Il nostro gioiello classe 2005: Simone Gualdi verso l’Avenir

30.07.2024
4 min
Salva

Quando parli faccia a faccia con Simone Gualdi fai davvero fatica a pensare che sia un ragazzo del 2005. Ha una chiarezza di idee, un tono e uno sguardo da veterano. Il giovanissimo corridore della Wanty- ReUz, il devo team della Intermarché-Wanty, è uscito da un ottimo Giro della Valle d’Aosta e il commissario tecnico, Marino Amadori, che ci ha parlato di lui, lo ha giustamente inserito nella lista pronta a partire per la Francia, alla volta del Tour de l’Avenir.

La stagione di Simone Gualdi, la prima tra gli under 23, è stata piuttosto piena, nonostante la scuola. Sin qui ha inanellato 35 giorni di gara, tra cui quattro corse a  tappe. Una stagione che non lo ha visto vincere, ma in cui ha mostrato una grande costanza di rendimento e di apprendimento. Il nono posto finale al Giro della Valle d’Aosta, il cui livello era notevole, ne è la prova.

Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni
Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni

Simone tra i grandi 

«Una buona stagione direi – spiega Gualdi – Sono contento per il Giro della Valle d’Aosta perché era uno degli obiettivi di quest’anno. Sapevo che da questo periodo in poi sarei potuto andare sempre meglio perché ho finito la scuola e mi posso finalmente allenare bene. Ho fatto un periodo di altura dopo il Giro Next Gen. Sono andato a Livigno direttamente dopo la maturità. Da lì sono sceso e sono andato al Valle d’Aosta. E infatti i risultati si sono visti».

Prima del via della frazione finale di Cervinia, Gualdi era tranquillo. Non solo sperava di mantenere la sua posizione, ma anche di fare meglio. Poi visto anche il via caotico ha perso un po’ di terreno, ma ha difeso bene la top 10, giungendo terzo tra i ragazzi del primo anno nella generale.

Ad un certo punto era persino secondo nella classifica dei giovani, tanto da indossare la maglia bianca appartenente a quel fenomeno che risponde al nome di Jarno Widar. Insomma Torres, Widar, Gualdi: classe 2005 sugli scudi.  

«Se penso che il leader della classifica dei giovani è Widar – continua Gualdi – per me è stato un po’ come averla personalmente quella maglia bianca. Jarno, si è visto, è uno step superiore a tutti. Anche al Giro Next ha fatto davvero grandi numeri. Rivederlo in azione è stato incredibile».

Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti
Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti

Più consapevolezza

Non che mancasse a Gualdi, ma questo Valle d’Aosta certamente gli dà qualcosa in più.

«Sicuramente mi dà molta consapevolezza che posso fare bene anche in classifica generale. Sono migliorato parecchio anche sulle salite lunghe, cosa che mi mancava e cui ho supplito lavorando in quota. In questo Valle d’Aosta ho capito che posso dire la mia. Abbiamo incontrato davvero salite lunghe e dure e vedremo poi nel tempo come si evolverà questa caratteristica».

Ciò nonostante Gualdi non si sente uno scalatore puro: si sente più completo. «Soprattutto quando tirava Widar il ritmo in salita era davvero troppo elevato, anche per questo preferisco salire al mio passo e in questo caso limitare i danni piuttosto che cercare di tenere e poi esplodere. Comunque sono anche abbastanza veloce e me la cavo anche sul passo.

«Tra l’altro ogni tanto lavoro anche sulla bici da crono, anche se devo iniziare a lavorarci di più. Quello è e sarà uno step superiore che mi potrà dare un vantaggio nelle corse a tappe. Si è visto al Giro Next dove c’era la cronometro iniziale quanto sia importante questa disciplina».

Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia
Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia

Verso l’Avenir

Simone si è aggiunto al ritiro azzurro del Sestriere questa settimana. Un po’ di recupero e quindi l’arrivo in quota. Non scordiamo che è la prima volta che Gualdi fa la doppia altura in stagione. Lui dovrebbe essere certo di una maglia per l’Avenir.

«Sono contento di questa opportunità che mi dà Amadori – ha detto Gualdi – ho comunque dimostrato che sto bene. Al Valle d’Aosta si è corso in un certo modo, si partiva sempre a tutta. In una tappa siamo andati “a fiamma” per la prima ora e mezza finché non è partita la fuga, come nelle gare dei grandi.

«Sono certo che l’Avenir sarà una grandissima esperienza. Mi farò trovare  pronto e sarò sicuramente disponibile ad aiutare».

Verso l’Avenir: una speranza di nome Ludovico Crescioli

27.07.2024
5 min
Salva

Se si dovesse dire qual è l’arma di Ludovico Crescioli probabilmente diremmo la sua grinta. E anche la sua costanza. Anche se non sembra, visto il suo atteggiamento sempre molto pacato ed educato, il giovane toscano della Technipes – #inEmilia-Romagna è un lottatore nato. Un ciclista che sa soffrire come pochi.

E lo abbiamo visto in presa diretta al Giro della Valle d’Aosta, dove ha agguantato un podio davvero importante, specie in ottica futura e specie in ottica Tour de l’Avenir, dove Marino Amadori, il tecnico della nazionale U23, lo ha praticamente già investito del ruolo di capitano.

Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale
Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale

Crescioli ottimista

«Questo podio al Valle d’Aosta – ci aveva detto lo stesso Crescioli – alla fine è arrivato in maniera un po’ inaspettata. Nel modo… dovevo difendermi da Dostiyev e invece ho staccato Rojas. Forse proprio nell’ultima tappa si è presentato il momento più difficile. Dopo la caduta in avvio ci sono stati dei momenti travagliati. Ero rimasto indietro, ho cercato di rimontare ma al tempo stesso sono riuscito a restare tranquillo senza farmi prendere dalla foga e sinceramente sono contento di come mi sono comportato in questa situazione difficile».

Ludovico da qualche giorno si trova in altura al Sestriere, proprio avendo risposto all’appello di Amadori. Con lui i ragazzi dell’Avenir e dell’europeo.

«In generale venivo da un buon periodo di forma. Ero uscito bene dal Sibiu Tour e questo podio era un obiettivo. Posso dirmi soddisfatto. E’ un bel ritiro, con tutti i compagni della nazionale. Cerchiamo di dare il massimo. Margini di crescita ce ne sono. I primi giorni servono per recuperare un po’ questo Valle d’Aosta, e poi ci si concentra forte sull’Avenir».

«Cosa aspettarci da questo Avenir? Sicuramente di dare il massimo sia dal punto di vista personale che di squadra. Poi è difficile fare programmi, perché anche lì come al Valle d’Aosta e ancora di più, il livello sarà altissimo».

Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)
Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)

In crescita

Ludovico Crescioli è un classe 2003 e viene da ridere se ci ritroviamo a dover scrivere che non è più giovanissimo, però riguardo ai margini di crescita ha davvero ampio spazio. Crescioli è al primo anno in un team continental ed è anche la prima stagione che lavora in un certo modo.

«Ed anche è il primo anno che arriva a certi livelli – ci spiega il suo preparatore Alessandro Malaguti – e per questo lo dobbiamo rispettare. Non ha senso spingere troppo per ora. Dopo il Valle d’Aosta ha osservato un po’ di recupero e poi riprenderà a lavorare facendo qualche piccolo richiamo sia esplosivo, sia su salite lunghe. Ma niente di esagerato, perché il rischio è quello di voler strafare.

«In generale Ludovico sta comunque facendo ciò che speravamo dopo che abbiamo visto i suoi numeri. Sapevamo che non aveva mai lavorato in modo così organizzato e soprattutto che aveva fatto poche gare a tappe».

Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori
Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori

E Chicchi?

Francesco Chicchi è forse il tecnico che in questa stagione più è stato vicino a Crescioli e colui che lo ha diretto al Valle d’Aosta.

Francesco ve lo aspettavate così al Valle d’Aosta?

Sì, sapevamo che stava bene e che correva a questo livello, lo avevamo visto dopo il Sibiu, ma c’era sempre un punto di domanda: come sarebbero andati gli altri?

Che corridore è secondo te?

In salita va veramente forte ed è uno scalatore, però ha un vantaggio: quello di essere veloce. In un gruppetto ristretto lui può dire la sua e questo è un ottimo punto a suo favore.

Crescioli è con voi solo da quest’anno. Ha avuto un periodo di adattamento nel passaggio da una squadra under 23 ad una continental?

Ludovico arrivava dalla Mastromarco, che è un’ottima squadra, ma certo non faceva certe gare a tappe e sono quelle che ti cambiano il motore e ti fanno migliorare specie a questa età. Ludo le ha fatte tutte e tutte concluse quelle con i pro’ quest’anno: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo, Sibiu… e si è adeguato bene. Ma bisogna considerare che è il primo anno che affronta un calendario così importante.

Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Ludovico è un 2003, è giovane, ma per i tempi attuali non giovanissimo. Sente un po’ questo “effetto tagliola” del fatidico quarto anno?

Ad essere sincero un po’ sì. Purtroppo sta diventando una legge non scritta di questo ciclismo. Proprio in questi giorni lo sento spesso e parliamo del suo passaggio tra i pro’, che avverrà, ma lui sente un po’ il peso del tempo che passa. Ha timore di perderne altro. Magari dopo che sistemerà questa cosa e firmerà correrà più tranquillo e potrà ottenere una vittoria.

Tra Valle d’Aosta e Avenir, può crescere ancora?

Conoscendolo e vedendo cosa ha fatto al Valle d’Aosta, io credo di sì. Che poi proprio perché al primo anno di una certa preparazione, nessuno sa dove può arrivare questo ragazzo. Come detto è la prima stagione che vive da corridore a 360°: un certo calendario, una certa alimentazione, certi carichi di lavoro. Io perciò dico che potrà fare bene… anche perché vuole ritagliarsi un posto per il mondiale di Zurigo. E lo vorremmo anche noi!

C’è stato un momento in questa stagione in cui lo hai visto un po’ insicuro e un altro invece in cui ti è parso deciso?

Al Giro Next Gen era molto giù. Stava male, voleva fermarsi, ma Coppolillo ha insistito per tenerlo in corsa e gli ha fatto capire che si deve andare avanti anche se non si è al 100 per cento. Sicuro invece proprio prima di questo Valle d’Aosta. Gli ho chiesto: “Ludo come stai?”. E lui non mi ha risposto, ma mi ha fatto l’occhiolino. Ecco quando fa così, significa che sta bene e anche per questo dico che dopo la seconda altura dell’anno, altra novità per lui, potrà fare bene all’Avenir.

Valle d’Aosta alle spalle, è già Avenir. Amadori al lavoro…

22.07.2024
5 min
Salva

CERVINIA – Marino Amadori sta caricando le borse sull’ammiraglia azzurra. E’ appena finito il Giro della Valle d’Aosta ed è già ora di guardare avanti, all’Avenir e anche all’europeo. Non si torna a casa pertanto, ma si va subito verso Sestriere.

Con il commissario tecnico della nazionale italiana U23 facciamo un bilancio del “Petit Tour” e soprattutto parliamo dell’impegno francese. Marino è sorridente. Tutto sommato gli italiani non hanno sfigurato in una competizione che offriva un livello stellare.

Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Marino, il Valle d’Aosta è finito: che risposte hai avuto?

Direi non male. Un terzo in classifica generale, Ludovico Crescioli, va bene. L’anno scorso chi è arrivato terzo qui poi ha vinto il Tour dell’Avenir! Mettiamola sul positivo… Crescioli ha disputato un bellissimo Valle d’Aosta, ha fatto un bel calendario di gare ed è arrivato a questo appuntamento ben preparato.

E ora?

Ora con lui e altri partiamo per il Sestriere. Faremo un ritiro con la rosa degli atleti che correranno l’Avenir. Ma sarà un ritiro anche in prospettiva dell’europeo e del mondiale.

Qual è questa rosa?

E’ una rosa allargata. Questo è l’elenco: Pietro Mattio, Ludovico Crescioli, Edoardo Zamperini, Alessandro Pinarello, Samuel Kajamini, Simone Gualdi, Noviero Raccagni, Lorenzo Conforti, Christian Bagatin, Alessandro Borgo, Nicolas Milesi, Lorenzo Masciarelli e sto valutando anche Matteo Scalco.

Partiamo da coloro che erano in Valle d’Aosta. Di Crescioli abbiamo detto…

Gualdi ha fatto una bellissima gara. Lui è un primo anno, un ragazzino parecchio interessante. Mi piace molto e sicuramente gli farò fare anche il Tour de l’Avenir. Come vediamo in giro per il mondo, a questi super giovani danno spazio subito e anche noi. Diamo a lui e agli altri la possibilità di fare queste bellissime esperienze. Tornando al Valle d’Aosta, come Nazionale abbiamo vinto una tappa con Biagini: anche se non era la frazione forse più difficile, abbiamo però dimostrato che su certi percorsi siamo molto competitivi. Su quelli più impegnativi facciamo più fatica, però ci lavoreremo in questo mese prima del Tour de l’Avenir.

Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Che squadra porterai?

Una squadra ben preparata innanzitutto. Vogliamo raccogliere il miglior risultato possibile in Francia. L’Avenir è una delle più belle corse per i giovani, per un confronto di alto livello. Ci rimbocchiamo le maniche in questi giorni e cercheremo di lavorare. Perché poi l’unica strada che c’è è quella del lavoro sodo.

