Dopo la notte, Pinot rialza la testa, ritrova il sorriso. E attacca…

22.04.2022
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Ci eravamo lasciati sull’arrivo di ieri a Kals am Grossglockner con Thibaut Pinot stremato e in lacrime. E anche un po’, un bel po’, arrabbiato. Stamattina invece sotto la pioggia di Lienz il francese aveva ritrovato il suo sorriso.

Ogni tanto si affacciava dal camper (non il bus) per vedere il meteo. Poi richiudeva la porta. Sul manubrio della sua bici nessun memo dei rifornimenti e delle distanze. Che voglia attaccare a testa bassa? A quanto pare sì!

Notte serena

Ma andiamo con ordine. Il corridore della Groupama-Fdj scherzava con staff e compagni. E con lui siamo riusciti a fare una chiacchierata prima del via.

Al fianco del foglio firma Thibaut racconta.

«No, non sono più arrabbiato – dice Pinot – Di sicuro ieri ero deluso per aver perso la vittoria per poco. Ma è il ciclismo. E’ così… Pensiamo ad oggi. Vincere sarebbe stato importante perché avrei voltato pagina dopo questo brutto periodo». 

La sua ultima vittoria in effetti è datata 2019, la tappa del Tourmalet al Tour de France.

«E oggi farò di tutto per vincere. Dopo ieri sono ancora più motivato. Credo di aver recuperato bene. E mi fa piacere che ci sia questo percorso. Ci sono molti corridori che lottano per il podio. Un’alleanza francese con Bardet? Ah non so, di certo verrà fuori una corsa dura e combattuta. Bisognerà vedere i momenti della gara».

Rabbia e commozione

L’arrivo di ieri non è stato affatto banale. Sia per il risultato, sia per come è arrivato. 

Probabilmente, una volta ripreso da Lopez, Pinot avrebbe perso lo stesso, ma forse ha commesso anche un errore. Il colombiano era in netta rimonta, però il modo in cui si è fatto staccare forse lo colpisce un po’ nell’orgoglio. Rallentando, Pinot ha servito sul piatto d’argento il contrattacco a Lopez. Un errore da juniores, se vogliamo…

Forse anche per questo Pinot dopo l’arrivo era arrabbiato. E non solo commosso. Ma ripetiamo, non sarebbe cambiato nulla. La strada nell’ultimo mezzo chilometro riprendeva a salire e Lopez ne aveva palesemente di più.

Tra lo stare appoggiato alle transenne e lo starci seduto sotto, è rimasto in silenzio per un tempo indefinito. Tra il silenzio tombale di tutti noi giornalisti attorno che aspettavamo un suo segnale per porgli le domande.

E quando, dopo un suo gesto di assenso col capo, Pinot ci aveva dato il via libera, alla prima domanda aveva iniziato a parlare. Dopo poche sillabe la sua voce è rimasta strozzata dalla commozione. Quindi si è voltato e solo dopo qualche secondo è tornato ai microfoni.

Pinot sul Rolle: nella tappa di Lana ha incassato quasi 14′ di ritardo
Pinot sul Rolle: nella tappa di Lana ha incassato quasi 14′ di ritardo

Pinot a caccia di Pinot

La delusione è stata davvero forte. Fino ai mille metri aveva la corsa in mano.

«Se fossi stato al mio vero livello – aveva detto Pinot – Lopez non mi avrebbe ripreso». Ebbene quanto gli manca per tornare al suo livello?

«Non molto – ci ha detto stamattina – però manca sempre qualcosa. Una piccola percentuale, un cinque, dieci per cento: quello che serve per vincere una corsa. La schiena però va bene».

E dire che il suo Tour of the Alps non era iniziato nel migliore dei modi. Thibaut aveva pagato in particolar modo la seconda tappa. La partenza con il Passo Rolle in avvio lo aveva messo non poco in difficoltà, facendolo tra l’altro ripiombare un po’ nel baratro. «Non ho capito cosa sia successo», aveva detto all’arrivo di Lana, dove era giunto quasi 14′ dopo Pello Bilbao. Tra l’altro ultimo di quel gruppetto, un segnale non banale per un combattente come lui.

«Sono un combattente? Beh, grazie… Io cerco di provarci. Anche oggi. Certo c’è la pioggia, non che mi dia fastidio, ma dieci giorni fa sono caduto proprio sul bagnato, quindi sarà importante non rischiare».

Pinot non sarà presente al Giro d’Italia. Il suo amato Giro. Ma il diktat del general manager Marc Madiot è stato chiaro sin dall’inizio stagione.«Quest’anno al Tour voglio sia Pinot che Gaudu». 

«Eh no – ha concluso Pinot – al Giro purtroppo quest’anno non verrò. Nessun cambio di programma. Ma spero proprio di esserci il prossimo anno».

Dicevamo del suo essere combattente. Ebbene, pochi minuti dopo aver parlato con noi, Pinot si è gettato nella fuga. Si è infilato in un gruppetto e poi grazie al suo forcing, in salita, li ha staccati. Adesso vola verso l’arrivo con De La Cruz… per provare ancora una volta a cambiare pagina.

Madiot, il Tour de France e lo Sbarco in Normandia

29.01.2022
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I discorsi motivazionali di Madiot. Quando Lorenzo Germani nei giorni scorsi ce ne ha parlato, sapevamo esattamente di cosa stesse parlando. E da uno di questi interventi è iniziato il 2022 della Groupama-Fdj (in apertura gli uomini del Tour de France, come nella locandina di un grande film).

«Durante il briefing generale nel ritiro di Calpe – ha raccontato Marc a L’Equipe – ho fatto un confronto che potrà sembrarvi sconcertante, ma stavamo per iniziare la nuova stagione e avevamo le nostre domande. Ho pensato al 5 giugno 1944, a tarda sera, quando dei ragazzi salirono sulle loro barche. Non parlavano una parola di francese, non avevano mai messo piede in Francia, non era la loro guerra. Gli era stato detto: “Sbarcate! Molti di voi moriranno lì e gli altri, gli altri dovranno provare a conquistare Pointe du Hoc (il promontorio in cui si svolse la battaglia più dura, ndr)”. Così ho detto alla squadra: “Amici miei, salite sulla vostra barca. Non vi spareranno, ma ci sarà qualcosa davanti. Frontiere. Pavé. L’Alpe d’Huez. Volate. Quindi poche storie, andate!”».

