Milano-Sanremo 2003, con Celestino il film di quel giorno

26.02.2023
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Un amarcord felliniano, andando a ripescare un’epoca che ci accompagna ancora oggi con quei campioni che ora guidano il ciclismo dall’ammiraglia e ricoprono ruoli in federazione e nel mondo tecnico delle due ruote. Facciamo un salto a vent’anni fa, partendo dalla foto utilizzata in apertura per farci raccontare la Milano-Sanremo 2003. A riavvolgere il nastro della memoria ci aiuta l’unico che dei tre non aveva le mani alzate al cielo ma l’orgoglio pieno, Mirko Celestino

Per lui correre la classica di primavera era un sogno fin da bambino. Nato ad Andora, città attraversata dalla corsa, l’attuale cittì della nazionale XCO e XCM aveva un legame intimo e reverenziale. Per lui quegli anni alla Saeco erano tempi di vittorie con un Lombardia, una Tre Valli Varesine e tante altre corse che lo avevano già fatto conoscere al grande pubblico. Una delle caratteristiche che lo contraddistinguevano era il saper affrontare le discese a viso aperto, rilassato e disinvolto come una rondine in cielo. Mirko, raccontaci di quel giorno e dicci cosa ne pensi degli interpreti di oggi…

Mirko Celestino, tecnico della nazionale di Mtb dal 2017
Mirko Celestino, tecnico della nazionale di Mtb dal 2017
Per cinquant’anni la Milano-Sanremo si è corsa il 19 marzo, giorno del tuo compleanno. Che cosa rappresentava per te quella corsa?

Sono cresciuto guardando la Milano-Sanremo. Il mio papà mi ha sempre portato a vederla a Capo Mele che è la salitella prima di arrivare ad Andora dove mancano 50 chilometri all’arrivo. Sono cresciuto con la visione di questi corridori che arrivavano tutti sporchi e provati. Ho in testa queste immagini epiche di campioni che passavano davanti a casa. 

Da ammirarla sei poi arrivato a correrla da professionista…

Questa passione per la bici tramandata da mio papà l’ho portata avanti dai sei anni fino a farne un lavoro e non ho più smesso. Il mio sogno era quello di partecipare alla Milano-Sanremo e così sono arrivato a farne 11 tra cui quella del 2003 dove chiusi al secondo posto dietro a Paolo Bettini

Che emozioni provasti quel giorno?

Fu come una vittoria. In quel periodo Bettini era imbattibile. Per un corridore con le mie caratteristiche arrivare nei primi in quella classica era molto difficile. A quel tempo era una gara dominata perlopiù da velocisti. Ai tempi non si riusciva a fare tanta differenza perché c’era Mario Cipollini in maglia iridata con il suo treno. Fino all’anno prima con il treno rosso non lasciava scappare occasioni e quell’anno con la Domina Vacanze il trend era lo stesso. 

Mirko Celestino, vinse il Lombardia 1999 con grandi gambe in salita e super doti di guida in discesa
Mirko Celestino, vinse il Lombardia 1999 con grandi gambe in salita e super doti di guida in discesa
Un secondo posto che ti tieni stretto…

Quel giorno lì sento di aver fatto un’impresa. Chi ne capisce di ciclismo può capire quanta energia avessi e quanto era la mia giornata. Anche se quel giorno “l’altro” che era nella sua giornata perfetta era proprio Bettini. 

Qual era la tattica in corsa?

Gli accordi erano quelli di avvantaggiare Danilo Di Luca, mio compagno alla Saeco, che stava bene e bisognava fare la gara dura per svantaggiare i velocisti. Mi “sacrificarono” per fare l’attacco sulla Cipressa e così è stato. 

Ti staccasti prima dello scollinamento e poi li riagganciasti in discesa…

Mi riprese quasi in cima alla salita il quartetto che era uscito dal gruppo composto da Bettini, Vinokourov, Freire e Rebellin. Ero in affanno dopo l’attacco e mi ricordo che vidi che Di Luca non c’era, così mi buttai giù in picchiata, rischiando la vita, per quella discesa che conoscevo a memoria e li ripresi. Ai tempi so che feci il record. Mi piaceva molto andare forte in discesa e riuscivo a fare la differenza anche in quelle che non conoscevo.  

Qui Cipollini in maglia di campione del mondo e un giovane Bennati a tirare
Qui Cipollini in maglia di campione del mondo e un giovane Bennati a tirare
Cosa successe sul Poggio?

Ci ripresero e imboccai il Poggio in gruppo. Poi secondo me, Di Luca partì un po’ troppo presto e fu ripreso in contropiede da Bettini, Paolini e me, che mi agganciai alla loro ruota. 

Se sulla Cipressa facesti il recupero in discesa mentre a venire giù dal Poggio tirò quasi solo Paolini…

Anche loro due erano due ottimi discesisti. Paolini lo reputavo al mio livello in discesa. Si sacrificò totalmente per Paolo e tirò parecchio sia in salita che in discesa perché era molto bravo a guidare e a disegnare traiettorie. Di Luca infatti si staccò e perse terreno da noi tre. 

