Petacchi su Cavendish: «Giusto puntare su Jakobsen»

01.11.2022
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Per Petacchi non ci sono dubbi, Cavendish è ancora un campione e chi lo dava per finito tre anni fa sbagliava di grosso. La partecipazione al Tour de France 2021 è stato un colpo di fortuna che però il britannico ha saputo sfruttare, conquistandosi il record e azzittendo parecchie persone. La sua assenza di quest’anno alla Grande Boucle è stata secondo Alejet più che giusta, mettendosi nei panni di Patrick Lefevere, ha compreso lo spazio dato al ben pagato e giovane Fabio Jakobsen

Con un 2023 fuori dall’orbita della futura Soudal-Quick Step, il bivio sul cosa fare al termine della prossima stagione sembra avvicinarsi sempre di più. Petacchi ha visto un modo totalmente diverso di interpretare le volate «Parte prima e ci prova, una volta aspettava fino all’ultimo». Se si vuole leggere tra le righe questo modus operandi di Cannonball ha tutta l’aria di essere oltre che un adattamento al fisico, un atteggiamento di chi sa che di occasioni ce ne saranno sempre meno

Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Che 2021 è stato per il tuo ex rivale Mark Cavendish?

L’anno scorso è andato al Tour perché si era ammalato Sam Bennett. La Quick Step aveva fatto questa scelta. Era stato preso dopo un 2020 in cui sembrava dovesse smettere di correre. Ha trovato questo accordo con Lefevere e secondo me ha fatto la scelta migliore. Finche è girato tutto bene. Ha avuto un 2021 motivato dove è riuscito a raccogliere grandi risultati. Si è fatto trovare pronto in buona forma e ha fatto un’ottima corsa.

Le motivazioni non gli mancavano…

E’ chiaro che lui andasse alla ricerca del record di vittorie però fondamentalmente la decisione di Lefevere si è basata su altre motivazioni e non era quello che gli interessava.

Come commenti la sua assenza al Tour di quest’anno?

Giustamente credo che una squadra che investe su un giovane che paga parecchio come Fabio Jakobsen abbia la priorità di spingerlo al massimo. Purtroppo è una ruota che gira ed è toccato a Mark rimanere a casa. Poi non so se siano lasciati in brutti rapporti o se sia stata una scelta sua o della squadra di non riconfermarlo.

L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
Nel 2023 lo vedi ancora al Tour?

Forse vuole fare un anno per chiudere al Tour che ci può stare, perché è la gara che gli ha dato di più ed è forse probabile che finisca lì. Tutto può succedere, se dovesse andarci può voler dire anche vincere ancora. Chiaro è che oggigiorno la squadra conta molto. Il fatto di essersene andato può essere uno svantaggio in più. 

A livello mentale può averlo penalizzato il non essere presente alla Gran Boucle?

Lui spesso si fa un po’ condizionare da queste situazioni che lo demoralizzano. E magari non ha avuto la motivazione giusta per allenarsi in alcuni frangenti della stagione. E’ vero che ha vinto la metà delle corse, ma bisogna contare che nel 2021 ha vinto quattro tappe al Tour. 

Dopo un 2021 dove aveva messo a tacere ogni critica, il 2022 ha convinto di meno…

Quest’anno ha vinto cinque gare e una sola tappa al Giro d’Italia e sinceramente mi aspettavo facesse di più per come era partito. C’è da dire che è stato bravo a finirlo. L’ho incontrato al termine di una tappa e mi disse che era un Giro duro e che andavano fortissimo. Tutto sommato ha dato prova di saper resistere ancora. Era già in procinto di smettere, ma ha vinto quattro tappe al Tour e una maglia verde che lo hanno rivitalizzato. Dovrà capire cosa fare. 

Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Fisicamente come lo hai visto quest’anno?

Lo davano per finito tre anni fa, poi abbiamo visto tutti cosa è stato in grado di fare. A mio avviso quest’anno stava bene fisicamente. Ha fatto un anno più o meno sulla falsariga di quelli precedenti al 2021 in cui ha avuto qualche difficoltà più mentale.

Tu che lo hai affrontato al massimo della sua condizione, hai notato differenze nel suo modo di interpretare le volate?

Sì, addirittura mi è sembrato che partisse molto prima rispetto ai suoi standard. Una volta aspettava tanto. Invece ora magari parte anche lungo rischiando di essere rimontato. Però giustamente meglio farla e magari perderla piuttosto che non riuscire nemmeno a disputarla perché hai aspettato troppo e sei rimasto chiuso. Da quel punto di vista mi ha sorpreso. Anche nella prima tappa del Giro che ha vinto era partito lungo e ci è riuscito. Poi ci ha riprovato in qualche altra occasione ed è stato rimontato.

Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Pensi che sia dovuto anche ad una perdita di esplosività dovuta all’età?

Con l’età si diventa più resistenti e magari un velocista può perdere un po’ di spunto. Però diciamo che un mese di brillantezza durante l’anno lo si può trovare. Se lo trovi nel periodo giusto, si può vincere tanto. Magari vinci meno durante l’anno perché quella condizione non è sostenibile troppo a lungo. Se sei abbastanza giovane è più facile e bisogna stare anche più attenti a dosarsi. A questa età che si hanno alti e bassi, si può puntare a tornare ai massimi livelli anche per un breve periodo. 

Guai a definirlo “finito” un’altra volta…

Non posso e non dirò mai che un corridore è finito. Io avrei corso un altro anno. Quindi nella squadra giusta e con il ruolo giusto, si può fare di tutto. Io potevo anche mettermi a tirare le volate perché come caratteristiche era un ruolo che potevo fare. Lui no e secondo me è una cosa che sicuramente non farà mai, vorrà sempre correre da leader. Però è chiaro che se si accorgerà che non riesce a centrare nemmeno una volata, anche lui lo capirà. 

EDITORIALE / Perché il Giro donne fa gola a RCS?