Pinot è guarito? Eccolo con Madiot in una foto del Tour 2019, chiuso col ritiro dopo la vittoria del Tourmalet
Pinot è guarito? Eccolo con Madiot in una foto del Tour 2019, chiuso col ritiro dopo la vittoria del Tourmalet

Il terzo gradino

Ci sono stati finora molti segnali che la squadra francese di Pinot, Gaudu e Demare voglia partire con il piede giusto e punti decisamente in alto. Il fatto che il leader più solido abbia in apparenza superato i suoi problemi fisici ha portato nuova fiducia. E con la necessaria dose di cinismo di quando si punta così in alto, l’incidente di Egan Bernal ha riaperto una porta sul podio del Tour che altrimenti sarebbe stato probabilmente già assegnato.

«Se guardo i ragazzi che lo hanno conquistato negli ultimi anni – ha spiegato Madiot – perché non noi? E poi se non ci fissiamo questi obiettivi, tanto vale mettersi da una parte a vedere correre gli altri. Hanno due braccia, due gambe, quindi ci siamo anche noi. Pogacar e Roglic potrebbero essere un po’ sopra, ma c’è da occupare un altro gradino. E poi, guardate cosa è successo l’anno scorso a Roglic… Il nostro obiettivo sarà salire sul podio, dobbiamo sentire che è possibile. Pinot l’ha già fatto (3° nel 2014), Gaudu (11° nel 2021), se cresce un po’ non sarà lontano».

Nel ritiro di dicembre il team si è riunito. E dal 2022 sono arrivate le nuove Lapierre (foto Groupama-FDJ)
Nel ritiro di dicembre il team si è riunito. E dal 2022 sono arrivate le nuove Lapierre (foto Groupama-FDJ)

La rifondazione 

A Madiot, che ha 63 anni e da corridore vinse due Roubaix, non è sfuggito che il 2021 sia stato al di sotto delle aspettative. La squadra ha investito parecchio, ma per vari motivi i risultati non lo hanno soddisfatto.

«Credo che abbiamo gestito bene il 2020 – ha detto – che tranne per l’incidente di Pinot, aveva dato dei bei responsi. Nell’inverno successivo invece siamo stati traballanti, non abbiamo fatto i soliti ritiri, non siamo mai riusciti a riunire tutto il team e così l’anno scorso siamo stati sempre fuori passo, mancava qualcosa. L’unico che ha fatto bene nel complesso è stato Gaudu, ma è passato in secondo piano per le difficoltà di Thibaut e di Demare. Perciò finito il Tour, ho pensato che fosse ora di fare un check-up generale. Abbiamo dedicato molto tempo ad analizzare il funzionamento della squadra. Ci sono stati tagli, persone che non ci sono più, sono state fatte delle scelte e siamo tornati in una dinamica diversa. E finalmente nel ritiro di Calpe a dicembre ci siamo ripresi tutti insieme».

La mezza ruota in allenamento li farà crescere: Madiot ne è certo (foto Groupama-FDJ)
La mezza ruota in allenamento li farà crescere: Madiot ne è certo (foto Groupama-FDJ)

L’unione sacra

Il paragone con lo Sbarco in Normandia. La necessità di avere una squadra e non un insieme di persone vestite allo stesso modo. Il richiamo a uno spirito più elevato. Il Covid ha fatto perdere il senso dell’unità. Allenarsi insieme ha rimesso in moto la sana concorrenza interna di cui ha parlato anche Pinot.

«Lo scopo di quel discorso – ha sorriso – era di far capire loro che dipende soprattutto da loro, da noi. Non voglio più sentire che domani andrà meglio. No, dobbiamo far andare bene l’oggi. Voglio che fra tutti quelli che vestono questa maglia ci sia una forma di unione sacra. Devono credere in quello che sono. A Pinot è stato detto che deve credere in se stesso e che si riprenderà. Ma ha anche bisogno di essere convinto. Perché il dolore tornerà e lui deve sapere di poterlo superare. E’ presto per parlare di gerarchie al Tour, ma credo che fra questi ragazzi coraggiosi ci sarà competizione. La mezza ruota in allenamento che fa male agli amici si fa ancora. C’è sempre un momento in cui c’è un confronto tra le forze. Anche in ritiro, delimiti il tuo territorio. Ho parlato con Thibaut, mi ha detto: “Dannazione, a Calpe non sono stato il migliore”. Beh, questo mi rassicura».

Mauduit: «Su Pinot è tornato a splendere il sole»

27.01.2022
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Sembra essere questa la stagione buona per tornare a vedere un grande Thibaut Pinot. Il campione francese della Groupama-FDJ finalmente sembra aver ritrovato la sua costanza di allenamento, i suoi problemi alla schiena sono alle spalle e chi gli è vicino, come il suo diesse Philippe Mauduit, parla di un Thibaut sereno.

«Thibaut sta bene. Il suo stato fisico è buono… non come il meteo da voi in Italia, ma quasi! Anche su di lui splende un bel sole».

Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della Groupama-FDJ (foto Groupama-FDJ)
Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della Groupama-FDJ (foto Groupama FDJ)

Alla ricerca del sole

Il francese ha passato davvero un terribile 2021. E anche una brutta fetta di 2020. Ogni volta i dolori alla schiena lo fermavano. Lui si allenava, neanche bene, e ogni volta doveva alzare bandiera bianca. Alla fine solo un lungo stop durante la scorsa primavera lo ha rimesso in piedi. 

