Ursella, un altro italiano alla scuola del Team DSM

31.01.2022
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La valigia sarà migliore amica di Lorenzo Ursella per i prossimi mesi. Il 19enne nato a San Daniele del Friuli (in apertura nella foto Patrick Brunt-DSM) è passato al Development Team DSM, vivaio continental della formazione WorldTour, con cui ha firmato un contratto di due anni.

Fra qualche settimana inizierà a fare un viaggio avanti-indietro dal Friuli all’Olanda. Se esistesse un volo diretto da Buja (il suo paese) a Sittard (città in cui alloggiano gli atleti del team), probabilmente accumulerebbe molto in fretta miglia sulla tessera del frequent flier. In base al calendario agonistico farà un mese e mezzo su per le gare, quasi uno giù per recuperare e allenarsi.

Trofeo del Santo a Noventa Padovana, a fine agosto per Ursella la 10ª vittoria 2021 su strada (foto Scanferla)
Trofeo del Santo a Noventa Padovana, a fine agosto per Ursella la 10ª vittoria 2021 su strada (foto Scanferla)

Un anno importante

Ursella arriva da una stagione incredibile tra gli juniores con la Borgo Molino Rinascita Ormelle. Tredici piazzamenti totali nei dieci: due terzi posti, un secondo e soprattutto dieci vittorie. Che diventano quarantasette complessive nelle categorie giovanili. Il suo 2021 è stato impreziosito anche da quattro medaglie su pista. Due bronzi ai campionati italiani (omnium e velocità a squadre), un argento all’europeo juniores ad Apeldoorn nello scratch e un bronzo ai mondiali al Cairo nella stessa disciplina.

Normale che su di lui mettessero gli occhi tante squadre U23, non scontato invece che scegliesse di emigrare all’estero. E proprio su questa sua nuova esperienza, dopo che ieri Garofoli gli ha regalato alcuni preziosi consigli, abbiamo voluto sentire le sue parole.

Lorenzo, come è nata questa decisione?

Tramite il mio procuratore (Raimondo Scimone, ndr) a giugno erano arrivate diverse offerte, tra cui quella della DSM. Avendo fatto un istituto professionale di tre anni (è diplomato in meccanica aziendale, ndr) e non avendo quindi l’impegno della scuola, ho potuto accettare la loro proposta, anche di trasferirmi lassù. Così facendo credo che si possa entrare prima nel mondo del ciclismo. E poi mi ha influenzato anche il fatto che sarà comunque una scelta di vita sotto il lato umano. Anche i miei genitori sono contenti di questo nonostante ci vedremo poco, però sanno che al momento questo è il mio lavoro.

Dopo il prossimo ritiro di Calpe, Lorenzo si trasferirà nel quartier generale di Sittard, in Olanda (foto Patrick Brunt-DSM)
Dopo il prossimo ritiro di Calpe, Lorenzo si trasferirà in Olanda (foto Patrick Brunt-DSM)
Entriamo nello specifico. Quando inizierai a vivere in Olanda?

Appena finiamo il secondo ritiro a Calpe (dal 7 al 14 febbraio, ndr) farò ancora due settimane a casa, poi il 27 febbraio andrò su in aereo. Ci starò fino a metà aprile inoltrato. Poi tornerò in Italia ed il secondo periodo a Sittard sarà da metà maggio per altri quaranta giorni. E così via sempre, salvo cambiamenti dettati dai programmi delle gare.

Sei pronto a vivere da solo? 

Sì, certo. Per le restrizioni Covid dovrei vivere da solo, o al massimo con un compagno, in uno degli appartamenti di questo villaggio-residence (il Keep Challenging Center, ndr) di proprietà della squadra. Mi piace questo aspetto perché mi responsabilizza molto per quanto riguarda gli allenamenti e l’alimentazione. Poi ho la possibilità di imparare bene l’inglese, di viaggiare e di scoprire posti nuovi.

Con te ci sarà anche Lorenzo Milesi (prelevato dalla Beltrami TSA Tre Colli, ndr).

Sì esatto. Con Milesi sono già in contatto, ci sentiamo praticamente tutti i giorni. Senz’altro avere un altro compagno italiano favorirà il mio, anzi il nostro inserimento. Ci aiuteremo a vicenda, soprattutto nella vita di tutti i giorni. 

Questo è il rendering del centro Keep Challenging, quartier generale del Team DSM, inaugurato a fine 2020
Questo è il rendering del centro Keep Challenging, quartier generale del Team DSM, inaugurato a fine 2020
Dovrai farti da mangiare da solo, curare l’ordine delle tue stanze…

Non sono spaventato particolarmente. Già qui in Italia mi arrangio facendomi da mangiare da solo quando torno dagli allenamenti visto che i miei genitori sono a lavorare. Uguale anche nella gestione della casa. Sono tutte cose che più o meno faccio già anche qua.

Col cibo come farai?

Ci arrangeremo, facendo la spesa o portandoci dall’Italia prodotti che in Olanda non si trovano. Non credo che avrò problemi. Avremo sempre a disposizione allenatori e preparatori che, oltre a controllare che tutto sia a posto come ci chiedono, potranno aiutarci nelle nostre esigenze. In ogni caso la mia intenzione è quella di abituarmi allo stile di vita olandese.

E il clima invece?

Sono già abituato a quello del Friuli, una delle regioni più fredde e piovose d’Italia. Non sono troppo preoccupato, anche perché poi inizieremo a girare per le gare.

Lorenzo Ursella ha compiuto 19 anni il 20 gennaio
Lorenzo Ursella ha compiuto 19 anni il 20 gennaio
E’ già stato fatto un programma di corse? Quando debutterai?

