Alessandro Monaco, da qualche periodo è fermo ai box a causa dell’operazione fatta all’arteria iliaca. Un problema che ha condizionato il suo ultimo anno in sella, arrivando ad essere insopportabile da due mesi a questa parte, come ci aveva confidato all’Adriatica Ionica Race. Con la salute non c’è da scherzare, così Monaco ha deciso di fermarsi e sottoporsi all’operazione, anche lui ad Eindhoven, nella stessa clinica dove si sono operati Nicola Conci ed Erica Magnaldi.
«Ho letto dell’operazione alla Magnaldi proprio sul vostro sito (ci dice Alessandro da casa sua, ndr). Mi sto lentamente riprendendo, sono tornato a casa lunedì dall’Olanda. Insieme a mio padre e alla mia fidanzata ci siamo sobbarcati 2.000 chilometri in macchina, visto che a causa della pressione arteriosa non potevo prendere l’aereo».
Come mai anche tu ti sei operato in Olanda?
Sono molto amico di Conci e confrontandomi con lui ho deciso di intraprendere questa strada. Il dolore è diventato sempre più insopportabile da aprile in poi, così sono andato a Prato da Raugei, lo stesso medico che ha visitato Aru, per capire cosa avessi. Una volta capito che il problema era molto grave, le opzioni erano operarmi in Italia o all’estero. Ho fatto le visite in Italia al San Raffaele ma i tempi per l’operazione erano molto lunghi, alla fine Eindhoven era la soluzione più rapida, oltre ad essere una delle migliori cliniche d’Europa.
Quanto tempo ci è voluto per fare tutto?
Sono andato agli inizi di luglio per fare le dovute visite e mi hanno operato il primo settembre, giovedì. E’ stata un’operazione della durata di due ore svolta con anestesia totale.
Cosa succede durante l’operazione?
Vengono incisi il ventre e l’inguine, ti puliscono l’arteria e per rinforzarla viene preso un pezzo della vena safena e messo in corrispondenza dell’arteria nella parte “debole”. Per farvi un esempio è come se in un tubo venisse inserita una cannuccia per rinforzare le pareti, così da non farle più piegare e far scorrere l’acqua all’interno.
Il problema dell’arteria iliaca in cosa consiste?
E’ un problema che colpisce i corridori professionisti, è considerabile come una malattia professionale. Viene perché ci si è portati geneticamente, praticamente il sangue non riesce più a passare attraverso l’arteria. Il tutto si traduce con dolore ed un senso di bruciore alla gamba, più l’arteria è ostruita più si acutizza.
Come nasce?
C’è chi ne soffre e chi no. L’arteria iliaca è sempre sotto sforzo visto che quando pedaliamo lavora schiacciata. Colpisce i ciclisti professionisti perché passiamo tante ore in bici ed in posizioni estreme. Io ad un certo punto non riuscivo più nemmeno ad usare la bici da cronometro per dieci minuti. I rischi nel continuare a correre sono alti, soprattutto ai livelli cui ero arrivato negli ultimi mesi. Sei a rischio embolia e trombosi. Ho tenuto duro fino al campionato italiano perché lo correvo in casa e volevo esserci, poi ho mollato, sapendo di aver finito la stagione.
E’ risolvibile del tutto?
I medici non escludono la possibilità che ritorni, non c’è la certezza del cento per cento. L’arteria è sempre la tua, puoi sentire fastidio fin da subito oppure più nulla. Oppure, puoi star bene per due anni e poi ti ritorna, non nascondo che ho paura possa ritornare, ma per il momento mi concentro sul rientro.
E’ un dolore che aumenta con il tempo?
Erano 5 anni che avevo qualche dolore alla gamba, inizialmente pensavo fosse legato alla schiena. Sono andato avanti per tanto tempo a palliativi, mettendo plantari o spessori sotto al manubrio, nonostante ciò stavo sempre peggio. Sono arrivato a correre con una gamba, la sinistra, (quella operata, ndr) dal medio in poi era fuori uso. Mi è capitato tantissime volte in corsa di dovermi sfilare dalla testa della corsa per il dolore, nonostante come potenza e cuore fossi a regime.
E nelle corse a tappe?
Lì era ancora peggio, perché ci correvi sopra continuamente per giorni e giorni. Me lo dicevano anche i fisioterapisti quando mi facevano i massaggi, che si sentiva come la gamba fosse affaticata. Alla fine di ogni tappa avevo, per dieci o quindici minuti, la gamba completamente intontita. Al Tour of Hellas, all’ultima tappa c’era una partenza in salita, siamo partiti forte e mi sono dovuto staccare da 150 corridori, ed avevo anche la maglia del Gpm. Poi piano piano, con il mio passo rientravo sul gruppo, a fine gara però il gruppo non ti aspetta più quindi non riuscivo più a rientrare.
Che periodo è stato per te questo?
Difficile, davvero difficile. Non mi vergogno nel dire che ho pensato anche di smettere (la voce di Alessandro ha un tono triste che ti proietta insieme a lui in questi mesi di sofferenza, ndr). Non mi sono lasciato sconfiggere perché ho due persone alle quali devo tanto ed ho promesso loro di provarci di nuovo: mio padre Giovanni e Rossella la mia fidanzata. Lo devo anche a me stesso, voglio vedere cosa riuscirò a fare quando, spero, riuscirò ad essere al massimo delle mie prestazioni.
Da quando potrai tornare ad andare in bici?
Il primo mese non posso fare nulla, solamente qualche camminata, poi potrò iniziare a fare un po’ di nuoto e di cyclette. Infine, dopo tre mesi, quindi da metà novembre, potrò tornare in bici, anche se per allenamenti blandi di un’ora, un’ora e mezza.
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
Voglio vedere se riesco a diventare un buon corridore, quest’anno questo problema è stato davvero destabilizzante. Forse, a 24 anni non ho più il tempo di diventare un campione ma un buon corridore sì.
Monaco quest’anno ha corso con la Giotti Victoria, il morale del corridore pugliese è in lenta ripresa. Siamo abituati a sentire la sua voce vivace e felice, sempre pronta alla battuta ed al confronto. Un motivo per ritrovare il sorriso Alessandro potrebbe trovarlo dal 2023, quando una grande occasione potrebbe bussare alla sua porta.