EDITORIALE / Nibali e la Sicilia, la terra dove tutto ebbe inizio

04.10.2021
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In qualche modo era già successo. Nibali andò a rifugiarsi a casa sua in Sicilia e cominciò a macinare chilometri su chilometri, circondato dagli affetti di sempre. Il racconto della strada che lo portò a vincere il Giro di Lombardia del 2015 dopo l’esclusione dalla Vuelta resta uno dei capitoli più belli nella storia del campione siciliano. Perciò vederlo andare all’attacco nella tappa di Mascali al Giro di Sicilia e vincere davanti alla sua famiglia e alla sua gente altro non ha fatto che riallacciare quel filo.

Nelle interviste dopo la vittoria, commosso come quando centrò la vittoria al campionato italiano del 2014 dopo un lunghissimo periodo di astinenza, Vincenzo ha analizzato la durezza degli ultimi due anni, degli infortuni e di tutto quello che a vario titolo gli ha fatto perdere la serenità. E proprio da questa si dovrebbe forse ripartire tutti per portare il ciclismo su strade più agevoli.

La vittoria di Mascali ha sbloccato il campione dopo 2 anni difficili
La vittoria di Mascali ha sbloccato il campione dopo 2 anni difficili

Stress eccessivo

Nei giorni scorsi ci siamo confrontati in maniera schietta con Michele Bartoli, il quale ha raccontato che tanti corridori non riescono più a sostenere il peso dei tanti ritiri in altura e chiedono da tempo, ma spesso senza esito, di farne a meno. Quanti giorni trascorrono a casa durante la stagione delle corse? Pochi. Si fanno carico giornalmente di pressioni e impegni che stando al di fuori non è neppure possibile immaginare. Forse potremmo chiederci e potrebbe farlo chi li consiglia se, proprio in nome della serenità, le vite che vengono loro proposte siano il meglio assoluto.

Sicuramente fra le pressioni e le sollecitazioni che li schiacciano e portano via la serenità ci sono anche le attese e i giudizi dei media. Non saremo mai grati abbastanza ad Elisa Longo Borghini per averci fatto notare certi particolari e capire in che modo alcune espressioni possano ferire, sia pure inconsapevolmente, l’atleta che le riceve

Nibali, un’eccezione

In ogni caso, davanti alla serenità ritrovata da Nibali sulle strade di casa e davanti alla possibilità di vederlo risplendere ai suoi livelli come è già successo in passato, viene da chiedersi se non ci sarebbe da rispolverare un ciclismo in stile classico, dove il campione era ispirazione per i bambini e i ragazzi delle sue zone, che in qualche modo raccoglievano da lui il testimone. Come per decenni è accaduto su tutte le strade d’Italia, prima che i campioni venissero convinti della bontà di esili dorati, ma non sempre funzionali al loro buon vivere.

Diciamolo subito, anche in questo Nibali è un’eccezione. Nato campione in Sicilia, cresciuto in Toscana fino a livelli fantastici, Vincenzo ha scelto Lugano come base per la sua famiglia e città in cui far crescere sua figlia ed ha una solidità a prova di nostalgia. Ma i corridori giovani che non hanno famiglia, hanno in quei luoghi l’ambiente migliore?

Così sul podio del Lombardia 2015, dopo la rinascita con suo padre in Sicilia
Così sul podio del Lombardia 2015, dopo la rinascita con suo padre in Sicilia

Fisco spietato

Le obiezioni sono note e perfettamente condivisibili. Il sistema fiscale italiano li priverebbe della metà dei guadagni così faticosamente conquistati, come accade quotidianamente a tutti noi e per importi decisamente inferiori. In attesa e nella speranza che il Governo studi una normativa ad hoc, la nuova frontiera pare essere San Marino, che avrebbe predisposto per gli sportivi un regime fiscale super agevolato e dove gli affitti sono sensibilmente inferiori rispetto ad esempio a Monaco.

Ma non sarebbe meglio se nei momenti di stanca, di riposo o scarsa serenità, svegliandosi la mattina, il corridore si trovasse accanto la sua famiglia, gli amici e le voci di sempre? E’ solo per caso che Nibali per due volte, ricollegandosi con la grande storia che lo ha reso campione, abbia avuto bisogno della Sicilia per ritrovare se stesso?

Il giorno che Vincenzo per vincere ritornò bambino

Giada Gambino
02.10.2021
4 min
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E’ concentrato lo sguardo che si intravede dietro gli occhiali. Vincenzo respira profondamente e scruta i suoi compagni di fuga in attesa del giusto segnale. Il ritmo è alto, la strada sale, i battiti del cuore aumentano e piccole gocce di sudore si formano sulla pelle.

«Non conosco questa parte di salita  – pensa – ma è dura, è ideale per un attacco da lontano». 

Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio
Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio

Il passo diminuisce, gli occhi di Nibali si infuocano… è arrivato il momento

Non esita, non si volta, scatta, come uno squalo quando vede da lontano la sua preda. Inizia a guadagnare terreno, metri, secondi. Bardet prova a inseguirlo con dietro Valverde, Covi, Fortunato e De la Cruz, ma invano. Quando la strada sale e l’adrenalina scorre in tutto il corpo, non si sente alcuna fatica. Mancano 22 chilometri al traguardo.

«Vai Enzo!», sente a bordo strada, riconosce la voce: è quella di suo cugino. Si sente a casa, protetto e diventa, così, inarrestabile. Spinge sui pedali sempre più forte, più deciso, più agile.

Dall’ammiraglia lo avvertono del suo vantaggio, Vincenzo inizia a crederci di più e come un pittore che dipinge con linee morbide ma decise, il siciliano affronta la discesa che conosce molto bene. Le strade di Mascali sono proprio quelle dove da ragazzino si allenava.

Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo
Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo

Prende la borraccia a cui è attaccato un gel, ma non serve, la maestosità dell’Etna gli infonde grande energia; un’esplosione inarrestabile che ci regala un’immagine sublime. Si volta leggermente indietro… ed è un attimo, pensa a questi ultimi due anni, alle tante cadute, ai sacrifici e alle critiche che adesso lascia lungo la strada alle sue spalle.

«Non sono stati due anni facili. Tanti imprevisti hanno influito su quello che mi aspettavo di poter fare. La pandemia, la frattura, qualche problema fisico di troppo a cui non ero abituato. Mi sono ritrovato quasi sempre a rincorrere la condizione migliore. Moralmente, non era una situazione facile da affrontare. Non mi è mai mancata voglia, impegno o serietà. In alcuni momenti mi è mancata la serenità».

Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione
Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione

Mancano pochi chilometri, è lanciato verso quello che non è un semplice traguardo: è la sua preda, il suo riscatto, la sua felicità. Non è un arrivo, è un nuovo inizio!

Così, spinto dall’entusiasmo della folla, della sua gente, vede l’ultimo chilometro che affronta tutto d’un fiato. Arriva al traguardo, alza le braccia al cielo dopo due lunghi anni e, per un attimo, si sente nuovamente bambino. D’altronde non aveva mai vinto da professionista in Sicilia.

«Questa vittoria significa molto, in un contesto unico, forse, il migliore».

Inevitabilmente si lascia trasportare dalle emozioni, piange. I tifosi urlano il suo nome ma lo Squalo è come se fosse in una bolla, non sente nulla se non il cuore in gola e le lacrime scendere lungo il viso.

Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro
Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro

«Tanti di quelli che mi conoscono bene mi hanno detto che era tanto tempo che non mi vedevano così commosso. Ed è vero. Ho vinto sulle mie strade di casa, quelle dove sono cresciuto. E l’ho fatto davanti alla mia gente, i miei amici di una vita».

«Ohh !!» un urlo rompe la bolla, il fratello Antonio lo strattona, Vincenzo si volta, sorride, lo abbraccia aggiungendo a questo quadro gli ultimi colori: rosso e giallo, quelli della maglia che poco più tardi illuminerà il volto di Vincenzo Nibali sul podio davanti Valverde e Covi. 

Un pensiero per Luca Guercilena. Poi l’ultima tappa e il Giro di Sicilia sono suoi!

Giorgia fa la valigia e va in Olanda. Trek, peccato…

23.09.2021
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Quando correva, Giorgia Bronzini non è mai stata una atleta qualunque – 116 vittorie totali su strada compresi due mondiali consecutivi – e nemmeno ora, da quando nel 2019 è salita in ammiraglia, vuole essere da meno. Normale quindi che anche per i direttori sportivi, specialmente nel ciclismo femminile, ci sia mercato e normale quindi che il nome della piacentina sia stato tra i più richiesti.

Dopo tre anni lascerà la Trek-Segafredo e pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità da parte della nuova formazione: la Bronzini dal 2022 (contratto biennale) sarà la diesse della Liv Racing. Per la verità, come capita in queste circostanze, qualche rumor circolava già da diverso tempo, ma è giusto aspettare sempre gli sviluppi delle trattative.

Luca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigione
Luca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigione

Insieme a lei (in apertura con Barbara Guarischi), la squadra olandese di WorldTour (che ha sede nel paesino di ‘s Gravenmoer, a pochi chilometri da Breda) gestita dal general manager Eric van den Boom ha annunciato l’ingaggio di un altro tecnico, Wim Stroetinga, dopo che lo scorso maggio si era dimesso Lars Boom (l’ex professionista che, fra le tante corse, vinse la tappa di Arenberg al Tour 2014) in procinto di passare l’anno prossimo alla corazzata Sd Worx

Giorgia come siamo arrivati a questo trasferimento?

Nulla di che, si sono create alcune situazioni nuove come capita in ogni lavoro. Le ho valutate approfonditamente, ne ho parlato tranquillamente con la mia attuale società e poi ho deciso. 

La stagione deve ancora finire ma parliamo di queste tre stagioni in Trek-Segafredo. Come sono state?

Sono state ottime, direi che sono stata nell’Oxford del ciclismo. E’ stata una scuola nella quale ho iniziato a colmare il gap per svolgere il mio ruolo. Mi hanno insegnato l’abc per le corse e sul come arrivarci preparati. E naturalmente ho imparato come gestire un gruppo di persone, tra atlete e staff.

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Con Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagione
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Con Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagione
C’è qualcuno che ti senti di ringraziare?

Non è mai bello fare dei nomi perché rischi di dimenticare qualcuno, quindi ti dico tutti quelli con cui ho lavorato, davvero. Ma se proprio devo farlo allora ne faccio tre. Luca Guercilena (general manager, ndr) che per primo mi ha dato l’opportunità di iniziare in questa mia nuova veste di diesse. Josu Larrazabal (capo dei preparatori, ndr) che è stato il mio referente fra i coach. Infine Elisabetta Borgia (psicologa sportiva e consulente esterna del team femminile, ndr) che prima di tutto è un’amica e poi una grande professionista, con cui mi sono confrontata spesso per preparare le nostre gare.

E tra le tue atlete?

Dico grazie a tutte, nessuna esclusa. Anche con loro ho sempre lavorato bene.

Che differenze hai trovato tra l’essere atleta e direttore sportivo?

Quando correvo trovavo tutto pronto e spesso, come tutte le mie ex colleghe, non mi chiedevo o non pensavo a cosa ci fosse dietro. Anzi già notavo che talvolta alcuni corridori erano un po’ viziati. Invece ho capito che dietro ad ogni singola cosa, anche la più insignificante, c’è una logica.

