Le cadute di Nibali e dei suoi avversari. Quale bilancio?

18.04.2021
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Quante cadute nella carriera di Nibali. Alcune lo hanno coinvolto in prima persona e altre lo hanno riguardato in quanto legate ai suoi avversari. Quella di pochi giorni fa è l’ultima di una lunga serie. Lo Squalo, già operato, dopo la scivolata in allenamento che gli è costata la frattura composta del radio del polso destro, ha una placca che gli consentirà di pedalare sui rulli a breve, ma certo pensando all’imminente Giro d’Italia perde non poco.

Tirreno Adriatico 2021
Vincenzo Nibali (36 anni) è alla sua 17ª stagione da professionista
Tirreno Adriatico 2021
Vincenzo Nibali (36 anni) è alla sua 17ª stagione da professionista

A favore e contro

Facciamo un breve preambolo. Spesso si è detto che Nibali abbia ottenuto le sue vittorie in virtù delle cadute di avversari importanti. 

Si è sentito dire: «Ha vinto il Tour perché si sono ritirati Froome, prima, e Contador, poi». «Ha vinto il Giro del 2016 perché Kruijswijk si è schiantato addosso ad un muro di neve scendendo dal Colle dell’Agnello». E fu additato persino per il Giro (dominato) del 2013: «Lo ha conquistato perché Wiggins si è fermato». Di fronte a queste frasi, che certamente indicano fatti reali ma non concreti ai fini della corsa, urge fare un’analisi.

Sulle strade italiane Wiggins si è trovato spesso ad inseguire
Sulle strade italiane Wiggins si è trovato spesso ad inseguire

Wiggins già staccato

Partiamo proprio dall’ultima frase. Wiggins in quel Giro d’Italia alzò bandiera bianca dopo 12 tappe, alla 13ª non partì in seguito alla caduta verso Treviso. Ma va detto che quando Sir Bradley se ne tornò in Inghilterra aveva già 2’05” di ritardo proprio dallo Squalo, in maglia rosa. Ma che le cose per lui non girassero nel modo giusto si era capito anche prima, nella crono di Saltara (8ª tappa) quando avrebbe dovuto spaccare il mondo, invece arrivò secondo dietro Dowsett e con appena 10″ di vantaggio su Nibali. Forse la caduta fu un pretesto…

Nella tappa del pavè abilità di Nibali (in giallo) nello schivare le cadute
Nella tappa del pavè abilità di Nibali (in giallo) nello schivare le cadute

Tour 2014, era già primo

Tour de France 2014. Saper correre in bici, districarsi sul pavè, stare davanti fa parte del ciclismo. Nibali e la sua Astana avevano preparato al meglio la temibile tappa con i settori in pavè della Roubaix. Certo, tutto deve andare bene, ma spesso la fortuna aiuta gli audaci, in questo caso i più freschi e lucidi. Inoltre, cosa da non trascurare, lo Squalo era già in giallo quel giorno in quanto aveva vinto la seconda tappa.

E Contador? Lo spagnolo cadde nel giorno della Planche de Belle Fille. In una discesa, tra pioggia e nebbia, battè schiena e ginocchio, salvo poi scoprire che era la sua tibia ad aver fatto “crack”. L’Astana dello Squalo rallentò persino il ritmo pur di verificare le condizioni di Alberto. Ma poi dovette andare.

In quelle tre settimane Nibali volò letteralmente. Vinse tre tappe e si presentò a Parigi con 7’37” sul secondo, Jean Cristophe Peraud.

Kruijswijk, finì addosso ad un muro di neve scendendo dall’Agnello al Giro 2016
Kruijswijk, finì addosso ad un muro di neve scendendo dall’Agnello al Giro 2016

L’olandese e l’Agnello

Giro 2016. Uno dei più drammatici. Il siciliano non ingranava. L’olandese Kruijswijk invece tappa dopo tappa faceva la formichina e guadagnava terreno. A tre tappe dal termine vantava un qualcosa come 4’43” su Nibali. Il corridore della Nl-Jumbo però aveva smesso di essere il più brillante come nelle frazioni precedenti, inoltre non avendo una grande squadra aveva speso molto.

L’esatto opposto di Vincenzo. Le sue gambe tornarono forti proprio sul versante in salita dell’Agnello. A volte ad un campione basta poco per prendere fiducia e poter tornare a disporre di tutti i suoi cavalli. Mettiamoci poi che aveva anche una super squadra ed ecco che l’impresa si realizzò il giorno dopo verso Sant’Anna di Vinadio. Nibali sesto, rifilò oltre un minuto all’olandese e prese la maglia rosa a 24 ore dal termine del Giro.

All’ospedale di Bergamo con Tiralongo dopo la caduta al Lombardia del 2013
All’ospedale di Bergamo con Tiralongo dopo la caduta al Lombardia del 2013

I “regali” di Nibali

Finita? Neanche per sogno! Perché se queste sono le “fortune” di Nibali, vogliamo parlare delle sfortune? “Giriamo la frittata”: quante volte gli avversari “hanno vinto perché Nibali è caduto”?

