Molti ricorderanno quando, alla vigilia del Tour de France del 2023, Trek presentò un innovativo sistema di verniciatura chiamato Project One. Al cliente finale veniva data la possibilità di scegliere tra una infinita varietà di colorazioni differenti rispetto a quelle presenti fino ad allora a catalogo. Diventava così possibile realizzare una bici dalla livrea unica, totalmente personalizzata. A fare simbolicamente da testimonial al progetto la prima maglia rosa del Giro d’Italia 2025, scattato pochi giorni fa dall’Albania, il danese Mads Pedersen. La Trek Madone dell’ex campione del mondo venne infatti realizzata attraverso uno schema di verniciatura chiamato “Chroma Ultra-Iridescent”.
Queste sono le otto nuove colorazioni con le quali Trek ha arricchito al serie Project One ChromaQueste sono le otto nuove colorazioni con le quali Trek ha arricchito al serie Project One Chroma
Otto nuovi colori
In occasione della partenza del Giro d’Italia 2025, Trek ha deciso di arricchire la serie Project One CHROMA con otto nuovi colori, che l’azienda di Waterloo ha definito “entusiasmanti”. Ecco i loro nomi: Mirror, Gold, Ivy, Pink, Root Beer, Ruby, Sapphire e Violet. Un tempo proposta solo ai ciclisti professionisti dell’attuale team Lidl-Trek, CHROMA è diventata rapidamente una delle verniciature più richieste nel programma di personalizzazione Project One.
I dettagli mostrano la particolarità della verniciatura e la cura nel processo di cromatura, rinnovato rispetto al passatoI dettagli mostrano la particolarità della verniciatura e la cura nel processo di cromatura, rinnovato rispetto al passato
Omaggio al passato
CHROMA rende omaggio alle colorazioni metalliche presenti sui telai delle biciclette degli anni ottanta e novanta. A differenza del processo di cromatura utilizzato decenni fa, gli artisti di Project One hanno impiegato quasi cinque anni per personalizzare questa tecnica davvero complessa. Non solo volevano ottenere questa finitura utilizzando un processo molto più pulito rispetto alle biciclette cromate del passato, ma avevano anche necessità di trovare un modo per far aderire il look brillante alla fibra di carbonio. l team Project One ha dovuto infatti affrontare la sfida legata alla creazione di una finitura cromata in grado di aderire alla fibra di carbonio e sviluppata con processi molto più puliti rispetto a quelli delle bici cromate del passato, che spesso richiedevano il ricorso a materiali tossici.
Dopo anni di tentativi ed errori, CHROMA ha finalmente fatto il suo debutto al Tour de France, finendo subito sotto i riflettori dei media di settore e attirando l’attenzione degli appassionati del brand americano sparsi in tutto il mondo. Con l’aggiunta di otto nuovissimi colori alla famiglia CHROMA, i clienti hanno ora più opzioni tra le quali poter scegliere. Le nuove colorazioni sono attualmente disponibili in esclusiva sulla Madone SLR Gen.8 tramite Project One. Gli appassionati italiani di Trek possono ora personalizzare la bicicletta dei loro sogni presso i rivenditori del brand americano dislocati su tutto il territorio nazionale.
VALONA (Albania) – Puoi studiare tutte le altimetrie che vuoi, ma quando poi devi portarci sopra il tuo peso e la tua fatica, non sempre i piani ben congegnati riescono alla perfezione, come invece è andata oggi alla Lidl-Trek. Ma se la prima tappa di questo Giro d’Italia era stata un’esecuzione persino elementare, vincere la terza e riprendere la maglia rosa con Pedersen è costato una fatica molto meno banale. Ammesso che la fatica lo sia mai.
«E’ stato un giorno molto duro sulla bici – ha detto il danese che dopo l’arrivo è parso commosso – ma per come hanno corso oggi i miei compagni, mi sono sentito obbligato a dare tutto me stesso per vincere la tappa e riprendere la maglia rosa. Ora voglio godermela per più tappe possibili, cercando semmai di vincerne altre».
Lanciato da Vacek, Pedersen ha vinto anche la terza tappa del Giro d’Italia e ripreso la maglia rosaLanciato da Vacek, Pedersen ha vinto anche la terza tappa del Giro d’Italia e ripreso la maglia rosa
La forma della vita?
Si conclude a Valona la tre giorni albanese del Giro. Era iniziata in salita, con quel contratto che non si firmava e il ritardo di una presentazione annunciata e poi cancellata. Siamo volati quaggiù con qualche riserva e qualche pregiudizio di troppo, invece abbiamo trovato un Paese che certamente ha tanta strada da fare, ma che vuole fortemente farla. E quando ieri dopo il lavoro ci siamo ritrovati a camminare nel cuore di Tirana per andare a riprendere l’auto parcheggiata a un chilometro dal Quartier Tappa, ci siamo sorpresi per le tante bici, le famiglie e i bambini nei viali del centro. Mentre oggi, su strade meno frequentate, a colpire è stata la natura selvaggia di un posto che meriterebbe di essere scoperto più a fondo. Basti pensare che per tracciare i sentieri sulle montagne alle spalle di Tirana sono stai chiamati gli uomini del CAI e hanno raccontato solo meraviglie.
«Le prime tre tappe del Giro in Albania – ha sottolineato Pedersen – erano perfette per me. E’ stato più facile mostrare quello che so fare. Vi sento dire che sono nella forma della vita, semplicemente penso di essere in una buona condizione, che siamo riusciti a mantenere dalle Classiche fino ad ora. Oggi avevo qualche dubbio, ma siamo riusciti a correre come volevamo. Vacek è stato straordinario, questo ragazzo ha un grande futuro. Farò tutto il possibile perché riesca a vincere una tappa. E’ una macchina, ha lavorato tantissimo per me durante le Classiche. Sono orgoglioso di avere un corridore così al mio fianco».
Roglic e la Red Bull hanno difeso la maglia rosa, tenendola fuga nel mirinoL’Albania della costa è un continuo dentro e fuori con scorci meravigliosiL’Albania delle montagne invece è verde di pascoli e ricca di greggi (che a volte si infilano nella corsa)Roglic e la Red Bull hanno difeso la maglia rosa, tenendola fuga nel mirinoL’Albania della costa è un continuo dentro e fuori con scorci meravigliosiL’Albania delle montagne invece è verde di pascoli e ricca di greggi (che a volte si infilano nella corsa)
Il piano di Guercilena
Primoz Roglic ha onorato la maglia rosa. La Red Bull-Bora ha tirato per non lasciar andare la fuga oltre il limite di guardia e offerto un lancio molto gradito alla Lidl-Trek. Per più di metà tappa il team americano ha vivacchiato sulle spalle di Jacopo Mosca che li ha portati tutti a spasso fino alle ultime due salite. A quel punto, mentre davanti si notavano incoraggianti lampi di azzurro con Germani e Tonelli nella prima fuga, poi Fortunato e Garofoli nel contrattacco, la squadra di Luca Guercilena ha inserito il pilota automatico e gestito la salita di Oafa E Llogarase al ritmo migliore per Pedersen. E il danese, che è campione nella testa prima che nelle gambe, ha ceduto soltanto quando davanti hanno mostrato i muscoli Pidcock e pochi altri. Azioni di assaggio e nulla più, perché una salita così lunga e impegnativa a 40 chilometri dal traguardo non autorizza a dire che ci si potesse aspettare di più.