Il lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo Binda
Il lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo Binda
C’è qualche esempio?

Beh sì, uno dei più classici è quello di dare ordine ai corridori di chi rientra prima in hotel per fare i massaggi. E di conseguenza incastrare e ottimizzare i tempi con le altre ragazze. Devo dire che ancora mi dà un po’ fastidio chi pretende certi trattamenti di favore quando invece non ha dato il massimo o non se lo è meritato. Ci sono delle regole.

Parliamo del punto di vista tecnico come diesse. Qual è la tua qualità migliore in assoluto?

Senza dubbio l’empatia che ho con l’atleta o con lo staff. E questa cosa credo che sia ben riscontrata anche da loro. Difficilmente mi sbaglio nelle impressioni, poi ovvio che non sono perfetta.

Invece qual è l’aspetto in cui devi migliorare?

Nonostante abbia capito e migliorato già tante cose, direi nell’organizzazione generale. Forse più per un motivo mio personale perché di base, chi mi conosce lo sa, sono un po’ caotica, disordinata.

E in quale sei migliorata?

Nettamente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici, anche questo lo sa chi mi conosce. In auto ce ne sono sempre di più fra tablet, navigatore, tv satellitare, radio corsa e radio del team per parlare con le ragazze. Bisogna sapere dove mettere le mani anche se è difficile ogni tanto.

Nel frattempo, visto che il diesse deve saper fare tutto, sai anche dove mettere le mani sulla bici?

Non scherziamo – ride – io sono ancora abituata alle bici che usavo alla Franco Zeppi di Piacenza (la sua prima società da giovanissima, ndr). Battute a parte, c’è molta tecnologia ed elettronica anche nelle bici e ho imparato cosa devo fare o controllare.

La Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feeling
La Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feeling
A questo punto, che squadra troverai nella Liv Racing?

Avremo 14 ragazze. Metà di quelle del roster di quest’anno saranno confermate e metà saranno nuovi arrivi, però non posso farvi nessuno spoiler, dobbiamo aspettare i comunicati ufficiali. Poi so che stanno cercando di lavorare per arrivare ad un nome importante, ma anche di questo non posso dirvi niente.

Kopecky alla Sd Worx, Paladin e Rooijakkers alla Canyon Sram sono già state annunciate dalle loro nuove squadre. Alla luce di quello che ci ha detto prima, che progetto avrete?

Di sviluppo. L’intenzione è quella di lavorare e far crescere le giovani. L’Olanda è un grande serbatoio in questo senso e vorremmo sfruttarlo a dovere, con pazienza.

Cosa porterà in dote Giorgia Bronzini alla Liv Racing?

Sicuramente il mio entusiasmo e la mia energia positiva, perché mi ha fatto piacere che mi abbiano cercata e voluta. Poi anche la mia esperienza, sia da diesse sia da corridore, visto che ancora un po’ mi sento di esserla. Lavorerò con intensità, ma non metterò troppa pressione perché sono contraria al forzare i risultati. Ho sempre pensato che col giusto tempo e giusti modi tutte le ragazze possono uscire e fare bene.

Balsamo alla Trek, sentiamo “Capo” Arzeni

09.09.2021
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Come quando se ne va una figlia. Alla Valcar la partenza di Elisa Balsamo verso la Trek-Segafredo ha prodotto le stesse emozioni dello scorso anno quando ad andarsene fu Marta Cavalli (in apertura, Elisa e la squadra sul podio del tricolore juniores 2016). A quanto ci ha raccontato Elisa, sarà allenata ancora da Davide Arzeni e proprio al “Capo” ci siamo rivolti per descrivere l’atleta che ai prossimi mondiali potrebbe essere la leader azzurra. Magari iniziando dalla prima volta che la vide.

Arzeni e patron Villa sono la spina dorsale della Valcar
Arzeni e patron Villa sono la spina dorsale della Valcar

Con Covi negli esordienti

Arzeni pianta subito una risata e la memoria torna indietro ad anni lontani, quando Elisa era esordiente e Davide aveva in squadra con sé Alessandro Covi, oggi professionista al UAE Team Emirates.

«Andammo a fare una gara in Piemonte – ricorda – e ne uscimmo con le ossa rotte, battuti una donna. L’ho preso in giro a lungo. Per coincidenza, accadde il 14 ottobre, lo stesso giorno in cui Elisa vinse il mondiale juniores a Doha. Quel giorno su Facebook uscì il ricordo di quella corsa e io lo mandai ad Alessandro. Ci ha battuto, gli dissi, ma almeno è una forte…».

A Doha 2016 la conoscevi già?

La conobbi prima di quel mondiale, a giugno 2015. Passava da junior di primo anno a junior di secondo. Io sapevo già che avrei preso in mano la Valcar e la osservavo. Abbiamo cominciato a lavorare insieme nell’autunno del 2015.

Si intuiva già che avesse un potenziale così grande?

Era chiaro e sono convinto che non lo abbia ancora espresso. E’ ancora giovane. Tenete conto che lei già nel 2015 fece i quartetti per qualificare l’Italia a Rio.

A Darfo Boario Terme, nel 2016 arriva il tricolore donne junior
A Darfo Boario Terme, nel 2016 arriva il tricolore donne junior
E’ sempre stata così meticolosa?

Non ha mai avuto dubbi, anche quando c’era da fare avanti e indietro tre volte a settimana da Cuneo a Montichiari. Il fatto che rimanga suo allenatore dipende da quello che succederà alla Trek, io non ho ancora parlato con nessuno.

