Guzzo vince, aiuta, si piazza ma per ora niente professionismo

20.09.2022
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Tira, aiuta, vince. Federico Guzzo (in apertura foto Cycling Shoots), classe 2001, è uno dei corridori più completi della  Zalf Euromobil Desiree Fior. Il trevigiano quest’anno si è già portato a casa cinque corse, tre secondi posti, un terzo e ha colto altri due piazzamenti nei primi dieci.

Guzzo ha vinto San Vendemiano e la Piccola Sanremo, il che denota una certa capacità ad adattarsi a tracciati differenti. Lui si definisce un corridore che ama attaccare, che non ha paura di prendere il vento in faccia. Ideale per i percorsi misti e per le salite brevi.

Guzzo (il secondo da destra) dopo la vittoria di Bruttomesso al Giro U23. Federico si fermerà alla terza tappa, caduto su uno spartitraffico
Guzzo (il secondo da destra) dopo la vittoria di Bruttomesso al Giro U23. Federico si fermerà alla terza tappa, caduto su uno spartitraffico

Regista vincente

Questa estate, al termine della prima tappa del Giro U23, vinta dal compagno Alberto Bruttomesso, era stato il portavoce del team. Parlò lui a nome di tutti e furono proprio i ragazzi a dirci di confrontarci con Federico.

«Mi fa piacere – dice Guzzo – con i compagni ho un ottimo rapporto, vado d’accordo con loro e loro con me. Siamo un gruppo di amici e quando c’è da faticare insieme siamo uniti e questo fa la differenza.

«Sicuramente non sono un corridore egoista, mi piace aiutare soprattutto se il lavoro è finalizzato alla vittoria. Ma mi piace anche se ci muoviamo bene, se facciamo il nostro. Mi prendo le mie responsabilità, quando ho dovuto fare la corsa l’ho fatto e anche bene».

Guzzo sul podio della Firenze-Empoli. Il ragazzo di Conegliano ha iniziato alla grande la sua stagione
Guzzo sul podio della Firenze-Empoli. Il ragazzo di Conegliano ha iniziato alla grande la sua stagione

Niente pro’…

Un corridore con caratteristiche simili ricorda vagamente Lorenzo Germani. L’atleta della Groupama-Fdj  è davvero un regista in corsa. È lui che orchestra le operazioni della squadra.

Eppure nonostante le vittorie importanti, il prossimo anno sarà ancora un under 23, Guzzo sembra non passare con i grandi.

«Al momento – spiega Federico – non ho avuto offerte. Perché? Non lo so… Forse perché ho mancato un po’ di continuità.

«Vedremo cosa fare. Un conto è se passo professionista e un conto se resto under 23… devo valutare un po’ tutto. In più adesso devo sistemare alcune cose personali, che vorrei tenere per me. Ma comunque l’idea è di andare avanti».

Guzzo conquista la quinta vittoria a Sovizzo (foto Cycling Shoots)
Guzzo conquista la quinta vittoria a Sovizzo (foto Cycling Shoots)

Alti e bassi

«In generale – dice Guzzo – la stagione è stata buona. Sono partito forte. Ho vinto a San Vendemiano (e prima alla Firenze-Empoli, ndr) ed è il successo che ho sentito più mio. Si correva sulle strade di casa e la società organizzatrice, il Velo Club San Vendemiano, è quella in cui sono cresciuto. E’ stato un po’ come ripagarli».

«Poi però nel corso dell’anno ho avuto un calo. Un calo sensibile. Un po’ per la caduta al Giro under e un po’ per qualche errore mio. Non mi sono allenato sempre benissimo in concomitanza con il caldo e di fatto sono sparito dagli ordini di arrivo per due mesi, i mesi più caldi appunto. Io soffro le alte temperature.

«Però adesso sto di nuovo bene».

Per questo finale di stagione, Guzzo si sta preparando per le ultime gare: Collecchio (che si corre giusto oggi), Coppa Varignana, Ruota d’Oro.

«Sono tutte corse under 23, con i pro’ abbiamo finito per quest’anno».

In altalena tra U23 e pro’: Tolio, ma come fai?

01.09.2022
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Se si guarda il calendario si può notare come Alex Tolio sia l’uomo sempre presente per la Bardiani CSF Faizanè. Il ventiduenne di Bassano del Grappa è passato quest’anno nella professional di Reverberi e fa parte del progetto giovani. Ha corso regolarmente un gran numero di gare, sia tra gli under 23 che tra i professionisti. Ma come fa a gestire questo doppio impegno?

Tolio ci risponde dal Belgio, oggi inizia il Flanders Tomorrow Tour, breve corsa a tappe dedicata agli under 23, che si disputa sulle strade delle classiche del Nord. «Abbiamo trascorso dei giorni tranquilli – ci dice con voce allegra Alex – domenica si è corso in Olanda alla Ronde van de Achterhoek, gara 1.2 mentre domani (oggi per chi legge, ndr) siamo in Belgio».

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Giro di Slovenia
Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Slovenia
Un bel programma di corse al Nord, ci torni dopo aver disputato la Freccia del Brabante…

Sì, quando si viene da queste parti si nota subito il cambiamento, non si tratta solamente di spostarsi in un Paese diverso. Cambiano molte cose: le strade, le condizioni climatiche, di corsa, la competitività degli atleti. Alla Freccia del Brabante, ad aprile, ho rotto il ghiaccio, è stata un’esperienza tosta ma motivante, c’era pioggia, brutto tempo, insomma, un clima da lupi! Domenica in Olanda, invece, il clima era favorevole, ma le strade meno. C’erano vento e sterrato a rendere tutto complicato.

Anche il Belgio non scherza!

No no, questa tre giorni nelle Fiandre sarà bella tosta. Si tratta di una gara under 23, ma pur sempre internazionale. Il livello dei partecipanti sarà altissimo. Ma visto che la nostra squadra under 23 è legata ad una professional, possiamo fare solo gare internazionali, non ci sono mai giorni facili.

Il giovane corridore veneto ha corso molte delle gare internazionali della categoria under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Il corridore veneto ha corso molte gare internazionali del calendario under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Abbiamo visto che corri molto sia tra gli under che tra i pro’ come sta andando?

Era un accordo che avevo con la squadra fin da inizio stagione. Avendo un’età più avanzata, il mio calendario prevedeva anche delle corse con i professionisti, Ho messo insieme un bel bagaglio di corse, disputando anche la Strade Bianche. A causa di quella partecipazione non ho potuto gareggiare al Giro d’Italia Under 23, la squadra mi ha però fatto un bel regalo mandandomi al Giro di Slovenia.

