Simone Consonni e Filippo Ganna, due artefici dello storico oro azzurro nel quartetto a suon di record del mondo

Consonni 1 / La lunga rincorsa e quell’urlo a 220 battiti

18.08.2021
7 min
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Ti immagini quando alla partenza della corsa in Belgio, fra due giorni, inizieranno a chiamarti Champion Olympique? Consonni fa una pausa e sorride, le tante attenzioni continuano a sembrargli strane. Sono passate due settimane dall’oro nel quartetto di Tokyo e quel suo urlo liberatorio. Il bergamasco rientrerà in gruppo il 20 agosto al Gp Marcel Kint che parte da Kortrijk, nella culla del ciclismo fiammingo. Da lì correrà il Tour Poitou Charentes e poi dritto fino al Gp Plouay. Dieci giorni, scherza, per togliere la ruggine dalla bici da strada. Ieri si è allenato per sei ore, prima e unica distanza prima del debutto. Ma il nastro riavvolto è fermo alla metà di febbraio, quando il ginocchio faceva male e non si sapeva quando avrebbe iniziato a correre.

Avresti mai detto che di lì a sei mesi saresti stato campione olimpico nel quartetto?

Vi dico la verità, un po’ di paura c’è stata. Il ginocchio è stato il mio secondo stop, perché a gennaio già c’era stato il covid. E quindi magari i primi 15-20 giorni di stop ci possono stare, però poi quando vedi che la sfortuna si accanisce, dici: «Porco cane, ma proprio durante l’anno olimpico?». Però fortunatamente a casa c’è chi è riuscito a tranquillizzarmi, quindi alla fine l’ho vissuta bene e sono riuscito a ripartire. 

Metà di febbraio, il quartetto gira, Consonni è al palo per il ginocchio. Con Compri e Morini si parla di esercizi tonificanti
Metà di febbraio, il quartetto gira, Consonni è al palo per il ginocchio. Con Compri e Morini si parla di esercizi tonificanti
Bene, insomma…

La prima corsa l’ho fatta a marzo perché mancava un corridore per il Gp Monseré e mi hanno steso (ride, ndr). Praticamente mi sono trovato senza la sensibilità nel braccio destro e ho pensato ci fosse una maledizione. Un altro mese fermo ai box prima del Giro sarebbe stato una mazzata, invece non c’era niente di rotto e con un po’ di fortuna sono ripartito con la tranquillità della Cofidis che, pur non avendo corso da inizio anno, non ha cambiato il mio programma. Per cui Giro d’Italia, per poi staccare e pensare completamente alle Olimpiadi. Con due mesi abbondanti e fatti bene dopo il Giro, sapevo che a Tokyo ci sarei arrivato nel modo giusto.

Però a ben guardare eri spesso anche in pista…

Tutto l’anno cerco di fare lavori per strada e pista, lavori di cadenza o partenze da fermo. Magari l’anno prossimo, ora che le Olimpiadi sono alle spalle, mi piacerebbe focalizzarmi per cercare di dare belle soddisfazioni alla squadra, visto che comunque non è da tutti lasciare due corridori lontani dalle corse per tre mesi. E vedendo come ha reagito il fisico di Elia dopo Rio, direi che le prospettive dopo l’impressionante blocco di specifico che abbiamo fatto sono incoraggianti. Spero di essere bravo a gestire bene il rientro su strada, perché le corse si decidono dopo 150-180-200 chilometri e ieri la sesta ora l’ho proprio sentita

Villa ha sofferto nel fare le scelte, sapeva di avere un gruppo formidabile
Villa ha sofferto nel fare le scelte, sapeva di avere un gruppo formidabile
Dai, parliamo di cose belle. Come è stato a Tokyo?

E’ stato bello, perché siamo andati giù consapevoli di quello che abbiamo fatto, del lavoro, dei dettagli, dell’impegno che ci abbiamo messo in questi 5 anni. Il nostro gruppo parte da lontano ed è stata la trasferta in cui mi sono divertito di più, pur essendo professionale al 100 per cento. Il salto di qualità lo fai così. Sono ragazzi con cui vado anche in vacanza e quindi sapevo che sarebbe stata una bella avventura e non poteva finire meglio. Sembrava proprio scritto, mi sentivo in un film. Dopo anni di delusioni e semifinali perse per meno di 1/10 e le Olimpiadi di Rio arrivate in modo rocambolesco e finite a pochi centesimi dalla finale per il bronzo, l’oro di Tokyo era l’unico finale possibile.

La fase delle selezioni è stata pesante anche per voi che partivate?

Dico la verità, sono stati i giorni più duri da quando ho iniziato la preparazione, perché comunque si sapeva che lasciavamo in Italia non solo Scartezzini, ma tutti quelli che hanno collaborato con noi, a Montichiari e Livigno, il pesonale, lo staff. E’ stato come dividere un gruppo solido e penso che quello che ha sofferto di più, quello che vedevo veramente col cuore distrutto, è stato Marco (Villa, ndr). L’ultimo giorno gli sono andato vicino, gli ho dato una pacca sulla spalla e gli ho detto in bocca al lupo. Quasi non trovava le parole per rispondere. 

