Da San Juan a Faenza, un giorno con “El Flaco” Tarozzi

06.02.2023
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Siamo a Faenza, in Romagna, Tarozzi ci apre le porte di casa sua. Manuele vive con i genitori e a breve andrà a convivere con la propria ragazza. Una storia comune, normale per un ragazzo di 24 anni. Ed è da quella situazione di normalità e pacatezza che scorgiamo con il suo arancione acceso, appesa allo stendipanni, la maglia di leader degli scalatori della Vuelta a San Juan affiancata alla divisa Green Project Bardiani-CSF Faizanè

“Taro” come lo conoscono tutti qui in Romagna è appena tornato a casa dalla trasferta argentina, dove ha conquistato il primato degli scalatori a suon di fughe. A 11.000 chilometri di distanza in Italia oltre alle immagini dei suoi attacchi sui GPM è riecheggiato un soprannome che gli calza a pennello, “El Flaco”.

«Mi piace – dice – non ho mai pensato di volere un soprannome. Il massaggiatore cileno, mi ha spiegato che vuole dire: magro e slanciato o leggero e scattante. Me lo hanno dato i commentatori della radio argentina. Là è come un mondiale e molte zone sono povere e seguono la corsa alla radio».

Ad oggi “El Flaco“ è al secondo anno da pro’ e questo è il suo primo risultato degno di nota tra i grandi. Scopriamo chi è, e perché quando sale in sella vuole fare divertire.

Gli inizi

Diciotto anni in bici. No, non è la fine di una carriera, ma il tempo che Tarozzi ha già passato in sella. Ha iniziato da G1, seguendo la passione di suo padre. La squadra era la S.C. Faentina di Vito Ortelli, professionista ai tempi di Coppi e Bartali, che è riuscito a mettere in sella anche Manuele.

«Ci allenavamo in un rettilineo di campagna – racconta Tarozzi – appena fuori Faenza. Non ricordo molto di Vito, ma ricordo che per tutti era un maestro di ciclismo e di vita. Dopo qualche anno venne costruito il pistino per giovanissimi, dove siamo oggi, che ora è intitolato a lui». 

Una storia di precariato giovanile per poter praticare uno sport. Manuele infatti, finita la categoria da G6, ha iniziato a saltare da una squadra all’altra, non per colpa sua, bensì per la chiusura a effetto domino delle squadre dove approdava.

«Ho continuato perché mi divertivo – racconta – e perché in ogni categoria ho sempre vinto. Da giovane ti basta quello per continuare, non pensi troppo al futuro. Così da esordiente a juniores cambiai cinque squadre, fino all’ultimo anno in Italia Nuova Borgo Panigale dove ho trovato Coppolillo e Calzoni».

Dubbi e rinascita

Dopo un valzer di squadre continuo, per Tarozzi è arrivato il momento di trovare la propria strada tra gli under 23 e poter iniziare a giocarsi veramente il proprio futuro.

«Passai alla Beltrami – dice – feci due anni ma le cose non andavano come volevo. Facevo fatica a trovare continuità tant’è che pensai anche di smettere. Poi mi richiamò Coppolillo e mi parlò di questo nuovo progetto pensato da Davide Cassani per mettere su una squadra in collaborazione con la Regione di nome #inEmiliaRomagna. Aveva la sede a Faenza e io avevo bisogno di nuovi stimoli, in più avrei trovato miei ex compagni di squadra degli juniores. Quella notizia mi riaccese l’entusiasmo a tal punto che vinsi e feci un bel finale di stagione alla Beltrami. 

Si apre così un nuovo capitolo e Manuele riparte da casa per rimettere a posto le cose: passione e voglia. Grazie a questa nuova opportunità arrivano le vittorie e torna l’obiettivo di passare tra i pro’. «Un momento chiave fu la fuga all’italiano del 2021 tra i professionisti. Lì capii che la mia possibilità di diventare pro’ sarebbe potuta diventare realtà».

Attaccate sui muri si notano le foto delle vittorie. Qui quella della Firenze-Faenza
Attaccate sui muri si notano le foto delle vittorie. Qui quella della Firenze-Faenza

Le vittorie

Come detto, Taro ha sempre vinto, da G1 a elite. Ad oggi manca il successo tra i pro’ ma a causa di una caduta alla prima gara, che lo ha tenuto fuori quasi due mesi, l’anno scorso ha inseguito tutta la stagione. Il suo rapporto con le vittorie non sembra essere ossessivo, ogni sua gara parte da un concetto che lo renderebbe simpatico a qualsiasi appassionato: «In gruppo mi annoio»

In che senso? «A volte ho paura – riprende Tarrozzi – e a volte l’idea di stare 200 chilometri ad aspettare il finale mi annoia proprio. Certo non si può stare in fuga sempre, ma quando sono là davanti è tutto da scrivere e sento energie che prima non pensavo di avere. Sia chiaro, sono il primo a ridere e scherzare con tutti per far passare il tempo, ma andare in fuga è speciale. Sono veloce e qualche risultato l’ho fatto anche così, ma le mie vittorie preferite sono quelle dove sono arrivato da solo».

Alla domanda qual’è la sua vittoria preferita, la risposta arriva senza esitazioni. «La Firenze-Faenza. Una gara per juniores creata da Cassani e ispirata alla 100 km del Passatore, una podistica famosissima per noi faentini. Sono legato a questa corsa perché da piccolo la facevo in bici con mio babbo seguendo i corridori (un’usanza comune tra i faentini, ndr).

«Ero in maglia Italia Nuova. Partì una fuga a 5 minuti e né io né i miei compagni eravamo dentro. Mi ricordo che in una gola sul Passo della Colla il mio diesse Calzoni, mi urlò talmente dietro che sentì l’eco per qualche secondo. Così partii e riagganciai la fuga. Sull’ultima salita “Coppo” mi disse di attaccare. Quel giorno pioveva molto, nella discesa della Carla che conoscevo a memoria riuscii a staccare tutti. Arrivai in piazza a Faenza da solo a braccia alzate. Fino ad ora è la mia vittoria preferita».

La classifica dei GPM a San Juan è stata il frutto di tappe affrontate all’attacco
La classifica dei GPM a San Juan è stata il frutto di tappe affrontate all’attacco

A San Juan

Arriviamo ai giorni nostri e al motivo del perché ci troviamo a casa de “El Flaco”. Alla Vuelta a San Juan, l’obiettivo era sempre quello, andare all’attacco. «Rossato ha messo in chiaro le cose da subito: dovevamo andare in fuga. Non sono partito con l’obiettivo della maglia GPM, ma dopo la prima tappa ci siamo detti, perché non provarci? Pensavo sempre alla vittoria. Quest’anno devo riprendermi la rivincita sul 2022 deludente non per colpa mia. Con il mio preparatore, Paolo Alberati, non ci siamo concentrati sulle distanze ma sull’intensità e sono riuscito a fare un bell’inverno per partire pronto fin da subito». 