E te la sei cavata piuttosto bene.

E’ stata una bellissima esperienza perché arrivavo da un periodo in cui la condizione non era al massimo. Giorno dopo giorno sono riuscito a trovare il colpo di pedale giusto, ho indossato anche la maglia di miglior giovane alla fine della prima tappa (foto di apertura, ndr). E nell’ultima frazione ho colto un bellissimo quarto posto, quindi mi ritengo molto soddisfatto.

Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Davide Gabburo, un ottimo mentore per i più giovani
Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Gabburo, ottimo mentore per i più giovani
Come riesci a trovare il ritmo giusto passando da gare under 23 a quello con i pro’?

Non è semplice, sono due modi di correre molto differenti. Tra gli under c’è molta imprevedibilità, i professionisti sono più “tranquilli” ma quando aprono il gas devi aver la gamba giusta per seguirli. La grande differenza nel passare da una categoria all’altra è l’approccio alla corsa, lì trovi la chiave giusta per interpretare bene quello che succede intorno a te. Facendo questo “ascensore” mi sono costruito una memoria, e prima ti ricordi come si corre in quella situazione meglio è. Più corri più ti abitui, all’inizio non era semplice, ora riesco a gestirmi molto meglio, complice anche una migliore condizione. 

Ed il rapporto con i diesse?

Ovviamente in base a dove ti trovi cambiano i consigli e le direttive, ci sono consigli diversi. Quando sei tra i professionisti hai un supporto maggiore in corsa. Invece, negli under 23, siamo una delle squadre più curate e quindi il modo di correre e le tattiche sono differenti. 

Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Con i compagni?

Grazie al mio continuo cambio di categoria ho avuto modo di correre e di allenarmi con tutti: dai più giovani ai più esperti. Uno con il quale ho parlato molto anche in corsa è Gabburo, al Giro di Slovenia eravamo spesso davanti insieme e lui mi “guidava” spesso nel gruppo o mi consigliava che fare. 

Quando torni dai più giovani porti qualche insegnamento?

I ragazzi che sono arrivati sono molto svegli e imparano in fretta, io poi sono una persona molto riservata, non mi piace parlare molto. Sicuramente cerco di trasmettere loro qualcosa nel modo di correre e nell’approccio alle gare ed agli allenamenti. Preferisco i fatti alle parole.

Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: nei programmi un po’ di riposo prima del finale di stagione
Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: un po’ di riposo prima del finale di stagione
Questa tua altalena tra professionisti ed under 23 continuerà fino a fine stagione?

Sì. Dopo questa corsa a tappe in Belgio andrò al Giro di Slovacchia dal 13 al 17 settembre e poi correrò le gare in Italia. Prima quelle under 23, come Ruota d’Oro e Piccolo Lombardia, e poi le classiche dei professionisti

L’anno prossimo non sarai più under 23, dopo quello che hai visto ti senti pronto?

L’idea della Bardiani era quella di prepararmi gradualmente al passaggio totale nei professionisti che avverrà nel 2023. Già nel 2021 con la Zalf avevo corso qualche gara, ma essendo un team continental il calendario era principalmente legato all’attività under 23. Questo 2022 mi è servito per imparare tanto, e non è ancora finito, quindi avrò ancora modo di fare esperienza. Il progetto che la Bardiani aveva in testa è questo, preparare gradualmente i corridori al passaggio nel professionismo, direi che sta funzionando.

Il Casentino di Meris, lampo da vero scalatore

23.08.2022
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Il Giro del Casentino è una delle gare più antiche del calendario italiano under 23 essendo arrivata alla sua edizione numero 105. Attraverso le sue strade nella provincia aretina sono passati fior di campioni, basti pensare che nel suo albo d’oro militano personaggi quali Bartali, Coppi e Nencini. L’ultimo a essere entrato in questo prestigioso consesso è Sergio Meris, che si era già messo in luce all’ultimo Giro d’Italia.

Già dalle sue prime parole si coglie come Meris, oltre ad essere profondamente appassionato per la sua attività, faccia parte di una cerchia andata restringendosi nel tempo, quella degli scalatori.

«Il Giro del Casentino è una gara nervosa – dice – con una salita di 7 chilometri prima di entrare ad Arezzo e un’altra di 18 divisa in due parti, che alla fine si è rivelata decisiva. La squadra si era votata alla mia causa e nella salita principale ho provato a fare selezione così siamo rimasti in una decina. Alla fine della discesa è partito Iacchi, al quale ci siamo accodati io e Menegotto. Ero solo contro due, ho dovuto rintuzzare ogni attacco, poi in volata ho saltato il primo e scongiurato il tentativo di rimonta del secondo».

Meris GPM Casentino 2022
Il passaggio al GPM: Meris è primo e ha già fatto selezione, ma i Qhubeka sono in agguato (foto Valerio Pagni)
Meris GPM Casentino 2022
Il passaggio al GPM: Meris è primo e ha già fatto selezione, ma i Qhubeka sono in agguato (foto Valerio Pagni)
Partendo dal tuo racconto e da quanto hai fatto nel corso della stagione, ti si può considerare uno scalatore?

Io vorrei essere un corridore completo, competitivo su tutti i terreni, ma certamente in salita mi trovo meglio. Si è visto anche al Giro Under 23, non solo nella tappa che ho chiuso al secondo posto. So però che devo migliorare ancora molto, soprattutto nelle salite più lunghe, quelle dove lo sforzo si protrae e bisogna saper dosare le energie, mentre invece sugli strappi brevi sono già in grado di fare la differenza. Io però voglio essere competitivo dappertutto.

Le squadre professionistiche cercano prevalentemente specialisti, potrebbe quindi essere quella una soluzione per il tuo futuro?

Io lo spero, ma come detto devo ancora lavorare molto e il Giro in tal senso è stato molto istruttivo. Le caratteristiche sono sicuramente quelle, ma devo dimostrare il mio valore nel tempo. Io comunque ce la metto tutta.

Meris Casentino 2022
La volata vincente di Meris in rimonta su Menegotto all’estrema sinistra (foto Valerio Pagni)
La volata vincente di Meris in rimonta su Menegotto all’estrema sinistra (foto Valerio Pagni)
Come è nata questa tua passione?

Non poteva essere altrimenti considerando che ho due fratelli più grandi che correvano e mi hanno contagiato subito, tanto che ho cominciato a gareggiare già da G1. I risultati arrivavano e mi instillavano la voglia di provarci sempre di più, sognavo di essere Nibali o Contador, i miei idoli del tempo. Ora mi piacciono i corridori che fanno spettacolo e vincono dappertutto, come Van Aert, completamente diversi da quelli di allora.