La fatica finale per passare allineati a Ganna è stata enorme per Simone e per Milan
La fatica finale per passare allineati a Ganna è stata enorme per Simone e per Milan
Potevamo anche non vincere?

Prima di partire ho detto: «Ragazzi, possiamo vincere come possiamo fare quinti». La Danimarca si sapeva che andava forte. La Nuova Zelanda ci ha fatto penare fino all’ultimo. L’Inghilterra con il suo kit olimpico, fra bici e body, va fortissimo. L’Australia ha una storia… Eravamo 5 nazioni pronte per qualsiasi gradino del podio.

Tensione a mille?

Le sensazioni e il feeling con la pista sono state subito buone e poi c’era feeling tra di noi. Personalmente ho sofferto tanto di più la semifinale, perché era una prova da medaglia. Superarla voleva dire salire sul podio olimpico. Quello che ho sempre sognato da quando ho iniziato a fare quartetti.

Nessun tremore prima della finale?

Siamo partiti quasi sicuri di battere la Danimarca. Non so come dire, non ci siamo neanche parlati e non mi sono reso conto di niente. E’ stato un “all in” dal primo giro all’ultimo. Sinceramente non ho mai visto come fossimo messi. Mi è scappato l’occhio a metà prova ed eravamo a decimi. L’unica cosa che mi ricordo, è stato quando ho alzato lo sguardo alla fine e sul tabellone c’era scritto Italy e World Record. E quindi ho capito che doveva essere successo qualcosa di bello.

L’urlo con il cuore già a 220 battiti con cui Consonni ha scaricato la tensione
L’urlo con il cuore già a 220 battiti con cui Consonni ha scaricato la tensione
Miracolo Ganna?

Ci stava che Pippo potesse fare quel finale da urlo. Sappiamo che se lo lasciamo a tre giri, ci porta all’arrivo. Se lo lasciamo a quattro, ci porta all’arrivo. Se lo lasciamo a due, ci porta arrivo. Sapevamo però che, come in tutte le altre prove, era importante la partenza. Deve essere forte e non bisogna farla soffrire proprio a Ganna. Lamon è stato preciso, un vero metronomo. Si è inventato una partenza un po’ più brillante. Era l’ultimo quartetto, dentro o fuori. Si parte a tutta e si arriva a tutta. Pochi calcoli, neanche noi pensavamo di partire così forte, però niente di studiato molto a tavolino.

E poi?

Abbiamo fatto la nostra corsa. Siamo partiti forte e abbiamo messo pressione ai danesi. Poi abbiamo fatto quei tre giri a 13.7 (dai 2.750 ai 3.250 metri, ndr) che ci hanno un po’ rovinato lo score generale, perché si girava sempre a 13.4 massimo e poi Pippo ci ha riportato a 13.3 e poi 13.2. Nell’ultimo giro siamo stato bravi Milan ed io a tornar su e arrivare insieme, ma vi posso assicurare che non è facile. Perché noi siamo già a tutta alla seconda tirata. Quando poi io cambio e mancano ancora sei giri… sono in acido completo (ride, ndr). Cerco solo di non staccarmi. E’ stato bello e Milan è stato veramente impressionante perché a vent’anni fare una cosa così

L’adrenalina iniziale è scesa, la gola brucia ancora per quell’urlo, Consonni si racconta in pista
L’adrenalina iniziale è scesa, la gola brucia ancora per quell’urlo, Consonni si racconta in pista
Il mondo si è inchinato.

Abbiamo lavorato tanto, abbiamo sofferto tanto. Mi ricordo quando facevamo fatica a entrare nei primi 8 al campionato europeo e guardavamo le finali dagli spalti a chiederci come fosse possibile che facessero 3’59”. Questa volta sono gli altri ad aver guardato dagli spalti il nostro 3’42″032. Non c’è qualcosa di più grande di una finale olimpica, ti resta dentro per sempre. Scendere, vedere tutti i ragazzi. Marco e lo staff. Il segreto della mia emozione è stato veramente averla condivisa con gli altri. Mi viene da piangere anche adesso. E’ una cosa proprio spaziale vedere i tuoi amici e gioire con loro. Essere con loro sul podio. E’ indescrivibile. Veramente non riesco a trovare parole…

Giravi e urlavi, sei parso trasfigurato…

La fregatura è stata che sono arrivato a tutta, non avevo mai fatto tanta fatica in vita mia. Quando ho visto che avevamo il record del mondo, mi è salita un’emozione assurda e quindi ho iniziato a urlare. Ho tirato proprio un urlo e tutta la tensione l’ho buttata fuori. Quindi ero già a 220 battiti e con l’urlo mi sono messo kappaò da solo. Probabilmente fare un minutino di recupero non sarebbe stato male…

Simone lascia il treno e per un giorno sogna in proprio

23.05.2021
3 min
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Nessun treno, era la sua occasione, quella da non fallire. Quando Simone Consonni arriva alla transenna dietro cui lo aspetta la sua ragazza Alice, ha l’espressione sfinita e insieme felice. Lei gli dà dei colpetti affettuosi sul casco, mentre gli uomini della Cofidis lo raggiungono per allungargli una bottiglietta da cui bere e una mantellina, visto che sta ricominciando a piovere.