Mondiali di Firenze 2013 (foto in apertura). Nibali ha sulle spalle pressioni enormi, eppure nel finale è lì a giocarsi la corsa con gli altri favoriti. Solo che lui nella prima parte di gara era caduto. Era stato costretto a recuperare, sprecando energie preziose e a correre tutta la gara con evidenti segni e dolori. Quello sforzo presentò il conto nel finale e si dovette accontentare del quarto posto.

Qualche giorno dopo sempre per caduta, fu costretto a lasciare il Giro di Lombardia quando era davanti con i migliori. E un qualcosa di simile, ma senza ritiro, avvenne nella Liegi del 2015 quando fu costretto a rincorrere sulla Redoute.

Nibali fermo sul ciglio della strada a Rio 2016 (screenshot a video, foto indisponibili)
Nibali fermo sul ciglio della strada a Rio 2016 (screenshot a video, foto indisponibili)

La beffa olimpica

Rio de Janeiro 2016. Dopo le critiche per essersi allenato al Tour, lo Squalo si presenta in Brasile in forma perfetta. Nonostante le pressioni enormi, un po’ come per i mondiali di tre anni prima, Vincenzo fa il suo. Corre davanti, stacca tutti in salita e si butta giù in picchiata. E cade. E’ chiaro, il discorso fatto prima per Froome vale anche per lo Squalo, ma quando si è a tutta un errore ci può stare. «Non ero lì per il secondo o terzo posto», aveva detto Nibali.

Si parlò molto di quella scivolata. Lo stesso Vincenzo ci tornò su. Disse che gli era partito l’anteriore, finì nella canalina al lato ma era ancora in piedi, fu proprio il ciglio, dove si sedette successivamente, a catapultarlo a terra. Lo toccò con il pedale destro.

Furono messe sotto accusa le ruote superleggere che lo Squalo ed altri della nazionale avevano usato per l’occasione. Ruote che comunque gli azzurri avevano provato e riprovato. Si disse che il feeling non poteva essere lo stesso rispetto al set usato abitualmente con la squadra.

Vincenzo Nibali, caduta Alpe d'Huez, Tour de France 2018
Vincenzo Nibali e la sua caduta sull’Alpe d’Huez al Tour de France 2018
Vincenzo Nibali, caduta Alpe d'Huez, Tour de France 2018
Vincenzo Nibali e la sua caduta sull’Alpe d’Huez al Tour de France 2018

Quel Tour fa ancora male

E veniamo all’ultima cocente caduta, quella della Tour de France 2018. Nel tempio della montagna, nel “ring” degli scalatori più forti del pianeta, Nibali e gli altri big si stanno sfidando. Verso l’Alpe d’Huez, uno spettatore “tira giù” Nibali. Lui cade, e male, di schiena sulla radiolina. Fa fatica a respirare e a risalire in sella. Ma una volta in bici parte come una locomotiva e nel pieno della bagarre rientra sui migliori, riprendendogli un distacco abissale. I tifosi si fregano le mani. Ci si aspetta un super Tour da Vincenzo. Ma i sogni vengono infranti sulla linea d’arrivo.

Quando Michele Pallini, il suo massaggiatore, è costretto ad aiutarlo per farlo scendere dalla bici capisce subito che qualcosa non va. I dubbi dello stesso Pallini trovano conferma qualche ora dopo all’ospedale di Grenoble: frattura di una vertebra (che tra l’altro ha lasciato qualche strascico). Lo Squalo torna a casa.

La riabilitazione del siciliano è già iniziata (foto Instagram)
La riabilitazione del siciliano è già iniziata (foto Instagram)

Verso il Giro 2021

E veniamo alla più recente caduta. Quella di qualche giorno fa in allenamento. Un’altra scivolata che di fatto complica moltissimo il cammino dello Squalo verso il Giro. Vincenzo non è più un ragazzino ed essere al 101% è fondamentale per lui per poter combattere con gente che ha anche 15 anni in meno. Questi sono giorni cruciali in vista della corsa rosa. C’è chi fa le Classiche delle Ardenne, chi il Tour of the Alps, chi il Romandia.

Si parla di corse che determinano la rifinitura di un lungo processo di lavoro, di gare che danno la cosiddetta brillantezza. Stare a casa non è il massimo. Non solo non si “cattura” quella brillantezza, ma s’interrompe bruscamente il programma di lavoro e il volume programmato. Vincenzo ha già ripreso la riabilitazione, stringendo oggetti e chiudendo “maniglie”. Per il momento si deve accontentare.

Allora, possiamo dire o no che allo Squalo nessuno ha regalato nulla? Voi che ne pensate: il bilancio con il destino com’è?