Quest’anno va così: salite ovunque, anche nelle crono. E così, dopo la tappa a La Planche des Belles Filles del Tour e le prove tutto sommato normali del Giro, la Vuelta tira fuori dal cilindro la cronometro del Mirador de Ezaro: 33,7 chilometri con 1,8 chilometri al 14,8 per cento nel finale. Cambio di bici, quindi, e scene già viste. Ma la crono non dovrebbe essere un esercizio fondato sulla velocità?
Comunque, a conferma del gran momento di forma, la vittoria è andata a Primoz Roglic, che avrà pure sofferto sull’Angliru, ma prima di allora in salita (soprattutto quelle esplosive) le aveva suonate a tutti.
Lo sloveno della Jumbo-Visma, che ha così ripreso la maglia rossa con 39” su Carapaz, ha vinto per un solo secondo su Jan Barta (Ccc Team) e 10 su Oliveira. Sesto Mattia Cattaneo, che conferma così il ritorno a un buono stato di forma e a qualità importanti anche nella crono. E’ così (e anche meglio) che vogliamo vederlo. Ma non glielo diciamo, sai mai…
Barta affranto
«E’ stato tutto il giorno un su e giù – ha detto Barta con lo sguardo triste, alzandosi dalla hot-seat su cui sedeva da più di un’ora – ho provato a scavalcare le salitelle, a recuperare in discesa e risparmiare un po’ per il finale perché era una salita davvero dura. Eravamo venuti a ricontrollare ieri il percorso. La cronometro era l’obiettivo più grande di questa Vuelta. Non vedevo l’ora di fare la migliore performance. Sarebbe stato fantastico vincere. Nonostante tutto, sono abbastanza soddisfatto della mia prestazione oggi».
Roglic sorpreso
Roglic, a sentire lui, non se lo aspettava. Anche se le sue performance a crono son ben note, l’ultima vittoria contro il tempo risale proprio alla Vuelta dello scorso anno, con la vittoria nella tappa di Pau, disputata in territorio francese.
«E’ bellissimo – ha detto lo sloveno dopo l’arrivo – è passato molto tempo da quando ho vinto una cronometro, quindi è una giornata super bella. Mi sento forte, sorprendentemente. Pensavo che avrei sofferto molto di più, ma sono andato bene e anche il risultato è buono. Tutti dicevano che avrei guadagnato su Carapaz, ma si parte tutti alla pari. Fare una crono non è un esercizio divertente, però ho scoperto di avere ancora buone gambe e il risultato mi ha premiato. E in ogni caso è meglio stare 39 secondi avanti che 39 secondi indietro».
Carapaz cocciuto
Carapaz, spogliato della maglia rossa dopo aver assaporato il sangue dell’avversario sull’Angliru, se ne è fatto presto una ragione, confidando nel possibile (e da lui atteso) calo di Roglic nell’ultima settimana e in qualche tappa che ancora gli strizza l’occhio.
«E’ stata una cronometro davvero difficile – dice l’ecuadoriano – ma sono molto contento del risultato. Siamo venuti per vincere la Vuelta ed è ancora un obiettivo possibile. Penso che la corsa sia ancora aperta, ci sono molte possibilità. Ci saranno molte giornate molto difficili, dove tutto può cambiare. Questa mattina ci siamo preparati a lottare, semplicemente continueremo a farlo».
Ecco il menù
Che cosa li aspetta ancora? Domani tappa vallonata ad Ourense. Poi salite a non finire per Puerta de Sanabria. Altra tappa impegnativa con due salite a Ciudad Rodrigo. E prima del carosello finale di Madrid, l’arrivo in salita all’Alto de la Covatilla. La crono di solito riporta gli effettivi valori in campo. Ma se il Roglic dell’Angliru dovesse ripresentarsi, allora davvero Carapaz non sarebbe spacciato.