Con appena 8 tappe è giusto chiamarli Grandi Giri?

24.01.2025
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Perché continuare a chiamarli Grandi Giri se durano appena otto giorni? E’ l’osso che abbiamo iniziato a mordere subito dopo la presentazione del Giro d’Italia Women a Roma. Se il Giro, il Tour e la Vuelta degli uomini sono un mondo a parte per le loro tre settimane, perché le corrispondenti gare delle donne (in apertura il podio del Tour 2024 con Niewiadoma, Vollering e Rooijakkers) hanno soltanto due tappe più delle restanti gare a tappe del calendario WorldTour?

«Sfondate una porta aperta – ha commentato quella sera Elisa Longo Borghinidue settimane dobbiamo raggiungerle. Romperò le scatole a Giusy (Virelli, direttrice del Giro d’Italia Women, ndr) fino a farle venire l’esaurimento.

Abbiamo così pensato di dare un seguito all’affermazione di Elisa e a questa nostra sensazione, iniziando da chi è appena scesa di bici e ha frequentato le nostre atlete di vertice nel suo ruolo di collaboratore tecnico della nazionale: Marta Bastianelli.

Marta Bastianelli ha corso 11 Giri d’Italia e nella corsa rosa ha chiuso la carriera nel 2023
Marta Bastianelli ha corso 11 Giri d’Italia e nella corsa rosa ha chiuso la carriera nel 2023
Tre settimane sarebbero troppe, due sarebbero giuste?

Io direi che intanto si potrebbero fare 10 tappe, per iniziare l’avvicinamento alle due settimane. Ovviamente se parlate con una leader come la Longo o come potrebbe essere la Vollering, dicono di passare subito a due settimane, perché sono abituate anche a carichi importanti di lavoro, e probabilmente io avrei detto la stessa cosa, visto che andavo bene sempre negli ultimi giorni.

Quindi è un’ipotesi plausibile?

Facendo una panoramica generale, dico che si potrebbe cominciare passando a 10-12 giorni, per poi arrivare a due settimane. Potrebbe essere una buona soluzione. Si avrebbe più tempo di spalmare meglio le difficoltà, si potrebbe fare qualche tappa un po’ più semplice, magari tutta di pianura. Invece così le difficoltà sono concentrate e si nota nell’impegno quotidiano. E si capisce anche. Senza contare che in otto giorni non si può fare il Giro di tutta l’Italia ed è un peccato che la corsa sia concentrata in poche regioni, ma come fai?

A meno di non fare trasferimenti esagerati, è inevitabile.

Abbiamo fatto anche quelli, come quando partimmo dalla Sardegna, ma è impegnativo. Così come basta che vada via una fuga che prende tanto terreno e avere pochi giorni davanti rende difficile recuperare. Quindi secondo me non è una brutta idea allungare la durata.

Giro Women 2024, doppia scalata del Block Haus: Kopecky al livello della Longo Borghini
Giro Women 2024, doppia scalata del Block Haus: Kopecky al livello della Longo Borghini
Però in modo graduale, giusto?

Serve un avvicinamento progressivo. Se passi di colpo a due settimane, rischi che tante squadre che magari sono piene di giovani non vengano neppure, perché non troverebbero giusto sottoporre le loro ragazze a quel tipo di carico.

Secondo te è più un problema di preparazione o più un fatto mentale?

Secondo me è mentale. Se ci pensate, quando sei a casa, le fai due settimane filate di allenamenti duri, il fisico è abituato. No, secondo me è una questione mentale. Come quando ci fu una reazione forte per l’arrivo sul Tourmalet. Qual è il problema: nel Tour Donne di tanti anni fa, era all’ordine del giorno. O come nel 2024 quando al Giro d’Italia si è fatto il doppio Block Haus. Ma cosa doveva succedere? Mi sembra che l’abbiano fatto tutti, non è successo niente, è stato semplicemente impegnativo. E anzi, la Kopecky che è una donna da classiche, per poco non se ne serviva per vincere il Giro. Secondo me è mentale. Ed è ovvio che, sapendolo prima, l’atleta ha più tempo di prepararsi al superiore impegno fisico dei Grandi Giri.

Il primo Tour vinto da Fabiana Luperini nel 1995 aveva 13 tappe e oggi il livello della preparazione è infinitamente superiore.

Secondo me bisogna mettersi anche nei panni degli organizzatori di questi Giri. Provo a immaginare cosa possano avere in testa quelli del Giro d’Italia e del Tour. Alle loro corse partecipano anche delle squadre che non sono agli stessi livelli di una Lid-Trek, di una UAE Adq o di un SD Works. Ci sono squadre che partecipano al Giro d’Italia solo con ragazze giovani, che in alcuni casi lavorano e nel resto del tempo si dedicano al ciclismo. Tenere la corsa sugli 8 giorni impedisce che ci siano differenze troppo marcate.

Come succede negli uomini, con tre sole squadre affiancate alle WorldTour.

Infatti le squadre WorldTour bene o male hanno tutto lo stesso livello, per le continental è diverso. Prendiamo ad esempio una piccola squadra italiana. Se proponessi subito il raddoppio delle tappe, finirebbero per non arrivare sino in fondo. E poi andrebbe risistemato il calendario.

Il secondo dei sei Tour vinti da Fabiana Luperini, quello del 1997, aveva 12 tappe, con due semitappe l’ultimo giorno
Il secondo dei sei Tour vinti da Fabiana Luperini, quello del 1997, aveva 12 tappe, con due semitappe l’ultimo giorno
Di certo i 13 giorni di quest’anno fra Giro e Tour dovrebbero essere aumentati.

Se continuano a tenere i Grandi Giri così ravvicinati, costringi le atlete a scegliere il Giro oppure il Tour. Però è un cambiamento che credo si possa fare avendo il giusto tempo. Prima i Grandi Giri esistevano anche per le donne, non c’è niente di strano.

Dicevi che tu da corridore avresti votato a favore?

Se parlaste con i miei direttori sportivi, direbbero che Marta andava bene dal penultimo giorno in poi. Negli ultimi giorni andavo meglio che nei primi, quindi avrei detto di sì per questo motivo, ma chiaramente avrei messo a punto una preparazione tale da poter reggere una settimana in più.

Cosa ti pare del Giro d’Italia Women 2025?

Un bel Giro, mi viene da pensare che sia molto più aperto rispetto allo scorso anno. Ci sono buone possibilità per tutte le tipologie di atlete. E poi non sarà chiuso fino all’ultima tappa. La penultima, quella di Monte Nerone, è impegnativa, perché un arrivo in salita di 15 chilometri lascerà il segno. Però anche l’ultima tappa sul circuito del mondiale del 2020 non passerà inosservata. Sarà un bel Giro anche quest’anno.

Bastianelli e il mercato femminile: «Rivoluzione e più equilibrio»

08.01.2025
7 min
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Poco più di una settimana e poi la stagione femminile prenderà il via al Tour Down Under con quelle corpose novità generate dal mercato. La conseguente curiosità manifestata da Paladin qualche giorno fa rispecchia quella generale di tanti altri addetti ai lavori e anche quella di Marta Bastianelli.

L’ex campionessa iridata ed europea sta per entrare nell’ultimo chilometro della seconda gravidanza. A inizio marzo sarà nuovamente mamma di un’altra bimba: «Sarà Clarissa a darle il nome quando nascerà, tanto a noi genitori andrà sempre bene». Però nel frattempo Bastianelli rimane sul pezzo. Ha appena finito una stagione di apprendistato al fianco dell’ex cittì Sangalli, ma per quanto lei professi di necessitare di ulteriore esperienza ed al netto degli impegni da madre, molti la vedrebbero bene come nuova guida delle nazionali femminili. Sfruttando così la conoscenza del suo mondo, abbiamo chiesto a Marta un parere sugli effetti che potranno avere le grandi manovre di mercato del 2025.

