A tutta verso il cambiamento. I progetti della nuova Arzuffi

03.05.2022
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Non solo ruote veloci per la Valcar Travel & Service, di patron Valentino Villa. Storicamente le ragazze blu-fucsia le vediamo sfrecciare sugli arrivi di gruppo e molto spesso alzano le braccia al cielo. Tuttavia tra di loro c’è anche chi è un pelo meno veloce e molto più scalatrice: è Alice Maria Arzuffi.

La lombarda sta vivendo una stagione all’insegna del cambiamento. Lei, grande ciclocrossista, forse la più pura tra le italiane, sta guardando sempre più alla strada e in qualche modo al prossimo Giro d’Italia, in cui sarà la donna di classifica della sua squadra.

Alice Maria Arzuffi (classe 1994) è una delle atlete di spicco e più mature della Valcar Travel&Service
Alice Maria Arzuffi (classe 1994) è una delle atlete di spicco e più mature della Valcar Travel&Service
Alice, partiamo dai prossimi impegni…

Da sabato andrò in Spagna per tutte le corse iberiche di questo periodo. Dovrei saltarne una, poi testa bassa sull’estate.

Dicevamo: una stagione di cambiamento, di evoluzione, se vogliamo. E’ così?

E’ corretto, sì. Dopo tanti anni nel cross, fatto come l’ho fatto io, volevo puntare più sulla strada. E infatti il mio programma è iniziato prima del solito. Ho già una buona forma ma voglio migliorarla ancora. Voglio migliorarla proprio in Spagna, per arrivare al massimo nel periodo che interessa a me: l’estate, luglio, con il Giro e il Tour. E poi a fine stagione dovrò prendere una decisione.

Una decisione: se fare ancora il cross?

Esatto. A fine stagione si valuterà in modo definitivo. Magari qualche gara di ciclocross la farò lo stesso, ma non più nello stesso modo o con lo stesso impegno costante nell’arco dell’inverno.

A fine stagione la Arzuffi prenderà una decisone sulla sua attività nel cross, che l’ha vista protagonista negli ultimi anni
A fine stagione la Arzuffi prenderà una decisone sulla sua attività nel cross, che l’ha vista protagonista negli ultimi anni
Perché, Alice, questo desiderio di cambiare o almeno di provare a cambiare?

Ho fatto il ciclocross al top per molti anni. Sono arrivata ad essere la prima a livello nazionale e nel 2018 tra le migliori a livello mondiale, ma oltre non si va e le motivazioni non sono le stesse. All’inizio quando andavo in Belgio (la Arzuffi ha corso il cx con una squadra belga, la 777, ndr) c’era entusiasmo. I primi due anni tutto okay, tutto bello, alla fine era ciò che volevo, ciò che sognavo, ma nelle ultime due stagioni è stata molto dura.

Come mai?

Ero totalmente da sola, vivevo in una casa da sola e il clima belga, in ogni senso (persone e atmosferico), non aiuta. Alla fine io fatto qualcosa che neanche i Pontoni e i Bramati in passato hanno fatto. Loro venivano su, ma erano in compagnia, ogni tanto tornavano. Io, ripeto, ero sola, dovevo farmi tutto da sola: allenarmi, andare alle gare, sistemare la casa. Alla lunga era diventato uno stress.

Come hai detto prima di fatto avevi toccato il tuo apice nel cross e gli stimoli per forza di cose non sono più gli stessi…

Esatto. E poi con la 777 non ci siamo lasciati bene. Loro mi hanno accusata di lasciare il mio ritiro, la mia casa in Belgio perché ogni 15 giorni volevo tornare 3-4 giorni a casa in famiglia. Mi dicevano: sei indipendente, hai la macchina. Sì, ma le olandesi ci tornavano a casa e al massimo dovevano fare un’ora e mezza di auto, io no.

Torniamo agli argomenti più belli e al futuro. Sarai la donna di classifica della Valcar Travel&Service?

Eh sì! Con Davide (Arzeni diesse e preparatore della Valcar, ndr) ne ho parlato ad inizio stagione e l’idea è di fare bene. Ci arriveremo con una bella squadra. Ho delle compagne forti. Silvia Persico sta andando molto bene e anche la canadese, Olivia Baril, ha le mie stesse caratteristiche.

La Arzuffi in questa stagione ha già 14 giorni di corsa, gli anni passati nello stesso periodo ne aveva solo 6-7
La Arzuffi in questa stagione ha già 14 giorni di corsa, gli anni passati nello stesso periodo ne aveva solo 6-7
Caratteristiche da…

Da scalatrice. O comunque vado bene sul passo, sulle gare lunghe e nelle corse a tappe mi trovo bene perché ho un buon recupero.

E per questo “obiettivo classifica” stai lavorando diversamente? Stai facendo più salita?

In questo momento specifico non troppe salite, visto che sono a casa del mio compagno (Luca Braidot, azzurro della Mtb, ndr) in Friuli a ridosso delle colline verso la Slovenia. E’ un posto bellissimo per pedalare, di sicuro molto meno trafficato. Giusto ieri ho fatto una salita di 20′ e non ho incontrato una macchina.

Invece a casa?

Vivo a Seregno. Sono a 30 chilometri da Lecco e a 30 da Como, in Brianza. Anche lì è molto bello. In pratica sono nel cuore del Giro di Lombardia. Spesso mi alleno sul Sormano.

E quindi dicevamo dei tuoi lavori: più salita? Più dislivello?

In parte sì. Quando faccio la distanza il dislivello non è mai meno di 2.000 metri, ma arrivo anche a 2.500 metri, specie quando vado in altura dove accumulare metri è più facile. E a proposito di altura ci tornerò tra fine maggio e giugno con la Polizia.

La brianzola a fine mese salirà ai 1.900 metri di quota del Passo San Pellegrino
La brianzola a fine mese salirà ai 1.900 metri di quota del Passo San Pellegrino
Come mai con la Polizia e non con la tua squadra di club?

Perché le Fiamme Oro ci danno questa opportunità di fare un periodo di ritiro e noi possiamo scegliere più o meno quando e dove. Io andrò al San Pellegrino.

Ah, dove andava anche Nibali! Un gran bel posto…

Esatto proprio nello stesso rifugio. Ormai sono di casa. E’ un posto ideale per allenarsi.

