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Il temporale su Manerba e il disonore dello Stelvio

15.06.2023
6 min
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MANERBA DEL GARDA – La tappa successiva alla giornata dello Stelvio viene vinta da Lukas Nerurkar, atleta della Trinity Cycling. Corridore britannico nato e cresciuto, per i suoi primi sette anni di vita in Etiopia. Suo padre, Richard, è arrivato quinto alle Olimpiadi di Atlanta 1996, nella maratona. Il diciannovenne si è imposto in una volata a due con Brennsaeter della Equipe Continental Groupama FDJ

La fuga ha avuto margine complice la pioggia che ha reso difficile la discesa finale. Lo ha confermato anche la maglia rosa Staune-Mittet, dicendo che oggi era più facile perdere il Giro che vincerlo. Zero rischi e margine ai due attaccanti di giornata che ringraziano e si giocano la tappa. 

Nubi sul Giro

La pioggia è anche metaforica, anzi si potrebbe dire che sul Giro Next Gen “fioccano” squalifiche. Dopo l’arrivo in cima al Passo dello Stelvio si temevano degli strascichi sulle gambe dei corridori. La leggendaria salita non ha però influito come si sarebbe potuto immaginare. Sul Giro Next Gen si è scatenato un temporale che ha portato nel corso di una notte alla squalifica di 31 atleti

Il motivo è la violazione dell’articolo 2.12.007-4.6: “Un corridore attaccato al proprio veicolo, o quello di un’altra squadra viene squalificato ed escluso dalla corsa. L’ammenda è di 100 franchi svizzeri e 25 punti dalle classifiche UCI. L’esclusione è prevista anche per il veicolo, senza possibilità di sostituzione, ed il direttore sportivo viene sanzionato con 100 franchi svizzeri di ammenda”. 

Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese
Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese

Lo sconforto di Damilano

La Ciclistica Rostese è una delle squadre che si è ritrovata con il maggior numero di corridori squalificati: tre, come loro anche la Beltrami TSA Tre Colli. Il diesse dei piemontesi alla partenza aveva l’aria affranta.

«Io posso solo essere critico nei confronti dei miei ragazzi – ci dice seduto nel retro dell’ammiraglia – di quello che fanno gli altri non me ne frega nulla. Hanno provato a giustificarsi dicendo che lo facevano tutti, ma a me non interessa. In 46 anni che faccio il direttore sportivo non ho mai preso una multa. E’ successo perché il diesse che c’era sulla seconda ammiraglia si è fatto abbindolare. Mi avesse fatto un colpo di telefono mi sarei rifiutato di fare una cosa del genere».

«Ci sono dodici giudici – continua Damilano – se avessero messo due moto in più in fondo alla corsa non sarebbe successo. In tempi passati c’erano tre o quattro giudici che facevano su e giù, si facevano vedere e risultavano da deterrente. I filmati girati in rete fanno paura, io non ho mai visto una cosa del genere. Ora prenderemo dei provvedimenti nei confronti dei nostri ragazzi, diamo l’anima per cercare gli sponsor e due ragazzini rovinano l’immagine della squadra». 

La Sissio paga caro

Il ciclismo è cambiato, si vede nel professionismo e lo si nota anche tra i giovani. Una volta questo era il Giro d’Italia Dilettanti, poi è passato ad essere Under 23. Ora si parla di Next Gen “Prossima Generazione”. Nel ciclismo d’altri tempi queste cose erano all’ordine del giorno, ma nell’era dei social come occhio vigile sul mondo tutto ciò perde senso. L’immagine che è uscita dalla giornata dello Stelvio non è quella che invoglia a guardare e seguire il ciclismo. 

«Si è sempre fatto – parla Toffoli, diesse del G.S. Sissio Team – fin dal ciclismo eroico. La seconda macchina cerca sempre di salvare il salvabile, ma va bene. Erano d’accordo con me. A mezz’ora di distacco si cerca di aiutare i ragazzi, già ne stiamo perdendo tanti, se in più gli facciamo passare la voglia di correre. Portiamo all’arrivo e diamogli la soddisfazione di aver finito, anche zoppicando il Giro».

La domanda potrebbe essere quale sia l’onore di finire qualcosa che non si è meritato di portare a termine. Nello sport ci sono delle regole e, per quanto dure siano, servono per dare una forma allo sport che amiamo. 

Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)
Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)

Le versioni di Di Leo e Coppolillo

Nel comunicato stampa mandato da RCS Sport, come ogni mattina, dopo la partenza della tappa, erano stati aggiunti 7 nomi ai 24 qualificati nella serata di ieri. Tra i nomi di spicco risultano quello di Persico della Colpack-Ballan, mentre la Technipes #InEmiliaRomagna perde quattro corridori: Collinelli, Masoni, Montefiori e Umbri. 

«Abbiamo sbagliato – dice Coppolillo dall’ammiraglia mentre era in corsa – sono addolorato ed affranto. Lo sport è fatto di fatica e sacrifici, ho visto delle cose che vanno oltre, feriscono. Non sono abituato e non dobbiamo esserlo, a fine Giro penseremo a come affrontare al meglio questa cosa con i ragazzi».

Anche Rossella Di Leo, responsabile del team Colpack-Ballan, è in macchina che segue lo svolgimento della quinta tappa. «Persico è stato mandato a casa questa mattina, dopo che è stato presentato un video da un diesse di un altro team. Si è attaccato all’ammiraglia per 200 o 300 metri, ma per il resto si è fatto la salita da solo».

Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto
Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto

La parola alla Direzione Gara

Il via vai di membri dello staff sul Passo dello Stelvio è stato poi giustificato nel corso della serata con la squalifica degli atleti per traino. 

«A fine tappa – spiega Raffaele Babini, direttore di corsa di lungo corso qui presente al Giro Next Gen – eravamo ancora in una fase di indagine. Quando si interviene bisogna farlo con una serie di elementi certi ed inappuntabili. Ci sono due aspetti: il primo è quello del collegio dei commissari che ha l’obbligo ed il dovere, sportivo e umano, di applicare le norme regolamentari. Cosa fatta una volta che siamo venuti in possesso degli elementi necessari e certi. Arrivati in primis con una visione sul campo, ovvero i giudici che hanno riscontrato determinate infrazioni. I social da questo punto di vista rappresentano un grande occhio di falco che ha aiutato nelle indagini».