Parlaci un po’ dei ragazzi in lizza per l’Avenir…

Zamperini lo porterò perché è un ragazzo che ha fatto bene, sia qua ma anche prima. E poi si sa muovere bene su certi percorsi impegnativi. Mattio, non era al Valle, ma è considerato per l’Avenir. Poi abbiamo il buon Kajamini che qui purtroppo ha avuto dei problemi fisici e mi auguro di recuperarlo. Gli dò la possibilità di venire in altura e speriamo possa rimettersi lassù.

Tra i nomi in lista c’era anche quello, importante, di Pinarello…

Pinarello è un altro che al Giro Next Gen ha fatto bene e soprattutto che va forte in salita. Non era qui, ma farà il Tour d’Alsace la prossima settimana, poi ci raggiungerà al Sestriere e quindi sarà all’Avenir. Mentre Raccagni e Borgo sono stati convocati più in prospettiva europeo. In tal senso penso anche a Romele e Conforti. Questa è un po’ la rosa allargata dei corridori che hanno fatto bene ultimamente o durante la stagione.

In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
E poi ci sarebbe potuto essere Giulio Pellizzari. Come è andata con lui?

Capisco la sua scelta e quella del suo staff. Ne abbiamo parlato, lui era entusiasta specie dopo il secondo posto dell’Avenir dell’anno scorso, ma poi si è deciso così. Abbiamo trovato un grande atleta ad impedirci di vincerlo, Del Toro. E che andasse fortissimo l’ha dimostrato dopo pochi mesi nel mondo dei professionisti. Non ci ci ha battuto uno qualunque. Giulio ha fatto un bellissimo Giro d’Italia e ne sono felice perché ritengo che sia quello il suo mondo. E’ lì che deve stare e sfondare. Come detto, ne abbiamo parlato tranquillamente e abbiamo deciso così. Gli auguro il meglio e sono convinto che farà grandi cose. Come del resto Piganzoli. Piga è un altro ragazzo che ha già fatto due Avenir, riportando un quinto e un terzo posto. Anche lui poteva essere interessante, ma per Davide vale lo stesso discorso fatto per Pellizzari. 

Marino, hai parlato di lavoro di squadra, ma come ti organizzerai? Oggi un po’ tutti hanno il proprio preparatore, come farai a coordinarli tutti?

Io rispetto i preparatori, sia chiaro. I ragazzi però devono venire in ritiro con un programma ben definito. Poi insieme ne parliamo, siamo una squadra, siamo un gruppo, e vediamo di fare i lavori e di coordinarci nel migliore dei modi. Al Sestriere ci staremo per tre settimane. Abbiamo due massaggiatori, io ho la moto… lassù cercheremo di curare i dettagli, il peso, tutto quello che serve. Con la moto conto di fargli fare i lavori specifici. L’importante è che ci sia chiarezza nei programmi sin da subito.

Chiaro..

In più ci va di lusso, perché su sei tappe dell’Avenir ne visioneremo ben quattro, poiché sono tutte in zona. Questo significa poter vedere non solo le salite, ma anche le discese, le svolte più pericolose, capire come soffia il vento. Faremo i percorsi metro per metro e penso che sarà un buon vantaggio. Anche gli altri anni visionavamo le tappe, ma al massimo erano due.

L’Avenir sul Finestre: Torino diventa patria del ciclismo

11.07.2024
5 min
Salva

La partenza del Giro d’Italia. La tappa del Tour de France. L’annuncio della grande partenza della Vuelta 2025 e nel mezzo, fra qualche settimana, la conclusione del Tour de l’Avenir (18-24 agosto). Il Piemonte e la Città Metropolitana di Torino, al pari dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo, hanno colto le potenzialità del ciclismo come veicolo promozionale per il territorio. E proprio in quest’ottica si inserisce l’approdo del Tour de l’Avenir, gara under 23 per uomini e per donne, che si correrà contemporaneamente per donne e per uomini: al mattino le prime, di pomeriggio l’arrivo dei ragazzi.

Il passaggio più curioso della vicenda è che l’approdo italiano è stato propiziato da Marco Selleri, uomo di Extra Giro che in passato ha organizzato il mondiale di Imola e ha tenuto in mano per anni il Giro d’Italia U23, prima che il celebre bando propiziasse il passaggio di tutti i Giri a RCS Sport.

«Ho sentito anche io che il Colle delle Finestre sia un possibile approdo futuro per il Tour de France – spiega Selleri – però magari ne sapremo di più a fine luglio quando andrò su per fare il punto finale e la presentazione delle tappe italiane, che ci sarà il 29 luglio a Torino. In ogni caso il contatto con i francesi c’è stato lo scorso settembre, quando Laurent Bezault e Philippe Colliou mi scrissero due righe dicendo che l’anno successivo, quindi quest’anno, avrebbero avuto delle difficoltà a chiudere l’Avenir in Francia a causa delle Olimpiadi. Tutte le forze di sicurezza sarebbero state dirottate su Parigi, in più ora ci sono state anche le elezioni…».

Il Tour de l’Avenir per come è illustrato ancora sommariamente sul sito ufficiale
Il Tour de l’Avenir per come è illustrato ancora sommariamente sul sito ufficiale
Che cosa gli hai risposto?

Di lasciarmi un po’ di tempo e avrei visto se potevo dargli una mano, visto che comunque in Italia qualcosa abbiamo fatto. L’occasione è stata una telefonata con Aldo Peinetti, giornalista dell’Eco del Chisone, che mi aveva presentato Chiatellino quando nel 2022 finimmo il Giro U23 a Pinerolo. Lui è un appassionato di ciclismo e mi ha chiamato dicendomi che avrebbero voluto promuovere il loro territorio a livello cicloturistico. Così con Marco Pavarini siamo andati a vedere la bellissima salita al Rifugio Barbara Lowrie che hanno appena asfaltato in zona Bobbio Pellice, con la strada che finisce appunto in un rifugio dove si potrebbe far arrivare una corsa. Ci siamo seduti per fare due chiacchiere e gli ho detto che se davvero volevano promuovere la zona, arrivavano a puntino, dato che avevo ricevuto una mail dagli organizzatori del Tour de l’Avenir.

Sono parsi interessati?

Molto, così ho messo in contatto Peinetti con Philippe Colliou, che è il direttore di Alpes Velo e organizza il Tour de l’Ain e altre corse. Da quel punto io ho fatto un passo indietro e sono andati avanti loro, fino a che hanno raggiunto l’accordo con la Città Metropolitana di Torino e qualche comune della Val Pellice. L’ho saputo quando mi ha scritto Peinetti dicendo che era fatta. E’ partito tutto così, finché siamo arrivati ai primi di maggio, quando Colliou mi ha riscritto dicendo che aveva bisogno di una mano per delle questioni tecniche in Italia.

