Con il terzo posto nella Classic Lorient Agglomeration, la prova di Plouay inserita nel WorldTour, Sofia Bertizzolo è tornata a far parlare di sé. Non è la prima volta che la veneta entra in un podio nel massimo circuito, forse non sarà neanche l’ultima, ma il risultato ha riproposto una domanda che da tempo circola nell’ambiente: che ciclista è Sofia, una leader o una che corre per gli altri?
A 26 anni Bertizzolo, che sta affrontando ormai la sua ottava stagione nel ciclismo di vertice considerando che iniziò nel 2016 all’Astana, una risposta ormai se l’è data: sa bene che non c’è una definizione netta e parlando di questo emergono anche sfumature inaspettate, che guardano anche a un futuro lontano. Ma per farlo bisogna partire dalla stretta attualità.
Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca LachIl podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach
«Per me questo podio ha un grande valore – racconta Bertizzolo tra una tappa e l’altra del Simac Ladies Tour – diciamo che mette un po’ di tessere a posto in un anno tenebroso. Una caduta a inizio anno mi ha procurato un po’ di guai, perché mi ha tolto lo smalto per le classiche del Nord, che sono da sempre il mio principale obiettivo. Ho sbagliato a non fermarmi, sono andata avanti fino al Giro d’Italia senza mai essere davvero me stessa. Ho ripreso dopo 40 giorni gareggiando con il team Development per ritrovare il ritmo gara e ora sono finalmente in una buona forma».
Non è la prima volta che il WorldTour ti vede protagonista…
Infatti, ma la cosa curiosa è che a Plouay ero già stata quarta nel 2021 in una gara che era stata la copia conforme di quel che è successo sabato scorso. E’ una corsa che mi piace molto, che si adatta bene alle mie caratteristiche. Oltretutto la gara si era messa nella maniera migliore per i nostri colori…
La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagioneLa festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
Perché?
Nella prima parte si è sviluppata una fuga che ha preso parecchi minuti, dentro c’era una nostra compagna e questo ci ha permesso di lasciare ad altri l’iniziativa. Su quel percorso ondulato risparmiare energie per il finale è vitale e quindi abbiamo potuto giocare le nostre carte. Io ero quella più davanti e quindi ho potuto sfruttare le mie doti veloci.
Allarghiamo allora in discorso: a 26 anni hai finalmente scoperto che ciclista sei?
Credo di essere una a 360°, in grado di fare un po’ tutto, ma non sempre questo è un vantaggio se vuoi metterti in mostra come vincente: sai far tutto, ma non spicchi in nulla. Sono veloce, ma non abbastanza per vincere le volate di gruppo. Vado bene in salita, ma non abbastanza per staccare le altre. Ne ho preso atto e quindi è più giusto e appagante correre per le altre, tirare una volata o fare il ritmo in salita perché vinca qualcuna della mia squadra, per me è una grande soddisfazione.
Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuroAl UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Eppure con le tue caratteristiche potresti anche giocare le tue carte in una corsa a tappe…
Sicuramente non in un grande Giro. Corsi nel 2018 il Giro d’Italia e mi sono accorta di quanto le cose siano cambiate da allora, i ritmi, le caratteristiche di chi emerge. Guardate quel che ha fatto la Kopecky, fino allo scorso anno ritenuta solamente una velocista. Per emergere in una corsa a tappe devi fare la differenza in salita, io dovrei perdere almeno 5 chili per forse – e dico forse – emergere in qualche corsa a tappe breve, ma così mi snaturerei e non lo voglio.
Hai quindi trovato la tua dimensione?
Sì, quella di donna-squadra – risponde decisa la Bertizzolo – oltretutto ho scoperto che mi piace insegnare, prendermi cura delle nuove leve, correre ad esempio con il team Devo trasmettendo un po’ delle mie esperienze, di quel che ho imparato correndo al fianco di campionesse come Marta Bastianelli e Barbara Guarischi. Ora posso passare alle altre quel che so. D’altronde correre per puntare a una Top 10 non mi soddisfa, preferisco puntare al bersaglio grosso contribuendo al successo di una compagna.
Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della BastianelliUna Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Sembrano parole di chi un domani, appesa la bici al classico chiodo, potrebbe mettersi a bordo di un’ammiraglia…
E’ da qualche giorno che ci penso, ma non posso dire che sia un obiettivo, perché nel mio domani non mi ci vedo a continuare a viaggiare in giro per il mondo a questi ritmi frenetici. Mi piacerebbe però fare un anno da diesse. Alla RideLondon Classique mi ero ritirata il penultimo giorno e nell’ultimo sono stata in ammiraglia, aiutavo e davo consigli alle mie compagne, alla fine ho avuto tanti feedback positivi che mi hanno emozionato. E’ un’esperienza che vorrei vivere appieno, prima di voltare definitivamente pagina.
LARIANO – Il ponentino romano, il tramonto che è nascosto dall’ombra dei Castelli Romani e una comunità che saluta la sua campionessa, Marta Bastianelli. Lariano festeggia la fine della carriera di una sua figlia che qui – e non solo, visto che ormai è anche per metà abruzzese – è di casa. E mentre oggi a Glasgow tra poche ore scatta il mondiale femminile, questa cerimonia sembra quasi un passaggio di testimone. Un passaggio che la stessa Bastianelli coglie in pieno.
«Potevo essere lì, qualcuno ci ha anche provato a farmi restare in corsa fino a fine stagione, ma dico la verità: sono felice di essere ora qui a festeggiare col mio paese. Sarei stata felice anche lì, però ho deciso questo e lo faccio con molta serenità».
È una festa vera ed ufficiale quella di Lariano. Ci sono i sindaci dei Comuni che riguardano Marta. Dopo gli omaggi nella sala consiliare, che il sindaco ci tiene a sottolineare essere la sala più importante del suo Comune, la cerimonia passa all’esterno, tra la piazza e le vie del paese riempite con foto di Marta quasi ad ogni angolo. E qui tra un piatto di pasta e un panino alla porchetta iniziano i racconti.
Il sindaco di Lariano, Francesco Montecuollo, premia Marta… Da qui inizia ufficialmente la festaMarta… è anche un’opera d’arteMarta con il suo fans club presieduto da Maurizio Mattacchioni, che lo ha fondato nel momento più difficile della carriera di BastianelliIl sindaco di Lariano, Francesco Montecuollo, premia Marta… Da qui inizia ufficialmente la festaBastianelli… è anche un’opera d’arteMarta con il suo fans club presieduto da Maurizio Mattacchioni, che lo ha fondato nel momento più difficile della carriera di Bastianelli
Anello magico
Si ripercorre la carriera di Marta e si parte dalla biciclettina rossa e verde – una delle tante esposte in piazza – con cui ha iniziato.
«Una biciclettina che potrebbe essere quella con cui ho iniziato – racconta Bastianelli – ma che in realtà è di mio cognato Alessandro Proni, col quale in questi anni mi sono allenata per chilometri e chilometri.
«Avevo 10-11 anni quando sono salita in sella. I miei cugini pedalavano e ogni volta restavo sola ad aspettare che tornassero. Così ho deciso di andare anche io. Di provare. Ma ero la sola ragazzina del gruppo Larianse e questo un po’ mi frenava. Però mi divertivo».
I ragazzi di Lariano pedalavano in un anello in un bosco. Era una striscia di asfalto fatta appositamente per loro. Su quei 1.200 metri, senza saperlo stava nascendo una campionessa.
«Fu costruita dai genitori, tutti misero un pezzettino. Si pedalava in sicurezza. C’era una sbarra e quindi senza macchine noi giocavamo. Mentre i genitori restavano lì a chiacchierare».