Farò il mio esordio il 5 marzo alla Craft Ster van Zwolle. Poi sempre gare di un giorno tra Olanda e Belgio. Non è previsto per me il Giro d’Italia U23, ma potrei fare il Giro di Sicilia (in programma dal 12 al 15 aprile, ndr). Infine mi hanno già inserito come riserva con il team WorldTour per il Giro di Danimarca (gara 2.Pro dal 16 al 20 agosto, ndr). Quella sarebbe una grande occasione, ma ora non ci penso.

Lorenzo, classica domanda di chiusura. Cosa ti aspetti dal 2022?

Voglio crescere mentalmente, questa è bella esperienza di vita. Ho già visto che la DSM ha una filosofia piuttosto rigida, molto metodica e a me questa cosa piace, perché anch’io sono più o meno così. Non ho troppa pressione dalla squadra, sanno che devo migliorare. Sono un velocista ma devo lavorare sulla resistenza, il fondo e la tenuta in certi tipi di salite. Sarò al servizio dei compagni più grandi e più forti ma so che, in base al mio stato di forma, potrei trovare spazio come prima punta. Al momento la mia condizione è buona. Sono emozionato, in fermento e non vedo l’ora di iniziare a correre.

Garofoli, consigli a Ursella e Milesi passati al Team Dsm

30.01.2022
5 min
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«La scorsa stagione, la mia prima tra gli under 23, è stato un bell’anno alla fine, però già all’Avenir ho iniziato a pensare di cambiare. C’erano delle distanze culturali tra me e la squadra, se così si può dire. La scuola italiana è molto diversa dalla loro». Questa la frase che Gianmarco Garofoli ci ha detto nella sua prima intervista in maglia Astana Qazaqstan Development Team (foto Getty in apertura).

Allora ci è venuto in mente di capire cosa ci sia effettivamente di diverso tra Olanda e Italia. Gianmarco è stato un apripista. La sua avventura nel Team DSM Development, anche se durata solamente per un anno, è stata intensa e piena anche di bei momenti. Dopo di lui, altri due ragazzi italiani sono andati a correre in Olanda: Ursella e Milesi. Quali consigli può dargli il giovane marchigiano?

I primi mesi al Team DSM sono stati i più difficili per Gianmarco (foto Team Dsm)
I primi mesi al Team DSM sono stati i più difficili per Gianmarco (foto Team Dsm)

Un anno di maturazione

«Penso che alla fine sia stata una bellissima stagione, dal punto di vista umano e sportivo – dice Gianmarco – il Team DSM mi ha dato tanto. E’ stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere tutti i lati della mia personalità e mi ha fatto confrontare con un modo di vedere le cose differente dal mio».

Qual è stata la difficoltà più grande che hai incontrato?

Tre mesi senza mai tornare a casa, più gran parte della stagione. All’inizio pensavo: «Perchè sto qui ad allenarmi? Fa freddo, ci sono zero gradi, a casa ce ne sono 12». Io sono uno che se la squadra gli chiede di fare qualcosa lo fa e devo dire con il senno di poi che tutto ciò che ho fatto mi è servito tantissimo.

Andrea Garofoli ha vinto la seconda tappa al Giro Val d’Aosta 2021 con arrivo a Cervinia
Andrea Garofoli ha vinto la seconda tappa al Giro Val d’Aosta 2021 con arrivo a Cervinia
E’ un’esperienza che consiglieresti di fare?

Assolutamente sì, anche per uscire dalla propria routine, stare lontani da casa aiuta a crescere e maturare da diversi punti di vista. Il più importante è quello dell’approccio alle gare, io fino alla scorsa stagione mi ero rapportato con un solo modo di correre. Alla DSM ho imparato ad essere più metodico, non rinunciando alla mia vena creativa.

Avevi detto che la difficoltà più grande era legata alla lingua…

Sì, non parlando inglese mi sono dovuto adattare ed ambientare. E’ stato molto difficile all’inizio, con i diesse ed i compagni era complicato comunicare. Una difficoltà in più è quella del nutrizionista, avendo una dieta differente da quella mediterranea è stato complicato trovare un equilibrio. Loro basano la dieta su alimenti differenti, al posto della pasta mangiano le patate.

Hanno un carattere diverso dal nostro…

Sono più introversi, ma non bisogna farsi abbattere. Capiscono le esigenze e sono sempre aperti al confronto, anche se da alcune loro espressioni non sembrerebbe.

E per mangiare? Cucinavi da solo?

Non ho avuto problemi, anzi, appena i miei compagni hanno capito che ero bravo a cucinare venivano a bussare alla mia porta (ride di nuovo, ndr). Da bravo italiano ho esportato la nostra cucina in Olanda e loro hanno apprezzato molto.

Hai trovato qualche supermercato o ristorante italiano da consigliare a Ursella e Milesi?

No no, macché! Dai ristoranti “italiani” meglio stare alla larga, mi sono fatto la scorta di cibo prima di partire: pasta, passata di pomodoro, grana… Insomma le cose essenziali. Poi guardavo i tutorial su internet per imparare a cucinare gli alimenti che non sapevo fare. Direi che la tecnologia potrà dar loro una grande mano.

Come hai imparato l’inglese?

Imparato con tanta forza di volontà e voglia di mettermi in gioco, l’inglese scolastico non aiuta molto per affrontare un discorso. La cosa migliore è la pratica, essere curiosi, ed usare anche il correttore quando non ci si capisce (ride, ndr).

Gianmarco Garofoli ha corso il Tour de l’Avenir con la maglia azzurra, oltre a europei e mondiali
Gianmarco Garofoli ha corso il Tour de l’Avenir con la maglia azzurra, oltre a europei e mondiali
Cosa gli consiglieresti per combattere la solitudine?