Credi che per puntare forte su strada dovrà un po’ mollare la pista?

Bisogna capire che cosa succederà a livello di programmi della Trek per lei. Sicuramente ha tanti margini. L’ho sempre paragonata a Valverde, una che in salita si difende, ha uno scatto micidiale ed è veloce. Di quegli atleti che possono vincere tutte le gare. Mollare la pista del tutto però no, perché le piace. E’ chiaro che poi se la Trek ha dei programmi sul Giro o il Tour de France, non li prepari facendo i quartetti.

Pensi che possa far bene nelle corse a tappe?

Diciamo che noi l’abbiamo preservata e adesso ne beneficerà qualcun altro. Alla Vuelta, togliete le primissime, lei sulle salite ha sempre scollinato con le prime. Anche su salite di 15 chilometri. Quest’anno, pur con i lavori delle Olimpiadi da maggio a luglio fra palestra e pista, su strada si è mossa bene.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016. Arzeni lavorava già con il team Valcar
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016. Arzeni lavorava già con il team Valcar
Quando hai saputo che sarebbe andata alla Trek?

Io non ho saputo niente fino all’annuncio. Non ho voluto sapere. Erano uscite notizie sulla Jumbo, ma era una sua scelta. Giusto che abbia deciso in autonomia.

E’ una dura?

Alle donne scappa sempre la lacrimuccia, ma è dura. Se pensate a quello che le è successo a Tokyo, che le sono passate sopra con la bici… Se la pedivella era messa in altro modo, si faceva male davvero. Il fatto che sia ripartita, vuol dire che è una dura. Con l’età aumenterà anche il carattere. E’ un’altra delle cose che può migliorare.

Di quale risultato ottenuto con lei vai più fiero?

Bisogna tornare indietro molti anni. Però direi la prima vittoria nel WorldTour, a Pasadena nel California del 2019. Abbiamo lavorato per lei e non ha sbagliato. Non era un percorso facile, salita ce n’era e ce n’era tanta. E la Arlenis Sierra è una dura da battere.

Nel 2018 a Monteveglio batte in volata Marta Bastianelli, campionessa d’Europa
Nel 2018 a Monteveglio batte in volata Marta Bastianelli, campionessa d’Europa
Salvoldi ha detto che sarà leader al mondiale…

Voglio godermela ancora un po’ in questo mese e mezzo, ci sono tante corse. Il mondiale è sicuramente un obiettivo. Poi ci sarà sicuramente la Roubaix, che è una cosa nuova per tutte. Ci stiamo preparando insieme.

E lei come sta vivendo il distacco?

Si muove e ragiona ancora come un’atleta della Valcar. Le ragazze alla Vuelta si sono messe a disposizione senza problemi. La viviamo come l’anno scorso con Marta, due bandiere della squadra. Negli ultimi sei anni, Elisa ci ha dato grandi soddisfazioni. Noi le abbiamo dato e lei ha restituito. Non ricordo più quanti mondiali ha vinto, mi pare cinque. Gli europei neppure li conto.

Tokyo 2020, la caduta che le poteva costare molto caro e secondo Arzeni dimostra che ha grinta da vendere
Tokyo 2020, la caduta che le poteva costare molto caro e secondo Arzeni dimostra che ha grinta da vendere
Hai parlato di Marta Cavalli, che ha cambiato pelle, migliorando tanto in salita e perdendo spunto…

Dipende dagli obiettivi che ha la squadra, ma Elisa non deve perdere il suo spunto veloce. Marta evidentemente ritiene di voler puntare a certe corse. Però adesso voglio pensare alle prossime corse, per gli addii ci sarà tempo dopo.

Si ricompone alla Trek la coppia olimpica. Parla Bronzini

01.09.2021
5 min
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La notizia, come tante altre in questo periodo, circolava nell’aria già da qualche tempo e su bici.PRO a metà agosto c’era stata una mezza anticipazione data dalla diretta interessata sul proprio futuro lontano dalla Valcar Travel&Service. Si erano scatenate alcune ipotesi, ora è ufficiale: Elisa Balsamo ha firmato per la Trek-Segafredo un contratto triennale a partire dal 2022. La 23enne atleta piemontese nel team WorldTour troverà le sue compagne di nazionale Elisa Longo Borghini e Letizia Paternoster (le due fanno coppia nella madison olimpica nella foto di apertura) e si porterà in dote non solo diversi importanti successi da elite (al momento sono otto totali compreso quello agli europei U23 a Plouay l’anno scorso), ma anche tanto potenziale ancora da sviluppare.

Anche Bronzini ha corso su pista e vinto un mondiale
Anche Bronzini ha corso su pista e vinto un mondiale

Parla Bronzini

Una delle grandi estimatrici della Balsamo è da sempre Giorgia Bronzini, diesse della Trek-Segafredo, reduce con la sua squadra dal Simac Ladies Tour in Olanda in cui ha raccolto un terzo posto finale con Ellen Van Dijk e dove ha vissuto uno spavento per la brutta caduta della Paternoster nella terza tappa.
«Anche nelle corse femminili – ci racconta la piacentina mentre le facciamo compagnia al telefono durante il suo trasferimento in auto verso le gare in Spagna della Challenge by LaVuelta – c’è sempre più tensione, con tanti battibecchi. Letizia ha dato una bella botta, per fortuna ha solo qualche costola incrinata ed il casco le ha salvato la vita, ma forse sarebbe stato meglio che qualcuno fosse venuto a chiederci scusa o comunque chiarire la situazione».

Torniamo però sul colpo di mercato fatto dalla Trek-Segafredo – al termine di un lungo interessamento – provando a fare un discorso in proiezione futura sulla Balsamo.