Quale potrebbe essere un obiettivo concreto per te al Giro?

Vorrei fare bene in una tappa, salire almeno sul podio in una frazione. Per la classifica, visto il livello che c’è, direi che potrebbe andare bene una top 15. Sarei soddisfatta. E poi per me è un po’ il primo Giro se vogliamo, ne ho fatti altri ma li sfruttavo già per preparare il cross dell’inverno successivo. Stavolta sarà diverso, anche per le motivazioni.

Silvia Persico, la convinzione cresce e i risultati arrivano

29.04.2022
5 min
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E’ una stakanovista del pedale. Il suo livello prestazionale lo ha forgiato nel fango del ciclocross e poi lo ha confermato su strada. Silvia Persico ha raggiunto una nuova dimensione. Se sei mesi fa qualcuno poteva pensare ad una sorpresa, ora si può tranquillamente parlare di lei come di una certezza. E l’atleta della Valcar Travel&Service lo ha dimostrato anche il 25 aprile a Roma nel Gran Premio Liberazione Women dopo quattro top ten centrate nelle classiche italiane e belghe.

La 24enne di Cene sul traguardo di Viale delle Terme di Caracalla ha vinto la sua sesta gara su strada, la prima internazionale (le altre cinque erano “open”), figlia dell’ottimo inverno in cui nel ciclocross aveva conquistato Trofeo Guerciotti, campionato italiano e medaglia di bronzo ai mondiali.

Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)
Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)

La corsa romana è stata l’occasione per avvicinare la Persico – che poi è rimasta a fare il tifo per suo fratello Davide nella gara degli U23, anche se è rimasto coinvolto in una caduta senza conseguenze – e fare un mini bilancio con uno sguardo sul futuro.

Silvia come sta andando questa stagione tra ciclocross e strada?

E’ stata una stagione molto positiva già dal ciclocross. Ho capito che avevo quel qualcosa in più. Dovevo solo credere di più nei miei mezzi. Gli altri anni ero condizionata dal fatto che dovevo lavorare per le altre. Quest’anno ho un po’ più di libertà. In Belgio, anche nelle gare più importanti, me la sono potuta giocare. Sono molto soddisfatta della mia prima parte di stagione, ho ottenuto risultati molto positivi e spero di continuare così.

Qual è stata la svolta per passare da donna squadra ad essere una delle punte?

Se ne sono andate Elisa e Vittoria (rispettivamente Balsamo e Guazzini, ndr) e così ci stiamo dividendo i compiti con Chiara ed Eleonora (Consonni e Gasparrini, ndr). Al momento ce la stiamo gestendo bene. Non so cosa sia cambiato nella mia testa, ma mi sento molto più sicura di me stessa. So che ho delle buone capacità e me le voglio giocare al meglio.

Le tue vere caratteristiche quali sono?

Nell’ultimo anno sono migliorata in salita ed ora tengo di più su quelle medio-corte. Grazie al ciclocross guido bene la bici. Sono piuttosto veloce e in un gruppo ristretto posso dire la mia anche se mi manca ancora qualcosa per essere più competitiva. Per fortuna però che in squadra siamo ben coperte negli sprint, perché se fosse per me non vinceremmo nemmeno una volata (ride, ndr).

Che effetto ti ha fatto vincere il Liberazione?

Sento di aver fatto un ulteriore upgrade negli ultimi 3-4 mesi. Il successo di Roma dimostra che ci sono, spero che continui così la stagione perché finora è andato tutto bene.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e programmi?

Sicuramente vorrei vincere una gara internazionale su strada fuori dall’Italia (nel 2017 ne vinse una open in Olanda, ndr). Poi vorrei centrare qualche risultato al Ceratizit Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo (gara a tappe dal 29 aprile all’1 maggio, ndr), al Gp Eco-Struct in Belgio il 7 maggio e alla Vuelta a Burgos dal 19 al 21 maggio. Farò un periodo di pausa ai primi di giugno, poi dovrei fare un po’ di altura per preparare il Tour de France Femmes dove punterò a qualche tappa. Quindi niente Giro Donne.

E con la nazionale?

Indossare la maglia azzurra è sempre una grande emozione. L’ho già fatto col ciclocross, ma non sono mai stata convocata su strada e mi piacerebbe farlo. Credo di meritarlo però comunque continuerò a dimostrarlo. Sinceramente non conosco bene i percorsi delle varie competizioni internazionali, ma magari ai Giochi del Mediterraneo potrei esserci.

Persico ha chiuso 7a alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
Persico ha chiuso settima alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
A livello mentale come gestisci la doppia attività ciclocross-strada?

Praticamente è un ciclo continuo (sorride, ndr) ma per adesso bene. A febbraio ho fatto dieci giorni di stop che mi hanno aiutato tantissimo. Mi hanno rigenerato, l’ho sentito subito quando ho ricominciato. Ora però ogni tanto avverto che mi serve un po’ di recupero psicofisico. Credo sia fondamentale.

Se a fine stagione arrivasse una chiamata di una WorldTour…

Sicuramente questo è un anno importante. Il ciclismo femminile si sta sempre più evolvendo ma non saprei rispondere adesso. Ci penserò quando sarà il momento. Senz’altro non smetterò mai di ringraziare la Valcar se sono arrivata fino a qua.

La Persico in trionfo e il punto con Terenzi

26.04.2022
5 min
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La mattinata romana del 25 aprile si è aperta con il GP Liberazione delle donne, tornato dopo una pausa troppo lunga, per la grande volontà di Claudio Terenzi. Il suo amore per il ciclismo l’ha portato a rimettere in gara le ragazze, aggiungendo come corollario altri due giorni di eventi. Una prova importante, soprattutto nel momento in cui la guerra in Ucraina ha spinto un grosso sponsor istituzionale a ritirarsi, privandolo di un appoggio importante.

Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi
Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi

Doppietta Valcar

La corsa delle donne, com’era intuibile, l’ha conquistata la Valcar-Travel&Service, con Chiara Consonni reduce dalla Nations’ Cup in pista a Glasgow, Silvia Persico ed Eleonora Gasparrini fresche di fatica sulle strade del Nord. L’assenza dei team WorldTour, impegnati il giorno prima alla Liegi, faceva sì che il team di Davide Arzeni fosse il favorito d’obbligo. E questo paradossalmente ha reso tutto più difficile. Sapete cosa significa controllare una corsa piena zeppa di elementi incontrollabili? Per questo alla fine si è preferito evitare lo sprint e dare al GP Liberazione delle ragazze un’impronta diversa.

«Sapevo che non potevo giocarmela in volata – ha detto Silvia Persico, 9ª alla Gand e 11ª al Fiandre – quindi ho allungato a 500 metri dal traguardo. Vincere così, in Italia, davanti alla mia famiglia e con una compagna di squadra al proprio fianco sul podio non ha prezzo. Non era facile tenere controllata la corsa nella prima parte e poi alimentare ogni tentativo di fuga nel finale. Essere riuscite a entrare tutte insieme nel tentativo buono è stata la testimonianza di un gioco di squadra perfetto. Anche per questo, la dedica va alla squadra e anche a me stessa, come ricompensa per un avvio di stagione molto confortante».

L’occhio del capo

Terenzi osserva, si muove, dispone, intrattiene le relazioni come chiunque sappia che il grosso del lavoro si fa fino al secondo prima che l’evento cominci e poi le cose vanno come devono andare.

«Già dal primo giorno – dice – ho percepito che potevamo avere successo. Il secondo giorno la stessa sensazione. E ora posso dire che è stato tutto molto positivo. In tutte le categorie, abbiamo avuto un campo partenti qualificato e in più non ci sono stati posti vuoti. Mi pare che anche l’opinione pubblica abbia apprezzato molto questa tre giorni.

«Alle gare del baby cross di sabato scorso c’erano stati 210 partecipanti e qui mi hanno detto che abbiamo sfiorato i 300, con tutto il corollario dei genitori. E’ stato spettacolare. Per quanto riguarda la Bike for Fun (l’evento cicloturistico del primo giorno, nel Parco dell’Appia Antica, ndr), abbiamo consegnato quasi 460 sacchetti. Quindi, tolti quelli che magari abbiamo regalato, c’erano oltre 400 persone e secondo me è stato un numero soddisfacente. La cosa importante è che ho capito che ci possiamo lavorare bene per il prossimo anno».

Niente di semplice

Ma non c’è stato niente di semplice, con ostacoli che si potevano immaginare e altri imprevedibili, cui Terenzi ha fatto fronte girando l’Italia in lungo e largo e rimboccandosi le maniche.

«L’anno scorso abbiamo iniziato a lavorarci a febbraio – dice – quest’anno, essendo partiti a ottobre, pensavo che fosse molto più semplice, invece è stato tremendamente più complicato e difficile. Ha inciso anche il fattore della guerra in Ucraina, perché alcuni partner istituzionali hanno declinato l’invito, per fornire aiuti umanitari in Ucraina, come è giusto che sia. Quindi ci siamo trovati un po’ a corto di ossigeno.

«Anche noi abbiamo ospitato questi atleti per due giorni qui a Roma. In più da un mese e mezzo a questa parte, abbiamo fatto venire cinque ragazzi ucraini, che sono ospiti della comunità di Allumiere, dove il sindaco Antonio Pasquini è molto partecipe. Ci siamo fatti carico di questa situazione molto volentieri. Non me la posso prendere con nessuno. Per la prima volta abbiamo fatto tre giorni, quando il Liberazione è sempre stato una giornata singola. Abbiamo fatto 5 eventi regionali, uno nazionale e due internazionali. Abbiamo raccolto tutte le fasce d’età con grandissimo successo, però è stato complicatissimo».

La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica, con oltre 400 partecipanti (foto Gp Liberazione)
La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica (foto Gp Liberazione)

Il 2022 è ancora lungo

E la sua stagione non finisce qui. Se infatti durante l’inverno è il ciclocross a tenere banco, l’estate ci sono la strada e tutte le categorie del Terenzi Bike Team.

«Ogni domenica – sorride – abbiamo le squadre giovanili che partecipano a varie competizioni. In più abbiamo in cantiere per il 9 ottobre la Roma Raid, che sarà la nuova gran fondo a Roma. E aspettiamo notizie per quanto riguarda l’organizzazione del campionato italiano ciclocross uomini e donne per il 13-14-15 gennaio a Castel Fusano. Abbiamo cercato di diversificare, anche perché al pubblico che viene facciamo vedere nuove zone di Roma per agganciarci anche al discorso turistico. Abbiamo scelto quel sito, quella pineta, perché ci sembra idoneo per far sì che ci sia un campionato italiano di grande livello».

Sanguineti, compleanno sul pavè della Roubaix

13.04.2022
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Più corre e meglio va. Se gira lei, come dice Davide “Capo” Arzeni, gira tutta la squadra. Ilaria Sanguineti è sempre più calata nella parte della regista della Valcar-Travel&Service. Ed il ruolo non le dispiace anche perché «venerdì 15 aprile – ci dice ridendo – ne faccio 28, ormai ho un’età importante per questo genere di cose».

Queste sono ore intense per la Sanguineti. Freccia del Brabante appena finita, poi immancabile (e benaugurante) brindisi di compleanno alla vigilia della Parigi-Roubaix Femmes di sabato 16 aprile.
Abbiamo sentito Yaya mentre era in viaggio tra Ath (Vallonia) ed Izegem (Fiandre), i due paesi che negli ultimi giorni hanno fatto da quartier generale alla Valcar, per parlarci proprio della gara con cui l’anno scorso ha avuto un impatto conflittuale.

Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Yaya come è stato l’avvicinamento alla Roubaix?

Buono direi. Ho fatto tutte le classiche delle “cobbles”, delle pietre. Quindi di pavè ne ho mangiato abbastanza. Anche come squadra siamo andate molto bene. Abbiamo vinto la Dwars door Vlaanderen con Chiara Consonni, che ha fatto anche seconda a Le Samyn, a Oetingen e Scheldeprijs, oltre a tanti altri piazzamenti. E’ andata forte anche Silvia Persico che ha fatto quattro top ten ed è arrivata 11ª al Fiandre. Ultimamente non partiamo più per piazzarci come capitava negli anni scorsi. Partiamo per vincere, perché sappiamo che possiamo farlo.