Non la sconfiggi, impari a conviverci. Anche se sei con gli altri e sei in compagnia ti senti solo perché ti manca casa, ti mancano gli amici. E’ normale sentirsi solo, ma tutti i sacrifici ti danno maggiore motivazione, tutta la fatica che fai poi la trasformi in forza agonistica alle corse.

Alla fine di tutto sembrerebbe essere stata un’esperienza positiva…

Sì, se devo dare qualche consiglio a Milesi e Ursella è quello di non mollare e di resistere, devono mettersi in gioco e provare. Sicuramente ne trarranno dei benefici, i sacrifici da fare non sono pochi, ma valgono la pena. Penso sia parte di un cammino di crescita umana e sportiva. Io mi sento una persona ed un corridore diverso.

Nel 2022 Nalini vestirà il Team DSM

17.12.2021
3 min
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Lo scorso 9 dicembre, attraverso una diretta sui propri canali social, il Team DSM ha presentato organici e programmi per la stagione 2022 della formazione maschile e femminile. Entrambe le squadre militano nel WorldTour. Nel corso della presentazione è stata svelata la maglia ufficiale per la nuova stagione. A realizzarla sarà Nalini che conferma il proprio feeling con i grandi team del ciclismo.

Presentazione dei tre team DSM: Development, femminile e maschile
Presentazione dei tre team DSM: Development, femminile e maschile

Abbigliamento per alte prestazioni

La collaborazione fra Nalini e il Team DSM si focalizzerà sullo sviluppo di un abbigliamento da gara in grado di garantire alte prestazioni. Si tratta di un processo iniziato nel 2021 a cui il Team DSM tiene molto e al quale sta lavorando il gruppo Science della squadra con la collaborazione degli specialisti interni di ricerca e sviluppo, aerodinamica e tecnologia tessile. L’obiettivo finale è quello di sviluppare un kit da gara in grado di garantire la miglior performance possibile in qualsiasi stagione dell’anno.

Grazie alla collaborazione con Nalini sono stati così realizzati prodotti in grado di rispondere al meglio alle esigenze degli atleti, chiamati a dare il massimo su percorsi estremamente impegnativi e in tutte le condizioni meteo.

Romain Bardet sarà una delle punte del team DSM nella prossima stagione
Romain Bardet sarà una delle punte del team DSM nella prossima stagione

Tessuti speciali

Già nel corso di questa stagione sono stati utilizzati tessuti di nuova concezione, come l’Arnitel di DSM integrato nell’abbigliamento antipioggia del team. E’ pensato per aumentare la traspirabilità durante le gare ad alta intensità. Nel 2020 era stato invece introdotto il Dyneema, che è quindici volte più resistente dell’acciaio (a parità di peso). Si tratta di una fibra protettiva incorporata in alcuni pantaloncini, nelle maglie e persino nelle maniche aerodinamiche.

Grazie alla collaborazione con MOA Lab di Nalini per il prossimo anno è prevista l’introduzione di nuovi tessuti integrati con materiali protettivi, senza che questo vada a compromettere le prestazioni e l’aerodinamica.

Un passo verso il futuro

In casa Team DSM sono convinti che la nuova partnership con Nalini rappresenterà un passo in avanti proiettato verso il futuro attraverso un abbigliamento da gara in grado di garantire alte prestazioni e nello stesso tempo il massimo della sicurezza per l’atleta. Affinché ciò possa accadere, Nalini metterà a disposizione della formazione tedesca la propria esperienza lunga cinquant’anni nella realizzazione di abbigliamento da ciclismo.

Il kit replica del Team DSM sarà venduto nei punti vendita Nalini e online.

Il Team DSM ha sicuramente in Roman Bardet l’atleta di riferimento e in Alberto Dainese un velocista in rampa di lancio. Il prossimo anno gareggeranno nella formazione Development anche due giovani italiani. Si tratta di Lorenzo Milesi e Lorenzo Ursella. Nella squadra femminile farà invece il suo debutto la piemontese Francesca Barale.

Nalini

L’occhio della Wiebes sulle sprinter e sulla prima maglia gialla

15.12.2021
4 min
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Ve lo diciamo subito, per intervistarla in questo periodo di apparente calma, abbiamo dovuto prenderle la ruota e non mollarla di un millimetro. E lei, Lorena Wiebes, velocista ed astro nascente di professione, è stata piacevolmente al gioco. Come fosse uno sprint, in cui ormai è abituata ad essere marcata stretta.

Nei mesi scorsi avevamo già parlato della 22enne olandese del Team DSM che nei suoi quattro anni da elite ha già ottenuto 46 successi battendo tante avversarie. Ancora trafelata dal viaggio verso la Spagna, abbiamo trovato la Wiebes proprio durante i primissimi giorni del ritiro in Costa Blanca e le abbiamo chiesto un parere su alcune delle sue rivali, non prima di aver dato uno sguardo alla stagione appena conclusa e a quella che sta per iniziare.

Lorena in prima fila (la terza da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena in prima fila (la seconda da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena, in questa stagione hai alzato ulteriormente l’asticella. Com’è stato il tuo 2021?

L’annata ha avuto alcuni alti e bassi. L’inizio non è stato molto buono, ho avuto un brutto incidente alla HAT (Healthy Ageing Tour in Olanda a marzo, ndr). Come squadra però siamo rimasti motivati e ha funzionato. Infatti dopo la prima vittoria, ne sono seguite altre. Anche il mio primo Giro Donne è andato molto bene (due vittorie di tappa, ndr). E con il successo a Drenthe è stato bello chiudere la stagione.

Quali sono i tuoi obiettivi nel 2022?

Innanzitutto essere più forte dell’anno scorso. Voglio continuare a crescere ed essere la miglior velocista del mondo. Poi sicuramente il Tour de France sarà un bell’appuntamento. L’obiettivo primario sarà prendere la prima maglia gialla. Il mio programma agonistico ancora non c’è ma sto già aspettando con ansia l’inizio.

