Giro d’Italia: ancora una sfida per scalatori, ma spazio per tutti

13.10.2023
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TRENTO – E’ un Giro d’Italia nel segno dell’equilibrio. Anticipazioni, rumors… la rincorsa per dare il tracciato prima di tutti si è conclusa. Questa sera infatti, presso il Teatro Sociale di Trento, sono definitivamente calati i veli sulla prossima corsa rosa, il 107° Giro d’Italia, che andrà in scena dal 4 al 26 maggio 2024.

Da Torino a Roma: 21 tappe, 3.321,2  chilometri, 42.900 metri di dislivello, 7 arrivi in quota, due giorni di riposo, due crono e Cima Coppi fissata sul Passo Stelvio alla 16ª frazione. Tante novità, tra cui il Mottolino, regno dei biker a Livigno, che sarà l’arrivo off-limits tipo il Lussari l’anno scorso.

Ma in generale non sarà un Giro d’Italia impossibile e questo potrebbe essere un vantaggio per lo spettacolo, con una corsa meno ingessata.

Un Giro diverso

E’ un Giro diverso. Che segna un cambio di rottura con i percorsi del passato. Mauro Vegni ha disegnato qualcosa che potremmo interporre tra l’ultima Vuelta e l’ultimo Tour de France, ma senza perdere la personalità del Giro.

Due crono lunghe, per i tempi attuali, un pizzico di sterrati, una bella dose di salite ben distribuite nell’arco delle tre settimane…

Vegni stesso ci parlò dell’obiettivo di spalmare il dislivello e a quanto pare ci è riuscito. E lo ha ribadito con orgoglio sul palco di Trento. Come dicevamo: un Giro all’insegna dell’equilibrio.

Si parte… con Nibali

Ma entriamo nel dettaglio del percorso. E iniziamo dalla Grande Partenza, presentata qualche giorno fa a Torino e fino ad arrivare al primo giorno di riposo.

La partenza con Oropa piazzata alla seconda tappa ha catturato Vincenzo Nibali. «E’ un bel Giro – ha detto lo Squalo, che ha anche presentato la serata – ma non mi avrebbe messo nelle condizioni ideali, perché quell’arrivo ad Oropa mi avrebbe costretto ad arrivare in condizione. Essere subito pronti sarà una chiave tecnica di questa edizione».

«Però vedendo il finale, dico che c’è davvero tanto: è bello. E’ un Giro in controtendenza rispetto a quelli degli ultimi anni. Questo percorso mette i corridori che vogliono far classifica sulle spine. Come detto, partenza dura. Poi c’è una parte centrale molto tecnica, difficile, con delle cronometro, dei passaggi che possono essere tranelli come lo sterrato (Rapolano Terme, ndr) o alcune frazioni sull’Appennino. Infine c’è la terza settimana, che lascia tanto spazio per mettersi in mostra e inventarsi qualcosa».

Velocisti, a voi

La seconda settimana, si apre con l’insidiosissima Pompei-Cusano Mutri, arrivo inedito per il Giro d’Italia. E questa cosa ci ha colpito moltissimo. Però propone anche due arrivi totalmente per i velocisti: Francavilla e Cento.

«Io credo che la frazione che parte da Pompei – prosegue lo Squalo – Vegni l’abbia messa lì appositamente. Si sa che il giorno seguente a quello di riposo propone delle difficoltà e per questo dico che per me è una scelta voluta. Se stai male in un giorno così sono dolori. Si potrebbe assistere anche ad un cambio importante in classifica».

Il che è legittimo. E’ legittimo pensare di arrivare a quella frazione con una classifica ben assestata dopo la doppietta di Perugia (crono individuale) e Prati di Tivo (arrivo in salita). Ed Oropa chiaramente.

La seconda settimana si chiude poi con quella che Nibali reputa la tappa più dura: la Manerba del Garda-Livigno: 220 chilometri. Nel finale ci sono il Foscagno, salita “cattiva” e lunga, e il Mottolino. Per salire ai suoi 2.300 metri si sta già pensando a compattare il fondo di quella che di fatto è una pista da sci d’inverno e un trail in mtb d’estate.

«Questa è dura davvero. Per me è la tappa simbolo di questo Giro d’Italia. Se io vi avessi partecipato, avrei cerchiato in rosso questa frazione. Le salite sono lunghe, dure e arrivano dopo altre salite e comunque al termine di due settimane intense. Senza contare che si raggiungono quote importanti»

Dolomiti, Grappa e Roma

Dopo il giorno di riposo a Livigno, il Giro d’Italia riparte in direzione delle Dolomiti. E lo fa ancora con tante salite in successione: Eira, Foscagno e soprattutto la Cima Coppi per eccellenza, lo Stelvio.

Abbiamo detto che ci sembra una terza settimana meno monster, ma a ben vedere, le salite non mancano neanche stavolta. Santa Cristina di Val Gardena, Brocon, Sappada, che su carta è la più facile ed è anche l’ultimo arrivo in quota del Giro, e infine il Monte Grappa, il cui traguardo però è a Bassano, in pianura.

Nibali rievoca bei ricordi di questa tappa. E’ qui – ad Asolo – che lo Squalo conquistò la prima tappa al Giro nel 2010 con una planata delle sue. Probabilmente questa sarebbe stata ancora la sua frazione.

«La tappa del Monte Grappa – spiega Nibali – non va sottovalutata. La sua doppia scalata non è uno scherzo. Il Grappa, già quando lo fai una volta, ti fanno male le gambe. Farlo due volte è durissimo. In generale, il bello di questo percorso fa sì che ci si debba muovere prima del finale. E non essendo così impossibile potrebbe regalare una corsa più aperta. E quindi più spettacolare».