Questo sabato (1° ottobre) a Fiume Veneto si terrà il campionato nazionale cronosquadre per allievi, juniores e under 23. L’evento sarà organizzato come lo scorso anno dal Gc Bannia a cui va un plauso per portare avanti questa iniziativa di certo non ben collocata nel calendario. Si tratta una specialità particolare, altamente specialistica. Si solito si corre in 7-8 atleti, per l’occasione è stata riadattata alle esigenze delle squadre e si corre in quattro (in apertura la Colpack impegnata lo scorso anno nella cronosquadre della Coppi e Bartali).
Se per gli allievi la questione della preparazione, vista la giovanissima età e la scuola di mezzo, può anche essere tralasciata, il discorso si fa più serio per quel che concerne le due categorie internazionali. Anche perché le distanze iniziano ad essere interessanti: 25,3 chilometri per gli juniores e 37,2 per gli U23 (gli allievi ne faranno 18,6).
In Colpack…
Oggi per una cronosquadre dei pro’ si lavora su ogni minimo aspetto: durata delle tirate, rapporti, materiali, momenti del cambio, watt espressi in fase di spinta e in fase di “recupero”, un lungo studio esterno del territorio da parte degli staff per incamerare dati su vento, umidità, asfalto…
Per gli under 23 più o meno l’obiettivo è lo stesso, ma con molte risorse in meno a disposizione, a cominciare dal tempo per allenare questa disciplina fino ad arrivare ai materiali.
«Quest’anno – spiega Gianluca Valoti diesse della Colpack Ballan, i campioni uscenti – sarà dura ripetersi. Primo, perché lo scorso anno avevamo una super squadra. Secondo, perché non abbiamo proprio i ragazzi: diversi sono infortunati o malati (l’ultimo della lista è Romele, ndr).
«L’80 per cento dei nostri corridori ha la bici da crono e almeno una volta a settimana cerchiamo di fargliela usare in allenamento, fosse anche nel giorno di scarico. Lo scorso anno non riuscimmo a prepararla al meglio in quanto Baroncini e Gazzoli erano al mondiale, ma con Umbri, Boscolo e qualcun altro facemmo delle sedute. Per esempio Umbri che su pista faceva le partenze del quartetto partiva per primo. Tutti tiravano per circa 30”, ma lo stesso Gidas venendo dalla pista, aveva problemi alla distanza. Così spingeva più forte all’inizio e poi si staccava (il tempo è preso su terzo, ndr)».
Capacità individuali
In Colpack, racconta Valoti, si basano molto sull’esperienza personale dei ragazzi con la crono. Ognuno ha la sua tabella di allenamento e ognuno svolge i suoi lavori specifici.
«Poi per fare delle sedute di squadra – aggiunge Valoti – andiamo in un tratto di strada dalle nostre parti (Bergamo, ndr) particolarmente adatto. Corre parallelo all’autostrada tra Seriate e Grumello. Misura 20 chilometri e ha quattro rotonde. Queste sono ideali per approcciare le curve, rilanciare. In alternativa abbiamo un’altra strada, forse ancora migliore, nella Bassa ma è più lontana.
«Abbiamo la fortuna di avere il supporto di Maurizio Mazzoleni, specie per quel che concerne i materiali. E non dobbiamo assolutamente dimenticare Fusi, che viene dalla 100 Chilometri. Che poi alla fine le cose da mettere in pratica si sanno, ma la differenza è insistere sull’utilizzo della bici da crono in allenamento».
La Borgo Molino
E il discorso non è troppo diverso per gli juniores. Ad aprirci le porte di questa categorie è Cristian Pavanello direttore sportivo della Borgo Molino-Vigna Fiorita, anch’esso team campione in carica.
«Purtroppo – dice Pavanello – non ho potuto dedicare il tempo che volevo a questa specialità in quanto non ho gli atleti sottomano. E per questo non ci arriviamo al meglio. Due di loro, Favero e Scalco, sono di ritorno dall’Australia, e non hanno modo di fare delle prove. Faremo riferimento alla “memoria individuale” di quando usano la bici da crono e delle esperienze in pista.
«A ridosso del via faremo delle piccole prove, ma giusto per riprendere il feeling dei cambi e non per la prestazione. Ripeto, non c’è stato tempo e bisogna considerare anche che il giorno dopo ci sono altre gare importanti».
Cambio bici
Da quest’anno anche la categoria juniores potrà utilizzare la bici da crono, cosa che non era consentita fino all’anno passato. Si diceva che essendoci scarsa disponibilità di queste bici, si voleva mettere tutti alla pari. In realtà non è proprio così, perché quando ci sono le gare contro il tempo individuali tutti hanno la bici giusta. In più non sarà bello da dire, ma è un dato di fatto: non partecipano tutti i team, ma quelli più “robusti”.
«E direi finalmente – aggiunge Pavanello – trovo sia giusto che si usi la bici da crono. Si continua a proteggere questa categoria quando invece è internazionale. I ragazzi imparano a darsi i cambi con le mani sulle protesi e a gestire certe situazioni.
«Anche in virtù dell’utilizzo di questa bici – continua Pavanello – sarebbe stato interessante poterci lavorare su». Con la bici da strada i cambi vengono più in automatico. Basta pensare all’utilizzo che se ne fa in allenamento con i compagni in fuga.
«Ci sarebbe piaciuto allenarla meglio, ma non si può. Come facciamo? Con l’esperienza. Quando correvo, le cronosquadre le ho fatte anche io e la Borgo Molino stessa è cresciuta con le cronosquadre. Nel nostro caso Favero, Scalco, Cuccarolo e Delle Vedove sono esperti. Spero di riuscire a schierare anche un secondo quartetto».