Marta Bastianelli è stata la vice dell’ex cittì Sangalli. Ad inizio marzo sarà nuovamente mamma di una bimba (foto Claudio Peri)
Marta Bastianelli è stata la vice dell’ex cittì Sangalli. Ad inizio marzo sarà nuovamente mamma di una bimba (foto Claudio Peri)

Diamo i numeri

Il 17 gennaio in Australia si inizia a correre e da lì in avanti vedremo all’opera tutte le formazioni che hanno cambiato tanto o poco. E’ stato un inverno che ha prodotto complessivamente (tra juniores che passano, promozioni, rientri e addii importanti) 78 nuovi arrivi e 72 partenze di atlete nei quindici team WorldTour, mentre per le sette formazioni nella neonata categoria ProTeam siamo esattamente a metà di queste cifre. In media significa che ogni squadra ha cambiato cinque ragazze e mai come stavolta col coinvolgimento di tante capitane storiche.

Dopo sei annate e 32 vittorie con la Lidl-Trek, Longo Borghini è passata in UAE (in apertura, foto UAE Team ADQ). Dopo quattro stagioni e 42 successi con la SD Worx Vollering è andata alla FDJ-Suez assieme a Labous che ha lasciato l’attuale Picnic-PostNL dopo otto anni e sei affermazioni. Dalla formazione francese se sono andate anche Cavalli e Ludwig dopo rispettivamente quattro e cinque stagioni condite da sette e dieci successi. Invece dopo tre anni da diesse – ma non di inattività – rientra alle corse con la sua SD Worx Van der Breggen portandosi in dote le 41 vittorie ottenute dal 2017 al 2021 con la corazzata olandese. E questo solo per citare i movimenti più importanti. Infine guardando espressamente al nostro movimento, nel 2025 vedremo all’opera 36 italiane nel WorldTour, 8 nei ProTeam, circa 70 nei sei team continental italiani e altre 4 in quelli esteri.

Con 69 vittorie nel 2024 e 62 nel 2023, per Bastianelli la SD Worx resta il team di riferimento anche se ci sarà più incertezza (foto facebook)
Con 69 vittorie nel 2024 e 62 nel 2023, per Bastianelli la SD Worx resta il team di riferimento (foto facebook)
Marta qual è la prima impressione che hai avuto a mercato chiuso?

Quella della rivoluzione. Rispetto a prima, ora abbiamo almeno un paio di leader distribuite su più squadre che possono giocarsi tante corse. Classiche e Grandi Giri potrebbero andare a tante atlete diverse. Credo che sarà una gran bella stagione, più incerta del passato. C’è più equilibrio, almeno sulla carta.

La FDJ con l’arrivo eclatante di Vollering cambia dimensione?

E’ stato un trasferimento che può spostare le gerarchie in molte gare. Non dimentichiamo che hanno preso pure Labous, che è una capitana di primissimo livello a tutti gli effetti. Inoltre hanno Guazzini che per me può fare risultato nelle classiche del Nord. Hanno una bellissima squadra, molto forte, tuttavia secondo me non sarà quella favorita per la stagione.

L’eclatante trasferimento di Vollering sposterà gli equilibri? In 4 stagioni alla SD Work ha conquistato 42 vittorie (foto FDJ-Suez)
L’eclatante trasferimento di Vollering sposterà gli equilibri? In 4 stagioni alla SD Work ha conquistato 42 vittorie (foto FDJ-Suez)
Si riparte dai domini di vittorie degli ultimi due anni. Quindi la SD Worx rimane la squadra-faro?

Premettiamo che non si è assolutamente depotenziata. Al posto di Vollering ritorna Van der Breggen e so che sta già facendo test straordinari. Anna non se ne è mai andata perché anche da diesse, oltre ad allenarsi, teneva sotto osservazione i watt e i dati delle varie corse. Hanno sempre Kopecky che dopo il Tour 2023 e il Giro dell’anno scorso ha dimostrato che può diventare un corridore da gare a tappe. E’ capace di qualunque cosa lei. Poi per le volate hanno Wiebes. La SD Worx è esperta (età media 27,4 anni, la più alta del WorldTour, ndr) e hanno la cosiddetta forza-squadra. Sono forti nella mentalità, non solo nelle individualità, e sanno come si fa a vincere. Forse non come gli anni scorsi, ma per me resta il team di riferimento.

Hanno avuto anche altre due partenze eccellenti.

E’ vero, sono andate via Reusser e Fisher-Black. Marlen la conosco bene (sono state compagne alla Alè Cipollini nel 2021, ndr) e credo che in Movistar possa tornare a grandi livelli. Anzi potrà giocarsi maggiormente le sue carte in tante occasioni rispetto alla SD Worx dove spesso doveva lasciare spazio alle altre capitane. Stesso discorso anche per Fisher-Black che alla Lidl-Trek guadagna qualche grado in più rispetto a prima. Ma anche lì troverà un grosso cambiamento.

Van der Breggen rientra dopo 3 anni da diesse. Con Kopecky e Wiebes formerà un tridente formidabile (foto SD Worx-Protime)
L’effetto domino del mercato ha toccato anche la Lidl-Trek. Da dove vuoi cominciare?

Completo il discorso di prima. Realini fino all’anno scorso ha fatto da gregaria di lusso a Longo Borghini, però ora diventa leader e può dimostrare il suo valore atletico. Personalmente mi auguro che possa far vedere chi è. Per il resto hanno campionesse fortissime. Penso alle “mamme” Van Dijk e Deignan. E penso soprattutto a Balsamo, una delle migliori atlete in assoluto al mondo. Attenzione perché per me se Elisa si mette in testa di fare le classiche come il Fiandre da prima punta, cosa che prima non poteva fare, non andrà piano.

Proseguiamo con l’altro cambiamento importante di Longo Borghini. Che ambiente troverà?

Lascia una sorta di famiglia, soprattutto dopo tutto quel tempo, ma ne trova un’altra. Elisa è passata alla UAE assieme a Slongo e alle compagne Chapman e Backstedt, ma lei è una ragazza che si trova bene ovunque e so che ci ha pensato bene prima di scegliere. Elisa è cresciuta molto come persona, oltre che come leader, e penso che abbia fatto bene a cambiare squadra perché può far fare un ulteriore passo in avanti a tutta la squadra. Inevitabilmente col suo arrivo, la UAE si è rafforzata molto e diventa uno dei team di punta per moltissime corse.

Marlen Reusser cerca il rilancio alla Movistar alle fine di un 2024 difficile. Ha lasciato la SD Worx dopo tre stagioni
Marlen Reusser cerca il rilancio alla Movistar alle fine di un 2024 difficile. Ha lasciato la SD Worx dopo tre stagioni
Canyon-Sram e Picnic-PostNL partono allo stesso piano delle altre?

Assolutamente sì. La Canyon era già molto competitiva prima, con una struttura collaudata. Ora con l’arrivo di Chiara (Consonni, ndr) hanno trovato la forte velocista che gli mancava, senza scordarci di Ludwig. Sarà in prima linea anche la ex DSM nonostante sia la formazione più giovane del WorldTour (età media 22,4 anni, ndr). Da loro è arrivata Cavalli e non è un trasferimento da poco. E’ mancata tanto al ciclismo italiano, non si vincono per caso le classiche che ha conquistato lei. Spero trovi la serenità necessaria e penso che sia nell’ambiente giusto per rilanciarsi in mezzo a tante giovani. Ho sentito Marta poco prima di Natale.

Cosa vi siete dette?

Innanzitutto sta bene, è felice ed è la cosa più importante. Nelle ultime due stagioni ha corso poco, mettendoci più del previsto per riprendersi. Però ha ancora 26 anni e si è potuta permettere di recuperare a dovere a livello psicofisico. Abbiamo parlato tanto e le ho ricordato che quest’anno c’è un mondiale adatto alle sue caratteristiche. Mi ha risposto che è motivata e che vuole dimostrare il suo valore. Vedrete che tornerà come prima.

