Valerio Conti: testa, gambe, sorriso e tanto lavoro

20.03.2023
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Francesco Frassi ci aveva detto che vedeva molto bene il suo neacquisto, Valerio Conti (in apertura foto Instagram). Ci aveva detto di un ragazzo in crescita e concentrato. E questa è una buona notizia per un talento che negli ultimi anni tra sfortune e qualche vicissitudine personale aveva trovato difficoltà ad emergere.

Il romano del Team Corratec ha disputato una buona Tirreno-Adriatico. Ci ha provato in più di qualche occasione ed è tornato a respirare l’aria del grande ciclismo. A Laigueglia di fatto è tornato in corsa dopo tanti mesi. Il suo ultimo grande impegno era stato il Giro d’Italia poi una fugace apparizione al Giro di Slovacchia a metà settembre e nulla più.

Valerio Conti (classe 1993) è arrivato quest’anno alla Corratec
Valerio Conti (classe 1993) è arrivato quest’anno alla Corratec
Valerio, come stai? Frassi ci ha detto che hai passato quasi 40 giorni di ritiro sul Teide…

Forse proprio 40 no, ma in effetti ci sono stato parecchio. Ho fatto tre settimane con Davide Formolo. Poi sono sceso per andare al Tour of Antalya, in Turchia, ma è stato annullato per il terremoto e così, sempre con Davide, siamo tornati sul Teide. Volevo farmi trovare al 100 per cento, già a novembre avevo ripreso ad allenarmi seriamente e lassù fai le cose seriamente.

Cosa significa nel dettaglio ripartire al 100 per cento?

Significa che adesso la testa c’è. E se sta bene quella, sta bene anche il fisico e viceversa. Fila un po’ tutto bene. Anche con il peso non sto male e in questa prima parte di stagione ho perso altri due chili. Sul fronte dell’alimentazione sono stato molto attento.

Ti segue qualcuno in tal senso?

Il mio nuovo preparatore mi dà consigli importanti anche sotto questo punto di vista.

Insomma un nuovo “vecchio” Valerio Conti…

Venivo da un anno non bello. Un anno in cui di fatto la mia ultima vera corsa è stata il Giro che neanche ho finito per problemi alla schiena. Da lì ho passato tutta l’estate cercando di capire se correre o non correre. Anche io ammetto di aver perso un po’ di concentrazione e se non fai le cose al 100 per cento, prendi certe batoste… Ora però le cose le sto facendo bene e sono sicuro che se non è adesso, perché comunque è tanto che non correvo, fra non troppo tempo qualche buon risultato arriverà.

Conti ha disputato una buona Tirreno-Adriatico, una Tirreno di “costruzione”
Il laziale ha disputato una buona Tirreno-Adriatico, una Tirreno di “costruzione”
Hai accennato all’alimentazione: come ti regoli?

Alla fine cose semplici: equilibrio. Quando faccio poco, mangio poco e quando faccio di più mangio di più. E’ molto importante stare attento a non sgarrare quando si riposa: è lì che devi essere forte. Ma come ho detto, sto facendo le cose per bene. Saranno cinque mesi che non tocco una birra, per dire… Poi, ragazzi, si sa: oggi il ciclismo è sempre più difficile, si va sempre più forte. Una volta con 20′ a 400 watt arrivavi davanti, adesso fai una fatica enorme. E allora ecco che è importante togliere anche quel chiletto ulteriore…

Chiaro e per questo è necessario cambiare marcia nel ciclismo di oggi.

Sapevo che se volevo riprendermi mi serviva qualcuno che mi seguisse giorno per giorno. Una persona di cui fidarmi e che si fida di me. Il preparatore da cui vado mi ha detto: «Okay, ma con me faticherai». E in effetti, fatico!

Perché ti trovi bene con questo nuovo preparatore?

Perché ti allena in base alle tue caratteristiche e alle tue condizione fisiche e mentali. Ti prende per il verso giusto. Per esempio, quando ho ricominciato ad allenarmi ero un po’ strano, non vivevo un super momento con la bici e così lui mi ha fatto fare tanta mountain bike. Mi sono ripreso. Da lì abbiamo iniziato a lavorare tantissimo sulla forza. Perché se si è più forti negli arti si va a sovraccaricare meno la schiena. E poi si percepisce che gli piace fare l’allenatore. Quando ti chiama, se sente che sei stanco, ti cambia il lavoro, mentre se capisce che sei bello motivato insiste. E poi mi piace il suo metodo. Magari in un’uscita di 6 ore ti fa fare tutto: la forza, la salita, il fuorisoglia. E con lui si fanno discese e salite. Specie le salite lunghe.

Nel 2019 Valerio ha indossato la maglia rosa. Il Giro è l’obiettivo maggiore
Nel 2019 Valerio ha indossato la maglia rosa. Il Giro è l’obiettivo maggiore
Come esci dalla Tirreno?

Bene, dai. Alla fine l’ho gestita. Ho corso in modo da non “ammazzarmi” ma per costruire. Ho provato ad entrare in qualche fuga, ma di quelle buone. Peccato che nella tappa dei muri c’era dentro anche Van der Poel e non ci hanno lasciato troppo spazio all’inizio. Poi quando ci hanno ripreso, sono andato regolare.

In squadra come va?

Devo dire che mi trovo molto bene per ora. C’è un clima molto, molto familiare. E forse avevo bisogno anche di questo.

Che programmi hai?

Adesso farò Coppi e Bartali, il Gp Larciano, il Giro di Sicilia e il Giro d’Italia. Prima della corsa rosa vorrei andare di nuovo in altura, ma sull’Etna stavolta. Al Giro voglio arrivarci al 110 per cento.

Professional e WT divario enorme. Riflessioni con Frassi

18.03.2023
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La Tirreno-Adriatico ha sottolineato ancora una volta la distanza siderale fra le squadre WorldTour e le professional. Non solo le classifiche parlano chiaro, ma anche l’andamento delle corse. Quando si entra nel vivo della gara e squadroni come la Jumbo-Visma o la Soudal-Quick Step aprono il gas è davvero raro vedere un corridore di una professional nel drappello di testa.