«Ricordo Marta che si allenava su questo anello – racconta Roberta Bartoli, vicesindaco di Lariano, e poco più grande di Bastianelli – e per noi bambine era strano vedere una bambina appunto, pedalare. Fare questo sport prettamente maschile. Ma Marta lo faceva con una naturalezza unica, lo faceva, e ce lo faceva percepire, come se fosse la cosa più femminile al mondo. E’ stato importante per noi. Fin quando poi negli anni a seguire quando c’erano le sue gare il paese si fermava a guardarla alla tv e anche in quel caso era motivo esempio, orgoglio, stimolo».
Nel 2007 Marta Bastianelli vince il mondiale elite, al primo vero anno da pro’. Da lì cambia tuttoNel 2007 Marta Bastianelli vince il mondiale elite, al primo vero anno da pro’. Da lì cambia tutto
Donna e sport
Le parole della vicesindaco ci portano ad un altro tema, quello della Marta Bastianelli donna, mamma che fa sport ai livelli più alti.
Il suo percorso è stato specchio di un cambio del ciclismo e della società. Oggi è molto più normale che una ragazza pedali, prima Marta doveva andare in Toscana per fare qualche gara con le bambine, tanto per rendere l’idea. E riguardo all’evoluzione del ciclismo vissuto da Bastianelli lei stessa ha ricordato la grande evoluzione che ha vissuto con questo esempio: «Ho iniziato che avevamo delle maglie enormi e ho finito che delle maglie aderenti e su misura. Prima non c’era la maternità, ora sì. Ora siamo professioniste a tutti gli effetti».
Ma essere una pro’ e al tempo stesso moglie e mamma non è facile. Tutto è più duro. E oltre agli allenamenti, alle gare, all’acido lattico, alle problematiche che ci possono essere in una squadra ci sono i pensieri “di casa” e di chi per settimane a casa, appunto, non c’è .
Ma anche in questo caso Marta stessa spiazza tutti con una frase mica da poco, facendo emergere la parola più gettonata da coloro che, intervistati, la ricordano: determinazione.
«Io – dice Bastianelli – ho avuto il privilegio di vincere da mamma. Ad un certo punto della mia carriera, della mia vita, sentivo che mi mancava qualcosa. Volevo una bambina… ed è arrivata Clarissa.
«Vero, dopo la sua nascita ho anche pensato di lasciare. Credevo tutto sommato di aver conquistato quasi tutto quello che potevo, ma poi la mia famiglia, i miei suoceri, i miei zii che mi hanno seguita sempre… mi hanno incentivato a continuare. Oggi mi rendo conto che per il successo la famiglia conta il 110 per cento. E’ il fulcro di tutto. E’ la squadra che c’è a casa».
Per le vie di Lariano una mostra fotografica itineranteE persino una mongolfiera!La sfilata per Lariano. Con questa stessa auto Bastianelli fu presa da Fiumicino al ritorno dal mondiale di Stoccarda e portata per le vie del paesePer le vie di Lariano una mostra fotografica itineranteE persino una mongolfiera!La sfilata per Lariano. Con questa stessa auto Bastianelli fu presa da Fiumicino al ritorno dal mondiale di Stoccarda e portata per le vie del paese
Lituania e ritorno
I racconti proseguono. Servirebbe un libro per elencarli tutti. Uno dei momenti salienti è la prima trasferta con la maglia azzurra.
Marta Bastianelli è una juniores. Una ragazzina che parte dietro ad un sogno che forse neanche lei in quel momento poteva capire quanto potesse diventare grande e concreto.
«Prima trasferta con la nazionale – racconta Marta – papà mi porta a Fiumicino e mi mette su un aereo per la Lituania. Lì facemmo una gara e la vinsi. Telefonai a casa due giorni dopo. Non c’erano gli smartphone all’epoca. Mi chiesero se ero arrivata, se il viaggio fosse andato bene. E io: “Sono arrivata, ho corso e ho anche vinto. Domani venitemi a prendere all’aeroporto”.
«Era diverso. Lì ho capito che sarei diventata un’atleta professionista».
Piazza Santa Eurosia si riempie per la sua Marta. La serata è stata presentata dal giornalista Jacopo ForcellaPiazza Santa Eurosia si riempie per la sua Marta. La serata è stata presentata dal giornalista Jacopo Forcella
Le ultime stagioni
E così è andata. Il mondiale al primo anno tra le elite… (tra l’altro prima vittoria da pro’), le tante gare, gli infiniti podi, l’Europeo, il Fiandre. I ricordi si accavallano e si susseguono mentre la piazza guarda il bellissimo video che racchiude queste perle e i commenti di familiari e amici che le sono stati vicini.
«Quando ho deciso di smettere? Dopo le Olimpiadi di Tokyo, non ricordo il giorno preciso, ma in quel periodo. Io avrei chiuso al termine di quella stagione, ma la mia squadra, la UAE ADQ , ha insistito per farmi andare avanti. Loro volevano una donna di esperienza, visto che il gruppo è piuttosto giovane. Sono andata avanti e anche se dovevo chiudere l’ho fatto con la massima serietà, la massima determinazione durante l’inverno. E infatti quest’anno ho vinto tre gare».
«A volte penso che ci sarebbe stata ancora qualche gara da vincere, penso alla Roubaix, io voglio sempre vincere… ma ad un certo punto capisci che devi dire basta, che ti devi accontentare. Ho deciso di chiudere al Giro Donne perché è qui, in Italia, che tutto è iniziato.
«Nell’ultima tappa ad Olbia le altre ragazze, anche le campionesse, tutto il gruppo veniva a salutarmi, ad omaggiarmi. E’ stato un momento toccante, ma anche una festa. Quella tappa me lo sono proprio goduta».
«Nell’ultimo mese allenandomi sulle strade di casa mia a Lariano o a Notaresco, spesso avevo il magone. Qualche volta pensando che era l’ultima volta che avrei fatto quella salita o quella strada piangevo. Allora chiamavo mio marito (Roberto De Patre, ex pro’ anche lui, ndr) ma non ho mai avuto nessun ripensamento e Olbia stata una festa».
Marta Bastianelli (classe 1987) 55 vittorie nel sacco. Eccola ad Olbia, tappa finale del Giro Donne e ultima gara della carrieraMarta Bastianelli (classe 1987) 55 vittorie nel sacco. Eccola ad Olbia, tappa finale del Giro Donne e ultima gara della carriera
Futuro da scrivere
L’abbraccio di Lariano è davvero intenso. Più passano le ore e più la piazza si riempie. I momenti istituzionali si alternano con quelli informali. Ed è qui che forse si chiude il cerchio. Perché un’atleta gira il mondo, calca palcoscenici importanti, tv, interviste, fama… ma poi c’è il paese. C’è casa. E lì dove tutto è più concreto, tangibile ci si rende conto di quanto fatto di fronte a quelle persone che in qualche modo sono il tuo “specchio”.
«Effettivamente – conclude Marta – ti rendi conto di dove sei arrivata anche da queste piccole cose, che poi sono grandi cose. C’è qualcosa di più dell’atleta, probabilmente ho lasciato qualcosa anche come persona e questo credo sia la parte più importante».
Se l’atleta è completa, la donna ancora no. Il futuro è tutto da scrivere. E Marta Bastianelli ha tantissime pagine bianche da riempire, con suo marito, sua figlia, la sua enorme famiglia, il suo paese, la sua professionalità.
La tirano in ballo per molte iniziative con i giovani soprattutto. In effetti il suo è un patrimonio che sarebbe un delitto perdere. Di certo farà qualcosa con le Fiamme Azzurre, che ha ringraziato. Ma adesso è il tempo della festa, del riposo e della sua famiglia.