Che sentimento provasti al termine di quel sogno sfiorato?

Son sempre stato una persona realista. Quel giorno lì non mi ha battuto uno a caso, ma Paolo Bettini. In quegli anni lì non sbagliava un colpo, sapevo già di essere spacciato. Mi sarebbe stato utile se al posto di Paolini ci fosse stato un altro corridore di punta in modo tale da provare un attacco da finisseur e sorprenderli. Magari si sarebbero guardati quell’attimo in più e sarei arrivato all’arrivo. Ero abbastanza scaltro in questo, infatti la Classica di Amburgo e il Giro di Lombardia li vinsi così, di furbizia. 

Mohoric ha vinto la Sanremo 2022 con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der Poel
Mohoric ha vinto la Sanremo 2022 con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der Poel
Venendo all’attualità, la vittoria di Mohoric dell’anno scorso utilizzando il telescopico e attaccando proprio in discesa che impressione ti ha fatto?

Ha colto l’attimo giusto. Sì, il telescopico può averlo avvantaggiato qualcosina, ma non lo vedo così utile in una gara su strada. Si va giù talmente forte nelle discese che quel dispositivo non ti fa fare così tanto differenza. Lì ci vuole il manico e saper gestire bene la bicicletta, distribuire i pesi ed essere tranquillo e rilassato. La rigidità è quella che ti fa fare degli errori, soprattutto alle alte velocità. Lui ha saputo sfruttare questa sua dote di discesista e ha sorpreso gli altri. E’ stato un grande. Avendo il telescopico tutta l’attenzione se l’è presa quello. 

Pensi che quest’anno vedremo più telescopici in gruppo?

Sicuramente sì. Qualcuno proverà questa carta. Anche se la Sanremo la vinci con un insieme di dettagli: alimentandoti bene, arrivando con la mentalità giusta al momento decisivo e con una gamba che risponde bene dopo 300 chilometri. 

Il telescopico da mountain bike di Mohoric comprato sul web e approvato dall’UCI
Un telescopico da mountain bike di Mohoric comprato sul web e approvato dall’UCI
Cosa ne pensi dei nomi che ci sono oggi? Van Aert, Van der Poel, Pogacar…

Sono tutti nomi pericolosi. Pogacar ha caratteristiche diverse dagli altri due, perciò cercherà sicuramente di anticipare tutti e metterli in difficoltà. C’è da dire che Van Aert e Van der Poel non li stacchi in salita e in più sono anche veloci. Ovviamente ci aggiungo Evenepoel e Alaphilippe che sono delle vere e proprie mine vaganti per qualsiasi corsa. Al giorno d’oggi la vita per i velocisti è sempre più dura. Dopo 300 chilometri, Van Aert e Van der Poel possono dire la propria anche in mezzo ai velocisti. Le caratteristiche vanno tutte in secondo piano. Le incognite in questa classica sono infinite. Comprese le cadute che in questa gara fanno la selezione che non ti aspetti. 

Permettici questa domanda… Mirko Celestino con il telescopico avrebbe vinto una Sanremo?

No, no (ride, ndr), in Mtb l’ho usato ma serve per altri scopi. Su strada non fa la differenza che tutti si immaginano. Mi tengo stretto quel secondo posto del 2003. 

Mohoric riparte con la Roubaix nella testa

19.11.2022
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A parte il fatto che si dorme poco e che sua figlia più grande ha portato a casa l’influenza, la ripresa della preparazione in casa Mohoric è ripartita nella giusta direzione. Ma siccome Matej è un uomo razionale, gli basta fare il confronto con la stagione iellata che si è lasciato alle spalle, per sorridere alle bimbe che intanto fanno baccano e guardare avanti.

Così, tornando per qualche minuto a parlare da corridore, il terzo sloveno per popolarità e prestigio dopo Pogacar e Roglic ma il primo per accessibilità e pragmatismo, ha le idee ben chiare.

«Ci sono degli obiettivi importanti nella prima parte di stagione – dice – dove ho corso molto bene l’anno scorso. Penso alle classiche al Nord, soprattutto alla Roubaix (nella foto di apertura è con Colbrelli in avvio dell’edizione 2021, vinta da Sonny, ndr). Mi è sfuggita qualche vittoria e vorrei riprovare a fare qualcosa di bello il prossimo anno».

La vittoria nella CRO Race ha confermato che i guai del 2022 erano alle spalle
La vittoria nella CRO Race ha confermato che i guai del 2022 erano alle spalle

Roubaix e Tour

Riprendersi quel che la cattiva sorte gli ha fatto lasciare indietro. Lo ha detto Marta Cavalli parlando del Tour: anche questa può essere una bella molla per la stagione che viene.