Sia chiaro, non stiamo muovendo critiche a nessuno, anzi… Da italiani ci dispiace che le “nostre” squadre (che non sono WT) facciano fatica. Semmai vogliamo fare un’analisi in prospettiva.

Come si farà quando arriveranno le tappe più dure del Giro d’Italia? Cosa potrebbe accadere se in una tappa appenninica la corsa si accendesse sin dalle prime battute? Il rischio del tempo massimo sarebbe concreto?

Francesco Frassi è il direttore sportivo del Team Corratec
Francesco Frassi è il direttore sportivo del Team Corratec

Una foto che parla

Ne abbiamo parlato con Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec. E ne abbiamo parlato con lui prendendo spunto da una situazione che si è verificata nella frazione di Osimo, la tappa dei muri. Una situazione che riguardava giusto il suo team.

A un paio di tornate dalla fine c’erano quattro corridori della Corratec tutti insieme, da soli (in apertura foto Instagram) e dietro altri quattro Corratec in un gruppetto più folto. Questa situazione ci ha fatto riflettere. E ci ha portato da Frassi.

«Quella foto – spiega il diesse toscano – ritrae un momento particolare. Si è verificata una situazione in cui qualcuno dei nostri era più avanti, qualcuno era più indietro e si sono trovati raggruppati insieme. E’ vero, il divario è ampio, ma noi siamo tranquilli per il Giro. 

«Si sa che con la qualità che c’era alla Tirreno ottenere un risultato era difficile. Noi quel giorno volevamo prendere la fuga e ci siamo anche riusciti con Valerio Conti e Alex Konychev, poi lui si è staccato sotto le “trenate” di Van der Poel. Da parte mia posso dire, per esempio, che Conti inizia a stare bene. Si è mosso un paio di volte. Ad Osimo una volta ripresa la fuga, ha preferito aspettare il gruppetto dietro».

Segnali positivi: Gandin ha indossato la maglia verde. La Green Project, invece, tutto sommato si è difesa bene nella classifica a squadre
Gandin ha indossato la maglia verde. La Green Project, invece, si è difesa bene nella classifica a squadre

Un super allenamento

In ogni caso da una situazione così, le professional possono trarre dei dati preziosi per capire quanto e dove andare a lavorare. In cosa possono migliorare. Il bicchiere va guardato assolutamente mezzo pieno.

«Come detto – prosegue Frassi – c’è un divario grandissimo, ma ho visto anche tante squadre WorldTour soffrire. Noi abbiamo fatto un programma per cui i ragazzi non erano al 100% per questa gara. Sono tutti in crescendo di condizione. Sono convinto che arriveremo al Giro al meglio e ognuno potrà fare la sua figura.

«Abbiamo avuto momenti di difficoltà, ma non siamo stati i soli. Ho visto anche corridori di squadre più grandi o di una professional come la TotalEnergies con delle crisi importanti. Corridori che si sono ritrovati da soli col fine gara dietro.

«Noi almeno nelle fughe abbiamo provato ad entrarci. E quando poi la fuga non andava, abbiamo preferito fare il gruppetto per arrivare alla fine della settimana con l’obiettivo di portare a casa un lavoro che ci permette di crescere e di trovare la condizione ottimale per le prossime gare. Penso alla Per Sempre Alfredo, alla Coppi e Bartali, al Giro di Sicilia».

Steff Cras ad Osimo è arrivato ultimo ad oltre 5′ dal penultimo. In coda molti atleti anche di Jayco e Astana (foto @Agencezoom)
Steff Cras ad Osimo è arrivato ultimo ad oltre 5′ dal penultimo. In coda molti atleti anche di Jayco e Astana (foto @Agencezoom)

Non solo professional

Frassi dice che anche altre squadre più blasonate hanno faticato ed è vero. TotalEnergies, ma anche Astana Qazaqstan e Jayco-Alula (terzultima e penultima nella classifica a squadre) non se la sono vista bene, a fronte di budget ben maggiori. Anche Roberto Reverberi ci aveva fatto notare questa cosa in una battuta al via di San Benedetto. Ma quattro corridori tutti assieme e da soli fanno pensare che il livello atletico sia quello. C’è da rifletterci.

«Noi – dice Frassi – interpretiamo la gara secondo una nostra ottica. In questo caso cercando la fuga e vedendo la corsa nel suo insieme come un super allenamento di sette giorni.

«Una partenza come quella di Osimo ti trasforma la gamba e per noi è buono essere stati davanti in quel momento. Entrare in quella fuga non era facile e questo conta molto per noi. Alla Coppi e Bartali non ci saranno 18 WorldTour, ma nove e magari qualcosa potrà cambiare».

«E poi c’è un altro aspetto che mi piace sottolineare. E’ in queste situazioni che si conoscono davvero gli atleti, che si fa gruppo. In ritiro, il corridore ha un determinato carattere perché c’è più tranquillità, ma è con le difficoltà e lo stress della corsa che lo conosci davvero. E dal mio gruppo ho avuto dei buoni feedback.

«Tutto ciò ci serve per capire dove migliorare, su chi si può fare leva per ottenere di più e ottenere indicazioni sul piano atletico».

Alexander Konychev presenta la Corratec CCT Evo

10.02.2023
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L’impatto estetico della Corratec è di quelli importanti, con delle forme voluminose e un concept aero senza mezzi termini. Inoltre le prime considerazioni degli atleti, dicono di una bicicletta molto rigida nella zona dell’avantreno, da corridore vero.

Abbiamo chiesto ad Alexander Konychev alcune battute sul nuovo mezzo a disposizione e abbiamo curiosato i dettagli della bicicletta usata dal team alla Vuelta a San Juan in Argentina.