La tua stagione, partendo dal prestigioso secondo posto di tappa al Giro, è stata finora molto positiva, colpisce però il fatto che tu non abbia ancora avuto un’occasione per vestire la maglia azzurra. Con il cittì Amadori hai avuto contatti?

Ci siamo scambiati qualche battuta, soprattutto al Giro d’Italia, ma finora non è ancora arrivata quella benedetta convocazione. Non voglio però che sembri una lamentela, sono io il primo a dire che in molte occasioni ho sbagliato qualcosa, non mi sono mosso bene e devo lavorare molto dal punto di vista tattico. La vittoria di sabato è un buon punto di partenza in tal senso perché la gara si era messa in maniera difficile. Spero che da lì possa mostrare una buona continuità.

Meris Corsalone 2022
Meris, qui sul podio di Corsalone, è nato a Gorle (BG) il 10 marzo 2001 (foto Valerio Pagni)
Meris Corsalone 2022
Meris, qui sul podio di Corsalone, è nato a Gorle (BG) il 10 marzo 2001 (foto Valerio Pagni)
Al di là delle tue vittorie nelle gare d’un giorno, sembri avere caratteristiche più adatte per le gare a tappe…

Penso anch’io che possano essere un giusto approdo per me, anche al Giro mi sono accorto che andavo sempre meglio ogni giorno che passava, mentre altri cominciavano ad accusare la fatica. Ho chiuso 17° ed è una buona posizione vista la concorrenza, ma si può fare meglio. Credo comunque di essere adatto per quel tipo di gare.

Prossimi appuntamenti?

Intanto il Giro del Friuli dove appunto voglio mettermi alla prova cercando di puntare alla classifica, poi tutte le classiche italiane fino al Piccolo Lombardia, gara alla quale tengo particolarmente perché so essere durissima e spettacolare, chi emerge lì non è un corridore qualsiasi.

Meris Albola 2022
Prima del Casentino, Meris si era aggiudicato il Trofeo Castello di Albola ad aprile
Meris Albola 2022
Prima del Casentino, Meris si era aggiudicato il Trofeo Castello di Albola ad aprile
Che idee ti sei fatto per la prossima stagione, potresti cambiare squadra?

No, ho già il contratto con la Colpack Ballan, penso che il prossimo anno sarà decisivo per il mio futuro, per raccogliere quanto seminato se continuerò a lavorare bene. Lo scorso anno avevo ancora la scuola perché avevo perso un anno, quindi non mi ero potuto concentrare completamente sulla mia attività. Quest’anno la differenza si è già vista e voglio che si veda ancora di più nel 2023, magari per coronare il mio sogno: vestire la maglia azzurra. Ma devo meritarmela…

Oioli: tra maturità e ciclismo, ecco il suo primo anno da under 23

21.08.2022
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Manuel Oioli è uno dei ragazzi promettenti del nostro ciclismo giovanile (in apertura foto Instagram). Nato e cresciuto a Borgomanero, a due passi dal Lago Maggiore, quest’anno è passato under 23, con la maglia della Fundacion Contador, anticamera della professional Eolo-Kometa. Il suo debutto nella categoria under 23 sta proseguendo in maniera lineare, ed ora che ha finito la scuola può concentrarsi sulla bici

«Mi sono diplomato il mese scorso – ci dice dall’altra parte del telefono – a luglio, al liceo linguistico, con 76 su 100, un bel risultato se si considera anche l’impegno del ciclismo».

Oioli, qui in primo piano, è al primo anno alla Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Oioli è al primo anno con la Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Com’è stato conciliare la scuola con gli impegni sportivi?

Devo dire che è stato abbastanza semplice, la squadra non mi ha mai fatto pressione, anzi, mi metteva tutto a disposizione. Sono stato io che ho deciso di dare un minimo di priorità al ciclismo e in questo la scuola mi ha dato una mano. 

In che senso?

Essendo un atleta di interesse nazionale, tutte le assenze fatte per attività sportiva non mi sono state contate. Mi sono dovuto accordare io con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, mi è stata concessa più libertà anche in classe, avevo le interrogazioni programmate, così come le verifiche. Vi faccio un esempio: se la domenica ero impegnato in una gara, il giorno dopo a scuola non mi avrebbero potuto interrogare. Questo è stato utile per far coincidere tutti gli impegni. 

Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Sembra che tu sia riuscito a farlo bene…

Sì, a livello scolastico sono molto soddisfatto, e direi anche per quanto fatto in inverno come preparazione. Il problema più grosso è l’inverno, più o meno fino a febbraio, quando le giornate sono corte. Mangiavo spesso a scuola e andavo direttamente ad allenarmi, quando dovevo fare i lunghi uscivo una o due ore prima. Alla fine la grande “problematica” per noi primi anni è la scuola, ovviamente rispetto ai ragazzi più grandi qualcosa in meno ho fatto. 

Come è andato l’adattamento?

Sta andando come me lo aspettavo, ho fatto dei buoni piazzamenti in qualche gara. Il ritmo ed il modo di correre è diverso, si alza un po’ il livello e ci vuole un po’ di tempo in più per adattarsi. Io sono un corridore che per fare fruttare quanto di buono fatto in preparazione deve correre, altrimenti non miglioro. 

Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Sei in una squadra spagnola che corre sia in Spagna che in Italia, come avete gestito i tuoi impegni?

A livello logistico le trasferte le organizza la squadra, solitamente voliamo in Spagna due giorni prima della gara, dormiamo nell’appartamento del team che si trova poco fuori Madrid e poi si corre. Come modo di correre c’è tanta differenza tra Italia e Spagna, da noi le corse sono frenetiche e nervose. Mentre in Spagna c’è più controllo, più tranquillità, si ha un modo più lineare di vivere la corsa. 

Ci sono altre differenze?

Una in particolare. In Spagna si fanno tante corse a tappe, io tra giugno e luglio ne ho corse quattro. In Italia non ne abbiamo quattro nemmeno in tutto il calendario, questa è la pecca principale a mio modo di vedere. Fare le gare a tappe ti dà una marcia in più, la crescita la senti subito, impari la gestione delle forze, il recupero…

In Italia hai corso poco, però hai fatto il Trofeo Piva, tua unica corsa internazionale, che ne pensi?

Che in Italia il livello è più alto rispetto alla Spagna. Nel giorno del Piva io non stavo particolarmente bene, in più soffro il freddo ed aveva anche nevicato, diciamo che non era la mia giornata. La cosa migliore sarebbe fare tante corse a tappe in Italia, questa sarebbe l’attività che mi piacerebbe fare. 

Quando torni a correre in Italia noti delle differenze?