Cavalli è stato uno dei colpi del mercato. Bastianelli l’ha sentita motivata e la vede punta al mondiale in Rwanda (foto Picnic-PostNL)
Cavalli è stato uno dei colpi del mercato. Bastianelli l’ha sentita motivata e la vede punta al mondiale in Rwanda (foto Picnic-PostNL)
Infine facciamo finta che Marta Bastianelli sia la cittì azzurra. A parte le solite note, da quali italiane si aspetta qualcosa in più?

La prima che mi viene in mente è Gasparrini, che è quella che conosco meglio di tutte. Può fare ancora più di quello che ha fatto finora. Poi dico Venturelli che ho visto girare in pista e può diventarne una pedina molto importante, oltre che su strada. Speravo passasse nel WorldTour, però ha deciso di restare nel devo team della UAE. Un’altra che farà bene è Ciabocco. L’ho vista da vicino durante l’Avenir e dopo la prestazione sul Finestre le ho detto che non si deve sottovalutare. Lei ha capito ora cosa può fare in squadra. In generale è sempre difficile fare i nomi precisi, però abbiamo tante giovani come Masetti, Tonetti, Barale o altre che possono alzare ulteriormente l’asticella.

Persico in cerca di Persico si allena (ma non corre) nel cross

18.12.2024
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BENIDORM (Spagna) – Sivia Persico è moderatamente allegra. La giornata fuori è radiosa, i chilometri si stanno sommando e l’obiettivo di riguadagnare un buon posto nel gruppo motiva la bergamasca alla ripresa della stagione. La terza per lei che approdò al UAE Team Adq con il contingente della Valcar di Capo Arzeni. Cose sono andate bene, altre meno bene. Quel che si nota è che il 2024 ha segnato uno stop rispetto alla crescita avviata l’anno prima. Capirne i motivi è il modo giusto per dare una svolta al futuro.

«Il 2023 era andato bene – dice – il 2024 così così. Speriamo che il 2025 sia l’anno giusto, anche per trovare l’equilibrio che forse è mancato. Qualcosa di buono alla fine c’è stato. Ho corso le Olimpiadi e ho imparato tanto. Ad esempio a trovare qualcosa di positivo anche nei momenti negativi. Ho avuto accanto non troppa gente, però quella giusta. Quando si vince, tutti salgono sul carro, ma diciamo che le persone su cui contavo c’erano ancora e questo mi basta».

Alle Olimpiadi con Balsamo, Cecchini e Longo Borghini, guidate da Paolo Sangalli
Alle Olimpiadi con Balsamo, Cecchini e Longo Borghini, guidate da Paolo Sangalli

Sfinita dall’Amstel

Silvia parla veloce e con frasi corte. Mette in fila i passaggi come fasi di una corsa e li sottolinea con sguardi da fumetto con cui parallelamente commenta quello che dice. Le cose che deve dire e quelle che direbbe.

«Sono partita da gennaio con dei problemi al ginocchio – dice – poi per un po’ è andata abbastanza bene. Poi è morta mia nonna e di lì ho avuto un maggio un po’ così, perché non stavo benissimo fisicamente. Non lo so, sembrava che nella squadra ci fosse un po’ di disinteresse per la mia salute. Ne abbiamo parlato e loro dicono che non è così. Avrò capito male. Speriamo che nel 2025 vada meglio, sono sicura che sarà così. E alla fine comunque ho fatto il Covid prima delle Olimpiadi. Per fortuna nel finale di anno le cose sono andate meglio e mi sono ritrovata. Ero molto legata alla nonna, ma non è stata quella la causa di tutto. Però è arrivata in un momento della stagione un po’ particolare. Arrivavo dal Fiandre in crescendo di condizione (settima a 9″ dalla Longo Borghini, ndr) e ho fatto 5-6 giorni senza fare niente. E dopo sono andata a correre l’Amstel e lì secondo me mi sono finita».

In ritiro per Persico e la squadra anche sessioni di lavoro in palestra (foto Aymerik Lassak)
In ritiro per Persico e la squadra anche sessioni di lavoro in palestra (foto Aymerik Lassak)

Le classiche in testa

Silvia Persico che sogna il Fiandre e lotta per il Giro ha visto arrivare in casa sua Elisa Longo Borghini, che ha vinto per due volte la classica dei Muri e nel 2024 finalmente ha conquistato la maglia rosa rincorsa per anni. E’ la situazione giusta per capire la serenità di chi hai davanti. Se arriva qualcuno da fuori e ha la pretesa di raccogliere nel tuo orto, potresti non prenderla troppo bene.

«Invece sono contenta – dice Persico – lavorare per qualcuno che sa finalizzare il lavoro può cambiare molte dinamiche in positivo. Lavorerò per lei, ma avrò anche i miei spazi, contando sul fatto che ora la pressione maggiore sarà tutta sua. Io ho capito che le corse a tappe non sono per me, fare classifica non è la mia passione. Però negli ultimi due anni la squadra mi ha spinto a farlo e posso anche capirli, visto che nel 2022 ero andata forte sia al Giro sia al Tour. Però io preferisco le classiche, andrei in un Grande Giro per puntare alle tappe. Doveva essere così anche nel 2024, così almeno era nella mia testa, ma in quella della squadra. Anche perché nell’ultima tappa del Giro Women ho scoperto di avere il Covid, quindi il mio Giro è finito così».

Europei gravel: il cittì Pontoni con Persico e Arzuffi, rispettivamente seconda e terza alle spalle di Sina Frei (foto FCI)
Europei gravel: il cittì Pontoni con Persico e Arzuffi, rispettivamente seconda e terza alle spalle di Sina Frei (foto FCI)

Ritorno al cross?

Resta aperto il tema della preparazione, da quando la squadra emiratina fece sapere di non gradire il suo impegno nel cross. Si organizzò pertanto un percorso alternativo affidato a Luca Zenti che le desse ugualmente la brillantezza tipica dopo una stagione di cross.

«Secondo me non ha funzionato – dice lei – perché il cross mi dava tanto. E allora quest’anno a livello di allenamenti, ne inserisco uno di cross alla settimana. L’intensità magari non è paragonabile ai 50 minuti full gas di una gara, però comunque è già qualcosa. La tentazione di tornare a gareggiare c’è, ma non voglio andare a una gara senza supporto. La squadra dice che se volessi sarebbe al mio fianco, ma non abbiamo il materiale, non ho il camper e non ho il personale, quindi questo supporto non è che sia proprio tanto. In tutto questo, il cittì Pontoni continua a chiamarmi. Anche quando abbiamo fatto l’europeo gravel (Persico è arrivata seconda a 1’26” da Sina Frei, ndr) continuava a dirmi che mi aspetta. Anche io mi aspetterei, ma il fatto è che la stagione su strada è sempre più lunga, cominciamo sempre prima. Io parto da Mallorca e poi vado al UAE Tour, c’è poco spazio per altro. Ma se dovessi restare qui, magari potrei pensare di inserire qualcosa nel contratto».

Il UAE Tour è la corsa di casa del team. Qui Silvia Persico a inizio 2024, durante un’intervista. Accanto, Melissa Moncada, capo del team
Il UAE Tour è la corsa di casa del team. Qui Silvia Persico a inizio 2024, durante un’intervista. Accanto, Melissa Moncada, capo del team

Passaggio a Bilbao

Domani il ritiro si chiuderà e sarà tempo di Natale. Silvia racconta velocemente che ha fatto ferie a Gran Canaria dopo l’europeo gravel. Poi è stata ad Abu Dhabi per il primo ritiro e da lì è tornata a Bilbao, dove vive la sua compagna. I Paesi Baschi le piacciono, ammette ridendo, ma il loro clima proprio no.