Philippe Colliou è il direttore di Alpes Velo, società francese che organizza il Tour de l’Avenir, ma anche il Tour du Rwanda e il Tour de l’Ain
Philippe Colliou è il direttore di Alpes Velo, società francese che organizza il Tour de l’Avenir, ma anche il Tour du Rwanda e il Tour de l’Ain
Cioè?

La scelta dei percorsi è stata fatta dalla Città Metropolitana di Torino insieme a Peinetti. C’è la Val Pellice e poi c’è appunto il Colle delle Finestre, dove prepareranno il fondo sterrato come quando vinse Froome, quindi battendola molto bene. Io ho fatto la ricognizione il 3-4 giugno, quando sulla strada c’era ancora neve. Mi sembra che sia un po’ impegnativa, soprattutto per il Tour de l’Avenir delle ragazze, perché i percorsi sono identici. Non cambia una virgola, sia per la tappa che arriverà a Condove, sia per quella che partirà da Bobbio Pellice e arriverà al Colle delle Finestre. Si arriva in cima. Si premiano lassù i primi tre di tappa e poi ci si sposta a Usseaux, uno dei borghi più belli d’Italia, bello davvero come un confetto. Lì ci saranno le premiazioni protocollari dei vincitori dei due Tour.

A quali questioni tecniche si riferiva Colliou?

In Italia abbiamo le nostre leggi, di conseguenza è necessario anche l’intervento della Struttura tecnica nazionale. L’idea adesso è che l’incarico ufficiale di fare le cose in regola arrivi dal Consiglio federale del 20 luglio. L’Uci ha un articolo per cui l’organizzatore straniero dovrebbe chiedere alla Federazione ciclistica italiana l’autorizzazione per arrivare con due tappe in Italia. Quindi si sta cercando di fare in modo che queste ultime due tappe diventino come gare italiane, pagando le tasse federali, con i nostri direttori di corsa e l’assicurazione italiana. E questo è al vaglio del Consiglio federale del 20 luglio. Trattandosi dell’ultima tappa della Nations’ Cup, quindi una prova UCI che partecipa alle spese, spero non ci siano problemi.

Dopo l’arrivo finale sul Colle delle Finestre, le premiazioni del Tour de l’Avenir si svolgeranno a Usseaux
Dopo l’arrivo finale sul Colle delle Finestre, le premiazioni del Tour de l’Avenir si svolgeranno a Usseaux
Come mai Bezault e Colliou si sono rivolti a voi?

Perché sono stati entrambi con noi per 15 giorni durante i mondiali di Imola, dato che erano i referenti dell’UCI. E poi perché l’Italia interessa, ci sono anche altri organizzatori che provano a venire da noi

Quindi il prossimo passo è la presentazione di Torino?

Il 29 luglio a Torino ci saranno Philippe Couliot e Bernard Hinault, perché lui all’Avenir c’è sempre. Presenteranno le tappe italiane a Torino, dato che la Città Metropolitana di Torino è coinvolta in modo importante. Hanno capito qual è lo sport che genera economia e che genera visibilità in giro per il mondo. La Val Pellice ne avrà una bella promozione, perché è spettacolare. Vedrete che richiamo…

Amadori: «Del Toro impressiona, ma Pellizzari e Piganzoli ci sono»

26.03.2024
6 min
Salva

La crescita di Isaac Del Toro sorprende tutti, persino lo staff del UAE Team Emirates. Il messicano ha varcato la porta del WorldTour trovando un successo alla sua prima gara e prestazioni solide alla Tirreno-Adriatico prima e alla Sanremo poi. Lo stesso Baldato, in commento alla Tirreno di Ayuso, e poi Hauptman dopo la Sanremo avevano speso parole di elogio per il giovane appena arrivato.

Del Toro alla prima corsa in maglia UAE ha centrato la vittoria, era il Tour Down Under
Del Toro alla prima corsa in maglia UAE ha centrato la vittoria, era il Tour Down Under

Ritmi di crescita diversi

Se si fa un passo indietro al 2023, si ricorda che Del Toro ha lottato con i due giovani scalatori più promettenti del panorama italiano: Piganzoli e Pellizzari. I tre si sono scontrati sulle strade del Tour de l’Avenir. Ha vinto il messicano, vero, ma i due italiani hanno completato un podio di grande peso (in apertura, foto Tour de l’Avenir).

Alla guida della nazionale, in terra francese, c’era Marino Amadori, cittì della formazione U23. Mentre Del Toro, passato subito nel WorldTour sorprende, i due italiani stanno avendo una crescita più lenta e graduale

«La cosa che salta subito all’occhio di Del Toro – dice Amadori – è che ha avuto una crescita impressionante da metà 2023. Dal Giro della Val D’Aosta in poi non si è più fermato, non ha salito un gradino, ma un doppio gradino. All’Avenir è andato davvero tanto forte, non ha battuto solamente i nostri, ma anche Riccitello, per fare un nome. Il 2024 ha confermato questa crescita costante, fatta di passi enormi».

Pellizzari e Del Toro (coetanei) nel 2023 si sono sfidati al Tour de l’Avenir (foto Tour de l’Avenir)
Pellizzari e Del Toro (coetanei) nel 2023 si sono sfidati al Tour de l’Avenir (foto Tour de l’Avenir)

I nostri

Dall’altra parte si guarda ai nostri ragazzi. Da un lato c’è lo squillo di Piganzoli al Tour of Antalya, dove ha vinto una tappa e la classifica generale. Pellizzari invece è ancora alla ricerca della prima vittoria da professionista.

«Pellizzari e Piganzoli – spiega Amadori – hanno fatto passi più graduali. Del Toro ha avuto una crescita esponenziale considerando che veniva da una squadra di club, come le nostre italiane. Hanno iniziato a lavorarci molto bene alla UAE e sta andando forte. I nostri invece sono da due anni in team professional: questo è un limite da un lato, ma anche un vantaggio.

«Guardate del Toro – spiega – in tante gare si è messo a disposizione. Alla Tirreno tirava per Ayuso, alla Sanremo, invece, per Pogacar. Pellizzari e Piganzoli hanno maggiore libertà, possono testarsi, provare e crescere, facendo tanta esperienza».

In attesa del Giro

Sia Pellizzari che Piganzoli ce li aspettiamo in mostra al prossimo Giro d’Italia. Il tempo della crescita graduale, con il quale si può convenire o meno, ha portato a questa scadenza. I due giovani devono e possono mettersi in mostra alla corsa rosa, il momento è ormai maturo

«Me li aspetto entrambi presenti e combattivi al Giro – dice ancora Amadori – nelle tre settimane avranno una certa libertà, credo e spero. Non saranno costretti a pensare alla classifica (aspetto che alla Vf Group-Bardiani spetterà a Pozzovivo, mentre la Polti-Kometa non ha indicato un leader, ndr). L’auspicio è che possano lottare per qualche bel risultato».

