Roche, le bici veloci e i corridori che non frenano

25.05.2021
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Nicholas Roche ha la testa che gira più veloce delle parole. E così quando, nel giorno di riposo del Giro d’Italia, in un discorso a proposito della sua bici si finisce a parlare di quanto siano migliorati i mezzi meccanici e quali conseguenze ciò abbia sulla sicurezza in corsa, davanti a noi si apre il mondo affascinante e un po’ folle di ciò che c’è in realtà nella testa dei corridori.

«Ci hanno venduto i freni a disco parlando della sicurezza – ride l’irlandese – omettendo di dire che grazie ai dischi, ai telai sempre più aerodinamici e alle ruote velocissime, ci si spinge ancora più vicini al limite. Le discese sono pazzesche. In pianura si vola. Negli ultimi due o tre anni, c’è stato un salto di qualità pazzesco».

La cadute non sempre dipendono dagli ostacoli, ma dai corridori che non frenano
La cadute non sempre dipendono dagli ostacoli, ma dai corridori che non frenano
Anche in salita?

Anche in salita. Bernal è Bernal, ma i nuovi materiali hanno alzato le velocità anche sulle montagne e sugli strappi e ovviamente in pianura. Le bici perdonano meno errori e questo secondo me è la causa di tante cadute. Okay, le regole dell’Uci sono a volte pazzesche, ma non è sempre colpa degli altri. Gli organizzatori cercano tutte le situazioni che possano produrre spettacolo. Il ponte con il vento, messo proprio per fare i ventagli. Il tratto di strada flagellato dal vento, per lo stesso motivo. Gli organizzatori fanno la loro parte, il resto lo fanno i corridori.

Che cosa significa?

Che non freniamo. Che il livello è così alto, che anche per prendere una salita di 15 chilometri fai la volata. Devi stare in posizione, usare la squadra, non c’è posto per la prudenza. Vi racconto un aneddoto.

Prego…

Anni fa andammo da uno psicologo dello sport in Danimarca. Ci portò Riis e siccome non avevamo dietro le bici, durante il giorno facevamo palestra. Un giorno il tipo venne e ci chiese di immaginare che cosa avremmo fatto se avessimo trovato davanti un tunnel buio. Io gli risposi che avrei accelerato, lui mi rispose che la normalità sarebbe stato frenare. Deve aver pensato che fossi pazzo, ma è un fatto che ad ogni curva pericolosa, tunnel o strettoia, il corridore accelera. In gruppo c’è tanto stress che produce cadute inutili. Se la radio annuncia che dopo il Gpm c’è una discesa pericolosa, ci sono almeno 8 squadre che fanno la volata per prenderla davanti. La colpa è dei corridori che non frenano.

Quando il gruppo vede una galleria buia, secondo Roche, di solito accelera
Quando il gruppo vede una galleria buia, secondo Roche, di solito accelera
Quando dovrebbero frenare?

Avete presente le rotonde in Italia, che hanno quella specie di rientranza del marciapiede, fatta per costringere le auto a fare una semicurva e rallentare? Se sei sulla destra e ti allarghi per fare segno del pericolo, in quel poco spazio di sicuro si infila qualcuno. Se la discesa è veloce e lasci spazio davanti per sicurezza, ne trovi almeno due che si infilano e si buttano dentro.

Sempre stato così?

Diciamo che la mentalità del corridore è sempre stata questa, ma ultimamente è peggiorata. E’ l’evoluzione della gara e di chi impara dagli errori e diventa a sua volta più cattivo, stressato preciso. Se perdi una corsa perché mentre eri a centro gruppo qualcuno ti è andato via da davanti, stai sicuro che la volta dopo vorrai stare davanti anche tu. E cosa succede se 180 corridori vogliono stare davanti? Si cade. Rischiare fa parte del mestiere, basta solo essere consapevoli che tante volte ce la cerchiamo con manovre da matti.