E Nibali? A Livigno lavora spianato in direzione della Vuelta

18.07.2022
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Non solo Tour de France. Sono molti i grandi campioni che si stanno preparando per affrontare al meglio la seconda parte di stagione. Tra questi spicca senza dubbio Vincenzo Nibali. Lo Squalo si trova in altura a Livigno.

Il lavoro da fare è tanto e il corridore dell’Astana Qazaqstan vuol chiudere in bellezza questo scorcio di carriera. E da quel che si vede dai social sembra affrontare con grande voglia questo (presumibile) ultimo stage in quota.

Nibali, al campionato italiano in Puglia, intervistato dallo speaker Ivan Cecchini
Nibali, al campionato italiano in Puglia, intervistato dallo speaker Ivan Cecchini

Santo Giro

Nibali ha avuto una primavera molto difficile. Anche per lui il Covid si è fatto sentire. La condizione stentava ad arrivare e per un momento il Giro d’Italia è quasi stato a rischio. Poi per fortuna non solo Vincenzo è volato a Budapest, ma ha anche disputato un’ottima corsa rosa tanto da essere quarto a Verona.

Aver corso il Giro è stato fondamentale per quel che riguarda la sua preparazione. Il lavoro fatto in quelle tre settimane gli è servito per rimettersi in linea con la tabella di marcia e iniziare l’estate con una condizione più che buona.

Adesso sì che la base è quella giusta per allenarsi potendo pensare ai risultati.

«In quel periodo prima del Giro – dice il suo coach, Maurizio Mazzoleni – abbiamo valutato molto attentamente con Martinelli il suo rientro post Covid. Ancora non si sapeva bene come avrebbe reagito il fisico. 

«E’ stato centrale il ritiro fatto sul Teide. Lassù abbiamo lavorato bene. Da lì Vincenzo è andato al Giro di Sicilia, che non era previsto, proprio per cercare di fare bene nelle Ardenne e al Giro stesso. E la cosa bella è che è andato in crescendo. Dal penultimo sabato di Torino a quello della Marmolada ha fatto delle prestazioni importanti.

«E infatti – continua Mazzoleni – al campionato italiano, nonostante lo stacco per il recupero post Giro non è andato male».

Nibali in azione sulla Marmolada. Nella settimana finale del Giro ha espresso ottime prestazioni… che danno fiducia
Nibali in azione sulla Marmolada. Nella settimana finale del Giro ha espresso ottime prestazioni… che danno fiducia

Dal Teide a Livigno

Da altura ad altura, dunque. Dalla primavera all’estate. Ancora una volta la quota potrebbe essere il momento chiave per dare una svolta alla stagione.

«Dopo il campionato italiano – spiega il preparatore lombardo – Nibali ha iniziato subito a lavorare per portare la condizione in crescita in vista del ritiro di Livigno, così da poter affrontare la quota subito in un certo modo, per la Vuelta… E per il Giro di Lombardia. La Vuelta è stata inserita soprattutto pensando al Lombardia».

E quando dovrebbe tornare in gara? Nibali, che ha recentemente aperto il suo canale “Squalo Tv”, vuol comunicare da quella fonte il suo calendario ufficiale.

Tuttavia dando una sbirciata alle starting list provvisorie delle gare, si può affermare con una certa sicurezza che lo Squalo ripartirà dalla Spagna.

Un giovane Vincenzo “a tutta” nella Vuelta 2010, il primo grande Giro messo nel sacco
Un giovane Vincenzo “a tutta” nella Vuelta 2010, il primo grande Giro messo nel sacco

A tutta Spagna?

L’opzione Giro di Polonia (30 luglio-5 agosto) sembra essere scartata dunque. Ma visto il caldo che imperversa su quella parte di Europa, le cose potrebbero anche cambiare all’ultimo minuto. Non tanto per preservare Nibali, che alla soglia dei 38 anni sa bene come gestirsi, ma per eventuali tagli o annullamenti delle corse in virtù del protocollo sugli eventi climatici estremi a tutela dei corridori.

E in tal senso un caso c’è stato nel Sud della Francia qualche settimana fa. La seconda tappa della Route dell’Occitanie è stata ridotta ad appena 33,6 chilometri.

Al termine del Tour infatti torna prepotente il calendario iberico. Si inizia con la Prueba Villafranca – Ordiziako Klasika (25 luglio), per proseguire poi con il Giro di Castiglia e León (27-28 luglio) e La Vuelta Burgos (2-6 agosto), per arrivare quindi alla Vuelta (19 agosto-11 settembre). Tra queste la più accreditata per il rientro dello Squalo sembra essere la Vuelta Burgos.

Ma come ci si va a questa Vuelta? La corsa spagnola è stata il suo primo grande Giro messo nel sacco. Era il 2010, da allora ne è passata di acqua sotto i ponti.

«E chiudere lì – spiega Mazzoleni – crediamo abbia anche un certo valore simbolico, crediamo sia un bel modo di concludere con i grandi Giri».

Ma conoscendo Nibali non sarà una passerella. 

«Per la classifica ci sarà Miguel Angel Lopez – spiega Mazzoleni – e Nibali potrà essere al suo supporto. Al supporto, ma senza dimenticare che lui e gli altri ragazzi avranno la libertà di puntare a qualche tappa. E questo sarebbe molto importante per noi, ma anche per i ragazzi stessi».

Con Mazzoleni il punto sulla stagione balorda di Moscon

15.07.2022
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L’impegno e la voglia di tornare ai livelli che gli competono non sono bastati a Gianni Moscon. Quest’anno il trentino proprio non riesce ad ingranare. Il Covid ad inizio stagione gli ha segato gambe e, finora, i sogni di gloria.

Il corridore dell’Astana Qazaqstan ha dovuto lasciare il Tour de France ben prima del previsto. Si era nel corso della tappa con arrivo a Losanna e Gianni ha detto basta. La “foto” del suo Tour è tutta nella tappa del pavè (in apertura). Lui che potenzialmente poteva essere uno dei favoriti per quella frazione è arrivato ultimo.

Maurizio Mazzoleni, segue Moscon da quest’anno…
Maurizio Mazzoleni, segue Moscon da quest’anno…

Parola a Mazzoleni

Durante i giorni del Tour ne abbiamo parlato con il suo preparatore, Maurizio Mazzoleni.

