a questo punto è d’obbligo – alla Movistar. Davide preferisce non parlarne, spiega che qualcosa è ancora in ballo.
«Però posso dire che la UAE è la squadra più forte al mondo. Si sta veramente bene e non posso far altro che fare i complimenti a questo gruppo di ragazzi forte e affiatato».
Zana taglia il traguardo. Nei primi sei posti quattro veneti (anche Vendrame 4° e Battistella 6°): una corsa molto sentita dagli atleti di casaZana taglia il traguardo. Nei primi sei posti quattro veneti (anche Vendrame 4° e Battistella 6°): una corsa molto sentita dagli atleti di casa
Zana da grande
E poi c’è Filippo Zana. Terzo. Quel che deve portarsi via da questa Veneto Classic non è tanto il podio, quanto quello squillo sull’ultima salita. Questa volta non si è trattato della fuga da lontano, benché al Giro e in compagnia di Pinot, o della buona prestazione del gregario… No, stavolta, è stato un vero testa a testa con i più forti. Un’azione di forza e di personalità. Ed è da qui che deve ripartire il 2024 dell’atleta della Jayco-AlUla.
«E’ stata una buona prestazione – dice Zana – Ci tenevo molto a fare bene qui. Sono le strade che percorro normalmente tutti i giorni, magari non la Diesel Farm, però in corsa sapevo sempre dove mi trovavo: quando iniziavano le salite, dove c’erano le curve… Speravo di finire bene questa stagione».
Formolo, Hirschi e Zana hanno sistemato le proprie bici davanti al rispettivo gradino del podio. Davvero un bel colpo d’occhioFormolo, Hirschi e Zana hanno sistemato le proprie bici davanti al rispettivo gradino del podio. Davvero un bel colpo d’occhio
Stagione da 9
Zana racconta che più che crederci, durante quella menata, ci ha provato. Quando li aveva staccati tutti non si è comunque esaltato. La UAE, seppur in cinque, in quel frangente era in superiorità numerica. All’imbocco della Diesel Farm c’erano anche Trentin e Majka, oltre a Formolo e Hirschi.
«Non avevo chissà che vantaggio – va avanti Zana – a quel punto ho detto: “Li aspetto e spero che ne abbiano meno di me”. Ma non è andata così! Tra l’altro avevo a che fare con due grandi corridori. Sapevo che mi avrebbero messo in croce.
«Il primo scatto lo ha fatto Hirschi e sono riuscito a chiudere. Ma sull’ultimo strappetto, Formolo stando a ruota aveva qualcosa in più. Sono comunque soddisfatto della gara, del risultato… e anche della stagione».
«Che voto mi do? Direi un nove. Alla fine è stata una stagione molto positiva nella prima metà, meno nella seconda, tra la frattura della clavicola e il virus preso alla Vuelta. E mi spiace perché ero in forma e l’avevo preparata benissimo. Ma questo podio è un ottimo spunto in vista del 2024».