Elisa Balsamo ha dimostrato di essere a suo agio anche sui percorsi del Nord: obiettivo Fiandre e… mondiale di Leuven
Elisa Balsamo ha dimostrato di essere a suo agio anche sui percorsi del Nord: obiettivo Fiandre e… mondiale di Leuven
Giorgia, un’altra giovane italiana che va all’estero, cosa ne pensi?

Credo che sia giusto così. Al momento se le nostre migliori ragazze vogliono fare uno step successivo devono andare in formazioni WorldTour fuori dall’Italia. Hanno fatto una scelta giusta sia lei che le altre.

Quali sono le migliori qualità di Elisa tu che la conosci bene?

E’ professionale innanzitutto. Sin da quando era junior, aveva ben chiaro cosa dovesse fare per essere corridore. Ha dedizione e spirito di sacrificio. Poi chiaramente ha talento e lo sa allenare. E’ forte sia su strada sia in pista. Può crescere ancora tanto.

Anche tu ti sei divisa con grandi risultati tra strada e pista. Possiamo dire che potrebbe diventare la tua erede?

Assolutamente sì, non solo per il suo spunto molto veloce. Anzi credo che lei in più rispetto a me abbia anche la sparata o la progressione, date dal lavoro in pista col quartetto. Ad esempio, se io fossi partita a 2 chilometri dall’arrivo, mi avrebbero ripresa dopo cinquecento metri. Mentre Elisa, se vuole, ha anche il colpo da finisseur. Diciamo che con le doti tecnico-fisiche che ha, può far convivere molto bene sia strada che pista, specialmente con un calendario adeguato.

Balsamo lascia la Valcar dopo cinque anni in cui è cresciuta in modo importante
Balsamo lascia la Valcar dopo cinque anni in cui è cresciuta in modo importante
Balsamo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio nelle corse del Nord, specialmente quest’anno dove ha vinto una gara e ha ottenuto ottimi piazzamenti. Può essere la prossima italiana a vincere il Giro delle Fiandre dopo Longo Borghini e Bastianelli?

Sì, è una gara che è certamente nelle sue corde e che maturerà con l’esperienza.

Alle Olimpiadi di Tokyo è stata particolarmente sfortunata sia nella madison che nell’omnium, però lei ha già dato appuntamento a Parigi. Quindi prendendo spunto dalle tue parole potrebbe essere la punta azzurra in pista e in strada?

Certo, secondo me sì. Magari già in Giappone avrebbe potuto correre in entrambe le discipline, ma credo che sia stato giusto così. Elisa è in crescita sia da una parte che dall’altra e se riuscirà a far incastrare tutte le date dei maggiori appuntamenti di pista e strada potrà raccogliere buoni risultati. Nel 2024 se dovessero disegnare un percorso simile a quello di Londra 2012 potrebbe davvero tentare la coppia strada-pista o comunque andarci molto vicino. 

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo in volata Marianne Vos, bestia nera di Bronzini
Il 14 marzo ha vinto il Gp Oetingen, battendo in volata Vos, bestia nera di Bronzini
Chiudiamo con una battuta. Finora la Balsamo ha battuto quattro volte la Wiebes ed un paio di volte in più ha fatto l’olandese sull’azzurra. Può nascere una nuova sfida Italia-Olanda come è stata tra te e la Vos?

La Wiebes è molto forte, ma spero di no per Elisa, una Vos basta e avanza (ride, ndr). Marianne è ancora incredibile, è stata la mia bestia nera, anche se poi tante volte la sono stata io per lei e questo dualismo credo che abbia fatto crescere entrambe. Elisa sta già correndo contro la Vos e le è capitato anche di batterla in volata (il 14 marzo nel Gp Oetingen in Belgio vinto dalla Balsamo, dove l’olandese ha chiuso al terzo posto, ndr). Non so quanto correrà e vincerà ancora, però diciamo che intanto Elisa potrebbe anche prendere spunto da lei visto che per certi aspetti le trovo simili.

La nuova Longo scende dall’altura e le suona tutte a Plouay

31.08.2021
4 min
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L’avevamo lasciata con il racconto del bronzo di Tokyo sulle strade di Sestriere e difficilmente si poteva pensare che alla prima gara dopo l’altura, Elisa Longo Borghini graffiasse già con tanta potenza. Invece la campionessa italiana è andata a Plouay e mostrando una freschezza da prima della classe ha staccato le avversarie su un percorso che solitamente chiama la volata. La Trek-Segafredo voleva difendere la vittoria di Lizzie Deignan del 2020 e l’operazione è riuscita alla grande.

«L’idea poteva essere di arrivare in volata con Audrey Ragot che è bretone – racconta Elisa – ma quando mi hanno ordinato di attaccare, io l’ho fatto. E onestamente è stato bello. Mi sono allenata tanto a fare le volate al cartello, ma arrivare da sola dà tutta un’altra serenità».

Si correva per la volata, ma la caduta di Audrey Ragot ha spinto la Trek ad attaccare
Si correva per la volata, ma la caduta di Audrey Ragot ha spinto la Trek ad attaccare

Forte. Calma. Sicura. E’ come se i mille discorsi fatti negli ultimi anni con chi la seguiva stiano arrivando a compimento tutti insieme. E ti rendi conto che sta accadendo tutto perché qualcosa è scattato nella sua testa. Nulla altrimenti sarebbe stato possibile.

Pensavi di essere così brillante dopo il lavoro in altura?

Di solito soffro un po’, ma dopo i primi tre giri di rodaggio sul percorso, mi sono sentita bene. Sono contenta. Perché a Sestriere ho lavorato bene e con la testa libera. E a Plouay sono partita felice di correre.

La testa libera?