31.10.2022
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Nel 2022 che si sta per concludere, ASO ha organizzato 19 corse e 2 criterium. Quelli in Oriente che si stanno svolgendo proprio in questi giorni. Per RCS Sport il conto è circa della metà. Le differenze sono anche altre. Non è leggenda, ad esempio, che se un’azienda si avvicina al Tour e loro sono al corrente di una necessità da parte di formazioni francesi, al nuovo sponsor viene proposto di affiancare la squadra. La sponsorizzazione di certo arricchisce il Tour, ma sostiene uno degli attori del movimento.

Total Energies è uno degli sponsor transitati da ASO e in questo caso andato alla squadra di Bernaudeau
Total Energies è uno degli sponsor transitati da ASO e in questo caso andato alla squadra di Bernaudeau

Tutto doppio

Abbiamo già raccontato il lento processo che ha portato ASO a ripartire con il Tour Femmes. Così la settimana scorsa a Parigi oltre a quello degli uomini, ha visto la luce l’edizione per le donne. Peraltro, i francesi si sono premurati di affiancare l’edizione al femminile alla Vuelta, la Liegi, la Freccia Vallone e, ultima arrivata, persino la Roubaix.

La sensazione è che nel mondo ASO il ciclismo viva perché chi lo gestisce cura il proprio interesse, ma anche quello dell’ecosistema in cui si muove.

Giovedì scorso, oltre al Tour de France, sono state svelate da Marion Rousse le 8 tappe del Tour Femmes
Giovedì scorso, oltre al Tour de France, sono state svelate da Marion Rousse le 8 tappe del Tour Femmes

Affari italiani

E’ storia recente la disputa sul Giro d’Italia U23 e quello delle donne, sovrapponibili al Tour de l’Avenir e al Tour Femmes. Anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali , non è mistero che ai vertici di RCS Sport farebbe gola soprattutto la corsa delle donne. Quello che viene spontaneo chiedersi è se al centro del mirino ci sia anche l’interesse del ciclismo o soltanto quello dell’azienda. La quale in Italia fa la voce del padrone, forte degli accordi per il Giro. Andando così a recuperare risorse dovunque ce ne siano, per esempio in Sicilia e lasciando ben poco agli altri organizzatori. L’elezione recentemente invalidata di Mauro Vegni alla presidenza della Lega avrebbe probabilmente chiuso il cerchio.

Il podio del Giro Donne 2022. Van Vleuten tra Marta Cavalli e Mavi Garcia, a destra
Il podio del Giro Donne 2022. Van Vleuten tra Marta Cavalli e Mavi Garcia, a destra

Donne e U23

Di certo il Giro Donne potrebbe rappresentare un’ulteriore fonte di risorse, mentre quello degli Under 23 sarebbe un tributo per avere dalla Fci il pacchetto completo. Sa bene Marco Selleri quanto costi e quanto sia impegnativo organizzarlo. E sappiamo bene tutti che abbassare l’asticella significa svilirlo tecnicamente, privando l’Italia di un importante momento di verifica tecnica.

Se, come speriamo, a RCS Sport sta a cuore la forza del ciclismo, ci aspettiamo presto anche l’edizione al femminile per la Sanremo e il Lombardia, come è stato già fatto con la Strade Bianche.

Alle spalle di Nibali che saluta al Lombardia, la scritta Drone Hopper, come negli altri eventi RCS del 2022
Alle spalle di Nibali che saluta al Lombardia, la scritta Drone Hopper, come negli altri eventi RCS del 2022

Il caso Drone Hopper

Ed è un’altra a ben guardare la differenza fra Italia e Francia. Conoscendo le drammatiche vicende finanziarie del team di Gianni Savio, lascia l’amaro in bocca leggere nei pannelli del Lombardia, il nome Drone Hopper. E’ prassi abbastanza diffusa che uno sponsor investa anche sugli organizzatori, vedi Cofidis che riempie dei suoi cartelloni la Vuelta. Succede così anche da noi, con Eolo ad esempio e anche con altri. E così Savio e Bellini avranno notato con sentimenti contrastanti il nome del loro sponsor su quei pannelli. E anche se i droni spagnoli probabilmente non avranno rispettato neppure gli impegni con RCS, i piemontesi si saranno chiesti se quei soldi non gli avrebbero permesso di trascorrere un’estate migliore.

Pogacar: «Non duri tanto, se sei sempre al 100%»

29.10.2022
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Approfittando della presentazione del Tour, L’Equipe ha accolto Pogacar nella sua redazione di Boulogne-Billancourt alle porte di Parigi e lo ha messo di fronte a dieci abbonati, che hanno avuto il privilegio di porre una serie di domande allo sloveno. Una sorta di plotone di esecuzione, cui Tadej si è sottoposto col sorriso, svelando sfumature che finora non erano mai emerse.

E’ così saltato fuori che il suo battito cardiaco è straordinariamente lento ed è stato recentemente misurato a 38 battiti al minuto. Quest’anno inoltre Pogacar ha battuto i suoi record di potenza, facendo registrare 500 watt medi, durante i 10 minuti di salita della Côte de la Croix Neuve.

Gli abbonati dopo l’incontro con Pogacar, nella redazione de L’Equipe (foto B. Papon/L’Equipe)
Gli abbonati dopo l’incontro con Pogacar, nella redazione de L’Equipe (foto B. Papon/L’Equipe)

Pogacar ha anche parlato dei giorni più belli della carriera, ma anche delle sconfitte. E ha chiuso con due pensieri. Il primo è la consapevolezza di non poter durare troppo a lungo correndo sempre così tanto e a questi livelli. Il secondo è la speranza di non essere ricordato come un cannibale che ha voluto vincere tutto, ma come un ragazzo normale.

A seguire, ecco allora alcune delle sue risposte su alcuni dei temi sollevati dai lettori francesi.

Da bambino nessun eroe

«Ho iniziato a pedalare nel 2008 alla periferia di Lubiana, per fare come mio fratello (Tilen), che ha due anni più di me. Dato che gareggiavo contro lui e gli amici della sua età, mi ci è voluto un po’ per ottenere i miei primi risultati. Ho vinto la prima gara al secondo anno, un traguardo in salita. Affrontavamo gli ultimi sei chilometri della salita locale, mi sembrava enorme in quel momento.

