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Milesi e Baroncini, le soddisfazioni iridate della Beltrami

30.08.2023
6 min
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«Prima di vincere o fare risultato, a noi interessa insegnare ai ragazzi cosa significhi diventare dei corridori senza creare false illusioni. E aver visto Baroncini prima e Milesi poi diventare campioni del mondo ci rende molto orgogliosi del lavoro fatto con loro». Lo afferma con convinzione Roberto Miodini, diesse della Beltrami TSA Tre Colli, che aveva guidato i due giovani italiani nella loro rispettiva prima stagione da U23.

Il team continental emiliano è stato come un centro di svezzamento sia per loro che per altri attuali pro’ che sono passati da lì, ma è ovvio che quei trionfi iridati abbiano un sapore speciale. Lo splendido agosto di di Milesi – composto nell’ordine dalla vittoria della crono mondiale U23 a Glasgow, il quinto posto nella prova in linea e la vestizione della maglia rossa a La Vuelta grazie al primo posto della Dsm-Firmenich nella cronosquadre – ha bissato di fatto quelle sensazioni vissute nel 2021 con la favolosa cavalcata di Baroncini a Leuven. Col tecnico parmense siamo tornati ai tempi di “quei” due ragazzi…

Roberto andando in ordine cronologico, che ricordo hai di Milesi?

Sicuramente è fresco. L’ho sentito dopo i suoi recenti risultati. Lorenzo è stato con noi per una stagione nel 2021, ma pensate che venne in ritiro il primo giorno anche l’anno dopo, che era già in DSM, per salutare i vecchi compagni e il resto dello staff. Quando lo abbiamo preso sapevamo che era uno degli junior più promettenti. In Beltrami ha fatto un’annata molto buona, sempre al servizio dei compagni. Correva in modo generoso e spesso gli ho detto, quasi rimproverato, che lo era anche troppo, come quella volta alla Milano-Busseto. Andò in fuga con altri quattro fin dai primissimi chilometri e nel finale, col gruppo arrivato a cinquanta metri, tirò alla morte pur di non farlo rientrare. Lui fece quinto su cinque e mi disse: «Hai ragione potevo agire diversamente, ma non volevo che ci riprendessero, ci meritavamo di arrivare noi».

Cosa gli avevi risposto?

Fondamentalmente nulla (sorride, ndr). Forse sarebbe riuscito ad ottenere qualcosa in più, ma ormai la corsa era finita e al limite lo avrei visto all’opera in quella successiva. D’altronde Lorenzo ha sempre guardato alla sostanza in gara. Di lui ti accorgevi subito del gran motore che aveva. Anche al Giro dell’Emilia in mezzo ai pro’ fece un gran numero. 145 chilometri di fuga prima di staccarsi e ritirarsi al primo passaggio sul San Luca quando si mossero i big. Per me quell’azione valeva come cinque vittorie, alla faccia di chi vede solo i risultati e mai le prestazioni. Che è un tipico ragionamento che c’è nel ciclismo giovanile e dilettantistico però questo è un altro discorso

Invece un ricordo di Baroncini?

Devo dire che sono tanti per entrambi ed è normale che dopo le loro vittorie assumano anche un significato diverso. Filippo era uno junior di grande prospettiva, che aveva fatto una bella trafila giovanile. Era arrivato nel 2019 e lo avevamo preso convinti che avrebbe fatto bene in poco tempo. Nel primo anno ha capito com’era la categoria cogliendo qualche buon piazzamento. Nel 2020 invece, quando la stagione è ripresa dopo il lockdown, bastava portarlo solo alle corse perché non ne ha sbagliata una. In quaranta giorni aveva collezionato due vittorie e sei top 10, ma ci piaceva come interpretava la corsa, all’attacco e convinto dei suoi mezzi. Eravamo certi che nel 2021 sarebbe diventato il più forte con noi o con altri.

Era obiettivamente difficile trattenerli?