La conquista della maglia non è di certo ancora una vittoria e Taro ha ancora tutto da dimostrare tra i pro’ ma un primo segnale alla prima occasione utile è arrivato. La sua generazione sta già sbocciando. Pogacar che ha battuto da juniores è a quota due Tour, Bernal vanta un Tour e un Giro e sta provando a rinascere dalle ceneri di un brutto infortunio. Se con lo sloveno l’incontro dopo quella volta non è ancora avvenuto, con Bernal un incontro c’è stato. 

«Eravamo sull’ultima salita. Il mio obiettivo era diventato solo il GPM per conquistare la maglia definitivamente. Avevamo 3 minuti sul gruppo e in radiolina mi dissero, “E’ partito Bernal“. Ci ha ripreso e ha dato una bella aperta di gas. Leggere il mio nome davanti al suo sul GPM mi fa capire che era una bella corsa. Ma si vedeva che è ancora lontano dalla propria condizione».

Per Tarozzi manca la vittoria, ma il secondo anno tra i pro’ è appena iniziato
Per Tarozzi manca la vittoria, ma il secondo anno tra i pro’ è appena iniziato

Romagna mia

Appassionato di psicologia, Tarozzi ha una parlata romagnola che lo rende genuino. Ogni suo concetto è chiaro e non lascia spazio a scuse o dubbi. Ride spesso, ma gli occhi sempre un po’ socchiusi lo rendono un ragazzo dal fare rilassato e quasi… svogliato. Vederlo in bici però dimostra tutt’altro che questo. Alla Bardiani ha trovato un ambiente giovane e serio, il posto giusto dove poter affrontare il futuro con tutti i mezzi necessari. «Mi trovo bene, parliamo tutti la stessa lingua e siamo giovani. La voglia di fare è tanta da parte di tutti».

Manuele sta bene a Faenza, andrà a convivere con la propria ragazza tra pochi mesi. La sua Romagna sembra essere un nido accogliente da cui spiccare il volo ogni volta che deve. «A breve andrò al Tour du Rwanda, dove tra due anni si faranno i mondiali, sono tutti curiosi. Poi si vedrà, non ho ancora un calendario definito, so per certo che voglio fare bene al Tour of the Alps». 

Ti piace allenarti qui? «Sì, mi alleno quasi sempre con Davide Dapporto della Technipes #inEmiliaRomagna, mio ex compagno di grande talento e con Filippo Baroncini. A volte usciamo anche la sera insieme. Ci divertiamo e facciamo quello che ci piace».

Lavori in corso per i ragazzi di Coppolillo…

27.01.2023
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«Abbiamo una squadra nuova per il 70 per cento». Michele Coppolillo ci porta subito nel cuore del discorso. Il suo Team Technipes #inEmiliaRomagna quest’anno ha fatto il grande salto, da under 23 a continental. L’asticella si è alzata, le prospettive anche.

Il “Coppo” è uno dei diesse storici di questa squadra. Può valutare le differenze con il passato. La fotografia è quella di un team motivatissimo, giovane e già in pieno lavoro. In questi giorni la Technipes #inEmiliaRomagna è in Spagna, a Calpe, per affilare le lame in vista delle prime gare.

Uno dei nuovi acquisti, Gidas Umbri, tra Chicchi (a sinistra) e Coppolillo (a destra)
Uno dei nuovi acquisti, Gidas Umbri, tra Chicchi (a sinistra) e Coppolillo (a destra)
Michele, si parte dunque con una nuova sfida…

Una squadra – come detto – rinnovata in gran parte. Adesso siamo in Spagna per il primo vero grande ritiro dell’anno, quello in cui si gettano le basi per la stagione e ci resteremo fino ai primi di febbraio. Ne avevamo fatto anche un altro a dicembre di 4-5 giorni, ma più che altro per conoscerci, per i materiali. Qui invece si fanno volumi importanti e lavori specifici.

Quali sono le prime impressioni?

Credo sia una squadra molto equilibrata. Abbiamo 12 corridori: sei under 23 e sei elite. E i più vecchi – ma vecchi mettilo tra virgolette – possono fare da traino ai più giovani, grazie alla loro esperienza. Da quel poco che ho visto sin qui mi è sembrato così.

Le impressioni dal punto di vista tecnico invece?

Per ora non abbiamo fatto dei programmi definitivi e faccio fatica a fare una valutazione tecnica dei corridori, anche perché non abbiamo corso, ed è la corsa che conta. In più abbiamo fatto prevalentemente fondo, neanche dei lavori specifici. Magari già a fine ritiro avrò qualche idea più chiara.

Con l’arrivo dei nuovi direttori sportivi cambia il tuo ruolo? Sarai più un manager?

No, no… io sono un diesse, mi viene male solo a pensare ad altro! Sono qui da quattro anni, da quando è nato questo progetto, e mi sono trovato bene in questo ruolo. Da quest’anno sono affiancato da Francesco Chicchi e Mario Chiesa, il quale ha anche un ruolo più gestionale. Ma io resto un tecnico, uno da ammiraglia. Tra di noi c’è un ottimo rapporto, anche di amicizia. E poi sono due personaggi che hanno esperienza da vendere. Credo che anche in questo caso ci sia il mix perfetto.

In Spagna tanti chilometri e parecchi lavori specifici, anche sul Coll de Rates, ormai palestra per la quasi totalità dei pro’
In Spagna tanti chilometri e parecchi lavori specifici, anche sul Coll de Rates, ormai palestra per la quasi totalità dei pro’
Chiesa, Coppolillo, Chicchi… un parterre di diesse gigantesco per una continental. E Cassani alle spalle. È uno staff già in proiezione per qualcosa di più grande?

Andiamoci piano. Intanto quest’anno siamo diventati una continental e serviva una squadra più strutturata per poter fare le gare con i professionisti. Servivano persone di una certa esperienza e le abbiamo inserite, ma i primi attori restano gli atleti.

E a proposito di atleti, dando uno sguardo ai nomi stimola curiosità quell’Andrea Innocenti. Al netto del suo incidente di percorso si dice abbia un motore importante…

Ho trovato un ragazzo determinato, che ha una gran voglia di fare. La prima impressione è stata buona. Ha le idee chiare, sa bene che deve scalare una montagna… No, no: è un bravo ragazzo.