Ad agosto finalmente ho potuto dedicarmi agli affetti e questo ha fatto la differenza. Ho affrontato i giorni di Sestriere con un bel piglio, ma in modo tranquillo, senza concentrarmi troppo ad esempio su quello che mangiavo. Un bel periodo di lavoro tosto, ma sereno. Credo che la parola giusta sia serenità. Ho fatto le mie sei ore, i 40-20 e ho lavorato anche per le volate… Non sono andata a fare melina, altrimenti a Plouay non sarei andata così bene.

Arrivo solitario per Elisa che lo scorso anno aveva aiutato Deignan. Battute Verhulst e Faulkner
Arrivo solitario per Elisa che lo scorso anno aveva aiutato Deignan. Battute Verhulst e Faulkner
Adesso la Vuelta?

Che servirà per fare ritmo e prepararmi bene per gli europei. Quella della nazionale non è una maglia qualunque. Penso di averlo dimostrato. E con il fatto che si corre in Italia, davvero vorrei ben figurare.

A proposito di azzurro, arriva in Trek un’altra azzurra come Elisa Balsamo. Che effetto fa?

Sono sempre stata a favore di questo ingaggio, ho spinto tanto. Elisa ha grandi potenzialità e talento da vendere. La vedo vincere corse come il Fiandre, per intenderci. Ha già ottenuto vittorie di classe e ha uno spunto veloce notevole. Non è impossibile neppure che possa vincere una corsa come il Trofeo Binda, perché sulle salite brevi può dire la sua e poi in volata le secca tutte.

Dal 2022 alla Trek arriverà Elisa Balsamo. Eccole insieme ai mondiali 2019: Longo 5ª , Balsamo 47ª
Dal 2022 alla Trek arriverà Elisa Balsamo. Eccole insieme ai mondiali 2019: Longo 5ª , Balsamo 47ª
Europei a Trento e mondiali in Belgio: quale preferisci?

Forse Trento ha un percorso che mi si addice di più e, correndo in Italia, la sento di più. Il mondiale sulla carta è più una corsa per gente veloce, ma voglio ugualmente arrivarci in forma.

Non lo dice, ma anche Plouay passava per essere una corsa per gente veloce e abbiamo visto come sia finita. La nuova Elisa 2021, che corre serena e spesso col sorriso, ha imparato che non esistono imprese impossibili se si attacca il numero con la testa sgombra. La corsa di domenica insegna più di mille parole. 

Moschetti in Norvegia… per puntare alla Bernocchi

19.08.2021
4 min
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Matteo Moschetti si trova in Norvegia, domani inizierà la sua seconda gara di questo finale di stagione, appunto il Tour of Norway. Il lombardo era partito molto bene, aveva anche vinto la prima edizione della “Per Sempre Alfredo” e anche al Giro d’Italia se l’era cavata. E adesso cosa dobbiamo attenderci dal corridore della Trek-Segafredo? Ne parliamo direttamente con lui…

Moschetti vince la Per Sempre Alfredo
Moschetti vince la Per Sempre Alfredo
Matteo, partiamo da questa tua prima parte di stagione, come la giudichi?

L’inizio è stato abbastanza positivo anche se alla Tirreno ho fatto tanta fatica, poi è arrivata la convocazione al Giro che per me è stato già un buon risultato. E proprio al Giro ho fatto diverse top 10. Non dico che sono contento al 100%, perché il mio obiettivo è vincere, però andavano bene in quel contesto. Diciamo che in questa prima parte un sei lo porto a casa!

Solo un sei? Sei severo! Hai anche vinto…

Quando corro cerco sempre di ottenere il massimo… E il massimo è la vittoria, provare a vincere o andarci vicino.

Prima hai detto che alla Tirreno-Adriatico hai fatto fatica, perché?

Perché era la prima corsa di altissimo livello che facevo dopo l’incidente dell’anno scorso. E’ vero che già avevo gareggiato, ma alla Tirreno c’è tutt’altro ritmo. Si avvicinano la Sanremo, le classiche del Nord e poi con gente come Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe è incredibile!

Alla Tirreno già sapevi che saresti andato al Giro?

No, anzi… Durante la corsa vedevo la mia convocazione sempre più lontana proprio perché stavo facendo fatica. Però lì ho preso un bel ritmo che mi ha fatto ottenere dei buoni risultati nelle settimane successive.

Matteo Moschetti in testa a tirare, il lombardo è sempre pronto ad aiutare i compagni…
Matteo è sempre pronto ad aiutare i compagni…
E dopo il Giro si è chiusa la tua prima parte di stagione…

In realtà si è chiusa al campionato italiano qualche settimana dopo. Da quel momento ho fatto un lungo periodo senza gare. Ho passato una settimana intera di riposo quasi assoluto tra famiglia e amici.

Quando hai ripreso ad allenarti?

In realtà la bici non l’ho mai mollata del tutto, ma gli allenamenti di una certa intensità li ho ripresi ad inizio luglio. Non dovendo andare alla Vuelta non sono andato in altura, non avrebbe avuto molto senso ma ho preferito restare a casa.

Dove vivi?

Nella periferia di Milano a Robecco sul Naviglio.

E come fai con il traffico? E dove vai per fare salita?

Beh, sono in campagna, non c’è traffico. Per la salita vado verso Varese oppure ne approfitto quando vado a trovare la mia ragazza che è francese. Lì riesco a fare qualcosa di più impegnativo. Anche se in realtà tra gare e ritiri, il tempo per stare a casa ad allenarsi è veramente poco.

Matteo, guardiamo avanti, guardiamo alle gare di questa seconda parte di stagione: sai già quali farai?