«Pinot – spiega Mauduit – ha fatto un buon inverno nonostante il freddo e la pioggia che c’è nella sua regione (Vosgi, Borgogna, ndr). Ogni tanto gli tornava il mal di schiena e così più di qualche volta ha preso l’aereo ed è andato alla ricerca del sole che sicuramente lo agevola per quanto riguarda i dolori e il recupero. Grazie a questa costanza di allenamento sta tornando al suo livello. Che dire, sta, e stiamo, solo aspettando le prime gare per giudicare finalmente il suo reale stato fisico».

«Thibaut farà la prima gara al Tour des Alpes Maritimes et du Var (18-20 febbraio, ndr), ma proprio negli ultimi giorni del ritiro a Tenerife, abbiamo deciso di lasciare una porta aperta: se ci sarà la possibilità infatti potrebbe iniziare anche un po’ prima (sembra a Besseges, ndr)».

E questo è certamente un buon segnale per Pinot. Di solito le porte aperte si tengono per posticipare, in questo caso invece c’è voglia di mettersi subito in gioco.

Pinot, va per i 32 anni, questa sarà la sua 13ª stagione da pro’, tutte nel team di Madiot
Pinot, va per i 32 anni, questa sarà la sua 13ª stagione da pro’, tutte nel team di Madiot

Nel segno della continuità

Mauduit parla di un lavoro svolto nel segno della continuità. Di solito quando le cose non vanno bene si va a ritoccare la preparazione e persino la posizione in bici, tanto più che i problemi di Pinot riguardavano la schiena.

«Grossi cambiamenti – dice Mauduit – non ce ne sono stati. Chiaramente come tutti i corridori che invecchiano anche Pinot deve fare qualcosa in più per essere al suo livello. I corridori esperti e di classe come lui sanno cosa è giusto per loro e cosa no. Tendono a riprodurre quelle cose che gli hanno fatto bene, che gli hanno permesso di ottenere risultati. Quindi nessuna rivoluzione francese!».

«La cosa più importante per Thibaut è che la sua infiammazione passasse, che non tornasse più: così è stata strutturata la sua preparazione e per questo l’unica cosa che ha cambiato e che ha fatto un po’ più di esercizi senza bici (il core zone)».

«Neanche sulla bici abbiamo cambiato nulla. Abbiamo sentito tanti pareri, tanti dibattiti, tante opinioni… Oggi ognuno può dire la sua pur bevendo una birra sul divano. Noi abbiamo un gruppo di esperti con i quali abbiamo fatto delle valutazioni.

«Sì, qualche piccolo aggiustamento c’è stato, ma sono stati aggiustamenti dettati anche dalle sensazioni del corridore sul momento. E, come ho detto, un corridore di alto livello, un campione come Pinot, ha le sue abitudini, ha la sua “base”».

E sul concetto di base Mauduit insiste parecchio. Quando un corridore, un atleta, ha dei problemi deve tornare sempre alla sua base, alle sue certezze. E da lì ripartire.

«Le sue qualità – riprende Mauduit – non spariscono, magari non riesce a tirarle fuori in quel momento, ma ci sono.

«Guardiamo al calcio, pensiamo ai grandi allenatori, non so Wenger, Ancelotti, Guardiola… Ecco, proprio di Pep leggevo un’intervista in cui diceva: “Quando le cose non vanno guardo i miei giocatori negli occhi e dico loro di stare tranquilli, di fare un passo indietro verso le loro certezze, che le cose torneranno a posto. Di fare ciò che sono capaci di fare”. Ed è la stessa cosa che abbiamo detto a Pinot».

Thibaut Pinot, caduta Nizza, Tour de France 2020
La caduta di Nizza al Tour 2020: da lì sono iniziati i problemi alla schiena
Thibaut Pinot, caduta Nizza, Tour de France 2020
La caduta di Nizza al Tour 2020: da lì sono iniziati i problemi alla schiena

Tour sì, ma il Giro…

Quando si parla poi di Pinot, è impossibile non tirare in ballo anche il Giro d’Italia. Il francese ama molto il nostro Paese ed è innamorato del Giro. Più volte ha detto che la corsa rosa per lui è la più bella e che se potesse farebbe ogni anno il Giro e il Tour.

Però è anche vero che ci sono le scelte del team e quest’anno la Groupama-FDJ vuole presentarsi con una squadra di grandi scalatori alla Grande Boucle.

«Se tutto confermato – continua Mauduit – Pinot dovrebbe andare al Tour e non fare il Giro. Non possiamo prendere dei rischi con la sua salute. Per lui abbiamo previsto un programma di gare ben studiato, un programma fatto di periodi molto intensi, nei quali crescere, e di altri molto più tranquilli per recuperare: il tutto in vista proprio del Tour».

Il francese ha in lista tra le altre gare anche: Tirreno, Tour of The Alps, Romandia e Giro di Svizzera.

A Tenerife un buon lavoro di squadra e un buon feeling con i compagni. Pinot in testa a tirare con Valter (foto Instagram)
A Tenerife un buon lavoro di squadra e un buon feeling con i compagni. Pinot in testa a tirare con Valter (foto Instagram)

Tra Gaudu e Valter

E a proposito di scalatori, alla Groupama-FDJ questi proprio non mancano. In particolare ce n’è uno, David Gaudu, con il quale c’è una bella rivalità. Davvero si aiuteranno al Tour? I due hanno legato?

«Thibaut è molto legato davvero alla squadra, è parte integrante di questo team. Fa gruppo. In Spagna c’era davvero un bell’ambiente. La cosa che mi ha colpito è stato vedere come corridori che non si incontrano molto spesso durante la stagione delle gare, penso a Valter, Van den Berg, Reichenbach… si sono trovati bene. Vederli scherzare a tavola è stato bello».

Qualche giorno fa abbiamo scritto che Pinot non era proprio felicissimo di non aver dimostrato di essere il migliore in ritiro. E che proprio Gaudu lo ha messo in difficoltà.

«Questo però è successo a dicembre – conclude Mauduit – nel ritiro di gennaio le cose sono cambiate un po’! Io ho visto un Pinot davvero forte. Sta tornando al suo livello. Con David c’è una stimolazione continua.