«In effetti – spiega Mazzoleni – è una stagione un po’ particolare per tutti, anche per altri atleti di altri team e di altri sport, non solo per Gianni. Bisogna allargare la discussione un po’ più in generale per capirla e analizzarla al meglio».

E questo è vero. Agli imminenti mondiali di atletica leggera, per esempio, ci sono stati molti forfait e si sono viste prestazioni altalenanti nel corso della stagione da parte di atleti che avevano avuto il Covid. E anche ai mondiali di nuoto ci sono stati ragazzi e ragazze con dei “buchi” pazzeschi.

«Con i nostri medici stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso e presto faremo il punto della situazione. Gianni comunque è un atleta propositivo e ha sempre provato durante l’anno a trovare la migliore condizione per correre. Questa non è arrivata e sta anche alla nostra equipe trovare una soluzione.

«Ma serve pazienza. Siamo un team di professionisti e sicuramente una soluzione la troveremo».

A Copenhagen Moscon (che saluta) aveva grande entusiasmo. La voglia non è mai mancata (foto Instagram – @gettysport)
A Copenhagen Moscon (che saluta) aveva grande entusiasmo. La voglia non è mai mancata (foto Instagram – @gettysport)

Ritiro ponderato

Pertanto il ritiro di Moscon è stato concertato. Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Inutile continuare in quel modo. Inutile insistere se ogni giorno il corridore va più piano e fa più fatica. E’ solo un trascinarsi verso non si sa cosa.

Nonostante al Giro di Svizzera c’erano stati dei segnali positivi. Prestazioni non costanti, è vero, ma quelle buone avevano dato fiducia a Gianni e al suo staff. La speranza è che le cose con qualche giorno in più si sarebbero definitivamente sistemate al Tour. Non è andata così.

«Né l’atleta, né la squadra vorrebbero mai ritirarsi da una competizione – riprende Mazzoleni – Però quando ci si trova davanti a una situazione in cui la soluzione migliore è quella del ritiro, la si analizza insieme, la si valuta e infine la si prende. Anche se dispiace».

Il morale di Moscon chiaramente non è alto, tanto più che il trentino, anche se non sembra, è alquanto sensibile. Però è proprio qui che bisogna tenere duro e per farlo è importante guardare avanti, come di fatto stanno già facendo Mazzoleni e l’Astana.

Per Moscon (classe 1994) si è trattato del settimo ritiro in stagione su 12 gare disputate, quelle a tappe incluse
Per Moscon (classe 1994) si è trattato del settimo ritiro in stagione su 12 gare disputate, quelle a tappe incluse

Quale piano di rientro?

Proprio con Mazzoleni già alla Tirreno si parlava del recupero lento e senza fretta di Moscon. Un rientro che assolutamente non voleva forzare i tempi.

«Abbiamo provato a rispettare questa tabella di marcia – dice il tecnico – E in effetti, dopo la sosta, tra l’altro uno stacco davvero importante che solitamente non si fa in quel periodo della stagione (primavera, ndr), qualche buona risposta c’è stata. 

«Abbiamo attivato un protocollo di riavvicinamento alle gare molto graduale. Abbiamo pensato un’altura in maniera proporzionata a quelle che erano le sue condizioni… ma non è bastato e quindi proveremo altre strade. E ci riusciremo sicuramente».

«Gianni è un ragazzo determinato che ha un grande talento: sono certo che otterremo dei successi anche con lui. 

«Per adesso la tabella è di attenerci, come sempre, ai nostri protocolli sanitari. Pertanto farà tutti gli accertamenti necessari e una volta trovata la causa, vedremo cosa fare per il rientro agli allenamenti. Le tempistiche però potremo determinarle solo dopo questi esami. Per adesso Gianni non pedala».

Palestra e corse simulate, la via di Benfatto per la vittoria

07.06.2022
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«Giovanni è un ragazzo caparbio – dice Benfatto parlando di Carboni – quando punta un obbiettivo riesce a fare il corridore al 110 per cento. Nel periodo senza gare abbiamo lavorato bene con la palestra per incrementare i suoi livelli di forza, poi in avvicinamento alla competizione lavori più specifici vicini a ritmi gara. Lui e Malucelli si sono supportati a vicenda allenandosi assieme l’ultimo periodo».

Come si fa a stare per quasi due mesi senza correre e farsi poi trovare pronti quando arriva la chiamata? Lo abbiamo chiesto a Marco Benfatto, ex velocista e poi diventato uno dei preparatori della Gazprom-RusVelo, che assieme a Maurizio Mazzoleni ha continuato a seguire i ragazzi della Gazprom che ne hanno avuto voglia e necessità.

La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa
La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa

Il veneto era passato a dare un saluto il mattino di Castelfranco Veneto, sua patria negli anni da corridore, quando indossava la maglia della Zalf. Pizzetto e fisico ancora tirato, ha parlato a lungo con i “suoi” ragazzi alla partenza di tappa della Adriatica Ionica Race e la vittoria di Carboni dell’indomani è stata davvero la ciliegina sulla torta.

E’ vero come dice Scaroni che stanno ancora sfruttando la base di lavoro fatta nell’inverno?

Diciamo che abbiamo lavorato bene e che Sedun aveva creato un bel gruppo di lavoro. Stiamo ancora raccogliendo i frutti, soprattutto i ragazzi sono tanto motivati, perché alla fine devono trovare una sistemazione, quindi io gli auguro di vincere ancora. Stanno dimostrando sul campo che meritano comunque un posto in un’altra squadra.

Assieme a Mazzoleni avete continuato a lavorare con loro anche se la squadra era stata fermata?

Alcuni hanno voluto arrangiarsi, con altri stiamo lavorando ancora. Li abbiamo seguiti, diciamo ufficialmente, fino a un mese fa poi alcuni hanno preso altre strade. Malucelli e Carboni li sto ancora seguendo, quindi sono venuto anche un po’ per dargli un sostegno morale, anche una pacca sulla spalla. Questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno, di un punto di riferimento.

Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Cosa significa allenarsi senza sapere quando si correrà?

E’ molto più duro e molto più stressante, perché praticamente devi simulare le gare. Anche a livello ormonale, non è come essere in competizione. Quindi servono tanta testa e tanta voglia di lavorare.

Un certo tipo di lavoro va programmato, come avete fatto?