E’ un discorso complesso e semplice al tempo stesso. Nel caso di Lorenzo, quando arrivò da noi, sapevamo che era già nel mirino di squadre WorldTour, tant’è che la DSM lo prese per il suo Devo Team. A Filippo invece è stato proposto un contratto migliore da un’altra parte (passò alla Colpack-Ballan, ndr) che noi non riuscivamo a pareggiare. Ci è dispiaciuto chiaramente ma forse doveva andare così…

In ogni caso resta la soddisfazione di aver introdotto due futuri iridati nel difficile mondo di U23 e pro’.

Certo, siamo contenti. Significa che funziona bene il cosiddetto scouting e quindi il lavoro che facciamo sui ragazzi. In Beltrami vogliamo che i ragazzi siano consapevoli di quello che stanno facendo per capire dove vogliono arrivare. Poi è ovvio che la differenza è data dalle motivazioni e da una buona dose di fortuna. Considerando che la nostra squadra è di recente costituzione, nell’ultimo periodo abbiamo una buona percentuale di nostri ex atleti al primo anno da “dilettante” che ora sono professionisti. Penso a Parisini e Tarozzi oltre a Fiorelli, anche se era già un po’ più grande. A loro aggiungo De Pretto che è stato con noi nel 2021, quando c’era Milesi, e che ha appena firmato due anni nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Quando leggiamo di questi passaggi siamo molto orgogliosi.

Vedendo ora dove sono, cosa prevede Roberto Miodini per Baroncini e Milesi?

Sono due ragazzi diversi fra loro, sia fisicamente che caratterialmente. Filippo spero che abbia più fortuna in certe situazioni. Quando cade spesso si fa male o si rompe. Oppure se al campionato italiano non avesse forato avrebbe vinto lui, ne sono sicuro al cento per cento. Andrà in UAE e si ritaglierà un ruolo da protagonista o da punta perché è nella sua indole. E’ ancora giovane e può diventare un corridore da classiche. Di Lorenzo invece stiamo scoprendo le sue potenzialità. Forse è meno appariscente, ma decisamente solido. Ha solo 21 anni e la sua dimensione la troverà a brevissimo. Di certo è che saranno due corridori fondamentali per la nazionale di Bennati nell’imminente futuro.

Una vittoria prima dei saluti. Viaggio in Dsm con Dainese

27.08.2023
6 min
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Italiani e Dsm-Firmenich: un feeling particolare. Ieri la squadra olandese (ma affiliata in Germania) ha vinto la cronosquadre di apertura della Vuelta. Il primo a tagliare il traguardo è stato Lorenzo Milesi, campione mondiale proprio contro il tempo fra gli U23, che oggi riparte in maglia roja. E poi c’è l’altro italiano, Alberto Dainese il quale, anche se è arrivato staccato ha dato il suo contributo alla causa. E’ questo forse miglior modo del velocista veneto di salutare la squadra: una vittoria di gruppo ha sempre un altro sapore.

Tuttavia Alberto sa che in Spagna le cose non saranno facili per le ruote veloci come lui. Primo perché le tappe adatte alle volate generali si contano sulle dita di una mano. Secondo perché – e può sembrare assurdo – i velocisti sono pochi.

«Le tappe per noi sprinter – dice Dainese – non sono molte. Il faro della corsa tra i velocisti è Kaden Groves, più che altro perché è l’unico ad avere una squadra votata per lui. Tanto più che all’ultimo minuto per Covid è stato sostituito anche Thijssen della Intermarché – Circus. Quindi alla fine ci sarà una sola vera squadra, la sua Alpecin-Deceunick, che avrà interesse ad arrivare in volata. Vedremo».

Le fughe, su carta, hanno dunque buone possibilità di arrivare.