Konychev è nato nel 1998 a Verona ed è professionista dal 2020: 4 anni con Greenedge Cycling e ora la Corratec
Konychev è nato nel 1998 a Verona ed è pro’ dal 2020: 4 anni con Greenedge Cycling e ora la Corratec

Un bel cockpit

Si tratta di un telaio in carbonio monoscocca, caratterizzato da un’abbondante fazzoletto di rinforzo nella zona dello sterzo, che a sua volta prevede una svasatura importante. La parte inferiore è più asciutta ed è in linea con il disegno della forcella, la sezione superiore è muscolosa ed allargata.

C’è il manubrio integrato e completamente in carbonio, con una particolarità che si riferisce alla chiusura sullo stelo della forcella. Ci sono due brugole in linea e una sorta di taglio superiore che separa il punto di serraggio dal punto in cui lo stem scarica la pressione della serie sterzo. Questo dettaglio ha il compito di separare le forze verticali da quelle longitudinali, quasi a preservare la fibra composita.

C’è l’inserzione ribassata delle tubazioni oblique che sono leggermente arcuate. C’è il reggisella specifico e con design aero.

Le parole di Konychev

Che cosa ne pensa Alexander Konychev, corridore classe 1998, arrivato alla Corratec quest’anno dopo quattro stagioni nel WorldTour, è quello che stiamo per scoprire.

«Per le mie caratteristiche – dice – la bicicletta deve essere rigida e veloce prima di tutto e onestamente anche se paga qualcosa in termini di peso, 2/300 grammi, non è un grande problema. Effettivamente sono sorpreso dalla rigidità della Corratec. Arrivo dall’esperienza Giant con l’ultima versione della Propel, davvero un ottimo prodotto: fattore questo che da ancor più valore alla bicicletta che ho in dotazione in questo momento. E’ esigente nella guida, ma al tempo stesso velocissima e precisa. Non ti permette di correggere facilmente una traiettoria sbagliata e questo per via di una rigidità elevata nella zona dello sterzo e di questo manubrio integrato».

Misure e componenti

«Da quest’anno – prosegue Konychev – uso delle pedivelle da 175 di lunghezza, forse meno versatili rispetto alle 172,5, che mi permettono di sfruttare di più le mie caratteristiche e la potenza nei rilanci. Uso una taglia 57 e la bici ha una reach maggiore rispetto alla media della categoria. Questo ha influito sulla lunghezza dello stem: ora ho 120 millimetri, rispetto al 140 del passato. Ho preferito allargare il manubrio, passando da una larghezza di 40 ad un 42 attuale. I manettini del cambio sono girati leggermente all’interno, ma non troppo. Per i rapporti invece ho la doppia davanti 52-39, ma la cassetta dietro ha il 10 e posso assicurare che tirare un 52×10 è davvero impegnativo».

Quel nastro in Argentina

La trasmissione è Sram Red AXS ed è previsto anche il power meter Quarq. C’è Selle Italia e le ruote sono Ursus tubeless. I pedali sono Shimano. Gli pneumatici sono Shwalbe Pro One TLE, per ora nella sezione da 25 millimetri, ma dovrebbe arrivare una nuova versione da 28.

In alcune frazioni al Vuelta San Juan, i meccanici hanno montato del nastro adesivo nei passaggi ruota anteriore e posteriore, con l’obiettivo di limitare la presenza di spine e piccoli rami sul battistrada degli pneumatici, causa di numerose forature.

Karel Vacek: primo sogno realizzato, ora vuole il Giro

31.01.2023
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Avevamo lasciato Karel Vacek (in apertura foto Nucci) sotto l’acquazzone di Innsbruck. Quel giorno stava per partire l’ultima tappa del Tour of the Alps e il ceco ci raccontava della difficile situazione di suo fratello Mathias, ma anche della sua… che non era del tutto rosea. Avrebbe dovuto cambiare squadra, non sarebbe stato più un U23: in qualche modo si percepiva una certa fretta nel sistemare il suo futuro.

Karel Vacek (classe 2000) lo scorso anno al Tour of the Alps quando era ancora un corridore del Tirol Ktm Cycling Team (squadra continental)
Karel (classe 2000) lo scorso anno al Tour of the Alps quando era ancora un corridore della Tirol Ktm (squadra continental)

Ecco la Corratec

Ma adesso eccolo di nuovo col sorriso. Adesso i nuvoloni di Innsbruck sono alle spalle e Karel riparte con la maglia del Team Corratec. 

«Alla fine – racconta Vacek – ce l’ho fatta a diventare professionista a tutti gli effetti. Penso che l’anno scorso sono tornato ai livelli che mi competono, quelli per cui anche gli italiani mi conoscono da quando ero juniores. I risultati ottenuti sono stati buoni e sono contento che la Corratec mi abbia dato la possibilità di poter correre con loro quest’anno e di potermi mettere in mostra.

«Io cercherò di ripagare la squadra con risultati e un comportamento da vero professionista».

Vacek doveva andare alla Drone-Hopper in realtà, poi si sa che le cose non sono andate bene per la squadra di Savio e così i suoi manager, i Carera, lo hanno aiutato a trovare questa soluzione.

«Non è solo una soluzione, ma è un passo molto importante», tiene a chiarire Vacek.

Karel è tornato in Italia dopo l’esperienza con la squadra austriaca
Karel è tornato in Italia dopo l’esperienza con la squadra austriaca

Karel e l’Italia

Vacek è arrivato presto in Italia, aveva 16 anni. Aveva iniziato a correre da noi sin dai tempi in cui era un allievo di secondo anno. All’epoca vestiva i colori del Team Giorgi.

«Ho vissuto in Italia cinque anni – racconta Vacek – perché dopo gli allievi e gli juniores con il team Giorgi sono passato alla Colpack e anche per questo ho finito la scuola a Bergamo.

«E’ sempre stato un mio sogno correre in Italia, ma purtroppo le squadre italiane nel WorldTour non ci sono più. Io guardavo squadroni come la Lampre o la Liquigas… però penso che con questo nuovo team si possa fare bene e magari piano, piano si possa tornare ai vecchi tempi. Spero che l’Italia possa tornare ad avere squadre importanti. Intanto facciamo il Giro e questo è un bell’inizio».