«Non avevo davvero un idolo: ho visto Alberto Contador, Andy Schleck, il loro duello al Tour del 2010 è stato super divertente, ma non ho visto molte gare in TV. Da ragazzo, non avevo davvero nessun corridore come eroe».

Terzo agli europei 2016 juniores, dietro ai francesi Malle e Jeanniere: Pogacar ha iniziato senza troppi riferimenti
Terzo agli europei 2016 juniores, dietro ai francesi Malle e Jeanniere: Pogacar ha iniziato senza troppi riferimenti

La personalità del padre

«Penso di aver preso la freddezza in parte da mio padre (Mirko), che può essere piuttosto duro ma è sempre molto rilassato. In verità credo di sentire la tensione come tutti gli altri. Sento una scarica di adrenalina prima di ogni salita e sono preso dallo stress all’avvicinarsi di ogni sprint. Inoltre, cerco di prendere tutto in modo rilassato.

«Non seguo nessuna preparazione mentale specifica, non vedo psicologi, è la mia natura e ne sono felice. Amo il mio sport e cerco di conservare il bello, anche nelle giornate brutte».

Pogacar ha raccontato di aver molto imparato dal secondo posto del Tour dietro Vingegaard
Pogacar ha raccontato di aver molto imparato dal secondo posto del Tour dietro Vingegaard

Il secondo posto al Tour

«Non ho rivinto la maglia gialla, ma ho passato un anno fantastico. Ho vinto quasi tutto quello che volevo (UAE Tour, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, tre tappe del Tour, GP di Montreal, Giro di Lombardia) mentre per intensità è stata probabilmente la stagione più dura che ho dovuto fare. Dopo il Tour mi sono ripreso bene e mi sono proiettato verso il resto.

«In qualche modo, questo secondo posto è stato a suo modo una vittoria. Ho imparato molto e ne ho ricavato molte motivazioni. Ho sentito più amore dal pubblico che dopo le mie due vittorie al Tour».

Un conto sono le tappe sul pavé, altra cosa la Roubaix, che Pogacar lascia volentieri agli altri
Un conto sono le tappe sul pavé, altra cosa la Roubaix, che Pogacar lascia volentieri agli altri

Roubaix: no, grazie

«Potevo aver vinto il Fiandre, invece sono finito quarto. Questo duello contro Mathieu Van der Poel rimarrà uno dei momenti salienti della mia stagione. Ero un debuttante in gara, non avevo idea di cosa aspettarmi, ma ho avuto un’ottima giornata. Ero molto arrabbiato per aver perso, ma me ne sono subito dimenticato. Non è un brutto ricordo e mi piacerebbe tornarci.

«La Parigi-Roubaix invece aspetterà. Non è una corsa per gente del mio profilo, dovrei mettere su qualche chilo. Per divertimento? Semmai alla fine della mia carriera. La Roubaix è più dura delle tappe del Tour sul pavé. Il fondo è peggiore e si va più veloci». 

Il giorno dopo il Lombardia, Pogacar ai mondiali gravel con Van der Poel: due atleti sempre a tutta (foto Instagram)
Il giorno dopo il Lombardia, Pogacar ai mondiali gravel con Van der Poel: due atleti sempre a tutta (foto Instagram)

Nessuno è per sempre

«Essere al vertice in due grandi Giri è molto difficile, tre è semplicemente impossibile. Sarebbe una perdita di tempo. Voglio fare il Giro d’Italia, ma per ora non ci penso troppo. Verrà dopo. Neanche fra troppo tempo, in realtà, perché le mie stagioni sono lunghe e non puoi durare tanto quando sei sempre al 100 per cento. Posso migliorare ancora, in particolare nella cronometro e sulle lunghe salite.

«Vorrei anche parlare meglio il francese, visto che mia madre (Marjeta) lo insegna a Lubiana, ma quando sei piccolo, non vuoi fare come i tuoi genitori. Per questo non l’ho imparato bene. So dire croissant, baguette… quel che serve per ordinare la colazione in panetteria».

Lo stile Colnago ora è di casa a Abu Dhabi

28.10.2022
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Colnago si conferma uno dei brand italiani più riconosciuti e apprezzati al mondo, sinonimo da sempre del Made in Italy più autentico. Una nuova pagina della sua ricchissima storia è stata scritta nei giorni scorsi negli Emirati Arabi Uniti grazie all’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi, il primo flagship store di casa Colnago.

Non stiamo parlando di un negozio tradizionale, ma di qualcosa di diverso e unico. Un luogo che unisce la storia del marchio all’innovazione presente nei modelli attuali, capaci di trionfare nelle corse più importanti del calendario ciclistico mondiale. Tutto ciò ora è presente in un ambiente che unisce eleganza e modernità.

Il nuovo store si trova all’interno dell’isola di Hudayriyat, caratterizzata da ben 40 chilometri di piste ciclabili illuminate. La scelta della location non è stata quindi casuale. Il nuovo flagship store mira infatti a diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di ciclismo che abitano ad Abu Dhabi e non solo.

Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh
Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh

I campioni Colnago

L’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi è avvenuta lo scorso 21 ottobre alla presenza dei campioni del brand lombardo. Stiamo parlando naturalmente degli atleti dell’UAE Team Emirates e dell’UAE Team ADQ. Le due formazioni si sono ritrovate a Abu Dhabi per una sorta di “rompete le righe” di fine stagione e hanno approfittato dell’occasione per vedere il nuovo flagship store. Non poteva mancare Tadej Pogacar, il due volte vincitore del Tour de France e dell’ultimo Il Lombardia. Con lui Juan Ayuso, reduce dal terzo posto alla Vuelta, Matteo Trentin e Joao Almeida. Per la UAE Team ADQ era presente Yousif Mirza, insieme a Sofia Bertizzolo, Laura Tomasi, Eugenia Bujak e Safiya Al Sayegh.