La squadra olandese annovera la WT maschile, femminile e la development (foto Instagram)
La squadra olandese annovera la WT maschile, femminile e la development (foto Instagram)

Tanti italiani

Come accennato in apertura Alberto Dainese lascerà la Dsm a fine stagione e passerà alla Tudor Pro Cycling come ha fatto Trentin. Il padovano è stato una sorta di pioniere per gli italiani nel Team Dsm. 

A parte Gianmarco Garofoli, che da sempre voleva unirsi all’Astana-Qazaqstan di Martinelli, sono arrivati Lorenzo Milesi, Lorenzo Ursella (che però corre nella development), Francesca Barale ed Eleonora Ciabocco. E tutti sembrano trovarsi molto bene con i metodi di questa squadra.

D’altra parte, possiamo immaginare che l’ambiente del team olandese possa non essere proprio facile per un atleta latino, mediterraneo. Deventer, dov’è la sede del team, è situata a un centinaio di chilometri ad Est di Amsterdam, non lontana dal confine tedesco. La differenza culturale si sente e non tutti riescono a integrarsi subito. 

«Gli aeroporti di riferimento – va avanti Dainese – sono Amsterdam o Eindhoven e ricordo in effetti che la prima volta che arrivai lassù non era affatto bel tempo. Pioveva. Io però ci sono stato molto poco. C’è un hotel di riferimento e ci sono degli appartamenti. Ma lì vi risiedono soprattutto i ragazzi della development. Hanno una cucina e possono fare da sé».

In Dsm i piatti arrivano già preparati e pesati in modo specifico per ogni atleta
In Dsm i piatti arrivano già preparati e pesati in modo specifico per ogni atleta

Ambiente rigido

Per Dainese fare un paragone con un’altra squadra magari italiana non è facile, visto che non vi milita dal 2018 quando non era ancora un professionista.

«Posso dire che qui in Dsm tutto è molto controllato. Si richiede grande puntualità e tutto è molto strutturato. Ci sono delle regole che vanno rispettate per il bene comune, ma questo serve per lavorare bene, tutti quanti.

«Ammetto che all’inizio questa grande puntualità e la cura dei dettagli quasi mi spaventavano, ho sofferto. Controllavano e controllano tutto (la crono di ieri ne è una prova: tanti test il mercoledì precedente, materiali preparati per la pioggia, impostazione di un ritmo gara centrato al dettaglio, ndr). Ma ero io che ero timido. Poi ho capito come funzionava, ci ho fatto l’abitudine e le cose sono andate meglio».

Sul manifesto della squadra si legge: “Il nostro programma WorldTour maschile, il programma WorldTour femminile e un programma di sviluppo operano tutti sotto lo stesso “ombrello”. Siamo un collettivo, tutti utilizzano lo stesso approccio”. E in effetti c’è una certa coralità di metodo.

«Abbiamo le nostre tabelle di allenamento che arrivano tramite Excell – prosegue Dainese – e lì poi ricarichiamo i nostri file di allenamento: quindi watt, chilometri, ore… ma anche altri valori come il peso. E aggiungiamo un commento con le nostre sensazioni. Le tabelle arrivano ogni due o tre settimane».

Tutto molto preciso anche per quel che concerne l’alimentazione. In squadra ci sono i nutrizionisti, come in tutte le WT del resto, ma durante i grandi Giri ai ragazzi della Dsm vengono consegnati i piatti già preparati con le quantità specifiche per ciascun atleta.

«E questo aspetto ti sgrava di molti pensieri, dubbi – spiega Dainese – non ti chiedi se hai preso troppa pasta o troppo poca. Se ne vuoi di più… quello è il tuo piatto, sai che è stato calibrato e pesato sul tuo fabbisogno energetico: stop. A fine grande Giro la tua massa grassa è sempre quella, segno che hai mangiato bene».

«Un po’ come con gli allenamenti: loro vogliono sempre le tue tracce, quello che mangi… e se questo può dare fastidio, o sembrare limitante, credo che per un giovane che ancora non conosce bene il mestiere sia un bene. Per me questo metodo è un pregio di questo team». 