Fortunatamente Bennati ci ha confermato quasi subito che ci dava la possibilità di correre con la nazionale, perciò a parte le prime settimane di mantenimento, siamo riusciti a lavorare per obiettivi. Quindi abbiamo puntato prima il Giro di Sicilia dove Malucelli ha vinto e poi siamo andati avanti dove si poteva. Per fortuna c’è la nazionale che li sta sostenendo.

Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Sedun ci ha parlato di come il gruppo stia vivendo questa fase. Cosa pensi della situazione?

Ci sentiamo spesso, però ormai che c’è poco di cui parlare perché alla fine i discorsi sono sempre gli stessi. Quindi più che altro siamo in contatto per sapere come va. E’ un buon gruppo e speriamo di riprendere l’anno prossimo. Anch’io avevo investito su questa squadra e preso le mie decisioni. Rifarei la scelta comunque perché, anche se per un breve tempo, è stata una bellissima esperienza. Penso che la vita sia una ruota, quindi anche se adesso abbiamo avuto questo stop, prima o dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto ritornerà. Sono fiducioso e penso positivo per il futuro.

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Inizio in salita per Moscon. Ma Mazzoleni ha già il piano pronto

07.04.2022
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Maurizio Mazzoleni si trova sul Teide. Il capo dei preparatori dell’Astana Qazaqstan è in altura col gruppo del Giro d’Italia. Gianni Moscon invece è a casa. Il trentino della Val di Non domenica scorsa dopo il Giro delle Fiandre, ha chiuso la prima parte della campagna del Nord.

Il suo inizio di stagione è stato davvero in salita. Un peccato, perché le motivazioni in seguito al cambio di squadra erano altissime. Aveva finito alla grande il 2021 con una super quanto sfortunata Roubaix. Poi si è beccato il Covid nel pieno della preparazione e tutto si è incredibilmente complicato.

Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan
Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan

Scorie di pandemia

Lo stesso Mazzoleni, al via di una tappa della Tirreno, ci aveva detto che bisognava gestire al meglio la situazione post Covid. Adesso con lo stesso preparatore facciamo il punto su come sarà gestito il recupero di questo talento.

«Abbiamo optato per una ripresa soft – spiega Mazzoleni – leggendo gli articoli di cronaca vedo che a livello di popolazione ci sono delle complicazioni che negli sportivi sottoposti a stress fisici vengono amplificate. Il fatto che in appena 59 atleti abbiano finito la Parigi-Nizza sia indicativo. Così come che una squadra WorldTour che sia costretta a rinunciare ad una Classica Monumento (la Israel-Premier Tech al Fiandre, ndr). E’ un fatto storico. Inedito.

«Usciamo da una pandemia, i virus classici sembrano avere più forza e le difese immunitarie degli atleti sono più basse. L’insieme di questi tre fattori complica molto le cose».

Nessun allarme quindi per il fatto che Gianni non abbia dato segnali di ripresa neanche nelle corse del Nord, quelle che in teoria sarebbero più congeniali a lui. In Astana lo sapevano, lo sapeva l’atleta. E verrebbe quasi dire che era tutto parte del percorso di rientro soft.

«Nessuno si aspettava questa situazione – continua Mazzoleni – l’uscita dalla pandemia è nuova per tutti. Anche per gli staff medici, non c’è uno storico di riferimento. E’ una situazione di emergenza per le squadre e per gli atleti. Poi c’è chi da segnali di ripresa in tempi più brevi ed chi ha bisogno di più tempo.

«Idem sulla ripresa della condizione. E’ qualcosa di nuovo e si va passo dopo passo. Senza fretta».

Per Gianni di certo non una campagna belga da ricordare. Esserci è stato comunque importante
Per Gianni di certo non una campagna belga da ricordare. Esserci è stato comunque importante

Niente fretta

Fretta. Potrebbe essere questo il nemico numero per il ritorno, in grande di Moscon. Ma anche per questa evenienza Mazzoleni e l’Astana hanno le idee chiare. Se non chiarissime. Non forzeranno i tempi.

«Abbiamo le idee molto chiare sulla ripresa di Gianni. Adesso osserverà un periodo di recupero. Un recupero che dovrà essere totale. Successivamente, solo se i parametri fisici e le sensazioni del corridore saranno ideali si procederà al secondo step, il ri-allenamento. E così via per quelli successivi. Si procederà solo se si saranno raggiunti al meglio i livelli e i parametri precedenti».

Quando Mazzoleni parla di ri-allenamento intende la fase di risalita in bici. Una nuova base nella quale non è esclusa neanche la palestra, visto che è un modo per sviluppare la forza. «E’ una progressione di carico ben calibrata e individualizzata. In base ai test, come detto, si procederà allo step successivo. E se tutto andrà regolarmente Gianni farà anche l’altura. In teoria abbiamo già programmato tutto per venire qui sul Teide».

Gianni Moscon (classe 1994) è alla prima stagione alla corte di Vinokourov
Gianni Moscon (classe 1994) è alla prima stagione alla corte di Vinokourov

Verso il Tour

Per fortuna, alla fine, il calendario originario di Moscon non sarà troppo stravolto. Perderà alcune classiche okay (il programma prevedeva anche la Roubaix e qualcosa nelle Ardenne), ma ora quel conta è guardare avanti e farlo con ottimismo.

«Gianni – conclude Mazzoleni – non era previsto per il Giro. Avrebbe dovuto fare le classiche, quindi il collaudato iter: stacco, ripresa, altura, Delfinato e Tour de France. E tutto sommato il tempo gioca dalla sua. Spiace sia andata in questo modo. Nessuno, Gianni per primo, si aspettava un inizio così».

Rosti all’Astana: «La prestazione è fisica, tecnica e mentale»

17.12.2021
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Nell’Astana che è ripartita da Vinokourov, è arrivato anche una vecchia conoscenza del nostro ciclismo: quel Marino Rosti che aveva fatto parte dell’entourage di Nibali fino al passaggio nella Trek-Segafredo. Rimasto al Team Bahrain, nel 2021 Rosti è uscito dal giro, ma visto che l’aspetto mentale sta diventando preponderante e che lui ha una formazione legata alle Scienze Motorie e alla Psicologia dello Sport, la squadra kazaka gli ha riaperto le porte. In questi giorni di ritiro spagnolo, abbiamo voluto sentire anche lui (in apertura fotografato sul Teide durante il riveglio muscolare del mattino), per capire in cosa consista il suo lavoro.