«Avevamo puntato sia la prima sia la terza tappa – racconta Luca Guercilena – ma in questa credevamo un po’ meno, perché la salita era veramente dura. I ragazzi però stanno andando forte e la squadra è molto coesa e questo vuol dire che stiamo lavorando bene. Con Ciccone, che oggi è stato ancora esemplare, continueremo a vivere questo Giro alla giornata e dopo la crono di Pisa faremo un primo punto».
Il solito immenso lavoro di Jacopo Mosco nella prima parte di tappa ha tenuto la Lidl-Trek al copertoIl solito immenso lavoro di Jacopo Mosco nella prima parte di tappa ha tenuto la Lidl-Trek al coperto
La calma di Ciccone
Il diretto interessato dopo l’arrivo ha ricevuto l’abbraccio della maglia rosa (foto di apertura), poi ha ripreso fiato, ha bevuto e reintegrato i primi zuccheri e poi ha parlato con la solidità che lo contraddistingue da qualche tempo a questa parte. Merito, come dice Guercilena, di sua moglie, ma anche della maturazione atletica e del vivere le corse senza apparente pressione.
«Oggi il piano prevedeva quello che poi abbiamo fatto – ha detto – ma non è stato facile, perché non era una tappa semplice da gestire. Abbiamo fatto un altro grande lavoro, ma sapevamo che Mads avrebbe potuto reggere quella salita. Quando sta bene, in certe tappe si diverte. Ieri non mi è parso tanto dispiaciuto per aver perso la maglia, quanto piuttosto molto motivato a riprendersela».
Il simbolo del primato è stato consegnato a Pedersen da Enrico Della Casa, presidente della UECIl simbolo del primato è stato consegnato a Pedersen da Enrico Della Casa, presidente della UEC
Il nuovo ciclismo
Mentre la carovana sta per prendere la via dell’Italia e domani vivrà il primo riposo in Puglia, un’osservazione meritano le volate parallele di Marcellusi e Fiorelli, entrambi corridori del VF Group-Bardiani, finiti all’ottavo e nono posto (anche se il primo è stato poi retrocesso dall’ottava alla 85ª posizione e all’ottavo posto si è ritrovato il compagno). In altri tempi avremmo gridato all’errore e sostenuto che, se si fossero aiutati, avrebbero portato a casa qualcosa di meglio. Oggi probabilmente non è più così e lo diciamo dopo averne parlato a lungo alla partenza di Durazzo con Roberto Damiani.
Il tecnico della Cofidis ha dovuto ammettere che la necessità di fare puntie curare il ranking sta portando anche i direttori sportivi più vincenti, quelli che avrebbero ragionato come nella nostra premessa, a tapparsi il naso e chiedere ai corridori di fare la volata tutti insieme per fare più punti possibile. Al di là della retrocessione di Marcellusi, portare a casa due piazzamenti nei primi 10, essendo consapevoli di non poter vincere, sarebbe stato per la VF Group un bottino interessante.
Il Tour of Guangxi è stato l'ultima corsa di Baroncini con la Lidl-Trek. Lo attende la UAE Emirates. L'obiettivo è ritrovare stimoli e fiducia in se stesso
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TIRANA (Albania) – Il solo giorno in cui Primoz Roglic vestì la maglia rosa in corsa fu il 28 maggio del 2023, all’indomani della straordinaria cronoscalata del Monte Lussari, in una delle cornici più belle degli ultimi Giri d’Italia. La vestì nella tappa di Roma e oggi, a distanza di due anni, l’ha riconquistata.
«Ma quella fu una specie di grande festa – sorride – ora è un po’ diverso. Questa, voglio dire, me la godrò e basta. Se vogliono prenderla, va bene. Ma io me la godrò giorno dopo giorno, perché non si sa mai quando sarà l’ultima. E’ come con le vittorie o cose del genere. Quindì sì, voglio proprio godermela».
Il leader della Red Bull-Bora è sereno e sorridente. E non è solo per la conquista del primato, ma per una condizione mentale lontanissima dallo stress con cui viveva le corse prima dell’incidente del 2022. E così nel raccontare la giornata, sembra divertito e insieme contrariato per la conquista. Voleva fare bene la crono e questo avrebbe significato conquistare la maglia rosa, ma al contempo ne avrebbe fatto a meno. C’è un divertente controsenso nel suo raccontarsi e questo lo rende ancora più scompigliato e simpatico.
Affini ha avuto a lungo il miglior tempo e ha concluso 4° a 6″ da TarlingJay Vine si conferma grande cronoman, nonostante la caduta di ieri. Chiude 3° a 3″Affini ha avuto a lungo il miglior tempo e ha concluso 4° a 6″ da TarlingJay Vine si conferma grande cronoman, nonostante la caduta di ieri. Chiude 3° a 3″
E’ tornata la maglia rosa.
Sono felice, decisamente. Non lo si pianifica mai davvero. Sogni di averla o di lottare per ottenerla, di averla a casa tua. Quindi sì, sono contento del risultato di oggi e ovviamente della maglia. Però sono venuto per averla a Roma, quindi il cammino è ancora lunghissimo.
Non ti aspettavi di guadagnare così tanto sui rivali diretti?
In realtà volevo semplicemente non perdere troppo, perché non era proprio la cronometro che avrei desiderato o che mi si addiceva di più. Alla fine ho dovuto fare con quello che c’era, per questo sono felice e mi sono divertito molto. Insomma, intendiamoci, correrla è stato piuttosto duro, ma il risultato è bello.
Sulla bici montavi un bel rapportone…
Era un 68×10. Il problema di certi rapporti non è sceglierli e montarli, il problema è la potenza che serve per girarli. E oggi in qualche modo ce l’ho fatta.