All’Arctic Race, una delle poche gare previste per lui sin da inizio anno, Dainese ha vinto la prima tappa
All’Arctic Race, una delle poche gare previste per lui sin da inizio anno, Dainese ha vinto la prima tappa

Particolarità Dainese

Milesi, Barale e gli altri italiani dunque possono stare tranquilli. Ma allora viene da chiedersi perché Dainese abbia deciso di lasciare questo team così ben organizzato. Ammessa quella rigidità – che comunque non riguarda solo questa squadra. Sappiamo, per esempio, di un atleta di un team importante, essere stato redarguito per essersi presentato con un minuto di ritardo alla partenza del bus dall’hotel – tutto sommato le cose sembrano girino bene. Almeno quasi sempre è così.

«Io – conclude Alberto – in quanto a programmi sono stato un caso anomalo. Quest’anno infatti delle gare previste ad inizio anno ne avrò fatte due. Ho invece preso il via a corse in cui non ero neanche riserva. Della Tirreno l’ho saputo qualche giorno prima, del Tour of the Alps, alla vigilia. Del Giro d’Italia una settimana prima e quasi lo stesso qui alla Vuelta».

Qualche difficoltà dunque c’è stata per Alberto, nonostante, proprio in questo team abbia raccolto i suoi primi importanti successi. Ma i calendari improvvisati non fanno certo bene nel ciclismo di oggi. Magari avrebbe potuto fare di più. Anche lo scorso anno le cose non andarono troppo diversamente per lui: Giro d’Italia, Giro del Belgio e poi il non previsto Tour de France: una “botta” mica da poco per un ragazzo di 24 anni. 

«Feci una grande fatica in Francia – racconta Dainese – ricordo che già dopo poche tappe ero sfinito. Stavolta con la Vuelta almeno è diverso, in quanto a luglio ho staccato un paio di settimane. Sono rientrato in gara giusto all’Arctic Race (dove ha vinto una tappa, ndr). Ho un po’ patito lo sbalzo di temperatura tra Norvegia e Spagna, ma sono curioso di vedere come sarà un secondo grande Giro in stagione con un percorso di avvicinamento più “normale”».

Iride U23 alla Francia. Milesi prova, gli altri cadono

12.08.2023
7 min
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GLASGOW – A Loch Lomond la pioggia ha dato tregua giusto il tempo che gli under 23 partissero, poi sul penultimo mondiale di questa rassegna così enorme si è abbattuto il diluvio universale. E lo scenario, anche quello tecnico, è cambiato dal giorno alla notte. Per questo, quando Milesi ha visto partire una fuga più numerosa di altre, si è infilato dentro e ha preso il largo. Non si poteva prevedere, ma certo immaginare in che razza di toboga si sarebbe trasformato con l’acqua il circuito finale. E’ bastato metterci sopra le ruote e tutti i piani sono saltati.

Milesi si è giocato la corsa: è arrivato quinto, ma ha avuto a lungo una medaglia nel mirino
Milesi si è giocato la corsa: è arrivato quinto, ma ha avuto a lungo una medaglia nel mirino

L’attacco e la borraccia

Tre ore e mezza dopo, il cielo di Glasgow è ugualmente grigio, ma per fortuna ha smesso di piovere. Il mondiale degli under 23 è andato nelle mani di Axel Laurence, compagno di squadra di Van der Poel, che per vincere ha scelto un attacco simile, ma da più lontano. C’era anche lui nella fuga del mattino assieme a Milesi e sarebbe forse ingeneroso nei suoi confronti dire che per staccarli di ruota ha aspettato il momento in cui l’italiano si spostava dalla fila su Montrose Street per prendere un rifornimento. L’attacco lo ha raggiunto come un colpo sotto al mento e per qualche centinaio di metri non è stato in grado di reagire.