«Ci sono tante volte – spiega – quando trovi degli ostacoli e quando le cose non vanno, in cui è importante riprendersi. Io amo andare in bici prima di tutto ed è quello che mi dà la motivazione per continuare e rimettermi prima possibile in forma. Poi di sicuro ci sono le gare che vorrei vincere e quelle che non ho corso al mio livello, come il Tour di quest’anno. Questo di certo fa venire la voglia di tornarci e farlo quando stai davvero bene.

«Adesso va tutto bene, dopo la mononucleosi che mi ha fregato metà anno. Negli ultimi 10 giorni, ho preso gli antibiotici, ma non è stato un gran problema. Era una cosa che la piccola ha portato a casa dalla scuola ed è già passato. Sto già bene, tutto in ordine. E sono sicuro e convinto che il prossimo anno mi ritroverò al livello della scorsa primavera».

Mohoric ha corso il Tour con una mononucleosi addosso che l’ha fortemente limitato
Mohoric ha corso il Tour con una mononucleosi addosso che l’ha fortemente limitato

L’aiuto di Sonny

La sfida della Roubaix avrà un sapore particolare, perché a seguirla da vicino ci sarà anche il vincitore del 2021. Colbrelli lo aspettavamo tutti alla conferma, poi la storia è andata come sappiamo. L’annuncio di pochi giorni fa sul fatto che continuerà nel Team Bahrain Victorious (anche) come consulente per quelle corse, darà all’avvicinamento e alla stessa vigilia un sapore diverso.

«Sonny – dice sicuro – sarà un valore aggiunto molto importante. Avere uno così alza lo spirito di tutto il gruppo, alza la motivazione e ci farà correre tutti più uniti. Più coerenti con un sogno che lui ha realizzato e molti di noi magari non otterranno mai. Avere lui accanto di sicuro ci darà qualcosa in più nel momento che serve.

«Convivere con quello che gli è successo è stato molto difficile anche per me, perché è un caro amico. Tante volte siamo stati insieme in camera alle corse ed è stato pesante vivere la sua storia pensando a cosa significava soprattutto per lui. Cercherò di stargli vicino come posso, perché so che lui ci è rimasto male. Di sicuro non è contento di non poter più correre, ma sono convinto che a breve si ritroverà e troverà nuove motivazioni per continuare la vita dopo il ciclismo».

Dopo la vittoria di Sanremo, Mohoric con la bici sollevata e l’evidenza meno attesa: aveva un reggisella telescopico
Dopo la vittoria di Sanremo, Mohoric con la bici sollevata e l’evidenza meno attesa: aveva un reggisella telescopico

Il telescopico? Forse no

Perciò riavvolgiamo il nastro e riportiamolo al momento più bello del 2022. Alla vittoria di Sanremo con la sua Merida sollevata sopra alla testa e quell’insolito reggisella, la cui storia in pochi minuti fece il giro del mondo. Quanto c’è ancora da inventare nel ciclismo di Tadej?

«Il reggisella telescopico tirato fuori in quella maniera – sorride – è stato sicuramente un caso isolato. E’ stata una cosa abbastanza grave, tra virgolette, non era un piccolo dettaglio. Una cosa così grande non possiamo tirarla fuori tutti gli anni e usarla per vincere. Però sicuramente siamo sempre alla ricerca e sviluppiamo i materiali. Credo che siamo tra i migliori nel gruppo anche per questo. Penso che la nostra squadra abbia successo soprattutto nelle classiche, perché abbiamo dei materiali che ci permettono di fare davvero bene sulle strade del Belgio, dove la tecnologia conta davvero. Di sicuro non siamo fermi e stiamo testando già nuove soluzioni.

«Non credo che qualcuno andrà alla Sanremo col telescopico. Tanti corridori non credevano che permettesse di andare più forte. Forse qualcuno sì e magari qualcuno vorrà testarlo, ma non saprei. Io stesso non so se lo userò ancora».

Lo stacco di fine stagione: ce lo spiega Bartoli

13.10.2022
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L’autunno porta con sé tanti cambiamenti, l’aria diventa più frizzante, gli alberi cambiano d’abito, passando dal verde vivo al rosso. Le giornate si accorciano inesorabilmente, con la notte che viene ad accoglierci sempre più presto. Per i corridori l’autunno coincide con la fine della stagione agonistica, inizia il periodo di stacco. Ma come si affronta? Cosa è meglio fare?

C’è chi preferisce abbandonare subito la bici per riprenderla all’inizio di novembre. Poi c’è chi si dedica alla stagione del cross, come ad esempio Van der Poel (foto di apertura). Al contrario, c’è anche chi non vuole lasciare in cantina il mezzo troppo presto e godersi ancora qualche giorno di pedalata. “No more racing, still riding” (niente più gare, solo passeggiate, ndr) così scrive in una storia Instagram Mohoric. Per analizzare quello che lo stacco autunnale comporta è meglio però chiedere ad un esperto come Michele Bartoli.