Roglic e il suo 68 su un percorso non troppo adatto: per Primoz una crono magistraleAyuso ha fatto una crono in linea con le attese. Lo spagnolo si piazza 10° a 17″Tiberi ha detto di non aver voluto rischiare nelle curve: la sua crono lo ha visto 18° a 26″ (9″ peggio di Ayuso)Interessante la crono di Piganzoli, 38° a 41″, solo 2″ peggio di Van AertRoglic e il suo 68 su un percorso non troppo adatto: per Primoz una crono magistraleAyuso ha fatto una crono in linea con le attese. Lo spagnolo si piazza 10° a 17″Tiberi ha detto di non aver voluto rischiare nelle curve: la sua crono lo ha visto 18° a 26″ (9″ peggio di Ayuso)Interessante la crono di Piganzoli, 38° a 41″, solo 2″ peggio di Van Aert
Ora ti diranno che è arrivata troppo presto…
Non mi interessa più tanto dei risultati parziali. Mi hanno suggerito di non stressarmi per questi dettagli. Per cui mi basta sapere che sono in salute e che sto bene. Ho fatto una bella cronometro e arrivare così davanti è stato semplicemente una grande sorpresa. Ora ho anche questa maglia rosa ed è più facile perderla che conquistarla, per questo sono contento di averla addosso.
Se dovesse capitare di lasciare la maglia a qualcun altro, eviterai di lasciargli sei minuti come a O’Connor lo scorso anno alla Vuelta?
In quel caso (ride, ndr), qualche minuto in meno sarebbe meglio, no? Vedremo.
Come immagini la tappa di domani con distacchi tanto piccoli?
Immagino una giornata come ieri. C’è una salita difficile, quindi dipende da quanto sarà alto il ritmo. Ovviamente Mads Pedersen è in ottima forma, quindi immagino che sicuramente cercheranno di rimetterlo in testa al Giro.
Tarling ha volato i 13,7 km in 16’07” a 51,003 di mediaTarling ha volato i 13,7 km in 16’07” a 51,003 di media
Il momento di Tarling
Il tempo di notare che Roglic se ne va in giro con due orologi e nel van delle interviste arriva Joshua Tarling, il vincitore di giornata. Per le cronometro lo allena Dario Cioni e alla Ineos Grenadiers quella sottile e mai confessata rivalità con Ganna si è trasformata col tempo in un pungolo reciproco. Solo che mentre Ganna quando vince ha il gusto di raccontare, si scopre che Tarling parla per monosillabi. Forse intimidito dalla giovane età, dato che comunque questo ragazzone che ha piegato i migliori specialisti del Giro ha soltanto 21 anni.
«Prima crono e vittoria – dice – è davvero speciale. Penso che ora abbiamo anche la fiducia necessaria e non vediamo l’ora che arrivi la prossima. E’ un buon modo per iniziare. Posso dire che era l’obiettivo dall’inizio della stagione. Il primo erano le classiche, poi abbiamo fatto uno switch e non vedevamo l’ora di arrivare qui, soprattutto perché il percorso con tutte quelle curve si adattava. Qualcuno l’ha ritenuto pericoloso, ma bastava non prendersi rischi. Invece è stato stressante essere seduto tanto tempo sulla hot seat. Pensavo che Roglic sarebbe stato veloce e ovviamente in cima alla salita lo è stato. Però ha guadagnato più di quanto avrei voluto e aspettare il suo arrivo mi ha logorato».
Pedersen, la difesa e i murales di cui è piena Tirana. Mads stasera ha 1″ da RoglicDeludente la crono di Van Aert, che ha chiuso 34° a 39″Pedersen, la difesa e i murales di cui è piena Tirana. Mads stasera ha 1″ da RoglicDeludente la crono di Van Aert, che ha chiuso 34° a 39″
L’attesa a ben vedere è durata un’eternità. Andando via dal camion delle interviste incrociamo Mads Pedersen e non ha lo sguardo ridente di ieri. C’è da scommettere che domani tenterà di riprendersi la maglia. Al netto di tutto quel che si può dire, le prime due tappe albanesi hanno offerto degli splendidi squarci di ciclismo. Sul fronte della classifica, Ayuso ha guadagnato su Tiberi. Piganzoli ha fatto un’ottima crono e Storer ha ancora la gamba del Tour of the Alps. Van Aert se ne è andato con il morale a pezzi per un 34° posto che ha deluso proprio tutti. Il Giro è appena cominciato, non vediamo l’ora di raccontarvi il resto.
TIRANA (Albania) – Avevate un piano ed è andata alla perfezione? Pedersen sorride, fasciato della maglia rosa ed è di ottimo umore. «Sai, quando vinci – dice – è il piano che funziona alla perfezione. Quindi sì, oggi avevamo un piano chiaro, volevamo fare la gara dura e tutto ha funzionato. La squadra ha lavorato bene ed è bello dare loro la vittoria».
Pedersen, 29 anni, è il primo danese a vestire la maglia rosaMads è parso di ottimo umore, anche dopo la trafila delle intervistePedersen, 29 anni, è il primo danese a vestire la maglia rosaMads è parso di ottimo umore, anche dopo la trafila delle interviste
Mads vs Wout
Il danese della Lidl-Trekha vinto la prima tappa del Giro d’Italia, partita dalla spiaggia di Durazzo e arrivata nel cuore di Tirana. La sua squadra ha fatto un forcing notevole sull’ultima salita del circuito, con il contributo eccellente di Ciccone. E nella volata che lo ha visto protagonista, Pedersen ha anticipato di mezza ruota Van Aert. Ha cercato di staccarlo (vanamente) in ogni modo. In cima alla salita si è voltato per due volte, perché Vacek gli aveva dipinto il belga in difficoltà. Ma Wout è stato furbo e si è gestito bene per arrivare fresco alla volata. Solo che la freschezza non è stata sufficiente per battere il danese.
«Non ero sicuro che avrei vinto – dice Pedersen – non è mai scontato. Ci sono tanti corridori forti in questo gruppo e sono tutti qui in ottima forma. Quindi, potrebbe essere controproducente sentirsi sicuri di vincere al via della corsa. Devi affrontarla con rispetto, credere in te stesso e poi credere nella tua squadra. Ed è quello che ho fatto oggi. Volevamo mantenere un ritmo molto elevato perché nessuno scattasse ed è per questo che “Cicco” ha preso il comando. Perché quando lui va così forte, bisognerebbe togliersi il cappello di fronte a chiunque volesse attaccare. In più, i corridori della generale non avrebbero vinto il Giro oggi, per cui hanno lasciato fare. Ma davvero sarei stato sorpreso se qualcuno fosse riuscito ad attaccare».
Il lavoro di Ciccone in salita ha sfiancato i velocisti, mentre Pedersen stava bene a ruotaIl lavoro di Ciccone in salita ha sfiancato i velocisti, mentre Pedersen stava bene a ruota
La grinta di Ciccone
L’Albania ha accolto il Giro con inatteso calore, anche se a Tirana il traffico è impazzito. Ci hanno chiesto la differenza fra il pubblico italiano e quello di qui. Ci siamo guardati intorno e abbiamo risposto che i tifosi italiani, al passaggio chiamano i corridori per nome. Qui invece urlavano, incuriositi dall’evento. Stamattina alla partenza Paolo Mei intratteneva il pubblico spiegando come funzioni il Giro d’Italia, segno che si sta seminando in un terreno ancora incolto. Eppure anche il pubblico albanese ha applaudito quando in testa al gruppo è passato Giulio Ciccone e si è messo a fare il forcing.