A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand
A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand

Non solo bici

Il nuovo Colnago Abu Dhabi si sviluppa su due piani che ospitano, accanto ai nuovi modelli, un’esposizione di alcune biciclette che hanno fatto la storia del brand di Cambiago. Per permettere al cliente di vivere una esperienza autentica, sono state previste installazioni tecnologiche avanzate, tra cui uno schermo scorrevole che ricostruisce la storia dei modelli storici del brand lombardo. E’ stato inoltre previsto un configuratore tridimensionale su schermo di 4,8 x 2,7 metri per progettare la propria bici e un sistema di montaggio bici all’avanguardia.

Colnago è anche cultura e per questo motivo all’interno del nuovo flagship store di Abu Dhabi è presente una serie unica di opere d’arte contemporanea, interamente progettata dall’architetto d’interni spagnolo Pablo Paniagua e dal suo team.

Il nuovo Colnago Abu Dhabi vuole soprattutto essere un luogo di incontro dove passare del tempo scegliendo la propria bici oppure anche scambiare due chiacchere parlando di ciclismo, magari bevendo un buon caffè italiano. Ecco allora il primo Colnago Caffè al mondo, una caffetteria dove i visitatori possono degustare piatti della cucina italiana e seguire le gare più importanti su un maxischermo dedicato.

Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi
Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi

L’essenza di Colnago

All’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi era presente Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago, oltre ai soci dell’azienda. E’ stato lo stesso Rosin a sottolineare con un suo intervento quanto il nuovo flagship store rappresenti nel migliore dei modi l’essenza del marchio Colnago.

«Colnago è più di un marchio di biciclette, questo negozio è stato pianificato e progettato per mostrare il nostro ricco patrimonio di cui siamo orgogliosi. Ci auguriamo che avere questo spazio fisico in una città in rapida crescita aiuterà a soddisfare le esigenze degli appassionati di ciclismo ad Abu Dhabi, consentendo loro di sperimentare in prima persona i prodotti che ci hanno reso famosi nel mondo del ciclismo».

Colnago

Bardet: «Al Giro 2022 sensazioni mai provate prima»

28.10.2022
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La Roc d’Azur, un mega festival della mountain bike che si tiene a Frejus, nel sud della Francia, è un’ottima occasione per mettere a posto le idee. E Romain Bardet della Roc è un vero habitué. Il corridore della Dsm infatti ha avuto un passato da biker e resta un super appassionato. La sua ultima gara su strada del 2022 è stato il Lombardia, ma la sua vera chiusura stagionale è avvenuta il giorno dopo alla Roc… come è ormai tradizione per lui.

Romain ha ripassato la sua stagione. Ha fatto ragionamenti a tutto tondo sul confronto generazionale e soprattutto, e non può che farci piacere, ha espresso un atto di amore verso il Giro d’Italia. Ecco dunque, dopo Pinot, un’altro “cugino” innamorarsi della corsa rosa. 

Bardet alla Roc d’Azur, disputatasi il giorno dopo il Lombardia. Il francese è un ottimo biker (foto Instagram)
Bardet alla Roc d’Azur, disputatasi il giorno dopo il Lombardia. Il francese è un ottimo biker (foto Instagram)

Giro mon amour

Magari Romain non è stato esplicito come ha fatto nel corso degli anni Pinot, ma le sue parole non sono state da poco.

«Quest’anno mi ero posto come obiettivo principale la classifica generale del Giro d’Italia – ha detto Bardet – Avevo in mente questa gara da dicembre 2021. E ci ero arrivato in condizioni ottimali». Durante la corsa inoltre aveva detto come fosse bello correre il Giro. Percorsi tecnici, salite durissime e meno stress rispetto al Tour. Emergeva più l’aspetto tecnico che il contorno.

Ed è vero. Noi stessi parlammo con lui all’arrivo di Villabassa, al Tour of the Alps, mentre girovagava per le viuzze del paesino altoatesino alla ricerca del suo hotel. Romain ci disse che pensava al Giro dal momento in cui lo avevano presentato e che certe salite lo facevano sognare. 

E sempre in quella corsa, appunto il TOTA, si mostrò così determinato che si portò a casa la classifica generale con una bella azione nell’ultima tappa in una giornata da tregenda.

«Penso che lo scorso Giro – ha proseguito Bardet – sia stato il grand Tour in cui mi sono sentito più sicuro in carriera. E non si è mai del tutto sicuri in una grande corsa a tappe. Invece avevo uno stato mentale che non avevo mai avuto prima. Uno stato mentale di conquista».

Prima di abbandonare il Giro, quest’anno Bardet non aveva perso un colpo. In salita aveva sempre lottato con i migliori
Prima di abbandonare il Giro, quest’anno Bardet non aveva perso un colpo. In salita aveva sempre lottato con i migliori

Doccia fredda

Ma ha ragione Bardet: non si può mai essere del tutto sicuri in un grande Giro. Era lì determinato, quarto nella generale a festeggiare la vittoria del compagno Dainese a Reggio Emilia, e due giorno dopo saliva mestamente in ammiraglia per forti problemi allo stomaco.

Chissà se tornerà ancora al Giro. Il percorso del Tour de France, presentato ieri, non può non piacergli. Primo perché è oggettivamente bello. Secondo perché ci sono solo 22 chilometri a crono. Terzo (forse il motivo più importante) perché la Grande Boucle passa a “casa sua”, sul Massiccio Centrale. Il corridore di Brioude avrà almeno quattro frazioni in un raggio di 70 chilometri da casa sua.

Però abbiamo visto che quando un corridore si focalizza su un determinato obiettivo, quando capisce che ha concrete possibilità di raccogliere qualcosa è disposto a rivedere le sue priorità. Pensate che lo scorso anno su 64 giorni di corsa, Bardet ne ha fatti solo 21 in Francia e sono stati quelli del Tour. Per il resto ha gareggiato soprattutto in Italia: Tirreno, Tour of the Alps, Giro, Tre valli Varesine, Giro di Lombardia. In più Romain ha “scoperto” il Giro solo nel 2021 e ci è voluto tornare l’anno dopo. Come si dice: non c’è due senza tre.

