Perché continuare a chiamarli Grandi Giri se durano appena otto giorni? E’ l’osso che abbiamo iniziato a mordere subito dopo la presentazione del Giro d’Italia Women a Roma. Se il Giro, il Tour e la Vuelta degli uomini sono un mondo a parte per le loro tre settimane, perché le corrispondenti gare delle donne (in apertura il podio del Tour 2024 con Niewiadoma, Vollering e Rooijakkers) hanno soltanto due tappe più delle restanti gare a tappe del calendario WorldTour?
«Sfondate una porta aperta – ha commentato quella sera Elisa Longo Borghini – due settimane dobbiamo raggiungerle. Romperò le scatole a Giusy (Virelli, direttrice del Giro d’Italia Women, ndr) fino a farle venire l’esaurimento.
Abbiamo così pensato di dare un seguito all’affermazione di Elisa e a questa nostra sensazione, iniziando da chi è appena scesa di bici e ha frequentato le nostre atlete di vertice nel suo ruolo di collaboratore tecnico della nazionale: Marta Bastianelli.
Tre settimane sarebbero troppe, due sarebbero giuste?
Io direi che intanto si potrebbero fare 10 tappe, per iniziare l’avvicinamento alle due settimane. Ovviamente se parlate con una leader come la Longo o come potrebbe essere la Vollering, dicono di passare subito a due settimane, perché sono abituate anche a carichi importanti di lavoro, e probabilmente io avrei detto la stessa cosa, visto che andavo bene sempre negli ultimi giorni.
Quindi è un’ipotesi plausibile?
Facendo una panoramica generale, dico che si potrebbe cominciare passando a 10-12 giorni, per poi arrivare a due settimane. Potrebbe essere una buona soluzione. Si avrebbe più tempo di spalmare meglio le difficoltà, si potrebbe fare qualche tappa un po’ più semplice, magari tutta di pianura. Invece così le difficoltà sono concentrate e si nota nell’impegno quotidiano. E si capisce anche. Senza contare che in otto giorni non si può fare il Giro di tutta l’Italia ed è un peccato che la corsa sia concentrata in poche regioni, ma come fai?
A meno di non fare trasferimenti esagerati, è inevitabile.
Abbiamo fatto anche quelli, come quando partimmo dalla Sardegna, ma è impegnativo. Così come basta che vada via una fuga che prende tanto terreno e avere pochi giorni davanti rende difficile recuperare. Quindi secondo me non è una brutta idea allungare la durata.
Però in modo graduale, giusto?
Serve un avvicinamento progressivo. Se passi di colpo a due settimane, rischi che tante squadre che magari sono piene di giovani non vengano neppure, perché non troverebbero giusto sottoporre le loro ragazze a quel tipo di carico.
Secondo te è più un problema di preparazione o più un fatto mentale?
Secondo me è mentale. Se ci pensate, quando sei a casa, le fai due settimane filate di allenamenti duri, il fisico è abituato. No, secondo me è una questione mentale. Come quando ci fu una reazione forte per l’arrivo sul Tourmalet. Qual è il problema: nel Tour Donne di tanti anni fa, era all’ordine del giorno. O come nel 2024 quando al Giro d’Italia si è fatto il doppio Block Haus. Ma cosa doveva succedere? Mi sembra che l’abbiano fatto tutti, non è successo niente, è stato semplicemente impegnativo. E anzi, la Kopecky che è una donna da classiche, per poco non se ne serviva per vincere il Giro. Secondo me è mentale. Ed è ovvio che, sapendolo prima, l’atleta ha più tempo di prepararsi al superiore impegno fisico dei Grandi Giri.
Il primo Tour vinto da Fabiana Luperini nel 1995 aveva 13 tappe e oggi il livello della preparazione è infinitamente superiore.
Secondo me bisogna mettersi anche nei panni degli organizzatori di questi Giri. Provo a immaginare cosa possano avere in testa quelli del Giro d’Italia e del Tour. Alle loro corse partecipano anche delle squadre che non sono agli stessi livelli di una Lid-Trek, di una UAE Adq o di un SD Works. Ci sono squadre che partecipano al Giro d’Italia solo con ragazze giovani, che in alcuni casi lavorano e nel resto del tempo si dedicano al ciclismo. Tenere la corsa sugli 8 giorni impedisce che ci siano differenze troppo marcate.
Come succede negli uomini, con tre sole squadre affiancate alle WorldTour.
Infatti le squadre WorldTour bene o male hanno tutto lo stesso livello, per le continental è diverso. Prendiamo ad esempio una piccola squadra italiana. Se proponessi subito il raddoppio delle tappe, finirebbero per non arrivare sino in fondo. E poi andrebbe risistemato il calendario.
Di certo i 13 giorni di quest’anno fra Giro e Tour dovrebbero essere aumentati.
Se continuano a tenere i Grandi Giri così ravvicinati, costringi le atlete a scegliere il Giro oppure il Tour. Però è un cambiamento che credo si possa fare avendo il giusto tempo. Prima i Grandi Giri esistevano anche per le donne, non c’è niente di strano.
Dicevi che tu da corridore avresti votato a favore?
Se parlaste con i miei direttori sportivi, direbbero che Marta andava bene dal penultimo giorno in poi. Negli ultimi giorni andavo meglio che nei primi, quindi avrei detto di sì per questo motivo, ma chiaramente avrei messo a punto una preparazione tale da poter reggere una settimana in più.
Cosa ti pare del Giro d’Italia Women 2025?
Un bel Giro, mi viene da pensare che sia molto più aperto rispetto allo scorso anno. Ci sono buone possibilità per tutte le tipologie di atlete. E poi non sarà chiuso fino all’ultima tappa. La penultima, quella di Monte Nerone, è impegnativa, perché un arrivo in salita di 15 chilometri lascerà il segno. Però anche l’ultima tappa sul circuito del mondiale del 2020 non passerà inosservata. Sarà un bel Giro anche quest’anno.