Il sogno di Vacek è un sentiero lastricato di pietre

13.04.2024
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Chiunque abbia seguito l’ultima Roubaix avrà avuto anche il modo di apprezzare il grande lavoro di Mathias Vacek (in apertura, foto di Sean Hardy scattata nelle docce di Roubaix, da lui pubblicata su Instagram). Ad appena 21 anni, il campione della Repubblica Ceca cresce bene. Si è caricato Pedersen sulle spalle e lo ha portato avanti finché ne ha avute le forze. Nella Lidl-Trek qualcuno non è stato brillante come si sperava, ma la gran mole di lavoro svolta da Vacek ha fatto sì che il capitano danese abbia avuto gli appoggi necessari per giocarsela. Almeno fino al momento in cui Van der Poel ha deciso di scrivere una storia diversa.

Purtroppo per lui, i giorni successivi alla Roubaix non sono stati i più simpatici da raccontare. A causa di una indisposizione, Vacek dovrà saltare l’Amstel Gold Race e rientrerà il primo maggio a Francoforte. Ugualmente il suo ruolo nella corsa del pavé merita un ritorno. Lo intercettiamo nel primo giorno di ritrovata salute, le botte e gli acciacchi sono alle spalle, ma restano nella memoria.

Quando Pedersen ha allungato nell’Arenberg, Vacek si è staccato. Poi è rientrato
Quando Pedersen ha allungato nell’Arenberg, Vacek si è staccato. Poi è rientrato
Hai fatto una Roubaix meravigliosa.

Sapevamo che saremmo andati per Mads, che era il leader più forte. C’era anche Johnny (Milan, ndr), però è caduto all’inizio della gara e a quel punto ci siamo stretti tutti attorno a Pedersen. Io ho dovuto curare il suo posizionamento sul pavé e mi sono sentito forte per tutto il giorno. Per i primi settori è sempre importante stare davanti, entrare con la posizione migliore e credo di averlo fatto molto bene. Sono stato a lungo dietro agli Alpecin, che hanno tirato per la prima metà della gara, e ho risparmiato tanto. Non ho dovuto chiudere buchi, però purtroppo nei primi settori Mads è rimasto indietro e ha dovuto fare un sforzo che magari ha pagato alla fine. Però ha fatto una bella corsa.

E’ stato anche sfortunato, giusto?

Esatto, perché quando ha bucato nel primo gruppo eravamo soltanto in tre di noi, mentre la Alpecin aveva cinque o sei corridori. E a quel punto sono andati via Kung, Politt e Vermeersch. Io gli ho chiesto che cosa potessi fare per aiutarlo e lui mi ha detto di andare a tirare, perché avevano mezzo minuto e, se li lasciavamo ancora un po’, sarebbe stato duro riprenderli. Dopo i settori di pavé, qualche volta mi staccavo. Un paio di volte sono riuscito a rientrare e ad aiutare ancora un po’ Mads. Però quando ha attaccato Van der Poel, la gara si è chiusa.

Perché tanti straordinari? Ha inciso il fatto di dover lavorare anche al posto di qualche compagno?

Penso di aver fatto più lavoro di tutti, ma non avevo in testa altro. Volevamo andare per la vittoria, quindi ho lasciato andare ogni altro pensiero. Mi sentivo molto bene, quindi non c’era tempo da perdere o pensare alle opportunità personali. Avevamo un leader, ho fatto quello che dovevo e sono felice per com’è andata.

Pedersen ha chiuso la Roubaix al terzo posto, battuto da Philipsen nella volata per il secondo posto
Pedersen ha chiuso la Roubaix al terzo posto, battuto da Philipsen nella volata per il secondo posto
Pensi che in un futuro la Roubaix potrebbe diventare una corsa per Mathias?

Sì, sicuramente. Questa è la corsa più bella, quella che mi piace di più, quindi prima o poi la voglio vincere. Penso che nei prossimi anni sarà la grande gara cui voglio puntare.

Quanto tempo rimane addosso una corsa dura come la Roubaix?

Ci vogliono due o tre giorni di riposo, perché fa male tutto ed è tutto gonfio. Ci vuole un po’ di tempo. Perciò sono stato per due giorni senza bici, anche perché nel frattempo sono stato un po’ male con lo stomaco. Sono stato a letto e ho recuperato un po’ di più. Con la squadra ci siamo detti di fare una settimana tranquilla e poi di riprendere il primo maggio a Francoforte. Per cui ho tutto il tempo per recuperare gli allenamenti persi. Ma avendo cominciato a gennaio in Australia, riuscire a staccare per qualche giorno è stato davvero importante. Per recuperare, ritrovare la motivazione ed essere nuovamente forte per le prossime gare.

Come prosegue il tuo programma?

Dopo Francoforte farò il Giro di Ungheria e poi quello della Norvegia. Il primo grande Giro della mia carriera sarà la Vuelta.

Il campione ceco ha lavorato per Pedersen, facendo il massimo per posizionarlo in testa sul pavé
Il campione ceco ha lavorato per Pedersen, facendo il massimo per posizionarlo in testa sul pavé
Sei soddisfatto di come è andata quest’anno al Nord?

Molto soddisfatto per come è andata. Abbiamo chiuso veramente bene con la Roubaix e io sono molto felice per come sia andata. Ho visto che ho la potenza e la forza per essere lì a giocarmela. Basterà accrescere ancora l’esperienza e aspettare il proprio momento. Questa volta eravamo su per Mads e come squadra secondo me abbiamo fatto un bel lavoro.

Fare una Roubaix di questo livello insegna anche come si potrebbe fare per vincerla?

Si impara sempre nelle classiche. Sicuramente mi manca un po’ di esperienza, questa Roubaix è andata com’è andata e penso che non potevo fare tanto di più. Ma nel futuro si può pensare di fare meglio. Magari confidando nel fatto (ride, ndr) che Van der Poel nel frattempo diventi un po’ più vecchio…