«L’UCI – conclude – quando ci sono delle dirette, che poi possono diventare delle differite, ha le immagini. Il presidente riceve in prima battuta gli elementi di infrazione, che poi sono stati approfonditi nel post tappa. Dobbiamo garantire a tutti degli elementi di equità, per il rispetto verso i corridori e l’organizzazione».

Martin Nessler e l’arte di correre senza l’assillo di passare

07.06.2023
4 min
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«Io non penso al professionismo, non è un assillo. Io penso a dare il massimo. A non avere rimpianti in futuro. E quello che viene, viene…». Martin Nessler è senza dubbio un corridore particolare. Forte, ma senza lo stress di passare professionista. Prima di tutto c’è la passione per la bici. Un po’ come il rapporto tra Pinot e la vittoria: l’importante è pedalare.

Il trentino è approdato quest’anno alla Technipes-#inEmiliaRomagna. Ha trovato la vittoria, ma soprattutto un ambiente che ha rilanciato stimoli che forse erano venuti un po’ meno. 

In corsa, Nessler è un ragazzo che ragiona. Anche nel corso dell’ultima gara che ha conquistato – il Trofeo Matteotti di Marcialla – ha ragionato parecchio. Voleva entrare nella fuga ma è stato un bel po’ a vagliare l’idea se andare o no. Per fortuna il percorso gli ha consentito di rientrare sugli undici che erano scappati e cancellare i suoi dubbi.

«Poi – racconta – ho pensato: cavoli, però questa fuga qua potrebbe essere quella buona. Così sono riuscito a rientrare da solo. Ci hanno ripreso agli ultimi cinque chilometri, ma per fortuna ne avevo ancora».

Nessler vince il Trofeo Matteotti. Qualche giorno fa è stato 2° alla Due Giorni Marchigiana
Nessler vince il Trofeo Matteotti. Qualche giorno fa è stato 2° alla Due Giorni Marchigiana

Università e bici

Conosciamo meglio dunque Martin Nessler. Classe 2000, due stagioni al Cycling Team Friuli, una al Sissio Team, piccola e tenace squadra veronese, e adesso l’arrivo in una continental.

«Sono un ragazzo che studia e va in bici – racconta Nessler – studio scienze degli alimenti, quindi sono più incentrato sulla produzione dei cibi che non sulla nutrizione. Sono di Bolzano, ma vivo a Dro, vicino ad Arco di Trento. Sono una persona normale insomma…».

Ma essere ciclisti a quel livello non può significare persone normali: tutto è diverso. E la bici prende ogni anfratto della tua vita. La passione di allenarsi. Uscire con dei professionisti come i fratelli Bais, le ore di sella, gli impegni pre e post allenamenti, le gare, i viaggi…

«Sono arrivato in questa squadra per una scelta tecnica. Fino allo scorso anno ero in un team relativamente piccolo e credo mi abbia fatto bene».

Nessler all’ultimo Giro di Sicilia…
Nessler all’ultimo Giro di Sicilia…

Team strutturato

Nessler è uomo di Michele Coppolillo, colonna portante del team. La scorsa estate il “Coppo” alza il telefono e lo chiama. E la telefonata arriva nel momento giusto, Martin da quest’anno non sarebbe più stato under 23, sarebbe stato un “vecchio”, un elite e ci stava che sul piatto mettesse anche l’ipotesi di non correre più.

«Non sapevo se continuare o meno – spiega Nessler – ma se lo avessi fatto avrei voluto il salto di qualità. Sarei voluto andare in una squadra che facesse belle gare, e mi consentisse di fare belle esperienze».

E infatti Martin ha preso parte a gare come la Coppi e Bartali, il Sicilia… dovrebbe andare in Azerbaijan e non è finita.

Sprinter a sorpresa

Ma che tipo di corridore è? Scalatore, passista, passista veloce…

«Le due vittorie che ho fatto quest’anno e anche l’anno scorso, le ho fatte tutte in gare abbastanza impegnative con finale su uno strappo. Sinceramente non pensavo di essere veloce, però nell’ultima gara vinta ho battuto gente abbastanza veloce. Quindi direi che potrei essere un corridore per gare impegnative con finale non piatto».

«Pensate che proprio riguardo alla mia “non volata”, quest’inverno Francesco Chicchi mi prendeva in giro. Scherzando mi diceva che un palo era più veloce di me! Gli ho dimostrato che non sono poi così lento».

Nessler è stato chiamato da Coppolillo, ma il suo direttore sportivo di riferimento è appunto Chicchi. Tra i due c’è un rapporto di fiducia e se Nessler è maturato è anche merito suo, ma non solo…

«E’ anche una questione di vicinanza geografica e infatti mi segue parecchio anche Mario Chiesa. Ma comunque sì, con Francesco parlo molto».

In squadra, un grande clima costruttivo sin da questo inverno in Spagna
In squadra, un grande clima costruttivo sin da questo inverno in Spagna

Parola d’ordine: lavoro

«Cosa c’è stato di diverso in questa squadra? L’anno scorso eravamo in due o tre ragazzi che andavano più forte degli altri e mi sentivo un po’ sugli allori. Invece quest’anno c’è tanta competizione interna. Questo ti aiuta a fare di più. Io sono contento di essere riuscito ad emergere, ma sono ragazzi più forti di me. Quello che ci tengo a dire è che sono contentissimo perché in questa squadra, come l’anno scorso a dire il vero, quando un ragazzo fa risultato gli altri ragazzi sono più contenti di colui che ha vinto».

Che questa squadra fosse nata sotto una buona stella era noto. Dei buoni tecnici, tanta Italia e tanta professionalità. Per dire: questo inverno hanno fatto due ritiri…

«E non tutti i team continental possono permettersi due ritiri. In particolare il secondo in Spagna è stato proprio bello. Due settimane intense».

Monaco racconta la Technipes #InEmiliaRomagna

09.03.2023
5 min
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I ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna si trovano in Croazia, pronti per prendere il via all’Istrian Spring Trophy (in apertura foto Instagram della squadra). Tra di loro c’è anche Alessandro Monaco, uno dei nuovi innesti nel team continental. Per il pugliese, si tratta della seconda gara stagionale, dopo l’esordio al Laigueglia, si tratta di un passaggio delicato dopo l’operazione all’arteria iliacaIl Team Technipes #InEmiliaRomagna si è arricchito di nuove figure all’interno del suo staff, tra cui quella di Leonardo Piepoli. Il preparatore ha lavorato tanti anni insieme a Monaco. 

Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Alessandro, tu e Piepoli vi trovate di nuovo insieme

Noi due – esordisce Monaco – lavoriamo l’uno accanto all’altro da sempre, lui mi segue da quando sono junior. Abitiamo vicinissimi, praticamente a nemmeno venti chilometri di distanza. Piepoli mi ha allenato in tutti questi anni di carriera. 

E’ una figura di riferimento per te?

Assolutamente. Con Leonardo ho praticamente un rapporto da fratelli, non dico padre e figlio perché lo farei sembrare troppo vecchio (dice con una risata, ndr). Con lui mi confronto su ogni tema, anche prima dell’operazione all’arteria iliaca abbiamo avuto un lungo confronto.

Cassani lo ha elogiato e presentato come un collaboratore, qual è il suo ruolo in squadra?

Fa il suo lavoro, quello del preparatore, sono due le persone che ricoprono questo ruolo: Malaguti e, appunto, Piepoli. Leonardo è un uomo di grandissima esperienza, lavorando anche a stretto contatto con la Movistar, è una figura di riferimento. Ma anche lo stesso Malaguti è un uomo di grande valore, loro due si confrontano con i diesse per decidere come gestire i corridori e per fare il punto sui vari stati di forma.

Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Uno staff di prim’ordine per una continental

Praticamente mi sembra di essere in una professional, sfido a trovare squadre con uno staff uguale o superiore al nostro. Basti pensare ai tre diesse: Coppolillo, Chiesa e Chicchi. Gente che nel ciclismo ha avuto sempre un ruolo di primo piano. Considerate che nello staff sono presenti anche due nutrizionisti, l’attenzione è massima in ogni aspetto.

Ti aspettavi un’organizzazione del genere?

Se devo essere sincero sì. Nei miei anni di esperienza ho conosciuto bene Cassani e so che non è una persona che si muove a caso. A fine 2022, ero indeciso se ripartire ancora da una continental, ma nel momento in cui Cassani mi ha contattato non ho esitato un secondo. Se mi avesse cercato una squadra qualunque non avrei mai affrontato tutto il calvario dell’operazione.

Anche a livello tecnico siete così all’avanguardia?

Vi basti pensare che ognuno di noi ha tre bici, compresa quella da cronometro. Come detto, l’organizzazione è davvero da squadra importante. Al di là di tutte le problematiche che ci sono in generale nel mondo del ciclismo a reperire sponsor e soldi, posso dire che questa squadra ha una grande solidità ed un ottimo progetto di crescita

In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
Come sono andati questi primi mesi di lavoro insieme?

Bene, molto bene. La squadra ha fatto qualche ritiro e siamo partiti a correre dal Trofeo Laigueglia, un po’ presto per tirare le somme, ma il calendario è davvero interessante. 

Raccontacelo.

Noi elite, dopo l’Istrian Spring Trophy (iniziato oggi, ndr), correremo gran parte del calendario italiano: Settimana Internazionale Coppi e Bartali, Per Sempre Alfredo, Larciano e Giro di Sicilia. In più ci sono in progetto altrettante gare di livello. Anche i ragazzi under avranno la possibilità di fare corse di primo ordine, con il calendario internazionale in Italia e non solo. 

Sei il corridore più grande ed esperto in squadra, ti senti di ricoprire questo ruolo?

Sono entrato in punta di piedi, c’erano già dei ragazzi che hanno partecipato alla crescita della squadra prima di me, come Dapporto e Ansaloni. Ogni tanto però mi sento di dare qualche consiglio e mi assicuro che non manchi nulla a nessuno, ma in una squadra del genere è impossibile che possa succedere. 

L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
Con i più giovani, invece?

Con loro mi sento più “chioccia”. Al Laigueglia, giusto per fare un esempio, ero uno dei pochi ad aver corso con i professionisti. Qualche consiglio mi è capitato di darlo, soprattutto sulla gestione della corsa e l’alimentazione. Quando si fanno gare con distanze così lunghe (200 km, ndr) cambia tutto. 

Il tuo recupero dopo l’operazione come va?

Procede regolarmente, a novembre e dicembre sono riuscito a mettere insieme tante ore di allenamento. Ho iniziato a recuperare anche tono muscolare, aumentando le sessioni di allenamento in palestra, con tanto lavoro di potenziamento e core stability. Dalla clinica in Olanda, quella dove mi sono operato, mi hanno dato una tabella da seguire. Per riprendermi completamente mi hanno detto che ci sarebbero voluti sette o otto mesi, non siamo lontani. Le prossime corse mi aiuteranno a capire di più, è normale che sia così, lo sforzo in gara è differente da quello in allenamento.

Technipes #inEmiliaRomagna, si respira aria nuova

20.02.2023
6 min
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Dodici atleti: 6 under 23 e 6 elite. Il nuovo progetto riparte da loro. Siamo stati alla presentazione del Team Technipes #inEmiliaRomagna a Santarcangelo di Romagna. La percezione è che oltre al nome, l’aria da queste parti sia cambiata. Non in modo negativo, l’organico dello staff è rimasto lo stesso, ma si è decisamente allargato sotto tutti i punti di vista. Il progetto nato nel 2019 dall’impegno di APT Servizi Emilia Romagna e Consorzio Terrabici diventa continental e lo fa seriamente, con ambizioni chiare e corridori promettenti. 

Lo stesso focus  

La Regione Emilia Romagna rimane un polmone della squadra. Quest’anno sarà affiancata dall’azienda Technipes di Santarcangelo di Romagna. Il focus sarà lo stesso: far crescere i propri giovani grazie al confronto diretto con le grandi realtà del ciclismo italiano e internazionale.

«Il cicloturismo è uno dei settori maggiormente in crescita – ha detto Davide Cassani, Presidente APT Servizi Emilia-Romagna – eppure in Emilia-Romagna mancava una squadra di ambassador del territorio e che ne portassero in giro i colori con la propria attività. Così è nato il team U23 nel 2019, di cui sono stato l’ideatore, ma che vede un gruppo forte, con uno staff capace, che ha grande passione per questo sport e che lavora ogni giorno per rendere realtà questo progetto.

«Siamo partiti un passo alla volta – conclude l’ex cittì – ma il progetto e il team sono cresciuti man mano, vincendo in questi anni una tappa al Giro Giovani, indossando la maglia rosa, vestendo l’azzurro della nazionale U23 e portando un corridore, Tarozzi, al professionismo. Oggi, insieme a Technipes, a Bianchi e agli altri importanti partner, il progetto fa un ulteriore passo avanti».