Qual è la corsa dei tuoi sogni, a parte il mondiale che di solito è il sogno di tutti?

Penso che per ora sarà la prima tappa del Tour. Ho una buona opportunità di prendere la maglia gialla. E poi è da quando sono junior che non vedo l’ora di correre sugli Champs Élysées.

La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
Ti chiediamo un giudizio su alcune avversarie. Partiamo da Elisa Balsamo, con la quale hai un conto aperto. In 12 occasioni siete finite sul podio insieme: sei volte l’hai battuta in volata, cinque volte lei ha battuto te.

Conosco Elisa dalle juniores, già da quando è diventata campionessa del mondo a Doha nel 2016. Va molto forte: ha un bello sprint, ma è migliore di me in salita. Anche per questo lei ora è campionessa del mondo e io no. Penso che avremo delle belle sfide in futuro.

Emma Norsgaard?

Anche con Emma ho corso tra le junior. Era temibile già allora e quest’anno è stata davvero impressionante dall’inizio della stagione. Lei ora è anche cresciuta sia in salita che a cronometro. Quindi non vedo l’ora di correre contro di lei nei prossimi anni.

Lotte Kopecky?

Penso che Lotte abbia fatto anche dei grandi passi in avanti nelle ultime stagioni, soprattutto quest’anno in cui è andata alla grande. Credo che me la ritroverò molte volte negli sprint dei prossimi anni. Inoltre adesso è passata alla SD-Worx e sarà davvero un osso duro.

Jolien D’Hoore?

Anche con lei ho avuto molte battaglie negli ultimi anni. Era una velocista davvero tosta. Ha avuto una carriera favolosa (nel 2022 sarà la diesse della NXTG by Experza dove correrà Gaia Masetti, ndr).

Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Charlotte Kool? Un nome nuovo che sarà una tua prossima compagna di squadra.

Ho corso anche con lei da junior, soprattutto nelle gare olandesi. Ho fatto dei bei duelli con Charlotte. Sono impaziente di poter lavorare con lei nel nostro team. È una velocista potente e può ancora crescere molto. Penso che potremo aiutarci e rafforzarci a vicenda.

Marianne Vos?

L’ho sempre ammirata fin da quando ho iniziato a pedalare. Penso che sia davvero straordinario il modo in cui Marianne durante la sua carriera abbia fatto bene su strada, pista e ciclocross. Da quanto tempo è al top? Ed ancora vuole migliorare, incredibile. È stato un po’ speciale correre la prima gara in nazionale insieme a lei.

Giorgia Bronzini, che conosce bene la Vos e il ciclismo olandese, ci ha detto che puoi diventare l’erede di Marianne. È vero?

Credo di essere più veloce di lei (ride, ndr). Battute a parte, penso che la Vos sia un’atleta diversa, ma ovviamente spero di diventare sempre più come lei, voglio mantenere viva questa speranza. Per farlo dovrò migliorare a cronometro e diventare più incisiva in salita.

Fax e dogane: quando in Olanda ci andò Fondriest

09.12.2021
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Garofoli prima e adesso Francesca Barale, Lorenzo Milesi e Davide Ursella. Aumentano gli italiani con la valigia che scelgono l’Olanda e le maglie del Team Dsm. Puntano al professionismo nel WorldTour e la squadra dalle maglie nere con sede a Sittard ha messo in atto una massiccia campagna di reclutamento. Se va bene, hanno trovato il corridore del domani. Se non va, ci abbiamo provato. Anni fa, esattamente nel 1991, lo stesso percorso lo fece Maurizio Fondriest. Il trattato di Schengen era stato appena firmato, ma sarebbe entrato in vigore nel 1995. Perciò alle dogane dovevi fermarti e mostrare i documenti. Il WorldTour e lo scambio di uomini e abitudini erano lontani dal venire, per cui ogni Paese aveva le sue.

Quando nel 1991 passa in Olanda, Fondriest ha già alle spalle il mondiale vinto nel 1988 a Renaix
Quando nel 1991 passa in Olanda, Fondriest ha già alle spalle il mondiale nel 1988

«C’erano corse e squadre in Spagna, Francia, Italia, Belgio e Olanda – ricorda il trentino – e di base ognuno correva nel suo Paese. Giusto belgi e olandesi si spostavano di più, perché non avevano un gran calendario. La Gatorade e la Carrera facevano sempre il Tour, qualche volta andavano Ariostea e la Del Tongo e semmai si facevano le classiche. L’Alfa Lum andava in Spagna perché c’era in squadra Lejarreta e Franchini si faceva invitare. I corridori italiani stavano in Italia, dove arrivavano spesso da tutta Europa, a partire dalla Settimana Siciliana di febbraio. Per questo non c’era l’esigenza di partire. Ricordo che mi cercò prima Fignon perché andassi con lui alla Castorama in Francia. Dissi di no, poi finii con l’andare in Olanda…».

Racconta…

Mi ricordo bene il periodo in cui decisi. Avevo vinto il mondiale nel 1988, avevo finito con la Del Tongo, eppure solo la Carrera si era interessata. Invece erano venute offerte interessanti da Panasonic, Tvm e Once. Mi incontrai con Manolo Saiz, c’era anche Lejarreta con cui avevo corso alla Alfa Lum, ma mi resi conto che non avrei fatto le classiche, proprio perché le squadre spagnole correvano soprattutto in Spagna. Così scelsi la Panasonic, che era la squadra più forte al mondo in quel periodo, con Planckaert come diesse e Peter Post manager. La Tvm era più un carrozzone, anche se c’era appena stato Phil Anderson, ai tempi fortissimo.