Come la affronterai?

Meglio dell’anno scorso, che era a fine stagione. Ero arrivata fuori tempo massimo. Stavolta ci arrivo con una condizione decisamente migliore. Da un lato sono più tranquilla proprio perché mi sento bene. Dall’altro sono un po’ tesa perché possiamo fare molto bene e quindi non vorrei deludere le mie compagne. Partiremo con una squadra attrezzata. Ad esempio Silvia è bravissima a guidare la bici e per me può fare risultato. Idem per Chiara. Comunque sarei ben contenta di andare ancora fuori tempo massimo, se vincesse una mia compagna.

In queste gare voi siete viste come una mina vagante dalle avversarie?

Sì, ormai non ci sottovalutano più. Lo abbiamo capito perché quando prova ad evadere una fuga con dentro una di noi, anche a tanti chilometri dal traguardo, vedi subito che le squadre più forti che non sono in quella azione lavorano per chiudere subito. Sanno che corriamo all’attacco, che abbiamo più frecce e che se ci lasciano spazio siamo pericolose. Ci siamo meritate il rispetto delle altre. E per noi è una bella soddisfazione. Ho capito che siamo considerate anche allo Scheldeprijs…

Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Da cosa?

Lì ha vinto bene la Wiebes e non si discute. Però lei stessa ad un certo punto ha mollato la ruota delle sue compagne per seguire il nostro treno. Venivamo su forte e ci siamo trovate subito di fianco al Team DSM e lei ci ha seguito. Per arrivare là davanti in poco tempo abbiamo fatto un vero e proprio numero negli ultimissimi chilometri passando in un pertugio prima di un restringimento con le transenne.

Che differenze ci sono tra le pietre belghe e quelle della Roubaix?

Tutti dicono che sono sempre pietre e quindi uguali, ma non è così. In Belgio il pavè è abbastanza regolare e principalmente in salita e questo lo rende ovviamente molto duro. Le pietre della Roubaix invece sono molto più disconnesse su strade a schiena d’asino. Se piove, diventano saponette. Rischi tantissimo, nelle Fiandre molto meno. Ho visto da vicino l’anno scorso la Guazzini che è volata via facendosi molto male. A parere mio quando piove alla Roubaix, possono anche non partire quelle che non sanno guidare bene la bici perché tra una curva e l’altra può diventare un massacro. Le stigmati alle mani mi sono venute solo alla Roubaix e mai nelle classiche fiamminghe.

Finora come sta andando la tua stagione?

Bene. Sono partita facendo subito seconda a Valencia, poi sono calata un po’ ed ora sono in ripresa. Di base però mi metto a disposizione delle compagne, soprattutto quando non ho una buona forma. So di essere anch’io una delle frecce della Valcar da scagliare ma io sono contenta ugualmente quando vince una mia compagna. Quando la “Conso” dopo l’arrivo di Waregem, dove ha vinto, o dopo lo Scheldeprijs, mi ha cercata con lo sguardo per ringraziarmi del lavoro fatto, per me è stata una grande soddisfazione.

Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Nel ruolo di regista come ti stai trovando?

Bene. Il “Capo” dice che sono un’ottima pesce pilota. E’ bello poter essere un esempio per qualcuna, come ad esempio per Gasparrini. L’anno scorso al Giro Donne, dov’ero io, c’era anche lei. Quest’anno uguale. Ora vivo bene questo ruolo, con meno agitazione e pressione rispetto a prima. Anche se talvolta ancora mi capita di fare i primi 30 chilometri di gara per riconnettermi col mondo e pensare ai fatti miei (ride, ndr).

Che regalo ti aspetti per il tuo compleanno?

Vincere la Roubaix sarebbe il massimo, ma sono realista sulle mie possibilità e dubito che possa succedere. Però possiamo vincerla come squadra e quello sarebbe un regalo fantastico. Fuori dal contesto agonistico invece, non saprei che regalo vorrei. Anzi sì. Una bella Ford Puma blu. Una roba esagerata.

Risposta Valcar alla Balsamo: Consonni vince a Waregem

31.03.2022
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Sei volte fra le prime dieci, eppure di colpo la caduta di Nokere Koerse rischiava di mandare tutto in malora. Quando ieri mattina Chiara Consonni è partita per la Dwars door Vlaanderen, aveva in mente di fare al massimo un allenamento. Nei giorni precedenti il gomito le aveva fatto un male cane. Pensava che fosse rotto. Invece le radiografie hanno escluso fratture e lentamente il braccio ha smesso di farle male. La primavera, iniziata già male con la notizia di sua nonna Orsola in ospedale e la corsa a casa temendo il peggio, si poteva forse raddrizzare. Eppure la Gand, il giorno straordinario di Elisa Balsamo, è stata per lei un incubo, poi che cosa è successo?

La caduta alla Nokere Koerse rischiava di pregiudicare la primavera di Consonni
La caduta alla Nokere Koerse rischiava di pregiudicare la primavera di Consonni

«Sui muri si scattavano in faccia – racconta – poi si guardavano. Van Vleuten si guardava con la Longo Borghini o Van Dijk. Si facevano la guerra fra loro, ma non davano seguito agli attacchi. Che potessi provare a vincere l’ho capito ai 200 metri. Sapevamo che la parte centrale con i muri sarebbe stata la più dura per me. E una volta che sono riuscita a rimanere attaccata con la squadra, ho capito di potermela giocare».

Nuovo gruppo

Dalla stanza accanto arrivano le voci della squadra che fa baldoria. La Valcar-Travel&Service ha i suoi ottimi motivi per festeggiare. Dopo le tante partenze, “Capo” Arzeni è riuscito a ricreare il clima che fa di questa squadra un riferimento nel panorama nazionale. Chiara racconta e si capisce che deve essersi tolta un bel peso dallo stomaco.

Sul podio con il cavallo simbolo di Waregem, per le corse in ippodromo
Sul podio con il cavallo simbolo di Waregem, per le corse in ippodromo

«Difficilmente nell’immediato ci sarà lo stesso clima di prima – dice – ma devo dire che con le nuove compagne, anche con le straniere si è creato un bel feeling. Non pensavo di trovarmi così bene, Arzeni ha fatto proprio un bel lavoro. E a proposito di lavoro, anche la preparazione fatta questo inverno ha funzionato.