Il consiglio di Bartoli è il riposo assoluto, fondamentale per recuperare le energie fisiche e mentali
Il consiglio di Bartoli è il riposo assoluto, fondamentale per recuperare le energie fisiche e mentali

Obiettivi diversi

Per i corridori iniziano le vacanze, ma non si potrebbe dire altrettanto per tecnici e preparatori. Loro, imperterriti nel lavoro e nella programmazione, iniziano a lavorare già sugli impegni futuri. Quando chiamiamo Bartoli, è in pieno svolgimento una riunione per i suoi ragazzi dell’Academy, Michele ci ripromette di chiamarci al più presto e noi attendiamo.

«Innanzitutto – inizia a raccontare Bartoli – dipende dal programma che un corridore ha. Ci sono atleti che ripartono dall’Australia, quindi a metà gennaio devono già essere in condizione. Questi ragazzi, di conseguenza, anticipano il termine della stagione, il riposo e anche la ripresa degli allenamenti. Anche perché in Australia ci sono gare WorldTour (il Tour DownUnder e la Cadel Evans Great Oceans Road Race, che tornano dopo la pausa Covid, ndr), quindi chi ci va ha voglia di fare bene». 

Con il ritorno delle corse in Australia la preparazione cambierà, soprattutto per gli sprinter: qui Viviani nel 2019 alla corsa di Evans
Si torna in Australia e cambia la preparazione degli sprinter: qui Viviani nel 2019 alla corsa di Evans

Consiglio: riposo assoluto

In gergo il periodo che intercorre tra la fine della stagione e l’inizio della preparazione si chiama “stacco”. Non è un caso, il senso di quei giorni è proprio quello di spegnere il motore e riposare, dimenticare la bici in box e fare altro.

«Ci sono varie metodologie – riprende – io consiglio di fare fra le tre e le quattro settimane di riposo, anzi di ozio assoluto. Se proprio uno non riesce a stare fermo, può fare un po’ di attività ma ad intensità davvero bassa. Io personalmente preferivo fermarmi completamente, anche perché poi la stagione è lunga e piena di gare, si fa fatica a fermarsi quando si è in piena attività.

«Non staccare comporta delle conseguenze negative, che magari non si vedono nell’immediato, ma hanno degli effetti negativi a lungo andare. Si deve riposare più per la mente che per il corpo, se si riparte anche al 99% non va bene. Pensate a far così stagione dopo stagione, quell’uno per cento che perdiamo si accumula fino ad arrivare ad un punto di non ritorno. Poi si sente dire: “E’ andato forte per 4 anni e poi si è spento”. Ma se ogni anno tiri la corda, questa prima o poi si spezza».

Il riposo è fondamentale per presentarsi con la giusta condizione e motivazione agli impegni di inizio stagione
Il riposo è fondamentale per presentarsi con la giusta condizione e motivazione agli impegni di inizio stagione

Metodo a ritroso

Le squadre ora hanno molti atleti tra le loro file, questo porta ad avere altrettanti metodi di lavoro e di allenamento. 

«Rispetto a quando correvo io – spiega Bartoli – non è cambiato il numero di gare, ma la loro distribuzione. Ora si corre tanto fuori dall’Europa, il riposo a casa, per logica conseguenza diventa minore. Per questo lo “stacco” diventa fondamentale, l’autunno è l’unico periodo dove ci si può fermare tutti. Ora le squadre fanno lunghi periodi di preparazione al caldo, negli anni ’90 era raro, io mi spostavo spesso per allenarmi, ma ero uno dei pochi. Un corridore era influenzato anche dalla zona d’Europa o del mondo nella quale viveva. Alcuni atleti spagnoli facevano fatica a fermarsi ad ottobre perché da loro faceva caldo e la voglia di pedalare rimaneva. Sfruttavano più a lungo l’autunno, ma nel tempo si è arrivati a capire che era un errore. Il segreto, dal mio punto di vista, è andare a ritroso dalla prima data di corsa, così riesci a costruire i giusti periodi di lavoro».

Stacco e bilancia

E’ inevitabile che nel periodo di pausa dall’attività agonistica i ciclisti prendano qualche chilo, d’altronde lo “stacco” passa anche dalla tavola, ma bisogna sempre avere un occhio di riguardo…

«Io stesso – conclude Michele – collaboro con dei nutrizionisti, sono dell’idea che per fare un buon lavoro ognuno debba fare il suo. Nel periodo autunnale è consigliabile prendere qualche chilo, per dare anche salute al muscolo.

«Il periodo di “stacco” alimentare va di pari passo con quello atletico, i corridori non posso pensare di mantenere la stessa dieta anche in vacanza. Il consiglio fondamentale che mi sento di dare è quello di non esagerare, è comunque il loro lavoro, va bene distrarsi ma non troppo. Anche perché, se si sforano i canonici 4-5 chili poi questo ha delle ripercussioni sulla ripresa dell’attività, portandoti a fare troppa fatica fin da subito».