L’abruzzese l’abbiamo fermato dopo il controllo sulla sua bicicletta. Un bel sorriso e il tono soddisfatto di quando le cose vanno nel modo giusto. La sensazione che abbia dovuto lavorare più del necessario resta nell’aria, ma era la prima tappa del Giro e le energie erano per tutti fresche e desiderose di esplodere.
«E’ stata tosta – ha detto pieno di orgoglio – però abbiamo visto subito che Mads oggi aveva una gamba super. E quando lui sta bene in salita, più la facciamo forte e più è contento perché i suoi avversari fanno fatica. Con Mads c’è un rapporto speciale, tante volte è lui il primo a mettersi a disposizione, per cui aiutarlo è stato il minimo. Quando ha smesso di tirare Carlos (Verona, ndr), sapevo che bisognava fare una progressione a tutta, fino in cima. Come ho detto non sono qui per nascondermi. La mia condizione è buona e vogliamo ottimizzare ogni tappa. Oggi eravamo qui con un obiettivo e l’obiettivo l’abbiamo raggiunto. Domani c’è la crono e voglio farla bene per testarmi un po’ e poi vedremo giorno per giorno».
L’Albania ha accolto il Giro con calore inaspettato: lo spettacolo ha conquistato la genteLungo la strada, squarci dell’Albania rurale, come su tante strade del Sud ItaliaL’Albania ha accolto il Giro con calore inaspettato: lo spettacolo ha conquistato la genteLungo la strada, squarci dell’Albania rurale, come su tante strade del Sud Italia
Pedersen e la rosa
Mads Pedersen è uno tosto ed è un grande corridore. Ieri pomeriggio, poco prima della conferenza stampa dei migliori, Stefano Diciatteo – coordinatore dell’ufficio stampa del Giro – si è lasciato scappare una battuta: «Manca proprio quello che vincerà la tappa e prenderà la maglia rosa. Ma ci hanno detto di chiamare un corridore per squadra e abbiamo preferito portare Ciccone». Scelta giustificata, però mai previsione fu più azzeccata e oggi Pedersen ha presentato il conto.
«Quando inizi con una vittoria nella prima tappa – sorride – non puoi stare lì a goderti i 20 giorni successivi. Quindi siamo qui per continuare a impegnarci e vincere il più possibile. Abbiamo fame di altro e se mi chiedete chi ci sarà domani qui dopo la crono, vi rispondo che potrei esserci nuovamente io. Farò di tutto per onorare la maglia. Abbiamo lavorato duramente per essere in forma in questa gara, per cui una sola vittoria non ci basta. Non ero esattamente un bambino che guardava le gare in televisione, ma so che questa maglia rosa è speciale. Il Giro è una delle corse più importanti al mondo e per me essere qui è la ciliegina sulla torta».
Dopo l’arrivo, Ciccone soddisfatto per la vittoria del compagno e ambizioso per quanto riguarda séDopo l’arrivo, Ciccone soddisfatto per la vittoria del compagno e ambizioso per quanto riguarda sé
Giorno per giorno
Anche Ciccone, come detto, vuole fare una bella cronometro e quando gli abbiamo chiesto in che modo si aspetta che continui il suo Giro, ha risposto con la solidità del campione navigato. Quello che di fatto ormai è.
«La mia condizione è buona – ha detto – era il primo giorno ed è difficile trovare subito le buone sensazioni, però devo dire che è andata bene. Non mi nascondo, l’ho già detto ieri che voglio fare quello che mi riesce meglio. Cioè vivere alla giornata, divertirmi, attaccare e vincere. E farò questo giorno per giorno, non voglio tirarmi indietro. Quando c’è da lavorare come oggi, lo faccio. E quando c’è da provare a vincere, ci proverò. Mads è un leader eccezionale, tra noi c’è molta intesa. Basta uno sguardo e sappiamo quello che dobbiamo fare».
Quarto nella volata, Francesco Busatto ha conquistato la maglia bianca. Un bell’incentivo, al primo GiroQuarto nella volata, Francesco Busatto ha conquistato la maglia bianca. Un bell’incentivo, al primo Giro
Nibali non ha cent’anni
Il cuore, dice Pedersen, batte al Nord. Per cui il fatto di aver vinto la tappa e preso la maglia non è paragonabile alla gioia per aver vinto la terza Gand-Wevelgem. Eppure il rispetto che mostra nel parlare del Giro dipinge la sua umiltà e la sua concretezza.
«Le classiche sono qualcosa di completamente diverso – dice – e sapete che il mio cuore è lassù. Ma anche vincere in un Grande Giro è speciale e, come ho detto, quando indossi una maglia come questa, diventa ancora più bello. Quindi non starò qui a fare paragoni: sono due cose diverse e mi rendono entrambe orgoglioso».
E quando gli viene chiesto se la maglia rosa evochi in lui immagini del ciclismo del passato, che ha più volte ammesso di non conoscere, Pedersen risponde con l’arguzia che spesso mette in mostra nelle sue interviste.
«Non ho grandi ricordi di maglie rosa del passato – sorride – ho qualche memoria con Nibali, ma non è passato così tanto. Vincenzo non ha ancora 100 anni, quindi era ancora ai miei tempi. Ho anche corso con lui e non ricordo che sia accaduto così tanto tempo fa…».
La corsa rosa, la numero 108 della serie, deve salutare Mikel Landa, caduto in una curva a 5 chilometri dall’arrivo, e Bouchard. Il basco della Soudal-Quick Step è stato portato all’ospedale per accertamenti. Domani la crono, il Giro d’Italia è finalmente iniziato.
ROUBAIX (Francia) – Mads Pedersen vorrebbe probabilmente essere altrove e non ne fa mistero. Diretto e tagliente come il vento della Danimarca da cui arriva, il capitano della Lidl-Trek è stato messo fuori gioco da una foratura nel momento peggiore e non è più rientrato. Dava la sensazione di avere tanta birra ancora da dare e lo ha dimostrato inseguendo come un ossesso, infuriandosi con quelli che non collaboravano e poi vincendo lo sprint nel velodromo che gli è valso il terzo posto. Che cosa sarebbe potuto succedere senza quella foratura?
Ti incenerisce con lo sguardo e ha ragione, perché probabilmente si è punito abbastanza da sé con certi ragionamenti. Campione del mondo quando nessuno se lo aspettava, adesso che è spesso sulla porta di una Monumento, trova sempre un inghippo che glielo impedisce. Non deve essere piacevole: fortuna per lui che riesce a voltare rapidamente la pagina.
«Non voglio fare il gioco dei se – dice subito – perché sappiamo come va a finire. Non ho avuto fortuna, non posso farci niente. Mi sentivo molto bene, avevo buone sensazioni e la squadra aveva fatto un lavoro impressionante tutto il giorno per tenermi fuori dai problemi e mettermi nei settori in una buona posizione. Fino a quel momento era andato tutto bene…».
