Uno stop a Palermo e Caruso si lancia sul Giro

11.12.2022
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Qualcosa che è parso un voto da mantenere, poi Damiano Caruso ha chiuso la prima valigia della nuova stagione ed è volato in Spagna con la squadra. In quei 271 chilometri da Ragusa a Palermo, fino al Santuario di Santa Rosalia, Damiano avrà avuto anche il modo di pensare alle sfide che lo attendono e che venerdì ha raccontato alla stampa, rispondendo alle domande attraverso l’occhio di una telecamera. E annunciando, come aveva fatto in confidenza alla fine di ottobre, la sua partecipazione al Giro d’Italia.

«Il mio programma per il prossimo anno – ha spiegato – bene o male rimane lo stesso. Nella prima parte farò la Valenciana, proseguirò con la Ruta del Sol, passando per la Tirreno Adriatico fino alla Milano-Sanremo. Poi nel mese di aprile, dopo un training camp in montagna, farò di nuovo il Giro di Romandia e poi penso quasi sicuramente di partecipare al Giro d’Italia».

Per fare cosa?

Gli obiettivi sicuramente sono sempre gli stessi. Intanto quello di ben figurare, chiaramente. Ci presenteremo con una squadra molto attrezzata per far bene, sia nelle tappe che nella classifica generale. Personalmente il mio obiettivo è quello di tornare a vincere una tappa e poi vedere strada facendo come sarà la condizione. Supporterò gli eventuali leader della squadra (anche se Landa andrà al Tour, ndr) oppure magari provare a fare la classifica generale in prima persona. In questo momento è un po’ prematuro dirlo. Vedremo come starò nelle settimane prima, a che punto sarò con la preparazione o come mi sentirò. L’unica cosa che voglio fare è preparare questi obiettivi con il massimo impegno e la dedizione che ci ho sempre messo.

L’idea del Giro dà morale?

Tornare al Giro significa tanto, perché lì ho vissuto le migliori esperienze della mia carriera. Non vedo l’ora di riassaporare il calore della gente sulla strada, che è stata veramente avvolgente. Mi piacerebbe regalarle magari qualche emozione, come sono riuscito a fare nel 2021.

Perché non lo hai fatto lo scorso anno, visto che arrivavi dal secondo posto del 2021?

Mi sarebbe piaciuto esserci, però chiaramente non sempre si può fare quello che ci piace, specialmente quando si è in grandi team come questo. Si devono anche assecondare le esigenze della squadra e poi tutti sappiamo come com’è andata.

Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Il Tour non è andato esattamente bene…

Ho avuto problemi all’inizio. Tutti lo sanno e questo mi ha deconcentrato (il riferimento è alle perquisizioni che ancora una volta hanno interessato il Team Bahrain Victorious, ndr). Durante la corsa non sono stato mai bene e alla fine della seconda settimana ho avuto un tampone positivo. Quella è stata la fine della mia stagione. Mi sono fermato per due settimane dopo il Tour e poi è stato duro trovare un altro picco di condizione.

Nel 2022 hai vinto il Giro di Sicilia: che effetto ti ha fatto?

L’ho vissuto intensamente perché non avevo avuto molte occasioni di correre in Sicilia. Anche se il Giro d’Italia c’è passato diverse volte, io non ero mai riuscito a far coincidere le due cose, quindi l’ho visto come una grande possibilità di farmi vedere dai tifosi di casa. Insomma, Damiano in azione dal vivo. E’ stato un obiettivo che ho preparato con estrema dedizione e con tanta voglia di ben figurare. Sono andato due settimane in montagna da solo per prepararmi, per isolarmi, per cercare di fare tutto al meglio. E mi sono allenato sulle stesse strade che poi avrei affrontato in corsa.

Come è stato?

Non nascondo che vincere lì, davanti ai miei tifosi e alla mia famiglia (c’erano i miei figli) ha avuto tanto valore. Paradossalmente può sembrare anche un po’ banale, ma mi ha gratificato, così come vincere al Giro d’Italia

La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
Al Giro verrà Evenepoel: corsa chiusa?

E’ uno dei migliori al mondo e adesso penso che sarà anche più forte. Avrà più fiducia, è più forte di testa. Penso che al momento sia il favorito per il Giro, ma se guardiamo l’Evenepoel di quest’anno, secondo me gli si addice qualsiasi tipo di percorso. Poi ci saranno tanti altri corridori, si parla di altri campioni che saranno al Giro. E’ vero, c’è tanta crono, ma nell’ultima settimana poi c’è anche tanta salita.

Una corsa per cronoman?

E’ un Giro d’Italia con tantissimi metri di dislivello. Sappiamo tutti benissimo che ci sono tante incognite come il meteo, che può variare in maniera drastica nell’arco delle tre settimane. Quindi non diamo troppo per scontato che vinca il più quotato. E questa secondo me è proprio la bellezza del Giro, perché lascia la gara aperta fino all’ultima settimana. Gli scalatori puri faranno magari un po’ più fatica, perché chiaramente ci sono tre cronometro, però una mi sembra che sia una cronoscalata. Quindi alla fine sarà tutto più bilanciato.

Quale sarà il tuo ruolo?

Sinceramente non sento la pressione, perché non reputo mio il ruolo di favorito. Non mi posso paragonare a Nibali, perché Nibali da campione ha scritto delle pagine importanti di questo. Io sono stato bravo a sfruttare al massimo le mie capacità in determinate circostanze. Non ho mai creduto di essere il suo erede, anche per l’età che ormai ho. Il problema è che adesso in Italia non abbiamo il nuovo Nibali, ma credo che si debba avere solo un po’ di pazienza e prima o poi lo avremo di nuovo anche noi.

Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un altro ciclista vittima della strada…

Personalmente non conoscevo tanto Rebellin. Chiaramente l’ho sempre visto come un atleta di riferimento, un uomo con tantissime esperienza. Quello che sicuramente gli invidiavo era la sua passione per questo sport, perché ne faceva una ragione di vita. L’effetto che mi ha fatto la sua morte penso sia quello che ha fatto a tutti. Sapere che ancora una volta un ciclista possa perdere la vita in questo modo, fa davvero male. E non nascondo che mi mette anche un po’ di paura, perché sai che può succedere a chiunque. Stare sulle strade comincia a essere veramente pericoloso.