Prima la vittoria alla Firenze-Empoli (foto di apertura), poi domenica l’acuto a San Vendemiano: è stato un inizio di stagione scoppiettante per Federico Guzzo, inframmezzato da altre belle prestazioni anche in aiuto dei compagni, come visto al Trofeo One Penny a Lucca dove era andato in fuga negli ultimi 25 chilometri per essere ripreso solo in vista del triangolo rosso, spianando la strada alla volata vincente di Davide De Pretto.
Per il trevigiano questo 2022 si sta rivelando l’anno della piena maturazione, il passaggio giusto verso il suo sogno di trovare posto nel ciclismo che conta. Alla Zalf Euromobil non hanno mai smesso di credere in lui, ma tutto è nato nell’ultimo inverno.
«Se riesci a fare una preparazione senza intoppi – dice – i benefici si vedono subito e io ho potuto lavorare bene. La forma c’è e sto cercando di sfruttarla al meglio. Quella di domenica poi era una gara speciale, sulle strade di casa e alla quale mi legano tanti ricordi…».
Raccontaci…
Ho iniziato lì. Io abito a 8 chilometri dal percorso della gara e a San Vendemiano ho cominciato ad affrontare il ciclismo non più solo come un gioco, ma con le primissime gare, nella categoria G5. Sono stato 8 anni con loro, è chiaro che per me quelle strade rappresentano qualcosa di molto importante e per me quella gara voleva dire molto. Volevo ripagare i sacrifici di tanta gente che segue la società con la sola spinta della passione.
Una gara, quella di domenica, condotta sempre da protagonista.
Io sono abituato ad affrontare le gare così, quando sento che la gamba è quella giusta. Non sono un attendista, mi piace vivere la corsa nel profondo, andare all’attacco, prendere l’iniziativa. Sono il classico passista-scalatore che predilige i percorsi duri, dove si può fare selezione. A San Vendemiano non ho atteso il finale, sono andato via nel terzo dei 5 giri del circuito conclusivo e ho contenuto il ritorno degli avversari.
Hai fatto commuovere tanti tifosi…
A San Vendemiano mi hanno fatto crescere con calma, senza l’assillo dei risultati. Ma il legame con loro va al di là del discorso ciclistico, mi sono sempre stati vicino nella mia crescita. So che il presidente della società, Fabrizio Furlan, mi vuole bene come a un figlio.
Che cosa dicono a casa di questa tua passione ciclistica?
All’inizio mia mamma aveva un po’ di paura, non tanto di incidenti stradali quanto di qualche caduta, ogni volta che tornavo a casa con un ginocchio sbucciato sbiancava… Ora è più tranquilla, si fida di me, sa che sono molo attento anche quando mi alleno su strada in mezzo al traffico.
Parliamo di questo: come sono le strade che frequenti per gli allenamenti?
C’è sempre tanto traffico, non posso negarlo. Io sono abituato a uscire da solo o magari con un compagno perché cerco anche di mettermi nei panni degli automobilisti. Non è semplice sorpassare gruppi ciclistici folti, soprattutto se non tengono la fila, come spesso succede. Io comunque cerco sempre di affrontare strade interne, un po’ meno trafficate, ma non posso negare che il rischio c’è sempre.
Lo scorso anno, al Giro d’Italia Under 23, sei finito in quasi tutte le tappe oltre il centesimo posto e la cosa ci è sembrata singolare…
Vorrei non ripensarci… Avevo un virus intestinale, sin dall’inizio, ero completamente svuotato. Appena la corsa iniziava a svilupparsi perdevo le ruote. Io mi sarei voluto ritirare, ma in squadra mi hanno detto di insistere, proprio per mettermi alla prova. L’unico mio obiettivo doveva essere arrivare a Castelfranco Veneto, la sede della Zalf dove il Giro si sarebbe concluso. Era un sacrificio che mi sarebbe poi servito e alla fine devo dire che avevano ragione, in quella settimana ho imparato molto.
Quel Giro però non fa testo, per capire se sei un corridore da prove a tappe.
Certamente no, una vera corsa a tappe non l’ho ancora affrontata e non so come mi potrei trovare. Spero quest’anno di tornarci, chiaramente con altra condizione di salute e altre prospettive, ma prima ci sono altre gare alle quali tengo molto: Trofeo Piva, Belvedere (anche questo su strade di casa) e Palio del Recioto, dove voglio far bene e magari allungare la mia striscia. E’ chiaro che poi il Giro d’Italia sarà importante, è il palcoscenico dove salgono tutti coloro che ambiscono a un posto fra i pro’.
Che è anche la tua ambizione…
Sì, è chiaro, ma non voglio pensarci tanto. Sono abituato a pormi obiettivi a breve termine, cerco sempre di evitare i voli pindarici.
C’è un corridore al quale ti ispiri?
Me ne piacciono tanti, praticamente tutti i fenomeni del ciclismo attuale, ma non ce n’è uno in particolare che mi colpisce. Io voglio seguire la mia strada, so che per ora non ho fatto ancora nulla ma sono abituato a guardare solo me stesso. C’è un traguardo ed è importante che io ci arrivi al meglio, giorno dopo giorno, tutto qui.