Mi manca il ritmo di corsa che c’è da noi, non riesco a gestire bene i cambi di ritmo e gli scatti continui. Per questo mi piacerebbe correre di più qui, ma se devo scegliere tra una corsa a tappe in Spagna o una gara di un giorno in Italia, scelgo la prima

Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Con la Fundacion Contador come va?

Siamo 15 corridori, un numero più che sufficiente per il calendario che facciamo, ci troviamo spesso a fare doppia attività. La squadra è divisa tra italiani e spagnoli, ma ci mischiamo senza problemi. Se mi doveste chiedere di dirvi qualche differenza tra i due gruppi non ne troverei. 

Il progetto per gli atleti di primo anno come te com’è gestito?

L’obiettivo della squadra per corridori di primo anno è di fare tra i 30 ed i 40 giorni di corsa. Ad inizio anno ho avuto qualche difficoltà in più perché non ho corso molto, mentre d’estate mi sono sentito meglio. Noi italiani abbiamo un preparatore italiano che è meglio, anche solo per le comunicazioni. Quando andiamo a correre in Spagna però il nostro diesse di riferimento è spagnolo ovviamente. 

E da qui a fine stagione?

Ad agosto la squadra ha optato per un periodo di riposo, da questa settimana inizierò ad allenarmi in maniera più intensa per farmi trovare pronto alle gare di settembre ed ottobre. Farò altre corse a tappe in Spagna e poi qualche gara in Italia, ma non conosco ancora bene i miei impegni.

Con Fede entriamo in casa dell’AG2R Under 23

15.08.2022
4 min
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Prima Tronchon e la sua vittoria in qualità di stagista, poi le radici europee di Jorgenson. Se si parla di ciclismo giovanile, prima o poi si incappa della struttura dell’AG2R (in apertura la foto di Michael Gilson/DirectVelo), uno dei massimi esempi di come un team del WorldTour non sia solamente un insieme di corridori professionisti. La formazione francese è fortemente radicata, lavorando in profondità fino alle categorie più piccole da permettere ai migliori talenti francesi e non solo di emergere, ma soprattutto di farsi trovare pronti a 360° quando verranno chiamati a entrare nel consesso più alto.

C’è un ragazzo italiano che sta seguendo questa trafila e per farlo ha scelto di lasciare la sua terra e la sua famiglia per andare in cerca di un futuro. Gabriel Fede si era fatto un nome nel panorama italiano nel ciclocross e proprio quei successi lo hanno proiettato in Francia: «Mi hanno chiamato per fare dei test. Sono rimasto 4 giorni, poi mi hanno mandato a casa e mi hanno richiamato successivamente, offrendomi la possibilità di trasferirmi e studiare lì».

Fede Estivale Bretonne 2022
Fede sul podio della terza tappa dell’Estivale Bretonne. L’azzurro ha chiuso 5° a 2’33” da Le Ny (FRA)
Fede Estivale Bretonne 2022
Fede sul podio della terza tappa dell’Estivale Bretonne. L’azzurro ha chiuso 5° a 2’33” da Le Ny (FRA)
Come funziona la loro struttura?

E’ un centro di formazione a tutti gli effetti, funziona come un college americano: d’inverno si studia e al pomeriggio ci si allena, perché l’intento è dare ai ragazzi una base sia per chi avrà un futuro nel ciclismo, sia per chi troverà la sua strada al di fuori. Man mano poi si sale di categoria e si entra nella società corrispondente. Io sto affrontando il mio primo anno da under 23.

Fate quindi vita in comune?

Sempre. La società mette a disposizione degli appartamenti, poi si mangia tutti insieme alle 12 e alle 19, ma naturalmente si studia e ci si allena in comune. In squadra con me ci sono 13 francesi, poi un inglese, un danese e io. Tutti under 23 salvo un elite.

Com’è stato il tuo ambientamento? Ti sei ritrovato dall’oggi al domani in una realtà diversa…

Non è stato facile, i primi tempi la barriera linguistica era un ostacolo e poi c’era tanto a cui doversi abituare. Pian piano le cose sono andate migliorando, io continuo a studiare il francese e con i ragazzi abbiamo formato un bel gruppo. Adesso posso dire che non ci sono grandi differenze con l’Italia.

AG2R allenamenti 2022
Allenamenti in comune come anche lo studio. D’inverno non manca l’attività nel ciclocross (foto Instagram)
AG2R allenamenti 2022
Allenamenti in comune come anche lo studio. D’inverno non manca l’attività nel ciclocross
Dal punto di vista ciclistico come ti trovi?

La cosa che a mio parere è più evidente è che i criteri sono molto diversi. Non abbiamo addosso pressioni, l’obiettivo è far maturare ognuno di noi secondo i propri tempi, gareggiando spesso, facendo esperienze. Io ho accumulato già una quarantina di giorni di gare e molte ce ne saranno da qui alla fine della stagione.

Ripensandoci è una scelta che rifaresti?

Senza pensarci due volte… Io ci credo fortemente e mi sono ritrovato in un ambiente eccezionale. Sono contentissimo e non tornerei indietro.

Che impatto ha avuto la vittoria di Tronchon?

Eravamo tutti insieme a vederla con il nostro capo allenatore, è stata una grande emozione, quando ha tagliato il traguardo siamo esplosi tutti…

Ag2r giovanile 2022
Il gruppo giovanile dell’AG2R si sviluppa sin dalle categorie più piccole con il team La Morte Servolet
Ag2r giovanile 2022
Il gruppo giovanile dell’AG2R si sviluppa sin dalle categorie più piccole con il team La Morte Servolet
Ti rivedremo nel ciclocross?

Tutti i ragazzi fanno ciclocross d’inverno, ma soprattutto in allenamento. La preparazione per la stagione su strada inizia molto presto, quindi credo che gare non ce ne saranno, ma continuerò comunque a praticarlo.

Che programmi avete?

Dopo qualche altra gara in Francia, dove tra l’altro ho vinto una tappa all’Estivale Bretonne finendo 5° in classifica e 1° dei giovani, faremo tutto il calendario delle classiche italiane di settembre, dal Giro dell’Emilia alla Ruota d’Oro alla Piccola Sanremo.

Fede 2022
Primo anno in Francia per Gabriel Fede, che studia francese e vuole frequentare lì l’università
Fede 2022
Primo anno in Francia per Gabriel Fede, che studia francese e vuole frequentare lì l’università
Tornando all’impresa di Tronchon, che impressione vi ha fatto vedere un vostro compagno vincere fra i “grandi”?