«Diciamo che in quel momento – spiega trafelato Milesi dopo l’arrivo – stavo prendendo la borraccia. Lui ha attaccato sulla sinistra e ho perso un attimo. E se concedi quei 2-3 metri e sei già al limite, rientrare diventa dura. Ho rischiato 5-6 volte di cadere, ho scodato un po’ dappertutto, però vabbè, ci sta: era uguale per tutti, quindi va bene così».

Il tempo che il gruppo mettesse le ruote nel circuito (questa è Montrose Street) e la corsa è esplosa
Il tempo che il gruppo mettesse le ruote nel circuito (questa è Montrose Street) e la corsa è esplosa

In fuga da lontano

Laurence corre con la Alpecin-Deceuninck Development Team e non è un ragazzino qualunque. Quest’anno ha vinto tappe al Circuit des Ardennes e al Tour of Alsace, gare di classe 2, ma lo scorso anno, quando ne aveva 21, ha avuto la… sfrontatezza di arrivare secondo dietro Van Aert a Plouay.

«Non era nei piani attaccare dal mattino – dice della sua presenza nella prima fuga – ma a causa della pioggia la corsa è diventata dura e nervosa in ogni curva, così ho deciso di seguire un gruppo. Alla fine è stato meglio essere davanti e mantenere il mio ritmo. Ho aspettato a lungo per attaccare e sapevo che la differenza era costantemente di circa 40-50 secondi. Sono stato in grado di salvare le gambe il più possibile e quando da dietro sono arrivati i primi inseguitori, io me ne sono andato. Dovevo provarci e le gambe sono andate bene».

Tutti giù per terra

Il primo dei nostri a cadere è stato Belletta che ne esce con due punti sul ginocchio, a causa del taglio rimediato: il rischio concreto è di non andare al Tour de l’Avenir. Nella stessa caduta sono andati giù anche Busatto, Buratti e Romele. I nostri avevano un piano che prevedeva la superiorità numerica, invece in pochi giri gli azzurri si sono ritrovati uno per angolo, senza la possibilità di comunicare fra loro.

«Milesi – racconta Amadori davanti al pullman – era nell’azione giusta al momento giusto. Sapevamo che in un percorso del genere, specialmente se pioveva e la strada era bagnata, chi si trovava davanti, faceva meno fatica di quelli dietro. Con Milesi dovev esserci anche un altro, ma va bene così. Invece quello che è successo dopo non è dipeso da problemi fisici, ma da incidenti e cadute. Romele è stato eliminato. Buratti è stato eliminato. Busatto e Belletta, la stessa storia. Se questi ragazzi fossero rimasti in gara, nel finale con Svrceck e Morgado ci sarebbe stato anche uno di loro veniva tutta un’altra corsa».

«Questi mondiali li abbiamo preparati tantissimo. Abbiamo fatto altura, abbiamo fatto una corsa in Francia proprio in preparazione. Abbiamo lavorato tantissimo a questo mondiale perché ci credevamo e avevamo dei corridori adattissimi a questo tipo di percorso e l’hanno dimostrata. Peccato, perché purtroppo contro la sfortuna possiamo fare ben poco».

Attacco per il podio

A questo punto del discorso, Milesi fa fatica a sentirsi deluso. Gli scoccia il modo un po’ frettoloso con cui ha gestito il finale, tirando quasi la volata agli altri, ma mettendo sulla bilancia la vittoria nel mondiale a cronometro, questo quinto posto è un podio sfumato, ma anche la conferma della condizione e della consistenza.

«C’è un po’ di disappunto per come me la sono giocata alla fine – ammette – però ci ho provato ed è andata come è andata. Non posso essere deluso. Due giorni fa ho vinto la crono e non posso dire che fosse un discorso scontato. Ero venuto per provare il podio, ma non puoi mai sapere come andrà a finire. Oggi ho fatto quinto: una medaglia era meglio, ma sono contento.