«Sono riuscita a fare pista con Marco Villa e soprattutto il ritiro di Novo Mesto è stato utilissimo per partire forte. Durante la stagione delle classiche è difficile passare a Montichiari, ma appena torno, qualche giornata in pista vado a farla. In ogni caso, ero convinta di partire bene, non pensavo così tanto».

Dopo i tentativi in testa di Longo Borghini e Van Dijk, la Gand è diventata imprevedibile
Dopo i tentativi in testa di Longo Borghini e Van Dijk, la Gand è diventata imprevedibile

Il morale alle stelle

La vittoria porta morale e convinzione. La partenza di così tante ragazze di alto tasso tecnico – da Elisa Balsamo a Vittoria Guazzini, passando per Martina Alzini e Barbara Malcotti – ha spostato il peso della squadra sulle spalle della bergamasca. E lei, che pure non perde la sua vena di simpatica follia, ha capito presto che cosa significhi la nuova responsabilità.

«Cercavo la vittoria – spiega – avevo già fatto il podio a Le Samyn e Oetingen (battuta da Wiebes e Norsgaard, ndr), ma per un motivo o per l’altro non riuscivo a centrare la vittoria. Mi sono tolta un bel peso, non pensavo proprio di riuscirci ieri. E adesso ho un bel morale per il Fiandre di domenica e poi per la Scheldeprijs. Certo il Fiandre sarà duro, ma la testa ora è a posto».

Con questa volata, Consonni si è lasciata tutti alle spalle
Con questa volata, Consonni si è lasciata tutti alle spalle

In volata con Balsamo

Resta un punto, prima di tornare a far festa: come andrà quando a giocarsi la corsa in volata si troveranno la Conso e la grande amica Elisa Balsamo? Nel parlare, risuonano ancora le risate reciproche dell’intervista doppia dello scorso anno, ma adesso le ragazze vestono maglie diverse.

«Me l’hanno chiesto anche dopo la vittoria – ride – e ho risposto che quando vince Elisa la prima a essere felice sono io, come lei è contenta se va bene a me. Sul come fare lo sprint, saprei come muovermi. Lei ha la volata lunga, io più corta come la Wiebes, ma sono più esplosiva. Questa cosa mi gasa, non vedo l’ora di misurarmi con lei e tutte le più forti. Oggi (ieri per chi legge, ndr), c’era in gruppo la Bastianelli».

Per due volte seconda prima: qui a Le Samyn, dietro Norsgaard e prima di Guazzini
Per due volte seconda prima: qui a Le Samyn, dietro Norsgaard e prima di Guazzini

Prima vittoria

Come Marta, Chiara fa parte da quest’anno delle Fiamme Azzurre. «Ma devo ancora abituarmi all’idea – dice – perché cambia parecchio. La mia prima squadra non è più la Valcar. Ho trovato persone che tengono a me e si interessano di come sto. E’ un bel gruppo. Non abbiamo ancora fatto corse insieme, ma ci sarà il tempo».

Domattina (oggi, ndr) si dorme, poi si comincerà a pensare alle prossime sfide. Dopo i tanti piazzamenti, finalmente per la squadra di Arzeni è arrivata anche la vittoria.

La super Balsamo? Tanti motivi (più uno), parola di Arzeni

30.03.2022
5 min
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Qualche giorno fa, con Davide Arzeni, abbiamo parlato della Wiebes, come la velocista più forte del momento. Adesso però dopo le vittorie della sua ex atleta, Elisa Balsamo, siamo “costretti” a rivedere il tutto! 

Sia perché la campionessa del mondo sta vincendo in volata, sia perché in generale sta andando davvero forte. Come mai? Cosa è cambiato? Quanto influisce il minor lavoro in pista? Sentiamo il diesse della Valcar Travel & Service, ex direttore sportivo della stessa iridata e suo preparatore.

Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Davide ci eravamo lasciati con la Wiebes dominatrice in volata, ma Elisa…

Per me sono due atlete differenti. La Wiebes è una velocista pura. Elisa è un’atleta completa con lo spunto di una velocista. Se dovessi definirla direi che è appunto una ciclista completa, ma con la testa da velocista.

E com’è la testa da velocista?

E’ così perché lei vuole avere la testa da velocista. Le piacciono più le volate…

Ma questo significa che è rinunciataria su percorsi più duri, magari con delle salite?

No, è che come ho detto le piace di più fare le volate. Le piacciono i percorsi medi. Penso che non si sia ancora resa del tutto conto del suo potenziale, che debba ancora conoscersi al 100%. Come ho già detto in passato: non c’è una classica che non possa vincere. E il Trofeo Binda, in cui sono arrivate in 15, lo dimostra. La Wiebes, tanto per restare in tema, anche con tutta la squadra che le sta attorno a Cittiglio non vince, non ci arriva in volata. Elisa ha bisogno semmai più di una squadra che la porti fuori nel finale. Qui aveva la Sanguineti, la Consonni, lì ha Van Dijk e quando parte davanti poi sa come si fa.

La Wiebes è molto più “scomposta”, Elisa quando fa le volate sembra quasi non si alzi di sella. Dipende anche dalla pista?

Sì, è vero si alza poco. Credo sia una postura tutta sua, una postura perfetta. Ha classe anche nella pedalata.

Adesso però sta andando davvero forte. E’ cambiato qualcosa?

Ha 24 anni. C’è una crescita fisiologica, ha preso consapevolezza, è in una squadra fortissima, la Trek-Segafredo e comincia anche a conoscere gli arrivi. Faccio un esempio: lo scorso anno alla Gand con noi fece quarta perché sbagliò qualcosina nel rettilineo finale, quest’anno che lo conosceva ha vinto.

Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
E negli allenamenti? La Balsamo va più forte perché è più concentrata sulla strada?

Elisa continua ad andare in pista. Almeno fino a 15 giorni fa, prima della campagna del Nord ci andava una volta a settimana. Si allena di più in salita, proprio perché l’obiettivo è fare bene nelle classiche. Prima si faceva di più in pista: un giorno di più in pista e uno in meno su strada. Ma resta comunque funzionale. Lo scorso anno era un continuo compromesso. Lei, come altre ragazze, le ho avute a mezzo servizio. Per dire, il giorno prima della Classic London le hanno detto che doveva assolutamente fare un allenamento in pista. Mentre gli uomini, Ganna, Consonni, Viviani hanno corso molto di più su strada.