La Lidl-Trek ha lavorato sodo per tenere Pedersen davanti: un ottimo lavoro di squadraLa Lidl-Trek ha lavorato sodo per tenere Pedersen davanti: un ottimo lavoro di squadra
Mancavano 71 chilometri all’arrivo, corsa ormai chiusa: come si fa a cambiare mentalità e iniziare a lottare per il terzo posto?
Penso sia qualcosa che devi fare. Quando succede una cosa del genere, devi prepararti per qualcosa d’altro. In quel momento, non sapevamo se fossimo in corsa per il podio. Ma in questa gara, non sai mai cosa succederà. Sai che se continui a lottare, potresti finire sul podio e così è andata.
Due settimane fa hai definito Van der Poel un mostro, come lo descriveresti oggi?
Il mostro non è scomparso (ride, ndr), lasciatelo con questo status.
Nelle ultime settimane, abbiamo visto molte belle battaglie tra Mathieu, Tadej e anche te, ma la Roubaix potrebbe essere stata l’ultima, perché probabilmente di qui in avanti non ci saranno più gare in cui combatterete l’uno contro l’altro…
Pensate che sia un peccato? Non direi, non vedo l’ora di non correre più contro di loro (ride e strappa il sorriso, ndr). Andrò in altro corse e troverò altri avversari, credo che tutti dobbiamo accettarlo e divertirci. Dovremo aspettare 12 mesi per rivedere certi duelli, spero nel frattempo di poter fare i miei risultati. Mathieu andrà al Tour e come lui anche Tadej, ma avranno obiettivi diversi.
Pogacar, Van del Poel, Pedersen: gli stessi uomini del podio del Fiandre, sono cambiati i vincitoriPogacar, Van del Poel, Pedersen: gli stessi uomini del podio del Fiandre, sono cambiati i vincitori
Non si gioca con i se, ma eri sicuro che avresti vinto la volata per il terzo posto?
Non avevo la sensazione di essere il più forte, quindi volevo anche che facessero tutti la loro parte. Negli ultimi 15-20 chilometri abbiamo avuto vento contrario e avevo bisogno di recuperare, quindi ho cercato di lasciargli fare il grosso del lavoro. Per fortuna hanno tenuto un ritmo alto che ha impedito gli attacchi e poi in volata ho dato tutto.
Secondo al Fiandre, terzo alla Roubaix. Sempre gli stessi corridori, che idea ti sei fatto del momento?
Non lo so, sta a voi di dire e fare certe considerazioni. Noi corriamo, cerchiamo di vincere, ci piace cercare fortuna sulle nostre biciclette. Fortunatamente sono stato in grado di finire nuovamente sul podio. Davvero a volte è tutto molto più semplice di quello che sembra…
Finalmente è arrivato aprile con le sue lunghe domeniche da dedicare all’unica cosa più bella di pedalare in prima persona: guardare pedalare i campioni nella settimana santa del ciclismo. A cominciare, naturalmente, dal Giro delle Fiandre.
L’organizzazione
Per godersi al meglio queste giornate campali occorre, come per tutto, una certa organizzazione. La prima cosa è individuare il luogo. Fondamentale che vi sia uno schermo che proietti la gara, sia esso tv (meglio) o computer: nessun telefonino vale quando ci sono in gioco le Monumento sulle pietre. Poi, la compagnia. Personalmente chi scrive preferisce godersi questi momenti con un gruppetto ristretto di amici il cui numero può variare tra uno e tre.
Il primo brivido per gli spettatori è arrivato attorno ai 130 km dall’arrivo, con la caduta che ha coinvolto anche Van der Poel (nella foto Degenkolb, costretto al ritiro)Il primo brivido per gli spettatori è arrivato attorno ai 130 km dall’arrivo, con la caduta che ha coinvolto anche Van der Poel (nella foto Degenkolb, costretto al ritiro)
Infine, i rifornimenti. Difficile godersi un Giro delle Fiandre senza qualche birra, meglio se belga d’accordo, ma l’importante è che ci siano. Il loro numero varia secondo le abitudini personali, ma l’esperienza insegna che l’intensità dell’assunzione segue il ritmo della corsa. Velocità di crociera nella prima parte (quasi 270 km sono lunghi) poi accelerazione costante via via che ci si avvicina ai muri decisivi.
Primo brivido, la caduta di Van der Poel
Con queste promesse si può cominciare a godersi un Giro delle Fiandre secondo tutti i crismi che un evento del genere merita. Chi scrive si è sintonizzato verso ora di pranzo, attorno alle 13 (ma i veri puristi, onore a loro, erano davanti allo schermo già dalle 9:45). In tempo per vedere il vantaggio della fuga di giornata, controllare chi tira il gruppo, la posizione dei favoriti.
Fiandre e birra sono un binomio inscindibileFiandre e birra sono un binomio inscindibile
Da lì è iniziata una lunga attesa verso i momenti clou, animata comunque dal brivido della caduta di Van der Poel: sospiro di sollievo, il divino non mostrava segni di ferite e dopo un po’ di trambusto è rientrato in gruppo. Lo spettacolo era salvo. Ma ormai abbiamo imparato che in quest’epoca quasi ogni momento può essere un momento clou. E infatti dai -100 km non c’è stato quasi mai un attimo di respiro.
La faccia di Pogacar e telefonate inopportune
L’attacco del gruppo di passistoni tra cui Ganna, Kung, Benoot e compagnia. Dunque la Visma era belligerante, ottima notizia. Solo la UAE non aveva qualcuno in fuga: sarebbero riusciti i compagni di Pogacar a non far prendere troppi minuti a quei cavalloni lì davanti? Ma i (pochi) dubbi sulle chance del campione del mondo non sono durati molto.
Quando il gruppo volava ad altissima velocità verso l’inizio del 2° Kwaremont, Morgado si è portato in testa per dare un’ultima trenata. L’ha fatto con tutto l’impegno possibile, quindi anche un po’ scomposto nella pedalata, con la testa ciondolante.
Filippo Ganna ha provato ad anticipare assieme ad altri atleti di qualità come Ballerini, Kung e BenootFilippo Ganna ha provato ad anticipare assieme ad altri atleti di qualità come Ballerini, Kung e Benoot
In quel momento Pogacar l’ha visto passare e ha riso, gli ha fatto il verso divertito, come fosse seduto al bar, o sul divano a fianco a noi. Dalla tv si è visto benissimo, poco dopo è stato riproposto anche il replay. In quel momento chi scrive ha pensato: “Non c’è niente da fare, salvo cataclismi, oggi vincerà lui”.
Un’amica ha telefonato giusto quando i migliori erano all’imbocco del Kwaremont. Errore da principianti, durante il Fiandre il telefono va spento e basta. Da quel momento in poi è stato puro show, il massimo che questo sport può regalare agli spettatori seduti (o anche in piedi o, perché no, sdraiati) in ogni parte del mondo.