Bardet e la nuova generazione (Pogacar e Vingegaard) che morde alle spalle durante l’ultimo Tour, chiuso al 6° posto
Bardet e la nuova generazione (Pogacar e Vingegaard) che morde alle spalle durante l’ultimo Tour, chiuso al 6° posto

Pensieri profondi

«Durante questa stagione penso di essere stato presente ogni volta che mi aspettavo – ha detto ancora Bardet – C’erano sempre uno o due corridori fuori portata, tranne a maggio (cioè al Giro, ndr). Lì stavo davvero bene».

Quando parla di corridori sopra la media, Bardet si riferisce soprattutto a Jonas Vingegaard, Tadej Pogacar ed Remco Evenepoel.

«Hanno qualcosa in più, sono dei geni in bicicletta. Quando sono al 100%, nessuno può competere con loro. Anzi si può dire che gareggino tra loro. Non si prendono cura di noi.

«Vediamo che andiamo tutti più forte che in passato. In salita il ritmo ormai è incredibile… eppure loro vanno ancora più forte. Io credo che ciò dipenda anche dalla struttura delle loro squadre. Quando vedi la Jumbo-Visma o la UAE Emirates, soprattutto nei grandi Giri, almeno 5-6 dei loro atleti potrebbero essere leader in altri team. E per noi si complica tutto. L’unica cosa che possiamo fare è cercare di mantenere la calma e calibrare le forze per sopravvivere».

Infine Bardet fa una riflessione interessante sulla sua generazione. Il francese è un classe 1990, come Aru, Dumoulin, Pinot…

«Penso di essere incappato in una finestra generazionale che non è mai arrivata del tutto. Le mie non erano parole vuote quando cinque o sei anni fa dicevo che i miei anni migliori dovevano ancora venire.  E infatti i numeri sono chiari: io sono più forte di quegli anni. Il problema è che ci sono giovani ancora più forti».

Un Tour per attaccanti e disegno rivoluzionario

27.10.2022
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«Mesdames et messieurs, voilà le Tour de France numero 110». La Grande Boucle è stata presentata questa mattina a Parigi, al Palais des Congrès, davanti ad un folla di campioni, direttori sportivi, manager, grandi del passato e appassionati.

Il percorso? Ci sentiamo di definirlo innovativo. Una prima settimana che entra subito nel vivo e che potrà decretare una classifica già ben assestata. Una seconda settimana piena di salite e un finale senza tappe monster, ma infarcita di trabocchetti. Quasi si fosse “invertito” l’ordine fra la prima e la terza settimana.

Christian Prudhomme (nella foto di apertura), il direttore del Tour, è sembrato più orgoglioso che mai. Si va in scena dal 1° al 23 luglio: 21 tappe, 3.404 chilometri, otto frazioni di montagna, quattro arrivi salita. E ancora: otto tappe di pianura, quattro tappe ondulate e una sola cronometro, tra l’altro abbastanza breve. Solo due frazioni al di sopra dei 200 chilometri.

Il Tour de France 2023, il grande escluso è il Nord e il Nord Ovest in particolare
Il Tour de France 2023, il grande escluso è il Nord e il Nord Ovest in particolare

Subito i Pirenei

Si parte dall’estero, in Spagna, dai paesi Baschi e più precisamente da Bilbao. E qui Prudhomme non ci è andato leggero con i giudizi: «Dopo il Belgio, il tifo del ciclismo più caldo al mondo è nei Paesi Baschi. E dal 1992 che volevano le Grand Depart, si sono candidati per 30 anni. L’organizzazione basca era presente l’anno scorso al via in Danimarca. Hanno visto il fervore e io gli ho detto: “Adesso sapete cosa vi aspetta”. Roba da pugili».

Così come da pugili è la prima settimana. La seconda tappa, per esempio, arriva a San Sebastian ed è una (quasi) fedele replica dell’omonima classica. Anche la terza tappa è un “grido” di appena 137 chilometri con 4 Gpm, non duri okay, ma sono pur sempre 4 scalate. E tutti hanno ancora gambe fresche.

Le vere salite, i Pirenei, arrivano due giorni dopo nella Pau-Lauruns. Nel finale si scala il Marie-Blanque salita non lunga, ma dura e asfissiante per la sua umidità. E il giorno dopo c’è il Tourmalet e la scalata finale a Cauterets, erta lunga ma pedalabile (16 km al 5,4%) tipica del Tour.

Non fa parte della prima settimana, ma chiude il primo blocco del Tour, il mitico Puy de Dome. E’ la nona frazione. Si va da Saint Léonard de Noblat-Puy de Dôme, salita storica e durissima nel Massiccio Centrale, il “terzo” gruppo montuoso della Francia: 13 chilometri al 7,7%, ma gli ultimi 4 non scendono mai sotto l’11%.

Quante Alpi

Il Tour de France osserva così il primo giorno di riposo. E lo fa, più o meno, nel cuore geografico della sua Nazione. 

Da qui si passa alla sezione centrale, probabilmente quella decisiva. Se le tappe 10, 11 e 12 sono “facili”, poi non si scherza più. Ed è qui che inizia il lungo viaggio nelle Alpi. Quest’anno a più riprese, tra Savoia e Delfinato il Tour ci passa davvero tanto tempo: sette giorni.

S’inizia con l’arrivo in cima al Col du Grand Colombier, tra l’altro nel giorno della festa nazionale. Poi è la volta di Morzine con il classico Col de Joux Plane prima dell’arrivo. Salita difficile e discesa difficilissima (se da fare a tutta per scappare o chiudere).

La 15ª tappa, la Les Gets les Portes du Solei-Saint-Gervais Mont-Blanc, sarà un vero delirio: i Gpm sono solo quattro, ma potrebbero essere almeno una dozzina. E non è una battuta. Da affrontare oltre 5.200 metri di dislivello in 180 chilometri. Non c’è un metro di pianura. I restanti contendenti alla maglia gialla saranno davvero pochi a questo punto.