Altri tempi…

Tutto diverso, mi mandavano programmi e comunicazioni via fax. Facemmo un ritiro in Olanda, pieno di olandesi, fiamminghi, qualche russo, dei tedeschi e due italiani: il sottoscritto e Marco Zen che avevo portato con me. Oggi anche nei team stranieri c’è personale italiano, allora lassù c’erano solo olandesi e belgi. La lingua ufficiale del ciclismo era il francese, ma loro non lo conoscevano a parte un po’ i belgi. Non si facevano ritiri in primavera, si andava solo qualche giorno per le visite.

La Panasonic era uno squadrone. Qui con Van Lancker, vincitore di Liegi e Amstel, e Ludwig oro a Seoul 1988
La Panasonic era uno squadrone. Qui Fondiest con Van Lancker, vincitore di Liegi e Amstel
Il periodo più lungo che passavi al Nord?

Un mese interno per le classiche. I corridori del posto dopo le corse se ne tornavano a casa, io ero ospite a casa di Planckaert o da Allan Peiper. Quando siamo stati ai mondiali di Leuven, sono stato a trovare Planckaert e abbiamo dormito di nuovo nella stanza che mi dava a quel tempo. Ricordo che giocavo con sua figlia che aveva 3 anni, adesso ha anche lei un bimbo…

Oggi l’alimentazione nei team è… codificata, com’era nel 1991?

Riguardata con gli occhi di oggi, viene da ridere. Quando arrivai da Planckaert, la sera a cena mangiavano pane, prosciutto e marmellata. Dopo un po’ però mi impuntai, io ero già attentissimo. Per cui ottenni di mangiare pasta e quel che mi serviva. Però loro andavano forte lo stesso, anche mangiando a quel modo. Anche prima delle corse, andavano in hotel e ordinavano. Diciamo che dopo un po’, li ho convinti a cambiare.

Serviva spirito di adattamento, insomma?

Per forza. E chi meglio sapeva gestirsi, otteneva i risultati migliori. Adesso invece c’è il massimo della professionalità e li seguono uno ad uno: impossibile sbagliare.

Per cui anche andare in Olanda al primo anno da under 23 è diverso…

E’ cambiato tutto. Fosse per me, per regolamento dovrebbero fare almeno due anni da under 23, con un calendario su misura. Invece le WorldTour cercano ragazzi giovani, a scapito delle squadre e delle gare giovanili. Poche continental sono attrezzate nel modo giusto. Il loro ruolo è importante, ma devono cambiare mentalità. Un conto è fare qualche corsa tra i professionisti, un conto è farci il calendario completo. Si finisce col prendere delle mazzate che di sicuro non fanno crescere.

Cosa consigli ai tuoi giovani?

Ho mandato Andreaus al Cycling Team Friuli, perché lavorano bene e stanno diventando la squadra di riferimento del team Bahrain Victorious. La Dsm si accaparra tanti corridori, ma non tutti possono andare bene nelle corse che trovano lassù. Qui da noi, magari mancano giorni da ventagli, ma l’Italia è il Paese migliore per fare esperienza. Abbiamo tutto, uomini, corse e territorio. Peccato che ci manchino almeno altre due squadre professional…

Milesi va in Olanda con una lunga lista di cose da fare

01.12.2021
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In un anno dagli juniores al primo assaggio di professionismo. Lorenzo Milesi, bergamasco di San Pellegrino Terme, è uno di quelli cui in qualche misura si è provato a far salire due gradini per volta, con frequenti assaggi di professionismo in maglia Beltrami TSA. Di lui avevamo raccontato all’inizio della stagione, parlandone anche con Orlando Maini, suo direttore sportivo nella continental emiliana.

Arrivava dalla Trevigliese, portando in dote l’italiano della crono e il bronzo europeo 2020 della crono. Alla fine della stagione e con le valigie pronte per il passaggio al Team Dsm Development, torniamo a bussare alla sua porta dopo che l’allenamento si è prolungato per approfittare della giornata di sole e dopo la sessione di lavoro in palestra. Si lavora ancora a ritmo blando, da queste parti, ma si lavora.

Nel 2020 ha conquistato il bronzo agli europei juniores a crono
Nel 2020 ha conquistato il bronzo agli europei juniores a crono
Che cosa resta di questa prima stagione da U23?

Alti e bassi, più bassi che alti. Mi sono trovato meglio nelle gare con i professionisti, perché il gruppo è più ordinato. Ho avuto qualche caduta di troppo. Ma per essere il primo anno, si poteva mettere in conto che trovassi delle difficoltà. Per cui tutto nella norma.

Che cosa porti via con te?

Aver capito come e dove lavorare. La voglia di riprendere il lavoro sulla crono che ho un po’ mollato. La necessità di approfondire il discorso dell’alimentazione. Tutte cose che ho iniziato a fare e che farò sempre di più con il Team Dsm.

Andrà a vivere a Sittard, dove si trovano il quartier generale e le villette per i corridori (foto Team Dsm)
Andrà a vivere a Sittard, dove si trovano le villette per i corridori (foto Team Dsm)
Come è nato il contatto?

Mi hanno cercato dopo il Giro d’Italia. Avevo già altre offerte, ma ho scelto loro. Ne ho parlato un po’ con Garofoli (il marchigiano ha corso nella squadra olandese per tutto il 2021, poi è passato alla Astana continental, ndr), ma non siamo proprio uguali per cui ho fatto la mia scelta in totale autonomia. Andrò a vivere lassù da metà gennaio, sarà una scelta tecnica e anche di vita. Penso che riuscirò a cavarmela anche nel tenere in ordine la casa. E se lassù il freddo può essere un problema, vi assicuro che qua da noi con le temperature basse non si scherza…

Che cosa hai capito dal primo ritiro con la nuova squadra?