L’occhio di Mohoric su Lombardia, Milan e Vingegaard

06.10.2022
5 min
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Matej Mohoric è tornato a vincere, non una gara in linea, bensì una classifica generale, più precisamente quella della CroRace. La corsa a tappe croata, che si è conclusa domenica 2 ottobre, ha permesso allo sloveno di riassaporare il piacere del gradino più alto del podio. Il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno però non si monta la testa e guarda cautamente agli appuntamenti di fine stagione. Lo abbiamo intercettato mentre era in viaggio con la sua squadra, il Team Bahrain Victorious, verso il Gran Piemonte (che si corre oggi, ndr). Sabato Mohoric correrà anche il Lombardia, ultima monumento della stagione. 

Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli
Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli

Doppietta italiana? Rimandata

Dopo aver vinto la Classicissima di Primavera, Mohoric avrebbe potuto puntare alla doppietta, cercando di vincere anche la Classica delle Foglie Morte. Un successo che avrebbe risollevato una stagione fin qui a due facce. Con una prima parte ricca e vincente, mentre la seconda è stata decisamente più opaca. 

«A mio modo di vedere – ammette – credo sia difficile una mia vittoria al Lombardia. Nonostante quest’anno sia cambiato il percorso, che non prevede più il Muro di Sormano ma la doppia scalata al San Fermo della Battaglia. A mio avviso, anche con questa variazione, rimane una corsa per scalatori, difficile che qualcuno con le mie caratteristiche sopravviva. Ci saranno Pogacar, che ha vinto pochi giorni fa la Tre Valli Varesine, e Vingegaard che alla CroRace si è dimostrato già in un buono stato di forma. Devo ammettere che nella tappa con arrivo a Primosten ho fatto molta fatica a tenere la sua ruota. Come squadra arriveremo ben attrezzati: ci saranno Caruso, Landa, Poels, Mader».

Assenza mondiale

Mohoric era tra i corridori assenti al mondiale di Wollongong, una scelta dolorosa ma necessaria. D’altronde quando la condizione non c’è, è inutile rincorrerla arrivando ad esaurire le energie fisiche e mentali. Così, il (quasi) 28enne sloveno, è rimasto a casa ed ha lavorato per ritrovare il giusto colpo di pedale.

«Solo prima delle gare in Canada – spiega riferendosi alla mononucleosi che lo ha colpito al Tour – ho iniziato a sentirmi meglio. Quelle corse sono state utili per recuperare il ritmo gara e per rimettermi un po’ in sesto. Una volta rientrato in Europa, mi sono allenato per una decina di giorni, rinunciando al mondiale, per arrivare al meglio alla CroRace. Non disputare la corsa iridata mi è dispiaciuto molto, ma il viaggio era lungo e presentarsi lì fuori condizione mi avrebbe precluso tutto il finale di stagione. Passare per la gara a tappe croata mi ha aiutato a trovare condizione e continuità, caratteristiche utili anche in vista dell’inverno. Fossi uscito dal Tour con una buona gamba, in Australia ci sarei andato sicuramente, anche perché il percorso era molto vicino alle mie caratteristiche. Queste gare che vengo a fare in Italia, servono per non fermarmi, con grandi probabilità al Gran Piemonte sarò il leader della squadra visto che al 99 per cento ci sarà una volata».

La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro
La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro

Spazio a Milan 

Alla CroRace abbiamo assistito ad una bella doppietta di Jonathan Milan. Il friulano ha indossato anche la maglia di leader, poi ceduta a Vingegaard alla quinta tappa e riportata alla Bahrain Victorious da Mohoric proprio nell’ultima frazione.

«Sono andato vicino più volte a vincere una tappa – riprende a raccontare Mohoric – ma sono contento che ad alzare le braccia al cielo sia stato Jonathan (Milan, ndr). Vincere in Croazia o meno non mi avrebbe cambiato la stagione, mentre per un corridore giovane come lui è stato un passo importante. Correre da leader queste gare minori fa parte di un processo di crescita che Milan deve fare per puntare poi alle classiche. Secondo me lui in questi giorni ha fatto due bei passi in avanti».

Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa, un bel biglietto da visita in vista del Lombardia
Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa: bel segnale in vista del Lombardia

E poi c’è Vingegaard…

Mohoric ha visto da vicino il rientro alle corse di Vingegaard, uno dei favoriti per il Lombardia e l’unico che ha deciso di passare dalla CroRace per preparare quest’ultima classica monumento.

«Vingegaard andava già forte – spiega lo sloveno – è diverso fare le gare di un giorno o fare una corsa a tappe, seppur breve come la CroRace. Nel secondo caso hai più possibilità di sfruttare le tappe creando maggior fondo. Si tratta di una preparazione diversa, ma da un certo punto di vista migliore. Se fai le corse di un giorno in Italia, come Tre Valli o Giro dell’Emilia, dai tutto ogni volta e rischi di impiegare più tempo per recuperare. Dalla mia esperienza mi viene da dire che è meglio distribuire lo sforzo, sfruttando le gare a tappe per prepararsi al meglio». 