«Il mio rapporto con Astana – conferma il sanmarinese – c’era stato anche in passato, per tre anni. Perciò, chiuso il rapporto con il Bahrain, ho chiesto se avessero necessità. Anche perché essendo ormai in pensione, posso garantire una disponibilità superiore, non avendo più la problematica lavorativa che mi condizionava con i permessi, i distacchi e tutti quegli aspetti formali. Il mio ruolo rimane lo stesso. La definizione di psicologo dello sport potrebbe creare qualche resistenza nelle persone, quindi si parla di mental coach. E comunque è vero, perché fai una sorta di percorso con i ragazzi che cerchi di aiutare anche dal punto di vista psicologico. E’ un aiuto ulteriore…».

Il ritorno di Lopez rende nuovamente l’Astana uno squadrone da grandi Giri (foto Astana)
Il ritorno di Lopez rende nuovamente l’Astana uno squadrone da grandi Giri (foto Astana)
Non solo gambe, anche testa…

La prestazione è fisica, tecnica e mentale. Per la performance ci si concentra sempre sull’aspetto fisico, sulla forza, la resistenza, la velocità, i carichi di lavoro. Si lavora sulla posizione in bici e poi magari il terzo aspetto raccoglie i precedenti. Perché come diceva il buon Franco Ballerini, puoi avere anche una macchina da 1.000 cavalli, ma se la centralina non va, la macchina non rende

E tu lavori sia sul fisico sia sulla testa, giusto?

Come iter formativo, ho fatto sia il percorso di Scienze Motorie che quello psicologico, per cui abbino i due aspetti in un progetto che si chiama Benessere Psicofisico. Quando tu stai bene fisicamente, hai una corretta postura, un corretto equilibrio fisico, lavori sulla mobilità articolare e sul benessere fisico, la testa lo sente e ti permette di rendere di più

Le attività di risveglio muscolare e stretching di Rosti pescano molto dallo yoga
Le attività di risveglio muscolare e stretching di Rosti pescano molto dallo yoga
Esiste anche un rapporto individuale con gli atleti?

A volte si entra nel ragionamento e nel rapporto personale per costruire un percorso che si chiama mental training. Si lavora sulla definizione degli obiettivi, l’ansia da prestazione. Si lavora su quelli che possono essere i momenti di difficoltà a volte causati da piccoli aspetti, come magari la mancanza del risultato dopo aver lavorato tanto o problemi personali. A volte bisogna entrare in una sorta di dialogo con i ragazzi per trovare quel bandolo della matassa, che ti fa ripensare a tante cose. Quindi costruisci anche un approccio mentale, senza intestardirsi solo sull’aspetto fisico.  

A memoria, si può dire che inizi al mattino con il risveglio muscolare.

Seguiamo ogni giorno un programma ormai collaudato, che dà un certo riscontro. Grazie all’attivazione del mattino, i ragazzi si sentono meglio sulla bici. Si sentono più centrati. Mentre di pomeriggio curiamo l’aspetto del recupero, quindi facciamo allungamenti, una progressione yoga, uno stretching per ciclisti costruito sulle mie esperienze.

Un test a volte può essere più impegnativo di una salita, vero Boaro? (foto Astana)
Un test a volte può essere più impegnativo di una salita, vero Boaro? (foto Astana)
Stretching per ciclisti?

Con loro bisogna lavorare su certi aspetti sulla mobilità della schiena e il recupero delle gambe. Abbiamo inserito la respirazione diaframmatica che permette di ossigenare meglio il fisico e migliorare anche da quel punto di vista. E poi facciamo rilassamento, mental imagery nel rivedere situazioni passate su cui costruire il futuro.  E così rientri nel percorso psicologico per riacquistare più fiducia in te stesso, avere più stimolo, più determinazione, più concentrazione. E’ un cerchio che si chiude. 

Nasce tutto dalla loro libera scelta?

Ovviamente! Si fa in privato e quando uno lo richiede, perché non bisogna mai imporre questa cosa come se fosse dovuta. Adesso magari sta diventando anche un po’ di moda e comunque con il dialogo più riservato si comincia a ragionare su certe cose. Ma prima il ragazzo cerchi anche di conoscerlo, capire se è disponibile o se voglia farsi seguire a livello psicologico, come è capitato che abbiano già chiesto.

Rosti ha lavorato prima con la Liquigas, poi con Cannondale, Astana, Bahrain e ora è di nuovo… kazako
Rosti ha lavorato prima con la Liquigas, poi con Cannondale, Astana, Bahrain e ora è di nuovo… kazako
E se ti chiede supporto?

Allora di fa una sorta di coaching, si parla cercando di capire le cose. La risposta si trova assieme, ma il più delle volte gli dico che la risposta ce l’hanno nella pancia. Parte tutto da lì, dalle emozioni, dalle sensazioni che uno sente dentro di sé. 

I ragazzi accolgono queste pratiche?

C’è più consapevolezza, i giovani sono sensibili a questi aspetti, mentre la vecchia generazione certe cose non le non le possedeva, perché non era nel loro stile e nella loro consuetudine. Adesso arrivano con percorsi già avviati, che noi cerchiamo di spingere ancora più avanti.

Poco fa hai parlato di yoga.

Con lo yoga hai una sensazione piacevole che col tempo diventa anche una sorta di controllo del corpo, che risponde. Si crea un dialogo. Avevo cominciato a usarlo nel 2007 con la Marchiol, poi sono passato alla Liquigas assieme a Sagan e l’abbiamo portato avanti. Ero sempre collegato con Paolo Slongo, perché lui era il preparatore quindi si lavorava in sintonia. E anche oggi c’è un confronto quotidiano col preparatore, con l’osteopata e con il medico. Si lavora in equipe con report giornalieri. Magari l’osteopata mi dice che il tale corridore ha bisogno di un particolare stretching. Più questi report sono giornalieri, meglio segui l’atleta.

Nel ritiro spagnolo dell’Astana, fra test e uscite su strada (foto Astana)
Nel ritiro spagnolo dell’Astana, fra test e uscite su strada (foto Astana)
Sarai una presenza costante al seguito della squadra?