«Ormai l’Italia è la mia seconda casa e mi piace tutto di questo Paese».

Mathias (a destra) e Karel sulla Sierra Nevada, non lontano dalla “loro” Malaga (foto Instagram)
Mathias (a destra) e Karel sulla Sierra Nevada, non lontano dalla “loro” Malaga (foto Instagram)

Con Mathias…

Eppure in questo momento Vacek non abita in Italia. E neanche nella sua Repubblica Ceca. Il praghese infatti è di stanza in Spagna, con suo fratello Mathias (di due anni più piccolo), pro’ in forza alla Trek-Segafredo.

«In realtà vivo un po’ dappertutto! Mi sposto anche in virtù delle squadre in cui sono per cercare di venire incontro alle loro esigenze», prosegue il boemo.

«Da un paio di anni, d’inverno, io e mio fratello prendiamo un appartamento a Malaga, nel sud della Spagna. Mi trovo alla grande, ci si allena bene… E anche questo inverno mi sono preparato con molta calma. Poi in stagione credo che verrò qui in Italia. Vorrei una zona tranquilla e lontano dal traffico… tanto più dopo le brutte notizie di questi ultimi tempi. In questo modo tutto sarà più facile per stare vicino al team, poter viaggiare con loro, andare in aeroporto…». 

«Con mio fratello? Adesso è lui l’uomo da seguire! Anche se è più giovane, ci siamo scambiati i ruoli… Il sogno sarebbe di ritrovarci un giorno insieme in squadra».

Il ceco ha iniziato la sua stagione al Saudi Tour
Il ceco ha iniziato la sua stagione al Saudi Tour

Dal Saudi al Giro

Da ieri Karel Vacek è impegnato al Saudi Tour. Come i suoi compagni lotterà per guadagnarsi un posto al Giro d’Italia, la vetrina più importante, il sogno… la corsa delle corse.

Il boemo è un buon corridore e ha tutte le carte in regola per poter fare bene. La preparazione invernale, come lui stesso ha detto, è stata buona e ora c’è “solo” da mettere a frutto i tanti chilometri macinati.

«Io nasco scalatore – dice Vacek – ma poi con il tempo ho imparato a difendermi anche su altri terreni. Nel nuovo ciclismo devi adattarti ai percorsi più veloci, anche se di certo non sono un velocista. Però nelle classiche tengo bene e tutto sommato anche le crono mi piacciono. Poi più la gara è sofferta e meglio è per me e quindi cercherò di fare il massimo nelle corse più dure».

La favola di Tivani riprende slancio con la Corratec

28.01.2023
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German Nicolas Tivani arrivò alla Unieuro Trevigiani di Mirko Rossato e Marco Milesi nel 2017, quando aveva 22 anni e della vita non sapeva poi molto. Con lui, in quell’avventura in terra italiana, c’era un gruppetto di gente molto forte, come Joao Almeida e Simone Ravanelli e dall’anno dopo anche Fedeli e Filippo Zana.

L’argentino, che da quest’anno corre con il Team Corratec, da queste parti lo chiamano “El Ardilla”, lo scoiattolo. In Europa vinse corse come il Giro di Serbia, mentre in altre si piazzò, tanto che la UAE Emirates lo volle per uno stage. Lui fece le sue prove, ma evidentemente non scattò l’amore. Nel frattempo la Trevigiani chiuse i battenti e a Tivani non restò che rimettere i sogni in valigia e tornarsene a casa. Vennero quattro anni e altre vittorie nella Agrupacion Virgen de Fatima, finché Giovanni Lombardi ha preso il telefono e contattato Serge Parsani. Il ragazzo è buono, anche se ormai ha 27 anni. Ha vinto corse. E alla fine la Corratec gli ha aperto le porte.

La valigia del corridore

Qualche giorno fa, parlando con la stampa locale, l’argentino ha raccontato che fra i suoi sogni c’è la partecipazione al Giro d’Italia e come accade quando un corridore di casa ha l’opportunità di fare grandi corse, attorno a lui si sono destati curiosità e vari entusiasmi.

«Credo di poter fare qualcosa di buono – dice lui, col suo sguardo gentile – finalmente ho trovato una squadra professional e adesso dovrò recuperare un po’ prima di arrivare in Europa. Il mio obiettivo è sempre stato tornare e adesso ci sono riuscito. In Argentina lascio gli affetti, è la cosa più difficile, ma parto con il sogno di fare cose belle e di continuare a crescere come atleta. Dopo il 2018 non ricevetti alcuna proposta. Avevo la testa al 100 per cento per continuare in Europa, anche se probabilmente fui mal consigliato».

Il ritorno in Europa con la Corratec ha fatto di Tivani il beniamino dei tifosi argentini
Il ritorno in Europa con la Corratec ha fatto di Tivani il beniamino dei tifosi argentini

Sogni di bambini

Sono posti lontani e particolari. Chilometri e chilometri di nulla, corse polverose e grandi sogni. Bambini piccolissimi che aspettano i campioni con le loro biciclettine e la ruota fissa, immaginando un giorno forse di essere come loro. E così i campioni, nel fermarsi con ciascuno di loro, chiudono idealmente il cerchio. Tivani è appena andato a salutare suo fratello, mentre un bambino lo guardava quasi fosse un gigante.

«Sono tanto diverso dal quel ragazzino che partì cinque anni fa – sorride, riparandosi dal sole – ho fatto tante esperienze. La testa è un’altra, sono più maturo. So quali sono le cose che fanno bene e quali quelle che fanno male. E’ stato giusto venire in Italia così presto, perché comunque dalla Trevigiani ho imparato tantissimo e adesso conto di crescere ancora nella Corratec. Da qui volerò al Tour of Antalya, in Turchia. Ne ho sentito parlare, ma non la conosco. Voglio sapere tutto, scoprire quello che posso. Ai ragazzi che corrono qui dico di continuare a provare. Le cose arrivano quando meno te lo aspetti. Devi fare tutto nella vita con professionalità, non rimanere con la voglia di provare».