«Il primo anno che David era in Groupama-FDJ, io facevo ancora il direttore sportivo in Italia, ma ho sentito che il “piccolo” gli faceva sempre la “mezza ruota”. E Pinot rispondeva. Questo gioco è rimasto tra loro due. Questa competizione fa crescere entrambi. Posso garantire che sono amici e che amano correre insieme».

Un Pinot tutto grinta in caccia della vittoria

21.01.2022
5 min
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Gaudu è cresciuto e anche Storer si sta facendo grande con i suoi 24 anni. Per questo, sentendo parlare Marc Madiot nella conferenza stampa in cui ha annunciato il 2022 della sua Groupama-Fdj la sensazione che Pinot non sia più il solo ad avere grandi responsabilità ha sollevato il diretto interessato e dato un sospiro di sollievo ai tifosi francesi. Madiot in sostanza ha detto che i suoi scalatori punteranno al podio del Tour, non ha detto quale di loro porterà la bandiera o la… croce.

Per Thibaut, che non vince una corsa dalla famosa tappa del Tourmalet al Tour del 2019, l’obiettivo sarà quello di farlo ancora. Ma la domanda che ormai affligge la Francia è solo una: avrà superato gli acciacchi derivanti dalla caduta in avvio di Tour 2020 che hanno vanificato anche tutto il suo 2021?

La squadra ha leader molto forti, ma per lasciare spazio agli scalatori, Demare verrà al Giro (foto Groupama Fdj)
La squadra ha leader molto forti, ma per lasciare spazio agli scalatori, Demare verrà al Giro (foto Groupama Fdj)

«E’ davvero una libertà e mette meno pressione – ha raccontato – condividere il ruolo di leader del Tour. Il mio inverno è stato un po’ più complicato del solito a causa del tempo. Mi sono allenato, ma faceva davvero freddo e ha piovuto spesso. Ogni tre giorni ero sui rulli, quindi le sessioni di allenamento non sono state necessariamente di buona qualità. Sono stato ben contento di andare a Calpe prima di Natale e poi a Gran Canaria all’inizio dell’anno. Il prossimo ritiro a Tenerife mi farà un gran bene. Il peggio è passato».

Schiena a posto?

Pinot è un tipo particolare, lo è sempre stato, sin da quando voltava le spalle al Tour per tentare di vincere il Giro d’Italia. Con i suoi modi schivi da montanaro, nato e cresciuto ai piedi dei Vosgi, amante più dei suoi animali che dei cliché social. E così mentre Instagram e le sue stories mostravano il gruppo ormai trapiantato stabilmente fra la Spagna, le Canarie e qualche spicchio alle Baleari, lui non si è mosso da casa.

Pinot e Bardet, classe 1990, sono stati per anni le bandiere francesi al Tour con risultati altalenanti
Pinot e Bardet, classe 1990, per anni bandiere francesi al Tour

«Non sono un grande fan dei rulli – ha ammesso – e di solito riuscivo a compensare facendo jogging, ma questa volta sono venuti fuori dei piccoli dolori, una periostite (infiammazione vicino alla tibia, ndr), quindi ho smesso alla svelta. Ma non sono particolarmente preoccupato, vivo senza grossi allarmi. Anche per la schiena. Quando il mio corpo è stanco, spesso mi fa male. Ma era mal di schiena per la fatica, non per la mia caduta al Tour. Per quella ho fatto molto lavoro con il fisioterapista e l’osteopata per recuperare tono muscolare alle catene della schiena e in genere la parte superiore del corpo. Il periodo sui rulli e il fatto di non poter uscire così spesso mi ha consentito di continuare questo lavoro».

Rinascita in Spagna

Come dire che aver cominciato a rivedere il sole e la sensazione di aver ultimato il recupero gli hanno restituito anche un approccio positivo. E non è detto, fanno sapere i suoi preparatori, che un inverno leggermente più blando sul fronte dei lavori specifici non gli permetta di arrivare più fresco alle sfide d’estate.

La squadra è dalla nascita in mano a Marc Madiot, che qui parla al team in avvio di ritiro (foto Groupama Fdj)
La squadra è dalla nascita in mano a Marc Madiot, che qui parla al team in avvio di ritiro (foto Groupama Fdj)

«L’inverno è stato lungo – ha confermato anche a L’Equipe – non ho avuto il tempo che speravo e quindi nemmeno la condizione giusta. Novembre e dicembre non mi sono mai piaciuti. Manca la luce, il sole, tutto il resto. Divento più scontroso del solito e non va bene in un momento in cui voglio solo voltare pagina sugli ultimi due anni, smettere di parlarne. Le persone che incontro, non tutte ma quasi mi parlano del mal di schiena. Per me è diventato faticoso, ecco perché voglio andare forte. In Spagna sono migliorato ogni giorno. Quando fai 34-35 ore di allenamento alla settimana e ti senti bene dopo uscite di 5-6 ore, sei felice.  L’unica cosa (ride, ndr) è che mi piace essere il più forte di tutti in ritiro e chiaramente non ho potuto esserlo…».

Il Giro è meglio

Poi finalmente, a margine delle parole del capo e confermando che la sua isola è differente, Pinot ha lasciato capire che il suo programma sarà incentrato sul Tour, ma se fosse per lui sarebbe differente.

Una lavagnetta per raccontarsi. Pinot è nato nel 1990 e vuole tornare a vincere (foto Groupama Fdj)
Una lavagnetta per raccontarsi. Pinot è nato nel 1990 e vuole tornare a vincere (foto Groupama Fdj)

«Il percorso del Giro è stato davvero disegnato per gli scalatori – ha ammesso – quindi mi ha fatto venire voglia di andarci. Ci sono delle scelte che devono essere fatte e la squadra quest’anno ha deciso di portarmi al Tour, con argomenti altrettanto sensati. Abbiamo discusso, come è giusto che sia, lo stiamo ancora facendo. E’ normale che gli sponsor vogliano la squadra migliore in Francia e quest’anno la avremo. Anzi, secondo me in montagna avremo la migliore squadra che abbiamo mai schierato. Eppure se potessi scegliere, farei Giro e Tour ogni anno. L’obiettivo è tornare a vincere. La prossima estate saranno due anni dall’ultima vittoria. Non è la fine del mondo, ma ero abituato a lasciare il segno ogni anno e mi manca il gusto di alzare le braccia. Va bene tutto, ma la vittoria è la medicina migliore».