Ai ritiri sicuramente. Però magari con qualche atleta è venuto fuori che nella terza settimana del grande Giro, quando le tensioni cominciano a essere forti, poter fare una sorta di recupero oltre fisico e anche mentale può fare la differenza. Si sta buttando giù il programma. Intanto so già che a alla fine di gennaio tornerò sul Teide. Insomma, sono tornato in mischia…

Il lavoro del coach in ritiro. Ritmi serrati da mattina a sera

08.12.2021
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Qualche giorno fa abbiamo parlato con Cenghialta del grande lavoro che si svolge in occasione del ritiro pre-stagionale: colloqui con i corridori, foto ufficiali, prove di vestiario… Ma in tutto ciò un ruolo importante lo gioca il preparatore centrale, il “chief coach” come si usa dire oggi.

Restiamo in casa Astana Qazaqstan Team e scopriamo come gestisce il suo lavoro Maurizio Mazzoleni, appunto il coordinatore degli allenatori del team kazako.

«In Astana siamo tre preparatori, Notari, Cucinotta ed io – dice Mazzoleni – abbiamo suddiviso i ragazzi in tre gruppi principali. Ed ognuno tiene sotto controllo il suo. Poi ci sono anche Aurelio “Yeyo” Corral, che è il responsabile dei materiali e della crono e viene dalla UAE, e Marino Rosti che segue la parte posturale e mental coach del lavoro. Lui è una figura molto importante ed esegue spesso sedute individuali».

L’Astana si sta allenando ad Altea, in Spagna (foto Instagram)
L’Astana si sta allenando ad Altea, in Spagna (foto Instagram)

Non solo chilometri

Il capo allenatore è un vero collettore del team, quasi al pari del primo diesse, in questo caso Giuseppe Martinelli. In questa fase dell’anno in particolare Mazzoleni deve raccogliere e coordinare moltissime informazioni tanto con i corridori quanto con il personale. Impossibile impostare il lavoro sul posto. Di fatto Maurizio parte col “foglio” già scritto.

«Tutto è programmato già prima del via – spiega il tecnico – allenamento ed extra allenamento. Questo training camp è il più importante dell’anno in quanto è l’unico in cui si è davvero tutti insieme. A parte il briefing del mattino del primo giorno, poi ognuno ha un suo programma individuale, perché okay l’allenamento al mattino in gruppo, ma poi al pomeriggio c’è chi ha la visita di idoneità, chi deve andare dal nutrizionista, chi ha un test biomeccanico…

«E’ davvero tantissimo il lavoro da fare e infatti lo dico sempre ai ragazzi: non subite il training camp ma sfruttatelo. È il momento dell’anno in cui avete a disposizione moltissime figure professionali per lavorare in un certo modo, per risolvere i dubbi sul campo. Parlate a lungo anche coi meccanici, gli dico.

«Avere il supporto reale è un valore aggiunto, perché poi già quando si è alle corse si è più concentrati sulla prestazione del momento. Insomma sarebbe errato pensare al ritiro solo come un grande volume di allenamento in bici. I tempi vanno sfruttati al meglio. Una volta si “perdeva tempo” con i giovani per farli ambientare, oggi invece un Gazzoli della situazione e già formato. Non devo stare a spiegargli i file o come funzionano certi strumenti».

Martinelli, Mazzoleni e Cenghialta a colloquio
Martinelli, Mazzoleni e Cenghialta a colloquio

Il test è una… foto

Non solo per il grande volume di allenamento, la parte in sella ha un peso specifico molto importante a partire dai test.

«Noi – riprende Mazzoleni – ne facciamo uno già nei primi giorni. E una… foto di come bisogna lavorare, non una valutazione fine a se stessa. Questo test scandisce i ritmi di allenamento degli atleti. Io poi, così come gli altri preparatori, vado in ammiraglia. In questo modo ho l’occasione di vedere dal vivo tante più cose che non vedrei con i soli file da remoto o parlando al telefono con l’atleta. In ammiraglia viaggiano sempre un diesse, un meccanico e appunto un preparatore. E’ la stessa “formazione” che si ha quando si va in altura».

In ritiro si fa gruppo e si affinano anche molte dinamiche che poi ci si ritrova in corsa
In ritiro si fa gruppo e si affinano anche molte dinamiche che poi ci si ritrova in corsa

Ritmi serrati

Tempi scanditi, grande intensità di lavoro non tanto in bici, ma nel complesso. E’ questo il momento più importante dell’anno per gettare le basi del lavoro, anche dal punto di vista logistico. Lo stesso Cenghialta ci disse che non aver fatto il raduno a dicembre l’anno scorso si è sentito, ha inciso negativamente sul resto della stagione.

Mazzoleni, per esempio, di buon mattino, analizza i file del percorso e dà ancora uno sguardo al report della giornata precedente. Se poi è in altura, segue il risveglio muscolare a digiuno dei ragazzi. Altrimenti, come in questo caso in Spagna, terminata la colazione, in attesa che i ragazzi siano pronti, verifica i mezzi e le scorte dell’allenamento con meccanico e massaggiatore. E poi salta in ammiraglia. Spesso salta il pranzo o mangia al rientro al volo. Poi passa al lavoro d’ufficio, quindi va a cena.

In ritiro si hanno a disposizione molte figure: dal massaggiatore al nutrizionista, dal mental coach allo psicologo (foto Righeschi)
In ritiro si hanno a disposizione molte figure: dal massaggiatore al nutrizionista, dal mental coach allo psicologo (foto Righeschi)

Pomeriggio delicato

E a proposito di… ufficio, in questa fase rientra il colloquio con i diesse, passaggio a dir poco importante del lavoro del preparatore in ritiro.

«Questa seconda parte della giornata – dice Mazzoleni – serve per stilare il calendario gare con i diesse, programmi che abbracciano un arco temporale di almeno sei mesi, ma in qualche caso arrivano fino ad ottobre. Chiaramente possono subire delle variazioni ma per l’80-90 per cento vengono confermati. E questo è molto importante ai fini della prestazione. E’ importante per il corridore e per il coach che lo segue ed è importante perché sono frutto di un ragionamento sulla performance (preparatore) e tecnico (diesse) ben preciso.

«A questo punto si parla con l’atleta, si ascoltano i suoi feedback ed eventualmente si fanno delle modifiche, ma generalmente il corridore accetta la decisione dello staff tecnico, perché è una decisione logica e fatta al fine di farlo andare forte. Un buon tecnico capta la volontà del corridore già prima di tirare giù il programma».