Non posso nascondere che è un po’ l’obiettivo di tutti. Ognuno di noi si pone il traguardo di avere uno stage con la squadra maggiore, se poi in quell’occasione riesci anche a metterti in mostra, la strada verso un contratto da pro’ è tracciata. Fra noi però non c’è invidia.

E con l’altro grande gruppo francese Under 23, quello della Groupama FDJ dei vari Martinez, Gregoire, Thompson?

C’è molto rispetto e sana rivalità sportiva. Hanno ottenuto grandi risultati, questo è certo, ma noi non siamo da meno…

Canosa di Puglia, assalto dal Nord. Capiamo perché…

10.08.2022
5 min
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In questo periodo più di qualche volta abbiamo accennato come anche le continental e le squadre più grandi U23 vadano spesso a caccia di vittorie nelle gare regionali. E in parte è quel che è successo al Trofeo San Sabino a Canosa di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani.

Sia chiaro non siamo qui a puntare il dito contro nessuno, anzi… fa piacere che ci siano competizioni per tutta la Nazione. Il regolamento non impedisce a questi team di partecipare. Semmai c’è da rivedere il sistema dei calendari, come ci diceva Cazzaniga.

Semplicemente “fotografiamo” un aspetto del nostro settore giovanile più avanzato, appunto quello dei dilettanti-U23. Fotografiamo ciò che succede nella realtà a dispetto delle teorie che vengono decantate sull’attività all’estero, le corse a tappe… 

Al via della 71ª edizione della Coppa San Sabino 127 corridori, in rappresentanza di 21 team
Al via della 71ª edizione della Coppa San Sabino 127 corridori, in rappresentanza di 21 team

Patrimonio U23

Ma andiamo a Canosa di Puglia. Come mai team quali Delio Gallina Ecotek, Mg.K Vis Colors For Peace o Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino siano arrivate sin laggiù?

«La Coppa San Sabino va avanti da 71 edizioni – dice con orgoglio Cosimo Patruno, figlio dell’organizzatore Sabino – La mia famiglia organizza da tantissimi anni questa prova. E’ ormai un patrimonio del ciclismo italiano under 23. E’ un po’ il nostro bambino! Abbiamo una ditta di olio e quel che viene messo da parte, pensione compresa di mio padre, va per questa gara. Mio papà ha suonato la campana dell’ultimo giro alla prima edizione. Aveva sei anni. Tanto per dare un’idea di cosa sia questa gara per noi e per Canosa».

«Perché i team del Nord vengono da noi: perché è una tradizione che cerchiamo di portare avanti – continua Patruno – Siamo consapevoli della lunga trasferta e infatti noi offriamo vitto, alloggio ed anche un “piccolo” rimborso spese per il viaggio. Abbiamo pochi corridori qui al Sud e le squadre del Nord ci gratificano con la loro presenza. Le coccoliamo, ma neanche mettiamo le squadre del Sud in seconda fascia».

«Dalle Marche in giù abbiamo sempre avuto dei team. Anche per questo posso assicurare che la nostra gara anche se è regionale costa come una internazionale. E io sono un giudice, giro molto, conosco i costi».

Obiettivo vittoria

Patruno ammette che quando gli squadroni chiamano per partecipare vogliono vincere. Ma non si tratta, almeno in alcuni casi, di “sete di vittorie”.

«Ormai – dice Cesare Turchetti diesse e manager della Delio Gallina, team bresciano – sono 15 anni che vado alla Coppa San Sabino. Si è stabilito un rapporto di amicizia con Patruno e tornerò in Puglia anche a settembre con il trittico della Coppa di Ceglie Messapica e Polignano.

«Noi siamo andati al Sud è vero, ma non perché avessimo questa sete di vittorie. Quest’anno ne abbiamo ottenute. Loro danno vitto e alloggio e un piccolo rimborso, ma credetemi per affrontare un viaggio del genere, con nove persone (sei corridori e tre accompagnatori) i soldi ce li devi mettere. Questo per dire che non siamo arrivati sin lì perché ci pagano o per fare man bassa di premi e portare a casa 3.000 euro.

«I ragazzi che si trovano alla Coppa San Sabino per l’80 per cento sono gli stessi che più o meno si scontrano tutte le domeniche tra l’altro, pertanto vincere non è neanche così scontato. Tsarenko non ha vinto con chissà quale distacco».

«Ormai – riprende Paturno – i team conoscono questo circuito di 14 chilometri, con una salita all’inizio e poi un falsopiano a scendere e uno a risalire. Di solito portano passistoni, ma anche corridori che tengono in salita. Nel passato recente hanno vinto atleti come Moschetti, Riabushenko… E Vlasov fece ottavo».

Patruno parla di squadre dalle Marche in giù ma quest’anno venivano da più lontano ancora. Una ventina di team al via e le richieste sarebbero state di più, tanto più che in quella domenica non c’erano altre prove.

«Ma neanche volevamo girare le spalle alle squadre del Sud che ci sono state vicine negli anni – continua l’organizzatore – Per esempio c’è stato chi è venuto a correre da solo. Sapeva del palcoscenico e voleva esserci.

«Noi abbiamo gli chiesto: “Con chi vieni?”. Il ragazzo ha risposto: “Con mio padre”. Ebbene noi abbiamo dato l’ospitalità anche al papà che lo ha accompagnato. In tutto abbiamo ospitato oltre 220 persone nei vari alberghi e non è stato facile. Per questo prima dicevo che la Coppa San Sabino costa molto! Senza contare i costi per i premi. La medaglia del vincitore aveva un valore di 800 euro, per dire…».

Corsa veloce, ma con uno strappo. Si è vinto con oltre 44 di media oraria
Corsa veloce, ma con uno strappo. Si è vinto con oltre 44 di media oraria

Occasione per il Sud

Ma tornando al discorso delle gare regionali, la questione di una corsa piccola che attira squadre grandi si può leggere anche al contrario. Tanto più che questa era al Sud.

Può essere un’occasione per i corridori del meridione di confrontarsi con i colleghi del Nord, di correre a livelli più elevati. 

«Vero – dice Patruno – è un’occasione importante anche per loro. Penso che vincere “nel giardino di casa” non porti soddisfazione, ma piazzarsi nei primi dieci alle spalle dei migliori atleti e in un palcoscenico importante ti consente di ambire ad altro. E’ come al Giro d’Italia con le professional che si ritrovano con le WorldTour. Una corsa come la Coppa San Sabino deve essere uno stimolo per i ragazzi del Sud, quasi un “training camp”.

«E se non fosse stata una gara regionale la partecipazione singola non sarebbe stata possibile».