Quanto tempo gli servirà per ritrovarsi o essere pronto per i primi risultati?

Immagino che le prime corse gli serviranno per ritrovare un po’ di ritmo gara dopo tanti anni fermo. Ma credo che già da aprile, maggio possa andare meglio. E poi qui gli anni passano (Innocenti è un classe 1999, ndr) e non è che Andrea abbia tutto questo tempo, però neanche gli vogliamo mettere pressione. 

E poi c’è Matteo Montefiori, ragazzo cresciuto bene, ottimo cronoman. E’ il secondo anno che è con voi. Può essere un leader?

Matteo è un ragazzo che ha grandi margini, ma le sue belle caratteristiche non vanno ridotte solo alla crono. Può andare oltre. Non dico che possa fare classifica nelle gare a tappe, perché ha una struttura fisica importante, ma nelle corse di un giorno, anche ondulate, credo possa fare bene. Poi è chiaro che con lui crediamo particolarmente al discorso crono.

Dodici atleti: undici italiani e uno spagnolo, Romaric Forques. Tra i ragazzi di Coppolillo c’è un bel clima
Dodici atleti: undici italiani e uno spagnolo, Romaric Forques. Tra i ragazzi di Coppolillo c’è un bel clima
Cosa ti aspetti da questo passaggio a continental?

Io non credo che alla fine cambierà tantissimo. Di certo faremo un’attività più strutturata con i pro’, ma le nostre belle corse con gli under 23 non mancheranno. Mi aspetto di lavorare bene, di affrontare corse dure per noi e che non sarà facile cogliere dei risultati. Questo però non significa che partiremo battuti, ma chiaramente siamo consapevoli. E poi abbiamo 12 atleti e dobbiamo ponderare bene l’attività, altrimenti la stagione non la finisci.

Specie in caso di doppia attività. Voi la farete?

Sì, sì… elite da una parte e under da un’altra. E questo vale anche per noi diesse: ci scambieremo. Di base io sarò più con gli under 23 e Chicchi con gli elite.

Ponderare bene l’attività significa non correre di continuo stile under 23 (mercoledì, sabato, domenica), ma calibrare gli obiettivi facendo pause e periodi di “picco”…

Per forza, altrimenti vai incontro ad un calo fisiologico e non arrivi neanche a giugno, non a fine stagione come ho detto prima. Quindi sì: correremo meno, ma correremo meglio. Potrà capitare di stare anche 10-15 giorni senza fare gare. Poi a voce tutto sembra facile, conteranno i fatti, ma intanto l’idea è questa.

Monaco e Innocenti da Cassani: obiettivo riscatto

08.12.2022
5 min
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Dal team Technipes#InEmiliaRomagna partono tante storie e inevitabilmente tutte si intrecciano, come nel migliore dei romanzi. Due di queste, tuttavia, ci hanno particolarmente “rapito”: quella di Alessandro Monaco e di Andrea Innocenti. Trame differenti che però condividono uno stesso obiettivo, quello di riscattarsi. O almeno provare a farlo. Monaco riparte dopo un finale di stagione che lo ha visto operarsi all’arteria iliaca. Di Innocenti, invece, vi abbiamo parlato di recente in due modi differenti

Entrambi i corridori, nel momento in cui ci siamo confrontati con loro, hanno detto di essere arrivati in questa squadra grazie al rapporto con Davide Cassani. L’ex cittì ha avuto modo di veder crescere i due ragazzi dalle categorie giovanili, prima che le vicissitudini di entrambi prendessero il sopravvento. 

Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto
Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto

L’occhio di Cassani su Monaco

Cassani risponde al telefono a metà mattinata, le parole escono ponderate dalla sua bocca, l’ex cittì ne conosce il peso e prima di rispondere aspetta sempre qualche istante. 

«Monaco – dice Cassaniha espresso ampiamente la volontà di riprovarci. Dal momento in cui si è accorto del problema alla gamba, ha detto di essere disposto a fare tutto il necessario per tornare ad alti livelli. Lo conosco da diversi anni, da quando correva negli juniores ed era uno dei più bravi, direi tra i migliori d’Italia. E’ stato anche tra i professionisti per due anni, di quel periodo so poco, però mi sento di dire che a volte la fretta porta a scartare certi elementi quando basterebbe aspettare un po’. La sua figura all’interno della squadra sarà importante, sarà uno dei più grandi, se non il più grande. Il calendario che ci aspetta, con tante corse all’estero, ci porta ad affidarci anche a ragazzi con la sua esperienza».

Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti
Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti

E poi su Innocenti

Per Innocenti il discorso è diverso ma parte sempre dallo stesso punto: la motivazione. E Andrea, per le parole dette e le impressioni lasciate anche al suo rientro, sembra averne parecchia. 

«L’arrivo di Innocenti – riprende Cassani – è legato al fatto che ritengo sia un corridore con numeri notevoli. Non voglio entrare nel merito della vicenda, ma un ragazzo così giovane che durante uno stop di 4 anni reagisce in questo modo merita attenzione. Si è sempre allenato cercando di tornare competitivo e riuscendoci, bisogna stare vicino a determinati ragazzi e sono contento che lo abbiamo preso. Il periodo di stop è lungo ma parliamo di un ragazzo del 1999, è giovane e merita di avere un’opportunità».

Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni
Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni

Il lato umano

Cassani abbiamo imparato a conoscerlo bene, è una persona che all’aspetto umano bada molto. Monaco ed Innocenti lo sanno e parte di questa opportunità passa proprio da questo aspetto. 

«Entrambi – conclude – hanno proseguito gli studi, penso che sia un lato fondamentale della vita che può accompagnare e aiutare l’attività sportiva. E’ finita l’epoca dei corridori con i paraocchi, bisogna essere sempre attenti a quello che succede nel mondo. Sono contento che entrambi abbiano deciso di puntare molto anche sull’istruzione nel tempo libero, senza perdersi in qualcosa di meno importante. La crescita dell’uomo deve andare di pari passo alla crescita sportiva».

Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata
Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata

Parla Coppolillo

Il discorso, ora passa anche attraverso le parole e la visione dei diesse. Parliamo con Michele Coppolillo che ha visto entrambi i ragazzi e, insieme a Cassani, ha deciso di dare loro questa occasione. Facciamoci raccontare cosa ha notato. 