Quindi il lavoro su pista incideva eccome…

Da quando ha lavorato di più su strada, e parlando solo di WorldTour, non è mai uscita dal podio, Roubaix esclusa che comunque è una corsa particolare. Ha vinto il mondiale, ha fatto un primo posto e due secondi al Women’s Tour. Quest’anno a Drenthe è stata seconda. E al Binda, a Depanne e Gand ha vinto. E lo ha fatto con una volata di gruppo, ristretta…

Se parliamo di volumi totali di lavoro, in percentuale che differenza c’è tra pista e strada rispetto alla passata stagione?

Quest’anno potremmo dire un 20% pista e 80% strada. Lo scorso anno era 50-50. Ma poi cambia anche il modo di lavorare.

Cioè?

Non voglio dire se sia giusto o sbagliato, ma lo scorso anno con le Olimpiadi era tutto più intenso, adesso invece coi mondiali su pista ad ottobre le sedute sono meno intense e ne risente meno anche la pedalata (fa una pausa Arzeni, ndr). E lo dice un fervente sostenitore dell’allenamento sul parquet: io ci porto dagli esordienti agli elite, uomini e donne, almeno una volta a settimana. Così come sono convinto che questo maggior lavoro su strada le tornerà utile anche in pista. 

Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Cosa intendi quando dici: ne risente meno la pedalata?

In pista pedali con altri rapporti, con determinate intensità e con la ruota fissa e questo lavoro ti resta almeno un paio di giorni nelle gambe. Con la ruota fissa spingi sia quando la gamba va avanti, sia quando la richiami. Tuttavia sei anche “costretto” ad andarci per non perdere l’abitudine. Lo scorso anno su 5 allenamenti, due e mezzo erano su pista e tutti al 100%. Chiara Consonni, per esempio, dopo che uscì dal discorso olimpico al Giro d’Italia faceva fatica a tenere le ruote in pianura. Capito? La Consonni fatica in pianura. E infatti poi finì fuori tempo massimo nella cronoscalata.

Un discorso complesso, ma chiaro…

Certo. Senza contare il discorso del peso. In pista quel chiletto in più ti fa anche bene, per la forza e l’esplosività, su strada non sempre. Di certo non va bene per una Gand o per un Fiandre.

Pellegrini 2022

Pellegrini, inizio folgorante in Italia. E adesso la Gand

24.03.2022
5 min
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Tre gare in stagione, un solo nome nell’elenco delle vincitrici: fra le juniores attualmente c’è un dominio assoluto come nel ciclismo non si riscontrava da tempo. Domenica a Cittiglio Francesca Pellegrini ha messo la firma sul 9° Piccolo Trofeo Binda (foto di apertura Rubino), confermando di attraversare uno stato di forma clamoroso, che ha messo in soggezione tutte le avversarie. Vincere aiuta a vincere si è sempre detto, ma nel caso della bergamasca queste vittorie sono anche il sinonimo di una grande voglia di riscatto.

Sono giorni di grande impegno per la ragazza lombarda. Fra le ore trascorse a scuola, gli allenamenti, preparare la trasferta in Belgio per la Gand-Wevelgem del fine settimana e trovare un po’ di tempo per raccontarsi non è facile. La portacolori della Valcar Travel & Service ammette di sentirsi un po’ schiacciata da tanta attenzione.

«Questa serie di vittorie ha sorpreso anche me – dice – credo che sia figlia soprattutto di come sono andate le cose lo scorso anno, chiuso senza quei risultati che mi attendevo».

Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Che cosa era successo?

Nulla di particolare, solo che non vedevo arrivare i risultati che speravo dopo tanto impegno e mi sono buttata un po’ giù. Durante l’inverno mi sono impegnata molto, non solo nell’allenamento fisico ma anche lavorando su me stessa, sulla mia convinzione e credo che i risultati stiano arrivando anche per questo.

Come nasce la Francesca Pellegrini ciclista?

Decisamente per caso, perché in famiglia nessuno pratica il ciclismo. Solo mio nonno era appassionato, ma non praticante. Io da bambina ero un po’ “maschiaccia”, per sfogare la mia esuberanza i miei genitori mi dissero di scegliere fra calcio e ciclismo. Ho provato entrambi e il secondo mi piaceva di più. A 6 anni ho subito iniziato a gareggiare fra le G1 e non mi sono più fermata.

Sei praticamente nata in bici…

Quanti giri ho fatto nel mio giardino di casa… Era la mia pista. Le rotelle le ho usate pochissimo, ho trovato subito l’equilibrio e poi è stato tutto un gioco di pedalate, salti, corse. I miei erano tranquilli, giravo sempre attorno casa.

Come nascono le tue vittorie?

Diciamo che il mio terreno preferito sono le salite. Mi piacciono le gare dure, difficili, dove si possono portare via fughe. Sono abbastanza veloce, ma non sufficientemente per emergere nelle volate di gruppo quindi serve che si arrivi all’epilogo in gruppi ristretti o dopo una gara davvero dura. Quella di domenica è stata l’ideale da questo punto. Ci ho messo un po’ a carburare, ma man mano vedevo che potevo tenere un bel ritmo e quando Eleonora Ciabocco, la campionessa italiana, ha lanciato l’attacco ero pronta a rispondere e ci siamo trovate davanti in 6. Ho impostato una volata molto lunga, forse anche troppo, ma è andata bene.

Sai di portare un cognome sportivamente importante…

Eh, è un bel peso… Potessi solo raggiungere un briciolo di quello che ha vinto Federica nel nuoto sarei già felicissima. Diciamo che questo paragone mi fa sentire sempre un pelo più forte.

Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Vieni da tre vittorie, ultima delle quali in una gara internazionale. Ora sei in partenza per la Gand-Wevelgem, è chiaro che le aspettative su di te sono aumentate.