«E’ molto bello per andare in bici – si dispera – ma d’inverno è freddo e piove sempre. In realtà piove anche d’estate, visto come è tutto verde? Però almeno d’estate non è così freddo. Per andare in bici è molto meglio che in Italia: si è molto più rispettati. Per cui da qui vado su a Bilbao, mi fermo pochi giorni e poi torno in Italia per fare Natale a casa. E poi ci si prepara per correre.

Il GP della Liberazione 2024 è stata la prima gara in Italia di Bastianelli come collaboratrice del cittì Sangalli
Il GP della Liberazione 2024 è stata la prima gara in Italia di Bastianelli come collaboratrice del cittì Sangalli

Nazionale alla “Bastia”

L’ultima annotazione Silvia la dedica alla nazionale. Il cittì Sangalli dal prossimo anno salirà sull’ammiraglia della Lidl-Trek e nel 2025 delle elezioni federali, ci si chiede chi andrà su e a chi affiderà la nazionale delle donne. Lei non ha dubbi.

«Chi sarà il cittì della nazionale? La Bastia! Io punterei su Marta Bastianelli – dice senza la minima esitazione – e la aspetterei fino a che non sarà in grado di partire, visto che aspetta una bimba. Mi piacerebbe che fosse lei. Ho imparato tanto quando l’ho avuta in squadra. Mi ha dato tanti consigli, ha una buona testa e una buona lettura di gara. La vedrei molto bene. Sapevo da tempo che Sangalli sarebbe andato via, si poteva immaginare, la voce era già nell’aria da un po’ di mesi. Forse voleva stimoli diversi, non so fino in fondo perché abbia fatto questa scelta».

Gasparrini parla da leader e benedice la Longo

14.12.2024
8 min
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BENIDORM (Spagna) – Alla fine di settembre ci aveva raccontato le tre vittorie e il podio degli europei U23. Ora Eleonora Gasparrini si guarda intorno e cerca di dare una dimensione alla squadra che i dirigenti del UAE Team Adq stanno ricostruendo attorno a Elisa Longo Borghini e le leader rimaste. Fra queste, a buon diritto c’è anche lei (in apertura con la madre Simona dopo la vittoria di Francoforte).

Dopo due anni di tentativi, rivoluzioni, alternanze e cambiamenti (alcuni traumatici), la squadra parrebbe aver trovato un equilibrio, che ha indotto anche la “Gaspa” a non accettare altre offerte, credendo nel progetto.

Vacanze finite

Nel gigantesco hotel che accoglie le formazioni emiratine, la hall è un andirivieni di staff, sponsor e atleti. Turisti non ce ne sono, la loro stagione si chiude di solito alla fine di ottobre e chi rimane lo fa pedalando sulle strade dei dintorni. I social l’hanno mostrata sbarazzina e sorridente nelle vacanze al mare e poi a Londra, ma ora che è arrivato il momento di ripartire, è evidente che nel suo sguardo sia scattato l’interruttore. E’ la determinazione di cui dopo un solo anno al suo fianco aveva parlato Marta Bastianelli: l’essere naturalmente decisa a portare avanti la sua carriera, facendo le cose come si devono. E a ben vedere, la traiettoria della piemontese è un continuo crescendo.

«Quest’anno è tutto più grande – dice guardandosi intorno – a un livello superiore. Noto tanti miglioramenti e sono contenta, si respira una bella atmosfera. Come tutte le cose, serve il tempo perché le cose funzionino. Questo è il terzo anno vero e la squadra sta iniziando a capire come muoversi.

«Sono arrivati nomi importanti, quindi secondo me anche questo produrrà un grosso cambiamento. Li vedo come vantaggio anche per me, perché saranno sicuramente un riferimento grandissimo. Credo che un’atleta come la Longo Borghini possa aiutare tanto anche noi più giovani e anche in generale, proprio come squadra, anche a livello tattico si partirà in maniera diversa. Avremo un approccio diverso alla gara quindi credo che sia un aspetto davvero positivo».

Vacanze finite. Prima al mare e poi a Londra con Kevin Colleoni: anche lui in ritiro in Spagna (immagine Instagram)
Vacanze finite. Prima al mare e poi a Londra con Kevin Colleoni: anche lui in ritiro in Spagna (immagine Instagram)

L’arrivo della Longo

L’arrivo di Elisa Longo Borghini può avere due impatti sulla squadra. Quello positivo di chi vede la possibilità di salire di livello oppure quello geloso di chi teme di veder ridotto il suo spazio. Per ora la sensazione è che prevalga la prima opzione, che renderà agevole l’inserimento della campionessa italiana e ne farà il riferimento per le compagne.

«Elisa non la conosco super bene – prosegue Gasparrini – però comunque ho avuto modo di chiacchierarci ed è una bravissima ragazza. Mi sembra una persona semplice, però ha anche tanto carattere e credo che sarà una bella leader per questa squadra. Io nel frattempo sono cresciuta piano piano e sto crescendo ancora. Ogni anno porta qualche consapevolezza in più e anche sul piano fisico noto dei continui progressi.

«Dal 2024 mi porto via tante soddisfazioni in termine di vittorie e di prestazioni. Per esempio il campionato europeo non era la corsa più adatta a me, eppure me la sono giocata. Ho vissuto una bella annata. Ho qualche rammarico per il Giro d’Italia, perché sono stata malata la settimana prima, quindi ci sono arrivata un po’ in down. Per me è stato tutto in salita (quinta nella classifica delle giovani, ma senza acuti, ndr), però per il resto mi sono fatta trovare pronta dove dovevo, quindi sono andata in vacanza con la sensazione di aver fatto il mio dovere».

Longo Borghini e Gasparrini, la stretta di mano sul podio tricolore si estende al futuro gioco di squadra
Longo Borghini e Gasparrini, la stretta di mano sul podio tricolore si estende al futuro gioco di squadra

Palestra e ore

La squadra si è data un nuovo assetto tecnico, in una struttura piramidale complessa, ma ordinata. Così il responsabile della performance è lo spagnolo Alejandro Gonzalez Tablas. La responsabile degli allenatori è Cristina San Emeterio. E gli allenatori sono Paolo Slongo, in funzione centrale, che si dovrà coordinare con Dario Giovine e Luca Zenti. Tuttavia, al netto di tutto questo, ci sono ragazze che proseguono la loro preparazione con allenatori esterni.

«Per quest’anno – spiega Gasparrini – non avrò grossi cambiamenti nella preparazione. Lavoro ancora con il preparatore che avevo già nel 2024, vale a dire Marcello Albasini. Però ovviamente gli anni passano, sono un po’ più matura e ad ogni inizio stagione si può partire da uno step superiore. Quest’anno ad esempio a casa ho curato di più l’aspetto della palestra, che adesso è una parte molto importante.

«Sono anche aumentati i chilometri in allenamento, ma questo già dallo scorso anno quando passai a lavorare con Marcello. Le gare sono sempre più lunghe per cui dalla fine del 2023 ho iniziato a fare molte più ore, cosa che non ero abituata assolutamente a fare. Il risultato è che quest’anno, tra virgolette, ho sofferto meno e probabilmente sarà così anche nel 2025, perché ci sono più abituata. La tendenza a fare sempre più ore è un dato di fatto. Bisogna alzare l’asticella e adattarsi».