Un lungo sprint

Dopo la tripletta alpina, ecco il secondo giorno di riposo che farà da antipasto alla curiosa e attesa frazione numero 17: la Passy-Combloux che sarà percorsa individualmente e contro il tempo. È la crono di 22 chilometri con una cote nel finale e gli ultimi chilometri che tirano all’insù. Chi uscirà con le gambe in croce dal Gpm rischia di pagare tanto, tanto…

Di fatto, le tappe super difficili terminano qui. Ma questo elemento di rottura col passato terrà alta la tensione fino a Parigi, perché comunque il terreno per attaccare non mancherà. Imboscate, strappi, salite: i Vosgi e il Ballon d’Alsace sono perfetti. La ventesima tappa con arrivo a Le Markstein è un inno all’incertezza: 133 chilometri, ancora quasi 4.000 metri di dislivello: una Liegi “in quota”.

Il finale è un pieno di simbolismo. E in tal senso i francesi sono maestri. La 21ª tappa infatti partirà dal velodromo dove si svolgeranno le Olimpiadi del 2024 e terminerà con la classica parata sugli Champs-Élysées.

Un po’ perché vuole continuare a crescere e un po’ perché il Tour 2023 è ideale per lui, Gaudu punta al podio
Un po’ perché vuole continuare a crescere e un po’ perché il Tour 2023 è ideale per lui, Gaudu punta al podio

Voce ai pro’

A questo punto quali sono state le reazioni dei corridori? Gaudu congola e ha detto che vuole il podio. Alaphilippe ha contato sulle dita di due mani e mezzo le frazioni che possono vederlo protagonista. Van Aert, se sarà quello del 2022, non lotterà per la vittoria giusto a Morzine e a Saint Gervais.

Non solo, ma questo percorso, che più di qualcuno a Parigi ha definito l’opposto del Giro d’Italia, ha fatto protendere persino Simon Yates per la via francese. E sappiamo quanto l’inglese ami la corsa rosa. 

Accontentati anche gli sprinter. Pollice all’insù da Groenewegen a Cavendish, che con l’ufficioso passaggio alla B&B Hotels tornerà in corsa.

Mentre Lefevere smorza i toni su Remco Evenepoel, che sembra aver già scelto il Giro: «Decideremo insieme quale grande Giro fare. La porta per il Tour non è chiusa e il fatto che ci siano solo 22 chilometri a crono non vuol dire nulla. Remco vince dappertutto. Piuttosto questo tracciato mi ricorda quello del 2019 quando Alaphilippe fu a lungo in giallo. E se fosse al 100%…».

Vingegaard sembra puntare dritto al bis, ma è consapevole che sarà dura
Vingegaard sembra puntare dritto al bis, ma è consapevole che sarà dura

Jonas riflette

E poi ci sono loro due, i protagonisti di quest’anno: Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar.

«Con la squadra – ha commentato alla stampa internazionale Vingegaard (in vacanza) – non abbiamo ancora stilato un piano definitivo per il 2023, ma l’idea chiaramente è quella di essere al Tour. Sarei sorpreso se non fosse così! Sono pronto a raccogliere questa sfida. So che il prossimo anno sarà più difficile vincere, ma fa parte del gioco».

Sempre in relazione a Vingegaard, Merijn Zeeman, il team manager della Jumbo-Visma, ha aggiunto a VeloNews parole importanti. «Non abbiamo ancora deciso nulla. Il Giro d’Italia è un’opzione se lo vuole, ma se sei la maglia gialla uscente cerchi di difenderla. Però Jonas non ha mai corso il Giro e magari vorrà provare.

«Prima di ogni decisione vorrei anche conoscere il parere di Roglic. Entro dicembre chiariremo tutto perché per prepararsi al meglio servono tanti mesi».

Pogacar è rimasto piacevolmente colpito dal percorso 2023
Pogacar è rimasto piacevolmente colpito dal percorso 2023

Tadej già gasato

«Mi piace molto questo percorso – ha detto sorridente lo sloveno – La prima settimana è già difficile e la terza settimana è difficile e divertente. È positivo che le tappe più toste arrivino all’inizio del Tour, questo lo rende più interessante.

«Mi piacerebbe continuare a correre così, attaccando sempre, ma al Tour ho imparato che a volte devi aspettare il finale».

Ma forse le parole che più sintetizzano questa sfida e l’intero Tour 2023 sono quelle del team manager della UAE Emirates, Mauro Gianetti. «Il percorso di questo Tour fa venire voglia di attaccare. Magari Tadej potrebbe decidere di cambiare e non scattare più a 50 chilometri dall’arrivo… ma neanche possiamo trasformarlo. E’ la sua natura».

Sfida doppia a casa Bernal, il cancro e il Tour

24.10.2022
4 min
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Bernal sta affilando le unghie. E se da un lato è concentrato su se stesso e la ripresa, dall’altro sta trascorrendo il suo tempo accanto alla mamma Flor Marina che a sua volta lotta contro un cancro al seno.

Dopo aver corso solo 12 giorni nel 2022, dopo l’incidente, gli interventi, il recupero e il ritorno, Egan non ha rinunciato alla speranza di tornare al suo miglior livello. Il vincitore del Tour de France 2019 e del Giro 2021 (in apertura un’immagine Instagram) si è detto fiducioso di tornare alla normalità nel 2023, con la probabile ripartenza in casa al Tour of Colombia (sul cui svolgimento c’è ancora più di un dubbio), poi il ritorno in Europa per la Parigi-Nizza o la Strade Bianche.

Il Giro di Toscana è fra le corse che Bernal non è riuscito a finire
Il Giro di Toscana è fra le corse che Bernal non è riuscito a finire

Obiettivo Tour

Se tutto dovesse andare come spera e il lavoro darà i frutti sperati, Bernal spera di essere in buona forma al Tour de France, pur sapendo che a quel punto il livello della sfida sarà altissimo.

