Persico a cuore aperto, per mettere il sigillo al 2024

18.10.2024
6 min
Salva

Con l’argento conquistato domenica ad Asiago agli europei gravel, Silvia Persico ha potuto mettere da parte la sua stagione 2024 riuscendo finalmente a trovare un accenno di sorriso. Neanche il tempo di rimettere la maglia azzurra in valigia che la ciclista di Alzano Lombardo si è messa alle spalle tutto e già alla sera era partita per le vacanze, destinazione Isole Canarie.

Davanti al fantastico tramonto delle isole iberiche, la portacolori dell’Uae Team Adq ha accettato di ripercorrere i temi di un’annata che sicuramente non è stata come se l’aspettava, almeno non all’altezza di quelle precedenti. Con l’aggravante che era una stagione particolare: quella olimpica.

Una stagione stressante e senza i risultati che voleva. La Persico guarda già al 2025
Una stagione stressante e senza i risultati che voleva. La Persico guarda già al 2025

«Almeno ho potuto chiudere ritrovando quei risultati che mi sono consoni, prima la piazza d’onore alla Tre Valli Varesine, poi l’argento continentale nel gravel. Sono piccole cose, ma che mi danno molta fiducia per la prossima stagione».

La forma, anche se tardi è arrivata. Avevi preparato la gara continentale?

Non nello specifico, ma nella seconda parte di stagione avevo lavorato molto per i mondiali, poi non essere convocata mi aveva un po’ spiazzato i programmi. Sono stata una settimana senza bici, ma poi avevo ancora voglia di dimostrare qualcosa e sono arrivati questi risultati. Forse l’europeo è andato bene perché correvo senza assilli, per divertimento.

Al Tour la lombarda è sempre rimasta lontana dai vertici, limitandosi a compiti di gregariato
Al Tour la lombarda è sempre rimasta lontana dai vertici, limitandosi a compiti di gregariato
Aver mancato l’appuntamento mondiale è stata l’amarezza estrema di questa annata così diversa dalle tue aspettative?

Sicuramente. Nelle ultime due edizioni ero andata una volta sul podio e l’altra vicina alla top 10, avevo lavorato duramente per raggiungere la miglior condizione per la gara di Zurigo e penso che avrei potuto essere utile. Poi il compito delle scelte spettava a Sangalli, mi aveva detto di tenermi pronta anche per il Team Relay ma se ha valutato di lasciarmi a casa non posso biasimarlo, avrà avuto le sue ragioni valutando l’andamento della stagione nel suo complesso.

E’ innegabile che le premesse a inizio anno erano ben diverse, considerando il tuo valore…

Io posso dire di aver sempre dato il massimo, di essermi impegnata come sempre senza mai risparmiarmi. L’inizio era stato anche abbastanza buono, a Mallorca con un 5° posto nella prima uscita, poi è emerso un problema a un ginocchio e da lì è stata una sequela di ostacoli fisici. Dal punto di vista della condizione di salute è stato sempre un su e giù che mi ha sconcertato, ma se guardo ai wattaggi toccati quest’anno, sono superiori a quelli del passato.

Le Olimpiadi dell’azzurra si sono chiuse con un 55° posto non all’altezza delle aspettative su quel percorso
Le Olimpiadi dell’azzurra si sono chiuse con un 55° posto non all’altezza delle aspettative su quel percorso
E allora come ti spieghi questa carenza di risultati?

Quando la salute non ti sostiene appieno, è difficile competere in un ciclismo femminile dove anno dopo anno il livello generale cresce. Se guardiamo a com’è stata questa stagione, è evidente che si è andati generalmente più forte anche del 2023. Ma io sono passata dal problema al ginocchio al Covid preso a giugno e dal quale riprendersi non è stato facile. Avevo lavorato tanto per le Olimpiadi e stavo anche bene, ma il giorno di gara no, non ero io. Poi mi ero ripresa, ma non è bastato per meritarmi la maglia azzurra.

Hai sentito maggiore pressione su di te, proprio per il fatto che questa era un’annata particolare, quella olimpica?

Sì, indubbiamente, ma non solo dall’esterno. Ero io stessa che mi mettevo pressione, che tenevo particolarmente agli eventi di quest’anno e non volevo farmi trovare impreparata. Ho fatto tanta altura in questa stagione proprio perché tanti erano gli eventi importanti. Poi, vedendo che le cose non andavano come volevo, che fisicamente non stavo bene, è chiaro che è intervenuto anche un po’ di scoramento. Stagioni del genere possono esserci nell’arco di una carriera, peccato che sia stata nell’anno più importante.

A Parigi, Silvia non stava bene e non ha potuto dare l’apporto al team che ci si aspettava
A Parigi, Silvia non stava bene e non ha potuto dare l’apporto al team che ci si aspettava
Molti hanno imputato questo tuo calo alla mancanza del ciclocross…

Lo so e mi aspettavo che alla fine saremmo arrivati a parlare di questo… Io volevo un inverno più tranquillo, avevo bisogno di staccare dopo anni praticamente senza interruzioni, perché abbinare ciclocross e strada con i calendari che hanno è sempre più difficile. La preparazione invernale era stata ottima, quella che volevamo, considerando anche il fatto che nel frattempo avevo cambiato preparatore. Volevo concentrami sulla strada, chiaramente quando abbiamo iniziato mi sono accorta che mancavo un po’ di quell’intensità che ti arriva dall’attività invernale.

Pensi di ovviare alla cosa inserendo qualche gara in quest’inverno, anche senza seguire tutta la stagione?

Stiamo valutando, qualche gara nella seconda parte della stagione vorrei anche farla, anche se bisogna mettere a punto almeno due bici e tanto materiale tecnico sui quali dover fare dei test di adattamento. Nelle prossime settimane faremo una valutazione con il team e capiremo se ci sono delle possibilità, sempre nell’ottica però dell’attività su strada.

Un bronzo mondiale e due titoli italiani nel ciclocross. Il proposito è quello di tornarci
Un bronzo mondiale e due titoli italiani nel ciclocross. Il proposito è quello di tornarci
Parlavi della Uae: la sensazione è che man mano tu abbia trovato sempre meno spazi per emergere, che tu sia stata utilizzata sia al Giro che al Tour come supporto, che quasi ti abbiano tarpato le ali…

Non è proprio così. La squadra mi ha sempre dato fiducia, ma poi i problemi fisici hanno cambiato le carte in tavola. Al Giro partivo con delle responsabilità, ma il Covid aveva limitato di molto le mie possibilità. Questo ha un po’ spinto i tecnici a puntare su altre, così anche al Tour non ero capitana e anche nella seconda parte dell’anno ho dovuto anche un po’ recuperare energie correndo quindi meno. Certe scelte vanno fatte nell’interesse del team e io quest’anno non sempre sono stata al top per via dei già citati problemi fisici e di salute.

Ora sei in vacanza, con che spirito sei pronta a ripartire?

Ho tanta voglia di rifarmi, di riguadagnarmi la fiducia non solo del team o degli altri, ma la mia. Valuteremo bene il calendario: nel 2024 ho fatto 42 giorni di gara che non sono neanche tanti, ma alcuni appuntamenti avrei forse dovuto saltarli. Non è stato possibile perché nel ciclismo attuale a un calendario straricco corrispondono organici ancora ristretti e quindi bisogna rispondere presente a ogni chiamata. Io comunque sono convinta di una cosa: se sto bene sono ancora quella degli anni scorsi. Domenica l’ho dimostrato.