Van der Poel fermato dalla schiena? Problema serio

01.09.2021
3 min
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Molti ciclisti professionisti sono caduti preda del mal di schiena, una patologia che causa molto dolore e che può portare anche all’interruzione dell’attività agonistica per periodi abbastanza lunghi, se non curata in tempo. Da Pinot a Bernal, passando, infine, per Van Der Poel (che ci è anche caduto sopra e rischia un lungo stop): tutti sono colpiti da dolori alla schiena.

Abbiamo interpellato il dottor Massimo Besnati, medico della nazionale italiana, per capire le cause di queste patologie. Non tutte sono uguali e le cause vanno ricercate un po’ ovunque, ecco cosa abbiamo scoperto.

Il massaggio alla schiena consente di scaricare molte tensioni ed è anche preventivo (foto Andrea Righeschi)
Il massaggio alla schiena consente di scaricare molte tensioni ed è anche preventivo (foto Andrea Righeschi)
Dottore, i tre atleti sopra citati hanno sofferto di mal di schiena, ma le cause sono diverse immaginiamo…

Assolutamente, bisogna fare una distinzione tra chi corre su strada e chi corre su terreni sconnessi, come Mtb o ciclocross. La superficie su cui si pedala influenza notevolmente la risposta del fisico. Per esempio: dopo una Roubaix il 98 per cento dei corridori soffre di mal di braccia e dolori cervicali, in una corsa su strada invece i corridori che soffrono per un problema di questo tipo sono pochissimi. Si contano sulle dita di una mano.

Come si può curare o evitare il mal di schiena?

Partiamo con l’evitare, quindi la prevenzione. Lo studio del soggetto è fondamentale, bisogna capire se l’atleta è portato ad avere disturbi o patologie anche senza effettuare attività fisica. Il passo successivo passa per il posizionamento biomeccanico e la messa in sella. Come dico spesso è la bici che si deve adattare all’atleta e non viceversa.

Una volta in corsa, invece, come si agisce?

C’è ancora una parte decisiva, legata alla biomeccanica, ovvero la pedalata. Se un atleta tende ad accompagnare con il busto ogni singola pedalata andrà ad affaticare oltremodo la schiena, questo però è legato anche alle abitudini dei singoli. E’ difficile cambiarle, si possono però prevenire.

Gli allenamenti del core zone non andrebbero mai abbandonati, neanche in piena stagione
Gli allenamenti del core zone non andrebbero mai abbandonati, neanche in piena stagione
E come?

Per tutti i ciclisti è fondamentale la fase di stretching dopo l’attività fisica. Generalmente si fa del defaticamento sui rulli e poi in pullman si prosegue con delle estensioni. Queste servono ad allungare la muscolatura compressa durante lo sforzo.

Invece per quanto riguarda le attività di supporto? Come il rafforzamento in palestra?

Non serve ammazzarsi di pesi, la cosa migliore è allenare il core che è l’insieme della muscolatura interessata alla specifica pratica sportiva, quindi schiena, spalle, addominali e braccia. Si tratta di stimolare quelli che sono i punti di sostegno.

Per quanto riguarda invece la doppia disciplina, quali sono le accortezze da attuare?

Qui è diverso, come detto all’inizio. Il tipo di terreno su cui si corre influisce su quelli che possono essere disturbi muscolari. Chi pratica la doppia disciplina, come Van Der Poel, deve avere sempre un periodo di transizione da strada e sterrato e viceversa. Si tratta di due o tre settimane in cui l’atleta deve far adattare il proprio fisico a quel determinato sforzo, quindi, non deve correre ma allenarsi a ritmi più blandi per permettere questo adattamento.

Ma questo periodo di transizione dovrà farlo sempre?

Sì, non importa quanto sei forte e allenato. Anzi più passano gli anni, più sarà necessario. Ora il corridore (Van Der Poel, ndr) è giovane, ma andando avanti con gli anni perderà la capacità elastica dei muscoli.

Mauduit su Pinot: il mal di schiena, le capre, il ritorno

12.08.2021
4 min
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«Oui, Pinot rientrerà in gara al Tour du Limousin», ci dice non senza gioia Philippe Mauduit, diesse della Groupama-Fdj. Già, ma che fine ha fatto Thibaut Pinot? Le ultime due volte che avevamo visto il transalpino le cose per lui non erano andate bene: una brutta Tirreno, morale basso e qualche chiletto di troppo, e la mazzata del Tour of the Alps, dopo il quale dovette alzare bandiera bianca in vista del Giro.

Da allora, era fine aprile, il francese non ha più corso. Il suo inverno era stato dominato dal mal di schiena e da quel fastidio che, specie quando andava sotto sforzo, tornava puntualmente a farsi sentire. Pertanto non era neanche riuscito ad allenarsi bene.

Philippe Mauduit, diesse della Groupama-Fdj
Philippe Mauduit, diesse della Groupama-Fdj
Philippe, come sta Pinot?

Thibaut adesso sta finalmente meglio. Ha attraversato un periodo molto difficile dovuto a questo forte dolore alla schiena. Un dolore che non passava mai. Abbiamo fatto esami su esami, abbiamo ascoltato degli specialisti… ogni volta sembrava stesse un po’ meglio. Ma poi nulla.

Come avete affrontato il problema?

Gli specialisti ci dicevano che il suo problema, per una persona normale, si risolve in 6-8 settimane, ma per un atleta professionista che non sta mai fermo ci sarebbero potuti volere anche 6-12 mesi. Non sapevamo nulla neanche noi. E solo adesso possiamo dire che tornerà in gara.