Un Tivani sorridente assieme a Parsani, che lo sta guidando alla Vuelta a San Juan
Un Tivani sorridente assieme a Parsani, che lo sta guidando alla Vuelta a San Juan

Partenza sprint

La sua stagione Tivani l’aveva cominciata di nuovo nella Agrupacion Virgen de Fatima, con la Vuelta a San Juan come principale obiettivo di stagione. Era carico come una molla, ma in qualche misura aver firmato con la Corratec lo ha costretto a rivedere i piani.

«Abbiamo lavorato tanto – sorride – con tante ore e tanta palestra. Ma quando ho firmato con la nuova squadra, ho un po’ frenato l’allenamento. Stavo lavorando duro per arrivare qui al massimo e poi non so quali corse avrei fatto. Invece ora la stagione è lunga e tutta da venire, servirà non sprecare troppe forze. Loro, la vecchia squadra, un po’ sono rimasti male, ma dopo la delusione iniziale, ora sono contentissimi per me.

La nuova Corratec

La nuova bici lo aspetta per andare al foglio firma della quinta tappa, quella che si conclude all’Alto del Colorado, oltre i 2.000 metri, dove la Vuelta a San Juan si è poi inchinata a Superman Lopez.

«E’ una bicicletta bellissima – dice lui con un sorriso grosso così – mi è subito piaciuta tanto è rigida. Va bene. E’ leggera e anche queste ruote Ursus sono belle e rigide e questo mi è piaciuto tanto. E’ aerodinamica, ma anche una bici da scalatore, quindi leggera e rigida».

Se la mangia con gli occhi, ma adesso arrivano Konychev e Attilio Viviani e se lo portano a firmare. La sua stagione da pro’ è appena cominciata. Debutta a 27 anni, riallacciando il filo con il sorriso di quel ragazzino che sette anni fa lasciò Pocito per inseguire il suo sogno lontano.

Veljko Stojnic, il serbo diventato toscano

24.01.2023
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Il capello corto e biondo, i lineamenti tipici dell’uomo dell’Est e un italiano praticamente perfetto, Veljko Stojnic (in apertura foto Sirotti) è ormai una colonna portante del Team Corratec. Ormai da anni vive nelle zone di San Baronto e a tutti gli effetti l’Italia e la Toscana sono la sua seconda patria.

Lo abbiamo incontrato nel ritiro della sua squadra a Montecatini mentre era indaffarato fra abbigliamento, foto, riunioni… e in procinto di spiccare il volo per la Vuelta a San Juan. Purtroppo la corsa argentina non è iniziata al meglio per il serbo. Veljko è incappato in un problema intestinale, molto frequente quando si viaggia in paesi “esotici”.

Veljko Stojnic (classe 1999) durante la distribuzione delle nuove divise
Veljko Stojnic (classe 1999) durante la distribuzione delle nuove divise
Veljko, ormai sei di casa qui in Toscana…

Eh sì, ormai sono cinque anni che sono a San Baronto. Sono arrivato nel 2018, da juniores alla Franco Ballerini e poi sono passato pro’ nel 2020 sempre qui in Toscana. E ormai sono fisso qui!

Come sei arrivato in Italia?

Nel 2018 feci metà stagione al centro UCI di Aigle, poi sono tornato a casa a metà anno. Non avevo squadra. Ho corso quel poco con la nazionale serba. Ho ottenuto dei buoni risultati e ho mandato un’e-mail ad un allenatore della nazionale slovena che conoscevo in cui dicevo che ero alla ricerca di una squadra. Lui a sua volta ha girato la mail ad alcune squadre in Italia e ha risposto la Ballerini. Mi contattò Andrea Bardelli. E mi misi d’accordo con lui per venire qui. E da lì è iniziato tutto per venire in Toscana.

E cosa ricordi?

Che non capivo tanto! Bardelli mi portava in giro, mi presentava, mi faceva conoscere tutti, ma io non capivo chi fossero e cosa mi dicevano. Ero timido. Ora invece conosco tutti in zona, saluto e parlo con tutti… come se fossi a casa mia.

Il serbo (maglia viola) all’attacco lo scorso anno al Giro di Sicilia (foto Instagram – Sirotti)
Il serbo (maglia viola) all’attacco lo scorso anno al Giro di Sicilia (foto Instagram – Sirotti)
E ormai sei toscano?

Sì! Mi piace la mentalità toscana. Sono accoglienti. Quando sono arrivato mi ha aiutato molto la famiglia Iacchi. La mia vita era difficile e loro mi hanno accolto a braccia aperte. Davvero mi hanno aiutato molto con il loro ambiente famigliare. E poi della Toscana mi piace molto la cucina, i piatti con i funghi! Ma il pane non mi piace tanto…

Come passi le tue giornate?

Per ora sto cercando casa. Sto ancora valutando se stare ancora nella zona della famiglia Iacchi a Rufina o magari trovare casa proprio qui a Montecatini, che tutto sommato è comodo anche per le trasferte. Una cosa è certa, quest’anno resto qui… in Serbia non si può fare il corridore. Sei da solo, non sempre il tempo è buono. Mi sveglio la mattina faccio colazione e poi devo solo pensare a fare il corridore. Tutta la giornata ruota attorno alla bici, dall’allenamento all’alimentazione. Non è come a casa in cui esci con gli amici o sbrighi delle commissioni per la famiglia.

Stojnic con Alessandro Iacchi. La sua famiglia ha accolto Veljko
Stojnic con Alessandro Iacchi. La sua famiglia ha accolto Veljko
Alessandro Iacchi è anche un tuo compagno qui alla Corratec. Come è correre con lui?

Alessandro è un po’ come un fratello ormai. L’anno scorso eravamo in squadre diverse, ma quest’anno ci siamo ritrovati insieme.