L’Italia ha visto uscire dal Tour de l’Avenir tanti ragazzi promettenti, poi persi lungo il percorso del professionismo. 

«Io a volte ci penso e non capisco – replica Amadori – un esempio su tutti è Aleotti. Da quando è passato nel WorldTour, con la Bora, ha sempre fatto il gregario e per me è impensabile. A questo punto meglio stare in una professional, come Piganzoli e Pellizzari e dimostrare di poter fare risultati, per poi passare negli squadroni, ma con una maggiore solidità».

Il metodo di crescita, più conservativo, utilizzato per Piganzoli, ha portato a una crescita graduale
Il metodo di crescita, più conservativo, utilizzato per Piganzoli, ha portato a una crescita graduale

Metodi di lavoro diversi

Uno squadrone è quello in cui è andato Isaac Del Toro, il UAE Team Emirates è stato al numero uno nel ranking nel 2023. Entrare in una formazione così dà sicuramente una spinta e i percorsi di crescita, rispetto a chi rimane un gradino sotto, si differenziano. 

«Allenarsi con corridori come Pogacar – spiega Amadori – è un qualcosa che ti insegna tanto. Pedalare accanto a questa gente permette di vedere il meglio e sentirsi stimolati nel crescere ancora. Nel WorldTour, poi curano tutto al 100 per cento. Non che in una professional si lasci qualcosa indietro, però il modo di lavorare è diverso. 

Ruoli definiti

Del Toro ha messo alle spalle, in pochissimi mesi, tante esperienza importanti. La vittoria al Tour Down Under, ma anche tante prestazioni solide. Pellizzari e Piganzoli, al contrario, godono di maggior libertà.

«Cosa che può portare due soluzioni – ragiona il cittì – perché Del Toro, con un compito ben preciso, racchiude tutte le energie in quel frangente. Pellizzari e Piganzoli devono essere sempre sull’attenti, per trovare il momento giusto. Corrono con una pressione diversa. Un esempio: alla Tirreno o alla Sanremo del Toro aveva un compito preciso, che ha fatto molto bene. Una volta terminato poteva essere più “sereno” e proseguire con meno pressioni. Poi comunque ha fatto vedere cose spaziali, in particolare alla Tirreno-Adriatico.

«Per i nostri due giovani, invece, ogni giorno pesa un pochino di più. Sono loro i diretti protagonisti, non corrono con la pistola alla tempia, però la sera leggi il comunicato e magari un 20° posto invece che un 15° pesa. Però da loro mi aspetto anche un crescita da questo punto di vista, andare alle gare e cercare il risultato, cosa che può arrivare già dal Giro, con tutta la serenità del mondo».

La via di Piganzoli per il Giro passa dal (primo) Teide

18.01.2024
5 min
Salva

Piganzoli ha 21 anni, come Milesi, Germani e Garofoli. Quando erano juniores, si dividevano corse e podi, poi sono diventati grandi e di colpo la strada è diventata stretta e ripida. I coetanei stranieri si sono messi ad andare più forte e noi di qua abbiamo iniziato a chiederci come mai i nostri non avessero lo stesso passo. Lo ammettiamo, in alcuni momenti siamo caduti nella trappola che invitiamo ad evitare: quella della fretta.

Stagione dopo stagione, Piganzoli ha salito dei gradini: l’ultimo è stato il podio al Tour de l’Avenir, come i corridori più forti in circolazione. Se il lavoro portato avanti con i tecnici del Team Polti-Kometa continuerà con la stessa regolarità, non c’è motivo per cui anche l’azzurro non possa salirne altri e gestire le tante attese. Quest’anno per la prima volta nella sua carriera, Piganzoli (foto Borserini in apertura) andrà ad allenarsi sul Teide, con ben altri margini rispetto a quelli che hanno iniziato ad andarci da juniores.

Piganzoli, Del Toro, Pellizzari: azzurri protagonisti al Tour de l’Avenir del 2023 (foto DirectVelo)
Piganzoli, Del Toro, Pellizzari: azzurri protagonisti al Tour de l’Avenir del 2023 (foto DirectVelo)

«Essere così atteso – dice – sicuramente ha un effetto positivo su di me, però non mi mette fretta, non mi mette pressione, mi fa continuare a lavorare. Magari mi dà più stimoli, quindi è solo positivo. Penso di essere a un buon punto della mia crescita, anche se ho molto da imparare e molto da crescere. Però penso che col duro lavoro si arriverà al punto giusto. Con gli altri ragazzi, con Germani, Milesi e Gianmarco, siamo amici. E’ giusto prendersi le misure e confrontarci, perché anche questo alla fine porta stimoli in più che fanno crescere e lavorare meglio».

Sei cresciuto per gradi e quest’anno per la prima volta andrai sul Teide.

Proverò a fare un bel blocco di lavoro in altura prima del Giro d’Italia, sperando di andarci. Altrimenti ci saranno altri programmi, come il Giro di Ungheria. Avrò sicuramente occasioni dove far vedere quello che valgo e per questo sul Teide proverò a lavorare bene. Se avrò la possibilità di andare al Giro d’Italia, se saremo invitati e se starò bene, mi piacerebbe andarci. Vorrei dimostrare che valgo, provare a vincere una tappa, anche se sarà difficilissimo. Alcuni miei compagni ce l’hanno fatta, quindi magari si può fare.

Piganzoli è passato professionista lo scorso anno. Nel 2023 ha sommato 47 giorni di corsa
Piganzoli è passato professionista lo scorso anno. Nel 2023 ha sommato 47 giorni di corsa
Il podio dell’Avenir è una bella foto da guardare?

Penso sia uno dei più bei ricordi dell’anno scorso. Sicuramente è un punto di partenza da cui quest’anno devo ripartire. Devo guardare quella foto e dire a me stesso che l’anno scorso ero lì, ero al Tour de l’Avenir a giocarmela con gente come Riccitello e come Del Toro, che sono protagonisti nel WorldTour e io non sono da meno di loro.

Un’eventuale chiamata nella nazionale under 23 la accetteresti ancora?

Io penso di sì. Dal mio punto di vista, una chiamata in maglia azzurra non si rifiuta mai. Quindi se Marino (Amadori, ndr) avrà voglia di convocarmi, io sicuramente non dirò di no. Anche perché se mi chiamerà, avrà fatto le sue considerazioni.

