Affini, pensieri e parole di un giorno da leader

23.08.2022
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Sono passati sette anni da quando Aru vestì per l’ultima volta la maglia rossa della Vuelta e quest’anno ancora nessun italiano era mai stato leader fra Giro e Tour. Saranno piccole cose, ma si capisce bene perché sul podio della Vuelta a Breda, due giorni fa, Edoardo Affini avesse un sorriso pieno di orgoglio e soddisfazione. L’ultima volta che aveva indossato una maglia di leader fu al Giro d’Italia U23 del 2018, quando vinse il prologo e conquistò la rosa. Oppure la maglia dei giovani al Giro di Norvegia del 2019. Al Giro del 2020 dice scherzando, ha avuto la ciclamino in prestito da Ganna, che aveva preso la rosa.

«Penso che sia una cosa che non capita tutti i giorni – dice il mantovano della Jumbo Visma – è ovvio che essere leader in uno dei tre grandi Giri sia motivo di orgoglio. E’ stato bello finché è durato, anche se per un solo giorno. Anzi no, sono stato leader anche nel giorno di riposo (ieri, ndr), anche se la maglia non l’ho messa per allenarmi. Mi sarebbe sembrato troppo da convintone…».

Roglic a sorpresa

Sull’arrivo di oggi a Laguardia il primato è passato sulle spalle di capitan Roglic. E se la staffetta della leadership fra gli uomini del team olandese finora era stata concordata, il primato dello sloveno è capitato, ma non era stato progettato. La giornata è stata durissima. Prima ora oltre i 47 di media. Temperatura fra 33 e 35 gradi, mentre ieri il cielo era velato e la temperatura più gradevole. Bilancio giornaliero (per Affini) di 4.500 calorie e 14’13” di ritardo. Edoardo è un tipo spiritoso, capace di una bella ironia. Il suo racconto è coinvolgente…

Una giornata niente affatto banale, insomma…

Neanche un po’. C’erano strappi duri e il mio compito era portare la testa del gruppo ai piedi della salita ai meno 20 dall’arrivo. Poi ho potuto rialzarmi e mi sono goduto i tifosi. Nei Paesi Baschi sono belli… motivati, per cui anche se ero staccato, sentivo che mi indicavano e parlavano del leader.

E’ vero che il passaggio della maglia fra compagni di squadra è stato organizzato?

A Utrecht, avevamo deciso che se avessimo vinto la crono, sarebbe passato per primo Robert (Gesink, ndr). Il giorno dopo ha fatto la volata Mike Teunissen e l’ha presa lui. E a Breda mi hanno detto che se ci fossero state le condizioni, sarebbe toccato a me.

Così adesso toccherà a Kuss come si è scherzato nelle interviste?

Ho qualche dubbio che, avendola Roglic, ora sia così facile da passare. Ma non si può mai dire (ride, ndr).

Dopo il podio della maglia rossa, l’abbraccio della compagna olandese Lisa (foto Bram Berkien)
Dopo il podio della maglia rossa, l’abbraccio della compagna olandese Lisa (foto Bram Berkien)
Cosa cambia ad andare alle partenze da leader?

Senti più persone che ti chiamano e ti cercano per un autografo. E poi la cosa curiosa di stamattina alla partenza è che il corridore con la maglia a pois schierato accanto a me, Julius Van den Berg, è stato mio compagno di squadra da U23 alla Seg Academy Racing. Ci siamo guardati e ci siamo detti che alla fine qualcosa di buono siamo riusciti a farla. Poi è vero che tutti e due abbiamo perso la nostra maglia, ma la soddisfazione resta.

Che effetto ha fatto essere presentato come leader al foglio firma?

Basta considerare il fatto che abbiamo in squadra uno che l’ha vinta tre volte e quindi l’entusiasmo e le aspettative sono altissime? Un gran bell’effetto, niente da dire…

Dicevi che oggi non era nei piani la maglia per Roglic.

Non era nostra intenzione tirare a quel modo. Bisognerebbe chiedere alla Bora perché si siano messi a fare quell’andatura. Forse volevano gli abbuoni del traguardo volante? Ognuno fa le sue scelte, bisognerebbe chiedere a Fabbro perché si siano mossi così. Comunque abbiamo messo uno davanti e li abbiamo aiutati.

Nella tappa da leader, Affini ha tirato come se nulla fosse
Nella tappa da leader, Affini ha tirato come se nulla fosse
Il fatto che fossi leader ha cambiato il tuo ruolo in corsa?

Non è cambiato niente. Se non avesse tirato la Bora, saremmo stati davanti in due. Invece, come dicevo, abbiamo messo Teunissen e sono riuscito a salvarmi per un po’ e per fare il lavoro che avrei dovuto fare.

Hai mai pensato di poterla tenere?

Impossibile (ride, ndr). Dovevo lavorare, il percorso era duro ed è stata comunque una bella giornata. Ma siamo alla quarta tappa della Vuelta, sarà lunga e avrò da lavorare, soprattutto adesso che la maglia l’ha presa Primoz.

Qualcuno si è lamentato che le strade olandesi siano state pericolose…

Ho letto le interviste. Partendo dal presupposto che in Olanda le strade sono piene di infrastrutture e che per far passare la Vuelta abbiano tolto rotonde, attraversamenti e spartitraffico, poteva andare molto peggio. Ci sono stati dei passaggi particolari, i paesi pagano per avere la corsa e non si può pretendere di andare sempre sugli stradoni. Diciamo che non sono stati giorni semplici. Il vento non ha influito, ma appena c’era un soffietto, erano tutti davanti, immaginando di fare chissà cosa…

A Laguardia vince Roglic, quarto corridore Jumbo Visma in rosso
A Laguardia vince Roglic, quarto corridore Jumbo Visma in rosso
Santini ha realizzato una maglia rossa per l’Olanda e una per il resto della Vuelta: quale ti piace di più?

La rossa classica, quella olandese però era perfetta per quel tipo di evento.

Ora che la maglia è andata, cosa ti resta nella valigia?

Mi resta la maglia, anzi le maglie, perché sono l’unico ad aver avuto entrambi i tipi. E quelle non me le tocca nessuno. Poi c’è qualche pupazzetto, ma so già che mi toccherà regalarli. Così alla fine, ciò che resta davvero è un’esperienza impagabile. Quella continuerò a portarmela dentro a lungo.