Sei ancora molto giovane (Stojnic è un classe 1999), che corridore sei?

Sto provando a calare un po’ di peso per cercare di andare più forte in salita. E per questo penso e spero di essere competitivo nelle gare di un giorno più dure, tipo il Giro dell’Appennino, o magari a fare bene in qualche classifica di qualche breve corsa a tappe. 

Oltre a fare bene in queste gare, qual è il tuo obiettivo quest’anno?

Migliorare, crescere e magari trovare una squadra WorldTour. Quella che mi hanno dato in questa squadra è una grande opportunità e spero di fare tanto per me e per loro.

Parsani: «Idea professional nata dopo il Lombardia»

20.01.2023
5 min
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Il Team Corratec è diventata una squadra professional. Non solo, ma parteciperà anche al Giro d’Italia e alla Tirreno-Adriatico. Serge Parsani è il direttore sportivo, ma soprattutto è il team manager di questo gruppo. Con l’ex Mapei avevamo già parlato di questo possibile salto dalla continental alla categoria superiore. Lo avevamo fatto in autunno, quando il progetto era un sogno… ben strutturato sì, ma ancora nell’aria c’erano solo parole.

Qualche giorno fa siamo stati nel clan del team toscano in quel di Montecatini, dove tra l’altro hanno la sede. E lì è stata presentata la squadra. Una press-conference per rivelarsi al mondo. In prima fila i tre diesse: Parsani appunto, Francesco Frassi e Fabiana Luperini.

Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)
Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)

Parola a Parsani

«Siamo partiti lo scorso anno – racconta Parsani – con l’idea di poter fare bene e di crescere. Il vero progetto della professional è iniziato dopo il Giro di Lombardia. C’era la squadra, serviva un manager. Io ci riflettuto una settimana e a quel punto ci siamo detti: okay facciamo la squadra professional».

«E questo è stato possibile grazie a Corratec, che ci ha permesso di migliorare e ha creduto in noi dopo la buona stagione 2022. Oggi siamo una vera squadra italiana, affiliata in Italia e con staff italiano. Non è facile reperire degli sponsor da noi e questo è un motivo in più per ringraziare Corratec.

«Lo vediamo con le WorldTour. Se loro sono su un altro pianeta è anche perché hanno la possibilità di creare, grazie a sponsorizzazioni valide, strutture che reggono nel tempo. E questo è il nostro obiettivo».

Parsani insiste parecchio sulla possibilità economica. E anche quando lo incalziamo sulle difficoltà nel divenire una professional lui taglia corto.

«Le difficoltà esistono dal momento che i soldi non ci sono – dice senza troppi giri di parole – una volta che Corratec ha creduto in noi, nel nostro progetto, siamo potuti partire con il discorso professional».

Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024
Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024

Avanti coi giovani

Per certi aspetti fu più difficile creare la squadra lo scorso anno quando si era continental che non quest’anno. Nel primo caso infatti per allestire una rosa bisogna dribblare molti parametri: numero di stranieri, numero di corridori al di sotto dei 23 anni, una parte con determinati punti, un’altra senza…

Quest’anno invece c’è stato il “problema” opposto, con tanti corridori, anche di un certo spessore che bussavano alla porta. Ma la linea principale è rimasta quella.

«Noi – dice Parsani – puntiamo molto sui giovani. Abbiamo preso Valerio Conti, che è il corridore più esperto e rappresentativo per quel che ha fatto nella sua carriera, ma ha solo 29 anni. Ed è il più vecchio della nostra rosa, pensate un po’…».

«L’età media è di 24,7 anni – interviene Frassi – Abbiamo deciso di tenere anche alcuni ragazzi che erano con noi lo scorso anno anche se non hanno raccolto grossi risultati, né li avevano ottenuti da under 23. Ma li abbiamo tenuti perché hanno dato buoni segnali. E allora perché non crederci? Perché non dargli una possibilità? Sono giovani, sono italiani, stanno maturando, erano già con noi: proviamo a portarli avanti».

Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia
Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia

E’ già futuro

La stagione della Corratec sta per partire. Scatterà fra circa 48 ore alla Vuelta a San Juan in Argentina, per proseguire poi al Saudi Tour, dove a guidare i ragazzi ci sarà anche Fabiana Luperini. Un segnale mica da ridere: una donna alla guida di un team maschile in un Paese arabo.

E poi si proseguirà con le altre corse a partire da quelle italiane.

«Se dovessimo fare il Giro – diceva Parsani appena quattro giorni fa – saremmo chiaramente contenti, altrimenti non sarà una tragedia. Sapremo farci trovare pronti e super impegnati anche con altre gare. Ma certo il Giro è tutta un’altra cosa. Il Giro cambia tutto».

E il Giro c’è. Nei giorni di Montecatini i diesse parlavano con orgoglio e anche un minimo di legittima preoccupazione di doppia e tripla attività in alcuni casi. In queste situazioni anche la logistica si complica. Servono mezzi, personale e un buon numerodi corridori. Corridori che ad oggi sono venti. Ad oggi…

Nairo sì, Nairo no

E sì, perché le voci di mercato dicono che Nairo Quintana si unirà alla squadra amaranto. Il colombiano, maglia rosa 2014, ha dichiarato in tempi non sospetti che avrebbe corso il Giro, e dalla Corratec non sono stati negati dei contatti.

Però è anche vero che Quintana esce dalla storia del tramadol e la Corratec ha firmato l’Mpcc proprio per poter guadagnare credibilità al primo anno di professional e poter accedere a gare importanti come quelle di Rcs ed Aso soprattutto.

In ogni caso si riparte dalle 12 vittorie dello scorso anno e dai tanti buoni piazzamenti.

«Siamo – conclude Parsani – un gruppo giovane, come detto. Affiatato. Affamato. E pieno di entusiasmo. Ed è su queste basi che abbiamo costruito la squadra.