Impegno e passione sono le parole d’ordine. Eventi così, ha ragione Patruno, sono un patrimonio del ciclismo dilettantistico italiano e vanno tutelati, specie a quelle latitudini.

La partecipazione del pubblico è buona. C’è curiosità ed è un’esperienza anche per i ragazzi del Nord.

«Dare una possibilità ai ragazzi del Sud: per noi è uno stimolo anche questo. Magari un ragazzo si mette in mostra, va in fuga, ottiene un buon piazzamento e può trovare una squadra del Nord… E l’anno dopo può tornare alla Coppa San Sabino e vincerla».

Ciclismo giovanile: i più piccoli rischiano di sparire

04.08.2022
4 min
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La testimonianza di Floreani a proposito dell’esperienza estera del Team Tiepolo ha dato nuovo impulso alle discussioni sull’attività a livello giovanile. E’ un nervo scoperto del ciclismo italiano attuale, sicuramente uno degli aspetti alla base del difficile momento che sta vivendo. L’esperienza del team friulano è un esempio di come ci si regola, ma altre società, sia per evidenti ragioni geografiche, sia per altrettanto evidenti differenze di possibilità economiche, devono fare conti diversi e questa disparità alla fine pesa.

Leggendo l’articolo, ci ha contattato Emanuele Serrani, una voce importante del ciclismo giovanile marchigiano per molti anni nello staff dirigenziale della Sc Calzaturieri Montegranaro: «Ora per ragioni di lavoro mi occupo di una società di giovanissimi del mio paese, ma sono rimasto come collaboratore, tengo troppo a quei ragazzi.

«L’esperienza del team friulano è interessante, ma loro sono di Udine, hanno molte più possibilità di varcare il confine, fare anche attività transfrontaliera. Per noi è praticamente impossibile e questo pesa».

Serrani 2022
Emanuele Serrani, dirigente marchigiano mette l’accento sulle difficoltà nel fare attività nel Centro-Sud
Serrani 2022
Emanuele Serrani, dirigente marchigiano mette l’accento sulle difficoltà nel fare attività nel Centro-Sud
Partiamo allora dalla vostra realtà…

Abbiamo una società che a inizio anno aveva 14 elementi, ora si sono ridotti a 9: due elite e gli altri tutti under 23. Facciamo prevalentemente attività regionale, ma abbiamo potuto prendere parte alle prove ExtraGiro e ad alcune classiche come Montecassiano, Castelfidardo, Capodarco.

Perché si sono ridotti nel numero?

Succede sempre così nelle società medio-piccole: non sono tutti pronti per fare attività di primo livello, ma ogni gara, anche di livello regionale, vede al via squadre nazionali assatanate. Alla lunga i più giovani, quelli che avrebbero bisogno di tempo per maturare, che magari hanno anche mezzi per far bene ma hanno bisogno di essere “coltivati” con tempo e cura, smettono.

Di Genova 2022
Pietro Di Genova, l’elemento più in vista della Calzaturieri Montegranaro in questa stagione
Di Genova 2022
Pietro Di Genova, l’elemento più in vista della Calzaturieri Montegranaro in questa stagione
Uno dei problemi principali, come ammettono anche in Federazione, è quindi la partecipazione alle gare regionali…

E’ forse il primo aspetto sul quale mettere mano. In Italia abbiamo poi la stravaganza della presenza delle continental che le ritrovi dappertutto. Nelle regionali non c’entrano proprio nulla, dovrebbero avere lo status di professionisti e gareggiare nelle loro prove, non rubando lo spazio ai più piccoli, sia come società che come età vera e propria.

Dal vostro punto di vista, le gare sono tante o poche?

Sono sempre meno e quindi anche i team più grandi, che dovrebbero gareggiare nelle prove nazionali o internazionali, li trovi dovunque. I nostri ad esempio questa settimana erano a Canosa di Puglia, una gara che in passato faticava a raggiungere i 70 corridori, quest’anno c’era un’invasione di corridori anche dal Nord. Altro che gara interregionale…

Malaguti 2015
Alessandro Malaguti, uscito dalla società di Montegranaro e pro’ dal 2011 al 2016 con 3 vittorie
Malaguti 2015
Alessandro Malaguti, uscito dalla società di Montegranaro e pro’ dal 2011 al 2016 con 3 vittorie
Un tema affrontato è anche la scarsità delle gare a tappe in confronto a quelle straniere…

Noi non siamo mai stati all’estero, ma leggendo mi sono chiesto le cause di questa disparità. E’ solo un problema di budget o c’è dell’altro, permessi difficili da ottenere? Io mi baso sull’esempio del ciclocross (Serrani è tra gli organizzatori della prova nazionale di Ancona, ndr): vedo le gare belghe e olandesi che hanno quasi sempre un ponte artificiale. Io ho provato a chiedere l’inserimento sul percorso, ma devi fare mille richieste e documenti, senza contare i costi enormi. Alla fine rinunci. Il problema di base comunque è lo status delle gare: se tra una nazionale e una regionale quel che cambia sono solo montepremi e tassa di gara, non andiamo lontano.

In definitiva di che cosa avreste bisogno per “soffrire meno”?

Innanzitutto un budget più alto, ma questo vale per tutti e a prescindere. Inoltre molto più ordine nei regolamenti, con un calendario locale che permetta alle società più piccole e ai corridori che devono ancora crescere di gareggiare. Noi alla fine avremo una cinquantina di gare l’anno che non sono neanche poche, ma di corse veramente locali ne abbiamo poche e hanno una grande importanza. Non conta tanto chi vince, conta fare esperienza adatta a tutti i ragazzi, per non far perdere loro la passione, perché è questa che porta avanti il circo, senza di essa crolla tutto.

Il calendario, un argomento spinoso. Sentiamo Cazzaniga…

03.08.2022
4 min
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A fronte delle lamentele, riportate anche su queste pagine, a proposito della struttura del calendario juniores e under 23 in Italia, troppo ricco e articolato su gare d’un giorno che poco arricchiscono tecnicamente i nostri ragazzi, ai vertici della Federazione Ciclistica c’è un’opinione ben diversa.

Il Progetto 3R, chiamato a rivoluzionare e rilanciare l’attività amatoriale ha influssi anche su quella agonistica. E li avrà non solo prevedendo gare riservate alle categorie giovanili fino agli allievi, ma ammettendo la partecipazione alle granfondo anche per corridori Elite e Under 23, in aggiunta e alternativa a un calendario ritenuto da qualcuno troppo… asciutto.

Era importante vederci chiaro e il vicepresidente della FCI, Ruggero Cazzaniga, si è prestato di buon grado alla discussione, prendendo l’argomento di petto.