Gli ultimi 50 km sono stati una girandola di attacchi, portati quasi sempre dal campione del mondo Anno dopo anno, i tifosi del Fiandre seguono la corsa dalla strada e dai maxi schermi in piazzaUna delle più belle immagini è stata vedere Van Aert di nuovo nel vivo della corsaGli ultimi 50 km sono stati una girandola di attacchi, portati quasi sempre dal campione del mondo Anno dopo anno, i tifosi del Fiandre seguono la corsa dalla strada e dai maxi schermi in piazzaUna delle più belle immagini è stata vedere Van Aert di nuovo nel vivo della corsa
Tutto lo spettacolo dei grandi
Pogacar che attaccava talmente tante volte che anche a riguardare la gara è stato quasi impossibile tenere il conto. Van der Poel che lo seguiva sempre, e sembrava sarebbe stata di nuovo una sfida tra loro due. Il commovente Pedersen che come al solito provava ad anticipare, si staccava ma poi rientrava. Van Aert finalmente lì davanti giocarsela: gaudium magnum, il belga era tornato tra i grandi.
Ma quell’espressione sul viso del campione del mondo non lasciava dubbi, infatti all‘ultimo passaggio sul Kwaremont lo sloveno ha salutato tutti e se n’è andato, anche il divino Mathieu ha dovuto cedere. Nei chilometri tra il Paterberg e il traguardo l’amico con cui guardavo la gara ha posto una domanda che tecnicamente non faceva una piega.
Negli ultimi chilometri in pianura Pogacar ha continuato a guadagnare sugli inseguitori, fino al trionfo finaleNegli ultimi chilometri in pianura Pogacar ha continuato a guadagnare sugli inseguitori, fino al trionfo finale
La legge del Fiandre (e della Roubaix?)
«Com’è possibile che uno scalatore guadagni in pianura contro quattro tra i passisti più forti al mondo?». Perché questa è la legge del Giro delle Fiandre, la gara che inaugura la settimana santa della bicicletta. Una gara di 269 chilometri, zeppa di insidie, pietre e muri in cui si sfidano tutti i migliori corridori del mondo, in cui però il più forte, alla fine, può piegare le leggi che normalmente regolano il ciclismo.
E tra pochi giorni, in questo inizio aprile che tutti ricorderemo per molti anni, c’è la Parigi-Roubaix: un’altra grande domenica da santificare davanti alla tv.
OUDENAARDE (Belgio) – Il velocista lo sa che quando la corsa è dura la sua unica chance è quella di restare nascosto sino alla fine e tentare semmai la volata. Solo che il Giro delle Fiandre non è una corsa per velocisti. Perciò se ti chiami Mads Pedersen, hai appena vinto la Gand, non sei solo un velocista ma certo il più veloce nel gruppo di testa, devi adattare la tattica alle sfuriate di Pogacar, Van der Poel e di Van Aert che per un giorno è parso quasi parente del miglior se stesso.
Stuyven lo lancia e Pedersen fa la volata dai 250 metri che piega Van der Poel, come alla Gand del 2024Sul podio, secondo dietro Pogacar, Mads ha ammesso che Tadej sta dando tantissimo al ciclismoStuyven lo lancia e Pedersen fa la volata dai 250 metri che piega Van der Poel, come alla Gand del 2024Sul podio, secondo dietro Pogacar, Mads ha ammesso che Tadej sta dando tantissimo al ciclismo
Il primo dietro Tadej
E’ stato davanti e poi l’hanno staccato. E’ tornato davanti. Quindi è stato in fuga con Pogacar e Van der Poel: tre campioni del mondo in testa al Giro delle Fiandre, spot migliore per la corsa non poteva esserci (erano insieme anche in partenza, foto di apertura). Li ha visti attaccare e un paio di volte ci ha provato anche lui, poi ha capito che sarebbe stato un suicidio e si è messo a ragionare. Ha fatto l’elastico per un tempo eterno. E quando alla fine gli inseguitori si sono raggruppati alle spalle di Pogacar, il danese è entrato nuovamente in modalità velocista. E nella volata finale ha anticipato e colto il secondo posto: chi guarderà l’albo d’oro potrà dire che al Fiandre del 2025, il migliore dietro Pogacar è stato Mads Pedersen, danese di 29 anni in maglia Lidl-Trek.
«Abbiamo lottato tutto il giorno per cercare di vincere – ha detto nella zona mista – tutti hanno dato il massimo anche prima che Tadej chiudesse il discorso. Poco da dire, siamo stati battuti da un corridore più forte di noi e non abbiamo rimpianti. Dobbiamo accettare che è il migliore di sempre e ci sta battendo in modo leale e onesto. Chapeau a lui, sta facendo così tanto per il ciclismo e sta rendendo l’immagine di questo sport follemente grande. E’ una rottura di scatole correre contro questi fenomeni (ha riso, ndr), ma è anche bello ritrovarsi fra loro in una gara come il Fiandre».
Tre campioni del mondo in testa al Fiandre, ma Pedersen sapeva già di doversi guardare da “quei due”Tre campioni del mondo in testa al Fiandre, ma Pedersen sapeva già di doversi guardare da “quei due”
L’aiuto di Stuyven
Ragionando da velocista, c’è da dire che la speranza di riprendere Pogacar da solo in quegli ultimi chilometri di pianura con il vento contrario non si è spenta subito, ma neppure ha avuto vita troppo lunga.
«Con 8 chilometri di vento contrario e quattro corridori a inseguirlo – ha ammesso – speravo che saremmo riusciti a riprenderlo. Non si sa mai come finiscono queste corse, non sono mai chiuse fino al traguardo. Ma non c’è stato molto da fare, se non aspettare la volata e avere con me Jasper (Stuyven, ndr) è stato la cosa migliore. Lui sa che preferisco gli sprint ad alta velocità, per cui a 500 metri dall’arrivo ha iniziato ad accelerare e mi ha dato la possibilità di partire ai meno 250. Devo dirgli grazie per avermi lanciato alla perfezione, devo dire grazie a tutta la squadra. E’ stata una gara davvero bella, abbiamo ottimizzato le nostre possibilità di vincerla. Sono orgoglioso della gara che ho fatto e di come sono riuscito a gestirmi sulle salite, ma semplicemente non c’era altro da fare».
Stuyven è stato ancora una volta un modello di correttezza. Il suo quinto posto vale oroAverlo accanto nel finale di corsa, ha permesso a Pedersen di recuperare e sprintare per il secondo postoStuyven è stato ancora una volta un modello di correttezza. Il suo quinto posto vale oroAverlo accanto nel finale di corsa, ha permesso a Pedersen di recuperare e sprintare per il secondo posto
Il sogno di Pedersen
Il Fiandre non è una corsa per velocisti, Pedersen è più di un velocista e la musica sta per cambiare. Gli occhi dei corridori iniziano a convergere verso la piazza di Compiegne da cui domenica mattina alle 11,10 partirà la Roubaix. E allora le taglie forti avranno meno salite con cui fare i conti e più che il rapporto potenza/peso conterà, come ci ha spiegato Angelo Furlan, la potenza pura.