«Era difficile fare diversamente. Ho provato ad attaccare sull’ultimo strappo per provare a prendere il francese, ho visto che c’era un piccolo buco e ho deciso di tirare dritto per fare almeno il terzo posto. Invece hanno chiuso. Se si poteva prendere prima? Quando sono rientrati da dietro, potevano benissimo lasciarci lì, allora ho fatto un po’ il furbo e dopo un po’ che tiravano i livelli si sono avvicinati e ce la siamo giocati quasi alla pari».

Ha visto le stelle

Lo scorso anno, come molti, Laurance è rimasto senza squadra per lo scioglimento della B&B Hotels-KTM. Per questo si è accasato nel team belga, correndo a metà fra la continental e la WorldTour. La sua scelta di partire in contropiede ha pagato, anche se il suo vantaggio è rimasto sempre intorno ai 15 secondi e la sensazione che potessero riprenderlo non se ne è andata se jon sul traguardo.

«Sapevo che su questo percorso era possibile fare qualcosa del genere – dice – ma non ci ho creduto fino agli ultimi 500 metri. Ero completamente al limite. E’ incredibile, ho dato tutto e nell’ultimo giro ho visto le stelle».

Sul podio l’hanno raggiunto i genitori, in uno di quei fuori programma cui fi fa fatica a credere trattandosi di un mondiale. Quella foto la terranno sul camino per il resto dei loro giorni. Anche se la qualità del ragazzo fa pensare che altre vittorie di certo verranno.

Alle origini di Milesi, nei racconti del primo presidente

12.08.2023
5 min
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«Ma quale sorpresa! Noi un po’ ci speravamo, il percorso era adatto a lui”. Marco Taddeo è il presidente della Ciclistica Trevigliese, la società bergamasca (di Treviglio, appunto) che per due anni è stata quella di Lorenzo Milesi, fresco vincitore del campionato del mondo under 23 a cronometro, che stamattina correrà anche la prova in linea.

Campione italiano

Con quella squadra, Lorenzo vinse il campionato italiano di specialità a Orsago, categoria juniores (in apertura, sul podio con il compagno Piganzoli giunto terzo, immagine photors.it). Un bel biglietto da visita, ma guardando la lista dei partenti a Glasgow, per lui c’era poco spazio. Outsider, poco di più. 

«Per noi che lo conosciamo bene invece – sottolinea Taddeo – quel tracciato poteva esaltare le sue caratteristiche. Poche curve, grande velocità, ma soprattutto quello strappone finale che portava all’arrivo che avrebbe messo in luce la sua esplosività e le sue doti in salita, vuoi anche per le sue origini di San Pellegrino».

Già, San Pellegrino, la sua culla e la culla di famiglia, un’oasi di benessere, fiore all’occhiello della Val Brembana e base strategica per affrontare alcune delle salite più belle ed impegnative della bergamasca. Non è un caso che Ivan Gotti, vincitore di due Giri d’Italia, sia di lì.

In azione a Orsago, Milesi conquista il tricolore crono juniores del 2020 in maglia Trevigliese
In azione a Orsago, Milesi conquista il tricolore crono juniores del 2020 in maglia Trevigliese

Il calcio e la caviglia

Insomma, a Treviglio (luogo dove invece non si fa fatica a macinare chilometri in pianura), lo sapevano, ma da buoni bergamaschi stentano a dirlo chiaro e tondo. Anche se, a posteriori, hanno tutte le carte in regola per farlo. Al di là di ogni predizione, è sempre curioso scavare nella gavetta di un corridore affidandosi a chi lo ha visto pedalare da giovanissimo.