Ho ripreso al Giro di Danimarca, dove ho lavorato per Pedersen chiaramente, essendo lui l’uomo di casa e colui che stava andando anche più forte. Quindi mi sono messo a sua disposizione. Da oggi invece sono impegnato al Giro di Norvegia. Diciamo che sono gare in cui cerco di trovare la gamba per fare bene il finale di stagione.

In Norvegia temperature fresche. Atteso un buon pubblico lungo le strade (come è stato per le donne questa settimana)
In Norvegia temperature fresche. Atteso un buon pubblico lungo le strade (come è stato per le donne questa settimana)
C’è qualche gara tra queste che ti piace un po’ di più?

Sì, la Milano-Torino e soprattutto la Coppa Bernocchi (4 ottobre, ndr). Questa gara andavo a vederla già da bambino. E’ veloce, l’ho già fatta due volte e un giorno mi piacerebbe vincerla.

Ma intanto sei in Norvegia. Anche lassù è caldo come in Italia?

No, no, altroché! È abbastanza fresco come fosse ottobre da noi. E anche al Giro di Danimarca è stato fresco. Siamo stati fortunati che è piovuto solo un giorno. Le previsioni anche qui danno bel tempo, almeno. Non ho grandi preferenze tra caldo e freddo, ma l’importante è che non piova.

Pellaud alla Trek. Domeranno un cavallo selvaggio?

18.08.2021
4 min
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Nel comunicato stampa che ha certificato il suo passaggio dall’Androni-Sidermec alla Trek-Segafredo, Simon Pellaud viene definito “globertrotter”, letteralmente giramondo. Ma da noi questo termine indica anche quei corrieri che vediamo sfrecciare con i loro camioncini dappertutto. Coloro che lavorano a testa bassa, che corrono, che non mollano mai e qualche volta sono anche un po’ naif nei loro modi di guidare e fare le consegne… Ed è una bella “foto” di questo spumeggiante svizzero-colombiano.

Pellaud è passato pro’ nel 2015 alla Iam…
Pellaud è passato pro’ nel 2015 alla Iam…

Corridore furbo

Simon non è un ragazzino, ha 29 anni. Aveva già assaggiato il WorldTour ai tempi della Iam, poi alcune vicissitudini lo avevano un po’ imbrigliato. Era finito in una squadra più piccola (la Illuminate), salvo tornare un anno alla Iam. Ma due anni fa, era l’inverno del 2020, eccolo arrivare alla corte di Gianni Savio.

«Simon Pellaud – ci disse al via sotto i quasi 50° della prima tappa della Vuelta a San Juan lo stesso team manager – ricordatevi questo nome…». E infatti eccolo mettersi in mostra ben presto. Lo abbiamo imparato a conoscere al Giro dello scorso anno. Sempre in fuga. Era scaltro, spigliato e molto realista. Prendeva quello che c’era da prendere. «Non posso vincere la tappa? Però qui ci sono due traguardi volanti, un Gpm, il premio della combattività…».

E alla fine questo suo atteggiamento lo ha portato ad essere uno dei pochissimi corridori di squadre non WorldTour a salire sul podio finale di Milano: fu il re dei traguardi volanti nel 2020 e il più combattivo quest’anno.

Quest’anno ha preso parte al Giro di Romandia e di Svizzera con la nazionale svizzera, eccolo in prima posizione (foto de Waele)
Quest’anno ha preso parte al Giro di Romandia e di Svizzera con la nazionale svizzera, eccolo in prima posizione (foto de Waele)

Ossessione WorldTour

Pellaud ha firmato un contratto biennale (2022-2023) con la Trek-Segafredo. Giusto o sbagliato, il WorldTour è l’obiettivo di tutti i corridori: più soldi, partecipazione a gare più importanti, possibilità di disporre spesso di tecnici (nutrizionisti, biomeccanici, psicologi, preparatori…) di primo livello. In generale si hanno più certezze. In un’intervista lui stesso ci confidò: «I miei compagni mi dicono: ma come fai a non essere un corridore da WorldTour?». 

E alla fine ce l’ha fatta. Anche meritatamente. Fughe, allunghi, scatti… ma anche tanta gamba. Per stare fuori tutti quei chilometri, attaccare in discesa e in salita, devi comunque mostrare doti atletiche importanti. Le stesse che portano la sua nazionale a convocarlo spesso. «Sono super orgoglioso di entrare a far parte della famiglia Trek-Segafredo – ha detto Pellaud – Mi sento come un neoprofessionista che torna nel WorldTour dopo un paio di anni passati a prepararmi per questo grande momento».

Sulle strade d’Italia, ma non solo, Pellaud ha raccolto molti fans
Sulle strade d’Italia, ma non solo, Pellaud ha raccolto molti fans

Ultimi scampoli di libertà?

In questi giorni Pellaud si trova nella sua seconda patria: la Colombia. E’ laggiù, ad oltre 2.000 metri di quota della zona di Medellin, che sta preparando il suo finale di stagione. La professionalità non manca. Ha ringraziato a lungo l’Androni e Savio per l’opportunità offertagli. E siamo certi che nelle ultime gare correrà ancora di più con il coltello tra i denti: con più serenità per il contratto messo in tasca, ma anche con la consapevolezza che saranno gli ultimi scampoli da “pirata” del gruppo. Cioè di attaccante libero.

«La Trek è stata una squadra che ho sempre sognato – ha ripreso Pellaud- So di aver raggiunto la maturità. Potrò essere un gregario nel WorldTour. Non vedo l’ora di dare il 100% delle mie capacità, del mio impegno e della mia personalità al Team. Sento che è la situazione perfetta per me, perché in questa squadra c’è un’ottima atmosfera. Quando ho parlato con Guercilena sono “andato all-in” (o tutto o niente, ndr)».

