Con 24 vittorie, l’EF Education Easy Post è stata tra le squadre che ha chiuso il suo 2024 in attivo. Affiancando a un vincente di razza come Carapaz un emergente come Powless protagonista di fine stagione con i successi al Gran Piemonte e alla Japan Cup, valorizzando giovani rampanti come Rafferty al fianco di intramontabili come Rui Costa. Eppure la formazione americana cambia profondamente il suo assetto per la prossima stagione, investendo anche sull’Italia.
La squadra perde infatti il campione tricolore Bettiol, ma acquisisce Albanese e Battistella che arrivano all’EF Education EasyPost attraverso percorsi diversi e con prospettive apparentemente differenti, anche se alla realtà dei fatti non è proprio così. Per saperne di più abbiamo quindi sentito il direttore sportivo Charly Wegelius, decisamente soddisfatto di come sono andate le cose durante l’anno.
«E’ stata un’ottima stagione – ragiona – considerando non solo i successi dei ragazzi, ma vedendo che abbiamo ritrovato Carapaz ai suoi livelli e un comportamento generale della squadra sempre attivo e protagonista, in particolare al Tour dove al di là dei risultati ho visto grande dedizione e l’atteggiamento giusto. Ciò non toglie che a fine stagione abbiamo dovuto un po’ rivedere i nostri quadri come sempre avviene. In chiave italiana, ci mancherà Bettiol, che è stato molto importante per la nostra storia, per la nostra evoluzione, ma i corridori vengono e vanno, è una legge dello sport».
Il vostro team è stato, anzi è molto attivo sul fronte acquisti…
Siamo fedeli alla nostra filosofia, andare alla ricerca di un continuo progresso, cercare dei valori che altri non vedono, abbiamo sempre fatto i nostri acquisti così. In particolare abbiamo trovato in Albanese e Battistella due grandi opportunità che il ciclomercato ci ha dato e abbiamo voluto coglierle al volo. Albanese ad esempio è un corridore che ha fatto vedere belle cose già con Basso, che ha dimostrato di saper stare al più alto livello e che sa piazzarsi bene, portando molti punti ai suoi team.
Un ottimo piazzato, non rischia però di essere solo questo?
E’ questa l’opportunità di cui parlavo. Io sono convinto che con noi può fare quel salto di qualità, quell’ulteriore step per trasformare qualche piazzamento in vittoria. Se nelle gare più importanti, alla fine sei lì, insieme a chi lotta per vincere significa che hai tutto a disposizione per farlo tu. Serve solo fare quel piccolo passo in più e noi possiamo metterlo nelle condizioni di farlo. Per vincere devi mettere insieme tante cose e non è facile, ma Vincenzo ha dimostrato di essere costante come pochi, si allena per essere sempre nel vivo della corsa. Io credo che la prossima stagione potrà fare ancora bene come suo solito, ma mi aspetto la ciliegina sulla torta, ossia un paio di vittorie almeno.
Per Battistella il discorso è diverso: ex campione del mondo Under 23, poi ha svolto sempre ruoli di supporto…
Quando passi di categoria con la maglia iridata addosso è quasi un fardello. Nella storia si sono visti tanti corridori campioni del mondo poi finiti nell’anonimato. Noi pensiamo però che, se ha vinto quella maglia, del talento c’è, bisogna capire come ritrovarlo, farlo emergere. Io dico che ci sono corse nel calendario dove Samuele può correre pensando al risultato. Abbiamo molta fiducia in lui, può fare molto di più di quanto fatto vedere fino a ora.
La vostra squadra è da considerare più attrezzata per le gare d’un giorno o le corse a tappe?
E’ difficile dare una simile definizione così netta. Nel cercare i corridori noi pensiamo a quel che possono dare, tecnicamente e umanamente, non al tipo specifico di corse dove possono emergere. Abbiamo un team che è una buona miscela, che può essere forte su tutti i terreni, che può emergere nelle corse d’un giorno come nelle piccole o medie corse a tappe, perché è chiaro che nei grandi giri devi avere una struttura e uomini specifici che oggi pochissimi team hanno. Anche se Carapaz ha sempre dimostrato di poter dire la sua. Noi abbiamo gente forte per le salite e per le cronometro. E’ vero, ci manca il velocista, ma in quel caso avremmo bisogno di costruire una squadra completamente diversa.
La cosa che colpisce guardando il vostro team è che pur essendo affiliato negli Usa, non ha una vera identità nazionale, come può essere per le formazioni francesi o britanniche…
E’ la nostra forza, lo dico sempre. Nel 2024 la nostra squadra aveva 32 corridori di 18 nazioni diverse, coprendo tutti i continenti. Noi abbiamo sempre creduto che questa commistione di linguaggi, culture fosse un valore aggiunto e a me è qualcosa che è sempre piaciuto perché credo che porti risultati migliori. Non c’è un solo approccio alle cose, noi viviamo sul confronto e vedere che questo sistema funziona è un ottimo esempio.