«Partiamo dai numeri: abbiamo 45 società per Under 23 a cui vanno aggiunte le 16 continental, per un totale di oltre 700 corridori. E’ un numero importante, che deve avere un calendario adeguato. Se guardiamo al numero di tesserati Elite e U23 arriviamo a un totale di 1.200 ciclisti.

«Ma quanti di essi hanno realmente la possibilità di fare un calendario pieno? Quelli che corrono in squadre regionali hanno un’attività ridotta, soprattutto se per farla devono trasferirsi al nord, considerando l’aggravio di spese».

Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Il calendario però è pieno: nel weekend si va dalle 7 alle 12 gare, non considerando le prove a tappe, quindi occasioni per gareggiare ce ne sono…

Il calendario così com’è ora è tutto sballato. Non ho paura ad affermarlo e posso dire anche qual è la causa: il Covid. Prima avevamo una struttura che prevedeva di regola una gara internazionale, una nazionale e un paio di regionali con partecipazione di conseguenza che permetteva a tutti di avere un’attività congrua. Dopo il Covid è saltato tutto. I regolamenti hanno quasi imposto alle società di iscrivere le gare nel calendario nazionale con un sovraffollamento che non fa bene a nessuno. Il calendario va poi visto in base al periodo.

In che misura?

Il problema non è dato tanto dal numero di gare, quanto dalla partecipazione. Con l’arrivo dell’estate notiamo una forte contrazione nei partenti e temiamo che a settembre sarà ancora più forte. Ma torniamo alle richieste di entrata nel calendario: abbiamo molte regioni con un’attività ridotta, alcuni organizzatori allestiscono prove extraregionali che diventano un riferimento per un vasto territorio. Sono regionali come affiliazione, internazionali come partecipazione e questo è un problema.

Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Non si può arrivare a una differenziazione nel calendario? I corridori più forti, in base a un ranking stabilito attraverso i risultati, faranno un’attività internazionale, gli altri saranno dirottati sulle prove regionali, da aumentare per rendere quelle internazionali una “crema” dell’attività, cercando di migliorare e fare il salto di qualità.

L’idea è buona, ma di difficile applicazione per molti fattori. Partiamo dagli organizzatori: ognuno vuole avere al via il meglio del movimento, quindi chiama le squadre più forti e chiede la partecipazione dei più forti. Un meccanismo che ha anche i suoi perché: l’organizzatore deve “vendere” il suo prodotto, soprattutto a sponsor ed enti locali. Così partecipano sempre i soliti noti. Ma anche le società hanno le loro responsabilità: si trovano di fronte gare internazionali indubbiamente dure, com’è giusto che siano, e dirottano i loro atleti verso le regionali per cercare facili vittorie perché anche loro devono “vendersi”, far vedere che corrono e che vincono.

Un altro problema che viene lamentato è l’esiguità del numero di gare a tappe, notevolmente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero. Il risultato è che molti team privilegiano un’attività oltreconfine.

E’ vero, ma ci si rende conto di quanto costa allestire una gara a tappe? In questi ultimi anni molti organizzatori, sia fra gli juniores che fra gli Under 23 hanno alzato bandiera bianca. Brescia e Bergamo, ad esempio, avevano gare di grande fascino e tradizione che sono scomparse. Ma questa è solo parte dei problemi che dobbiamo affrontare nella compilazione dei calendari.

3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
Allarghiamo allora il discorso…

Sapete quante società che fanno attività non hanno una propria gara? Almeno il 70 per cento e un proprio appuntamento sappiamo sarebbe molto importante per l’equilibrio della squadra. Ma non solo: la stragrande maggioranza delle gare sono “memorial”, il che significa che hanno date pressoché bloccate, difficilmente gli organizzatori si convincono a cambiare e questo limita la nostra possibilità di movimento.

Che cosa serve allora da questo ambito per rilanciare il ciclismo italiano?

Bisognerà rimettere mano al calendario per mettere ordine: dare una connotazione più chiara al livello di ogni gara. Ma anche le società devono darci una mano: permettendo a tutti di correre in base al loro effettivo livello. E non guardando sempre al proprio orticello fatto di vittorie prese ovunque ma pensando davvero alla crescita dei propri ragazzi. Già lavorando in sinergia potremo fare tanto per il nostro futuro.

La scelta degli juniores. Inchiesta tra i diesse degli U23

25.06.2022
7 min
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Come scelgono i ragazzi di primo anno le squadre under 23? Al netto che i migliori juniores hanno la “strada spianata” e magari saltano direttamente fra i pro’, quali sono i criteri di scelta per gli altri ragazzi? Ne abbiamo parlato con alcuni direttori sportivi di squadre under 23 e continental, mettendo a confronto esigenze differenti.

Non bisogna però nascondersi dietro ad un dito: in questa scelta molto dipende dai procuratori e sostanzialmente dagli ordini d’arrivo. Perché, alla fine volenti o nolenti, si parte sempre da là. Ma resta in piedi il discorso tecnico. Vediamo come.

Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport
Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport

Basta plurivittoriosi

«Certo che guardiamo le classifiche – dice Matteo Provini, tecnico della Hopplà Petroli Firenze – ma guardiamo anche il modo di correre dei ragazzi. Qualche anno fa, per esempio, ho fatto l’errore di prendere un ragazzino che aveva accumulato molte vittorie, ma tutte nei circuiti, in volata. Poi nelle prime corse da under 23 si staccava sul primo cavalcavia. Da quel giorno non guardo solo chi vince, ma chi è nei primi dieci. Quando presi Ganna, non lo voleva nessuno, aveva fatto solo due piccole vittorie da juniores. Anche Konyshev non aveva vinto, ma vedevo che era sempre in fuga.

«Per me contano molto tre corse in particolare e sono: l’Internazionale di Solighetto, il Lunigiana e il Liberazione di Massa. Se si va a vedere, da qui sono sempre saltati fuori dei nomi importanti».

Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores

«Per il mio modo di fare – prosegue Provini – i plurivittoriosi con me non vanno sempre d’accordo. Hanno già l’impressione di essere dei campioni e non hanno voglia d’imparare.

«Quindi andiamo a contattare gli juniores di livello medio, dopodiché li sottoponiamo a dei test presso il centro Mapei. In base ai valori che danno questi test decidiamo se prenderli o no».

L’aspetto umano

Con Provini si cerca di capire se in qualche modo è valutabile anche l’aspetto umano.

«Qualche junior lo portiamo in ritiro con noi – sorride – e cerchiamo di capire chi sia la persona che stiamo ingaggiando. La prima è capire se hanno voglia di imparare e se ascoltano tutto quello che gli si dice.