«Ce lo avevano segnalato i nostri amici del Pedale Brembillese – ricorda il presidente Taddeo – e noi lo abbiamo accolto come scommessa. Sapevamo della sua storia da calciatore, interrotta a causa di un infortunio serio alla caviglia, ma avevamo visto dei numeri in lui. Nella sua prima gara si era piazzato venticinquesimo (si trattava della Gazzaniga-Onore, roba da scalatori puri ndr.) poi nelle altre tre era finito a terra perché in gruppo non sapeva ancora starci. Ma da quel momento in poi ha imparato e i risultati sono stati importanti. Con noi è rimasto i due anni da juniores, tra i 17 e i 18 anni. Nel primo aveva già fatto vedere buone cose e nel secondo ha vinto il campionato italiano che per noi è stata una gioia immensa: la prima maglia tricolore della nostra società».

Nel 2021 al primo anno da U23, Milesi ha corso alla Beltrami, senza ottenere risultati. Poi è passato alla DSM
Nel 2021 al primo anno da U23, Milesi ha corso alla Beltrami, senza ottenere risultati. Poi è passato alla DSM

La Roubaix e la Liegi

Un passo avanti, accarezzando l’iride, per capire che tipo di corridore possa diventare Lorenzo. «E’ particolarmente portato per la cronometro – spiega Taddeo – in salita non molla, è un atleta completo. Credo sia un corridore da corse di un giorno. A lui piace molto l’idea delle classiche del Nord, ne abbiamo parlato spesso, sognando, scherzando…».

Impossibile non chiedere al suo ex presidente a quale classica potrebbe puntare: «Una Parigi-Roubaix – ipotizza – una Liegi, corse che a lui piacciono molto. Lo vedo adatto anche al ciclismo moderno, dove si può scattare in ogni momento. Lui ha quei numeri e una volta che parte poi, da buon cronomen, sa mantenere un suo ritmo».

Lo scorso anno Milesi ha vinto l’ultima tappa al Tour de l’Avenir, battendo lo stesso Alec Segaert della crono di Stirling
Lo scorso anno Milesi ha vinto l’ultima tappa al Tour de l’Avenir, battendo lo stesso Alec Segaert della crono di Stirling

Paragoni importanti

Taddeo lo dice sorridendo, con l’emozione e la commozione ancora in corpo. Non gli sembra vero di parlare di un suo ex atleta, oggi campione del mondo. Dice che la sua storia da ex calciatore e da giovane promessa venga accostata per similitudini a quella di Remco Evenepoel. Sorride, per non mettere pressione al suo ex ragazzo e passa agli auguri.

«E’ un ragazzo davvero serio – dice – con la testa sulle spalle, semplice, ben voluto da tutti e anche molto competitivo. Gli auguro che questo sia solo l’inizio».

Dalla crono alla strada: oggi Milesi correrà la prova in linea degli U23, poi andrà alla Vuelta (foto FCI)
Dalla crono alla strada: oggi Milesi correrà la prova in linea degli U23, poi andrà alla Vuelta (foto FCI)

Occhio a Romele

Oggi però c’è la corsa in linea e allora non possiamo non chiedere a Taddeo cosa dobbiamo aspettarci da Lorenzo. Pronta, arriva la mano da presidente delle giovanili che prova a chetare le acque.

«Me lo chiedono in tanti dopo il successo di mercoledì. Io credo che Lorenzo abbia già speso molto nella cronometro – ammette il presidente della Ciclistica Trevigliese – per cui punterei su altri. Già che ci sono, faccio un nome: Alessandro Romele. E’ un altro nostro ex allievo, so che ha lavorato tanto per questo mondiale per cui tutti noi faremo il tifo per lui. Non sono un tecnico, ma conosco molto bene i miei ragazzi».

Lo sguardo dolce, ma convinto con cui fornisce il pronostico è rassicurante, come una borraccia passata dall’ammiraglia al momento giusto. Parola di presidente, c’è da crederci.

