Rivoluzione Beltrami TSA-Tre Colli, botta e risposta con Miodini

29.01.2022
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La Beltrami TSA-Tre Colli è una delle tredici continental che abbiamo in Italia. Tra l’altro siamo la Nazione al mondo che ne ha di più. Ma di certo la squadra emiliana è stata quella più rimaneggiata durante questo inverno. Ha cambiato tantissimi corridori e ha cambiato pelle, come vedremo con il suo diesse Roberto Miodini.

Di 13 corridori che avevano ne sono rimasti solo tre, Matteo Freddi, Andrea Piras e Thomas Pesenti. Una vera rivoluzione insomma. E proprio da qui iniziamo la nostra intervista.

Da sinistra: Roberto Miodini ed Enea Farinotti (foto Alberto Dellatana)
Da sinistra: Roberto Miodini ed Enea Farinotti (foto Alberto Dellatana)
Roberto, la Beltrami TSA–Tre Colli, ha cambiato tantissimi corridori. Come mai?

Perché una parte è andata via e perché abbiamo voluto rivedere alcune cose dei nostri corridori. La mia è una risposta politica! Volevamo che il numero dei nostri atleti scendesse un po’ e infatti adesso siamo 11. Una decisione presa perché con il Covid i tempi non sono facili e non sai cosa può succedere. E poi noi vogliamo fare bene una sola attività. Vogliamo correre da una sola parte e non su due fronti. Poi è capitato, e capiterà, che correremo da due parti ma di base meglio fare una gara sola e bene.

Risposta politica, ma cosa significa “rivedere alcune cose dei nostri corridori”?

Per esempio abbiamo scelto un ragazzo, Federico Ceolin, che viene dal ciclocross. E lui è un crossista puro, non un corridore che fa anche ciclocross. Sono scelte diverse, nuove per noi. Una scelta fatta anche perché c’è l’idea, ma non l’ufficialità, che il prossimo inverno la Beltrami TSA-Tre Colli faccia anche il cross.

Una bella apertura…

La stessa nell’aver preso Luca Cibrario. Lui aveva corso la Serenissima Gravel in azzurro. Si comportò bene e poiché crediamo che il settore possa avere uno sviluppo, ci siamo mossi anche in questa direzione. E poi altri atleti sono andati via di loro volontà. Tra chi voleva cambiare, chi voleva stare più vicino a casa, chi ha la scuola… Noi continental siamo una categoria border line tra il professionismo e il dilettantismo e tutte queste cose le dobbiamo valutare.

Insomma aria nuova…

Ad un certo punto rimetti in discussione tutto e così abbiamo intrapreso questo nuovo cammino. Poi può essere condivisibile o meno.

Lo scorso anno con voi c’era un diesse di grande spessore come Orlando Maini, come mai se ne è andato a metà anno?

Lui ha avuto l’offerta dell’Astana Qazaqstan Team e non ha mai nascosto la voglia di rientrare nel grande giro. E credo che abbiamo fatto un passo importante. Poi ognuno è libero di fare qualsiasi scelta. Se ci pensiamo bene è lo stesso discorso che c’è stato con Baroncini: ad un certo punto è voluto andare via ed è andato. Noi non teniamo nessuno controvoglia.

E questo cambia qualcosa per te, hai più margine di manovra come diesse, se così possiamo dire?

Sì e no, anche perché con Orlando eravamo alla pari, c’era una gestione condivisa. Non era come in certi team in cui c’è il diesse di prima e di seconda. Abbiamo sempre cercato di mantenere dei rapporti umani, che poi è così che dovrebbe essere in una continental, almeno per me.

Quindi, Roberto, oltre a te chi ci sarà?

C’è Enea Farinotti, direttore sportivo di lungo corso da queste parti in Emilia. Lui ha fatto già le prime tappe del Giro under 23 lo scorso anno. E poi, visto che faremo diverse gare in Est Europa, avremo l’appoggio di Ferenc Stubán, ex corridore ungherese.

Hai parlato di corse, che calendario ci dobbiamo aspettare dalla Beltrami TSA-Tre Colli?

Simile a quello degli altri anni. Avevamo anche preso delle informazioni per Besseges, ma poi le difficoltà relative al Covid ci hanno fermato e così inizieremo a fine febbraio alla San Geo. Faremo poi Laigueglia, la Coppi e Bartali, Larciano… Un calendario misto, fra dilettanti e professionisti. Alla fine non abbiamo scelto di fare la continental solo per averne la dicitura. Vogliamo portare i ragazzi in corse importanti.

Gravel e cross saranno due sbocchi per il team? Il meccanico Alessandro Brusa al lavoro per la Serenissima Gravel (foto Instagram)
Gravel e cross saranno due sbocchi per il team? Il meccanico Alessandro Brusa al lavoro per la Serenissima Gravel (foto Instagram)
Spiegaci meglio…

Perché vogliamo far fare ai ragazzi le giuste esperienze per crescere, portarli anche all’estero. L’esempio di Baroncini credo sia emblematico. Filippo è stato con noi due anni. Ha imparato a fare il corridore e al secondo anno non usciva mai dai primi cinque. Era chiaro che sarebbe stato il corridore della stagione successiva. Poi ha anche vinto il mondiale e ancora meglio. Ma è stato un bel passaggio per la sua crescita.

E’ questo il vostro obiettivo?

Noi vogliamo che chi esce da qui sappia fare il mestiere del corridore. E quando ci chiamano e ci dicono: «Sai che quel ragazzo che mi hai dato è bravo, sa fare il corridore», per noi è una vittoria. Sono questi i nostri successi, non ci importa vincere 40 corse. E’ anacronistico. Se volevamo vincere tante gare prendevamo 4-5 elite veloci, andavamo a fare i circuiti e il gioco era fatto.

Undici corridori, hai detto, i più giovani, Michael Vanni e Matteo Lovera, hanno 18 anni, il più “vecchio”, Luca Cibrario, ne ha 23: da chi dobbiamo aspettarci qualcosa? Magari al Giro U23? 

Per quel poco che ho imparato a conoscerli, visto che siamo una squadra tutta nuova, posso dire che tutti hanno delle buone potenzialità. Sarà difficile, molto difficile, soprattutto all’inizio della stagione fare bene e cogliere grandi risultati visto il calendario che facciamo, visto che correremo con la Ineos-Grenadiers! Ma credo che i ragazzi si porteranno dietro delle esperienze importanti e una buona gamba.