Il 28 agosto 2020, Gasparrini vince l’europeo juniores a Plouay: i suoi passi avanti da allora sono stati notevoli
Il 28 agosto 2020, Gasparrini vince l’europeo juniores a Plouay: i suoi passi avanti da allora sono stati notevoli

Altri due anni

Alla UAE Adq c’è arrivata attraverso la Valcar-Travel&Services. Arzeni si era affrettato a prendere la ragazzina che nel 2020 aveva vinto i campionati europei juniores di Plouay e che aveva nelle gambe anche un oro mondiale nell’inseguimento a squadre (2019) due titoli europei ancora nel quartetto e poi nell’omnium (2019). Di lì a poco la torinese avrebbe vinto ancora il quartetto U23 ad Apeldoorn 2021 e Anadia 2022, tanto che il tecnico varesino l’aveva indicata come l’erede in squadra di Elisa Balsamo. Quel gruppo di atlete, che nel frattempo sono diventate grandi, si è sciolto. Le ragazze però continuano a essere amiche e ad andare in vacanza insieme, lo spirito di quella squadra resta un ideale da rincorrere.

«Questo è ovviamente un ambiente completamente diverso – ammette Gasparrini – ma devo dire che fin dal primo ritiro ad Abu Dhabi, si è respirata una bella area tra noi ragazze, anche se non ci conoscevamo tutte. Ho visto una situazione serena e comunque anche di amicizia, che ricorda un po’ la Valcar. Ovviamente a quel tempo eravamo in un altro contesto. Era tutto molto molto più familiare, quindi è difficile da paragonare. Anche solo la quantità di persone che componevano la squadra era meno della metà di adesso.

«L’amicizia rimane? Certamente, infatti mi dispiace sia andata via la “Conso” (Chiara Consonni, passata alla Canyon//Sram, ndr), una persona a cui tengo. Ha fatto le sue scelte, che si possono condividere oppure no, ma forse per la sua crescita ha preso la strada giusta. Magari in un altro ambiente, con altri stimoli, potrà rendere ancora meglio. Anche io ho avuto offerte per andare via. Ho fatto qua già due anni, non sono pochi, ma neanche tanti. Sono giovane e ho ancora tempo per fare le mie scelte. Sto bene, è una squadra in crescita che deve ancora dimostrare tanto. Per questo ho deciso di avere fiducia per altri due anni».

Tour de Suisse 2023, Marta Bastianelli ha indicato Gasparrini come modello di atleta giovane e ben mentalizzata
Tour de Suisse 2023, Marta Bastianelli ha indicato Gasparrini come modello di atleta giovane e ben mentalizzata

Il cittì e la Sanremo

Quel che invece cambierà sarà la conduzione della nazionale. Il cittì Sangalli è passato sull’ammiraglia della Lidl-Trek e sfogliando la margherita dei possibili sostituti e in attesa delle elezioni federali, il nome che ricorre più spesso sulla bocca delle atlete è quello di Marta Bastianelli.

«Anche io avrei fatto il suo nome – ammette Gasparrini – ma quando ho visto la bella notizia che aspetta un bambino, mi sono detta che sarà difficile. E sinceramente non ho idea di quali candidati ci siano. Il commissario tecnico deve essere qualcuno in grado di prendersi le giuste responsabilità. Che non sia di parte, ma oggettivo. Qualcuno che però abbia anche un po’ di umanità. Una persona che sia in grado di interagire con noi atlete. Ad esempio una cosa che apprezzavamo di Paolo era la sua presenza alle gare, che è il modo per prendere meglio le decisioni. Purtroppo non si può accontentare tutti, quindi serve anche carattere. Perciò cominciamo e vediamo come va.

«Non ho ancora un calendario definito, lo faremo in questi giorni. Abbiamo parlato anche della Milano-Sanremo, che potrebbe essere un obiettivo anche per la Longo. Sarei veramente contenta di essere lì da supporto, mi piacerebbe un sacco. Anche perché sono strade su cui sono abbastanza abituata a pedalare. Quando faceva tanto freddo a Torino, mi capitava sin da piccolina di andare giù al mare e pedalare lì. Mi piacerebbe farne parte, insomma…».

Bastianelli, atleta e mamma: la salute dei figli è preziosa

27.10.2024
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Questo articolo è nato a Zurigo, aspettando la partenza delle donne junior. Si parlava di salute dei corridori con il dottor Corsetti, quando Marta Bastianelli ha terminato la telefonata con suo marito Roberto ed è tornata da noi. Avevano appena concordato che la figlia Clarissa, dieci anni compiuti a maggio, facesse la visita di idoneità agonistica e non quella dal pediatra (le due sono insieme in apertura nella foto Instagram). Per il ciclismo e la danza sarebbe bastato, ma i suoi genitori avevano ritenuto di farle sostenere la prova più impegnativa.

Da lì è nato un discorso su questo argomento, che ci eravamo proposti di riaprire, così eccoci qua. L’occasione è propizia anche per farci aggiornare da Marta sulla bimba in arrivo, dopo l’annuncio dato attraverso un video molto commovente su Instagram. La nascita è prevista per marzo, pertanto la romana ha vissuto tutto il 2024 da collaboratrice del cittì Sangalli tenendo per sé il segreto. Solo quando lo ha annunciato, si è capito perché la sera non avesse bevuto nulla con lo staff o le mille sfumature che prendono senso sapendo cosa c’era dietro.

La visita di idoneità permette di conoscere meglio la salute e i mezzi del bambino (foto Varese Sport)
La visita di idoneità permette di conoscere meglio la salute e i mezzi del bambino (foto Varese Sport)
Marta, perché a Clarissa la visita di idoneità dei corridori veri?

Perché secondo me, per chi fa sport deve essere una routine, come ad esempio i controlli di salute che uno fa nella vita. A volte ci si ricorda di farli quando si ha un problema e questa è la cosa più sbagliata, perché la sanità ci insegna che la prevenzione è il primo rimedio. Ed è così anche per i bambini, soprattutto in adolescenza. Gli organi crescono, il cuore cresce come cresce anche la fatica, quindi anche quando faceva nuoto, Clarissa ha sempre fatto l’idoneità agonistica. Forse è una nostra esagerazione, non lo so, ma io credo tantissimo nella prevenzione e che per lei possa essere una scuola importante per il futuro. In alcuni Paesi addirittura la visita non è obbligatoria neppure per i professionisti, perché ricordo lo stupore di alcune ragazze che venivano in squadra con noi ed erano stupite, mentre per noi era la normalità.

Tu l’hai mai trovata un’esagerazione?

No, proprio mai. Soprattutto con tutto quello che sta succedendo negli ultimi anni, con vari problemi e morti misteriose. Forse queste visite di idoneità possono essere un campanello d’allarme, l’indicazione di un problemino che preso in tempo si risolve facilmente. Su questo, sono super d’accordo con la tutela della salute che l’Italia impone ai suoi atleti. Basta pensare a tutti gli esami che facciamo quando andiamo alle Olimpiadi. A volte anche noi ci meravigliamo di quanti siano, però poi ti rendi conto che sono cose che a te rimangono e che altrimenti avresti dovuto farle in forma privata. A volte da una semplice visita di idoneità di un bambino, si possono riscontrare problematiche o addirittura capire che potrà essere un campione perché la prova da sforzo esprime numeri importanti. Insomma, la visita ben fatta dovrebbe essere naturale, ma spesso come tante cose in Italia, non lo è…

Marta Bastianelli ha seguito tutta la stagione della nazionale in appoggio a Sangalli. Qui a Zurigo con Erica Magnaldi
Marta Bastianelli ha seguito tutta la stagione della nazionale in appoggio a Sangalli. Qui a Zurigo con Erica Magnaldi
Quando parlavi con le compagne che nei loro Paesi non sono obbligate alla visita, ti sembrava che avessero la consapevolezza che potesse essergli utile?

Secondo me, essendo cresciute con quella cultura, non si ponevano il problema. Mi ricordo di ragazze straniere che hanno scoperto di avere dei problemi grazie alla visita fatta dai nostri dottori e che avrebbero potuto prevenirli o affrontarli prima che diventassero cose più serie. Forse in questo momento, visto che anche le squadre straniere stanno prendendo l’abitudine di fare l’idoneità internamente a inizio stagione, anche gli atleti meno abituati stanno entrando nell’ottica. Ma ricordo che i primi tempi per loro era veramente strano.