Marta Bastianelli sulla porta di scelte importanti. Dopo Tokyo e verso i mondiali, l'atleta della Alé inizia a pensare al futuro, fra carriera e famiglia
Dicono che bisogna ritirarsi dalla scene agonistiche quando si è al top per lasciare il ricordo migliore. E quando Marta Bastianelli alla nona tappa del Giro Donne è salita sul suo ultimo “podio-firma” la commozione si è diffusa in tutto il gruppo. Il suo addio era stato ampiamente preventivato dalla stessa campionessa, ma per tutti quanti – presenti e non – è stato un momento toccante. Uno di quelli che metabolizzi solo quando avviene realmente.
Tanti hanno voluto omaggiare la carriera dell’atleta del UAE Team ADQ e delle Fiamme Azzurre sui propri profili social. Noi abbiamo voluto raccogliere qualche pensiero profondo di chi la conosce bene. Difficile limitarsi ad una semplice battuta.
Stoccarda 2007, la ventenne Bastianelli arriva in solitaria davanti alla coetanea Vos e BronziniEd il podio mondiale si tinge d’azzurroStoccarda 2007, la ventenne Bastianelli arriva in solitaria davanti alla coetanea Vos e BronziniEd il podio mondiale si tinge d’azzurro
Giorgia e Marta
Nel 2007 Stoccarda si tinge d’azzurro. Il successo iridato di Paolo Bettini è anticipato di 24 ore da quello della ventenne Bastianelli che trionfa in solitaria. Terza, e perfetta nel coprirle le spalle, finisce Giorgia Bronzini dietro alla già terribile Marianne Vos.
«Con Marta – ci racconta la piacentina diesse della Liv Racing TeqFind – sono stata bene negli anni in cui abbiamo condiviso la maglia della nazionale. Per me è una cosa speciale pensare di esserle stata utile quando ha vinto il mondiale. Nella sua vita ha dimostrato la professionalità ed il suo grande valore, sia umano che sportivo. Non solo ha avuto grandi successi, ma dopo la nascita della figlia ha saputo ritornare ad altissimi livelli. Sicuramente si farà sentire la sua uscita. Un’atleta come lei conta in un team. Era una delle voci più autorevoli del gruppo. E’ un’altra delle grandi che lascia l’attività agonistica, ma spero che lei possa trovare una sua dimensione in questo mondo. Per meha le qualità per far crescere delle nuove leve e trasmettere loro passione e grinta».
Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)
Anna e Marta
Bastianelli in carriera ha militato in tante squadre, nelle quali è sempre riuscita a stringere rapporti umani intensi. In sette degli ultimi otto anni Anna Trevisi è stata una sua fedelissima, fatta eccezione nel 2019 quando Marta andò alla Virtu Cycling.
«Ci siamo conosciute – dice la passista reggiana – nel 2016 all’Alè Cipollini. E siamo diventate amiche da subito. Ci siamo legate tanto praticamente dal primo giorno. Poi siamo rimaste sempre nella stessa squadra, che l’anno scorso è diventata l’attuale UAE Team ADQ. Onestamente ho tanti ricordi con lei, ma l’aneddoto più divertente è successo proprio quest’anno alla Spar Flanders Diamond, l’ultima gara che abbiamo corso assieme (l’11 giugno, ndr). Lei è sempre stata riconosciuta da tutti come una ragazza estremamente precisa, ma in quell’occasione è riuscita di dimenticarsi a casa le scarpette da gara. Non le era mai successo niente di simile in tanti anni (sorride, ndr). Ora, nel suo post carriera, io la vedrei bene come ambassador di qualche brand ciclistico. Secondo me qualcuno dovrebbe pensarci».
Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amicheCecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche
Elena e Marta
Uno dei legami più stretti forse Bastianelli ce l’ha con Elena Cecchini. La friulana della SD-Worx è stata una delle prime a dedicare un post social, anche se siamo certi che le aveva già espresso tutto a voce, di persona. In comune hanno tanti momenti, non solo quel 5 agosto 2018 a Glasgow nel quale Marta vince l’europeo ed Elena sullo slancio finisce quarta, dopo aver lavorato per lei.
«Nel 2012 – spiega Cecchini – mi sono trovata compagna di Marta sia nella Mcipollini-Giambenini-Gauss sia nelle Fiamme Azzurre. Siamo rimaste assieme ancora l’anno successivo nella Faren prima della sua maternità e da lì le nostre strade sportive si sono divise, non certo quelle personali. Durante le nostre carriere non sono mancate le sfide tra di noi e le nostre squadre, ma il rapporto si è sempre rafforzato. Ho cinque anni in meno e l’ho sempre vista come un riferimento. Conoscendola meglio ho scoperto che abbiamo entrambe un carattere forte e soprattutto gli stessi valori, come la famiglia. Abbiamo avuto sempre tanta sintonia, tanto da fare spesso le vacanze assieme».
Europei 2018. A Glasgow vince nettamente Bastianelli e Cecchini chiude quarta dopo averla aiutataCecchini e Bastianelli si conoscono dal 2012. C’è un forte legame sia tra loro che le rispettive famiglieEuropei 2018. A Glasgow vince nettamente Bastianelli e Cecchini chiude quarta dopo averla aiutataCecchini e Bastianelli si conoscono dal 2012. C’è un forte legame sia tra loro che le rispettive famiglie
«Marta – prosegue – è un’atleta vecchio stile, molto diretta sia con le giovani che con le veterane. E’ sempre stata molto carismatica. Tutti ascoltavano quando parlava, ha sempre dimostrato più esperienza della sua età. E’ una leader naturale. Adesso sono le altre che ti devono riconoscere la leadership. E’ difficile dire chi potrà raccogliere la sua eredità, per me sarebbe un onore se potessi farlo io.
«Dopo la nascita di Clarissa – conclude Cecchini – Marta è cambiata. Guardava le più forti in gruppo e non aveva paura di nessuno. Mi ha insegnato a credere sempre in se stessi. Poi a livello organizzativo è sempre stata il top facendo combaciare gli impegni agonistici con la famiglia. Adesso credo che debba vivere al meglio la transizione da corridore al post carriera. Sarebbe bello rimanesse nell’ambiente, però sono certa che deciderà per il meglio, come ha sempre fatto».
Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismoBertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo
Sofia e Marta
C’è un altro quarto posto che entra di diritto – legato a doppia mandata – ad un altro grande successo, forse il più emozionante, di Bastianelli. E’ quello di Sofia Bertizzolo al Fiandre 2019. Corrono assieme alla Virtu Cycling e nel finale la ragazza di Bassano del Grappa funge da prezioso punto d’appoggio per la sua capitana.
«In generale su Marta – commenta Bertizzolo – posso dire che è una grandissima persona. Si è sempre dedicata alle giovani e ha sempre un pensiero di crescita verso le persone che le stanno attorno. E’ un continuo stimolo per lei essere critica in modo costruttivo. Dal punto di vista agonistico invece si racconta da sola. Forse è stata incostante per tanti motivi, ma si è ricavata una carriera incredibile in cui non manca nulla. Ogni tanto ripenso a quel Fiandre. E’ stato impagabile. Ricordo le parole di Bjarne Riis (il diesse della Virtu, ndr) alla radio nel finale, che abbiamo gestito in maniera splendida. Eravamo in una situazione di forza e superiorità numerica. E poi Marta quel giorno voleva vincere. Quando lei voleva vincere, non ce n’era per nessuno. Mi mancherà tanto (dice con un pizzico di emozione, ndr)».
Fiandre 2019, una volata imperiosa di Marta e Van Vleuten piegataAlle sue spalle, la giovanissima Bertizzolo si affaccia sul mondo dei grandiFiandre 2019, una volata imperiosa di Marta e Van Vleuten piegataAlle sue spalle, la giovanissima Bertizzolo si affaccia sul mondo dei grandi
«La sua forza in bici – continua – era la visione di gara. Magari le piacerebbe fare la diesse, ma credo che dall’ammiraglia perderebbe questa sensibilità. Posso dire invece che sarebbe un peccato non sfruttare la sua conoscenza per la nostra Federazione. Potrebbe essere utile nei ritiri invernali o a metà anno, tenendo conto che magari potrebbe avere ancora un po’ di voglia di pedalare per restare a contatto con le giovani. Sarebbe importante non farsela scappare. Questo potrebbe essere il ruolo più calzante per Marta».