«Ci sono corridori veloci come Attilio Viviani, Tivani, Dalla Valle e Konychev. Corridori scaltri e vincenti su percorsi misti come Conti, Karel Vacek, Stojnic e Gandin, forse il più scalatore del gruppo. E vere scommesse come Olivero, Iacchi e Amella. Da tutti quanti mi aspetto un grande impegno».

Per il Team Corratec c’è il design di Veloplus

19.01.2023
4 min
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Per il secondo anno consecutivo sarà Veloplus a realizzare la divisa del Team Corratec. Ricordiamo che la formazione di matrice toscana al termine della sua prima stagione nella categoria continental ha fatto un ulteriore passo in avanti nel suo processo di crescita ottenendo per il 2023 la licenza professional.

Quella con il Team Corratec rappresenta per Veloplus una partnership di assoluto prestigio. Per farci raccontare qualcosa sulla nuova divisa abbiamo deciso di incontrare Matteo Spreafico, punto di riferimento nell’azienda di famiglia. Matteo ha curato personalmente il design della nuova divisa ed è quindi la “guida” perfetta per farci scoprire le novità per la stagione 2023.

Tutti i capi del Team Corratec saranno firmati da Veloplus
Tutti i capi del Team Corratec saranno firmati da Veloplus
Quest’anno che obiettivi vi siete dati nel creare la nuova divisa?

Per prima cosa volevamo creare una divisa che creasse tendenza, ma soprattutto che riassumesse al meglio la “filosofia” Veloplus: materiali innovativi per garantire il massimo della performance e un design estremamente pulito. Come azienda facciamo sempre molta ricerca, cercando di anticipare quelle che saranno le tendenze future in termini di colori e materiali. Nel fare tutto ciò seguiamo un percorso stilistico ben preciso. Quando abbiamo iniziato a ideare la maglia del Team Corratec, ci siamo chiesti per quale motivo l’abbigliamento da ciclismo non potesse essere anche elegante, come lo è in altri sport. Siamo partiti da questa domanda. Il nostro obiettivo era quello di portare un po’ di moda nel mondo del ciclismo e credo ci siamo riusciti.

Partiamo dalla maglia. Lo scorso anno ha colpito subito per il suo colore davvero singolare. Che cosa possiamo dire al riguardo?

Per il 2023 il colore rimane invariato. Anche quest’anno la maglia sarà infatti di color vinaccia, spesso chiamato anche color Borgogna. Come il nome stesso fa intuire, si ispira al rosso intenso tipico del vino. E’ un colore che ci piace, che si fa notare in gruppo e siamo sicuri che sarà a breve un colore di tendenza…anzi, lo è già.

Dal punto di vista tecnico, che novità ci sono?

Siamo di fronte ad un capo estremamente performante e dalla vestibilità ultra-fit. La maglia è leggerissima, con un peso finale di 110 grammi. La parte anteriore è composta da un tessuto dalla mano morbida e piacevole sulla pelle. La chiusura è garantita da una zip nascosta da soffietto che assicura continuità grafica. La parte posteriore invece si caratterizza per un tessuto microforato capace di consentire il ricircolo dell’aria e una conseguente miglior traspirazione. La manica a giro è realizzata in tessuto a taglio vivo rigato per essere più areodinamica, aderente e naturalmente confortevole. Il collo basso è perfettamente anatomico e segue la posizione ergonomica dell’atleta in bici evitando che si possano creare fastidiose pieghe.

A livello di grafica le maggiori novità sembrano riguardare il pantaloncino.

Esatto. La scorsa stagione era di colore nero. Da quest’anno è di colore verde acqua, ed è molto simile al color Tiffany. Si tratta di un colore che ha trovato la sua massima popolarità negli anni Cinquanta, specialmente nel settore della moda. E’ un colore fresco che richiama la natura con le sue particolari sfumature raffinate. Nella parte finale del pantaloncino è inoltre prevista una fascia composta da più colori sfumati che richiamano la stessa fascia presente sulla maglia. Il risultato finale del kit completo è decisamente armonioso.

Passando al rapporto con il team, come vi siete mossi a livello di definizione delle taglie?

Abbiamo avuto un primo incontro conoscitivo con la squadra che è servito per prendere le misure, soprattutto per quel che riguarda i nuovi arrivati. Al momento della consegna del primo lotto di materiale ne abbiamo approfittato per fare quei piccoli aggiustamenti, ove necessari, affinché ogni atleta del team possa avere la sua divisa su misura. Questo incontro ci è anche servito per parametrarci sul numero di kit da realizzare per ogni singola taglia. Al momento ci stiamo già concentrando su una nuova divisa estremamente leggera e traspirante che sarà presentata prima dell’estate e di cui avremo sicuramente occasione per parlarne.

Veloplus

Conversazione con Attilio Viviani. Quante sfide in vista

19.01.2023
6 min
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Attilio Viviani si appresta ad affrontare una stagione molto importante, una di quelle che potrebbe dare una svolta alla sua carriera. E’ arrivato al Team Corratec e qui se non ha le chiavi in mano, poco ci manca. Ed è la prima volta da quando è pro’.

Il veronese, fratello d’arte, viene da due esperienze importanti, una addirittura nel WorldTour. Ha infatti corso in Francia con la Cofidis e in Belgio con la Bingoal Pauwels. Ora riparte “da casa”. Lo scorso anno ha anche sfiorato la vittoria. A 26 anni è ora di esplodere. E i presupposti ci sono tutti.

Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Attilio, torni a correre in Italia: cosa ti sei portato dietro da questa esperienza all’estero?

Tantissimo, sia dal punto di vista tecnico che di altro, come aver imparato lingue. E questa cosa me la ritrovo anche qui. Ci sono alcuni ragazzi che non parlano benissimo l’italiano, lo impareranno strada facendo come ho fatto io alla Cofidis con il francese. In questo modo anche loro trovano sempre un appoggio in me per qualsiasi domanda o dubbio che hanno. E credetemi è una cosa importante.