L’estate in salita di Mohoric. A tu per tu con Matej

12.08.2022
4 min
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Abbiamo tutti ancora negli occhi la sua impresa nella discesa del Poggio. Grazie al reggisella telescopico e alle sue doti di guida, Matej Mohoric ha vinto una Sanremo che proprio in virtù della sua intuizione resterà storica. Una planata così in quel toboga ligure è da antologia dello sport e non solo del ciclismo.

Mohoric è un corridore che attacca, aiuta, alza le braccia al cielo. Un corridore così lo vorrebbero tutte le squadre. Ma qualcosa si è inceppato durante l’ultimo Tour de France. Parlando dello scarso rendimento della Bahrain Victorious in Francia, Pellizzotti stesso ci ha raccontato di un Mohoric sotto tono e quando uno così non va la sua “assenza” si sente. Di questo, e non solo, parliamo direttamente con l’asso sloveno.

Matej in azione sulle strade del Tour. Miglior piazzamento per lui il 31° posto nella crono di Copenhagen alla prima tappa
Matej in azione sulle strade del Tour. Miglior piazzamento per lui il 31° posto nella crono di Copenhagen alla prima tappa
Matej, Pellizotti ci ha detto delle tue difficoltà di salute al Tour: come mai?

Al Tour non mi sentivo come mi aspettavo, tanto più secondo le sensazioni che avevo prima della gara e quelle al Giro di Slovenia (dove stava alla grande, ndr). Mi sentivo vuoto, senza energie, come se avessi avuto un limitatore. Ci sono stati giorni che mi sentivo leggermente meglio e giorni nei quali invece mi sentivo male. Non riuscivo a dare tutto. Ho sempre sperato di passare le difficoltà, per questo sono rimasto in gara.

Cosa è successo secondo te?

I test del Covid erano sempre negativi, oltre la stanchezza non avevo sintomi. I test dopo il Tour invece hanno confermato che ho passato sia infezione di Covid che infezione di EBV (una sorta di mononucleosi, ndr). Ora sto cercando di recuperare. Ci vogliono solo la pazienza e il tempo.

Sei un corridore sempre molto attivo, vai in fuga, lotti: come ti sei sentito a non poter fare tutto ciò?

Mi sentivo al 60% del mio livello normale. Quando non sei al top è sempre difficile. Non essere fisicamente al 100% al Tour poi è ancora più difficile, perché è un obbiettivo importante per tutti e per questo il livello generale è più alto rispetto alle altre gare. Comunque ho sempre aiutato i compagni, non mi sento completamente deluso del mio lavoro. Ho fatto il massimo di ciò che potevo fare. Di certo ero dispiaciuto di non poter correre come quando sto bene. 

Lo sloveno ha pubblicato un libro, Mohopedija (scritto da Uros Buh), sulla sua vita (foto Instagram)
Lo sloveno ha pubblicato un libro, Mohopedija (scritto da Uros Buh), sulla sua vita (foto Instagram)
Ora come stai? E come hai recuperato dopo il Tour?

Devo ancora riposare. Purtroppo non riesco ancora ad allenarmi bene. Appena mi sentirò pronto, comincerò a prepararmi di nuovo. 

Quali sono i tuoi programmi da qui a fine stagione?

Per ora in programma ho Bemer Classic (Amburgo, ndr), Plouay, le prove in Canada e il mondiale. 

Sei molto legato all’Italia e gli italiani sono legati a te: c’è in particolare un posto dove ti piace correre da noi?

Sono sempre contento di tornare in Italia a correre, non importa dove. Certo però che dopo quest’anno tornare a Sanremo sarà sempre un’emozione! 

Un bel rapporto quello tra i mondiali e Mohoric. Matej vestì la maglia iridata U23 a Firenze 2013, poi passò alla Liquigas
Un bel rapporto quello tra i mondiali e Mohoric. Matej vestì la maglia iridata U23 a Firenze 2013, poi passò alla Liquigas
Hai una classica di fine anno, Tre Valli Varesine, Bernocchi, Lombardia, Pari-Tours, Coppa Sabatini…. o altre, che ti piacerebbe particolarmente vincere?

Sì ce l’ho ed è il Lombardia, ma sarà sempre più difficile riuscirci. Bisogna battere la nuova generazione con Pogacar, Remco e gli altri. Loro in salita vanno davvero forte. 

Mondiale in Australia. In Slovenia siete pochi ma buoni. Ci sarai dunque?

Penso e spero di recuperare in tempo. Di sicuro non vorrei viaggiare fino in Australia solo per partecipare.

Chi potrebbe essere il vostro leader, per Mezgec è troppo duro?

E’ sempre difficile dire quanto è difficile il percorso, cambia tanto in base a come viene interpretato in gara.

La stagione complicata della Bahrain. Il punto con Pellizotti

02.08.2022
5 min
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Bahrain Victorious: lo scorso anno vincevano sempre, quest’anno meno, molto meno. Come mai? La questione va analizzata a 360°, per dare un’interpretazione convincente e non limitarsi a considerazioni superficiali.