OLBIA – Baci, abbracci e lacrime, per fortuna anche di gioia. Così finisce il Giro Donne dominato da Annemiek Van Vleuten, così finisce la carriera di Marta Bastianelli. Ed è un finale di carriera scritto da uno sceneggiatore benevolo, che fa specchiare sul mare di Olbia il sorriso di Chiara Consonni, compagna di squadra e di camera della trentaseienne laziale con i bordini iridati sulla maglia della Uae Adq.
Come già lo scorso anno a Padova, Chiara Consonni conquista l’ultima tappa del Giro DonneCome già lo scorso anno a Padova, Chiara Consonni conquista l’ultima tappa del Giro Donne
Da Chiara con affetto
La bergamasca aveva vinto l’ultima volata anche nella scorsa edizione e ci scherza su: «Le faccio aspettare sino all’ultimo. Però sono contentissima perché c’erano tante tappe dure e non sono riuscita a dire la mia neppure in quella piatta. Ma oggi sono soddisfatta, anche perché è l’ultima gara di Marta. E anche se è mia e non sua, credo che questa vittoria se la ricorderà per sempre. Sicuramente è dedicata a lei».
E Marta, poco più in là precisa: «Oggi eravamo tutti per Chiara, lei è quella veloce. Siamo state dieci giorni assieme in camera, abbiamo lavorato tanto perché potesse arrivare a questa tappa in buona condizione. Oggi è stata molto dura anche per lei – racconta – si è staccata in varie salite, l’abbiamo sempre aspettata e motivata. Ho corso attaccata alla radiolina, spiegandole passo dopo passo quello che doveva fare e spero che mi abbia ascoltato e faccia tesoro di questi consigli anche per il prosieguo della sua carriera».
Ruote in alto e gruppo schierato per salutare Bastianelli prima della partenzaAstoria è lo spumante del Giro Donne: ecco una bottiglia celebrativa per BastianelliRuote in alto e gruppo schierato per salutare Bastianelli prima della partenzaAstoria è lo spumante del Giro Donne: ecco una bottiglia celebrativa per Bastianelli
Un viaggio a 55 stelle
Con la piccola Clarissa, 9 anni, sul palco a far festa con tutta la Uae e il marito Roberto a guardarla dal basso, Marta non può che essere una donna appagata. La sua carriera («Conclusa con 55 vittorie», puntualizza) era iniziata con il botto, con quel mondiale vinto a Stoccarda che avrebbe potuto anche schiacciarla, ma che ha avuto la funzione di indicarle la strada. «Da lì è partito tutto, la mia carriera e la consapevolezza di poter diventare una grande atleta. Da allora ad oggi di sicuro è cambiato anche il ciclismo».
Nel frattempo Marta pedalava, tra un contrattempo e una vittoria, con tanti sacrifici che non bastano solo le tante vittorie a ripagare. Ci deve essere dell’altro. «Si fa sempre tutto con un obiettivo, diventare grandi atlete, essere sempre al top del top, all’altezza del nome della nostra squadra e della nostra bandiera».
E le squadre sono state tante, con tantissime compagne con le quali il rapporto è stato anche stretto: «Molte di loro sono state anche amiche. Bisogna farsi voler bene in questo mondo. Credo che anche in questi giorni ci sia stata la dimostrazione che sono benvoluta in gruppo e questo mi rende felice più che una vittoria».
Una vittoria per Marta Bastianelli: regalo all’ultimo giorno dopo un Giro tutto insiemeSul podio di Olbia, Chiara Consonni precede Marianne Vos e Ally WollastonUna vittoria per Marta Bastianelli: regalo all’ultimo giorno dopo un Giro tutto insiemeSul podio di Olbia, Chiara Consonni precede Marianne Vos e Ally Wollaston
Voglia di normalità
L’amicizia più grande, anzi il grande amore è stato con la bicicletta. Spesso queste relazioni sono condite da piccoli grandi tradimenti. Non quella di Marta: «Tradimenti miei nei suoi confronti o suoi nei miei non ce ne sono stati. Però ci sono state tante sconfitte, che mi hanno portato a essere ancora più forte nel corso della mia carriera».
Qualcuna delle tante bici usate ce l’ha ancora: «Ho tenuto quelle delle squadre con le quali ho vinto le gare più importanti. Certo un po’ di spazio serve».
Nel suo futuro, invece, per cosa ci sarà spazio? «Per la vita di tutti i giorni. Voglio mettere in pratica tutto ciò che il ciclismo mi ha insegnato per avere una vita migliore». E non vede l’ora di «stare a casa, semplicemente e non vedere aeroporti per un po’».
E se deve completare la frase: non c’è una grande ciclista senza! Lei aggiunge sicura: «Senza una grande donna! E poi anche una grande famiglia. Io ho avuto la mia squadra a casa che mi ha aiutato e mi ha sostenuto in ogni momento della mia carriera».
Podio finale del Giro 2023, Van Vleuten maglia rosa su Labous a 3’56” e Realini a 4’23”Un altro Giro per la Movistar di Sebastian Unzue: festa rosa sul podioTempo di brindisi anche per la maglia rosa: si brinda con Van Vleuten e AstoriaPodio finale del Giro 2023, Van Vleuten maglia rosa su Labous a 3’56” e Realini a 4’23”Un altro Giro per la Movistar di Sebastian Unzue: festa rosa sul podioTempo di brindisi anche per la maglia rosa: si brinda con Van Vleuten e Astoria
Il sogno olimpico
E’ serena Marta, non ha grandi rimpianti, anche se ammette: «Qualche classica che mi sarebbe piaciuto vincere c’è. Di sicuro l’Olimpiade è sempre stata una gara nella quale mettere al collo una medaglia che mi avrebbe reso felice».
Ma ormai è fatta. Cavendish potrebbe continuare un altro anno per provare ad avere un’altra chance di vincere la trentacinquesima tappa al Tour: «Io non lo farei. Ho preso questa decisione adesso perché credevo che fosse il momento più bello. Voglio vivere le mie vittorie, tutti i miei successi in maniera tranquilla. Il ciclismo è cambiato molto, sicuramente in meglio. Il livello è altissimo è ha bisogno di una grande attenzione».
Il saluto di Marianne Vos, finita seconda dietro Marta sia ai mondiali 2007 sia agli europei 2018Il saluto di Marianne Vos, finita seconda dietro Marta sia ai mondiali 2007 sia agli europei 2018
L’abbraccio di Marianne
Passa Marianne Vos, che ha sfiorato il bis del successo del 2022 qui a Olbia, si guardano, si abbracciano. Sono praticamente gemelle (14 giorni di differenza d’età), hanno combattuto tante battaglie, c’è un enorme rispetto.
«Lei è uno dei grandi nomi del ciclismo femminile – dice la fuoriclasse olandese della Jumbo-Visma – abbiamo corso tanto insieme e naturalmente voglio augurarle tutto il meglio per la sua vita futura. E soprattutto mi voglio congratulare per una grande carriera della quale deve andare fiera».
Campionessa d’Italia, d’Europa, del Mondo: smette una delle migliori cicliste italiane del ventunesimo secolo. Con qualche lacrima, con un grande sorriso.
Dal ritiro UAE Team ADQ ad Alicante, ecco Erica Magnaldi, laureata in Medicina. Sarà spalla della Garcia, ma avrà le sue chance. Il sogno? Una tappa al Giro
SASSARi – «L’anno scorso non era stato possibile, ma questa volta voglio proprio farmi qualche giorno al mare qui in Sardegna». Farà piacere un bel mazzo di rose, come direbbe Paolo Conte, ma un tuffo in Sardegna fa gola di più anche a Blanka Vas, che ha già pensato come premiarsi per la bella vittoria in volata nell’ottava tappa del Giro Donne.