Tu l’hai sempre fatta sin da bambina?

E’ quello che stavo per dire. E’ un’abitudine che mi porto dietro dalla mia famiglia. Quando ero piccola, quindi parliamo di vent’anni fa, la mia squadra negli allievi chiedeva l’idoneità agonistica. Per me è stata sempre alla base di tutto. E anche quando sono diventata professionista, ogni anno facevo l’ecodoppler, anche se è obbligatorio ogni due. Ho sempre avuto la cura e la curiosità di sapere se tutto andasse bene. Nel mezzo ho avuto la prima gravidanza, il fisico cambia. E poi in questo periodo, la vita ci insegna che purtroppo ci sono problemi che nascono da un mese all’altro. E soprattutto chi pratica sport impegnativi, sbaglia a non pensarci. E’ un fatto di cultura. A Clarissa magari non serviva nemmeno, ma credo sia qualcosa che si debba portare dentro e che possa insegnare un domani anche ai suoi figli.

Le visite più approfondite spettano agli atleti olimpici. Qui il marciatore Massimo Stano (foto CONI)
Le visite più approfondite spettano agli atleti olimpici. Qui il marciatore Massimo Stano (foto CONI)
Ti capita mai di parlarne con i genitori dei suoi compagni di squadra?

Io penso che loro conoscano il mio modo di pensare e vedendomi ancora come una sportiva agonista, pensano che sia dovuto a questo. Probabilmente alcuni di loro vanno a fare la visita dal pediatra, però questo secondo me dovrebbe essere un punto fermo fissato dal sistema sanitario. Che indichino degli obblighi che poi nelle famiglie diventino una routine. Tra l’altro fino a 18 anni il certificato agonistico è gratuito, quindi non dovrebbero proprio esserci problemi. Capisco che tanti scelgano un medico piuttosto di un altro per motivi economici, senza capire che accettando di spendere meno, ricevono una visita di livello inferiore. Ripeto: nel pubblico per i minori è gratuito e ci sono società che preferiscono la visita fatta alla ASL, perché sanno che nel privato possono capitare idoneità non sempre affidabili.

Finita la gravidanza, pensi che continuerai a fare tutti gli anni l’idoneità agonistica?

Direi proprio di sì. Magari non vado più in bici, ma mi ero messa a fare un po’ di nuoto e delle camminate. Non siamo tutti uguali, io al primo dolorino vado a farmi controllare, forse perché lo sportivo professionista non può permettersi di essere superficiale e perdere giorni di allenamento e gare per aver sottovalutato un sintomo. La salute è una cosa importante. Perciò continuerò sicuramente a farla, anche se non sarò più un’agonista. Di questo sono sicura.

Wiebes imbattibile, ma Balsamo rialza la testa: argento che vale

14.09.2024
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HASSELT (Belgio) – Nella gara delle donne elite, bruciante vittoria dell’olandese Lorena Wiebes su Elisa Balsamo, con la polacca Daria Pikulik al terzo posto. Da sottolineare la prova magistrale di tutte le azzurre. Elisa Balsamo, Rachele Barbieri, Elena Cecchini, Maria Giulia Confalonieri, Chiara Consonni, Barbara Guarischi, Vittoria Guazzini e Gaia Masetti hanno corso alla perfezione, conquistando con la Balsamo (argento) la quinta medaglia di questi europei.

Eravamo una delle squadre da battere e abbiamo dimostrato di saper gestire questo tipo di pressione. A contenderci il titolo c’erano le solite olandesi con la campionessa uscente Bredewold e la fortissima Wiebes (l’anno scorso seconda). Oggi la vittoria è stata di una bici sulla nostra Elisa. Poi, con l’assenza dell’iridata Kopecky (oro nella crono di mercoledì scorso), di Marianne Vos e Demi Vollering, il pronostico era apertissimo.

Wiebes imbattibile: Balsano è seconda, ma quasi con distacco
Wiebes imbattibile: Balsano è seconda, ma quasi con distacco

Zolder e poi il pavé

La gara si è disputata su 162 chilometri tra Heusden-Zolder e Hasselt. Il percorso comprendeva due circuiti. Il primo, chiamato “Hasselt” (14,5 chilometri), percorso all’inizio (un giro e mezzo) e alla fine (un giro e mezzo) della gara, senza difficoltà particolari. Il secondo, “Limburg”, è stato affrontato a metà gara per due volte. Lungo 33 chilometri, è stato molto insidioso, con due salite classificate. il Kolmontberg (800 m al 4,5 per cento) e lo Zammelenberg (800 m al 4,3 per cento), oltre a due settori di pavé: Manshoven (1.400 m) e Op de Kriezel (1.550 m), entrambi in leggera salita.

Con il successo della Wiebes (il novantesimo in carriera), dalla prima edizione dell’Europeo per le élite, nel 2016, il titolo è andato otto volte su nove a una ciclista olandese. Solo l’italiana Marta Bastianelli, nel 2018, ha interrotto l’egemonia delle “Oranje”.

«Voglio ringraziare le mie compagne di squadra», dice Elisa Balsamo. «Abbiamo corso bene, io ho fatto la miglior volata possibile e va bene così. Anche oggi Lorena (Wiebes, ndr) è stata più forte… e bisogna accettarlo. Noi avevamo scelto la scia di sinistra perché era palesemente la migliore, la più veloce perché in curva. Il piano era questo. Chi tirava si spostava a destra e chi faceva la volata si buttava a sinistra. Abbiamo eseguito tutto alla perfezione, ma purtroppo non è bastato».

Guazzini e Consonni a ruota: la coppia d’oro di Parigi oggi al lavoro per Elisa Balsamo
Guazzini e Consonni a ruota: la coppia d’oro di Parigi oggi al lavoro per Elisa Balsamo

Un CT soddisfatto

Paolo Sangalli ha commentato: «Il secondo posto brucia sempre, ma dobbiamo riconoscere il merito a una ciclista come Lorena Wiebes, che è di un livello stratosferico. Le ragazze sono state bravissime, hanno aspettato il momento giusto per andare davanti. Il treno della Wiebes è saltato, come a Monaco, e loro sono state perfette. E’ mancata solo un po’ di fortuna. È stato un finale convulso e rischioso, con sportellate a destra e sinistra, ma va bene così».

Sangalli ha aggiunto: «E’ molto bello. Dopo le medaglie nella crono con Marco Velo, che oggi mi guidava la macchina, siamo un tutt’uno, ed è davvero bello lavorare con lui. Ieri con le U23, oggi con le élite, e domani proveremo a far risultato con le nostre juniores. Due gare, due medaglie: possiamo essere contenti. L’Italia c’è, il gruppo c’è. Infine, un plauso a tutte le ragazze e al mio staff, che è stato perfetto anche sul percorso».

Sul podio degli europei, Wiebes e dietro Balsamo e Pikulik
Sul podio degli europei, Wiebes e dietro Balsamo e Pikulik

La sofferenza di Marta Bastianelli

In sofferenza davanti al maxi-schermo vicino al podio, Marta Bastianelli, l’unica finora ad aver interrotto l’egemonia delle “Oranje” in questa competizione con il suo successo nel 2018, ha condiviso il suo pensiero.

«E’ un ruolo diverso – dice – vedendo tutto da fuori, vi confido che ora vado più in ansia di quando correvo. In ogni caso, le ragazze hanno fatto un bellissimo lavoro. La volata è stata ottima, ma la Wiebes è superiore in questo momento. La Balsamo non deve recriminarsi nulla, e tutta la squadra è da elogiare, dall’inizio alla fine. Credo che oggi siamo stati gli attori principali di questa corsa. Meritavamo la vittoria, ma complimenti a Lorena. Ci sarà un’altra occasione per riprovarci».

Brave a tutte, domani toccherà alle juniores e ai professionisti, sperando che Jonathan Milan faccia ancora meglio di Elisa.