Okay il mal di schiena, ma cosa ha avuto di preciso Thibaut?

Lui era caduto nella prima tappa del Tour (quello 2020, ndr). Lo avevano preso molto forte con la ruota anteriore nella parte bassa della schiena andando a toccare in modo molto violento dei nervi e dei legamenti nella zona del sacro-illiaco. Facemmo subito degli esami, ma poiché l’ematoma era enorme questo nascondeva tutto. Così, con uno sforzo estremo, Pinot riuscì ad arrivare a La Rochelle, dove c’era il primo giorno di riposo. 

Thibaut Pinot, caduta Nizza, Tour de France 2020
Pinot dopo la caduta nella prima tappa del Tour de France 2020
Thibaut Pinot, caduta Nizza, Tour de France 2020
Pinot dopo la caduta nella prima tappa del Tour de France 2020
Però quel Tour lo ha finito…

Lui insistette molto perché ci teneva, il Tour passava dalle sue parti. Subito dopo si fermò un po’. Sembrava stesse migliorando e ci disse che voleva andare alla Vuelta. «Magari punto a un paio di tappe e alla maglia di miglior scalatore», ci disse. Invece si bloccò subito. Inoltre le prime tre tappe erano già abbastanza impegnative. A quel punto facemmo il primo vero stop. L’ematoma si era ritirato, ripetemmo gli esami e nel punto in cui aveva subito la botta c’erano dei segni di frattura e quando s’infiammava diventava molto doloroso.

Hai parlato di specialisti: ne avrete girati tanti…

Sì, si… c’era anche chi si proponeva per curarlo! Sapete, con un campione così in tanti si sono fatti avanti. Ma noi siamo andati per la nostra strada. Il primo a vederlo fu il medico di un team di rugby, proprio a La Rochelle, quella è la mia zona e ho delle conoscenze. I giocatori di rugby ne prendono tante di botte. E la sua diagnosi alla fine fu corretta. Ma non si sbilanciò proprio perché l’ematoma nascondeva tutto. Comunque ci disse che era stata interessata la zona ileo-sacrale. Più in là siamo andati a Parigi, dallo specialista che segue la nazionale di calcio, lo stesso che rimise in piedi Zidane e abbiamo seguito i suoi consigli.

Quali? 

Che la prima cosa che serviva era del riposo…

Tuttavia alla Tirreno Pinot non andava proprio. Anzi lo avevamo visto anche un po’ giù di morale…

Ma non aveva scelta povero Thibaut – dice con tono affranto Mauduit – dopo la Tirreno lo abbiamo fatto riposare pensando al Giro. Quando è tornato al Tour of the Alps sentiva dolore. Ci ha provato lo stesso, ma quello non era il suo livello. E quindi sì: è stata una grande delusione. Non dico depressione, ma se come lui hai la passione per quello che fai e non ci riesci, non è facile. Il tuo corpo ti dice stop, però non ti dice quando riprendere. E’ difficile vivere così.

Però guardiamo avanti, alle cose belle, come il rientro al Tour du Limousin (17-20 agosto). Come ha lavorato in questi ultimi mesi Pinot?

Dopo il riposo ha ripreso a pedalare ed è andato in altura con la squadra sulle Alpi. Lì ha fatto uscite di 4-5 ore e ha detto che si sentiva bene. Anzi, era già a livello di alcuni suoi compagni, ma è normale: un campione riprende a velocità supersonica. Così abbiamo detto che si poteva provare al Limousin, corsa ideale: impegnativa, ma non durissima e senza scalate di 20′.

Thibaut ha una vera passione per gli animali, eccolo con le sue caprette (foto Instagram)
Thibaut ha una vera passione per gli animali, eccolo con le sue caprette (foto Instagram)
E avete tirato giù un programma da qui a fine stagione?

Diciamo un “programmino”. Molto dipende proprio da cosa ci dirà questa corsa. Dopo praticamente un anno di problemi, dobbiamo essere molto attenti a porre degli obiettivi.

Lui fermo e Gaudu che esplodeva, cosa vi diceva Thibaut?

Cosa ci diceva… non era facile per lui vedere i compagni correre e non sapere quando poter tornare in gara. Si scriveva con i compagni e anche con me. Ma non aveva senso parlare di bici con lui, magari era troppo stressante. E così gli chiedevo dei suoi animali.

Animali?

Sì, Thibaut ha una fattoria e ha tantissimi animali: mucche, vitelli, asini, capre… e questo di sicuro gli ha fatto bene.

La resa di Thibaut: «Dopo tre ore, il buio…»

25.04.2021
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Alla partenza della penultima tappa del Tour of the Alps da Naturno, mentre Thibaut Pinot si scaldava sui rulli, il diesse Philippe Mauduit in un angolo li osservava e intanto spiegava.

«Il problema è la schiena – diceva – e non passa. Da quella caduta il primo giorno dell’ultimo Tour, a Nizza. Abbiamo visto ortopedici e osteopati, ma il primo disse le parole giuste. Questo tipo di lesioni sono meno gravi di una frattura. Ma una microfessura nell’articolazione sacroiliaca è lunga da far guarire. Possono servire dai 6 agli 8 mesi, fino a un anno. Thibaut sta certamente meglio. Ci sono dei giorni in cui si allena senza sentire dolori e altri in cui non riesce a stare sulla bici. In corsa magari sta per due ore a non avere nulla, ma appena serve più forza, deve rialzarsi».

Al via dell’ultima tappa, Thibaut scherzava con Bardet
Al via dell’ultima tappa, Thibaut scherzava con Bardet

La fuga e la resa

Per questo Pinot ha rinunciato al Giro d’Italia e verosimilmente dovrà rivedere la sua stagione. E’ stato lui per primo a spiegarlo sul traguardo dell’ultima tappa, a Riva del Garda, in cui aveva… beccato la fuga giusta. Solo che mentre Grosschartner è andato all’arrivo e l’ha vinta, il francese ha dovuto rialzarsi.