Tante ore di ammiraglia, tante ore di scrivania, ma un preparatore quando riposa in ritiro? «Per riposare – conclude Mazzoleni – basta la notte! Il training camp di dicembre è e deve essere un momento proficuo per tutto l’anno».

Tra watt e posizione, nei segreti della crono di Sobrero

19.06.2021
5 min
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«Sapevo che nella parte finale della crono avrei dovuto difendermi – ha detto ieri Sobrero dopo aver vinto il tricolore – per non perdere il vantaggio della salita. E per questo abbiamo montato il 58×11. Ho dato tutto e negli ultimi 2 chilometri ho davvero raschiato il fondo del barile».

Barile ancora pieno

Le sensazioni del piemontese, la cui foto sul traguardo racconta veramente di un’immensa fatica, dicono il giusto anche se quel fondo del barile era ancora pieno di energie da grattare, come dimostra la lettura dei dati e come raccontano le parole di Claudio Cucinotta, preparatore dell’Astana-Premier Tech, che ieri era presente a Faenza. Il team kazako, da quest’anno anche un po’ canadese, si è presentato ieri con un grosso camper, Zanini in ammiraglia, Umberto Inselvini per massaggi e assistenza dopo l’arrivo e due atleti: Sobrero e Felline, che ha ottenuto il 5° posto.

«Matteo è uscito bene dal Giro – dice Cucinotta – ha fatto una settimana tranquilla, in cui ha svolto allenamenti di scarico. Quindi è andato allo Slovenia. Si è allenato lì, diciamo, ed è andato molto forte, facendo terzo in classifica e terzo nell’arrivo più duro, dietro Pogacar e Ulissi. Sapevamo che la condizione fosse buona. Anche per questo alla Adriatica Ionica Race abbiamo pensato di farlo fermare dopo la prima tappa, per puntare tutto su questo italiano».

Quarto nella crono finale del Giro, dopo che un’ammiraglia lo ha stretto alle transenne
Quarto nella crono finale del Giro, dopo che un’ammiraglia lo ha stretto alle transenne

Tutto previsto

I dati sono riservati, ma quel poco che ci viene detto conferma che la gestione della tattica è stata praticamente perfetta e poggiava su uno stato di forma davvero eccellente.

«Sobrero è predisposto per la crono – continua Cucinotta – è un ragazzo intelligente e molto preciso e questo aiuta molto. In più il percorso gli si addiceva, con le salite brevi ma molto ripide. Tanto ci hanno messo anche Ivan Velasco, il performance manager del team che ha fatto tutti i calcoli relativi ai wattaggi da tenere nelle varie sezioni, e il suo allenatore in Astana, che è Maurizio Mazzoleni».

Sullo Zoncolan al Giro, chiuso in crescendo con il 4° posto nella crono
Sullo Zoncolan al Giro, chiuso in crescendo con il 4° posto nella crono

Aerodinamica al top

L’allenatore bergamasco ha seguito la gara da casa e il risultato gli è parso in linea con i dati che aveva in mano.

«E’ stato fatto il miglior avvicinamento – spiega Mazzoleni – con il ritiro dopo la prima tappa della Adriatica Ionica per dargli il tempo di recuperare e fare la ricognizione sul percorso. In alternativa a quella tappa avrebbe dovuto fare un allenamento, ma in corsa è meglio. Matteo ha una bella predisposizione per la crono. Ormai il concetto del cronoman grande e grosso non è più la sola opzione: ci sono Ganna e Affini, ma anche Evenepoel e Sobrero. Dipende tutto dal Cda, il coefficiente di penetrazione aerodinamica, che valutiamo a inizio anno con Ivan Velasco. Se è buono e ci sono i giusti wattaggi, si può pensare di costruire l’atleta in questo senso. E Matteo essendo piccolino ha un volume della sezione frontale molto vantaggioso. Così se in salita è avvantaggiato per il buon rapporto potenza/peso, in pianura è tutto un fatto di watt e penetrazione aerodinamica».

Aveva già vinto il tricolore crono U23 nel 2019, su Aleotti e Puppio
Aveva già vinto il tricolore crono U23 nel 2019, su Aleotti e Puppio

Crono in crescendo

Si spiega così, oltre che per le ottime gambe, il finale in crescendo. Sobrero era indietro al primo intermedio (chilometro 17) posto in cima a Rocca di Monte Poggiolo, prima salita di giornata: 4° a 30” da Ganna. Come ha spiegato, sapeva che la prima frazione di gara invitava a spingere, ma lo avrebbe privato di energie dopo la prima salita.

Al secondo intermedio, collocato a San Mamante (chilometro 26,3) in un tratto pianeggiante dopo la seconda salita di Cima Sabbioni, Matteo è invece passato in testa, con 2 secondi di vantaggio.

Ma il vero capolavoro, dando davvero tutto e spingendo il 58×11, lo ha fatto nel tratto conclusivo. Sul traguardo, dopo 45,7 chilometri, il suo vantaggio su Affini è stato di 25”400.

Questi i dati del cronometro. Poi ci sono quelli del misuratore di potenza, cui però si può attingere con moderazione e limitatamente a quello che ci è stato concesso dall’Astana. 

Per scalare la prima salita (Rocca Monte Poggiolo, lunghezza 1,5 km) Sobrero ha impiegato 3’55” a 22,600 km/h e 421 watt medi.

Nel finale, dove più che raschiare il fondo del bicchiere ha prodotto uno sforzo eccezionale, Sobrero ha percorso gli ultimi 560 metri in 36” a 55,600 km/h e 475 watt medi, concludendo la crono in crescendo.

Finale in crescendo a Faenza, rettilineo finale a 475 watt medi
Finale in crescendo a Faenza, rettilineo finale a 475 watt medi

Adesso la salita

«La prima cosa che ho fatto al ritiro di inizio stagione – prosegue Mazzoleni – è stato il paragone con quello che nel 2020 fece Rohan Dennis sullo Stelvio, di cui tutti si sono stupiti. Ma se noi replichiamo in una salita regolare di 35 minuti i numeri di cui siamo capaci nella crono, possiamo ottenere delle buone prestazioni e tutto sommato ci è già visto nella tappa dura del Giro di Slovenia. Matteo ha margini molto ampi. E’ solo al secondo anno da professionista e il primo è stato quello del Covid, con tutte le sue limitazioni. Questa è stata la prima stagione in cui abbiamo potuto programmare e lavorare secondo il nostro metodo di lavoro e finalmente ha potuto scoprire il suo livello. Io ero sicuro, vedendo i suoi dati, che ci saremmo arrivati».