Anche da parte mia su me stessa. In nazionale sono già stata lo scorso anno agli europei di Trento, ma come detto quella dello scorso anno non era la vera Francesca. Ora sono molto più consapevole di quel che posso fare. La vittoria di Cittiglio mi ha dato molta carica, domenica troverò molte delle avversarie battute lì e altre ancora più forti, ma parto sapendo che posso fare bene.

In base alle tue caratteristiche, dovrebbe essere un percorso che ti si adatta…

Altimetricamente sì, mi piace molto. Non so però come mi adatterò all’acciottolato, quella sarà una scoperta assoluta e sono molto curiosa di vedere come mi troverò.

Gand a parte, che cos’altro ti proponi in questa stagione?

Non c’è una gara specifica, dico solo che mi piacerebbe molto guadagnarmi la convocazione per i mondiali in Australia. Non mi pongo particolari obiettivi di risultato, già indossare la maglia azzurra in un’occasione simile sarà un grande privilegio, poi nel caso darò tutto come sempre.

Abbiamo capito dai tuoi risultati che le gare d’un giorno sono nelle tue corde. Resta da vedere come ti trovi in quelle a tappe.

Ho provato una sola volta, lo scorso anno, al Giro delle Marche, ma partiva il giorno dopo gli europei e non faceva molto testo. Io sono convinta di poter far bene, perché ho sempre recuperato bene anche dopo giornate di carichi importanti, ma una corsa a tappe è tutta un’altra cosa. E’ un altro spazio tutto da scoprire.

Ultima e sfinita, orgoglio Carbonari per il battesimo sul pavé

28.02.2022
5 min
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Mentre in testa al gruppo Annemiek Van Vleuten sceglieva il modo per vincere la Omloop Het Nieuwsblad, alle sue spalle e già ultima nell’ordine di arrivo, Anastasia Carbonari portava a casa la fatica e la soddisfazione di essere arrivata in fondo.

La sua non è stata una resa da piegarsi sulle ginocchia, ma la conseguenza di una fuga andata via presto e ripresa a 40 chilometri dall’arrivo nella prima corsa di stagione e la prima sul pavé. Per la ragazza marchigiana, arrivata quest’anno alla Valcar-Travel&Service, una rapida scuola di tecnica e strada, suggerita da Davide “Capo” Arzeni.

Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)
Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)

Un ricordo da scacciare

Ci può essere soddisfazione nell’arrivare ultimi? C’è sempre soddisfazione nell’arrivare: se si è capaci di fare tesoro di ogni esperienza, anche la resa può insegnare qualcosa.

«Partiamo da come ho lasciato il Belgio due anni fa – racconta – quando non vedevo l’ora di andarmene. Ho fatto Liegi e Freccia e ovviamente erano andate malissimo. Neanche le avevo finite e da lì avevo iniziato a pensare che magari veramente il ciclismo non fosse fatto per me.

«Quindi tornare con la migliore squadra d’Italia, poter correre tra le big e riuscire a mettere la testa fuori andando anche in fuga, non nego che per me sia stata una soddisfazione grandissima. Non è niente, lo so. In confronto a piazzarsi o arrivare alla fine con le prime non è niente. Ma come inizio e per come mi ero lasciata con questi posti, dico che sono veramente soddisfatta».

Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)
Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)

Un nuovo nascere

Quel debutto nelle Ardenne porta la data del 2020. Qualche mese prima, alla fine di luglio 2019, Anastasia si era ritrovata sull’asfalto con una vertebra rotta per un’auto che le aveva tagliato la strada. L’arrivo nella squadra di Valentino Villa ha pertanto il sapore di un vero battesimo. E visto che la marchigiana era davvero digiuna di pavé, incontrato nel pomeriggio di vigilia, il diesse Arzeni ci aveva anticipato che l’avrebbe mandata in fuga. Per darle confidenza con le stradine e permetterle di credere di più in se stessa.

«Non avevo mai corso sul pavé – dice –  Liegi e Freccia sono tutte su asfalto, quindi anche provare quelle stradine nella ricognizione e riconoscere i posti in cui vedevo sempre i ciclisti professionisti in televisione, è stata un’emozione grandissima. Sono contenta di averla finita».

La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
Che cosa significa averla finita?

Per me è un punto di partenza non indifferente. Sono molto contenta della fiducia che mi ha dato Capo, di portarmi qui e darmi la possibilità di farmi vedere e di crescere. Eravamo tutti consapevoli che fosse la mia prima volta sul pavé e che per fare queste corse serve molta esperienza. Sono contenta, è stata una grande emozione.

Come hai esorcizzato la paura del pavé?

Capo mi ha detto di andare in fuga, perché essendo la prima volta, l’impatto sarebbe potuto essere traumatico. Mi ha detto: «Vai davanti, così fai esperienza e prendi il pavé non in gruppo».

E tu?

E io sono andata in fuga. Alla fine mi ci sono trovata abbastanza bene e con un bel feeling. Negli ultimi muri mi sono staccata perché ero arrivata a cottura.

Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Una fatica diversa?

Io penso che più impari ad andarci e meno fatica fai. Quindi essendo la prima volta ed essendo del tutto inesperta, è ovvio che abbia penato più alle altre. Penso di avere una certa affinità per questo tipo di percorsi. La mia fortuna è che in bici non ho molta paura, so guidarla, mi sono trovata abbastanza bene.

Che cos’altro porti a casa?

La presentazione con tutte le luci, il fatto poter correre lassù. Sabato veramente ho realizzato che sono arrivata in questa squadra, che sono qui con le migliori atlete italiane e posso essere al loro fianco. Imparare da loro per me è una soddisfazione grandissima. Non vedo l’ora di continuare questa stagione e di crescere. Penso di essere nella squadra giusta.

La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
E il pubblico?

Quella gente è stupenda. Passare tra gli odori di birra e patatine fritte e sentire nell’aria il profumo del Belgio. Sentire l’incitamento che ricevi anche nell’ultimo gruppo è qualcosa di stupendo… Mi hanno sempre detto che per capirlo devi provarlo, ora l’ho provato e posso dire che è veramente unico.

Prossime corse?

Strade Bianche, Freccia e Liegi. Voglio vedere come andrà questa volta.