«Mi sono divertito in quest’ultima tappa – ha detto Thibaut prima di salire sul pullman – ma è stato ancora una volta frustrante, essere stato nella fuga che è andata sino alla fine e non aver potuto lottare per la vittoria. E’ successo come gli altri giorni, più passano i chilometri e meno stavo bene. I risultati sono catastrofici, non c’è stato molto di positivo in questa settimana. Non sono in condizione di fare bene al Giro».

Questa la caduta di Nizza, prima tappa del Tour 2020, dove tutto cominciò
Questa la caduta di Nizza, prima tappa del Tour 2020, dove tutto cominciò

Tre ore di corsa

Alla partenza dell’ultima tappa sembrava di buon umore, scherzando con Bardet in riva al lago di Idro, poi le cose si sono rimesse ad andare male e neppure 24 ore dopo è arrivato il comunicato della squadra.

«Se venissi al Giro – spiegava ancora Pinot a Riva – soffrirei inutilmente e non potrei aiutare la squadra. Non è nemmeno una questione di forma, ma il mal di schiena mi impedisce di esprimermi. E’ difficile da spiegare. Purtroppo più passano i chilometri, più il dolore aumenta e ad un certo punto fa troppo male forzare. Dopo tre ore di corsa, per me si complica tutto. Ma adesso voglio curarmi, lasciarmi alle spalle questi problemi alla schiena per ritrovare il mio livello e lottare con i migliori».

Philippe Mauduit, ds della Groupama, parla con Novak: dietro il bus, Pinot sui rulli
Philippe Mauduit, ds della Groupama, parla con Novak

Infiltrazione, no grazie

Alle spalle di tutto questo, una luce positiva c’è e riguarda la dignità e la rettitudine di questo ragazzo introverso ma trasparente. Raccontano i colleghi francesi e conferma la squadra che durante l’inverno, di fronte al dolore che non passava, gli è stato proposto di fare un’infiltrazione. Pinot è sempre stato contrario all’uso di simili pratiche, che nel calcio o nel tennis sono all’ordine del giorno, ma si trattava di un periodo fuori competizione e per potersi allenare accettò.

«Quando vedo l’effetto che l’infiltrazione ha avuto sulla mia schiena – ha raccontato di recente Thibaut a L’Equipe – mi dico che avrei potuto finire diverse gare. Ma nonostante questo non ho mai avuto intenzione di ricorrervi in gara. Preferisco rimanere retto nella mia convinzione».

In fuga verso Riva con Grosschartner: l’austriaco vincerà, Pinot dovrà rialzarsi
In fuga verso Riva con Grosschartner: l’austriaco vincerà, Pinot dovrà rialzarsi

Modello ciclismo

Sull’argomento nelle scorse settimane è arrivato anche il commento del tecnico francese Thomas Voeckler.

«Una posizione che va a suo merito – ha detto – e non sorprende che venga da lui. E’ uno di quei corridori che hanno una chiara concezione della propria professione. Nessuno dubita della sua integrità, come si fa oggi per altri corridori. La bicicletta, dopo essere stata additata, ora viene mostrata come esempio. In altri sport, alcuni campioni vengono dipinti come dei duri, perché giocano sotto infiltrazione».

Intanto però a margine di tanti discorsi, Pinot e la sua microfrattura hanno ripreso mestamente la via di casa. Nel team cresce intanto l’astro di Gaudu, ma per la simpatia verso il “vecchio” Thibaut, che comunque non ha ancora compiuto 31 anni, speriamo possa presto venirne a capo.

Lapierre Xelius SL

Lapierre Xelius SL e Aircode DRS per Pinot e Démare

20.04.2021
3 min
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Un binomio tutto francese quello fra il Team Groupama-FDJ e le biciclette Lapierre, che vede in Thibaut Pinot e Arnaud Démare i due corridori più vincenti e rappresentativi. Il primo pedala soprattutto sulla Xelius SL, mentre il velocista campione nazionale francese predilige la più aerodinamica Aircode DRS. Per le cronometro c’è l’Aerostorm DRS.

Da salita ma con tubi aero

La Lapierre Xelius SL è una bicicletta dal design particolare che utilizza una tecnica di stampaggio che permette di posizionare gli strati di carbonio in maniera perfetta e ottenere così prestazioni di alto livello. Pur essendo la bicicletta dedicata alle tappe di salita, è dotata di tubi aerodinamici con un profilo NACA e Kammtail, con la coda tronca, come quelli usati sull’Aircode SL.

Rigidità e comfort

I punti chiave del telaio della Xelius SL sono due: nella zona del movimento centrale e in quella dove si incrociano il tubo orizzontale con i pendenti alti del carro posteriore. La tecnologia Powerbox crea un sistema unico fra il tubo obliquo, il movimento centrale e i foderi bassi posteriori, incrementando la rigidità laterale e migliorando la trasmissione di potenza al carro posteriore. La tecnologia 3D Tubular è indirizzata a migliorare il comfort e si concretizza con l’innesto dei pendenti posteriori direttamente sul tubo orizzontale. Questa soluzione permette al tubo verticale di avere una flessione maggiore e trasmettere meno vibrazioni al reggisella.
Per quanto riguarda le ruote il Team Groupama-FDJ è equipaggiato con le Shimano Dura Ace con pneumatici Continental. La Xelius SL può montare copertoni fino a 28 millimetri di larghezza.

Lapierre Aircode DRS
La nuova Lapierre Aircode DRS
Lapierre Aircode DRS
La nuova Lapierre Aircode DRS è ancora più veloce

Terza generazione

Per le gare più veloci gli uomini della squadra transalpina possono contare sulle prestazioni della nuova Aircode DRS, arrivata alla terza edizione. L’acronimo DRS, Drag Reduction System, significa riduzione delle resistenze aerodinamiche che sono il centro di questo progetto. Grazie agli studi tramite analisi CFD (Computational Fluid Dynamics) e ai test in galleria del vento questa bicicletta permette un risparmio di watt del 13% ad una velocità di 50 Km/h in caso di vento frontale. Il risparmio di watt scende a un 5% in caso di vento laterale con un angolo di imbardata di 10 gradi.