«Con Elia stamattina ci siamo parlati – dice Simone mentre un elicottero rende difficile sentirsi – e mi ha dato via libera. Lui era controllato da Sagan e Cimolai per la maglia a punti e così sono partito per prendermi la mia occasione. Ero già entrato nel primo gruppo prima della caduta e ci hanno fermato. Ma quando hai un giorno per te, non puoi lasciarlo andare».

Simone Consonni è entrato nella fuga sin dal mattino e ha retto bene sugli strappi
Simone nella fuga sin dal mattino e ha retto bene sugli strappi

Il gioco delle coppie

La dannazione è stata ritrovarsi in fuga contro delle vere squadre, perché come anche ieri verso lo Zoncolan, alcuni corridori sono riusciti a portare con sé dei compagni con cui gestire il finale. Lo stesso Campenaerts, che ha vinto, ne aveva ben due.

«Questo è il motivo per cui alla fine non siamo rientrati – dice – perché dietro non tutti collaboravano, dovendo proteggere i compagni davanti. I due ci sono scappati in pianura e non era semplice andargli dietro, però sono contento di essere rimasto nel gruppetto sugli ultimi strappi».

Nella volata per il terzo posto, Consonni ha perso da Arndt
Nella volata per il terzo posto, ha perso da Arndt

Tokyo chiama

Sarebbe stata una bella volata. Il quarto posto e la capacità di reggere sugli strappi fanno capire che la condizione è buona, malgrado i problemi al ginocchio che hanno spostato il suo debutto stagionale ad aprile. Sarebbe stata una bella volata, ma è comunque un bel segnale sulla strada per Tokyo.

«Sto bene – dice Simone – ed è in condizione anche Elia. Pippo (Ganna, ndr) va forte, lui va sempre forte. Stiamo tutti bene».

Stamattina alla partenza, il loro allenatore Dietro Bragato raccontava che subito dopo il Giro, i ragazzi di Marco Villa raggiungeranno la nazionale in un ritiro in altura, che potrebbe essere Livigno, se smetterà di nevicare. Il gruppo è unito. A Verona, per salutarli, Scartezzini e Lamon erano assiepati come tifosi dietro alle transenne.

Dopo il traguardo, il fiato per raccontare la giornata: la sua occasione
Dopo il traguardo, il fiato per raccontare la giornata: la sua occasione

Un giorno buono

Due colpi di tosse e capiamo che è tempo di lasciarlo andare, con un’ultima domanda: che cosa ti fa capire questa fuga?

«Non so ancora che corridore posso diventare – dice – se uno che tira volate o altro. Però oggi mi sono proprio divertito. E finché ci si diverte, a me sta bene. E poi non era neanche tanto freddo oggi, è stata una bella giornata».

Lafay alla scuola di Martini: vincere rischiando di perdere

15.05.2021
4 min
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«Ieri lo avete visto davanti a tirare per tenere al riparo Elia e i velocisti – dice Damiani ben soddisfatto per la vittoria di Lafay – tanto che quando stamattina abbiamo parlato di entrare nelle fughe, lui ha assicurato che si sarebbe buttato, ma aveva paura di avere già speso troppo. Invece stava ancora bene. Ha raccontato Elia che in corsa si sono mossi a rotazione per entrare nei vari tentativi, ma che lui ha provato ad infilarsi in tutte…».

Al via da Foggia e lungo il percorso, il gran calore del Sud
Al via da Foggia e lungo il percorso, il gran calore del Sud

Uomo squadra

In casa Cofidis stasera si brinda, sul fondo si sentono risate e il vociare di quando c’è qualcosa da festeggiare. Il vincitore ha appena finito di raccontare il suo punto di vista e sta facendo la doccia e di colpo salta alla memoria che ben prima di partire per il Giro, Damiani aveva fatto il suo nome.

«Avevo speso molte energie già nella prima parte di tappa per entrare nella fuga – ha raccontato Lafay – ci sono stati vari tentativi, ma il gruppo non lasciava molto spazio. Poi finalmente la fuga è partita e dopo un po’ il gruppo ci ha lasciato fare. A quel punto ho potuto recuperare un po’ di energie. Nel finale ci sono stati diversi attacchi. Quando ho allungato e ho visto che nessuno mi seguiva mi sono meravigliato. Non riesco ancora a credere di aver vinto una tappa al Giro!».

Restare a galla

Damiani pensa e ricorda. Il ragazzo esce da due anni un po’ balordi, tra infortuni e acciacchi vari. Racconta che l’anno scorso ha fatto la Vuelta, ma che al Giro è al debutto.