«Quando ho fatto il colloquio con Monaco – dice “Coppo” – sono stato subito chiaro e lui lo è stato con me: non è qui per fare un altro anno e vedere, provare… E’ qui per dare il massimo e fare bene. L’età è un fattore, ma non è “invalidante”. Anche io sono passato professionista a 24 anni e ho fatto le mie dieci stagioni in gruppo. L’infortunio e la conseguente operazione non sono banali, ma le prime sensazioni che ci ha dato sono positive. Lo staff della nostra squadra è di alto livello e questo sarà un fattore determinante per aiutarlo a tornare al 100 per cento. Lui è un ragazzo molto determinato, d’altronde non fai questa operazione a 25 anni se non credi davvero in quello che fai.

«Di Innocenti – riprende con verve – ho avuto una bellissima impressione durante il nostro colloquio. La cosa che mi ha colpito di più è che non si è mai fermato in questi 4 anni, non è una cosa banale, ci vogliono gli stimoli e tanta fame. Lo conosco da quando era junior perché ai tempi ero diesse in una squadra di quella categoria e lo vedevo spesso. Il talento lo ha sempre avuto. Magari all’inizio farà fatica, soprattutto i primi mesi, ma poi dovrà tornare a regime. Anche per lui vale il discorso di Monaco, se sei qui è perché devi provarci con tutto te stesso. Innocenti, secondo me sarà una bella sorpresa, io lo spero e non sarebbe qui se non ci credessi davvero».

Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Cassani chiama Chiesa, super spalla per “Coppo”

18.11.2022
5 min
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Con Coppolillo e Chicchi, di cui vi abbiamo raccontato di recente, sulla plancia della Technipes #InEmiliaRomagna salirà anche un direttore sportivo di grande esperienza come Mario Chiesa. Bresciano classe 1966 e professionista dal 1988 al 1997 con la Carrera e poi l’Asics-CGA, quando ha smesso di correre è stato direttore sportivo di grandi squadre, fra cui la Fassa Bortolo, la Liquigas e la Katusha. La sua ultima ammiraglia è stata quella della Iseo Rime-Carnovali, lasciata la scorsa stagione. Ultimamente era uno degli uomini RCS al Giro, fino alla chiamata di Cassani.

Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto
Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto

Lavorare per il futuro

Mario è un uomo di cuore. E quando la chiamata è arrivata dal collega di tante corse, l’istinto di rispondere allo scatto è stato superiore alle perplessità degli ultimi anni.

«Con Davide – racconta – ci eravamo sentiti l’anno scorso per la squadra che stava allestendo. Poi le cose non sono andate nel verso giusto, ma lui mi ha detto che avrebbe avuto piacere che gli dessi una mano nel fare qualcosa per il futuro con la continental. Ho accettato, senza voler essere di troppo. Sono tanti anni che c’è Coppolillo e hanno preso Chicchi. Magari posso dargli una mano con l’esperienza e le conoscenze per qualche corsa all’estero. Oppure magari una mano per la logistica, anche se la Roberta che se ne occupa è molto preparata…».

La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021
La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021

Il cuore latino

Un passo indietro. La grande educazione. La capacità di osservare. Chiesa è prima di tutto una persona seria e si capisce che Cassani abbia pensato anche a lui nell’allestire la grande squadra per ora riposta in cassetto non ancora chiuso. 

«Io sono sempre abbastanza disponibile a mettermi in gioco in cose nuove – dice Chiesa – anche al di fuori del professionismo. Negli ultimi anni ho visto che non è più il mio ciclismo. E’ cambiato troppo e troppo velocemente. Forse mi penalizza anche il discorso della lingua, ma io sono latino. Ho cuore latino e ho sempre corso in squadre come famiglie. Questo era normale fino a 10 anni fa, ormai è impossibile in squadre di 70-80 persone. Le continental come la Technipes #InEmiliaRomagna sono squadre in cui c’è ancora un rapporto umano e familiare. Sono tutte persone della zona, si conoscono da lunga data con un grosso affiatamento». 

Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida
Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida

Il ruolo del direttore

Il Chiesa direttore sull’ammiraglia, in alcune occasioni e soprattutto nelle squadre più grandi, ha lasciato il posto al Chiesa dietro le quinte.

«Ho sempre fatto il lavoro… sporco – ammette – quello che fa andare bene o in malora una squadra. Il grande Giancarlo Ferretti mi ha indirizzato verso questo ruolo. La logistica e lo staff sono il cuore della squadra. Puoi avere anche il campione del mondo, ma se dietro non ci sono affiatamento e organizzazione, non vai lontano. Mi piace fare il direttore sportivo, ma oggi qual è il ruolo del direttore? E’ concentrato sulla corsa, su tutti i minimi particolari. Cose che servono, ma dal mio punto di vista serve di più l’affiatamento col corridore. Se vai a una corsa e sei l’estraneo di turno, perché arrivi e devi dirgli cosa deve fare senza conoscere la sua psicologia, certo che dopo si prendono i mental coach per far ragionare i corridori. Io penso che la figura principale sia quella del direttore sportivo, invece la stanno mettendo da parte».

Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali
Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali

Due anni fra gli U23

Ha lasciato la Iseo Rime non trovando più grandi sintonie, riparte da un’altra continental con gli stessi temi da affrontare. Giovani che passano presto, corridori che smettono a 22 anni.

«Qui tocchiamo un tasto dolente – dice – perché difendo la posizione della Federazione. Per me è giusto l’obbligo al dilettantismo almeno per i primi due anni, per far crescere al meglio i corridori. Evenepoel, Pogacar e Ayuso sono eccezioni. Non è giusto che manchi un regolamento internazionale. L’Italia è l’unica che propone questa norma, ma sbandierano il diritto al lavoro e li fanno passare da juniores. Tanti corridori vengono bruciati per questo, altri in compenso – faccio i primi nomi che mi vengono: Luca Coati e Matteo Zurlo – meriterebbero di passare e invece sono lì sgomitare e rischiano di smettere. Hanno una certa esperienza, li abbiamo visti e hanno il diritto di fare almeno due anni. Quanto ci ha messo ad arrivare Sonny Colbrelli? Io credo ancora che sei debba salire un gradino per volta, come per ogni cosa della vita». 

Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale
Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale

Il calendario giusto

Altro tema, altro giro di giostra: l’attività delle squadre italiane e le prospettive dei nostri corridori, dato che tornerà presto a far parte del loro ambiente.