«Il prossimo fine settimana mi si addice meglio – ha ammesso con lo sguardo fermo – senza così tante salite. Finora è stata una bella campagna del Nord e mi piacerebbe concluderla con una vittoria a Roubaix. Di tutte le gare Monumento, credo sia quella che mi si addice di più. Ma ci sono corridori molto forti e saranno sempre gli stessi a giocarsi la vittoria. Quindi non ci sono dubbi: ci sarà da lottare anche domenica».
Una stagione pazzesca, fra club e nazionale. Così alla fine Silvia Persico ha deciso di rallentare e recuperare sul serio. Il 2024 ha obiettivi importanti
Il capolavoro di Mathieu Van der Poel alla E3 Saxo, al quale è seguito un altro assolo, quello di Mads Pedersen alla Gand-Wevelgem. Nel mezzo il terzo posto di Filippo Ganna proprio alle spalle dell’olandese e del danese della Lidl-Trek e la decisione del piemontese di mettersi in lista anche per il Fiandre. Tadej Pogacar che annuncia la partecipazione alla Parigi-Roubaix, una notizia che già era circolata dopo quel breve ma intenso assaggio al pavé della Foresta di Arenberg. Sempre lo sloveno che cambia i propri piani rinunciando a E3 Saxo e Gand. Infine la disfatta della Visma nella corsa che anticipa, per nome e per tempistiche, il Giro delle Fiandre.
Un menù ricco di sorprese, decisioni dell’ultimo momento che insaporiscono il calendario riservato alle Classiche del pavé. Questa mattina tocca ai muri delle Fiandre, mentre tra una settimana esatta saranno le pietre del nord della Francia a prendersi il centro della scena.
Al GP E3-Saxo Bank Van der Poel ha dato una prova di forza non indifferente sui muriAl GP E3-Saxo Bank Van der Poel ha dato una prova di forza non indifferente sui muri
Rimescolamento
Se il gruppo fosse un mazzo di carte potremmo definire quello che è avvenuto nei giorni scorsi come un rimescolamento. Alla fine però, proprio come in un mazzo di carte, gli assi sono sempre quattro: Van der Poel, Pogacar, Ganna e Pedersen. Ma attenzione al jolly, figura che si addice perfettamente a Van Aert. Darlo per spacciato, a nostro avviso, è un azzardo. Della stessa idea è anche Filippo Pozzato, chiamato in causa per leggere le carte in vista di questi impegni.
«Diciamo che per il Fiandre ci sono due corridori su tutti – dice subito Pozzato – che sono Pogacar e Van der Poel. Penso che l’olandese quest’anno vada veramente forte, è arrivato in una condizione perfetta alle Classiche. Lo ha dimostrato alla Sanremo e alla E3-Saxo. Pogacar, in vista di oggi, può sicuramente far bene e lo ha già dimostrato. Rispetto al 2023, a mio modo di vedere, farà più fatica a staccare Van der Poel sui muri. Loro due possono partire a 100 chilometri dall’arrivo, senza alcun problema. Teniamo il podio della Sanremo e parliamo di Ganna. Non so cosa potrà fare al Fiandre, è una gara in cui c’è da limare e lui non è fortissimo sotto questo aspetto. Però ha una condizione esagerata e potrebbe essere l’anno giusto per essere davanti sui muri».
Ganna correrà anche il Fiandre, una decisione presa con la consapevolezza di una condizione eccezionaleGanna correrà anche il Fiandre, una decisione presa con la consapevolezza di una condizione eccezionale
Cosa ne pensi della scelta di correre il Fiandre?
Fa bene. Ha una grande gamba e il suo obiettivo rimane la Roubaix. Però quando stai bene, correre aiuta a mantenere la condizione. I settori di pavé non sono paragonabili, ma stare a casa mentre i tuoi rivali corrono non è sempre un bene, per questo condivido pienamente la scelta di Ganna.
Anche alla luce della gara di mercoledì come vedi Van Aert?
Dispiace per quello che è successo, rimango convinto abbia un motore esagerato e possa essere davanti sia al Fiandre che alla Roubaix. Ha fatto una preparazione mirata saltando la Sanremo e quindi lo metto sempre tra i favoriti.
Pedersen ha mostrato di essere in forma, il pavé della Gand è stato un trampolino di lancio per una grande vittoria Pedersen ha mostrato di essere in forma, il pavé della Gand è stato un trampolino di lancio per una grande vittoria
L’impressione è che abbia voluto attaccare da lontano per rispondere a quanto fatto da Van der Poel e Pedersen ma senza riuscirci, anzi…
Quando deve arrivarti la condizione non è che sei sempre al 100 per cento. Ha subito una bella batosta, però a livello di condizione ha avuto tutto il tempo per recuperare e arrivare pronto al Fiandre. C’è da capire la reazione mentale alla sconfitta della Dwars door Vlaanderen. Questo è l’aspetto fondamentale per capovolgere la situazione.
Anche Pedersen ha mostrato una grande condizione.
Ha vinto con una bellissima azione alla Gand-Wevelgem, ma è una gara con poco dislivello, il Fiandre è molto più impegnativo. Lui è super motivato perché non ha mai vinto una Classica Monumento, però oggi lo vedo un pelo sotto a Pogacar e Van der Poel. Poi, al contrario dello sloveno, Pedersen è avvantaggiato per la Roubaix.
Secondo Pozzato Pogacar sarà uno dei due favoriti al Fiandre insieme a VDP, ma non per la RoubaixSecondo Pozzato Pogacar sarà uno dei due favoriti al Fiandre insieme a VDP, ma non per la Roubaix
Lo hai chiamato in causa, parliamo di Pogacar e della Roubaix, cosa ne pensi?
Per lo spettacolo, il fatto che il campione del mondo prenda parte a questa gara è tanta roba. Sinceramente vedo difficile che Pogacar possa fare qualcosa di buono alla Roubaix. La Sanremo e il Fiandre hanno delle salite sulle quali può fare la differenza, lo abbiamo visto sia quest’anno che in passato. Però per le pietre della Roubaix lo vedo tanto leggero rispetto agli altri, va bene il discorso del rapporto peso/potenza ma gli altri pretendenti hanno altri fisici. Ne parlavo in questi giorni con alcuni membri della UAE.
Cosa dicevate?
Loro sono gasati dal fatto che Pogacar sarà alla Roubaix. Lo sono anche io, mi piace. Dimostra di avere una grinta incredibile, poi lui è uno che si automotiva con questi appuntamenti. Però penso possa fare fatica contro i vari Van der Poel, Ganna, Pedersen e Van Aert.
