Leggendo il pezzo di ieri in cui Filippo Baroncini (gs_ph.oto in apertura) raccontava la sua prima gara di ciclocross, la memoria è tornata a quel giorno di fine 2021 in cui l’allora campione del mondo degli U23 si ritrovò a pedalare sui Monti Sibillini accanto a Fabio Aru, fresco di ritiro. Baroncini indossava la maglia iridata con le insegne della Colpack-Ballan, Aru quella del Team Qhubeka-Assos con cui aveva chiuso la carriera dedicandosi anche lui al cross nei mesi prima del debutto su strada.
L’idea giusta
Fabio è in Sardegna per delle cose da fare nella sua Academy di ciclismo e domattina rientrerà a casa. Però intanto, avendo letto del debutto di Baroncini nel cross e della sua idea di correre domani a Vittorio Veneto (Filippo è iscritto nella categoria Uomini Open con il numero 46) , gli abbiamo chiesto un parere ricordando quella loro uscita e perché Baroncini quanto a statura e peso (1,88 per 74 chili) ricorda da vicino Van Aert (1,90 per 78 chili) anche nell’attitudine.
«Forse del cross avevamo anche parlato quella volta – ricorda il sardo – ma non ricordo bene. Di sicuro è qualcosa che gli servirà molto, sia all’inizio di stagione sia alle classiche. Vittorio Veneto è una gara durissima. Io l’ho vinto quando ero under 23, mentre non l’ho fatto nel 2021. Ero stato a San Fior e in Friuli. Comunque per un ragazzo di 22 anni come lui fare cross in inverno non è male, ma di certo è un po’ inusuale».
Perché inusuale?
Solitamente si parte da piccolini, poi da under 23 ti fanno smettere. Però la trovo un’ottima alternativa. Se piove o c’è tempo brutto, invece di andare su strada, l’alternativa di fare ciclocross o mountain bike è molto valida. Quando è freddo, le velocità più basse possono salvarti, oltre ad eliminare i problemi della strada. In meno tempo, fai un allenamento super, invece su strada servono sempre tante ore e poi magari fa freddo.
Baroncini avrà dei benefici?
Il cross è un’ottima alternativa alla strada. Magari non puoi fare la stagione da ottobre a febbraio, però fare un po’ di cross a fine novembre e dicembre, qualche gara può funzionare. Quando l’ho fatto l’anno scorso, mi accorsi di avere un colpo di pedale molto più pronto. A maggior ragione quando inizi su strada e inizi a fare un po’ più di endurance, hai la gamba già molto più pronta. Alla fine, anche chi fa pista ha gli stessi benefici. Comunque sia, sono sforzi brevi e intensi, che su strada tornano bene.
Quindi una fase di preparazione?
Tutto sommato, Filippo ha le caratteristiche fisiche di un Van Aert e magari se le corse cui punterà diventano quelle, come capacità muscolare e cardiaca, avrà dei giovamenti. Gli uomini delle classiche ormai partono a tutta. Le gare sono diventate sempre più esigenti già da inizio stagione, a gennaio ci si deve presentare già con dei valori molto importanti. Perciò il cross ti permette di mantenere il motore sempre bello attivo e in spinta. Il giusto numero di gare: vedo che anche i big, Van der Poel e Van Aert, ormai fanno un calendario limitato.
Baroncini ha raccontato di aver tenuto la stessa altezza di sella della strada e di aver sofferto con le gomme…
Solitamente io ero sempre un centimetro scarso più basso e uno più corto. Nel fuoristrada sei sempre un pelino più basso, però magari lui si trova bene così. Un consiglio che posso dargli è di curare la pressione delle gomme. Quando facevo cross 15 anni fa, avevo imparato a scegliere in base ai percorsi e al mio peso. L’anno scorso invece ho sbagliato completamente le prime 2-3 gare perché gonfiavo troppo alto. Facevo 1,7-1,8, su percorsi dove potevo andare a 1,3-1,4 per il peso che avevo, che era a 62-63 chili. Serve avere lo strumento per misurarla con precisione, la semplice pompa non basta.
Come va in Sardegna con la tua Academy?
Stiamo definendo delle cose per il prossimo anno. Però intanto c’è questo circuito da ciclocross che è chiuso tutto l’anno, completamente tracciato e a nostra disposizione. Ce lo dà il Comune nella zona industriale del mio paese e lì dentro si possono allenare quando vogliono. I tre direttori della Academy fanno anche la manutenzione, perché sono tuttofare e appassionati. Con i piccoli c’è bisogno di questo.