Siamo stati su per quattro giorni a fine ottobre, non si è parlato di programmi. Però mi ha fatto un’impressione bellissima, è tutto molto organizzato. C’è una figura per ogni ruolo, nessuna confusione. E poi negli stesi giorni c’erano le donne e i corridori WorldTour, è stato come sentirsi parte di qualcosa di grande. Faremo il primo ritiro a metà gennaio in Spagna e lì probabilmente ci sarà anche un primo calendario.

Al Giro dell’Emilia è stato a lungo in fuga, ma alla fine si è arreso
Al Giro dell’Emilia è stato a lungo in fuga, ma alla fine si è arreso
Hai parlato di tanti bassi, c’è stato qualche momento positivo?

Le ultime tappe al Giro d’Italia. Il Giro dell’Emilia, perché anche se mi sono ritirato, ero in una bella fuga. La Bernocchi e Laigueglia. Ho avuto sensazioni positive in mezzo a corridori ben più grandi e forti di me. Non ho mai pensato di aver fatto il passo troppo lungo.

E’ arrivato il famoso diploma?

Il diploma in meccatronica, è arrivato finalmente. E non potete immaginare quanto sia bello ora poter pensare solamente alla bicicletta. Non posso dire che sia quello che sognavo da bambino, perché corro solo da tre anni, ma mi piace. Rispetto a chi ha cominciato prima mi manca qualcosa sul piano tattico, ma sto migliorando di corsa in corsa.

Milesi ha aperto il 2021 tra i pro’ a Laigueglia. Qui alla Settimana Coppi e Bartali
Milesi ha aperto il 2021 tra i pro’ a Laigueglia. Qui alla Settimana Coppi e Bartali
Che inverno stai facendo?

Tranquillo. Ieri ho fatto le mie tre orette, ma tranquillo. Il programma me l’hanno dato i preparatori della Dsm, gestiscono tutto loro. Faccio bici e palestra e poi vogliono che in alcuni giorni faccia altri sport e io vado in mountain bike oppure a nuotare.

Perché dici che anche da voi è freddo?

Perché domenica ha nevicato. In alto è tutto bianco, sotto per fortuna non ha attaccato. Non credo che adattarmi al clima olandese sarà poi così difficile…

Lorena Wiebes, bestia nera della Balsamo, erede della Vos?

31.10.2021
5 min
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Chissà se in questi giorni si starà dedicando al kickboxing per scaricare un po’ di tensione e schiarirsi la mente. Oppure se starà navigando sui canali olandesi attorno a casa con la propria barca. Di sicuro Lorena Wiebes un po’ di meritato riposo se lo starà concedendo nella sua Mijdrecht ,grazie alle sue attività preferite ed alternative quando non pedala.

La 22enne “oranje” ha chiuso l’annata col botto vincendo il 23 ottobre la Ronde Van Drenthe (ultima gara del calendario Women WorldTour) davanti ad Elena Cecchini ed Eleonora Gasparrini, centrando così il 14° sigillo di un 2021 in cui spiccano anche due tappe al Giro d’Italia Donne, due al Women’s Tour in Gran Bretagna e diverse semi-classiche belghe.

Fenomeno olandese

Ormai è riduttivo considerare ancora la velocista del Team Dsm – nata il 17 marzo del 1999, che tiene bene sugli strappi e che ha nell’Amstel Gold Race la gara dei sogni – solo una giovane interessante o in rampa di lancio. E’ decisamente una certezza del panorama femminile sia in patria che nel resto del mondo.

Ha appena terminato la quarta stagione da elite ed il suo bottino conta già 46 successi. A parte “Sua Maestà” Marianne Vos – che nei primi quattro anni tra le big della categoria aveva già raggiunto 87 delle 295 attuali vittorie totali su strada – per trovare un’olandese con un impatto simile bisogna tornare indietro ai tempi di Leontien Van Moorsel, altra icona del movimento, che ne ottenne 42 tra il 1988 e il 1991. Già, perché le fortissime Van Vleuten, Van Dijk, Van der Breggen o Blaak si sono espresse ai massimi livelli solo nella seconda metà della loro carriera.

Adesso è il momento di recuperare, il 2022 sarà l’anno della conferma (foto Instagram)
Adesso è il momento di recuperare, il 2022 sarà l’anno della conferma (foto Instagram)

Ragazzina prodigio

Già tra le junior Lorena si è fatta conoscere vincendo il titolo nazionale nel 2016 e poi quello europeo ad Herning in Danimarca nel 2017, quando battè allo sprint la padrona di casa Emma Norsgaard e Letizia Paternoster. Aveva aperto la stagione a marzo conquistando a Cittiglio il Trofeo Binda davanti alla francese Clara Copponi e Martina Fidanza.

Passata elite nella Parkhotel Valkenburg, compie un’escalation vertiginosa. Undici successi (di cui 7 del calendario olandese) nel 2018 e 17 l’anno successivo, con le perle del campionato nazionale e della prova in linea dei Giochi Europei a Baku, entrambe davanti alla Vos. Non un nome a caso nella vita della bionda Wiebes.

Sebbene sia una velocista, nelle classiche ha sempre fatto bene
Sebbene sia una velocista, nelle classiche ha sempre fatto bene

Obiettivo classiche

La scorsa stagione, complice il Covid, solo quattro affermazioni, tre delle quali ottenute nella seconda parte della stagione con la Sunweb, squadra in cui è passata a giugno 2020 firmando un contratto fino al 2024.

«Lorena – dichiarò il suo direttore sportivo Hans Timmermans all’atto dell’ingaggio – è una delle cicliste più forti della sua generazione e ci aiuterà a portare il nostro programma al livello successivo. Ha fatto un grande sviluppo da junior a elite e le sue doti da sprinter le hanno dato un successo immediato. Sta continuando a fare progressi nelle classiche e ci rende fiduciosi per il futuro. E’ ancora giovane, deve maturare. Ma non vediamo l’ora di poterla supportare nel suo processo di crescita».