Balsamo e Arzeni: prima i saluti, poi niente sconti

18.02.2022
5 min
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Alla partenza della tappa di ieri, a Tavernes de la Valldigna, Elisa Balsamo si è avvicinata all’ammiraglia della Valcar-Travel&Service. Per la campionessa del mondo era la prima corsa di stagione, la prima con la maglia della Trek-Segafredo. L’ultima volta con un numero sulla schiena, al Women’s Tour, la piemontese aveva ugualmente l’iride ma sul petto le insegne di sempre. E aveva vinto.

«E’ stato l’incontro fra vecchi amici – commenta Davide Arzeni – ieri hanno vinto due miei amici. Elisa e Covi. Sono contento per lei, vincerà dalle 10 alle 20 corse quest’anno. E’ venuta a salutare tutta la squadra, poi è andata in corsa e ha vinto. Sapevo che sarebbe venuta fuori una tappa così, è la quarta volta che la ripropongono. Sulla salita hanno scollinato Cavalli, Van Vleuten e Mavi Garcia, poi il gruppo è tornato sotto. Noi siamo stati un po’ distratti, ma ci stiamo preparando per il Belgio».

La maglia iridata al debutto sulle strade spagnole
La maglia iridata al debutto sulle strade spagnole

Da Elisa a Elisa

Elisa Balsamo ha vinto con la maglia iridata e il marchio della Trek-Segafredo dopo tutta la vita vestita di Valcar. A lanciarla verso il successo è stata l’altra Elisa, Longo Borghini, la stessa che a Leuven la prese per mano e la lanciò nella volata che valse il titolo mondiale.

«Firmare con Trek-Segafredo – racconta la campionessa del mondo – non è stata una decisione a scatola chiusa. Quando Luca Guercilena mi ha contattato in primavera, ho chiesto a Elisa Longo Borghini, con la quale ho una profonda amicizia e un rapporto di stima, di raccontarmi le sue sensazioni sulla squadra. Le sue parole hanno rispecchiato le mie aspettative e lo stesso è successo parlando con Giorgia Bronzini, allora tecnico del Team. E’ stata una scelta ponderata, perché avevo altre proposte, ma anche la migliore che potessi fare.

«Iniziare così bene è una spinta di fiducia, il modo migliore per fare il mio debutto, ma le mie prospettive sono ancora invariate. Devo tenere i piedi ben saldi per terra, siamo solo all’inizio e devo guardare avanti. Quello che va sottolineato e forse la cosa più importante, è il feeling che ho già con la squadra. L’immediatezza con cui sono stati creati determinati meccanismi e chimica è più che positiva».

Fra le ragazze Valcar, si è vista Elena Pirrone: all’attacco e poi ripresa
Fra le ragazze Valcar, si è vista Elena Pirrone: all’attacco e poi ripresa

La Valcar al Nord

Quando gli chiediamo che effetto gli abbia fatto vederla vincere a quel modo, Arzeni chiede la domanda di riserva. Abbiamo già parlato tanto con lui della Valcar-Travel&Service dopo la partenza di tante ragazze e a questo si aggrappa per lanciare la sfida alla pupilla di ieri.

«Proveremo a darle fastidio – dice – su percorsi più veloci o su quelli del Nord. Siamo tutti qua in Spagna. In un appartamento ci sono le ragazze che stanno correndo, nell’altro il gruppo Nord. Sono qua con Consonni, Sanguineti, Carbonari, Gasparrini. Oggi non potevamo competere con le scalatrici, ma in qualche gara si accorgeranno di noi. Partiremo per le prime corse fiamminghe la prossima settimana».

Le corse del Nord attirano Elisa Balsamo, sulla Roubaix (corsa nel 2021) però ha ancora qualche riserva
Le corse del Nord attirano Balsamo, sulla Roubaix (corsa nel 2021) ha ancora qualche riserva

Classiche iridate

L’aria del Nord risveglia anche l’interesse di Elisa Balsamo e viene da sorridere pensando a quando lo scorso anno piombammo nel loro ritiro e trovammo tutto il team in quella villa sperduta tra i campi, con la futura iridata che studiava per l’esame successivo.

«Andrò a Nord – dice – ed è il calendario dei miei sogni. Tra me e quelle pietre c’è una specie di amore e odio. Non vedo l’ora di correre in Belgio, ma appena sento la durezza del selciato, nel mio cuore mi chiedo chi me lo abbia fatto fare. Quello che mi fanno provare queste Classiche è comunque impareggiabile. L’adrenalina che provo davanti a un settore di pavé, la tensione che sento nel gruppo nei momenti chiave. La Roubaix è un’altra cosa. Ho ancora difficoltà a capire se fa per me. Di sicuro è una classica epica e affascinante. L’arrivo al velodromo, per una pistard come me, è un finale da sogno».

Nella prima tappa, in salita la selezione è stata fatta da Van Vleuten e Cavalli
Nella prima tappa, in salita la selezione è stata fatta da Van Vleuten e Cavalli

Giro, Tour e laurea

Elisa punta in alto. La laurea è ad un passo e ci aggiungerebbe volentieri un master, una tappa al Giro e una al Tour.

«Mi piace pianificare le mie giornate e i miei impegni – dice – mi fa sentire più serena nell’affrontare eventuali imprevisti. In questa squadra siamo circondati da così tanti esperti che non dobbiamo pensare ad altro che a correre per vincere. Sento di essere nelle condizioni ideali per raggiungere i miei obiettivi. 

«Mi mancano due esami alla laurea. Se tutto va bene, entro l’inizio dell’estate potrei laurearmi e poi potrei pensare di iscrivermi a un master. E’ una passione cui non voglio rinunciare. E poi studiare è un buon modo per distogliere la mente dal ciclismo, una forma di decompressione. In questa fase della mia vita, il ciclismo è la priorità, il mio più grande impegno, ma penso che sia importante anche avere una prospettiva a lungo termine».

Prima corsa e prima bottiglia da stappare: è super Balsamo
Prima corsa e prima bottiglia da stappare: è super Balsamo

La stessa fiducia

Arzeni resta zitto. Conosce esattamente il valore della ragazza e standole ancora vicino con i suoi consigli, non si è stupito certo delle sue prestazioni.

Quando una collaborazione ha radici così profonde e quando insieme si sono superati anche momenti drammatici come il post Tokyo, non sarà certo un cambio di maglia a modificare la fiducia.