«Alla Tirreno-Adriatico – dice – abbiamo capito che al Giro avremmo avuto bisogno di due o tre elementi che ci tenessero a galla. Tre settimane senza niente sarebbero state troppe, invece così siamo tutti più sollevati. Queste sono vittorie che cambiano la carriera, a patto che adesso Victor rimanga con i piedi per terra e continui a progredire. Sa fare bene il suo lavoro e può investire su se stesso».

Lafay, grande freddezza nel finale: un solo attacco per riprendere Carboni e vincere
Lafay, grande freddezza nel finale: un solo scatto e vittoria

Martini insegna

Quel che colpisce della sua tappa è stata la freddezza. Mentre davanti Campenaerts e Carboni davano fuoco prematuramente alle polveri, Lafay è rimasto indietro fino al momento dell’unico scatto che aveva previsto di fare.

«Alfredo Martini – dice Damiani, ricordando anche i suoi anni in nazionale – diceva sempre che per vincere bisogna rischiare di perdere. C’è stata una bellissima collaborazione fra il corridore e l’ammiraglia che lo seguiva. Nei giorni scorsi avevamo messo un bel pallino rosso accanto a questa tappa. Ci preoccupavano Gougeard e Oliveira, ma Victor è stato capace di fare uno scatto solo, quello per vincere».

Questa vittoria può cambiare la carriera di Lafay, ma per Damiani deve essere un punto di partenza
Questa vittoria può cambiare la carriera di Lafay

A cena con gusto

E così, in questo clima sollevato, Roberto racconta ancora che Lafay viene da vicino Lione e che è un ragazzo spesso sorridente, che vive il ciclismo in modo molto tranquillo. E’ un passista scalatore. Volevano lasciare un giorno di riposo ai velocisti, permettendo loro di arrivare nel gruppetto e salvare le gambe per le prossime volate: serviva andare in fuga e che fosse una fuga buona. Di conseguenza, in serate come questa, è bello andare a cena sapendo che un’azione pianificata è andata a buon fine. I cugini della Groupama si godono il secondo giorno in rosa, ma almeno adesso non si deve più guardarli dal basso. La cena sarà indubbiamente più gustosa. Fermo restando che in questo angolo di Campania, non serve certo un pretesto per mangiare alla grande.

Peter il guastatore, scruta il cielo e vive alla giornata

10.05.2021
3 min
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Piove forte su Biella, le previsioni questa volta l’hanno detta giusta e anche i piani dei velocisti rischiano di saltare in aria. I corridori hanno una gran fretta di firmare e tornare sul pullman, per coprirsi meglio, prendere un caffè che li scaldi e per aspettare all’asciutto i minuti che mancano alla partenza. Furtivo come un cecchino e silenzioso come uno che non vuole farsi notare, Peter Sagan attraversa il raduno di partenza con lo sguardo lucidissimo.

Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila
Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila

Il campione slovacco fa buon viso nell’ultima stagione con la Bora-Hansgrohe e mentre c’è chi si guarda intorno per lui, il suo scopo è quello di tornare a vincere. I rapporti con Ralph Denk, il manager della squadra, non sono più dei migliori, al punto che l’altro si è tolto lo sfizio di rilasciare interviste in cui ha detto di non immaginare un futuro per Peter nella sua squadra.

Profezia Viviani

Ieri Viviani è stato piuttosto chiaro: se piove, cambia tutto. Perché gente come Ulissi e come Sagan faranno di tutto per far fuori i velocisti. Ulissi contro Sagan, come l’anno scorso ad Agrigento, anche se laggiù quel giorno c’era il sole.

L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…
L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…

«Tutti se lo aspettano – dice Peter – e allora vediamo come si mette la gara. Io sto bene. Il tempo è brutto per tutti, non mi posso lamentare. Credo che ci sono tante aspettative e per me il tempo non fa differenza. E poi adesso piove, magari all’arrivo migliorerà. Vedremo».

Un anno strano

La sensazione è che Peter abbia deciso di selezionare meglio le tappe cui puntare. Continuerà a buttarsi nelle volate, ma l’idea è quella di andare in caccia di traguardi più duri, come l’anno scorso a Tortoreto.

«Mi sembra ieri che sia finito il Giro 2020 – accenna un sorriso – e siamo di nuovo qui. Sono venuto per vincere qualche tappa e provare a conquistare anche la maglia ciclamino. L’inizio di stagione è stato difficile per il Covid. Ho fatto il massimo per essere pronto alle classiche, ma quando hanno cancellato la Roubaix, ho deciso di prepararmi bene per il Giro ed essere competitivo. La vittoria al Romandia è stata un bel segnale.

Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali
Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali

«L’importante sarà stare bene e vedremo giorno per giorno. Ieri è venuto un quinto posto in una tappa molto veloce, un buon risultato. Non sono un velocista, sono felice perché ho capito che la condizione c’è. E sono felice anche perché non sono caduto o qualcosa di peggio».

Poi si avvia. La tappa è appena partita. Ci sono da fare 190 chilometri fino a Canale e a partire dal chilometro 114 si comincerà a salire. L’aria è frizzante, ci sono 16 gradi. Appuntamento al traguardo, partiamo anche noi.