Questa maglia gli permetterà di spostare più in alto i suoi limiti
Questa maglia gli permetterà di spostare più in alto i suoi limiti

Sa ascoltare

Prima di andare via, l’ultima parola della serata l’abbiamo lasciata a Stefano Zanini, quello che al netto dei numeri e dei watt è stato capace di guardare negli occhi Sobrero e dirgli le giuste parole prima del via e durante la crono.

«Me la sentivo – ha detto Zazà – ci credevamo e sarebbe stato così anche senza i risultati delle ultime settimane. Matteo è un bravissimo ragazzo, ha alle spalle una buona famiglia che ho conosciuto e non poteva essere diversamente. Ma sapete qual è la sua dote più importante? Che ascolta. Matteo è un ragazzo che ascolta…».

Dai numeri alle sensazioni. Battistella “replica” a Mazzoleni

13.06.2021
4 min
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E dopo aver ascoltato Maurizio Mazzoleni sulla gestione degli atleti dal punto di vista medico-sanitario chiamiamo in causa Samuele Battistella, per affiancare ai numeri del preparatore le sensazioni del corridore.

Il corridore dell’Astana-PremierTech era alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia. Per lui era tutto nuovo. Il “protocollo Astana” ha pertanto lasciato impressioni indelebili.

L’importanza di alimentarsi in corsa: Battistella è sempre stato molto attento durante il Giro
L’importanza di alimentarsi in corsa: Battistella è sempre stato molto attento durante il Giro
Samuele, allora come è andato questo Giro dal punto di vista dei controlli imposti dallo staff medico?

Eh, diciamo che fare tutti quei controlli mattina e sera è stato impegnativo. Però i dati che ha raccolto Maurizio mi serviranno per il futuro. Saranno utili per conoscermi. Devo dire però che per me soprattutto l’inizio del Giro non è stato facile perché ho avuto una gastrite, stavo curando delle intolleranze alimentare e all’inizio è stato destabilizzante.

Sensazioni e numeri andavano di pari passo?

Alla fine la gamba girava meglio di giorno in giorno e sono rimasto stupito da queste sensazioni. Il giorno della vittoria di Bettiol abbiamo fatto una tappa lunghissima e le salite finali dopo quei 231 chilometri non era così scontato tenerle. Sono rimasto sorpreso da queste buone sensazioni.

E anche sui famosi watt le sensazioni corrispondevano ai valori?

Diciamo che computerino e gambe andavano d’accordo. Nella prima settimana ho battuto record su record: ho fatto i miei best sui 5′, sui 10′ e così via. E anche nella seconda settimana le cose non sono cambiate troppo. Nella terza invece ci si è calmati un po’.

E la sorpresa negativa?

Non ho mai avuto di quelle crisi cattive che ti chiedi: «E adesso come la porto all’arrivo?». Quindi direi che non ho avuto sorprese negative. Merito della gestione alimentare e della dietista, Erica Lombardi, che ci seguiva prima, dopo e durante le tappe.

Patate lesse, riso, pasta: erano mangiati (a rotazione) già nel bus subito dopo la doccia
Patate lesse, riso, pasta: erano mangiati (a rotazione) già nel bus subito dopo la doccia
Durante?

Sì, il lavoro del nutrizionista non si limita solo al pre e post gara. Erica fa anche uno studio della gara e ti dice cosa mangiare di ora in ora. Poi dipende dall’intensità del momento. Se la prima ora è passata tranquillamente magari mangi meno, se si è andati forte mangi un po’ di più. Ma è molto sottile il limite tra il mangiare troppo o troppo poco. E’ importante azzeccare le quantità perché se mangi molto richiami troppo sangue dalle gambe per la digestione, se mangi poco poi resti a secco. Quando infatti riesci a seguire quelle indicazioni alla lettera, non vai mai in crisi.

Qual è stato il giorno più duro per te?

Quello del Giau. Ero caduto a Gorizia, mi ero fatto male ad un ginocchio e con il freddo è stato difficile finire la tappa, avevo dolore. Ma superato quel giorno poi è stato tutto più facile.

Mazzoleni ci ha detto che dopo la tappa di Ascoli, con arrivo in salita a San Giacomo, si sono accessi alcuni “allarmi rossi” nel software Astana. Tu facevi parte di quei corridori andati in “zona rossa”?

Quella tappa è stata molto dura. Il freddo nella discesa da Forca di Presta è stato inaspettato. Eravamo vestiti con le divise estive, non avevamo un abbigliamento adatto, inoltre siamo andati molto forte e non sono riuscito ad alimentarmi bene. A fine tappa in effetti ero un po’ sottopeso, ma sono riuscito a recuperare bene. Quel giorno oltre ai 170 grammi di carboidrati mi hanno fatto mangiare di più nel pasto del pomeriggio cioè in quell’ora, ora e mezza tra il massaggio e la cena.

Battistella in fuga nella tappa di Stradella che con i 231 chilometri è stata la più lunga del Giro
Battistella in fuga nella tappa di Stradella, la più lunga del Giro
E cosa si mangia per esempio?

Muesli e latte vegetale o qualche zucchero più semplice, magari anche una barretta.

E delle pulsazioni al mattino? Sentivi questa differenza di battiti tra Torino e Milano?

Eh sì, avevo dieci pulsazioni in più a fine Giro, ma è normale dopo 21 tappe. Ma anche se erano più alte, non ero finito. E questo è buono.

Con il riposo? E’ vero che si fa più fatica svegliarsi man mano che si va avanti con le tappe?

In generale nell’ultima settimana si tende a dormire meno perché si è più stanchi, meno rilassati. La mattina era poi difficile tirarsi su e quando appunto mi misuravo le pulsazioni sul letto avvertivo che i battiti erano più alti, che il cuore doveva pompare di più.

I parametri fisici in un grande Giro e l’esempio di Battistella

09.06.2021
6 min
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Affrontare una corsa di tre settimane non è cosa da poco dal punto di vista fisico. Lo sforzo è talmente grande che il corpo ne esce trasformato. O almeno era così fino a qualche anno fa. Si modificava la muscolatura, per i più giovani si diceva che aumentava la cilindrata, si perdeva peso. Ebbene come variano i parametri di un corridore in un grande Giro?

Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni segue l’Astana da molti anni
Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni segue l’Astana da molti anni

I test prima del Giro

Ad aprirci le porte di questo delicato settore è Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana-PremierTech che ci spiega prima di tutto come e quando vengono stabiliti i parametri di riferimento.

«Noi abbiamo svolto una prova funzionale sul Teide, già prima del Tour of the Alps. In quell’occasione abbiamo svolto due test sul lattato in salita: uno più sulla distanza e uno più sul breve. Da lì abbiamo estrapolato i parametri di riferimento per il Giro. Fra Tour of the Alps e Giro abbiamo fatto un’analisi delle le Ftp (Functional Threshold Power, potenza alla soglia funzionale), con le variazioni e gli adattamenti che abbiamo verificato sul campo.

«A Torino (partenza del Giro, ndr) abbiamo fatto la plicometria agli atleti per verificarne la percentuale di massa grassa e di massa magra. I nostri ragazzi venivano pesati due volte al giorno: una prima della colazione e una sul bus appena conclusa la tappa, prima della doccia. Questa seconda “pesa” è molto importante in quanto ci fornisce uno dei dati più delicati: la disidratazione. Se il peso è calato dell’1,5% rispetto al mattino si accende un campanello di allarme». 

Ogni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atleti
Ogni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atleti

I controlli pre-gara 

A questo punto Mazzoleni nella sua spiegazione divide il monitoraggio in due fasi: quella pre-gara e quella post-gara.

«Sempre la mattina prima del via, oltre al peso veniva eseguito il controllo delle urine (Usg) per verificarne la densità e se questa era acida o basica. Un altro parametro del nostro protocollo in Astana è la variabilità cardiaca. Il corridore restava 5′ sdraiato sul letto con la fascia cardio prima di andare a colazione. Tutti questi dati erano poi inseriti in un software sviluppato da noi preparatori, insieme ai medici, che ci permette di capire se il ragazzo ha recuperato o no dal giorno prima.

«A questo punto, una volta raccolti tutti i dati venivano visualizzati da noi preparatori e dallo staff medico. Se nella scheda di ogni singolo atleta appariva una luce verde, tutto okay, gialla si accendeva un preallarme, rosso c’era una situazione di allarme. I dati e i colori ci permettevano di dare, praticamente in tempo reale, delle indicazioni ai diesse sulle eventuali tattiche da attuare, gli uomini da poter far lavorare di più e quelli da tenere un po’ più tranquilli. Poi non è detto che questo software decideva le tattiche, ma era un’informazione ulteriore che si dava ai diesse. E devo dire che a volte è accaduto che qualche modifica sia stata fatta».

Il freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previsto
Il freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previsto

Dopo la tappa

Al termine delle tappe ricominciava poi il lavoro di preparatori, medici e anche del nutrizionista.

«La prima cosa che si fa – dice Mazzoleni – è quella di prendere i computerini dei ragazzi e analizzare i file. I dati più immediati che ci servono sono il battito massimo, quelle medio, la percentuale del battito medio rispetto a quello massimo e il consumo calorico. Tutto ciò serve soprattutto al nutrizionista (in questo caso la dietista, Erica Lombardi, ndr) per sapere quanto ha consumato il corridore. Il nutrizionista immediatamente ricalibra le quantità di cibo da ingerire. Dico ri-calibrare perché comunque già il giorno precedente si fa una stima del dispendio energetico a cui si va incontro, ma poi andamento della gara, variazioni atmosferiche come vento e temperatura possono incidere. E tutto ciò è importante per la salvaguardia del peso».

Gli atleti erano pesati due volte al giorno
Gli atleti erano pesati due volte al giorno

Peso costante

Ecco questo è un passaggio importante: la salvaguardia del peso. Fino a qualche tempo fa si iniziava un Giro con un certo peso e poi si scendeva di diversi chili, anche tre o quattro. E per certi aspetti qualcuno ne era contento. Oggi non è più così.

«Questi controlli – riprende Mazzoleni – servono per non sottostimare quel che bisogna mangiare, non per mettere gli atleti a dieta. Si presuppone che al via di una gara importante come il Giro si abbia un peso ottimale.

«In pratica non si accende la “casella rossa” che vorrebbe dire che per un giorno o due quel corridore, ammesso che non sia un uomo di classifica, dovrebbe starsene più tranquillo. Se sono capitati “allarmi rossi”? Sì, nella tappa con arrivo a San Giacomo, sopra ad Ascoli. Quella frazione è stata molto intensa, inoltre dopo il passaggio a Castelluccio di Norcia la temperatura è scesa moltissimo e questo ha richiesto un consumo energetico più elevato per mantenere costante la temperatura corporea, quindi abbiamo dovuto ricalibrare il reintegro post tappa».

Battistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioni
Battistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioni

L’esempio di Battistella

Per tradurre tutto questo lavoro in qualcosa di più concreto, Mazzoleni ci riporta di dati di Samuele Battistella, mostrandoci quanto siano variati i suoi valori da Torino a Milano.

«Nel complesso direi che è andata bene per tutti – spiega il preparatore lombardo – abbiamo avuto un solo ritiro, Felline, ma perché è diventato papà!

«Veniamo a Battistella. A Torino il suo peso era di 67,2 chili a Milano di 67: in pratica identico. Nell’arco del Giro ha avuto un’oscillazione tra peso massimo e minimo di 800 grammi. La plicometria ha evidenziato un calo dell1% di massa grassa, ma questo è un dato che va preso con le molle in quanto ci sono molti modi per prenderlo. Il suo battito basale, cioè quello del mattino a riposo, era di 51 pulsazioni al minuto a Torino e di 61 a Milano. Dieci pulsazioni in più, segno che la stanchezza si è fatta sentire. Si riabbassava un battito o due, dopo i giorni di riposo».

E i famosi watt sono calati?

«Diciamo – conclude Mazzoleni – che Battistella è stato molto costante in tutte e tre le settimane, non abbiamo evidenziato cali prestativi in lui. Magari ad inizio Giro erano migliori, ma non ha avuto cali degni di nota. E questo dice che lui è stato bravo e che anche noi abbiamo lavorato bene».