Nuovi diesse e opportunità

Vi abbiamo già parlato dei nuovi diesse, Francesco Chicchi e Mario Chiesa. Due nomi con esperienza che si vanno ad aggiungere a quelli di Coppolillo, Calzoni e Contoli. Con loro il gruppo si rinforza anche di elementi del ciclismo dei professionisti, come il preparatore della Movistar Leonardo Piepoli, nel ruolo di consulente e collaboratore di Alessandro Malaguti.

Due fil rouge che accompagnano la squadra dalla sua nascita sono “Coppo” ed Emanuele Ansaloni. Il primo come timoniere, il secondo è il capitano non capitano, che ha vestito tutte le maglie di questa #inEmiliaRomagna.

«Oggi hai fatto bene – spiega Ansaloni – domani è un altro giorno. Coppolillo ti tiene sempre con i piedi per terra e motivato per il futuro. Il merito della squadra e della crescita è anche suo. E’ sempre stato un cuore pulsante del progetto fin dal 2019. Sul piatto ora abbiamo tutto quello che serve per andare nei professionisti. Certe squadre hanno meno e siamo noi che dobbiamo cercare di valorizzare questa opportunità. Lo stimolo in più quest’anno c’è perché correre con i pro’ ti fa capire com’è fatto il vero ciclismo. Poi si ha l’occasione di correre anche tra i dilettanti e cercare di fare la differenza per emergere. E questo è un po’ il “segreto” delle continental».

L’identikit della squadra

Un nome, una descrizione. Ansaloni apre la sua personalissima agenda..

Dapporto: «In un gruppo ristretto può dire la sua sempre. E’ stato in nazionale varie volte e sono sicuro che quest’anno può ambire alle vittorie che l’anno scorso sono mancate».

Collinelli: «Un passista giovane e molto veloce. Una garanzia per fare l’ultimo uomo, è bravo a farsi strada in gruppo, occhio da pistard. Una ruota veloce».

Montefiori: «Vice campione italiano a cronometro, non è più una sorpresa. I suoi obiettivi sono sicuramente internazionali».

Masoni: «E’ la definizione di uomo squadra ed è anche molto forte e attaccante». 

Umbri: «Veloce e molto potente, sono convinto che potrà fare bene. Un finisseur».

Nessler: «Ha fatto un finale di stagione importante. Il suo pane è la salita, in arrivi tortuosi ed esplosivi potrà dire la sua».

Petrelli: «Abbiamo corso insieme da juniores. Va sempre all’attacco e sa come muoversi per giocare le sue carte».

Sergiampietri: «Giovane, piccolo ma con un carattere deciso».

Innocenti: «E’ sempre stato una promessa. Un leone ferito e affamato per quello che gli è successo. Si vuole riscattare».

Monaco: «Ha avuto delle sfortune, va molto forte in salita e sarà la nostra chioccia con i pro’ avendo già esperienze. La sua missione principale sarà tornare in alto».

Forques: «E’ il nostro cavallo pazzo. Un ragazzo che fa squadra, solare e carismatico. Ha un bel motore, sarà una sorpresa per tutti perché viene dal triathlon e sarà la sua prima vera e propria stagione su strada». 

Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019
Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019

Le ambizioni di Ansaloni

Davide Cassani, durante la presentazione, lo ha interpellato per far capire che questa squadra ha un’anima e se c’è qualcuno che la rappresenta sotto il punto di vista di serietà, ambizioni e valori è proprio Ansaloni.

«Ansa è da troppo tempo con noi – dice Cassani – non perché non lo vogliamo. Un corridore come lui sarebbe prezioso in ogni squadra. Vogliamo che ci saluti perché vorrebbe dire essere diventato professionista».

«L’anno scorso – conclude Ansaloni – ho fatto quel terzo posto al campionato italiano su strada e non mi sono mai reso conto di aver sfiorato quella maglia. In primis, come è ovvio che sia, il mio obiettivo è quello di passare professionista. Voglio mettermi in evidenza nelle gare con i pro’ e proverò ad attaccare sempre per cercare di fare bene senza avere in mente il tutto o niente del risultato. Quando invece correrò tra i dilettanti, beh lì invece l’obiettivo è vincere».

Da San Juan a Faenza, un giorno con “El Flaco” Tarozzi

06.02.2023
7 min
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Siamo a Faenza, in Romagna, Tarozzi ci apre le porte di casa sua. Manuele vive con i genitori e a breve andrà a convivere con la propria ragazza. Una storia comune, normale per un ragazzo di 24 anni. Ed è da quella situazione di normalità e pacatezza che scorgiamo con il suo arancione acceso, appesa allo stendipanni, la maglia di leader degli scalatori della Vuelta a San Juan affiancata alla divisa Green Project Bardiani-CSF Faizanè

“Taro” come lo conoscono tutti qui in Romagna è appena tornato a casa dalla trasferta argentina, dove ha conquistato il primato degli scalatori a suon di fughe. A 11.000 chilometri di distanza in Italia oltre alle immagini dei suoi attacchi sui GPM è riecheggiato un soprannome che gli calza a pennello, “El Flaco”.

«Mi piace – dice – non ho mai pensato di volere un soprannome. Il massaggiatore cileno, mi ha spiegato che vuole dire: magro e slanciato o leggero e scattante. Me lo hanno dato i commentatori della radio argentina. Là è come un mondiale e molte zone sono povere e seguono la corsa alla radio».

Ad oggi “El Flaco“ è al secondo anno da pro’ e questo è il suo primo risultato degno di nota tra i grandi. Scopriamo chi è, e perché quando sale in sella vuole fare divertire.

Gli inizi

Diciotto anni in bici. No, non è la fine di una carriera, ma il tempo che Tarozzi ha già passato in sella. Ha iniziato da G1, seguendo la passione di suo padre. La squadra era la S.C. Faentina di Vito Ortelli, professionista ai tempi di Coppi e Bartali, che è riuscito a mettere in sella anche Manuele.

«Ci allenavamo in un rettilineo di campagna – racconta Tarozzi – appena fuori Faenza. Non ricordo molto di Vito, ma ricordo che per tutti era un maestro di ciclismo e di vita. Dopo qualche anno venne costruito il pistino per giovanissimi, dove siamo oggi, che ora è intitolato a lui». 