Piganzoli, qui con Ellena, è nato nel 2002 a Morbegno. E’ alto 1,74 per 61 chili ed è pro’ dal 2023 (foto Maurizio Borserini)
Piganzoli, qui con Ellena, è nato nel 2002 a Morbegno. E’ alto 1,74 per 61 chili ed è pro’ dal 2023 (foto Maurizio Borserini)
Basso dice che vai forte in salita e anche a crono e non è una cosa comune…

In certi casi si parla di doti naturali, ma io penso che pochi nascono con le doti naturali, tutto il resto va allenato. L’anno scorso forse ho trascurato un po’ la crono, quest’anno già dall’inverno sto facendo sedute sui rulli per la posizione. In più esco con la bici da crono una o due volte a settimana, perché quel lavoro non te lo inventi da un momento all’altro. In giro ci sono dei fenomeni, però si contano sulle dita delle mani. E comunque, pur essendo fenomeni, loro fanno le cose al 100 per cento, quindi se si vuole stare al passo con loro, bisogna fare le cose al massimo.

Com’è stato l’inverno finora?

Buono. Non ho avuto problemi, mi sono allenato abbastanza bene. Quando a casa faceva freddo, siamo andati in Spagna ed è andata benissimo. Ora che sta tornando il freddo, siamo tornati in Spagna, quindi penso che fili tutto liscio.

Hai perso l’accento spagnolo, ti dispiace?

Sì, se ne è andato, ma va bene così… (ride, ndr).

Giro dell’Emilia 2023, il 16° posto di PIganzoli parla di un talento in forte crescita
Giro dell’Emilia 2023, il 16° posto di PIganzoli parla di un talento in forte crescita

Fino allo scorso anno, complice l’essere cresciuto nel team U23 della Fundacion Contador, Piganzoli parlava con un insolito accento spagnolo che faceva sorridere. Oggi, dopo un’intera stagione nell’italiana Eolo-Kometa, quell’intonazione è sparita. Quel che non deve perdersi è la voglia di crescere e l’equilibrio di farlo nel modo giusto. Due giorni fa Del Toro ha vinto nel WorldTour al secondo giorno di gara, nulla vieta di pensare che presto potrebbe venire anche il turno del “Piga”.

Bingoal WB sempre più italiana. Ora c’è anche Villa

20.10.2023
5 min
Salva

La Bingoal WB è sempre più a trazione italiana e soprattutto ha deciso d’investire sui giovani corridori del nostro Paese in grado di trovare spazi importanti fra i pro’. Dopo l’arrivo di Davide Persico che ha già fatto molto bene come stagista, soprattutto al Tour of Britain, è la volta di Giacomo Villa che proprio nella squadra belga ha trovato l’approdo per la massima serie, completando il suo cammino di crescita.

Una promozione che arriva al termine di una stagione buona, anche se dopo il successo al Trofeo Piva d’inizio anno non sono più arrivate grandi vittorie (a parte il Trofeo Sportivi Briga di agosto), ma Villa è stato sempre lì sul pezzo, con piazzamenti e contributi importanti ai successi altrui, con un comportamento complessivo che faceva capire come fosse ormai maturo per passare.

«E’ vero, vittorie di quel livello non ne sono arrivate – ammette il ventunenne monzese – ma io sono soddisfatto di quel che ho fatto perché se guardate l’andamento della mia stagione, sono andato forte sempre, non ho avuto cali di condizione».

La vittoria di Villa al Trofeo Sportivi Briga, battendo Simone Piccolo e Manuel Oioli (foto Rodella)
La vittoria di Villa al Trofeo Sportivi Briga, battendo Simone Piccolo e Manuel Oioli (foto Rodella)
Hai ormai chiaro che tipo di corridore sei e quindi che ambizioni puoi avere nella categoria superiore?

Io so di essere un corridore che va forte sul passo, ma anche, anzi soprattutto, nei percorsi nervosi, con strappi veri ma non troppo lunghi. Credo di averlo dimostrato quest’anno, anche se certamente si poteva fare qualcosa di più.

Hai comunque fatto vedere di essere molto adatto a lavorare per gli altri, pensi che questo sia stato l’elemento che ha portato i dirigenti del team a investire su di te?

Sono un corridore che se ne ha la possibilità, cerca sempre di vincere, questo sia chiaro. Se però devo aiutare un compagno, perché quel dato percorso non è adatto a me o perché non sono nella giusta giornata non mi tiro certo indietro. Penso comunque che effettivamente questo particolare sia emerso durante la stagione. So che è un aspetto sul quale i direttori sportivi pongono l’accento, ma io ho comunque delle ambizioni, passo di categoria per farmi vedere il più possibile anche fra i grandi.

Villa impegnato al Tour de l’Avenir nella prima tappa, chiusa al secondo posto (foto Instagram)
Villa impegnato al Tour de l’Avenir nella prima tappa, chiusa al secondo posto (foto Instagram)
Se guardi indietro c’è qualche gara che ti è rimasta sul gozzo, nella quale potevi ottenere di più?

Di occasioni sfumate la mia stagione è stata abbastanza densa. Ad esempio ad agosto, quando ho vinto a Briga Novarese, era un periodo nel quale mi sentivo davvero bene e avrei sperato di continuare con altri successi, sono arrivato anche 2° a Poggiana. Era il periodo dei mondiali, sentivo che avrei potuto far bene anche lì. In fin dei conti, considerando che sono stato in nazionale all’Avenir e gli europei, mi è mancata solo quell’esperienza. Il percorso scozzese era nelle mie corde, con strappi brevi dove comunque non potevi risparmiarti mai. Avrei fatto la mia figura.

Quando è nato il contatto con la Bingoal?

Verso la fine dell’estate. C’era un’altra squadra che era interessata a me ma la tirava un po’ per le lunghe, invece con la Bingoal tutto si è svolto velocemente, prima degli Europei avevo siglato l’accordo. La squadra la conoscevo abbastanza, lì c’è Tizza che abita a una trentina di chilometri da me. So poi che il mio diesse Milesi aveva parlato con il suo collega del team al Giro Next Gen, eravamo nello stesso hotel.

Per il monzese l’esperienza di 3 anni alla Biesse Carrera è stata fondamentale (foto Instagram)
Per il monzese l’esperienza di 3 anni alla Biesse Carrera è stata fondamentale (foto Instagram)
Troverai altri corridori che parlano italiano…

Sarà utile, ma non è per questo che ho scelto la Bingoal. Parlo abbastanza bene inglese, quindi non avevo problemi da quel punto di vista. La cosa che mi incuriosisce di più e che ha influito sulla mia scelta è che lì c’è un ciclismo molto diverso dal nostro, si vede che da quelle parti è quasi una religione, te ne accorgi a ogni gara e fare quel calendario mi ispira molto.

Hai già gareggiato in Belgio?