Spirito di squadra

Nonostante l’ottimo inizio di carriera, la sprinter della provincia di Utrecht è una persona motivata, che vuole sfruttare al meglio le proprie qualità tecnico-fisiche ed è più che felice di lavorare per le compagne di squadra se il terreno non le si addice più di tanto.

«Voglio fare i prossimi passi nella mia carriera – dice – continuando a migliorare e penso di poterlo fare con il Team DSM grazie al loro approccio professionale. Spero di poter vincere il più possibile come squadra e spero di poter aiutare il resto delle ragazze a vincere corse adatte a loro. Ad esempio uno dei miei ricordi preferiti del 2019 è stato quando sono stata in grado di aiutare Demi (Vollering, ndr) a vincere il Giro dell’Emilia».

Balsamo, conto aperto

Intanto, da quattro anni ad oggi, la 22enne olandese sta duellando con Elisa Balsamo. In 12 occasioni sono finite assieme sul podio: sei volte in cui la Wiebes ha battuto in volata l’attuale campionessa del mondo, cinque quelle dell’azzurra. Una volta invece sono finite a sorpresa, nell’ordine seconda e terza, dietro la vietnamita Thi That Nguyen nella Dwars door de Westhoek nel 2018.

Agli europei juniores del 2017 a Herning, ha battuto la padrona di casa Norsgaard e Paternoster
Agli europei juniores del 2017 a Herning, ha battuto la padrona di casa Norsgaard e Paternoster

Erede della Vos?

E pensare che Wiebes da ragazzina sembrava indirizzata verso altri sport quando praticava ginnastica acrobatica e calcio, tuttavia utilizzando la bici per andare agli allenamenti. Poi, piano piano, pedalare le è piaciuto sempre di più.

Le prime corse sono quelle nel fango nel ciclocross e nel 2013 ha iniziato a gareggiare anche su strada. Forse nell’ottobre di quell’anno scattò un’ulteriore scintilla quando, nella gara serale “Nacht van Woerden”, a 20 chilometri da casa, incontrò Marianne Vos in quel momento iridata sia su strada sia nel ciclocross. Perchè si sa, in Olanda tutto gira intorno alla Vos e anche se lei non ha ancora intenzione di smettere, Lorena Wiebes pare avere tutte le carte in regola per diventarne l’erede.

Barale, altra italiana con la valigia. Ecco perché il Team DSM

08.09.2021
4 min
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Nella vita ci vuole sempre un piano di riserva. Ne è convinta Francesca Barale che dal 2022 però sarà impegnata a perseguire il “piano A”, rinfrescato recentemente da una bella notizia: l’ingaggio da parte del Team Dsm per le prossime due stagioni.

La junior classe 2003 in forza al Vo2 Team Pink di Piacenza passerà elite nella formazione WorldTour tedesca di licenza e di anima olandese (la loro sede è presso l’A1 Business Park di Deventer nei Paesi Bassi) ma attualmente è concentrata sugli europei di Trento con la nazionale dove ha disputato proprio stamattina la prova a cronometro, mentre venerdì correrà quella in linea, con la speranza di fare bene. 

Iniziamo proprio da qui. Francesca sei campionessa italiana a crono ma sembra più adatto a te il circuito della prova in linea. Che ambizioni hai per gli Europei?

Onestamente non puntavo troppo alla crono che era tutta piatta e nella quale durante l’anno sono stata un po’ discontinua o non sempre competitiva. Però tutto è sempre incerto… Invece per la gara di venerdì mi sento più pronta e preparata, su un percorso che sorride alle mie caratteristiche.

Commentiamo ora il tuo passaggio al Team Dsm.

Sono davvero contentissima per questa firma. Anzi, lo ero già prima anche solo per il loro interessamento. Devo ringraziare la mia squadra che mi ha permesso di gareggiare fuori dall’Italia facendomi mettere in mostra (a maggio ha partecipato al Tour du Gevaudan d’Occitanie, prova della Coppa delle Nazioni per junior, raccogliendo due secondi posti di tappa e il secondo posto nella classifica generale, ndr).

Come è nato il contatto con gli olandesi?

Proprio dopo quei piazzamenti in Francia sono iniziati alcuni interessamenti, ma nulla di serio. Solo sondaggi, come fanno tante squadre. Poi ad inizio luglio abbiamo iniziato a trattare e ad agosto ho preso la decisione.

Come mai hai scelto la loro proposta?

Mi sono piaciuti fin da subito, ho avuto una buona impressione già all’inizio. Hanno una formazione giovane, ma già con una discreta dose di esperienza, un buon mix. Sono organizzati, precisi, anch’io sono un po’ così. Poi il loro interessamento e il programma mi hanno convinto. Li ho visti molto simili a me sotto tanti aspetti e questo mi ha fatto scegliere definitivamente.

A Livigno per corstruire la condizione in vista degli europei iniziati oggi (foto Instagram)
A Livigno per corstruire la condizione in vista degli europei iniziati oggi (foto Instagram)
A proposito di programmi, l’anno prossimo avrai la maturità. Come concilierai questo impegno con quello in Dsm? Andrai a vivere all’estero?

No, starò in Italia. O meglio, avrò una certa libertà fino agli esami, poi mi dedicherò totalmente a loro. In autunno e primavera non avrò l’obbligo di stare in ritiro in Olanda, se non per qualche breve periodo in vista delle gare del Nord a cui prenderò parte. Fino ad allora avrò un calendario piuttosto soft, poi più intenso dopo la maturità.