La tappa di Sassari va a Blanka Vas, che non fa rimpiangere il ritiro di Wiebes. In apertura i complimenti delle compagneLa tappa di Sassari va a Blanka Vas, che non fa rimpiangere il ritiro di Wiebes. In apertura i complimenti delle compagne
Dal cross alla strada
Qualche grado di pendenza sul rettilineo d’arrivo di via Duca degli Abruzzi, a Sassari, non basta a spiegare come abbia fatto questa ragazza di 51 chili e 21 anni a domare le velociste del gruppo, ma tant’è. Se ne faranno una ragione Chloe Dygert e Liane Lippert, ma anche la nostra Silvia Persico e anche Marianne Vos, giunta decima per un problema nei metri finali, perdendo una chance per bissare la vittoria sarda di Olbia 2022. Anche perché non è la prima volta che questa precoce ungherese dimostra di avere doti notevoli.
Specialista del ciclocross, collezionista di titoli nazionali, amante del cibo italiano, aveva già vinto la tappa inaugurale del Giro di Svizzera. In tre settimane ha infilato quattro vittorie, condividendo con Elisa Longo Borghini un successo in questo Giro Donne e la doppietta nel campionato nazionale (strada cronometro). In pratica, è la seconda maglia verde, bianco, rosso che vince una tappa in questa edizione, dopo la sfortunata piemontese a Borgo Val di Taro.
Lo scorso anno il Giro partì dalla Sardegna, quest’anno i tifosi lo hanno atteso per il gran finaleIl gruppo ha controllato le fughe: sul percorso impegnativo, la selezione è venuta da dietro e per il caldoLa Jumbo-Visma correrà per Marianne Vos, ma intanto si cerca refrigerio anche nel portare le borracceLo scorso anno il Giro partì dalla Sardegna, quest’anno i tifosi lo hanno atteso per il gran finaleIl gruppo ha controllato le fughe: sul percorso impegnativo, la selezione è venuta da dietro e per il caldoLa Jumbo-Visma correrà per Marianne Vos, ma intanto si cerca refrigerio anche nel portare le borracce
Tre giorni da turista
«Per me è incredibile aver vinto oggi», ammette Vas mentre cerca di ripararsi dal sole sardo che lo scirocco ha reso micidiale. «Ho pensato soltanto al miglior posizionamento e a stare calma. Sapevo che dovevo uscire il più tardi possibile perché era uno sprint in salita e mi sarei bruciata. Dovevo attendere il momento giusto».
Per lei la Sardegna è già un dolce ricordo ed è per quello che vuole trattenersi: «Resterò tre giorni, dato che l’anno scorso non avevo avuto tempo per visitare l’Isola e lo farò quest’anno. Credo che sia una vacanza meritata e ho davvero bisogno di un po’ di riposo dopo una corsa a tappe così dura».
Ingvild Gaskjenn è norvegese, la sensazione è quella di trovarsi in un fornoDopo l’arrivo, si cera sollievo come si può. Qui tocca a Sofia BertizzoloIl Team DSM ha corso allo stremo per difendere il secondo posto di Juliette Labous. Qui Esmee PeperkampLa Jumbo-Visma voleva la volata per Marianne Vos, ma un problema l’ha impedito, come per Van Aert al TourSul percorso per quasi tutto il giorno ci sono stati 38 gradi: il giorno più caldo del GiroIngvild Gaskjenn è norvegese, la sensazione è quella di trovarsi in un fornoDopo l’arrivo, si cera sollievo come si può. Qui tocca a Sofia BertizzoloLa Jumbo-Visma voleva la volata per Marianne Vos, ma un problema l’ha impedito, come per Van Aert al TourIl Team DSM ha corso allo stremo per difendere il secondo posto di Juliette Labous. Qui Esmee PeperkampSul percorso per quasi tutto il giorno ci sono stati 38 gradi: il giorno più caldo del Giro
Pizza, tiramisù e gelato
Non smette di sorridere Blanka Vas, che supera la voce dello speaker per chiarire cosa le piace dell’Italia: «Mi piace il cibo italiano – ammette, snocciolando un menù che è poco da ciclista professionista – pizza, tiramisù e gelato italiano».
Quando si tratta di scegliere i punti di riferimento nel ciclismo, invece, punta forte sui Paesi Bassi: «Mathieu van der Poel, Anna Van der Breggen e Marianne Vos. Correre con lei, sì, sembra un po’ strano, ma è bello stare accanto a lei sulla linea di partenza. Ricordo che nelle prime corse era una sensazione speciale».
Così come quelle vissute a Sassari, che magari potrebbero tornare. C’è un’altra occasione a Olbia: «Ci proverò – promette Blanka Vas – se passerò indenne le montagne».
Sul palco, alla partenza, commozione per Bastianelli e Bertizzolo. Il momento del ritiro si avvicinaAnche Van Vleuten vive le ultime corse, ma pare molto più fredda, anche perché lei arriverà a fine stagioneSul palco, alla partenza, commozione per Bastianelli e Bertizzolo. Il momento del ritiro si avvicinaAnche Van Vleuten vive le ultime corse, ma pare molto più fredda, anche perché lei arriverà a fine stagione
Sfortuna Bastianelli
La Sassari-Olbia sarà la tappa nella quale completare un capolavoro per Annemiek Van Vleuten (che ha nuovamente fatto infuriare gli organizzatori, dribblando l’intervista-flash per la televisione, per infilarsi subito nelle stanze dell’antidoping), ma anche l’ultima occasione per tante.
L’ultimissima per Marta Bastianelli, che a Olbia appenderà la bici al chiodo e avrebbe voluto provarci già oggi, ma si è dovuta arrendere alla sfortuna, apparsa sotto le spoglie più comuni, quelle della foratura.
«Ero in ottima posizione e stavo bene – racconta – volevo puntare a un buon risultato o aiutare Silvia (Persico, ndr) nel finale. Ho cambiato bici, sono rientrata ai meno 4, ma ho forato anche la bici di scorta e a quel punto non potevo più inventarmi nulla».
Difficoltà supplementari in una giornata di caldo micidiale. Lo scirocco, però, ha dato una mano al gruppo (oltre 40 di media). Per andare da Sassari a Olbia, scavalcando Tempio, se non cambia se lo troveranno in faccia. Questo Giro Donne sarà da conquistare sino all’ultimo metro.
COMANO TERME – Fra due settimane, finito il Giro d’Italia, chiuderà l’ultima pagina sulla carriera e quel punto per Marta Bastianelli inizierà una nuova vita. L’aspetto più strano di tutta questa storia è che c’è più emozione in chi gliene parla che in lei. Segno che la decisione l’ha già maturata da un pezzo e grazie a questo è riuscita a distribuire le emozioni nel lungo periodo che si è concessa prima di uscire di scena. Domenica correrà il campionato italiano strada: ultima gara con la maglia delle Fiamme Azzurre.
In azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme AzzurreIn azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme Azzurre
Possibile che non ci pensi mai?
Al Giro di Svizzera mi sono ritrovata con alcune ragazze della mia squadra e mi sono resa conto che era l’ultima volta che correvo con loro. Erano tutte emozionate, io invece cerco di non viverla così. Sono felice che sia l’ultimo anno e che smetterò dopo il Giro Italia. Ovviamente può essere anche una cosa brutta, perché pensi che certe ragazze, soprattutto le straniere, non le rivedrai più. Con le italiane invece capiterà l’occasione.
Zero emozione?
So che il Giro sarà l’ultima gara ed effettivamente inizio a realizzarlo. Le cose vanno così, si avvicina l’ultima gara. Sono stati giorni vissuti con molta tranquillità. Ho sempre fatto il mio percorso, pensando a quello che mi attende domani. Un giorno per volta. E devo dire che sono sempre più convinta della mia scelta.