La mia prima esperienza è stata alla Liegi-Bastogne-Liegi U23 di quest’anno (ha chiuso 17°, ndr). Era la mia prima con la nazionale, è stata un’esperienza esaltante sia per la maglia che portavo, sia per l’entusiasmo che si respirava. E’ stato davvero bello.

Potrai comunque allenarti a casa…

Sì, anche se mi hanno già avvertito che ci saranno periodi abbastanza lunghi in cui soggiornerò lassù, ad esempio per tutta la durata della stagione delle classiche. Bisogna invece ancora vedere che cosa fare come preparazione, se continuerò ad essere seguito qui o mi daranno un riferimento loro, ma è difficile perché non riescono a seguire tutti, soprattutto gli stranieri.

Il lombardo è stato spesso in nazionale. Qui agli europei, chiusi al 34° posto
Il lombardo è stato spesso in nazionale. Qui agli europei, chiusi al 34° posto
Che cosa ti proponi?

Spero di poter fare le gare più importanti già nella prima stagione, intanto per dare una mano agli altri, ma vorrei anche avere qualche opportunità per me, per mettermi in luce.

Alla Veneto Classic hai concluso la tua stagione, ma anche la tua esperienza alla Biesse Carrera: che cosa ti lasci indietro?

Tre anni davvero importanti, fondamentali per raggiungere il mio obiettivo. Mi dispiace soprattutto per i compagni, anche perché da giugno in poi ci siamo visti abbastanza poco, tra il ritiro al Sestriere e le trasferte con la nazionale. E’ un bel gruppo, dove tutti hanno la possibilità di emergere e di vincere. Se sono qui lo devo alla crescita che ho potuto fare con loro.

Tour de l’Avenir, il ciclismo è un fenomeno mondiale

04.09.2023
5 min
Salva

Il Tour de l’Avenir ha confermato la sempre più grande internazionalizzazione del ciclismo. La maglia gialla è stata addosso a diverse nazioni, ma quando le tappe si sono fatte impegnative il simbolo del primato è rimbalzato dagli Stati Uniti al Messico. Isaac Del Toro (in apertura la vittoria nella tappa del Col de la Loze, foto Tour de l’Avenir) si è aggiudicato questa edizione, confrontandosi con gli amici e rivali Piganzoli, Pellizzari e Riccitello. Quest’ultimo ha perso la maglia proprio l’ultimo giorno a vantaggio del messicano. 

L’occhio del cittì

Marino Amadori, storico cittì della nazionale under 23 ha guidato i suoi ragazzi a due posti sul podio. Un risultato promettente e ottenuto con prestazioni solide, solamente Del Toro si è dimostrato superiore. Ma in queste otto tappe cos’ha visto Amadori, che livello ha percepito del ciclismo italiano e di quello estero?

«Il Tour de l’Avenir – ci dice – è il campionato del mondo delle corse a tappe. Qui si sfidano i giovani corridori più forti al mondo, è sempre un bel banco di prova per capire il livello generale. In contesti del genere bisogna arrivare pronti, ormai ogni dettaglio conta, ci stiamo avvicinando sempre più al professionismo. Considerando anche che alcuni ragazzi già corrono tra i grandi (Riccitello, Piganzoli e Christen che dall’1 agosto è alla UAE Emirates, solo per fare alcuni nomi, ndr). I primi dieci della classifica generale sono tutti corridori importanti e per di più giovani: 2002 e 2003. Molti ragazzi passano professionisti direttamente dalla categoria juniores, il mondo va così, lo si diceva e l’Avenir è stata una conferma».

Mondializzazione

Il ciclismo come detto ha aperto le porte a tutto il mondo, non ci sono più limiti o confini che reggono. E il mondo dei giovani è quello dove questo si vede maggiormente, la bici non è più solamente “europea”. 

«Il ciclismo giovanile – riprende Amadori – si è aperto totalmente, l’UCI ha lanciato la mondializzazione del ciclismo. E’ uno sport che ormai si evolve a 360 gradi e ti trovi questi ragazzi ovunque. Del Toro stesso si è preparato al Sestriere, nello stesso periodo in cui eravamo su noi. I messicani hanno fatto altura per 30 giorni, sono andati a visionare tutte le tappe. Hanno fatto, più o meno, quello che abbiamo fatto noi. Non ci sono più differenze tra europei e non, ma è giusto che sia così. Molte nazioni extra Europa lavorano come dei team WorldTour, arrivano agli appuntamenti importanti, come l’Avenir, al 100 per cento.

«A livello di rose – continua Amadori – le differenze rimangono, alla fine nelle tappe dure Del Toro rimaneva abbastanza isolato. Quando il gruppo era composto da una ventina di corridori i messicani rimanevano in due. Noi come Italia avevamo una squadra molto forte, nata anche dal fatto che abbiamo molti atleti forti, che però vanno tutelati».

Tutte le formazioni si preparano al meglio per gli appuntamenti più importanti (foto Tour de l’Avenir)
Tutte le formazioni si preparano al meglio per gli appuntamenti più importanti (foto Tour de l’Avenir)

Gli europei

Anche le nazioni europee sono andate forte, sia chiaro, con l’Italia in grande spolvero. Molte nazioni hanno ben figurato, a partire dalla Danimarca, non nuova al ciclismo di alto livello, visto che hanno vinto gli ultimi due Tour de France. E’ stato proprio un danese, Foldager, a soffiare la prima maglia gialla al nostro Giacomo Villa, suo compagno di squadra alla Biesse-Carrera. 

«Foldager – aggiunge il cittì – andava come un missile, lui come tutta la Danimarca, che infatti ha vinto la cronometro a squadre. Le squadre europee però si sono messe in mostra tutte più o meno, le tappe erano così dure che ognuno ha avuto la sua occasione. Da sottolineare c’è l’incidente che ha messo fuori gioco Staune-Mittet, uno di quelli che avrebbe potuto dire la sua per la classifica finale. Nonostante questa sfortuna la Norvegia ha comunque piazzato due corridori nei primi dieci: Svestad e Kulset. A testimonianza di quanto detto prima.

«Quando si viene a correre in questi grandi appuntamenti – conclude Amadori – bisogna guardare l’età dei corridori e non da dove vengono. Sono tutti pronti, i nostri ragazzi devono essere preparati a loro volta. Il calendario è diverso ma non così tanto, Del Toro ad esempio ha corso il Giro della Valle d’Aosta e il Sibiu Tour. Sono le stesse gare che corrono i nostri ragazzi che militano nelle migliori continental e professional. L’ho detto spesso ai miei corridori in questi giorni “se hai qualità e dote non ci sono scusanti” e non ne hanno trovate».