Geometrie nuove

Le novità si trovano anche nelle geometrie con un raddrizzamento del tubo verticale che ha permesso di accorciare il tubo orizzontale, con la soddisfazione anche degli scalatori. I foderi bassi del carro posteriore sono lunghi solo 40,5 centimetri, il che la dice lunga sulla reattività di questa bicicletta.

Stefan Kung in azione con l'Aerostorm
Stefan Kung in azione con l’Aerostorm DRS
Stefan Kung in azione con l'Aerostorm
Il campione europeo a cronometro Stefan Kung in azione con la sua Aerostorm DRS

La bici del campione europeo

Un’altra novità di Lapierre è la nuova Aerostorm DRS, la bicicletta da cronometro che ha conseguito alcuni successi soprattutto grazie al campione europeo della specialità Stefan Kung. Oltre alle linee dei tubi pensate per massimizzare l’aerodinamica, si nota anche il reggisella sempre di Lapierre che permette un’ampia regolazione in avanzamento o arretramento in modo da trovare la posizione di spinta migliore. Di Lapierre anche il manubrio da cronometro. Come per i modelli per le prove in linea, anche per l’Aerostorm le ruote sono di Shimano con la lenticolare al posteriore e una ruota a razze all’anteriore.

Reggisella Lapierre Aerostorm
Il reggisella dell’Aerostorm DRS
Reggisella Lapierre Aerostorm
Il reggisella aerodinamico dell’Aerostorm permette un’ampia regolazione

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteShimano Dura Ace
PneumaticiContinental
ManubrioPRO
Sella Prologo
ReggisellaPRO, Lapierre
PedaliShimano

I Componenti

Per quanto riguarda la componentistica, tutte le bici della Groupama-FDJ sono montate con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, i manubri sono del marchio PRO, i portaborracce sono Elite, le selle Prologo e i pneumatici Continental.

Pinot: «Prima la condizione, poi penserò al Giro»

13.03.2021
3 min
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Fa strano non vedere Thibaut Pinot lottare in testa al gruppo. Il francese è uno di quei corridori che ha sempre il coltello tra i denti. Con una tappa come quella di oggi, con arrivo in salita, sarebbe inserito di diritto nel lotto dei favoriti… stavolta però, probabilmente, non sarà così. E il fatto che non sia subito pronto è quasi una novità. Che stia cambiando qualcosa?

Il corridore della Groupama-Fdj è arrivato a 30 anni con un bel palmares ma forse meno ricco di quel che poteva. A volte per sfortuna, a volte per errori suoi, a volte per non aver tenuto la pressione.

Thibaut Pinot (30 anni) dopo la Tirreno correrà al Tour of the Alps
Thibaut Pinot (30 anni) dopo la Tirreno correrà al Tour of the Alps

Condizione in crescendo

«La mia forma è tutt’altro che perfetta – ci ha detto Pinot – La mia speranza è di migliorare in un futuro non troppo lontano. Il Giro è il mio obiettivo, ma per adesso devo pensare a trovare la condizione. Se poi avrò la possibilità di lottare con i migliori nelle salite più dure non mi tirerò indietro.

«Mi piace molto correre in Italia. Le vostre gare mi fanno vibrare, ho sempre amato la vostra storia e per questo sono contento di tornare qui». 

Il suo inizio di stagione ha visto prestazioni altalenanti. A Laigueglia non ci è sembrato brillantissimo e neanche molto tirato a dire il vero, ma già in queste prime tappe della corsa dei Due Mari la gamba è diversa. Il muscolo inizia a scolpirsi.

Questo ritardo di Pinot però è giustificato. Già sul finire della scorsa stagione aveva lamentato grossi problemi di schiena. Sembrava li stesse per risolvere, ma come ha iniziato a spingere di nuovo ecco che sono riemersi. Thibaut è dovuto ricorrere ad infiltrazioni di cortisone, previa dichiarazione Tue (l’autorizzazione terapeutica). Ed anzi che sia riuscito a gareggiare già al Tour des Alpes Maritimes a febbraio.

Testa al Giro? Non ancora

Il francese sarà il capitano della Groupama-Fdj al Giro. Ed ha scelto la Tirreno, come molti suoi colleghi, per prepararlo. Ma questo suo ritardo può essere il “segreto” per farsi trovare al top al momento giusto?

«È un percorso ben progettato quello del Giro – aveva detto pochi giorni fa Pinot – Quasi la metà delle tappe saranno di montagna, con molti arrivi in salita. Lo Zoncolan sarà la scalata più difficile. Una salita da alpinisti più che da scalatori! E poi c’è anche la tappa della Strade Bianche. Ho già partecipato una volta a questa gara e l’ho finita nei primi dieci. Quindi sì, il mio obiettivo è essere al 100% per l’inizio del Giro».

Durante l’ultimo Tour Gaudu ha aiutato Pinot, sarà ancora così?
Durante l’ultimo Tour Gaudu ha aiutato Pinot, sarà ancora così?

Gaudu e le Olimpiadi

Si è parlato di pressione, il punto debole di Thibaut. Con gli anni è migliorato molto. E’ sempre stato il leader del gruppo di Marc Madiot, che lo ha cresciuto coccolandolo quasi come un figlio. Ma lo scorso anno, dopo l’ennesimo problema, sembrava quasi che lo avesse scaricato, tanto più con l’esplosione di David Gaudu. Poi invece le cose si sono sistemate e per Thibaut è arrivato persino il rinnovo del contratto (fino al 2023).

«No – chiarisce Pinot – con David nessun problema di convivenza, questo ci permette di avere più leader in più corse e infatti lui sta correndo in Francia (alla Parigi-Nizza, ndr) e io sono in Italia».

Infine un pensiero ai Giochi di Tokyo.

«Certo che ci penso, sono un obiettivo importantissimo e sarebbe un onore dare il mio contributo, ma come ripeto: prima troviamo la condizione».