«Il problema è che spesso – riflette – ci sono dietro di loro troppe persone, preparatore e famiglie, che li condizionano. Tante volte gli dici di fare una cosa, poi tornano a casa e fanno l’opposto. E così diventa difficile valutare per noi. Non si ha la piena padronanza dell’atleta. Per questo cerchiamo di scegliere chi ha piena fiducia nelle strutture della squadra».

Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental
Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental

Occhio ai punti

«Guardiamo anche le classifiche – spiega Roberto Miodini della Beltrami-Tsa – e le guardiamo perché se fai la continental i ragazzi devono avere dei punti. Senza punti ne possiamo prendere uno solo.

«Ma quando dico che guardiamo le classifiche, intendo che tengo l’occhio sui punteggi. Per forza di cose devo stare in quel range. Anche se sono consapevole che ci sono dei ragazzi che hanno pochi punti ma che sono, o possono essere, fortissimi. Magari non sono riusciti ad esprimersi perché ancora sono in fase di crescita, ma quelli io, ripeto, non li posso prendere. Se potessi, lo farei».

«Sulla nostra scelta – prosegue – incide molto anche la tipologia di calendario che andiamo a fare. Se facessimo anche tante corse che per la maggior parte sono piatte, come i circuiti per gli under 23, magari prenderei anche delle ruote veloci. Ma facendo un calendario continental che è più duro, che prevede corse a tappe, è più utile prendere un ragazzo che sappia fare fatica. E’ più utile un passista scalatore… A me piace chi fa fatica, anche se spesso accumula pochi punti perché lavora per altri. Ed è un paradosso. Quando invece per noi sarebbe il profilo migliore.

«In tal senso è importante avere una rete di fiducia con i direttori sportivi delle squadre juniores, ma anche amici, gente esperta… Perché basarsi solo sul giudizio del diesse di quell’atleta non è totalmente giusto: lui cerca di piazzare il suo corridore».

Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina
Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina

Le conoscenze contano

E il discorso delle conoscenze di Miodini e della valutazione umana che in qualche modo faceva Provini si ritrovano anche in Cesare Turchetti, della  Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio.

«Nella scelta dei ragazzi – dice il diesse bresciano – molto incidono anche le conoscenze. Ci sono dei direttori sportivi in cui ho più fiducia e parlo con loro, ma mi rifaccio anche ai rapporti con amici competenti per capire il corridore e la persona.

«Qui, alla fine tutti vogliono andare alla Colpack-Ballan o alla Zalf Euromobil. Fai fatica a prendere uno junior bravo. E sì che poi noi gli diamo tutto. Nel mio metodo è previsto parecchio tempo in ritiro, quindi c’è anche un certo impegno. Ma se il ragazzo non vuole stare con noi o ci sta con la testa di chi dopo un anno vuole andare via, non va bene. Non è il massimo per chi vuol investire su di lui e cerca di farlo crescere».

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali

Si va sul campo

«Prima di tutto – spiega Carlo Franceschi della Mastromarco Sensi Nibali – valuto il suo rendimento nell’arco della stagione. Non tanto le vittorie, ma la capacità di rendere da inizio a fine annata. Anche se vince poco, ma arriva sempre nei primi dieci, sai che ci devi lavorare, ma altrettanto sai che ci puoi fare affidamento.

«Spesso chi ha tante vittorie sono i ragazzi che vincono i circuiti, ma poi tra gli under servono le caratteristiche di fondo e resistenza».

«Il corridore piccolo ha più difficoltà è vero, però anche qui conta la qualità. Pozzovivo, per esempio, è sempre stato competitivo. Anche da allievo. Io poi, anche per cercare di individuare questi ragazzi che sono più indietro nella crescita, durante la stagione ho il compito di andare a vedere qualche gara juniores. E se il piccolino si fa vedere e magari ti arriva nei dieci è un’ottima cosa.

«Ma anche qui bisogna valutare: è piccolo perché i suoi geni sono così (e lo scopri conoscendo i genitori) o perché non è ancora cresciuto? Solitamente lo vedi in faccia un ragazzino di 17 anni se e quanto ha sviluppato. E lo vedi a prescindere dalla statura.

Anche Franceschi riprende in parte il discorso di Turchetti.

«Con i corridori di fuori regione si va a conoscere la famiglia. Il ragazzo magari vorrebbe venire, ma i genitori non sono d’accordo o non sono convinti di mandarlo a vivere nel ritiro. Così non va bene, non vai da nessuna parte: queste incertezze si riflettono sul ragazzo. La Mastromarco è una famiglia e tutti devono essere sereni di starci».

Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Particolarità #inEmiliaRomagna

«Valutare i ragazzi non è facile – dice Michele Coppolillo della #inEmiliaRomagna – non guardiamo solo il risultato, ma anche altre cose. Nel nostro caso poi è anche più semplice la scelta, in quanto abbiamo sposato la politica di portare avanti i ragazzi dell’Emilia Romagna. Ma è chiaro che guardiamo anche oltre. Che risultati hanno ottenuto, che tipo di attività hanno svolto, quante gare hanno fatto…».

«Ricordiamoci che tra gli juniores si è in una fase di crescita importante. E non tutti hanno sviluppato allo stesso modo. Abbiamo degli esempi in casa. Noi abbiamo preso corridori che da juniores non avevano mai vinto e poi da under 23 lo hanno fatto. Penso a Dapporto. La maturazione a quell’età è molto differente. E non si dovrebbe avere fretta.

«Lo scalatore, che solitamente è più piccolo, oggi fa fatica ad emergere. Fa più fatica in pianura. Le medie sono cambiate e magari arrivano sotto le salite già stanchi. Anche per questo collaboriamo con le società. Parliamo costantemente. Cerchiamo di avere un giudizio complessivo».

Coden, a sinistra, con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi
Coden con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi

Crescita in casa

«Noi – spiega Alessandro Coden della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino – siamo un team nato nel 2011 e abbiamo anche la squadra juniores. Non avendo grosse pressioni dagli sponsor, portiamo i ragazzi più avanti possibile, tanto che abbiamo creato la categoria under 23 da un paio di anni. Per noi quindi si tratta di un cammino. Anche se non manca un occhio rivolto ai ragazzi di altre squadre.

«Su cosa mi baso per prendere gli altri? Guardo il rendimento nella sua regolarità. I suoi piazzamenti. E lavoriamo per farlo crescere. Qualche corridore buono lo abbiamo avuto anche noi: Zambanini, che ora è alla Bahrain Victorious, e Colnaghi alla Bardiani Csf Faizanè. Ci abbiamo creduto e adesso cercheremo di fare crescere qualche altro ragazzo».