Come saranno i primi giorni da ex?
Tutti mi chiedono cosa farò il giorno dopo. La mia vacanza sarà stare a casa a vivermi la famiglia, le cose lasciate indietro. Abbiamo il mare vicino, non devo fare chissà quanti chilometri. Secondo me, non tutte in questo ambiente comprendono la normalità della vita. Io l’ho assaporata quando ho avuto la bambina. Ho già avuto un assaggio di cosa mi aspetta di bello e anche di complicato, perché la vita non è solo rose e fiori.
Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Nessuna inquietudine?
Questa carriera è durata vent’anni, sono molto serena. L’ho vissuta con tranquillità sin dall’inizio, ho sempre cercato di essere professionale, quindi di conseguenza non mi pesa e non ci perdo il sonno. Sono pronta per fare questo passo.
Arzeni ha parlato di te come di una campionessa, per l’esempio che dai con il tuo modo di vivere ed essere atleta.
Ho sempre detto che il riconoscimento più grande che mi si possa fare è quello della persona, perché è ciò che rimane nella vita e nel futuro. Di campioni ce ne sono stati tanti e forse quelli che non sono ricordati non erano delle persone all’altezza. Quindi sono felice delle parole di Capo. Quello che ho vinto rimarrà negli albi d’oro, però Marta non è solo le sue vittorie.
Com’è stato ritrovarsi in questa WorldTour che cresce a vista d’occhio?
Questa squadra per me è una famiglia, perché ci siamo spostati dal contesto di Alé Cycling al UAE Team Adq di adesso. Abbiamo conosciuto persone nuove, che hanno voglia di crescere e portare avanti un discorso importante con le donne. Mi sono trovata molto bene e mi auguro che crescano ancora.
Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)
La vecchia Alé Cycling era meno gigantesca…
Questo è un discorso che ho fatto anche con alcuni miei colleghi in Svizzera, ma non voglio essere fraintesa, per cui mettiamolo giù bene. Io sono contenta del cambiamento perché doveva avvenire. Solo che il cambiamento è avvenuto in modo molto veloce. Io sono passata professionista che avevo 19 anni e fino ai 36 abbiamo fatto passi molto lenti. Negli ultimi tre o quattro anni invece, il cambiamento è scoppiato tutto insieme. Anche noi veterane abbiamo faticato a stargli dietro e non so se il tanto benessere sia la cosa migliore per le più giovani.
Come dire che è sbagliato avere tutto e subito?
Forse dovrebbe esserci anche per loro l’occasione di conquistarselo. Abbiamo voluto e ottenuto tutto questo, però mi sembra che ad oggi tante ragazze prendano un bello stipendio e si siano sedute. Noi invece lottavamo per arrivare e mi auguro che abbiano la stessa fame. Se il benessere porta via la consapevolezza di dover fare sacrifici, allora il giochino non funziona più
Non succede con tutte?
A volte mi guardo intorno e vedo ragazze che trovano la pappa già pronta e si siedono. Non è così che deve funzionare. Le società investono soldi, se dovessero capire che ce ne approfittiamo, potrebbero benissimo chiudere i battenti e si tornerebbe subito indietro.
L’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprileL’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprile
Il tuo ruolo e quello delle più esperte potrebbe essere proprio quello di parlare con le ragazze?
Sì, ma io sono arrivata in fondo, fra un anno o due se ne fermeranno altre anche all’estero, ragazze che vengono dalla mia stessa generazione. Siamo arrivate in alto, ma venivamo dal nulla. Ora abbiamo il pullman, ma io ricordo quando facevamo il Giro d’Italia dentro ai furgoni. Adesso è bellissimo e giusto che ci sia il pullman, ma il messaggio che vorrei far passare è che dobbiamo essere all’altezza di quello che abbiamo ottenuto.
Aggiungiamo che tante ragazze sono state prese nel WorldTour perché le squadre erano sotto organico.
Ecco un altro passaggio da rivedere. Non puoi passare dal niente al tutto senza aver dimostrato di avere i mezzi e la voglia per arrivarci. Invece ci sono ragazzine che in questi giorni stanno facendo la maturità, che guadagnano già dei soldi veri. Quello forse è un piccolo passaggio da rivedere, che non dipende da noi, ma da chi gestisce tutto…
Molto dipende dalle persone, no? Una come Gasparrini non sembra montata, anzi sembra molto tosta…
Lei ha la testa sulle spalle, si è guadagnata quello che prende e non è una che si accontenta. Lei vuole di più, il corridore è fatto così. A differenza di tanti che si mettono a giocare coi social, “Gaspa” si rimbocca le maniche e non perde un colpo (le due sono insieme nella foto di apertura, ndr). La vita è così.
Sua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corseSua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corse
Il campionato italiano di domenica è troppo duro per te…
E’ proprio duro. Vogliamo fare bene, perché corriamo una sola volta all’anno con le Fiamme Azzurre che ci sostengono tutto l’anno da una vita, specialmente nel mio caso, quindi partiremo per fare un’ottima gara. E se noi ragazze veloci abbiamo poche possibilità, aiuteremo Elena Cecchini che potrebbe entrare in una bella fuga. In ogni caso cercheremo di onorare la maglia, domenica correrò il mio ultimo campionato italiano su strada. E se ci penso, devo ammetterlo, adesso mi sembra un po’ strano…
Mavi Garcia ha vissuto un agosto di riposo e grandi risultati. Prima il contratto con la Liv Racing Xstra per i prossimi due anni e poi il trionfo a Plouay
L’ultima vittoria di Chiara Consonni portava la data del 18 settembre, al Gp International d’Isbergues, penultima corsa con la maglia Valcar prima di aprire la porta sul UAE Team Adq. Domenica scorsa la bergamasca ha alzato nuovamente le braccia a Helchteren, nel Limburgo fra il Belgio e l’Olanda, nel Trofee Maarten Wynants (foto sportpic_agency in apertura), dopo un mese di assenza dalla strada.
«Sono andata in Canada per la Nations Cup su pista – conferma – e sono tornata tardissimo. Così, dopo l’inizio di stagione bello tirato, ho fatto un po’ di recupero. La pista mi ha dato un bel colpo di pedale e il periodo di stacco mi ha restituito freschezza. Insomma, tutto bene…».
Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)
Ci eravamo sentiti dopo il secondo posto alla Dwars door Vlaanderen, sui muri e col bagnato…
Rispetto a quella, questa era una gara più veloce, con un circuito un po’ tecnico. Mi ha ricordato il Liberazione, forse meno dura, però piena di curve. E’ stato bello, sapevo che dovevo fare ritmo gara perché non correvo dalla Roubaix, quindi non sapevo come stavo. In più c’erano due nuove ragazze del “devo team”, Pellegrini e Gillespie, con cui non avevo mai corso. Insomma, è stata una bella esperienza.
Prima vittoria a maggio, squadra nuova: come va la stagione?
Ho tante certezze in più, intanto per il modo in cui sono seguita. Quando sono caduta alla Gand e mi sono fatta male al ginocchio, c’erano tutti i mezzi per recuperare al meglio. La Tecar, un massaggiatore, la fisioterapista. Tante cose che vengono messe a nostra disposizione per farci arrivare al top alle gare. Ho tantissime persone che mi seguono, la dottoressa che mi scrive tutti i giorni. Essendo anche italiani, c’è un rapporto più amichevole. Mi piace, mi sto trovando benissimo anche con le compagne. Marta (Bastianelli, ndr) mi sta insegnando tanto ed è un peccato che smetta, sennò ci saremmo divertite ancora un po’ (ride, ndr).
Hai provato a farle cambiare idea?