I nuovi giorni azzurri nel calendario di Marta Bastianelli

26.04.2024
6 min
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ROMA – Rivederla è stata una festa. Quando le ragazze del UAE Team Adq hanno riconosciuto Marta Bastianelli, sono corse ad abbracciarla come si fa con un compagno di tanti chilometri che a un certo punto ha cambiato strada. Gasparrini, che ha diviso con lei la camera cercando di imparare il massimo. Consonni, che ne ha ricevuto consigli sulla vita da velocista. Persico, che si è sentita chiedere più di un paio di volte quando verrà anche per lei il momento di alzare le braccia al cielo. E così la campionessa azzurra, che da quest’anno collabora in nazionale con il cittì Sangalli e a Caracalla era assieme a tutta la famiglia, ha salutato le ex compagne e poi ha vissuto il Gran Premio della Liberazione col piglio di chi comincia a calarsi nella dimensione del tecnico. Ha confabulato a lungo con Augusto Onori delle Fiamme Azzurre, cui ancora appartiene. Ha parlato con altre atlete. E poi ci ha raccontato questo inizio di carriera, con tanto di debutto all’estero con le juniores alla Omloop Van Borsele, Coppa delle Nazioni in Olanda.

Cara Marta Bastianelli, cosa fa la collaboratrice del tecnico della nazionale?

E’ una bellissima esperienza. Vengo da un buon insegnamento di Paolo (il cittì Sangali, ndr), in tanti anni come tecnico e atleta. Adesso sono al suo fianco e mi auguro di potergli dare una utile mano in questo nuovo ciclismo, che sta prendendo sempre più piede anche tra le giovani. In Olanda tutte le prime erano nel giro dei team WorldTour, ben diverso rispetto ai miei tempi e rispetto all’Italia. Il fatto di aver percorso tanti anni di storia del ciclismo mi aiuterà di certo.

Fra un giro e l’altro del Liberazione, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Fra un giro e l’altro, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Sangalli ha detto che quando hai smesso, portarti in azzurro è stata una conseguenza naturale. E’ stato così anche per te?

Da un po’ di tempo, ancora da atleta, c’era la volontà da parte della Federazione di spingermi in questo mondo. In quel periodo però ero ancora atleta, mi piaceva ancora vincere le gare. Poi mi sono chiesta: perché no? Insomma, fare questo salto è sicuramente un valore aggiunto nel mio bagaglio di esperienze, quindi qualcosa di bello. Quando corri oppure indossi la maglia della nazionale, è sempre un grande prestigio e io questo non me lo dimentico.

Com’è avere a che fare con ragazze 17-18 anni?

Bè, sono tornata indietro di parecchio. Sinceramente non sono tempi in cui mi riconosco, perché noi il mondo giovanile l’abbiamo vissuto diversamente. Erano sicuramente anni difficili, loro hanno la strada un po’ più spianata, quindi mi auguro che questo benessere lo possano mettere in pratica nel vincere le corse, che è la cosa più importante.

Parli la loro stessa lingua o in qualche modo si coglie già il gap di età?

Diciamo che ho un po’ di esperienza con mia figlia (ride, Clarissa ha 10 anni ndr), ma è difficile capire se sia utile fare confronti, non sai mai se sia giusto o sbagliato. Però le vedo attente ai consigli, ci ascoltano molto. Sono ragazze ragionevoli.

Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Qual è il consiglio che ti viene più facile dare: quello di esperienza da corridore o quello da tecnico?

Non ho dubbi. Io metto in pratica la mia esperienza da corridore, perché da tecnico devo ancora farla: questa per me è solo una partenza. Però posso dargli un valore aggiunto da atleta, basato su quello che ho vissuto nei miei anni. Credo che per loro possa essere un contributo in più da aggiungere alla loro carriera, soprattutto quella futura.

In Olanda ad esempio avete trovato parecchio vento, sei riuscita a spiegargli come si sta nei ventagli?

Abbiamo fatto una bella spiegazione. Abbiamo detto loro dove mettersi in base a come tira il vento. Sono passaggi che alcune già conoscevano, perché erano già state a questa gara l’anno scorso. Paolo aveva già fatto un bel lavoro, però un consiglio in più fa sempre bene.

Come sei uscita da questa esperienza? Ti ha arricchito?

Sì, molto, anche dal punto di vista umano. Come persona, come mamma. Ho sentito molto questa esperienza da vicino, quindi sicuramente fa bene al cuore, alla mente e soprattutto al lavoro.

Può essere un ruolo azzeccato per il futuro di Marta Bastianelli?

Sì, è un incarico che mi piace molto. Poi non nascondo che mi piace anche lavorare con le elite, perché è un mondo che ho lasciato da poco quindi sono ancora abbastanza fresca di esperienze. Riesco a capire cosa pensano le atlete nelle varie fasi, quindi diciamo che mi piacerebbe allinearmi in tutto il settore, in base a quello che si può fare.

Con le elite sarà difficile passare da amica a tecnico?

Credo che ci sia una linea sottile e una volta che l’atleta lo ha capito, non è difficile. Sono ragazze intelligenti, sanno che adesso non sono più Marta atleta amica, ma sono Marta collaboratore azzurro. Posso sempre dare loro dei consigli, ma rimanendo nel mio ambito. Per me sono ragazze con cui ho corso fino all’altro ieri, quindi ho un rapporto speciale. Però quando si tratta di lavoro, mi piace che ci sia una linea precisa. So bene che magari è meglio parlarci un paio di giorni dopo una corsa, perché ricordo bene che a caldo puoi tirare fuori tante motivazioni diverse per giustificare una prestazione. Non sempre guardarle in faccia dopo l’arrivo ti fa capire bene le cose. Queste sono le consapevolezze che spero di poter portare.

Le seguirai anche in pista?

Faccio anche pista. Ho seguito le ragazze in qualche allenamento e ci tornerò a fine mese. Cerco di fare un po’ qua e un po’ là. A Montichiari ho trovato un ambiente molto familiare, bello, tranquillo. Ci sono ragazze che conosco e, anche i ragazzi. Mi sono trovata molto bene con Marco Villa, con Diego Bragato e con Fabio Masotti, che tra l’altro è un mio collega alle Fiamme Azzurre. Sono veramente felice di questo ruolo.

Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
E Clarissa cosa dice del fatto che hai ricominciato a partire?

E’ abbastanza serena, soprattutto perché rispetto a prima passo più tempo a casa. Lo scorso anno ad oggi avevo già fatto 30 giorni fuori ed eravamo solo ad aprile, quindi è molto più tranquilla. Tra l’altro è felice quando può venire anche lei a vedere le gare, la vive in modo diverso. Non c’è più l’ansia della corsa, quindi mamma che corre. E poi le piacerebbe venire a vedere qualche allenamento in pista perché mi ha detto che vorrebbe fare il tifo. Le ho spiegato che non è come all’Olimpico, però penso che ai bambini faccia bene vivere queste giornate di sport e capire come funziona. Lei l’ha sempre vissuto sin da piccola dall’interno, ma forse adesso ha un briciolo di consapevolezza in più. Ai ragazzi fa bene vedere l’impegno di atleti poco più grandi di loro. Qualsiasi cosa scelgano di fare, lo sport resta una grande scuola di vita.

D’Aniello veste (alla grande) il prossimo Giro Mediterraneo in Rosa

03.04.2024
4 min
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Saranno firmate D’Aniello le maglie ufficiali indossate dalle leader delle diverse classifiche generali in occasione della seconda edizione del Giro Mediterraneo in Rosa. L’evento, organizzato dall’associazione Black Panthers di Francesco Vitiello in collaborazione con il Gruppo Biesse di Salvatore Belardo, è stato recentemente presentato a Napoli. Un evento che può contare sulla prestigiosa presenza sia della campionessa del mondo 2007, e campionessa europea 2018 in linea elite Marta Bastianelli, quanto del commissario tecnico della nazionale femminile su strada Paolo Sangalli.