«Vorrei iniziare l’anno come un corridore normale – dice – e mi piacerebbe fare di nuovo il Tour. Ho otto o nove mesi per prepararmi, mi sento mentalmente pronto per una simile sfida. Quindi sì, al 100 per cento, voglio fare di nuovo una gara di tre settimane nel 2023 e vorrei che fosse il Tour».

La prima immagine di un Bernal vigile e vispo, pochi giorni dopo gli interventi (foto La Sabana)
La prima immagine di un Bernal vigile e vispo, pochi giorni dopo gli interventi (foto La Sabana)

Recupero miracoloso

Il suo ritorno in gruppo era parso già di per sé un’impresa dopo l’incidente dello scorso gennaio, in cui avrebbe potuto perdere la vita e di sicuro vedere compromessa la carriera. Colpendo quel pullman mentre si allenava sulla bici da crono, Bernal si era fratturato il femore, la rotula, una vertebra e diverse costole, oltre a soffrire di pneumotorace e trauma cranico.

E con tempi di ripresa incredibilmente rapidi, ad agosto Egan è tornato alle corse nel Giro di Danimarca, ritirandosi dopo cinque tappe passate a tirare per i compagni. Poi ha partecipato il Giro di Germania dieci giorni dopo e al Giro di Toscana. Tuttavia, viste le difficoltà e qualche dolorino inatteso, è tornato in Colombia, dove ha subito un intervento al ginocchio e dove ha già ripreso ad allenarsi.

Egan è molto legato a sua madre Flor Marina, che a sua volta è stata la suo fianco dopo l’incidente (foto El Tiempo)
Egan è molto legato a sua madre Flor Marina, che a sua volta è stata la suo fianco dopo l’incidente (foto El Tiempo)

La sfida di Flor Marina

Nel frattempo, il 2 ottobre sua madre Flor Marina ha fatto l’ultima seduta di chemioterapia ed è ancora in pieno trattamento per cercare di sconfiggere la malattia.

«Quando si dice la parola cancro si pensa alla morte – ha detto mamma Bernal – ma il cancro non è sempre morte. I medici fanno molto e bisogna avere un buon atteggiamento, spingersi avanti. L’accompagnamento e l’amore della famiglia sono fondamentale per avere più forza combattere. La mia malattia è nella fase 2. E’ un cancro che si nutre dei miei ormoni, ma per fortuna era circoscritto e non ha metastatizzato».

Al via della Sabatini, con Denis Favretto, uomo di Sidi in gruppo
Al via della Sabatini, con Denis Favretto, uomo di Sidi in gruppo

Andrà tutto bene

Egan, che alla madre è molto legato, ha approfittato del ritorno anticipato in Colombia per starle accanto e non si può escludere che sia ripartito dall’Europa proprio per assistere la mamma. 

«La chemio è finita – ha spiegato il campione – ora devono rimuovere un seno. Si sta riprendendo e sta cercando di prepararsi per ciò che accadrà nel miglior modo possibile. Siamo molto ottimisti e crediamo che tutto andrà bene». 

Arriva Cavendish e Mozzato aggiusta il tiro

20.10.2022
5 min
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Ancora poche ore e finalmente domani Luca Mozzato partirà per Capo Verde, assieme alla sua compagna Giorgia. Con loro anche Alexander Konychev e la sua Giulia per l’amicizia nata ai tempi della Dimension Data Continental guidata da Chicchi.

Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)
Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)

Mezzo e mezzo

Il 2022 che il vicentino (foto Instagram in apertura) ha appena messo in bacheca ha tanti colori vivaci e qualche sfumatura che non gli è piaciuta, dato che a inizio stagione si era riproposto di vincere e la vittoria invece gli è sfuggita. In compenso non sono mancati i piazzamenti, anche in tappe del Tour de France, sebbene fosse al debutto e non abbia mai avuto un vero treno.

«Quei piazzamenti hanno un peso – dice – ma nella mia testa l’idea era quella di vincere. Per cui l’anno è stato positivo, ma non sono riuscito a centrare l’obiettivo di partenza. Se avessi fatto il passettino che mi è riuscito sul fronte delle prestazioni, magari sarei più contento. Il fatto di essermi mosso bene in certe mischie, è perché sono le mie caratteristiche. In certe situazioni mi destreggio bene».

Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Anche tu fai fatica a definirti un velocista, giusto?

Sicuramente negli arrivi di gruppo compatto non posso giocarmela coi velocisti puri, a meno che non abbiano qualche problemino o facciano la volata poco pulita. Ma se l’arrivo è meno banale, allora io ci sono e per il prossimo anno ho già capito di dover lavorare sullo spunto e sul passare meglio le salite.

Continuerai a lavorare in pista?

Per gli uomini veloci è sicuramente un toccasana. Ti abitui a grandi velocità con rapporti diversi dai soliti e fai lavori di forza in bici che su strada non sarebbero possibili. Penso proprio che tornerò a girare, senza l’obiettivo di fare gare. E se Montichiari dovesse essere ancora chiusa, speriamo di salvarci con un meteo favorevole per trovare una pista all’aperto, oppure si valuterà di andare in trasferta.

Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Anche se manca l’annuncio ufficiale nel 2023 arriva Cavendish, che effetto ti fa?

Sicuramente ci sarà da imparare. L’aria che si respirava in squadra nella riunione che abbiamo fatto dopo la Parigi-Tours è che Mark ha un obiettivo importante. E se io sono furbo, dovrò riuscire a prendere da lui tutto quello che posso. Qualcosa potrà darmi o dirmi lui direttamente, altro starà a me capirlo, perché è uno dei corridori del gruppo col maggior bagaglio professionale. E va ancora forte, altrimenti non avrebbe vinto il campionato nazionale da solo.

Per te cambia qualcosa?

Le possibilità personali, se sarò nuovamente al Tour, sono consapevole che saranno meno. Se gli arrivi di gruppo saranno per Mark e il suo treno, io dovrò essere bravo a farmi trovare pronto nelle tappe a me più congeniali. Quindi nel prossimo Tour, ma stiamo parlando di niente visto che manca ancora tanto tempo, probabilmente farò meno piazzamenti.