Una storia di precariato giovanile per poter praticare uno sport. Manuele infatti, finita la categoria da G6, ha iniziato a saltare da una squadra all’altra, non per colpa sua, bensì per la chiusura a effetto domino delle squadre dove approdava.

«Ho continuato perché mi divertivo – racconta – e perché in ogni categoria ho sempre vinto. Da giovane ti basta quello per continuare, non pensi troppo al futuro. Così da esordiente a juniores cambiai cinque squadre, fino all’ultimo anno in Italia Nuova Borgo Panigale dove ho trovato Coppolillo e Calzoni».

Dubbi e rinascita

Dopo un valzer di squadre continuo, per Tarozzi è arrivato il momento di trovare la propria strada tra gli under 23 e poter iniziare a giocarsi veramente il proprio futuro.

«Passai alla Beltrami – dice – feci due anni ma le cose non andavano come volevo. Facevo fatica a trovare continuità tant’è che pensai anche di smettere. Poi mi richiamò Coppolillo e mi parlò di questo nuovo progetto pensato da Davide Cassani per mettere su una squadra in collaborazione con la Regione di nome #inEmiliaRomagna. Aveva la sede a Faenza e io avevo bisogno di nuovi stimoli, in più avrei trovato miei ex compagni di squadra degli juniores. Quella notizia mi riaccese l’entusiasmo a tal punto che vinsi e feci un bel finale di stagione alla Beltrami. 

Si apre così un nuovo capitolo e Manuele riparte da casa per rimettere a posto le cose: passione e voglia. Grazie a questa nuova opportunità arrivano le vittorie e torna l’obiettivo di passare tra i pro’. «Un momento chiave fu la fuga all’italiano del 2021 tra i professionisti. Lì capii che la mia possibilità di diventare pro’ sarebbe potuta diventare realtà».

Attaccate sui muri si notano le foto delle vittorie. Qui quella della Firenze-Faenza
Attaccate sui muri si notano le foto delle vittorie. Qui quella della Firenze-Faenza

Le vittorie

Come detto, Taro ha sempre vinto, da G1 a elite. Ad oggi manca il successo tra i pro’ ma a causa di una caduta alla prima gara, che lo ha tenuto fuori quasi due mesi, l’anno scorso ha inseguito tutta la stagione. Il suo rapporto con le vittorie non sembra essere ossessivo, ogni sua gara parte da un concetto che lo renderebbe simpatico a qualsiasi appassionato: «In gruppo mi annoio»

In che senso? «A volte ho paura – riprende Tarrozzi – e a volte l’idea di stare 200 chilometri ad aspettare il finale mi annoia proprio. Certo non si può stare in fuga sempre, ma quando sono là davanti è tutto da scrivere e sento energie che prima non pensavo di avere. Sia chiaro, sono il primo a ridere e scherzare con tutti per far passare il tempo, ma andare in fuga è speciale. Sono veloce e qualche risultato l’ho fatto anche così, ma le mie vittorie preferite sono quelle dove sono arrivato da solo».

Alla domanda qual’è la sua vittoria preferita, la risposta arriva senza esitazioni. «La Firenze-Faenza. Una gara per juniores creata da Cassani e ispirata alla 100 km del Passatore, una podistica famosissima per noi faentini. Sono legato a questa corsa perché da piccolo la facevo in bici con mio babbo seguendo i corridori (un’usanza comune tra i faentini, ndr).

«Ero in maglia Italia Nuova. Partì una fuga a 5 minuti e né io né i miei compagni eravamo dentro. Mi ricordo che in una gola sul Passo della Colla il mio diesse Calzoni, mi urlò talmente dietro che sentì l’eco per qualche secondo. Così partii e riagganciai la fuga. Sull’ultima salita “Coppo” mi disse di attaccare. Quel giorno pioveva molto, nella discesa della Carla che conoscevo a memoria riuscii a staccare tutti. Arrivai in piazza a Faenza da solo a braccia alzate. Fino ad ora è la mia vittoria preferita».

La classifica dei GPM a San Juan è stata il frutto di tappe affrontate all’attacco
La classifica dei GPM a San Juan è stata il frutto di tappe affrontate all’attacco

A San Juan

Arriviamo ai giorni nostri e al motivo del perché ci troviamo a casa de “El Flaco”. Alla Vuelta a San Juan, l’obiettivo era sempre quello, andare all’attacco. «Rossato ha messo in chiaro le cose da subito: dovevamo andare in fuga. Non sono partito con l’obiettivo della maglia GPM, ma dopo la prima tappa ci siamo detti, perché non provarci? Pensavo sempre alla vittoria. Quest’anno devo riprendermi la rivincita sul 2022 deludente non per colpa mia. Con il mio preparatore, Paolo Alberati, non ci siamo concentrati sulle distanze ma sull’intensità e sono riuscito a fare un bell’inverno per partire pronto fin da subito». 

La conquista della maglia non è di certo ancora una vittoria e Taro ha ancora tutto da dimostrare tra i pro’ ma un primo segnale alla prima occasione utile è arrivato. La sua generazione sta già sbocciando. Pogacar che ha battuto da juniores è a quota due Tour, Bernal vanta un Tour e un Giro e sta provando a rinascere dalle ceneri di un brutto infortunio. Se con lo sloveno l’incontro dopo quella volta non è ancora avvenuto, con Bernal un incontro c’è stato. 

«Eravamo sull’ultima salita. Il mio obiettivo era diventato solo il GPM per conquistare la maglia definitivamente. Avevamo 3 minuti sul gruppo e in radiolina mi dissero, “E’ partito Bernal“. Ci ha ripreso e ha dato una bella aperta di gas. Leggere il mio nome davanti al suo sul GPM mi fa capire che era una bella corsa. Ma si vedeva che è ancora lontano dalla propria condizione».

Per Tarozzi manca la vittoria, ma il secondo anno tra i pro’ è appena iniziato
Per Tarozzi manca la vittoria, ma il secondo anno tra i pro’ è appena iniziato

Romagna mia

Appassionato di psicologia, Tarozzi ha una parlata romagnola che lo rende genuino. Ogni suo concetto è chiaro e non lascia spazio a scuse o dubbi. Ride spesso, ma gli occhi sempre un po’ socchiusi lo rendono un ragazzo dal fare rilassato e quasi… svogliato. Vederlo in bici però dimostra tutt’altro che questo. Alla Bardiani ha trovato un ambiente giovane e serio, il posto giusto dove poter affrontare il futuro con tutti i mezzi necessari. «Mi trovo bene, parliamo tutti la stessa lingua e siamo giovani. La voglia di fare è tanta da parte di tutti».