Il treno accelera e intanto Consonni fa per due

10.05.2021
3 min
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Eppure ieri qualcosa nel treno di Viviani non ha funzionato. Ci sta, alla prima volata e soprattutto con quella curva ai due chilometri e mezzo dalla fine che ha rimescolato parecchi mazzi di carte. Quello della Uae Team Emirates e probabilmente quello della Cofidis. Perché non c’era Sabatini a tirare la volata di Viviani e ha dovuto farlo Consonni? Simone rilegge lo sprint e il suo bilancio è tutto sommato positivo, come quando dal primo esame ti aspetti di capire se sia tutto sbagliato oppure ci sia una base su cui costruire. E la base giusta nella squadra francese finalmente l’hanno trovata. Al punto che se dovessero venire dei buoni risultati, non è più così scontato, come invece è parso a lungo, che la collaborazione con il gruppo Viviani non possa continuare.

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Che volata è stata la prima a Novara?

E’ stata bella caotica, diciamo. Ci sono state parecchie manovre da assassini, però è normale. Hanno tutti la gamba fresca. Noi siamo stati davanti, ce l’abbiamo fatta, anche se probabilmente ho esagerato. Ho rimontato veramente parecchie posizioni al chilometro ed Elia sicuramente ha sentito questa accelerazione. Però dai, ci siamo, stiamo tutti bene quindi si può solo migliorare.

Come mai non c’era anche Sabatini nel finale?

Per un po’ siamo stati tutti insieme, poi onestamente in quel marasma si è rimescolato tutto. Nel casino dell’ultimo chilometro ci siamo un po’ tutti persi di vista. Dopo l’ultima curva, ho aspettato il chilometro. Ho visto che Elia mi ha preso la ruota e quindi ho fatto questa passata per portarlo al miglior posto in avanti. Insomma, ci sono dei bei velocisti ed è buono e bello essere lì davanti.

Tu come stai?

Ho avuto 2-3 giorni non troppo belli prima di venire qua. Nel senso che è arrivata tutta insieme la stanchezza, probabilmente dovuta anche all’altura e tutto il lavoro che si è accumulato. Così ho mollato, mi sono scaricato un po’ e ora sto bene.

Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Siete riusciti a provare un po’ il treno?

In corsa è un’altra cosa. In allenamento è difficile provarlo, perché mancano le dinamiche. Si può provare ad accelerare con calma, però la verità è che nel finale per portare il velocista davanti, fai un bel po’ di volate prima di lanciarlo. Quindi certe cose sono difficili da provare. Però è importante avere affiatamento anche fuori corsa.

Forse Novara con quelle curve non era l’arrivo giusto per debuttare col treno?

Diciamo che qualsiasi arrivo non è adatto (ride, ndr), perché sicuramente sportellate varie ci saranno sempre. Però, dai, ci siamo come squadra. Si prospetta un bel Giro…

Viviani, sprint sbagliato e si sfoga sui rulli

09.05.2021
3 min
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Viviani ha passato almeno un quarto d’ora sui rulli davanti al pullman. E mentre lui defaticava e smaltiva il fastidio del terzo posto, accanto sfilavano Damiani, poi Vasseur e alla fine Consonni. Dall’altra parte della transenna, a una ventina di metri, Giovanni Lombardi sorrideva dopo lo scambio di messaggi fatti di gesti e sguardi.

«Ha detto che la gamba comunque c’era – confermava il procuratore piacentino – e questo è l’importante».

Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen
Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen

Il film sbagliato

Viviani si è piazzato terzo, ma se si potesse tracciare con un carboncino la sua traiettoria sull’asfalto del rettilineo di arrivo, si vedrebbe che non si tratta di linea retta, ma di un ardito intreccio di linee.

«Siamo entrati con Simone alla rotonda – dice e intanto gira sui rulli – ero a ruota di Molano e mi sono fatto il film. Molano parte, si sposta ai 250 metri e anche se è tanto, io parto e per vincere devono rimontarmi. E alla peggio me la gioco con Merlier o Gaviria. Invece Molano si è piantato e io mi sono ritrovato con la ruota all’interno, cioè fra lui e la transenna. Errore mio, sia chiaro. Ho dovuto rialzarmi, girargli attorno e solo a quel punto ho rilanciato la volata».

Senza Sabatini

Il treno è l’argomento sensibile nella Cofidis e soprattutto nella componente italiana della stessa, Fu il treno lo scorso anno a non far decollare il gruppo Viviani ed è per questo che, sgombrando il campo dal Covid, al Giro 2021 il velocista veronese ha quello che ha chiesto ed è arrivato al via seguendo il suo percorso ideale.

«Abbiamo perso Sabatini ai due chilometri e mezzo – spiega – ma Attilio e Simone hanno fatto un ottimo lavoro. Ci siamo. E se siamo riusciti a tenere in mano la corsa in finale senza uno come Sabatini, vuol dire che i meccanismi cominciano a funzionare».

Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni
Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni

Svista Molano

Per cui diciamo che, al netto di ciò che è gestibile dal team e dal velocista, nelle volate un ampio margine è demandato alle azioni degli altri.

«Ero a ruota di Molano – dice – e pensavo: “Togliti! Dove devi andare?”. Eravamo in una semicurva a destra, sarebbe bastato che continuasse ad andare dritto, invece si è spostato. E l’ha combinata doppia. Ha costretto me a fare il giro e ha quasi buttato giù il suo compagno Gaviria. Se c’era Richeze non succedeva. E domani ci riproviamo. Siamo andati a vedere il finale, se piove si complica. Viene bene per chi attacca, tipo Ulissi oppure Sagan che vorrà far fuori i velocisti. Ma noi saremo lì. Per vincere dovranno battere anche noi. Finisco con i rulli, si va in hotel e ci vediamo alla partenza».

Elia Attilio Viviani

Attilio Viviani è sicuro: «Elia sta per esplodere…»

01.05.2021
4 min
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Pochi giorni al via del Giro d’Italia. Per Elia Viviani forse l’edizione più importante, soprattutto sapendo quel che ci sarà dopo, la preparazione per i Giochi Olimpici su pista. Arrivarci con lo spirito giusto sarebbe fondamentale.

Suo fratello Attilio lo guarda sempre con attenzione, anche se i due sono relativamente lontani (Elia vive a Montecarlo, Attilio è rimasto in Veneto) e non capita spesso che le loro strade s’incrocino (nella foto d’apertura Elia e Attilio in azzurro alla Vuelta a San Juan 2017).

«Ci siamo ritrovati al ritiro d’inizio stagione – spiega – e avremmo dovuto seguire programmi differenti per riunirci al Giro. Io avrei dovuto fare gare di seconda fascia per cercare qualche risultato e poi lavorare per Guillaume Martin, invece la situazione della squadra ha portato a cambiamenti in corsa e ci siamo ritrovati insieme sia al Uae Tour che alla Tirreno-Adriatico».

Considerando però che, quando siete insieme, tu lavori nel treno che deve portarlo alle volate, questo è servito per ritrovare l’amalgama…

Sicuramente, anche se non era la composizione principale mancando Consonni, lavorare insieme è servito. Se guardate la sua stagione finora, vi accorgerete che delle differenze con il 2020 ci sono, va più forte e soprattutto lavoriamo meglio in squadra. Riusciamo anche a risolvere situazioni difficili, “rimontare” il treno anche nelle peggiori difficoltà.

Attilio Viviani 2021
Attilio Viviani è alla Cofidis dal 2020 (una vittoria), dopo essere stato stagista l’anno prima
attilio viviani 2021
Attilio Viviani è alla Cofidis dal 2020 (una vittoria), dopo essere stato stagista l’anno prima
Che cosa non aveva funzionato lo scorso anno?

E’ stato un anno strano, tutti lo sanno. Alla Cofidis ad esempio c’era più attenzione per Martin perché poteva far classifica, il che è significato avere al Tour un uomo in meno per le volate e questo può essere decisivo per il risultato finale, fai il doppio della fatica. Poi il Covid in stagione ha colpito me e Sabatini e lui si è ritrovato solo con Consonni.

Qual è la composizione ideale del treno?

Io per primo, poi Consonni, Sabatini ed Elia. Io ho lavorato molto con Simone alla Valenciana e i risultati sono stati confortanti, Elia sta affinando la preparazione al Romandia con Sabatini. Al Giro ci riuniremo e metteremo in pratica tutto il lavoro effettuato.

Treno Cofidis 2021
I quattro dello sprint Cofidis ai tricolori del 2020: da sinistra Sabatini, Consonni, Attilio ed Elia Viviani
Treno Cofidis 2021
Consonni, Attilio ed Elia Viviani, così al via dei tricolori 2020
A proposito, come sta Simone?

I problemi al ginocchio sono risolti e in gara si vede che ha ritrovato verve, qualche fastidio esce solo quando c’è grande freddo, come sempre succede con i guai al ginocchio, ma ormai neanche ci pensa più, è concentratissimo.

Sai bene che su Elia e Consonni c’è un occhio particolare addosso, legato alla madison delle Olimpiadi…

Su pista hanno già lavorato insieme, ma le tre settimane al Giro saranno fondamentali, anche al di fuori della corsa, per cementare il rapporto che poi si traduce in gara.

Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani vanta 7 successi da under 23. Ha corso per Colpack, Sangemini e Arvedi
Attilio Viviani Cofidis
Per Attilio 7 successi da U23. Ha corso per Colpack, Sangemini e Arvedi
Parliamo un po’ però anche di Attilio, delle sue aspirazioni…

A inizio stagione il programma che avevamo approntrato con la squadra era improntato proprio a farmi crescere, a darmi qualche occasione in più a livello personale, ad esempio dovevo andare a Cholet, poi invece i programmi sono cambiati, ma è andata bene così. Ho potuto fare esperienze al World Tour che per un corridore al secondo anno in una squadra del massimo livello non è frequentissimo. Prevalentemente lavoro per il treno di Elia, ma spero di avere qualche occasione per poter sprintare anch’io nel corso della stagione.

