Giro, Tour e Belgio: per Dainese un’estate di straordinari

18.01.2023
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Alberto Dainese è un classe 1998 e lo scorso anno quando aveva 24 anni si è sciroppato Giro d’Italia e Tour de France. Ora si appresta ad iniziare la sua quarta stagione da pro’. Giovane quindi, ma già “esperto”.

Un grosso impegno, ma il corridore della Dsm i due Giri non solo li ha fatti, ma li ha conclusi bene e nelle 42 tappe complessive è anche riuscito ad alzare le braccia al cielo.

La vittoria al Giro di Dainese. Il veneto tra inizio Giro e fine Tour ha inanellato 47 giorni di gara su 85
La vittoria al Giro di Dainese. Il veneto tra inizio Giro e fine Tour ha inanellato 47 giorni di gara su 85
Alberto, il cittì Daniele Bennati ha detto che alla tua età fare due grandi Giri nella stessa stagione è un po’ troppo, tanto più ravvicinati come Giro e Tour, e alla fine sei arrivato stanco all’europeo. Cosa ne pensi?

L’ha detto prima o dopo del Tour?! In effetti è stato parecchio nel suo insieme, soprattutto perché tra Giro e Tour ho fatto anche il Giro del Belgio. E si è fatto sentire, ma è stata un’esperienza anche quella. Più dura di così non si poteva fare!

E come ti sei sentito?

E’ andata bene al Giro e un po’ meno al Tour, perché ero un po’ stanco e affaticato. Anche se devo dire che nell’ultima settimana le cose sono andate meglio. Ho colto un terzo posto. E tirando le somme posso dire che è stato giusto farle entrambe.

Andare bene alla “sesta” settimana, significa molto. Piuttosto, perché nel mezzo hai fatto anche il Belgio? Il Tour forse non era nei programmi?

Diciamo di no. Non me lo hanno comunicato proprio all’ultimo momento, ma inizialmente non dovevo fare il Tour. La decisione è arrivata nel mezzo. E quando me lo hanno detto sono rimasto un po’ così… L’ho presa come allenamento!

Alberto Dainese (a sinistra) con Milesi durante l’intervista via web
Alberto Dainese (a sinistra) con Milesi durante l’intervista via web
Si dice che i grandi Giri, specie ai giovani, facciano aumentare la cilindrata, a te questa immensa mole di lavoro ha lasciato qualcosa in più?

Ho fatto esperienza in tutti e tre i grandi Giri e ormai so più o meno cosa mi aspetta in quello successivo. Ora non so ancora i programmi di quest’anno, se ne farò uno, nessuno o tutti e tre, di certo è stato un bell’aiuto fisico e non solo. Ho acquisito un bel bagaglio di esperienza.

E rispetto al Dainese dell’anno scorso, in questi primi allenamenti ti senti più forte?

Un po’ sì, sento di stare meglio. Poi mi alleno con “l’individuo” qui a fianco (il riferimento è a Milesi, ndr) e in salita mi tira il collo. Sento più consapevolezza nei miei mezzi e poi è una maturazione naturale immagino, con l’età che va avanti. Ma credo conti anche l’esperienza in generale: il preparasi meglio, il saper mangiare… e in questo i grandi Giro ti aiutano un sacco. Anche perché devi organizzarti e capisci che non puoi sgarrare. 

Dopo la tua bella stagione ti hanno affidato un uomo di riferimento? Hai anche tu il Guarnieri della situazione?

In Dsm stanno investendo più sul creare un gruppo per la volata che su un uomo singolo, in questo modo quando si va alle corse e qualcuno non c’è, tutti sanno cosa devono fare… Però è arrivato Alex Edmondson dalla BikeExchange–Jayco e penso sia stato un buon acquisto perché lui tirava le volate a Gronewegen e sa bene come muoversi negli ultimi chilometri. Ha esperienza e questa serve soprattutto con noi che siamo giovani. Pensate che io sono il dodicesimo corridore più vecchio in squadra e non ho ancora 25 anni. 

In ritiro Dainese e compagni hanno provato diverse volate (immagine da Instagram)
In ritiro Dainese e compagni hanno provato diverse volate (immagine da Instagram)
State provando anche i treni?

Sì, abbiamo fatto delle prove, ma non solo per le posizioni, anche per tornare a stimolare le alte intensità, le alte velocità. Magari dopo l’inverno ti manca qualcosa… ma questa è anche la parte più divertente dei ritiri! C’è una valle in Spagna dove facciamo questi sprint… Certo, in gara è totalmente diverso, visto che ci sono 180 corridori che cercano di fare lo stesso, ma serve.

E sui materiali?

Già prima del Tour mi avevano dato la Scott Foil, che è la bici che adesso abbiamo tutti, e già quello era stato un netto miglioramento, soprattutto per le volate. Poi quest’inverno, come tutti, ho cambiato sella e manubrio grazie all’arrivo di Syncros. Sono riuscito ad allungarmi un bel po’, due centimetri, mentre ho mantenuto la piega da 42 centimetri: ho le spalle larghe.