Manuele sta bene a Faenza, andrà a convivere con la propria ragazza tra pochi mesi. La sua Romagna sembra essere un nido accogliente da cui spiccare il volo ogni volta che deve. «A breve andrò al Tour du Rwanda, dove tra due anni si faranno i mondiali, sono tutti curiosi. Poi si vedrà, non ho ancora un calendario definito, so per certo che voglio fare bene al Tour of the Alps». 

Ti piace allenarti qui? «Sì, mi alleno quasi sempre con Davide Dapporto della Technipes #inEmiliaRomagna, mio ex compagno di grande talento e con Filippo Baroncini. A volte usciamo anche la sera insieme. Ci divertiamo e facciamo quello che ci piace».

Lavori in corso per i ragazzi di Coppolillo…

27.01.2023
5 min
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«Abbiamo una squadra nuova per il 70 per cento». Michele Coppolillo ci porta subito nel cuore del discorso. Il suo Team Technipes #inEmiliaRomagna quest’anno ha fatto il grande salto, da under 23 a continental. L’asticella si è alzata, le prospettive anche.

Il “Coppo” è uno dei diesse storici di questa squadra. Può valutare le differenze con il passato. La fotografia è quella di un team motivatissimo, giovane e già in pieno lavoro. In questi giorni la Technipes #inEmiliaRomagna è in Spagna, a Calpe, per affilare le lame in vista delle prime gare.

Uno dei nuovi acquisti, Gidas Umbri, tra Chicchi (a sinistra) e Coppolillo (a destra)
Uno dei nuovi acquisti, Gidas Umbri, tra Chicchi (a sinistra) e Coppolillo (a destra)
Michele, si parte dunque con una nuova sfida…

Una squadra – come detto – rinnovata in gran parte. Adesso siamo in Spagna per il primo vero grande ritiro dell’anno, quello in cui si gettano le basi per la stagione e ci resteremo fino ai primi di febbraio. Ne avevamo fatto anche un altro a dicembre di 4-5 giorni, ma più che altro per conoscerci, per i materiali. Qui invece si fanno volumi importanti e lavori specifici.

Quali sono le prime impressioni?

Credo sia una squadra molto equilibrata. Abbiamo 12 corridori: sei under 23 e sei elite. E i più vecchi – ma vecchi mettilo tra virgolette – possono fare da traino ai più giovani, grazie alla loro esperienza. Da quel poco che ho visto sin qui mi è sembrato così.

Le impressioni dal punto di vista tecnico invece?

Per ora non abbiamo fatto dei programmi definitivi e faccio fatica a fare una valutazione tecnica dei corridori, anche perché non abbiamo corso, ed è la corsa che conta. In più abbiamo fatto prevalentemente fondo, neanche dei lavori specifici. Magari già a fine ritiro avrò qualche idea più chiara.

Con l’arrivo dei nuovi direttori sportivi cambia il tuo ruolo? Sarai più un manager?

No, no… io sono un diesse, mi viene male solo a pensare ad altro! Sono qui da quattro anni, da quando è nato questo progetto, e mi sono trovato bene in questo ruolo. Da quest’anno sono affiancato da Francesco Chicchi e Mario Chiesa, il quale ha anche un ruolo più gestionale. Ma io resto un tecnico, uno da ammiraglia. Tra di noi c’è un ottimo rapporto, anche di amicizia. E poi sono due personaggi che hanno esperienza da vendere. Credo che anche in questo caso ci sia il mix perfetto.

In Spagna tanti chilometri e parecchi lavori specifici, anche sul Coll de Rates, ormai palestra per la quasi totalità dei pro’
In Spagna tanti chilometri e parecchi lavori specifici, anche sul Coll de Rates, ormai palestra per la quasi totalità dei pro’
Chiesa, Coppolillo, Chicchi… un parterre di diesse gigantesco per una continental. E Cassani alle spalle. È uno staff già in proiezione per qualcosa di più grande?

Andiamoci piano. Intanto quest’anno siamo diventati una continental e serviva una squadra più strutturata per poter fare le gare con i professionisti. Servivano persone di una certa esperienza e le abbiamo inserite, ma i primi attori restano gli atleti.

E a proposito di atleti, dando uno sguardo ai nomi stimola curiosità quell’Andrea Innocenti. Al netto del suo incidente di percorso si dice abbia un motore importante…

Ho trovato un ragazzo determinato, che ha una gran voglia di fare. La prima impressione è stata buona. Ha le idee chiare, sa bene che deve scalare una montagna… No, no: è un bravo ragazzo.

Quanto tempo gli servirà per ritrovarsi o essere pronto per i primi risultati?

Immagino che le prime corse gli serviranno per ritrovare un po’ di ritmo gara dopo tanti anni fermo. Ma credo che già da aprile, maggio possa andare meglio. E poi qui gli anni passano (Innocenti è un classe 1999, ndr) e non è che Andrea abbia tutto questo tempo, però neanche gli vogliamo mettere pressione. 

E poi c’è Matteo Montefiori, ragazzo cresciuto bene, ottimo cronoman. E’ il secondo anno che è con voi. Può essere un leader?

Matteo è un ragazzo che ha grandi margini, ma le sue belle caratteristiche non vanno ridotte solo alla crono. Può andare oltre. Non dico che possa fare classifica nelle gare a tappe, perché ha una struttura fisica importante, ma nelle corse di un giorno, anche ondulate, credo possa fare bene. Poi è chiaro che con lui crediamo particolarmente al discorso crono.

Dodici atleti: undici italiani e uno spagnolo, Romaric Forques. Tra i ragazzi di Coppolillo c’è un bel clima
Dodici atleti: undici italiani e uno spagnolo, Romaric Forques. Tra i ragazzi di Coppolillo c’è un bel clima
Cosa ti aspetti da questo passaggio a continental?

Io non credo che alla fine cambierà tantissimo. Di certo faremo un’attività più strutturata con i pro’, ma le nostre belle corse con gli under 23 non mancheranno. Mi aspetto di lavorare bene, di affrontare corse dure per noi e che non sarà facile cogliere dei risultati. Questo però non significa che partiremo battuti, ma chiaramente siamo consapevoli. E poi abbiamo 12 atleti e dobbiamo ponderare bene l’attività, altrimenti la stagione non la finisci.

