SANREMO – C’erano anche loro, oltre l’angolino in alto in cui sono state relegate dal giornale organizzatore e dagli approfondimenti dei giorni successivi. La Milano-Sanremo delle donne è stata un utile esperimento: crediamo il primo sorso di una degustazione che darà maggiori soddisfazioni in futuro. Quello che abbiamo visto, infatti, non può assolutamente bastare.
Logistica complicata
Non è facile infilare due corse nell’angusta geometria di Sanremo, che sabato ha accolto la carovana con un inedito mercato nel piazzale riservato ai pullman. Così gli uomini sono rimasti alle spalle della vecchia stazione, mentre le donne sono finite in un centro sportivo 2 chilometri dopo l’arrivo.
Non è facile neppure trovare pagine e spazi per due corse all’indomani di una Classicissima monumentale come quella di Van der Poel, Ganna e Pogacar. Tantomeno è semplice gestire la viabilità dei veicoli accreditati, che seguendo i cartelli dell’organizzazione si sono trovati davanti a strade chiuse e vigili giustamente irremovibili. La prima volta richiede tolleranza, che volentieri concediamo.
Percorso insufficiente
Si può invece ragionare sul percorso della gara, che purtroppo ha detto davvero poco. La caratteristica fondamentale della Milano-Sanremo è la sua lunghezza che rende selettive due salitelle come Cipressa e Poggio. Gli appena 128 chilometri lungo il mare, da Genova all’inizio della Cipressa, sono stati un antipasto inconsistente per atlete che per preparazione e mezzi atletici hanno davvero poco da invidiare ai colleghi uomini.
Ne è venuta fuori una gara insipida, con le scalatrici che nulla hanno potuto in salita e il solo attacco di giornata a 2 chilometri dall’arrivo da parte di Elisa Longo Borghini. Un solo attacco in una classica WorldTour, tolto un tentato allungo sul Poggio: qualcosa non ha funzionato. Lorena Wiebes ha salutato ed è passata all’incasso con una facilità disarmante.
Sanremo, quale Sanremo?
Genova capitale 2024 dello Sport ha stanziato i soldi per avere il via della Sanremo Donne e tagliando i fondi al Giro del Ponente in Rosa, ma l’accoglienza non è stata certo degna del WorldTour.
Nessuna presentazione delle squadre alla vigilia, come l’evento avrebbe meritato e richiesto. Poca cartellonistica per richiamare i genovesi al grande evento. Lo stesso staff di RCS Sport non è parso sovradimensionato per gestire le fasi di partenza. Al punto di sentirci dire che per avere atlete con cui parlare nella zona mista di partenza, avremmo dovuto fare richiesta all’addetta che si trovava a Pavia per gestire la stessa fase fra gli uomini.
Il via da Novi Ligure
La Milano-Sanremo Donne merita di più. E merita anche un percorso coerente con quello degli uomini. «Sogno di veder correre su queste strade le mie nipoti – ha detto Elisa Longo Borghini dopo l’arrivo – finalmente in una gara di 200 chilometri».
Questa volta una proposta la facciamo. Si stabilisca la partenza da Novi Ligure, di fronte al Museo dei Campionissimi. Si avrebbe una Sanremo di 198,5 chilometri: 100 meno degli uomini, esattamente come accade al Fiandre. Basterebbe per fare della Sanremo Donne la classica più lunga del calendario, al pari degli uomini. Le ragazze scalerebbero il Turchino e vivrebbero quel senso di arrivo della primavera che sabato è mancato. E magari anche la Cipressa e il Poggio ritroverebbero la dignità che sfortunatamente non hanno avuto.