Giro 2021, tappa di Canale: Pellaud è l’ultimo ad arrendersi a Van der Hoorn
Giro 2021, tappa di Canale: Pellaud è l’ultimo ad arrendersi a Van der Hoorn

Aiutare ma…

«Simon ha guadagnato spazio e visibilità con grinta e abnegazione – ha detto proprio Guercilena – la stessa che ci aspettiamo da lui nelle prossime stagioni. Può essere un valore aggiunto immediato per il team. Sarà un elemento prezioso al fianco dei capitani, ma di certo non vogliamo che perda il suo spirito aggressivo. L’obiettivo comune è valorizzare le sue qualità per il bene della squadra».

E su quest’ultima frase del team manager milanese Pellaud può riflettere. Se non fosse un semplice gregario? Se Simon fiuterà qualche possibilità se la saprà giocare. E lo saprà fare a modo suo. Nel rispetto dei compagni, con il pragmatismo svizzero e il cuore sudamericano. Di certo Pellaud alla Trek è un bell’esperimento. E’ come domare un cavallo selvaggio. E non vediamo l’ora di vedere sul campo ciò che succederà.

Ciccone, missione leader. Da oggi tutto sulla Vuelta

11.08.2021
4 min
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Senza un attimo di sosta dalla vigilia del Giro, passando per la Route d’Occitanie, i campionati italiani, la Sardegna, le Olimpiadi e San Sebastian, Giulio Ciccone ha riempito un’altra valigia ed è partito proprio oggi per la Vuelta España dove sarà leader della Trek-Segafredo. Per la prima volta in carriera. E’ singolare parlare delle vigilie, perché ti danno la misura del coinvolgimento nel progetto.

«Ogni volta che parto con la squadra – dice – sono sempre felice. Mi diverto, è il mio gruppo. Alla partenza per Tokyo c’erano più ansia e tensione. Un altro gruppo. A livello di sensazioni, le Olimpiadi sono state la corsa che ho sentito di più. Forse al livello della partenza del primo Tour de France dal Belgio».

Brambilla dice che avere la fiducia della squadra sarà un’arma in più.

Con Brambilla faccio coppia fissa dai primi tempi. Ha preparato la valigia anche per me? Perché la mia è vuota (ride, ndr). Comunque è davvero bravo ed è vero che è la prima volta che parto da leader, ma la vivrò come le altre esperienze. La gestione della squadra sarà sempre la stessa. Leader o non leader, non serve mettersi altro peso addosso.

Ancora Brambilla dice che è impossibile tenerti fermo, al massimo si può provare a guidarti. Ha parlato del Giro…

L’ultimo Giro è quello che mi ha insegnato di più. La prima volta che mi sono ritrovato in classifica, in cui ho commesso qualche errore e da cui poi sono tornato a casa. Da tutto a niente in un colpo solo. Però è anche vero che tanti attacchi li ho fatti perché non toccava a me fare classifica. Avevo carta bianca.

Quindi alla Vuelta sarà diverso?

Direi di sì, ma ci sarà da capire la situazione. E’ dura stare coperti alla Vuelta, per il percorso e per come corrono. Il terzo giorno ci sarà già l’arrivo in salita, per questo mi piace la Vuelta. Le tappe non sono lunghissime, quindi sarà una corsa esplosiva.

Grande emozione al primo Tour, alla partenza da Bruxelles: Tokyo è stato qualcosa di simile
Grande emozione al primo Tour, alla partenza da Bruxelles: Tokyo è stato qualcosa di simile
Hai studiato il percorso?

Non nei dettagli, ma lo farò. Quello che ho fatto è stato ragionare con il mio preparatore sul tipo di sforzi che andremo a fare, adattando la preparazione. Non ho mai fatto la Vuelta, non conosco le strade, ma lo stesso è bene sapere a cosa si va incontro. E di certo ci arrivo meglio che al Giro, dove la preparazione è stata un po’ rimediata per i problemi della vigilia.

Un pensiero per volta, oppure un occhio agli europei successivi lo dai?

Un pensiero per volta, tutto sulla Vuelta. La stagione è stata super tirata, non ho mai mollato. La Vuelta e poi si tira una linea. Avevo già parlato con Cassani e mi aveva fatto capire che non rientro nei piani per europei e mondiali, che hanno percorsi veloci per le mie caratteristiche. Per cui posso farmi tranquillamente da parte.

Come hai vissuto la situazione di Cassani?

Sono sorpreso per tutto quello che ho letto negli ultimi giorni, perché là sembrava che si andasse tutti d’amore e d’accordo. In corsa siamo stati uniti e Davide era sereno, non ho mai visto comportamenti strani. Nelle riunioni con lui e Amadio non ci sono mai stati punti di attrito. Anche a Tokyo con il presidente nessun problema.

Giro sfortunato, il dolore alla schiena si fa sentire: a Sega di Ala giorno durissimo
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Poi è venuto fuori il discorso del rientro in Italia.

Sapevo che ognuno avesse il suo programma, davvero non sapevo di Davide e quando dovesse tornare. L’unica volta che l’ho visto davvero giù, un paio d’ore in cui non ha parlato con nessuno, è stato dopo la corsa. Ma avevamo tutti il muso lungo. E’ stata una mazzata per tutti, ci credevamo davvero…

Invece parlando di futuro, senza Nibali sarai il leader della Trek per i Giri… Che cosa te ne pare?

Grossi colpi di mercato non ci sono nell’aria, anche se la conferma di Mollema è una bella cosa. Ma mi conoscete, si può fare tutto. Si fa un programma. Si concordano gli obiettivi e poi si lavora. Una cosa per volta, per favore. Adesso mi gioco tutto sulla Vuelta.