A scuola tuttavia non dovresti avere problemi ad uscire con buoni voti, sappiamo che sei brava e vai molto bene.

Sì, è così nonostante frequenti un liceo scientifico, quindi impegnativo. Ci tengo però ad ottenere il massimo dei voti perché voglio iscrivermi anche all’Università, magari scegliendo indirizzi biologici o sanitari. Bisogna avere sempre pronto anche il “piano B” oltre al ciclismo.

Cosa ti aspetti di trovare nel Team Dsm? Conosci già qualche tua futura compagna?

Non so cosa mi aspetti, oltre all’organizzazione di cui parlavo prima. Lo scoprirò in prima persona e sarò ben contenta di farlo. L’unica ragazza che conosco un po’, perché è una 2003 come me e perché abbiamo corso contro in nazionalie è Elise Uijen, che ha vinto proprio la cronometro dell’europeo l’anno scorso.

Ti sarai confrontata con un po’ di persone per questo trasferimento. Come sono stati i pareri?

Discordanti. Qualcuno mi diceva che facendo questa scelta rischio di bruciarmi, altri invece che ho fatto bene, perché potrò crescere e fare esperienza di alto livello.

Campionati europei Trento, crono donne junior, Francesca Barale al via della prona di apertura
Campionati europei Trento, crono donne junior, Francesca Barale al via della prona di apertura
E i tuoi genitori che cosa dicono?

L’hanno presa bene, erano e sono favorevoli. Anzi hanno caldeggiato molto questo ingaggio.

Chiudendo, sei l’ennesima ragazza italiana che espatria in formazioni estere. Come vedi questa cosa? E’ una moda o invece è un bene? 

No, non è una moda, quanto più un passaggio quasi obbligato per la crescita, non solo da atleta ma come persona. E’ un’esperienza umana che mi formerà parecchio, perché partirò da zero sotto certi aspetti. Nelle formazioni estere c’è una mentalità meno provinciale, se mi passate il termine. Dipende dal carattere di ognuno di noi, ma credo che ci faccia bene uscire dalla nostra comfort zone, che è buona finché sei junior, per forza di cose. Poi bisogna provare a vivere un’altra dimensione.

Dainese, spallata alla pressione: «Mi manca solo fare primo…»

22.08.2021
3 min
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«Ho fatto quarto, terzo, secondo – dice Dainese ridendo – la prossima volta dovrò fare primo, no?».

Eravamo stati zitti per scaramanzia, ma se lo dice lui come prima cosa, la risata si fa comune. La Vuelta sta per vivere la durissima giornata all’Alto de Velefique e poi andrà al primo riposo, ma per il velocista padovano la tappa di ieri a la Manga del Mar Menor resta un buon ricordo, con poco rammarico essendosi dovuto arrendere a uno Jakobsen che ha riallacciato in modo fantastico il filo con il saper vincere.

«Vincere o non vincere – dice – quel che conta è che io riesca a correre senza pressione addosso. Guarda caso, ho cominciato ad andare meglio quando mi sono tolto di dosso il voler dimostrare. Qua il livello è altissimo, può capitare che mi stacchi e se succede, pace…».

Jakobsen ancora primo: quarta vittoria dal ritorno alle corse, la seconda alla Vuelta
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Tappa croccante

Per Alberto il punto non sono tanto le volate, in questo primo grande Giro, quanto capire i suoi limiti nelle tappe più dure e l’attitudine a recuperare per sprintare ancora.

«L’altro ieri – ride ancora – quella al Balcon de Alicante è stata una tappa croccante. Nel gruppetto, in cui di solito viaggiano i velocisti staccati, eravamo in 120 su 164 partenti. E si andava forte. Su di noi a un certo punto è rientrato anche Valverde con i suoi compagni, poi però si è fermato ancora…».

L’anno scorso il team aveva anche le maglie bianche contro il caldo, quest’anno… all black!
L’anno scorso il team aveva anche le maglie bianche contro il caldo, quest’anno… all black!

Due ventate di troppo

La volata di ieri contro Jakobsen, anche lui uscito come Dainese dalla Seg Academy Racing, non ha avuto poi molta storia.

«Lui è forte – dice – e più vince e più guadagna rispetto, per cui gli viene anche meglio arrivare a fare i suoi sprint. Io qualche errorino l’ho fatto, ho preso un paio di ventate che a quelle velocità sono un bello spreco, ma Fabio è forte ed è meglio perdere da uno così che da un altro che magari non sai nemmeno chi sia».

Ritorno al 53

Tra le voci su cui continuare a ragionare per i prossimi sprint c’è anche la scelta dei rapporti, dato che tutti gli sprinter del gruppo hanno ormai scelto di correre con il 54.

«Ieri il 53 – dice – mi è sembrato piccolino. Ho smesso di usare il 54 perché nelle tappe di pianura mi ritrovavo per tutto il giorno sempre a spingere troppo duro. E anche in volata… A me piace fare gli sprint a 130 pedalate, con il 54 non riuscivo. Ma è indubbio che con certe velocità fa la differenza. Se sopravvivo alle montagne, abbiamo qualche altra occasione di provarci, ma certo dopo quello che ho visto nella tappa di ieri, sono abbastanza inquieto (lo dice ridendo, ndr)».

Qualche fuga per Matteo Trentin e gran lavoro per i compagni: europei nel mirino
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La maglia nera

E poi c’è il capitolo caldo, già affrontato andando incontro alla Vuelta e di grande attualità viste le temperature che finora stanno… accogliendo i corridori soprattutto nelle tappe di montagna.

«In certi giorni – dice – è davvero estremo. Ieri si stava bene, si andava veloci. Il giorno prima si boccheggiava. E poi aggiungete che abbiamo le maglie nere e la frittata è fatta. L’anno scorso almeno avevamo anche quelle bianche…».