E poi ci sono gli aspetti più tecnici…

Mi porto dietro le esperienze in Cofidis, le vittorie con loro nel 2021 aiutando Elia in un calendario totalmente WorldTour. Lì ho perso forse l’occasione di fare risultati, ma ho colto in pieno l’occasione di fare esperienza dalla A alla Z, perché nel WorldTour devi essere sempre pronto. Come corridore quindi sono cresciuto tantissimo. E l’anno scorso alla Bingoal ho imparato a correre meglio in Belgio. E lì ci sono corse che mi piacciono un sacco e adatte. Anche da lì ho portato via un bel bagaglio di esperienza perché si va nella patria del ciclismo. Non solo ci corri ogni giorno…

Ma ci vivi proprio…

Esatto. Non vai su quella volta o due per questa o quella classica. Lo vivi nella quotidianità.

Attilio, parli con estrema maturità. Evidentemente è una caratteristica di famiglia! Ora sei alla Corratec, squadra giovane, più “familiare”, ma questo ambiente ti dà anche delle responsabilità e ti può far crescere. Qui non sei uno dei tanti: come vivi tutto ciò?

Me la sento eccome. E infatti ho accettato subito ad occhi chiusi questa proposta proprio perché è quello che voglio. Voglio esprimere innanzitutto le mie potenzialità e tornare ad essere quello che vince. Io e la Corratec ci sposiamo alla perfezione. Poi so bene che da questa intervista alla strada c’è tanto lavoro tutto deve andare bene. Ma io e la squadra abbiamo stessi stimoli e stessi sogni.

La scorsa stagione Attilio (al centro in giallo) ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
La scorsa stagione Attilio ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
Tuo fratello ti ha dato consigli anche su questo aspetto?

Mio fratello mi dà consigli ogni giorno. Sappiamo il professionista che è, quello che ha fatto, quello che ha passato – perché tanti magari non sanno quello che affronta ogni volta ma io sì – e se sono il corridore che sono è anche grazie a quello che mi dice lui. Elia è una strada da seguire. Ma bisogna anche capire quando arriva il momento di staccarsi, perché io sono io e lui è lui.

Pensa se il prossimo anno vi ritrovate alla Sanremo da rivali!

Intanto – ride Viviani – fino allo scollinamento del Poggio, se lo scolliniamo davanti, saremo amici… quasi fratelli! Penso che mamma, il nostro altro fratello, papà e tutti quanti a casa sarebbero contentissimi. E da lì quello che viene… viene. Non si scollina mica in tanti sul Poggio. Poi siamo tutti e due veloci… Scherzi a parte, la Sanremo è il sogno di tutti gli italiani veloci, anche se in queste ultime edizioni piace di più anche agli scalatori, vedi Pogacar, e per noi velocisti si fa più dura. Però la Sanremo resta sempre quella vinta da Petacchi o da Pozzato, che anticipa nel finale su un gruppetto folto. E questo non ti limita in partenza, anche se sei un velocista.

Che rapporto hai con la salita?

E’ dura! Si sale sempre più forte negli ultimi anni. Soprattutto dal post pandemia c’è stato un incremento del livello da parte di tutti. Incredibile. E ci si lavora tanto. Da come vanno le corse lo sprinter da 80 chili non ci sarà più. Ma da una parte tutto ciò va a vantaggio dei velocisti leggeri come me o come Elia.  

Cosa significa: “ci si lavora tanto”?

Per vincere una volata la prima cosa che devi fare è disputarla! Quindi devi superare le salite e anche benino, poi la volata ce l’hai e chiaramente continui a curarla. Ma non sai quanti uomini hai, chi ti può aiutare… Non c’è più il treno di una volta dove c’erano omoni da 80 chili che si mettevano in fila. Contro Cavendish non è mai facile vincere, ma in quel periodo vinceva tutto, anche per il treno che aveva. Quindi ci adattiamo e ci alleniamo anche per questo. Come dicevo prima non bisogna partire per una Sanremo già sconfitti.

Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Qual è il tuo programma di gare?

Adesso inizio dall’Argentina, poi quasi sicuramente andrò in Turchia ad Antalya. Anche per questo ho già una buona forma e ho fatto delle velocizzazioni in pista in questi ultimi giorni. E le ho fatte non solo per il meteo. Ci chiudevamo in pista anche col sole perché cercavamo brillantezza. Voglio partire bene.

Cosa ti aspetti dalla Vuelta a San Juan? 

Vado in Argentina con delle belle aspettative. Prendo quello che viene, ma puntiamo abbastanza in alto. E’ importante partire bene. Ne parlavamo anche con Serge (Parsani, ndr): troveremo tante squadre WorldTour che non si nasconderanno perché partire bene è importante anche per loro. Significa che tutto va subito meglio, nel team non si litiga mai… Poi da lì, andando ad Antalya, dove il livello è un attimo più basso, spero davvero di fare bene, anche se vincere non è mai facile.

Dal punto di vista tecnico come ti stai trovando? La vostra Corratec sembra bella filante, ideale per gli sprinter….

Ed è anche abbastanza leggera. E’ una bici scorrevole. Poi in allenamento non hai mai la possibilità di provarla ad alte velocità, ma nei giorni di Montecatini con doppie file anche a 50 all’ora, senti che la bici va. Ti sostiene bene e questo nel ciclismo d’oggi conta un sacco. 

Hai parlato di doppie file, quindi avete provato anche i treni?

Diciamo che siamo tutti giovani, ma ci conosciamo da tempo. Dalla Valle lo conosco dai tempi della Colpack, idem Tivani che abitava a Padova e certe volte ci allenavamo insieme. Konychev ha un’ottima esperienza, anche perché ha guidato velocisti di prima fascia fino all’altro giorno. Come dicevo nel ciclismo d’oggi non c’è più un vero treno e vedremo come organizzarci di corsa in corsa. Ma ormai 18-19 squadre su 20 non ce l’hanno. Per questo è importante che già ci conosciamo e continueremo a conoscerci in ogni minimo dettaglio.