Proviamo a fare un’analisi tecnica, basata sui fatti, quelli sì reali, della stagione della Bahrain Victorious e lo facciamo con uno dei suoi direttori sportivi, Franco Pellizotti. Una disamina che parte dall’inizio della primavera… e guarda avanti.

Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo e Groves nella volata finale della Tirreno
Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo e Groves nella volata finale della Tirreno
Franco, cosa è successo alla Bahrain Victorious? Siete partiti forte con la vittoria della Sanremo, una tappa alla Tirreno. E poi vi siete fermati…

Secondo me, non ci siamo fermati. Se andiamo a guardare bene ciò che è mancato è stato il Tour. Come avete detto voi, l’inizio è stato buono. Alla Tirreno abbiamo vinto una tappa e siamo saliti sul podio con Mikel Landa. Al Giro la stessa cosa. Al Romandia abbiamo fatto secondi con Gino Mader. Al Giro di Svizzera abbiamo vinto la prima frazione, poi siamo dovuti andare a casa per il Covid, come altri team. Il Tour sì, quello in effetti è stato sottotono.

E come mai, secondo te?

Un po’ perché se paragonato all’anno scorso la differenza si nota ancora di più. E poi perché di base abbiamo visto due squadre, Jumbo-Visma e UAE Emirates, che hanno fatto man bassa. Io dico che nel complesso non siamo andati male. Siamo sempre lì. Sono mancate le vittorie. Faccio un esempio: nelle prime tre tappe del Polonia abbiamo fatto secondi, terzi, secondi. Se due di questi tre podi fossero state vittorie già sarebbe stato diverso. E’ mancata qualche vittoria.

Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli
Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli
L’assenza di un corridore importante come Colbrelli si sente…

Esatto. Sonny non lo abbiamo mai avuto e lui è un vincente. Jack Haig per un motivo o per un altro, tra salute e cadute, non è mai stato al 100%. Non è facile, ma se guardo a come andiamo non è male. E’ che lo scorso anno nella seconda metà della stagione vincevamo anche se giocavamo a freccette! E questo fa risaltare ancora di più la situazione attuale. Purtroppo o per fortuna, ci sono anche questi momenti e tutto sommato è il bello e il brutto del ciclismo. 

Uno dei corridori che più è mancato e proprio al Tour (oltre a Damiano Caruso ritiratosi per Covid) è stato Matej Mohoric: cosa è successo allo sloveno?

Vero, è mancato. E infatti anche con i medici stiamo cercando di capire. Quello del Tour non era il suo livello. Probabilmente ha contratto un virus. Al Giro di Slovenia andava forte, molto forte. Si giocava le tappe. In salita non era con quei due (Majka e Pogacar, ndr) che erano fuori categoria, ma stava bene. Aveva ottimi valori, era su quelli del 2021. Poi al Tour non andava. Abbiamo iniziato ad analizzare la cosa e siamo venuti a sapere che aveva avuto dei positivi a casa. Lui non è mai risultato positivo, ma magari aveva contratto il virus anche Matej.

Non solo non ha vinto, ma neanche in fuga è andato, non si è visto…

Sì, e non è da lui. Mohoric anche se non è al 100% la fuga la prende, lotta, poi magari si stacca ma c’è. In corsa lo vedi. Non solo, ha finito il Tour molto stanco e non è da lui.

Però la stagione non è finita e la Bahrain Victorious può guardare avanti. C’è la Vuelta in vista. Come ci arrivate?

I ragazzi si sono preparati bene e vediamo come va. Landa riprende oggi alla Vuelta Burgos, non è super però ha svolto un buon avvicinamento. E’ okay con il peso che è un po’ il suo tallone d’Achille e può crescere. Mader anche ha ripreso. Ecco, lui sta bene è molto motivato ed è euforico e di solito Gino non è così. E’ un ragazzo che si espone poco. Abbiamo Buitrago: lui ha fatto un ottimo Giro, ha vinto una tappa. Gli abbiamo lasciato parecchio tempo per recuperare. Sappiamo che non possiamo chiedergli molto, anche perché è un giovane ed è al suo secondo grande Giro stagionale.

Dopo 2 mesi e 3 giorni, Mikel Landa torna oggi a correre a Burgos. Non gareggiava dal Giro dove fu terzo
Dopo 2 mesi e 3 giorni, Mikel Landa torna oggi a correre a Burgos. Non gareggiava dal Giro dove fu terzo
Con che obiettivi concreti partite per la Spagna?

Con Mikel alle corse si va per vincere. Non mi piace nascondermi e dire che puntiamo ad una top cinque o a un podio. Si punta molto in alto. Abbiamo strutturato un team forte intorno a lui e Mader. Poi il podio del Giro gli ha ridato fiducia.

Davvero? Credevamo che il non aver vinto la corsa rosa fosse stata più una “botta” per lui…

No, botta no! Vero, era partito per vincere però analizzandola a mente fredda erano diversi anni che non saliva sul podio di un grande Giro e il livello alla fine è stato alto. E poi la Vuelta è particolare rispetto al Giro e al Tour.