«Mancano le corse a tappe – dice – forse ne inseriscono una nuova in Emilia e saliamo a quattro. La differenza è che tanti stranieri fanno il calendario del loro Paese e poi vengono in Italia. Il Val d’Aosta aveva 35 squadre e solo 4 italiane. Le nostre non vanno fuori. Un po’ non le invitano, un po’ per una questione di costi. Per andare all’estero, diciamo al Tour de Normandie, devi pagarti l’hotel e la trasferta, devi avere più staff per muovere i mezzi e ti trovi una spesa di minimo 8.000 euro, dipende da dove vai. Ci sono squadre che se lo possono permettere, altre che preferiscono correre il sabato e la domenica in Italia. Intendiamoci, abbiamo un buon calendario, ma non basta.

«Cresci se vai a correre con gente che ha due o tre anni più di te. Non è obbligatorio andare tra i professionisti, noi abbiamo fatto le richieste per corse di un certo livello. Vediamo se ci accettano. Corse dove incontri squadre che hanno corridori importanti. Guardate l’organico della FDJ, con i francesi, ma anche neozelandesi e inglesi. Come la Colpack di Ayuso, Baroncini e Verre. Quando hai atleti così, è normale che tutta la squadra vada super forte ed è competitiva anche all’estero. Purtroppo non tutti gli anni c’è un Baroncini».

#inEmiliaRomagna diventa continental. Giusto adeguarsi

30.09.2022
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Continua il lento, ma inesorabile cambiamento del ciclismo dilettantistico italiano. Il prossimo anno avremo una nuova squadra continental: la #inEmiliaRomagna. Salirebbe così a 14 il numero delle squadre italiane appartenenti a questa categoria, ammesso che il Team Corratec non diventi professional.

Michele Coppolillo, il direttore sportivo di riferimento, è ancora molto concentrato su questa stagione. Anche se è quasi finita, le gare non mancano, ma ha già buttato un occhio al 2023. 

Coppolillo (classe 1967), ex professionista, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo (classe 1967), ex professionista, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Un passo alla volta

Un occhio al grande anno. E a quel che succederà.

«Succede – dice Coppolillo – che il ciclismo dilettantistico va nell’ottica delle continental e anche noi ci adeguiamo. L’idea è quella di avere una squadra più strutturata. Sin da quando siamo nati siamo sempre cresciuti facendo un passo alla volta. E speriamo vada bene anche questo.

«Noi della #inEmiliaRomagna siamo partiti quattro anni fa e dopo quattro stagioni di permanenza nella categoria under 23 vogliamo provare a crescere, a darci un tocco d’internazionalità e in questo c’è anche la spinta di Davide Cassani».

Cassani è sempre stato un promoter sia della regione Emilia Romagna che del team stesso. E le due cose sono strettamente legate fra loro. Il nome della squadra già la dice lunga. E ci sta che in questo percorso, ancora giovane, ci sia stato anche il suo impulso. Inoltre sappiamo che Davide ragiona in grande e visto che il suo progetto di una WorldTour non si è realizzato, magari ci arriverà per gradi con questa squadra. Ma queste sono, per ora, solo delle congetture.

Davide Dapporto ha vestito la maglia azzurra all’Avenir. Una buona stagione l’hanno fatta anche Montefori e Ansaloni
Davide Dapporto ha vestito la maglia azzurra all’Avenir. Una buona stagione l’hanno fatta anche Montefori e Ansaloni

Il giusto mix

Torniamo a Coppolillo e alla sua squadra. Avere una continental che faccia un certo tipo di attività è ormai qualcosa d’imprescindibile.

«Oggi – spiega Coppolillo – il ciclismo è più accelerato. A 19-20 vanno al Tour, a 21-22 vincono un grande Giro. Fare una continental è un salto intermedio: si è ancora dei dilettanti, ma con qualche esperienza più corposa all’estero e con le corse dei professionisti. Serve un giusto mix».

E sul discorso del mix, Coppolillo apre un capitolo interessante. Se si fa una continental bisogna poi onorarla con determinate corse. Deve aumentare la qualità dell’attività.

«Dobbiamo – spiega il diesse – fare un distinguo. C’è il dilettantismo vecchio stile, che deve esistere, perché il grosso della base viene da lì, non scordiamolo. Ma poi è anche giusto che se si decide di fare un salto di qualità, una continental, che alla fine è la “serie C” del professionismo, ci si debba confrontare con altre realtà. Quindi gare all’estero, gare con i pro’, cercare confronti a più alto livello».

Prossimo appuntamento per la #inEmiliaRomagna l’italiano della cronosquadre. La squadra di Coppolillo ha investito sulla crono
Prossimo appuntamento per la #inEmiliaRomagna l’italiano della cronosquadre. La squadra di Coppolillo ha investito sulla crono

Più qualità

Coppolillo parla di una squadra più strutturata, questo vale per gli atleti, ma anche per lo staff. Sono in arrivo un nuovo meccanico e un altro direttore sportivo e chiaramente anche qualche corridore più “robusto”.

«Come ho detto – riprende Michele – l’idea era di fare una squadra più forte. Avremo 10 o 12 atleti, non troppi, perché la nostra idea è di fare l’attività unica e non doppia, tanto più che vorremmo correre a più alto livello. Magari fare meno gare, ma di maggior qualità.

«Anche perché poi bisogna confrontarsi con la realtà». In questo caso realtà significa economia e, secondo Coppolillo, una stagione da continental costa più del doppio rispetto ad una stagione vissuta da U23.

«Posso dire che è così. Ad incidere oltre agli atleti, qualcuno sarà forte e di conseguenza costerà un po’ di più, saranno le trasferte all’estero. Muoversi inciderà molto: più mezzi, più viaggi, più personale… Un conto era fare le gare come abbiamo fatto fino ad ora in un raggio di 200-500 chilometri e un conto è parlare in termini di migliaia di chilometri».

Per adesso Coppolillo preferisce non fare nomi dei nuovi innesti. Vuole rispettare i tempi. Di certo non mancheranno ragazzi della regione Emilia Romagna e qualche altro giovane italiano di belle speranze.

In più c’è una stagione da concludere con la #inEmiliaRomagna ancora in veste U23. E il finale va onorato al meglio. Il primo obiettivo è il tricolore della cronosquadre di domani, poi ci sarà il Piccolo Lombardia e infine il Del Rosso.

La scelta degli juniores. Inchiesta tra i diesse degli U23

25.06.2022
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Come scelgono i ragazzi di primo anno le squadre under 23? Al netto che i migliori juniores hanno la “strada spianata” e magari saltano direttamente fra i pro’, quali sono i criteri di scelta per gli altri ragazzi? Ne abbiamo parlato con alcuni direttori sportivi di squadre under 23 e continental, mettendo a confronto esigenze differenti.