Specie in caso di doppia attività. Voi la farete?

Sì, sì… elite da una parte e under da un’altra. E questo vale anche per noi diesse: ci scambieremo. Di base io sarò più con gli under 23 e Chicchi con gli elite.

Ponderare bene l’attività significa non correre di continuo stile under 23 (mercoledì, sabato, domenica), ma calibrare gli obiettivi facendo pause e periodi di “picco”…

Per forza, altrimenti vai incontro ad un calo fisiologico e non arrivi neanche a giugno, non a fine stagione come ho detto prima. Quindi sì: correremo meno, ma correremo meglio. Potrà capitare di stare anche 10-15 giorni senza fare gare. Poi a voce tutto sembra facile, conteranno i fatti, ma intanto l’idea è questa.

Monaco e Innocenti da Cassani: obiettivo riscatto

08.12.2022
5 min
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Dal team Technipes#InEmiliaRomagna partono tante storie e inevitabilmente tutte si intrecciano, come nel migliore dei romanzi. Due di queste, tuttavia, ci hanno particolarmente “rapito”: quella di Alessandro Monaco e di Andrea Innocenti. Trame differenti che però condividono uno stesso obiettivo, quello di riscattarsi. O almeno provare a farlo. Monaco riparte dopo un finale di stagione che lo ha visto operarsi all’arteria iliaca. Di Innocenti, invece, vi abbiamo parlato di recente in due modi differenti

Entrambi i corridori, nel momento in cui ci siamo confrontati con loro, hanno detto di essere arrivati in questa squadra grazie al rapporto con Davide Cassani. L’ex cittì ha avuto modo di veder crescere i due ragazzi dalle categorie giovanili, prima che le vicissitudini di entrambi prendessero il sopravvento. 

Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto
Cassani ha voluto credere in Monaco ed Innocenti: due storie diverse ma stessa fame di riscatto

L’occhio di Cassani su Monaco

Cassani risponde al telefono a metà mattinata, le parole escono ponderate dalla sua bocca, l’ex cittì ne conosce il peso e prima di rispondere aspetta sempre qualche istante. 

«Monaco – dice Cassaniha espresso ampiamente la volontà di riprovarci. Dal momento in cui si è accorto del problema alla gamba, ha detto di essere disposto a fare tutto il necessario per tornare ad alti livelli. Lo conosco da diversi anni, da quando correva negli juniores ed era uno dei più bravi, direi tra i migliori d’Italia. E’ stato anche tra i professionisti per due anni, di quel periodo so poco, però mi sento di dire che a volte la fretta porta a scartare certi elementi quando basterebbe aspettare un po’. La sua figura all’interno della squadra sarà importante, sarà uno dei più grandi, se non il più grande. Il calendario che ci aspetta, con tante corse all’estero, ci porta ad affidarci anche a ragazzi con la sua esperienza».

Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti
Per l’ex cittì anche il lato umano è importante. Lo studio aiuta a fare crescere l’atleta e viceversa: qui il giorno della laurea di Innocenti

E poi su Innocenti

Per Innocenti il discorso è diverso ma parte sempre dallo stesso punto: la motivazione. E Andrea, per le parole dette e le impressioni lasciate anche al suo rientro, sembra averne parecchia. 

«L’arrivo di Innocenti – riprende Cassani – è legato al fatto che ritengo sia un corridore con numeri notevoli. Non voglio entrare nel merito della vicenda, ma un ragazzo così giovane che durante uno stop di 4 anni reagisce in questo modo merita attenzione. Si è sempre allenato cercando di tornare competitivo e riuscendoci, bisogna stare vicino a determinati ragazzi e sono contento che lo abbiamo preso. Il periodo di stop è lungo ma parliamo di un ragazzo del 1999, è giovane e merita di avere un’opportunità».

Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni
Monaco ha un grande bagaglio di esperienza da mettere a disposizione dei compagni

Il lato umano

Cassani abbiamo imparato a conoscerlo bene, è una persona che all’aspetto umano bada molto. Monaco ed Innocenti lo sanno e parte di questa opportunità passa proprio da questo aspetto. 

«Entrambi – conclude – hanno proseguito gli studi, penso che sia un lato fondamentale della vita che può accompagnare e aiutare l’attività sportiva. E’ finita l’epoca dei corridori con i paraocchi, bisogna essere sempre attenti a quello che succede nel mondo. Sono contento che entrambi abbiano deciso di puntare molto anche sull’istruzione nel tempo libero, senza perdersi in qualcosa di meno importante. La crescita dell’uomo deve andare di pari passo alla crescita sportiva».

Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata
Coppolillo non ha dubbi: Monaco e Innocenti hanno la motivazione giusta, l’occasione se la sono meritata

Parla Coppolillo

Il discorso, ora passa anche attraverso le parole e la visione dei diesse. Parliamo con Michele Coppolillo che ha visto entrambi i ragazzi e, insieme a Cassani, ha deciso di dare loro questa occasione. Facciamoci raccontare cosa ha notato. 

«Quando ho fatto il colloquio con Monaco – dice “Coppo” – sono stato subito chiaro e lui lo è stato con me: non è qui per fare un altro anno e vedere, provare… E’ qui per dare il massimo e fare bene. L’età è un fattore, ma non è “invalidante”. Anche io sono passato professionista a 24 anni e ho fatto le mie dieci stagioni in gruppo. L’infortunio e la conseguente operazione non sono banali, ma le prime sensazioni che ci ha dato sono positive. Lo staff della nostra squadra è di alto livello e questo sarà un fattore determinante per aiutarlo a tornare al 100 per cento. Lui è un ragazzo molto determinato, d’altronde non fai questa operazione a 25 anni se non credi davvero in quello che fai.

«Di Innocenti – riprende con verve – ho avuto una bellissima impressione durante il nostro colloquio. La cosa che mi ha colpito di più è che non si è mai fermato in questi 4 anni, non è una cosa banale, ci vogliono gli stimoli e tanta fame. Lo conosco da quando era junior perché ai tempi ero diesse in una squadra di quella categoria e lo vedevo spesso. Il talento lo ha sempre avuto. Magari all’inizio farà fatica, soprattutto i primi mesi, ma poi dovrà tornare a regime. Anche per lui vale il discorso di Monaco, se sei qui è perché devi provarci con tutto te stesso. Innocenti, secondo me sarà una bella sorpresa, io lo spero e non sarebbe qui se non ci credessi davvero».

Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
5 min
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Cassani chiama Chiesa, super spalla per “Coppo”

18.11.2022
5 min
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Con Coppolillo e Chicchi, di cui vi abbiamo raccontato di recente, sulla plancia della Technipes #InEmiliaRomagna salirà anche un direttore sportivo di grande esperienza come Mario Chiesa. Bresciano classe 1966 e professionista dal 1988 al 1997 con la Carrera e poi l’Asics-CGA, quando ha smesso di correre è stato direttore sportivo di grandi squadre, fra cui la Fassa Bortolo, la Liquigas e la Katusha. La sua ultima ammiraglia è stata quella della Iseo Rime-Carnovali, lasciata la scorsa stagione. Ultimamente era uno degli uomini RCS al Giro, fino alla chiamata di Cassani.

Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto
Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto

Lavorare per il futuro

Mario è un uomo di cuore. E quando la chiamata è arrivata dal collega di tante corse, l’istinto di rispondere allo scatto è stato superiore alle perplessità degli ultimi anni.

«Con Davide – racconta – ci eravamo sentiti l’anno scorso per la squadra che stava allestendo. Poi le cose non sono andate nel verso giusto, ma lui mi ha detto che avrebbe avuto piacere che gli dessi una mano nel fare qualcosa per il futuro con la continental. Ho accettato, senza voler essere di troppo. Sono tanti anni che c’è Coppolillo e hanno preso Chicchi. Magari posso dargli una mano con l’esperienza e le conoscenze per qualche corsa all’estero. Oppure magari una mano per la logistica, anche se la Roberta che se ne occupa è molto preparata…».

La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021
La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021

Il cuore latino

Un passo indietro. La grande educazione. La capacità di osservare. Chiesa è prima di tutto una persona seria e si capisce che Cassani abbia pensato anche a lui nell’allestire la grande squadra per ora riposta in cassetto non ancora chiuso. 

«Io sono sempre abbastanza disponibile a mettermi in gioco in cose nuove – dice Chiesa – anche al di fuori del professionismo. Negli ultimi anni ho visto che non è più il mio ciclismo. E’ cambiato troppo e troppo velocemente. Forse mi penalizza anche il discorso della lingua, ma io sono latino. Ho cuore latino e ho sempre corso in squadre come famiglie. Questo era normale fino a 10 anni fa, ormai è impossibile in squadre di 70-80 persone. Le continental come la Technipes #InEmiliaRomagna sono squadre in cui c’è ancora un rapporto umano e familiare. Sono tutte persone della zona, si conoscono da lunga data con un grosso affiatamento». 

Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida
Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida

Il ruolo del direttore

Il Chiesa direttore sull’ammiraglia, in alcune occasioni e soprattutto nelle squadre più grandi, ha lasciato il posto al Chiesa dietro le quinte.

«Ho sempre fatto il lavoro… sporco – ammette – quello che fa andare bene o in malora una squadra. Il grande Giancarlo Ferretti mi ha indirizzato verso questo ruolo. La logistica e lo staff sono il cuore della squadra. Puoi avere anche il campione del mondo, ma se dietro non ci sono affiatamento e organizzazione, non vai lontano. Mi piace fare il direttore sportivo, ma oggi qual è il ruolo del direttore? E’ concentrato sulla corsa, su tutti i minimi particolari. Cose che servono, ma dal mio punto di vista serve di più l’affiatamento col corridore. Se vai a una corsa e sei l’estraneo di turno, perché arrivi e devi dirgli cosa deve fare senza conoscere la sua psicologia, certo che dopo si prendono i mental coach per far ragionare i corridori. Io penso che la figura principale sia quella del direttore sportivo, invece la stanno mettendo da parte».

Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali
Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali

Due anni fra gli U23

Ha lasciato la Iseo Rime non trovando più grandi sintonie, riparte da un’altra continental con gli stessi temi da affrontare. Giovani che passano presto, corridori che smettono a 22 anni.

«Qui tocchiamo un tasto dolente – dice – perché difendo la posizione della Federazione. Per me è giusto l’obbligo al dilettantismo almeno per i primi due anni, per far crescere al meglio i corridori. Evenepoel, Pogacar e Ayuso sono eccezioni. Non è giusto che manchi un regolamento internazionale. L’Italia è l’unica che propone questa norma, ma sbandierano il diritto al lavoro e li fanno passare da juniores. Tanti corridori vengono bruciati per questo, altri in compenso – faccio i primi nomi che mi vengono: Luca Coati e Matteo Zurlo – meriterebbero di passare e invece sono lì sgomitare e rischiano di smettere. Hanno una certa esperienza, li abbiamo visti e hanno il diritto di fare almeno due anni. Quanto ci ha messo ad arrivare Sonny Colbrelli? Io credo ancora che sei debba salire un gradino per volta, come per ogni cosa della vita». 

Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale
Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale

Il calendario giusto

Altro tema, altro giro di giostra: l’attività delle squadre italiane e le prospettive dei nostri corridori, dato che tornerà presto a far parte del loro ambiente.

«Mancano le corse a tappe – dice – forse ne inseriscono una nuova in Emilia e saliamo a quattro. La differenza è che tanti stranieri fanno il calendario del loro Paese e poi vengono in Italia. Il Val d’Aosta aveva 35 squadre e solo 4 italiane. Le nostre non vanno fuori. Un po’ non le invitano, un po’ per una questione di costi. Per andare all’estero, diciamo al Tour de Normandie, devi pagarti l’hotel e la trasferta, devi avere più staff per muovere i mezzi e ti trovi una spesa di minimo 8.000 euro, dipende da dove vai. Ci sono squadre che se lo possono permettere, altre che preferiscono correre il sabato e la domenica in Italia. Intendiamoci, abbiamo un buon calendario, ma non basta.

«Cresci se vai a correre con gente che ha due o tre anni più di te. Non è obbligatorio andare tra i professionisti, noi abbiamo fatto le richieste per corse di un certo livello. Vediamo se ci accettano. Corse dove incontri squadre che hanno corridori importanti. Guardate l’organico della FDJ, con i francesi, ma anche neozelandesi e inglesi. Come la Colpack di Ayuso, Baroncini e Verre. Quando hai atleti così, è normale che tutta la squadra vada super forte ed è competitiva anche all’estero. Purtroppo non tutti gli anni c’è un Baroncini».