Il Giro Mediterraneo in Rosa, in programma dal 18 al 23 aprile prossimi (cinque complessivamente le tappe lungo le strade di Campania e Puglia) è ad oggi la seconda gara ciclistica femminile a tappe più importante in Italia.

Paolo D’Aniello con Marta Bastianelli
Paolo D’Aniello con Marta Bastianelli

Quattro maglie, quattro classifiche

Le maglie D’Aniello per il Giro Mediterraneo in Rosa sono complessivamente quattro. Quella Amaranto rappresenterà il simbolo del primato e sarà indossata dalla leader della classifica generale. Il colore amaranto rappresenta il sogno di chi sale in bicicletta, oltre alla speranza che si rinnova, ogni primavera, sulle strade del Giro Mediterraneo in Rosa.

La maglia Bianca sarà invece quella che come tradizione verrà riservata alla Classifica delle Under 23: un riconoscimento e al contempo un auspicio per la miglior giovane in gara.

La leader della classifica a punti verrà riconosciuta con una bellissima maglia blu, andando ad identificare il colore di un fiore che sboccia proprio in primavera, simbolo della tenacia che occorre per essere sempre lì davanti al gruppo ed in ogni singolo sprint.

E come spesso accade, sarà invece il verde a caratterizzate la maglia indossata dalla migliore scalatrice del Giro Mediterraneo in Rosa 2024.

La festa del ciclismo

«Il risultato più evidente di questa edizione 2024 – hanno dichiarato all’unisono gli organizzatori – risiede proprio nella copertura geografica della corsa. Toccheremo due regioni e di fatto idealmente abbracceremo sia il Tirreno che il Mare Adriatico, dando così pieno valore a quella che fu l’intuizione dello scorso anno, quando fu scelto di indicare proprio il Mediterraneo nel nome della nostra manifestazione. Il ciclismo femminile ha fatto registrare negli ultimi anni il maggiore incremento in termini di ascolti televisivi e di appassionati. Prova ne sono i recenti, eccellenti riscontri di share fatti registrare dalle tappe del Giro d’Italia Donne trasmesse della Rai».

Le maglie del Giro Mediterraneo in Rosa sono realizzate da D’Aniello Sportswear
Le maglie del Giro Mediterraneo in Rosa sono realizzate da D’Aniello Sportswear

«Nel Meridione d’Italia – continuano gli organizzatori – la tradizione ciclistica è estremamente radicata. Una passione che porta ogni anno sulle strade delle competizioni ciclistiche che si svolgono nel Mezzogiorno migliaia di sportivi, che partecipano con il loro calore e il loro colore alla festa dell’unico sport in cui per vedere e applaudire i campioni e le campionesse non c’è bisogno di alcun biglietto».

D’Aniello Sportwear

Giro Mediterraneo in Rosa

Bastianelli di nuovo in azzurro, questa volta senza bici…

08.03.2024
4 min
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Ieri Paolo Sangalli era a Diano Marina al Trofeo Ponente in Rosa, dove le ragazze della EF Education-Cannondale, unica squadra WorldTour al via, stanno facendo il bello e il cattivo tempo. Kristen Faulkner, ha vinto la tappa, mentre la maglia di leader la indossa Kim Kadzow, davanti ad altre due compagne. E mentre oggi, giorno della Festa della Donna a Milano sarà presentata la maglia rosa del Giro Women 2024, con il cittì della nazionale parliamo di un gradito ritorno in nazionale: quello di Marta Bastianelli, che proprio al Giro lo scorso anno chiuse la carriera, con un occhio particolare alla categoria delle juniores. Nella foto di apertura, Marta in azzurro ai mondiali di Wollongong 2022 (gli ultimi disputati da atleta), parla con Velo accanto al quale è seduto il cittì Sangalli.

All’attacco ai mondiali di Glasgow, Cecchini riceve ordini dal cittì Sangalli. Le radio ovviamente sono vietate
All’attacco ai mondiali di Glasgow, Cecchini riceve ordini dal cittì Sangalli. Le radio ovviamente sono vietate

Uno sbocco naturale

La notizia era uscita in un trafiletto sulla Gazzetta dello Sport, ma ha una portata ben superiore, per il carisma della romana e quello che rappresenta da anni per il nostro ciclismo. Appesa la bici al chiodo, la vincitrice di un mondiale, un europeo e un Fiandre (tanto per spizzicare qua e là nel palmares), aveva detto di volersene stare un po’ a casa, ma il richiamo dell’azzurro è stato più forte.

«Me lo hanno proposto che ancora correvo – ci ha detto ieri dal treno che, dopo l’arrivo di Giulianova della Tirreno, la portava a Milano – per un ruolo di supporto a Paolo Sangalli, ma non ho voluto pensarci fino a che non ho smesso. Essendo stata atleta fino a ieri, il mondo delle juniores ho potuto seguirlo ben poco, per cui comincio da zero accanto a un grande maestro coma Paolo. Devo ringraziare ancora una volta la disponibilità delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo ho preso i tre livelli da direttore sportivo. E anche se ho sempre detto alle mie compagne che puoi fare tante riunioni, ma quello che succede in gara non si decide il giorno prima, ora mi trovo in un ruolo diverso. Ma lo confermo: la riunione è una bozza. In corsa poi le sfumature sono tante e differenti. L’importante è avere la freddezza per prendere le decisioni giuste».

Alla Festa Fiamme Azzurre, Bastianelli è stata premiata da l presidente del Coni Malagò (foto Claudio Peri)
Alla Festa Fiamme Azzurre, Bastianelli è stata premiata da l presidente del Coni Malagò (foto Claudio Peri)

Il mondo juniores

Sangalli sa esattamente cosa potrà darle Marta e parla del suo ruolo come se fosse la cosa più naturale del mondo, la prosecuzione di un cammino che non poteva che sfociare in un ruolo tecnico, sia pure alle primissime armi.

«Marta Bastianelli – dice –  è una risorsa importante per la Federazione. Le sue competenze ci daranno sicuramente una mano. Considerando il fatto che non ho più con me Rossella Callovi, che ha cambiato lavoro e vita, Marta comincerà dalle juniores. La forza del settore femminile è che le seguo da quando sono allieve, per cui quando te le ritrovi da elite ne conosci perfettamente pregi e difetti. Il suo coinvolgimento sarà per forza graduale e probabilmente si estenderà anche alla pista». 

Rossella Callovi ha collaborato fino allo scorso anno con Sangalli. Qui in Argentina con le U23
Rossella Callovi ha collaborato fino allo scorso anno con Sangalli. Qui in Argentina con le U23

Due occhi in più

In qualche modo, inizia a ripetersi quello che nei professionisti è la regola e che si sta attuando da qualche anno anche nel ciclismo femminile. L’atleta di esperienza che smette diventa una risorsa come tecnico. E’ successo con Giorgia Bronzini e Anna Van der Breggen, per citare le ultime due, potrebbe ripetersi con Bastianelli.

«Naturalmente anche lei – spiega Sangalli – deve fare le sue esperienze. Sapete, in bici è una cosa e fare il tecnico è un’altra. Servono solo tempo, pazienza e possibilità di fare esperienza. A fine aprile andremo a fare una gara in Olanda. Deve conoscere le squadre e i tecnici. Lei conosce alla perfezione la realtà delle élite, ma il mondo junior è un’altra cosa. Per cui inizieremo piano, senza stress e con l’appoggio del Centro Sportivo delle Fiamme Azzurre, al pari di Masotti, per fare un esempio. Ma non nascondo che il suo sia un arrivo naturale e certamente importante. Per noi che corriamo senza le radio, cosa assurda ormai anche solo da dire, due occhi in più non guasteranno di certo».