Qual è la vera dimensione di Hirschi? Risponde Marcato

27.09.2023
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Marc Hirschi è tra i plurivittoriosi dell’anno. Lo svizzero della UAE Emirates si sta rendendo autore di una stagione a dir poco positiva. Non ultimi i successi alla Coppa Sabatini e al Giro del Lussemburgo. Tuttavia nelle grandi corse non riesce a primeggiare. Il suo ultimo successo nel WorldTour risale al 2020, una tappa del Tour de France.

E dire che Marc era arrivato a giocarsi i mondiali. Ha vinto anche una Freccia Vallone. Come da nostra abitudine, per saperne di più abbiamo coinvolto Marco Marcato, direttore sportivo della squadra araba, che lo ha diretto anche nella breve corsa a tappe lussemburghese.

Marco Marcato (classe 1984) è uno dei direttori sportivi della UAE Emirates
Marco Marcato (classe 1984) è uno dei direttori sportivi della UAE Emirates
Marco, partiamo da questo 2023 di Hirschi…

Direi una stagione positiva. E’ un po’ tutto l’anno che ogni corsa che fa parte per vincere. E ci riesce o ci va vicino, come un cecchino. Nelle gare dove ha la possibilità di fare la corsa, difficilmente sbaglia.

E’ il miglior Hirschi?

Lo abbiamo gestito bene, mi sento di dire. E’ questa la strada per il miglior Hirschi. Lo scorso anno aveva subito questo intervento all’anca nella prima parte di stagione. Era rientrato alla Per Sempre Alfredo e l’aveva vinta. Però nelle corse WorldTour faceva più fatica.

Ora va meglio?

Sì, ora va meglio. Lo scorso anno fu convocato all’ultimo minuto per il Tour, in sostituzione di Trentin e non ci arrivò bene. Soffrì. Non era in condizione e quel Tour non gli ha permesso di esprimersi al top nel finale di stagione, nonostante abbia poi vinto l’ultima corsa dell’anno, la Veneto Classic. Ha dimostrato il suo valore nelle corse di un giorno e anche nelle brevi corse a tappe. E i risultati si vedono: sette vittorie solo quest’anno.

Vi aspettavate questa vittoria in Lussemburgo?

Hirschi aveva corso tanto e qualche dubbio ce l’avevamo anche noi. Sapete, a questi livelli quando sei un po’ stanco, una settimana voli, quella dopo non sei più brillantissimo. Lui invece ha colto il risultato pieno.

Marc Hirschi (classe 1998) ha vinto il Giro di Lussemburgo, seconda corsa a tappe della sua carriera dopo l’Ungheria di questa estate
Marc Hirschi (classe 1998) ha vinto il Giro di Lussemburgo, seconda corsa a tappe della sua carriera dopo l’Ungheria di questa estate
Lussemburgo, Peccioli, Appennino… ma è questa la dimensione di Hirschi?

Marc, come ho detto, è arrivato da noi con questo problema all’anca che si portava dietro da un po’. E in tutta la passata stagione piano, piano è tornato ai suoi livelli. Quest’anno c’è stata una conferma. Un miglioramento. E’ un corridore di primo piano.

Ci rendiamo conto che ci sono anche tanti campioni in UAE, questo gli complica le cose?

Logico che considerando i campioni che abbiamo, se lo porti a un Tour de France difficilmente troverà lo spazio per vincere una tappa o per fare la sua corsa. Ad un vincente come Marc devi dare le sue opportunità. Altrimenti lo perdi. E il corridore perde il suo istinto. Guardando all’anno prossimo, l’idea era di fargli fare queste gare che ha fatto, prendere sicurezza. E credo ne sia soddisfatto.

Letta in quest’ottica non fargli fare il grande Giro è stata una tutela nei suoi confronti dunque?

Noi abbiamo tanti campioni e dovevamo trovare appunto il modo di tutelarlo e al tempo stesso di dargli le sue possibilità ed essere protagonista. Il calendario internazionale non è fatto solo di Grand Tour ma di tante corse e questo ha consentito a Marc e alla squadra di raccogliere tanti punti. Quindi direi di sì: l’assenza di un GT lo ha tutelato.

Un calendario ad hoc dunque, basato su corse “minori”. Lui lo ha accettato?

Sì, sì…ha appoggiato la nostra scelta lo scorso inverno. Marc è un ragazzo intelligente. E’ consapevole e ha sposato questa linea. Una linea che ha dato ragione a tutti: sette vittorie, tra cui il titolo nazionale, e una classifica UCI che lo vede tra i top corridori al mondo.

Grande classe e potenza per lo svizzero
Grande classe e potenza per lo svizzero
Un Hirschi che torna Hirschi fa sì che vi ritroviate un altro capitano per le classiche del Nord?

Assolutamente sì, Marc va bene in quelle gare, soprattutto per quelle delle Ardenne. Può essere una seconda punta di tutto rispetto.

E per un Fiandre?

Lui è leggero, corre bene ma dipende dalla corsa che viene fuori. Meglio su percorsi come Amstel, Freccia e Liegi… il Fiandre sarebbe più un rischio mettiamola così.

Qual è l’obiettivo da qui a fine stagione per Hirschi? Ha molte gare in programma…

La sua voglia di correre è alta. Ed è alta proprio perché è motivato. A fine stagione il 50 per cento del gruppo non ha più voglia, tra chi guarda già alla stagione successiva e chi è davvero stanco, pertanto spesso è la motivazione a fare la differenza. Marc ha vinto, il suo morale è alto e ci sono parecchie corse adatte a lui.

Quindi si punta anche al Lombardia? Tanto più quest’anno che il finale non è durissimo e lui è veloce?

Non è certa la sua partecipazione, però è un tracciato che gli si addice. Di contro il tanto dislivello e le salite lunghe potrebbero svantaggiarlo, specie guardando la starting list. Ci sono tanti scalatori di primo ordine che potrebbero avere qualcosa in più di lui.

Alla Coppa Sabatini, da lui vinta, grande feeling con Pogacar
Alla Coppa Sabatini, da lui vinta, grande feeling con Pogacar
Ma lui lo vorrebbe fare questo Lombardia?

Conosce i suoi limiti, i suoi valori e dove può arrivare. Sa che per un Lombardia è al limite. Stiamo valutando la formazione, cosa che a fine stagione non è mai facile: bisogna fare la conta delle energie. Se dovessimo portare anche Adam Yates, allora potremmo dare la priorità ad un altro corridore che lavori per Tadej e Adam.

A proposito di Tadej, a Peccioli abbiamo visto un buon feeling con Pogacar, che tipo è Hirschi con i compagni?

Va d’accordo con tutti. E’ ben voluto e sa stare in gruppo. Ride e scherza. Da fuori può sembrare di poche parole, ma a tavola la battuta non gli manca. E’ un uomo squadra.