Far parte di quel treno è un’opportunità?

E’ certamente un’occasione e come tale andrà vissuta. Non si può storcere il naso prima di partire, non si lavorerebbe bene. Sono dell’idea che quando si prende una decisione, si debba lavorare al 100 per cento nella stessa direzione. E questo faremo. Lavorare al 100 per cento per provare a vincere, anche se in alcune occasioni non sarò io il terminale dell’azione.

Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Che cosa rappresenta per te un corridore come Mark?

I primi ricordi che ho di lui sono del 2010-2011 quando era alla HTC. Avevo 11-12 anni, era il periodo in cui iniziavo a seguire e vivere il ciclismo. Avevo in casa giornali in cui guardavo le sue foto, per guardare la posizione e il suo stile.

In squadra dovrebbe esserci anche un tuo vicino di casa…

Ho sentito che dovrebbe esserci anche lui (sorride, ndr). La cosa strana è che sebbene io abiti nel basso Vicentino e lui quando è in Italia stia dalle parti di Marostica e Bassano, con Richeze non mi è mai capitato di allenarmi. Invece abbiamo fatto un paio di uscite d’estate a Livigno e ci siamo conosciuti un po’ meglio.

Farete un ritiro a dicembre?

Non so ancora le date, ma sì. Saranno 10 giorni a metà del mese e poi altri 10 a gennaio. E a quel punto, valuteremo in base al meteo se si potrà restare ad allenarsi a casa o sarà meglio tornare al caldo.

Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Sai già quale sarà il tuo calendario?

Ho chiesto, poi vedremo. Vorrei ripetere lo stesso di quest’anno, perché mi sono trovato bene. Un calendario di livello, restando in Europa per le prime corse. Quindi Mallorca, Valenciana, una fra Besseges e Provence. Poi le classiche e il Tour. E a quel punto si vedrà se nelle gambe è rimasto ancora qualcosa…

Mentre Mozzato finisce di chiudere la valigia e si gode il riposo, sereno anche per il contratto esteso fino al 2025, nel quadro degli scenari possibili, la B&B Hotels potrebbe avere come sponsor la città di Parigi. Dovrebbe passare dalle bici KTM alle BMC e nel treno di Cavendish, oltre a Richeze si parla dell’arrivo di uomini di esperienza dalla Groupama-FDJ e dalla Bike Exchange-Jayco. Come ha raccontato il team manager Pineau, l’ingaggio di Mark è come quello di un calciatore di gran nome. Forse per questo nel quartier generale del team da un po’ di tempo non si fa che lavorare, lavorare, lavorare…

Evenepoel blindato e Tour nel 2024: Lefevere sicuro

16.10.2022
4 min
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«Con la squadra – ha detto Remco Evenepoel – abbiamo un piano. E come è successo quest’anno, non lo abbiamo mai cambiato. Ho solo 22 anni e molte stagioni davanti a me. La Vuelta è stato un grande passo verso il mio grande sogno di vincere il Tour. Ma potrebbe volerci molto tempo per realizzarlo».

Il Tour nel 2024

Il campione del mondo ha scelto le Maldive e poi Dubai per la luna di miele con sua moglie Oumi, ma anche se assente, la sua presenza è palpabile. Le voci sull’interessamento della Ineos Grenadiers infatti non accennano a sopirsi, mentre la tentazione di vederlo al Tour contro Pogacar spinge a superare ogni cautela. E qui però Patrick Lefevere non si fa problemi nel prendere posizione.

«Se tocca a me decidere – ha detto a Het Nieuwsblad – Evenepoel non gareggerà al Tour prima del 2024».

Cinque anni blindati

Poi però il team manager della Quick Step-Alpha Vinyl è intervenuto anche nella disputa sul contratto del giovane belga che fa gola a tutti. E risponde per le rime alla Ineos.

«Ho un buon rapporto – dice Lefevere – e un contratto a lungo termine con Remco. Quindi non sono troppo preoccupato per i tentativi di Ineos Grenadiers di liberarlo da noi. Usano una tattica facile. Si avvicinano, chiedono quanto prenda e offrono il triplo. Se prende due, gliene offrono sei. Ma non è così che funziona. E’ normale che ci provino, perché sono anni che cercano Remco. Sono arrivati tardi quando era junior e sono in ritardo anche adesso. Alcuni corridori sono andati in quella squadra e non hanno portato ciò che ci si aspettava, quindi stanno cercando di salvare la loro casa».

Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos
Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos

Lo stile del ragioniere

Lefevere sa bene che certi richiami sono spesso irresistibili, ma appare anche abbastanza sicuro di avere il coltello dalla parte del manico.

«A febbraio del 2021 – dice – Evenepoel ha firmato un contratto fino al 2026. La gente a volte pensa che io sia stupido, ma quando firmo un contratto quinquennale, mi assicuro che ogni scenario sia incluso. C’è tutto, il mio compito è solo pagare quello che devo. Non sono come alcuni miei colleghi, che prima fanno firmare i corridori e poi cercano soldi con le sponsorizzazioni. Io sono un ragioniere: prima cerco sponsor e poi ingaggio corridori. Se fossi nel calcio, adesso sarei ricco. Prima ho avuto Pozzato e Cancellara, poi Mas, Alaphilippe e Cavagna. Con quel sistema di cartellini e contratti, avrei potuto venderli tutti e farci una fortuna».

Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato
Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato

Gli obiettivi 2023

E se sul fronte del contratto la situazione non appare problematica, sul fronte degli obiettivi lo stesso Evenepooel a volte sembra strizzare l’occhio alla Grande Boucle.

«So che dopo il mio successo in Spagna  – ha detto lunedì in una videoconferenza – ci sono stati molti commenti da parte di persone che vogliono vedermi molto presto al Tour de France. Ma al riguardo, rimango molto calmo. Dobbiamo andare avanti passo dopo passo. Vedremo i percorsi e in particolare le altimetrie e i chilometri contro il tempo. Quando avremo questi dati, potremo decidere quale gara fare. Non prima».