Non bisogna però nascondersi dietro ad un dito: in questa scelta molto dipende dai procuratori e sostanzialmente dagli ordini d’arrivo. Perché, alla fine volenti o nolenti, si parte sempre da là. Ma resta in piedi il discorso tecnico. Vediamo come.

Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport
Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport

Basta plurivittoriosi

«Certo che guardiamo le classifiche – dice Matteo Provini, tecnico della Hopplà Petroli Firenze – ma guardiamo anche il modo di correre dei ragazzi. Qualche anno fa, per esempio, ho fatto l’errore di prendere un ragazzino che aveva accumulato molte vittorie, ma tutte nei circuiti, in volata. Poi nelle prime corse da under 23 si staccava sul primo cavalcavia. Da quel giorno non guardo solo chi vince, ma chi è nei primi dieci. Quando presi Ganna, non lo voleva nessuno, aveva fatto solo due piccole vittorie da juniores. Anche Konyshev non aveva vinto, ma vedevo che era sempre in fuga.

«Per me contano molto tre corse in particolare e sono: l’Internazionale di Solighetto, il Lunigiana e il Liberazione di Massa. Se si va a vedere, da qui sono sempre saltati fuori dei nomi importanti».

Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores

«Per il mio modo di fare – prosegue Provini – i plurivittoriosi con me non vanno sempre d’accordo. Hanno già l’impressione di essere dei campioni e non hanno voglia d’imparare.

«Quindi andiamo a contattare gli juniores di livello medio, dopodiché li sottoponiamo a dei test presso il centro Mapei. In base ai valori che danno questi test decidiamo se prenderli o no».

L’aspetto umano

Con Provini si cerca di capire se in qualche modo è valutabile anche l’aspetto umano.

«Qualche junior lo portiamo in ritiro con noi – sorride – e cerchiamo di capire chi sia la persona che stiamo ingaggiando. La prima è capire se hanno voglia di imparare e se ascoltano tutto quello che gli si dice.

«Il problema è che spesso – riflette – ci sono dietro di loro troppe persone, preparatore e famiglie, che li condizionano. Tante volte gli dici di fare una cosa, poi tornano a casa e fanno l’opposto. E così diventa difficile valutare per noi. Non si ha la piena padronanza dell’atleta. Per questo cerchiamo di scegliere chi ha piena fiducia nelle strutture della squadra».

Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental
Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental

Occhio ai punti

«Guardiamo anche le classifiche – spiega Roberto Miodini della Beltrami-Tsa – e le guardiamo perché se fai la continental i ragazzi devono avere dei punti. Senza punti ne possiamo prendere uno solo.

«Ma quando dico che guardiamo le classifiche, intendo che tengo l’occhio sui punteggi. Per forza di cose devo stare in quel range. Anche se sono consapevole che ci sono dei ragazzi che hanno pochi punti ma che sono, o possono essere, fortissimi. Magari non sono riusciti ad esprimersi perché ancora sono in fase di crescita, ma quelli io, ripeto, non li posso prendere. Se potessi, lo farei».

«Sulla nostra scelta – prosegue – incide molto anche la tipologia di calendario che andiamo a fare. Se facessimo anche tante corse che per la maggior parte sono piatte, come i circuiti per gli under 23, magari prenderei anche delle ruote veloci. Ma facendo un calendario continental che è più duro, che prevede corse a tappe, è più utile prendere un ragazzo che sappia fare fatica. E’ più utile un passista scalatore… A me piace chi fa fatica, anche se spesso accumula pochi punti perché lavora per altri. Ed è un paradosso. Quando invece per noi sarebbe il profilo migliore.

«In tal senso è importante avere una rete di fiducia con i direttori sportivi delle squadre juniores, ma anche amici, gente esperta… Perché basarsi solo sul giudizio del diesse di quell’atleta non è totalmente giusto: lui cerca di piazzare il suo corridore».

Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina
Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina

Le conoscenze contano

E il discorso delle conoscenze di Miodini e della valutazione umana che in qualche modo faceva Provini si ritrovano anche in Cesare Turchetti, della  Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio.

«Nella scelta dei ragazzi – dice il diesse bresciano – molto incidono anche le conoscenze. Ci sono dei direttori sportivi in cui ho più fiducia e parlo con loro, ma mi rifaccio anche ai rapporti con amici competenti per capire il corridore e la persona.

«Qui, alla fine tutti vogliono andare alla Colpack-Ballan o alla Zalf Euromobil. Fai fatica a prendere uno junior bravo. E sì che poi noi gli diamo tutto. Nel mio metodo è previsto parecchio tempo in ritiro, quindi c’è anche un certo impegno. Ma se il ragazzo non vuole stare con noi o ci sta con la testa di chi dopo un anno vuole andare via, non va bene. Non è il massimo per chi vuol investire su di lui e cerca di farlo crescere».

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali

Si va sul campo

«Prima di tutto – spiega Carlo Franceschi della Mastromarco Sensi Nibali – valuto il suo rendimento nell’arco della stagione. Non tanto le vittorie, ma la capacità di rendere da inizio a fine annata. Anche se vince poco, ma arriva sempre nei primi dieci, sai che ci devi lavorare, ma altrettanto sai che ci puoi fare affidamento.

«Spesso chi ha tante vittorie sono i ragazzi che vincono i circuiti, ma poi tra gli under servono le caratteristiche di fondo e resistenza».

«Il corridore piccolo ha più difficoltà è vero, però anche qui conta la qualità. Pozzovivo, per esempio, è sempre stato competitivo. Anche da allievo. Io poi, anche per cercare di individuare questi ragazzi che sono più indietro nella crescita, durante la stagione ho il compito di andare a vedere qualche gara juniores. E se il piccolino si fa vedere e magari ti arriva nei dieci è un’ottima cosa.

«Ma anche qui bisogna valutare: è piccolo perché i suoi geni sono così (e lo scopri conoscendo i genitori) o perché non è ancora cresciuto? Solitamente lo vedi in faccia un ragazzino di 17 anni se e quanto ha sviluppato. E lo vedi a prescindere dalla statura.

Anche Franceschi riprende in parte il discorso di Turchetti.

«Con i corridori di fuori regione si va a conoscere la famiglia. Il ragazzo magari vorrebbe venire, ma i genitori non sono d’accordo o non sono convinti di mandarlo a vivere nel ritiro. Così non va bene, non vai da nessuna parte: queste incertezze si riflettono sul ragazzo. La Mastromarco è una famiglia e tutti devono essere sereni di starci».

Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Particolarità #inEmiliaRomagna

«Valutare i ragazzi non è facile – dice Michele Coppolillo della #inEmiliaRomagna – non guardiamo solo il risultato, ma anche altre cose. Nel nostro caso poi è anche più semplice la scelta, in quanto abbiamo sposato la politica di portare avanti i ragazzi dell’Emilia Romagna. Ma è chiaro che guardiamo anche oltre. Che risultati hanno ottenuto, che tipo di attività hanno svolto, quante gare hanno fatto…».

«Ricordiamoci che tra gli juniores si è in una fase di crescita importante. E non tutti hanno sviluppato allo stesso modo. Abbiamo degli esempi in casa. Noi abbiamo preso corridori che da juniores non avevano mai vinto e poi da under 23 lo hanno fatto. Penso a Dapporto. La maturazione a quell’età è molto differente. E non si dovrebbe avere fretta.

«Lo scalatore, che solitamente è più piccolo, oggi fa fatica ad emergere. Fa più fatica in pianura. Le medie sono cambiate e magari arrivano sotto le salite già stanchi. Anche per questo collaboriamo con le società. Parliamo costantemente. Cerchiamo di avere un giudizio complessivo».

Coden, a sinistra, con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi
Coden con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi

Crescita in casa

«Noi – spiega Alessandro Coden della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino – siamo un team nato nel 2011 e abbiamo anche la squadra juniores. Non avendo grosse pressioni dagli sponsor, portiamo i ragazzi più avanti possibile, tanto che abbiamo creato la categoria under 23 da un paio di anni. Per noi quindi si tratta di un cammino. Anche se non manca un occhio rivolto ai ragazzi di altre squadre.

«Su cosa mi baso per prendere gli altri? Guardo il rendimento nella sua regolarità. I suoi piazzamenti. E lavoriamo per farlo crescere. Qualche corridore buono lo abbiamo avuto anche noi: Zambanini, che ora è alla Bahrain Victorious, e Colnaghi alla Bardiani Csf Faizanè. Ci abbiamo creduto e adesso cercheremo di fare crescere qualche altro ragazzo».

Apt Emilia-Romagna, lo sport agonistico per la promozione turistica

28.03.2022
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Promozione del territorio e crescita del movimento ciclistico giovanile. Sono questi due i mantra alla base del #inemiliaromagna Cycling Team. La squadra nata nel 2018 è stata une delle intuizioni di Davide Cassani, presidente dell’Apt Emilia-Romagna, che ha saputo unire regione e ciclismo agonistico per un solo obiettivo. Un progetto che vede come colonne portanti Apt servizi e Consorzio Terrabici. Per un territorio che va da Piacenza a Rimini con circa 8 mila percorsi per un segmento che vale 1,4 milioni di presenze. 

La squadra è nata nel 2018 da un’intuizione di Davide Cassani (foto di Massimo Fulgenzi)
La squadra è nata nel 2018 da un’intuizione di Davide Cassani (foto di Massimo Fulgenzi)

La nascita e la promozione

La scintilla, Davide Cassani, ha permesso a un’idea di diventare realtà ed esempio nel mondo dal 2018 ad oggi. L’Apt Servizi regionale con a capo proprio l’ex cittì ha scelto questo progetto per promuovere il territorio attraverso le due ruote. L’Emilia Romagna ha infatti i suoi web ambassador sui pedali: sono i ragazzi di #inEmiliaRomagna Cycling Team che, da marzo a ottobre, prendono parte alle gare del calendario ciclistico under 23 su strada.

Giovani emiliano romagnoli, che di gara in gara raccontano, sui loro profili social, la loro esperienza sportiva, ma anche la loro terra, i loro sapori e luoghi del cuore. Il tutto promuovendo l’Emilia Romagna con una narrazione nuova, che costituisce una vera e propria case history in Europa e nel mondo per originalità.

Unica nel suo genere è un esempio di utilizzo di risorse per la promozione del territorio (foto di Massimo Fulgenzi)
Unica nel suo genere è un esempio di utilizzo di risorse per la promozione del territorio (foto di Massimo Fulgenzi)

Cassani e la squadra

Un progetto che vede la regione scegliere e investire su un movimento in continua crescita come le due ruote.

«Tra le nostre eccellenze – spiega Davide Cassani – c’è una offerta turistica legata alla vacanza in bicicletta al top in Italia e in tutta Europa. L’Emilia-Romagna con i suoi splendidi itinerari su due ruote e bike hotels di qualità, sa regalare autentiche emozioni ai nostri clienti ciclisti. Strade di montagna, mare e percorsi collinari si alternano regalando paesaggi unici e affascinanti tra cultura e storia ed enogastronomia.

«Per questo – continua l’ex cittì – abbiamo un importante team di ambassador. Giovani promesse del ciclismo regionale che attraverso il simbolico hashtag #InEmiliaRomagna diventano i portavoce privilegiati di questo brand. Penso che i singoli ragazzi sappiano raccontare al meglio questa loro esperienza. Sui social si impegnano a rendere virale un progetto che rappresenta una costante novità nel panorama ciclistico nazionale».

Il team è al quarto anno dalla sua creazione (foto di Massimo Fulgenzi)
Il team è al quarto anno dalla sua creazione (foto di Massimo Fulgenzi)

Tredici ambasciatori

Sono tredici gli atleti guidati dal diesse Michele Coppolillo per questa stagione 2022. Dopo la crescita costante del team. Ora gli obbiettivi sono più ambiziosi e concreti.

«Parte una nuova stagione sportiva – dice Cassani – con la certezza di aver fatto tesoro dell’esperienza degli anni precedenti. Una squadra che cresce anno dopo anno, addirittura nel 2021 sei vittorie con una tappa al Giro U23. La maglia Rosa e un ragazzo, Tarozzi, approdato al professionismo. L’obiettivo è di far crescere nel migliore dei modi dei ragazzi che fanno sport e hanno il sogno di diventare professionisti. Non tutti ci riusciranno, ma l’importante è dare loro le possibilità di giocarsi le proprie carte. E una cosa molto importante è che molti di loro studiano: vuol dire che hanno l’intelligenza, la capacità e la lungimiranza di pensare allo sport e non solo. Noi cerchiamo di accompagnarli nella loro crescita».

Nella foto, da sinistra Luca Collinelli e Davide Dapporto già piazzati in questo 2022 (foto di Massimo Fulgenzi)
Davide Dapporto già piazzato in questo 2022 e vittorioso nel 2021 (foto di Massimo Fulgenzi)

I numeri della regione

Il Consorzio e Apt Servizi Emilia-Romagna collaborano da quasi sette anni nella promozione del segmento vacanze bike con educational tour per giornalisti-blogger e tour operator di settore e la presenza a fiere internazionali specializzate. Con numeri importanti: 160 mila presenze all’anno negli hotel associati per 15 milioni di euro di fatturato (dati Terrabici).