Sì, tante volte, però non ha funzionato. Non ne può più di sentirsi dire che può fare ancora un paio di anni. Ormai ha deciso. Con tutto quello che ha vinto, poteva smettere anche prima. Però vedendola anche quest’anno, penso sia una delle ragazze con più grinta che abbia mai conosciuto. Anche quando le cose vanno male, ti dà proprio una carica fuori dal comune.
Consonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimentoConsonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimento
Come lo vedi Arzeni, in questa nuova dimensione WorldTour?
Il Capo è più tranquillo rispetto alla Valcar. Prima ricopriva tanti ruoli e magari era un po’ meno presente, nel senso che poteva fare meno attenzione alle singole cose. Adesso invece ha il tempo per gestirle meglio. Poi penso che si trovi bene anche lui in squadra, deve collaborare con altre persone che hanno curriculum di tutto rispetto. Penso agli altri direttori sportivi, Marcello Albasini, Alejandro Gonzalez Tablas e Cristina San Emeterio. Lo vedo tranquillo, più consapevole dei suoi mezzi.
Il tuo prossimo obiettivo sarà il Giro?
Sinceramente (fa una pausa, ndr) non so se lo farò, anche perché le tappe non sono ancora uscite. Faccio sicuramente il Tour in preparazione ai mondiali su pista e forse quello su strada, di cui però ancora non so nulla. Non è tanto duro, ma bisogna vedere come rientro dopo questo periodo di stop. Mi piacerebbe tanto esserci, anche perché non ho mai fatto una corsa su strada da elite in nazionale, solo da junior. Il Tour finisce quattro giorni prima, sarebbe perfetto.
Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)
Pensi si possa fare il doppio mondiale – strada e pista – a pochi giorni di distanza?
Come dice Marco Villa, devi prepararti prima e noi abbiamo già cominciato. Quando sono a casa, cerco di andare il maggior numero di volte in pista per non avere problemi di adattamento quando ci sarà doppia attività. Hanno fatto un calendario tanto ravvicinato però ci si prova. Sono due cose che mi piacciono e spero di farle entrambe al meglio.
Hai detto che ti senti molto seguita, quali sono gli aspetti in cui questo è più evidente?
Non c’è una cosa in particolare, è in generale il modo in cui è attrezzata questa squadra. Adesso ci hanno dato un anello che si chiama Ultrahuman, che aiuta a guardare i battiti, quanto recuperi, come dormi, quanto dormi. Abbiamo a disposizione tutti i mezzi per farci arrivare al meglio. Alla Vuelta è arrivato il pullman grande, è arrivata la cuoca, c’è Erica Lombardi che ci segue per la nutrizione. Insomma, se non vai non puoi incolpare nessuno.
Probabilmente ho sbagliato numero. Credevo di aver chiamato la Consonni che durante le Sfr faceva i selfie. Ti hanno cambiato…
In meglio dai, però è vero (ride forte, ndr). Bisogna cambiare…
Suo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappaSuo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappa
Che cosa vogliamo dire a tuo fratello Simone che sta correndo il Giro?
Speriamo che arrivi anche per lui, cavoli, la vittoria in un grande Giro. Sono tutti lì che vogliono vincere, ma spero per lui che arrivi qualcosa, anche per il morale. Che si sblocchi come Milan. Mamma mia che bestia, ragazzi. Che volata ha fatto Johnny?
Prossima corsa?
Vuelta a Burgos, settimana prossima. Ma significa che quando il Giro sarà a Bergamo, io sarò lontana e un po’ mi dispiace. Per cui adesso lavoro qualche altro giorno a casa, anche se farà brutto tempo, e poi preparerò la prossima valigia…
«Ieri sera con Marcello Albasini, che è l’altro direttore sportivo che è qua con me in Belgio – racconta Davide Arzeni – abbiamo fatto due chiacchiere sulla corsa e ne abbiamo parlato con Marta. Avevamo questa idea, visto che uno dei suoi obiettivi è la Parigi-Roubaix. Le abbiamo detto: “Proviamo un attacco sul settore di pavé”. Dietro avevamo Chiara Consonni che poteva coprirci per la volata. Insomma dai, è andata. E’ andata bene così.
«Non sono assolutamente sorpreso che Marta abbia vinto, però veramente mi sono trovato di fronte a una vera professionista. Una ragazza che ha vinto tanto nella sua carriera e che probabilmente la finira dopo il Giro, eppure è ancora qua a fare la vita. I suoi risultati sono frutto della sua testa di corridore».
La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccareLa UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare
Tre volte sul podio
Le cinque di un pomeriggio freddo sulle strade del Belgio intorno a Dour nel cuore della Vallonia. Marta Bastianelli ha da poco vinto Le Samyn, corsa classica con settori di pavé che di lì a poco sarebbe stata conquistata fra gli uomini da Milan Menten. Lo ha fatto con lo stesso piglio con cui nel 2019 vinse il Fiandre. Attacco e volata. E sebbene sia agli ultimi mesi della carriera, ha ruggito come ha sempre saputo fare.
«E’ bello smettere da vincenti, no?». Il tono di voce è allegro, l’ammiraglia sta facendo ritorno verso l’hotel sull’autostrada. Arzeni dice scherzando che il loro unico contatto col mondo è il benzinaio della vicina stazione di servizio.
«In tre corse – racconta l’azzurra – ho fatto terza, seconda e prima, altro che deconcentrata perché sono a fine carriera. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, tranne un piccolo problema di salute a gennaio per il quale mi sono dovuta fermare per una settimana e mezza. Non ho partecipato al raduno con la squadra, però adesso va tutto bene».
Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di BastianelliTomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli
Forcing sul pavé
E’ passata nel giro di due anni dal rifiuto del pavé all’aver messo la Roubaix al centro del mirino. Ha avuto bisogno di masticarla bene e quando domani la squadra degi Emirati andrà sul percorso a provare i tratti di pavé, Marta avrà la conferma di essere sulla strada giusta. L’attacco è venuto sul pavé e ha fatto male.
«Oggi era una gara abbastanza veloce – dice – ci siamo mosse abbastanza bene. Io ho seguito i piani della squadra, che erano di attaccare nell’ultimo tratto di pavé avendo Chiara alle spalle. Così mi sono trovata davanti, ho fatto la mia azione. Mary mi ha seguito (Maria Giulia Confalonieri, ndr), poi sinceramente nel finale non ho potuto proprio aiutarla tantissimo. Non riuscivo a capire dalla macchina come fosse la situazione. Perché comunque dietro Chiara aveva bucato e la Gasparrini era caduta. Un po’ di situazioni particolari, si rischiava di buttare tutto».
Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata duraConfalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura
“Capo” e Albasini
E così, dopo aver parlato di sé a inizio stagione come di una guida per le più giovani, la cara Marta Bastianelli – terza all’Omloop Het Nieuwsblad e seconda alla Omlop Het Van Hageland – ha alzato le braccia a Le Samyn des Dames.
«Le ragazze sono quasi tutte nuove – racconta – è tutto nuovo, quindi abbiamo avuto bisogno di tempo per affiatarci, sin dal UAE Tour. Credo che sia una buona squadra in fase di crescita. Qui in Belgio, credo che siamo veramente un bel gruppo guidato bene anche dall’ammiraglia. Da Arzeni e Marcello Albasini. Credo che avere persone con esperienza di queste gare sia molto importante. Non sono gare semplici, tutt’altro. E quindi sono molto orgogliosa».
Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria GuazziniPodio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini
L’esempio di Marta
Arzeni guida e gongola, anche per lui l’esperienza nella UAE Adq è una sfida. Non è stato semplice lasciare la Valcar e sposare il nuovo progetto, ma la squadra che sta nascendo somiglia tanto alla sua vecchia casa.