Definiamo particolare…

E’ il terzo Giro di stagione e bisogna vedere come ci si arriva. Ci sono i corridori del Tour che cercano riscatto, ma magari sono stanchi. E’ una corsa che può riservare sorprese. E può riservarle anche in virtù dei suoi percorsi. Il Giro e il Tour sono più regolari. Alla Vuelta ci sono tante salite, magari ripide ma molto meno lunghe. E’ una corsa per attaccanti.

Bahrain 2022

Kreuziger è sicuro: Landa farà un gran Giro

01.05.2022
4 min
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Per Roman Kreuziger, la campagna delle classiche è stata un esordio assoluto. Sembra strano dirlo per un corridore che per anni ha fatto di quel periodo primaverile uno dei grandi obiettivi della stagione, tornando anche con bottini importanti. Questa volta però non era più in sella a una bici, ma alla guida dell’ammiraglia e per certi versi al timone della nave della Bahrain Victorious. E parlando con lui, la vecchia grinta piano piano viene fuori, in sede di bilancio.

Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix
Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix

Bilancio in attivo

La stagione per il team ha certamente avuto un culmine con l’impresa di Mohoric a Sanremo, poi si è viaggiato sempre a livelli molto alti, basti pensare a Teuns e alla sua Freccia: «Non possiamo lamentarci, la squadra è andata bene nel complesso, abbiamo avuto un rendimento sempre molto alto con molti piazzamenti nella Top 10 e qualche perla assoluta. Per vincere deve davvero andare tutto nel migliore dei modi, serve anche un po’ di fortuna, ma se guardiamo agli inizi di stagione nel passato il bilancio è ampiamente in attivo e possiamo andare avanti con più tranquillità».

Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Per te, considerando la tua storia, la parte delle sfide valloni avrà sicuramente avuto un sapore particolare, senza contare l’Amstel…

Che dire, quando sono passato per quelle strade mi sono rivenute alla mente tante esperienze. Quei percorsi li conosco a memoria e questo l’ho detto anche ai ragazzi, quanto è importante immagazzinare nella mente esperienze e soprattutto i tracciati perché verranno utili in futuro. Dico la verità, non vedevo l’ora che arrivasse quel periodo. Mi sono ritrovato a guidare la squadra con Stangelj, a parlare alla radio con i corridori.

I ragazzi ti chiedevano le tue esperienze?

Devo dire di sì, anche Matej era molto attento, mi ha fatto molte domande. Sono gare dove bisogna studiare tutti i dettagli, è una settimana che va affrontata con attenzione anche dal punto di vista mentale. Quando poi ha una squadra come la nostra dove ci sono tanti potenziali leader, trovare l‘alchimia giusta non è semplice.

Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Vi è mancata qualche vittoria in più?

Visto quel che è arrivato, non è che ci lamentiamo. Avevamo però tante aspettative sulla Liegi e alla fine non tutto è andato nel verso giusto. Non abbiamo saputo sfruttare al meglio il nostro potenziale e dopo la gara ne abbiamo parlato: era importante eseguire i compiti che erano stati assegnati con attenzione, i ragazzi hanno capito che non applicando questa regola fino in fondo, poi si paga dazio.

Ora si avvicina il Giro d’Italia e le aspettative sono tante, soprattutto su Mikel Landa.

Mikel sta lavorando tantissimo, devo dire che la sua abnegazione è davvero motivo di orgoglio. E’ un corridore che finora è stato molto sfortunato, poteva ottenere di più se la sorte gli avesse dato una mano. Non sarà facilissimo portare a casa un risultato, ma so che lui ci crede e ha lavorato al meglio per questo, anche se il suo cammino di avvicinamento non è stato privo di difficoltà.

Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
L’esperienza è dalla sua…

Sicuramente il basco sa come interpretare queste corse. Sa soprattutto che questa è davvero una delle ultime possibilità per vincere un grande Giro e ribadisco che per le sue qualità avrebbe già potuto farlo. Il percorso italiano quest’anno è abbastanza privo di chilometri contro il tempo e questo sicuramente lo aiuta. Il percorso è ideale e lui si sta avvicinando senza troppo stress, questo è un fattore fondamentale.

E per quanto riguarda Kreuziger? Questa è la tua prima stagione da diesse, ci avevi detto alla vigilia che eri allo stesso tempo entusiasta ma anche un po’ preoccupato.

Alla fin fine è più facile di quel che mi aspettavo. Sto imparando, giorno dopo giorno, ma lo faccio in un gruppo che è ben affiatato e nel quale ognuno ha un suo peso, dal corridore in gara fino all’ultimo dello staff. Tutti si contribuisce al risultato e questo è un concetto importante. Da corridore a diesse il passo è più breve di quel che pensavo: in squadra non manca davvero nulla e inoltre si comunica molto. Questo mi ha aiuto anche a non sentire la mancanza delle gare, anche se non nego che qualche volta mi sarei voluto gettare nella mischia e riassaporare vecchie sensazioni…