In Emilia-Romagna si contano 8.000 chilometri tra percorsi stradali e piste ciclabili, anche sterrate, per appassionati di bici e mountain bike. Si differenziano per lunghezza e difficoltà altimetriche e sono indicati per tre tipi di praticanti: sportivi, ciclo-escursionisti e amanti della mountain bike. Il trend positivo del segmento bike è confermato dai dati: l’Emilia-Romagna è seconda in Italia, dopo il Trentino-Alto Adige, per presenze cicloturistiche, con 300 mila arrivi di turisti bike per un totale di circa 1,4 milioni di presenze. Questa clientela è per l’85% straniera.

#inemiliaromagna Cycling Team, il 2022 e un futuro più grande

10.03.2022
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La “cenerentola” è ormai cresciuta, le incognite da ultima arrivata non fanno più parte della squadra che indossa i colori della Regione e li ha incisi nel nome, #inemiliaromagna Cycling Team. Per la presentazione e il lancio del nuovo organico emiliano romagnolo under 23 si è parlato di bilanci e di obbiettivi per il futuro. La squadra nata dalla scintilla di Davide Cassani (presidente APT Servizi Emilia Romagna) viene da una stagione ricca di risultati e da un passaggio tra i professionisti di Manuele Tarozzi alla Bardiani CSF-Faizanè.

Sono tanti gli spunti e le indiscrezioni che sono trapelate tra una dichiarazione e l’altra rivolta ai 13 emiliano-romagnoli pronti a salire in sella. Ripercorriamo la serata vissuta al Grand Hotel di Riolo Terme (quartier generale della nazionale al mondiale di Imola 2020 ndr) in occasione della presentazione del team. 

Alla presentazione del team #inemiliaromagna la maglia rosa conquistata da Cantoni al Giro under 2021
Alla presentazione del team #inemiliaromagna la maglia rosa di Cantoni al Giro under 2021

Alzare l’asticella

Sono 13 gli atleti rigorosamente prelevati da tutti i lati della regione che vanno a formare quello che sarà il team per questo 2022. La stagione è già iniziata e la squadra ha fatto vedere con i piazzamenti di Ansaloni e Dapporto, di essere pronta a un anno promettente. Dapporto infatti ha già ricevuto una convocazione in nazionale per la Gand-Wevelgem U23 in programma il 27 marzo.

L’obbiettivo però rimane quello di alzare l’asticella, come dice il diesse Michele Coppolillo: «Il 2021 è andato davvero alla grande, con la maglia rosa di Cantoni, Tarozzi professionista e Dapporto in nazionale. Quest’anno siamo partiti bene e ci sono tutti i presupposti per vivere una stagione importante e cercare di fare ancora meglio. Possiamo dire di non essere più una “cenerentola”, ma un gruppo che ha dimostrato di meritare il proprio spazio».

Il team è al suo quarto anno dalla sua creazione (foto Massimo Fulgenzi)
Il team è al suo quarto anno dalla sua creazione (foto Massimo Fulgenzi)

Il WorldTour è nell’aria

Messa alle spalle una stagione sopra le aspettative a conferma di una crescita costante, viene naturale pensare a un futuro ambizioso. Dalle dichiarazioni di Davide Cassani trapelano parole rivolte a un progetto a lungo termine che possono vedere l’ex ct impegnato in prima persona.

«Parte una nuova stagione sportiva – ha detto l’ex cittì azzurro – con la certezza di aver fatto tesoro dell’esperienza degli anni precedenti. Una squadra che cresce anno dopo anno. L’obiettivo è di far crescere nel migliore dei modi dei ragazzi che fanno sport e hanno il sogno di diventare professionisti. Non tutti ci riusciranno, ma l’importante è dare loro le possibilità di giocarsi le proprie carte. Ammetto di avere un sogno, quello di costruire una squadra professionistica italiana visto che ormai manca da troppo tempo nel WorldTour».

Il team #inemiliaromagna diventerebbe quindi un satellite possibile che orbiterà intorno a questo progetto, per il momento ancora etereo.

Alla presentazione erano presenti istituzioni e sponsor
Alla presentazione erano presenti istituzioni e sponsor

Una crescita costante

La crescita del team la si capisce anche dalla struttura e dallo staff che lo compone. Per questo 2022 è stata inserita la figura di Gian Luca Giardini project manager, volta a gestire al meglio le risorse della squadra. I 13 sono infatti andati in ritiro in Spagna durante l’inverno ed è stato effettuato un rinnovamento del parco bici con Pinarello di alta gamma. In un periodo dove le condizioni economiche mettono tutti a dura prova, progetti come questo donano una boccata d’ossigeno al movimento e diventano un modello.

«Questo progetto – dice Giardini – consente a talenti emiliano-romagnoli di proseguire l’attività senza emigrare in altre Regioni, in un’età che li vede impegnati anche con la scuola». Concetto che viene ripreso dal presidente del #inemiliaromagna Cycling Team, Gianni Carapia: «Un obiettivo di questo team è quello di essere un punto di riferimento per i giovani del nostro territorio, per poter proseguire in sella dopo le categorie giovanili restando in Regione».

Emanuele Ansaloni fa parte della squadra fin dal suo anno di nascita 2019 (foto Massimo Fulgenzi)
Emanuele Ansaloni fa parte della squadra fin dal suo anno di nascita 2019 (foto Massimo Fulgenzi)

Le fondamenta della Regione

A chiudere l’intervento ma soprattutto a donare gran parte della linfa vitale c’è la Regione. Giammaria Manghi, Capo della Segreteria Politica Regione Emilia-Romagna commenta così e lancia un’indiscrezione.

«Nel 2022 – ha detto – si conferma il forte impegno della Regione Emilia-Romagna e del Presidente Bonaccini sugli eventi sportivi di livello nazionale e internazionale. Non nascondo che noi sogniamo il Tour e ci stiamo lavorando per il 2024. In programma più di 100 eventi che interessano quasi ogni tipo di sport, all’insegna della promozione territoriale, dell’evidenziazione delle eccellenze di questa Regione. In quest’ottica sicuramente il ciclismo ha ruolo primario. Anche l’esperienza del team #inemiliaromagna è estremamente importante perché riguarda i giovani e li fa crescere. Inoltre costituisce un’opportunità di valorizzazione sportiva all’interno di un programma che costituisce un pilastro per la Regione E-R».