Rispetto a tuo fratello, che corridore sei?

Abbiamo fisici differenti, lui è più potente, io sono più pesante, faccio un po’ più fatica nelle salite, ma soprattutto so che devo crescere ancora tanto. Credo di avere le caratteristiche giuste per giocarmi le mie carte in fughe anche di gruppo, di medio-lunga gittata. Serve esperienza, devo migliorare anche per superare meglio le salite corte, quelle che tagliano fuori molti velocisti. Devo solo lavorare e aspettare, per ora però Elia viene prima di tutto.

Cofidis: Elia Viviani atteso a un grande riscatto

20.04.2021
3 min
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Tanti cambi di formazione, ma l’intelaiatura della Cofidis rimane la stessa. Molti la considerano fra le meno attrezzate del World Tour, facendo leva soprattutto sugli ultimi risultati, ma a ben guardare la formazione transalpina è sempre una squadra con gli uomini giusti per sorprendere e lo ha dimostrato lo scorso anno, quando pur dovendo fare i conti con la difficile stagione del suo principale acquisto, Elia Viviani, ha tirato fuori dal cilindro un ottimo interprete dei grandi Giri, Guillaume Martin chiamato ora alla riconferma soprattutto al Tour.

Elia Viviani
Elia Viviani al secondo anno con la Cofidis
Elia Viviani
Elia Viviani al secondo anno con la Cofidis

E’ chiaro che molto del destino del team dipende dalla piena ripresa dell’olimpionico dell’omnium: l’avventura di Viviani alla Cofidis sembra sempre sul punto di avviarsi ma poi si intoppa, i problemi fisici vissuti dal campione di Isola della Scala (Covid e valori cardiaci alterati) hanno ostacolato anche questa preparazione invernale. Per Viviani d’altronde è una stagione decisiva, puntata sulle Olimpiadi e la riconferma in pista, con Consonni sua spalla nella madison che sarà chiamato ad affinare la coesistenza nelle tante volate della prima parte di stagione.

Team Cofidis, ritiro dicembre 2020 (foto Cofidis)
Team Cofidis, una foto dal ritiro di inizio stagione
Team Cofidis, ritiro dicembre 2020 (foto Cofidis)
Team Cofidis, una foto dal ritiro di inizio stagione

Sarà sicuramente da seguire Jesus Herrada, lo spagnolo che superati i 30 anni sembra essere entrato in una nuova giovinezza e può essere considerato un valido pretendente alle brevi corse a tappe. Per il resto non va trascurata una caratteristica peculiare della Cofidis: quella di animare sempre le prime parti della corsa, lanciando fughe a lunga gittata che in qualche occasione trovano anche il migliore degli approdi.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Piet AllegaertMoorsledeBel20.01.19952017
Fernando Barcelo AragonHuescaEsp06.01.19962018
Natnael BerhaneAsmaraEri05.01.19912013
Tom BohliUznachSui17.01.19942016
André CarvalhoVila Nova F.Por27.05.19922019
Thomas ChampionSt.SebastienFra08.09.19992021
Simone ConsonniPonte San PietroIta12.09.19942017
Jean Pierre DruckerSandweilerLux03.09.19862011
Nicolas EdetLa Ferte-BernardFra02.12.19872011
Ruben Fernandez AndujarMurciaEsp01.03.19912013
Eddy FineHerbeysFra20.11.19972021
Simon GeschkeBerlinoGer13.03.19862009
Nathan HaasBrisbaneAus12.03.19892012
Jesus Herrada LopezMota del CuervoEsp26.07.19902011
José HerradaCuencaEsp01.10.19852006
Victor LafayLioneFra17.01.19962018
Christophe LaporteLa Seyne sur MerFra11.12.19922014
Guillaume MartinParigiFra09.06.19932016
Emmanuel MorinNantesFra13.03.19952019
Anthony PerezTolosaFra22.04.19912016
Pierre Luc PerichonBourg en BresseFra04.01.19872013
Rémy RochasLa Motte ServolezFra18.05.19962016
Fabio SabatiniPesciaIta18.02.19852006
Szymon SajnokKartuzyPol24.08.19972017
Kenneth VanbilsenHerk-de-Stad Bel01.06.19902012
Attilio VivianiOppeanoIta18.10.19962018
Elia VivianiIsola della ScalaIta07.02.19892010
Jelle WallaysRoeselareBel11.05.19892011

DIRIGENTI

Cedric VasseurFraGeneral Manager
Christian GuiberteauFraDirettore Sportivo
Samuel BelleouneFraDirettore Sportivo
Roberto DamianiItaDirettore Sportivo
Alain DeloeuilFraDirettore Sportivo
Bingen Fernandez BustinzaEspDirettore Sportivo
Jean Luc JonrondFraDirettore Sportivo
Thierry MarichalFraDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

C’è tanta Italia nella dotazione del Team Cofidis, a partire dalle biciclette De Rosa, passando per i gruppi Campagnolo e le ruote fulcron, fino all’abbigliamento Nalini. Per l’azienda telaistica di Cusano Milanino, ceh fornisce al team modelli SK Pininfarina e Merak, l’impegno nel WorldTour si sta trasformando in un ottimo investimento sul fronte della ricerca.