«Una ragazza come Marta – dice – è importante per le atlete, ma anche per noi direttori sportivi. Da un’atleta come lei, che ha tutta questa esperienza, non si smette mai di imparare. Quindi anche io come direttore sportivo le devo qualcosa. Siamo qua in Belgio già da una settimana, non è mai facile. C’è vento e c’è freddo e c’era qualche ragazza probabilmente un po’ stanca. E nella sfortuna c’è andata bene, perché proprio nel momento in cui lei attaccava, ha bucato la Consonni. Quindi delle due frecce che avevamo ne è rimasta una. Domani facciamo la recon della Roubaix, il Belgio è appena cominciato e a me piace stare quassù».
Marta Bastianelli con Davide Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficuaMarta con Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua
Lo sguardo tignoso
E’ così anche per Marta Bastianelli, 35 anni, campionessa del mondo quando ne aveva 22 e ancora sulla cresta con lo sguardo tignoso di ogni anno.
«Farò tutte le altre classiche – dice – a partire da De Panne fino alla Roubaix. Noi corriamo sempre per vincere con le migliori carte che abbiamo, quindi ci giochiamo sempre diverse possibilità. Quando corro con Chiara, sono contenta di poterla aiutare perché comunque è il futuro, e lei è contenta di aiutare me. Quindi, insomma, ci diamo abbastanza forza e coraggio. Ma abbiamo anche altre atlete forti, come Silvia Persico e Gasparrini. Io ci sono, mi sono allenata bene e confermo che dopo il Giro smetterò di correre. Sono felice di finire al Giro d’Italia. Ci sono tante giovani in Italia, oggi abbiamo visto il podio tutto italiano. Ma questo non significa che non sarò lì davanti anche nelle prossime corse a giocarmi qualche vittoria. Io so ancora vincere, forse qualcuno lo aveva dimenticato».
Arzeni risponde alle parole di Sofia Bertizzolo. Nelle sue squadre c'è posto per tutti: le atlete moderne aiutano e sanno vincere. E' tempo di raccogliere
La gravidanza delle atlete (in apertura Elinor Barker in una foto Instagram), approfondita con l’esperienza vissuta da Marta Bastianelli, ci ha dato alcuni spunti. La velocista 35enne della UAE Team ADQ ha spiegato il suo percorso a cavallo della maternità e l’argomento stavolta lo abbiamo voluto girare a Massimo Besnati, medico di base al servizio del ciclismo professionistico per più di trent’anni.
Per il dottore di Busto Arsizio – che ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23 – l’aspetto soggettivo influisce in ogni gravidanza tra le donne agoniste e non, ma tuttavia ci sono delle buone regole che andrebbero osservate per non compromettere il periodo della gestazione ed il successivo ritorno alle proprie attività sportive.
L’ecografia è un valido strumento per dare indicazione alla futura mamma-atleta (foto mydbook.it)L’ecografia è un valido strumento per dare indicazione alla futura mamma-atleta (foto mydbook.it)
Dottor Besnati è cambiata la concezione della gravidanza nel ciclismo?
Tantissimo, per fortuna. Partendo da un discorso più generale, una volta le donne associavano la maternità quasi ad una malattia quando si chiedeva la loro anamnesi. Invece è un evento piacevole che, ritornando nel caso specifico del ciclismo, non compromette la carriera. Certo, bisogna mostrare molta attenzione durante le progressione dei nove mesi.
Lizzie Deignan dopo la prima figlia ha vinto, tra le tante, gare importanti come Liegi e Roubaix, così come fece Bastianelli. C’è un motivo “scientifico”?
Anche in questo caso facciamo un ragionamento più ampio. Le atlete migliorano col passare del tempo, indipendentemente dalla maternità. E’ una regola che vale per tutte. Qualche anno fa la Artsana (azienda che distribuisce prodotti sanitari e per l’infanzia, ndr) aveva condotto uno studio per vedere se lo sport durante la gravidanza facesse bene o meno alle donne. La risposta fu positiva. Anzi, le atlete testate in quel periodo registrarono dei miglioramenti delle performance rispetto a prima. E torniamo a quello che dicevo prima. L’attività sportiva non incide negativamente sulla gravidanza come si pensava prima. O meglio, fino ad un certo punto.
Deignan esulta a Roubaix 2021. Sta per rientrare dopo la seconda gravidanza avuta lo scorso settembreDeignan esulta a Roubaix 2021. Sta per rientrare dopo la seconda gravidanza avuta lo scorso settembre
Bastianelli ci ha detto che aveva smesso di pedalare mentre Deignan e Blaak hanno pedalato durante i primi mesi di gravidanza o fatto esercizi in palestra. C’è il rischio di qualche contro-indicazione?
Dipende da donna a donna e da sport a sport. Ad esempio corse, salti o attività che possano dare contraccolpi vanno evitati all’inizio della gestazione. Si sconsigliano certi movimenti per la loro meccanica. Pedalare non è sbagliato però col passare del tempo può diventare pericoloso per la formazione del feto. La posizione sulla sella provoca una compressione e di conseguenza potrebbe aumentare la contrattilità uterina. Personalmente farei attenzione anche agli squat fatti con un bilanciere scarico. Ripeto, tutto è soggettivo, anche se parlando di atlete di alto livello so che sono seguite da figure specifiche. Non so se esista già, ma credo che in futuro troveremo sempre più preparatori atletici specializzati nella gravidanza.
Come si possono dividere quei nove mesi?
Non ci sono differenze da una donna non agonista, ma sostanzialmente direi in tre fasi. La prima è quella dei tre mesi iniziali ed è la più delicata per i motivi che dicevo prima. La seconda potremmo definirla di mantenimento. Dal quarto mese in avanti il feto è al sicuro e volendo non ci sarebbero limitazioni, se non per l’ingombro della pancia. La terza fase è quella del pre-parto. Anche in quel caso bisognerebbe evitare ulteriori sforzi e attendere gli ultimi giorni con serenità. A margine di tutto ciò, converrebbe non lasciarsi andare troppo. Troppi chili, oltre ad un affaticamento fisico, sarebbero difficili da smaltire per chi vuole tornare a correre subito.
Massimo Besnati ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23Massimo Besnati ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23
Recentemente Omer Shapira (campionessa israeliana della EF Education, ndr) ha dichiarato di non aver preso subito bene la notizia della gravidanza perché vedeva il suo corpo cambiare e non si piaceva più. Come si valuta dal punto di vista psicologico?
Come in tutte le gravidanze ci sono sbalzi d’umore o ormonali. Tant’è che la depressione post-parto è una vera e propria patologia per cui proseguono gli studi. La ciclista non è diversa da una donna normale. Conta tanto l’ambiente che si ha attorno. Il sostegno psicologico è fondamentale. Sapendo già che sforzi andrà a fare quando tornerà, possiamo dire che per la ciclista quella può essere una grande motivazione per mantenere un buon morale. Anche perché le cicliste partono tutte da una buona dose di grinta e attributi facendo quello sport. Poi ha ragione Bastianelli quando dice che il nostro fisico ha memoria. Anche quello aiuta moralmente a tornare in forma più in fretta e stare meglio.
Omer Shapira diventerà mamma ad agosto. Ha dichiarato che inizialmente non ha vissuto bene la propria gravidanzaOmer Shapira diventerà mamma ad agosto. Ha dichiarato che inizialmente non ha vissuto bene la propria gravidanza
Consiglierebbe pertanto ad una ciclista di affrontare la gravidanza nel pieno della sua attività?
Certamente. Ribadisco tuttavia che è soggettivo visto che è un momento delicato per la donna, quindi non bisogna forzare i tempi. Va fatta quando una se la sente. Però mi sento di dire che una ciclista, considerando che può avere in media 10/15 anni di carriera ad alto livello, può permettersi a metà una o addirittura due gravidanze come è successo a Deignan.
Parliamo di ciclismo femminile con Lorenzo Carera. L'avvento del WorldTour fra le donne ha stuzzicato la... curiosità dei procuratori. Come lavoreranno?
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