Van Aert esce con le ossa rotte dall’ultima gara di avvicinamento alle Classiche del pavé ma le sue qualità non si discutonoVan Aert esce con le ossa rotte dall’ultima gara di avvicinamento alle Classiche del pavé ma le sue qualità non si discutono
Per il Fiandre hai detto sfida tra Pogacar e Van der Poel, gli altri guardano al terzo posto?
Direi di sì, difficile che qualcuno possa inserirsi. E tra i due pretendenti l’olandese ha più carte da giocarsi. Tatticamente è più forte, sa cosa fare per vincere. Basta guardare alla volata della Sanremo, quando ha abbassato il ritmo per poi fare la sparata negli ultimi trecento metri.
Qualche outsider?
Mi piace Jorgenson, spero possa essere davanti in entrambi gli appuntamenti. La Visma ha una squadra forte e possono sfruttare questa cosa, basta che non facciano come mercoledì…
La scelta di passare alla trasmissione Sram 1×13, monocorona anteriore e 13 rapporti posteriori di natura XPLR non è una mattata dell’ultimo istante. I test sul pavé con questa configurazione risalgono allo scorso ottobre e alla fine di gennaio, quando Pedersen e Kirsch hanno passato 3 giorni sulle pietre del Belgio.
Un rapporto dello staff Lidl-Trek evidenzia alcuni vantaggi derivanti dal pacchetto Sram 1×13 XPLR. Riduzione dei rischi di caduta della catena in fase di deragliata ed estrema stabilità del bilanciere. Resistenza agli impatti e range di rapporti pienamente sfruttabile, al pari di una trasmissione 2×12 (contestualizzato a competizioni come la Gand e la Roubaix). E’ comunque d’obbligo ricordare i numeri della Gand-Wevelgem di Pedersen, 250 chilometri con poco meno di 1.400 metri di dislivello positivo. Entriamo nel dettaglio.
La trasmissione 1×13 usata da Pedersen sulla Trek Madone (foto Lidl-Trek/Twilcha)La trasmissione 1×13 usata da Pedersen sulla Trek Madone (foto Lidl-Trek/Twilcha)
La Trek Madone di Pedersen
Trek Madone SLR generazione 8 in taglia large. Questa misura ha un carro posteriore lungo 41,1 centimetri, cifra importantissima ai fini del calcolo per la lunghezza ottimale della catena. In ottica corona singola e 13 rapporti è una delle variabili più importanti da considerare. Presumibilmente la catena è stata tarata con 124 maglie in totale. Corona da 56 denti per l’anteriore e guidacatena (pedivelle da 172,5 e power meter Quarq), 13 pignoni posteriori 10-46 con deragliatore XPLR. I comandi della trasmissione? Quelli Red normalmente utilizzati per la trasmissione standard. Un altro requisito fondamentale è un telaio che supporti pienamente la soluzione UDH per il bilanciere posteriore.
Profilo differenziato per le ruote: 51 millimetri per la ruota davanti, 62 per la posteriore, entrambi con tubeless da 30 (Pirelli P Zero RS). Pedersen utilizza il manubrio integrato specifico per la Madone con una lunghezza di 13 centimetri ed una larghezza di 37/40 (rispettivamente per sezione superiore e limite inferiore della curva). Il danese non utilizza una sella corta. Il modello scelto è la Bontrager Verse Pro lunga 270 millimetri e con un setting piuttosto arretrato. Non ci sono dati ufficiali in merito al valore alla bilancia della Madone con questa configurazione.
Corona da 56 e guidacatena K-Edge ribassato (foto Lidl-Trek/Twilcha)Bilanciere XPLR di Sram, fondamentale il forcellino UDH (foto Lidl-Trek/Twilcha)Corona da 56 e guidacatena K-Edge ribassato (foto Lidl-Trek/Twilcha)Bilanciere XPLR di Sram, fondamentale il forcellino UDH (foto Lidl-Trek/Twilcha)
Soluzione Sram mutuata dal gravel
L’idea di usare la trasmissione 1×13 arriva da Glen Leven, responsabile del supporto tecnico del Team Lidl-Trek, appassionato di gravel. Dopo aver percorso diversi chilometri (bici Trek Checkmate e cambio Sram XPLR) sul pavé tra Lussemburgo, Francia e Belgio, Leven analizza i dati da esporreai corridori che affronteranno la campagna del nord.
Da questo spunto nasce l’interesse di alcuni corridori ed in primis Mads Pedersen, incline ad utilizzare le innovazioni e capace di customizzare la bici in base alle proprie caratteristiche.
Manubrio stretto per il possente corridore danesePosizione scaricata verso il retro della bici Manubrio stretto per il possente corridore danesePosizione scaricata verso il retro della bici
Il rovescio della medaglia
Non ci sono 24 rapporti con sviluppi metrici diversi, quelli che si otterrebbero con una trasmissione 2×12, ma ci sono i 13 che corrispondono agli stessi pignoni. Il range di sviluppo metrico è inferiore, perché le combinazioni sono minori. E’ pur vero che la Gand-Wevelgem, come ad esempio la Parigi-Roubaix, non presenta un dislivello complessivo elevato, quindi è lecito immaginare che tutte le opzioni offerte da una trasmissione 2×12 non servano (o se ne possa fare a meno).
La scelta potrebbe subire delle variazioni in ottica Giro delle Fiandre, che presenta un dislivello positivo maggiore e pendenze più arcigne. Il lato positivo della questione, evidenziato da Pedersen ai tecnici del team, è quello di non dover alleggerire la pedalata nelle fasi di deragliata e risalita della catena, concentrandosi esclusivamente sul controllo del cambio posteriore.
Alla Sanremo tutta la Lidl-Trek con la trasmissione 1×12La trasmissione gravel usata da Roglic, in salita, al Giro d’Italia 2023Alla Sanremo tutta la Lidl-Trek con la trasmissione 1×12La trasmissione gravel usata da Roglic, in salita, al Giro d’Italia 2023
Più scelte, maggiori opzioni
Le scelte tecniche di oggi sono figlie delle tante opzioni disponibili, un numero decisamente maggiore rispetto al passato. Il merito di Sram, ad esempio, è quello che di aver reso compatibile/abbinabile un’intera piattaforma di trasmissioni: road, gravel e mtb. Ci sono delle variabili minime da considerare, ma per i meccanici del WorldTour sono inezie.
Al pari delle note tecniche c’è un’apertura mentale (non banale) di alcuni corridori, portati ad una sperimentazione maggiore e a sfruttare tutte le soluzioni messe a loro disposizione. La sensazione è quella di essere ad un giro di boa, perché le nuove generazioni di corridori crescono in scia ai campioni di oggi, capaci di staccarsi in modo netto dalle convinzioni del passato.