CONTATTI

TEAM COFIDIS – FRA

6 Avenue Henri Poincaré, ZAC de Ravennes les Francs 5991 Bondues (FRA)

cofidiscompetition@orange.fr – www.equipecofidis.com

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Instagram: teamcofidis

Elia Viviani De Rosa SK Pininfarina

De Rosa, due capolavori per Viviani e compagni

20.04.2021
3 min
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Per la stagione 2021 De Rosa rifornisce il Team Cofidis di Elia Viviani e lo fa con ben due modelli di biciclette ad alte prestazioni: la SK Pininfarina e la Merak. Ovviamente a queste due specialissime si aggiunge la TT03 per le cronometro.

Riferimento fra le aerodinamiche

Iniziamo dalla bicicletta preferita da Viviani, vale a dire la SK Pininfarina (nell’immagine di apertura). Due eccellenze del Made in Italy (De Rosa e Pininfarina) si sono incontrate e hanno dato luce alla seconda versione di questa bicicletta che vuole essere un punto di riferimento fra le biciclette aerodinamiche. La nuova SK Pininfarina presenta un tubo orizzontale più piatto e un reggisella con una pinna ridotta del 20% per massimizzare l’efficienza aerodinamica. Il carro posteriore, con i foderi obliqui con innesto basso nel tubo verticale, è molto compatto per dare la massima reattività nei rilanci. Anche la scatola del movimento centrale generosa è perfetta per supportare la potenza che Viviani esprime nelle volate. Il tutto con un peso del telaio che è di 950 grammi.

La De Rosa Merak
La De Rosa Merak
La De Rosa Merak
La De Rosa Merak del Team Cofidis per il 2021

Per tutti i percorsi

La Merak è una bicicletta che strizza l’occhio alle salite e in generale a tutti i percorsi vallonati, in quanto il peso del telaio è inferiore agli 800 grammi. Questo risultato si deve alle forme dei tubi ben proporzionate e alla lavorazione di ben quattro tipi diversi di fibra di carbonio che sono stati utilizzati in maniera specifica per ogni zona del telaio. I foderi obliqui posteriori hanno un design molto sfinato che rendono la Merak molto reattiva e, aggiungiamo noi, anche molto elegante.

Ruote sviluppate da Viviani

Il manubrio e l’attacco manubrio sono forniti da FSA e da Vision, infatti è facile trovare l’attacco e il manubrio K-Force di FSA sulla Merak e il manubrio integrato Metron 5D o 6D sulle SK Pininfarina. Le ruote sono fornite da Fulcrum in cui spiccano le nuove Speed 40 e Speed 55 CMPTZN DB sviluppate insieme a Viviani e su cui è possibile montare anche i pneumatici tubeless.

Elia Viviani sulla TT-03 nella cronometro del Romandia
Elia Viviani sulla TT-03 nella cronometro del Romandia
Elia Viviani sulla TT-03 nella cronometro del Romandia
Elia Viviani sulla TT-03 nella cronometro del Romandia

Linee estreme e forcella nuova

Per le cronometro i corridori del Team Cofidis possono contare sulla De Rosa TT Disc, l’evoluzione della TT-03. Questo vero e proprio bolide è frutto di anni di ricerca e sviluppo coniugato ad intensi test in galleria del vento. La nuova versione con i freni a disco ha anche una nuova forcella con gli steli più larghi che permettono un migliore passaggio dell’aria e quindi un’aerodinamica più efficiente. Da notare il design del tubo verticale che segue fedelmente la curvatura della ruota posteriore per migliorare l’efficienza aerodinamica e rendere molto compatta la bicicletta. Risultato che si traduce in un carro posteriore rigido e super reattivo. Non male anche il peso del telaio che si ferma a 1.250 grammi.

Due-misure-Fulcrum-Speed-CMPTZN
Le Fulcrum Speed CMPTZN nei due profili
Due-misure-Fulcrum-Speed-CMPTZN
Le nuove Fulcrum Speed CMPTZN nei due profili da da 40 e 55 millimetri

La scheda tecnica

GruppoCampagnolo Super Record EPS
RuoteFulcrum
PneumaticiMichelin
ManubrioFSA/Vision
Sella Selle Italia
ReggisellaFSA/De Rosa
PedaliLook

Campagnolo e tanta Italia

Per quanto riguarda la componentistica c’è tanta Italia, ad iniziare dal gruppo Campagnolo Super Record EPS, mentre per le selle sono fornite da Selle Italia. Come abbiamo detto le ruote sono Fulcrum con i pneumatici Michelin. Francesi anche i pedali con Look, mentre torniamo in Italia per i portaborracce Elite.