Idee chiare e tanto studio: Rodriguez svela un altro lato di Del Toro

02.09.2023
5 min
Salva

«Un punto di forza di Isaac Del Toro? La sua testa, senza ombra di dubbio». Alejandro Rodriguez (al fianco di Isaac nella foto di apertura), è il team manager del team messicano AR Monex. Non è la prima volta che parliamo con lui. Ex biker, ha preso in mano questo progetto e di fatto lo sta portando avanti per i giovani messicani.

Se con  Piotr Ugrumov, che fa parte del progetto, abbiamo analizzato il Del Toro corridore, con Rodriguez scopriamo questo giovane atleta, re del Tour de l’Avenir, da un lato più umano. 

E partiamo proprio dalla forza mentale, mostrata sin da bambino, che non solo ha aperto questo articolo, ma si rifà anche alle parole di Ugrumov stesso.

Rodriguez ci dice di un ragazzo meticoloso. Eccolo ingerire un gel prima del via e ripassare le info sull’attacco manubrio
Alejandro, dicevamo della sua forza mentale

Isaac ha sempre avuto le idee chiare: per questo Avenir, ma anche quando era più piccolo. E’ partito per questa gara convinto di poter fare bene.

C’è stato un momento di difficoltà? Un momento in cui lo hai visto preoccupato?

Sì, e proprio all’inizio quando ha perso oltre due minuti nella cronosquadre. Ha visto che le cose in quel momento non andavano bene. A quel punto sapeva che doveva recuperare e così ha fatto piano, piano… E’ sempre stato aggressivo nel suo modo di correre. Dalla crono individuale soprattutto.

Ci credeva a questo obiettivo dunque?

Sì, sì, aveva le idee chiare anche in questo senso. Già dal primo giorno in linea ha visto che davanti non c’era qualche possibile uomo di classifica e questo gli ha fatto capire che aumentavano le sua possibilità. Tanto più dopo il terzo posto al Valle d’Aosta.

Del Toro (classe 2003) conquista il Col de la Loze
Del Toro (classe 2003) conquista il Col de la Loze
Ha influito quel podio?

Assolutamente sì. E’ stato una bella iniezione di fiducia in più. Ma anche rispetto a quanto aveva fatto l’anno scorso, sempre al Valle d’Aosta. In quel caso era stato quinto ed è migliorato. Ed era migliorato anche dopo, almeno fino alla rottura del femore – tra l’altro proprio all’Avenir 2022 – ma è tutto l’anno che andava bene. Dopo un buon inverno si è piazzato alla Corsa della Pace e persino al Sibiu Tour, dove ci sono molti pro’. Ma le prestazioni del Valle d’Aosta sono state importanti.

Perché?

Perché lì ci sono salite lunghe e c’erano avversari che hanno corso parecchio con i professionisti come per esempio i ragazzi della Bora-Hansgrohe. Isaac vedeva che riusciva a tenerli bene sulle salite più dure e anche a staccarli in qualche caso. In realtà voleva fare di più e nella seconda tappa aveva attaccato, ma poi lo hanno messo in difficoltà. Si è ripreso dando spettacolo nel tappone lungo partendo da lontano: tutti segnali importanti. In più anche dopo avevamo un progetto chiaro e siamo saliti in altura al Sestriere, per recuperare bene.

Com’è in corsa Del Toro? Prima hai detto che già nella prima tappa in linea si era accorto che mancava qualche big all’appello…

Lui in corsa pensa moltissimo. E poi è uno che studia tutto e tutti. E’ sempre molto concentrato durante la settimana di gara. Sa bene chi va e chi non va e anche perché non va. S’informa parecchio e tutto ciò gli fa capire tante cose.

Isaac Del Toro, il Giro della Valle d’Aosta passaggio cruciale per gambe e mente (foto Monex Team)
Isaac Del Toro, il Giro della Valle d’Aosta passaggio cruciale per gambe e mente (foto Monex Team)
Lo conosci da diversi anni, che ragazzo è?

E’ un ragazzo semplice, umile, tranquillo, sa sfruttare il momento. Adesso è un po’ scioccato da questa “onda”. «Mamma mia, ora tutti mi parlano come un corridore vero, ma sono un ragazzo»: mi dice. Certo, è consapevole che ha qualcosa in più degli altri.

Ha altre passioni oltre al ciclismo? Per esempio in Messico amate molto gli eroi del wrestling… O magari segue la Formula1…

No, io lo vedo sempre sul ciclismo. E se non è alle gare… vede le gare! Non ha testa per altro. Non so, ma io sul Col de la Loze ho visto un Isaac che aveva un desiderio molto forte. Un ragazzo che inseguiva il suo sogno, il suo obiettivo.

Quando lo hai conosciuto?

Era il 2019, quando iniziammo il programma di scouting in Messico. Lui faceva parte di questo gruppo di 106 ragazzini. E man mano è emerso. Ma da subito, e torno al discorso delle idee chiare, voleva venire in Italia. Voleva fare certe corse…

A Sainte-Foy-Tarentaise la sfida finale con Pellizzari: a Giulio la tappa, ad Isaac la maglia (foto Avenir)
A Sainte-Foy-Tarentaise la sfida finale con Pellizzari: a Giulio la tappa, ad Isaac la maglia (foto Avenir)
A te, Alejandro, c’è stato un momento particolare che ti ha colpito? Che ti ha emozionato?

Le emozioni sono tante, ho difficoltà a dirne una che mi ha colpito. Sapete, io non sono molto espressivo e non so festeggiare. Sarà che le cose che facciamo le studiamo, le programmiamo così al dettaglio che poi quando accadono sembrano un libro scritto. Siamo dietro ai numeri e cerchiamo di svilupparli. Per sfortuna quando alle cose pensi troppo non è più una sorpresa.

Però avete festeggiato, hai detto… 

Sì dai, alla fine della gara dopo tre ore di sala stampa, lo abbiamo aspettato tutti insieme con lo spumante. E poi tutti a casa. Mentre noi siamo rimasti qui per l’Avenir delle donne. Quando finirà questa corsa faremo festa davanti ad un bella pizza!

In Messico i media ne hanno parlato? Il presidente Federale, magari, si è fatto sentire?

Ne hanno parlato i telegiornali, quelli generalisti, non quelli specifici. E’ stato descritto come un giovane eroe… come quelli che poi vogliamo sviluppare: ragazzi che siano dei simboli. Eroi di sport e lavoro. Per fortuna Isaac e i gli altri sono ragazzi bravi, che hanno voglia di fare, e di fare ciclismo. Per quanto riguarda il presidente federale, come sapete, non c’è. La Federazione del Messico ad oggi non è riconosciuta dall’Uci, per fortuna a San Marino abbiamo trovato chi, come Valdiserra, ci ha aiutato. Però sì, Isaac Del Toro adesso è un simbolo. Sui social è passato da 4.000 ad oltre 21.000 follower. E’ una figura pubblica e speriamo che possa essere uno stimolo per altri ragazzini.