Milesi, un iride storico. E Segaert rosica…

09.08.2023
6 min
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STIRLING – Dice che è pazzesco e nel dirlo sorride come se dovesse scoppiargli la gioia da dentro il petto. Anche Vittoria Guazzini, sua compagna, ha dovuto ammettere che fare meglio di Lorenzo Milesi nella crono di domani sarà davvero dura, ma lui che ha gran cuore dice che farà di tutto per sostenerla.

Il riscaldamento iniziato alle 14,30. Cosa ti pare del percorso? «E’ una crono, bisogna spingere»
Il riscaldamento iniziato alle 14,30. Cosa ti pare del percorso? «E’ una crono, bisogna spingere»

L’erede di Malori

Sono le 18 del 9 agosto 2023 e un italiano ha vinto la cronometro degli under 23 quindici anni dopo Malori del 2008. E’ stata un’attesa quasi surreale, con lo spauracchio di Segaert che incombeva e avanzava. Così cattivo e forte da aver ripreso Bryan Olivo lungo la strada (abbiamo saputo poi che al friulano è iniziato un doloroso torpore alla gamba sinistra che gli impediva di spingere). Milesi a quel punto era sulla hot seat da tutto il giorno, ma quando la telecamera lo inquadrava ai vari intermedi del belga, le sue facce sembravano le smorfie di un fumetto.

Il percorso, simile a quello dei professionisti, prevedeva una discesina finale in cui prendere fiato prima di affrontare la salita al castello. E lì Milesi ha fatto il capolavoro, dopo averla studiata con Velo.

«Avevamo una buona strategia – racconta – che prevedeva proprio di fare questo, per andare davvero a tutta sulla salita finale. Ha funzionato, ma sul momento non ero così sicuro. Diciamo che anche la curva per prendere il muro non l’ho fatta fortissimo, ho frenato un po’ troppo, quindi non ero così sicuro di essere salito così forte. Ho provato vero dolore fisico in quell’ultimo tratto…».

Nel muro che conduce al castello di Stirling, Milesi ha fatto la vera differenza su Segaert
Nel muro che conduce al castello di Stirling, Milesi ha fatto la vera differenza su Segaert

Volava sullo strappo

Chi la salita l’ha fatta anche più forte di Milesi è Marco Velo, che lo seguiva sull’ammiraglia. Il cittì delle crono è arrivato nella zona podio trafelato ed entusiasta e gli è servito qualche secondo per riprendere il controllo.

«E’ un risultato inaspettato – dice – nel senso che sapevo che poteva fare un’ottima cronometro. Sarei stato stra-soddisfatto se fossimo arrivati in una top 5. Poi sinceramente, come si dice, l’appetito vien mangiando. Quando ho visto che aveva 10 secondi solo da Segaert, ho cominciato a prendere fiducia, perché comunque ci stavamo avvicinando a una possibile medaglia. Al secondo intermedio pagava solo 3 secondi e mezzo, poi è andato in vantaggio. A quel punto ho pensato: impossibile che la perda, perché l’ho visto volare sull’ultimo strappo».

Velo arriva di corsa: ecco l’abbraccio per l’oro nella crono 15 anni dopo Malori
Velo arriva di corsa: ecco l’abbraccio per l’oro nella crono 15 anni dopo Malori

Spauracchio Segaert

Milesi sta su una nuvola e continua a sorridere. Ha ragione Ganna quando dice che questa maglia è la più bella, anche se Milesi non potrà indossarla troppe volte. Al mondiale c’è arrivato passando per il Tour de Pologne, come lo scorso anno Fedorov sbancò Wollongong passando per la Vuelta. Se i mondiali si vogliono vincere, vanno scelti corridori che possano farlo: la promozione dell’attività giovanile in questo ciclismo ha altre sedi deputate.

«Al Polonia però non ho avuto grosse sensazioni anche nella crono – dice – perché era la sesta tappa ed ero sceso da poco dall’altura. Qui invece sapevo di poter competere per il podio ma vincere è un’altra cosa. Non credo che aver fatto crono più lunghe e corse nel WorldTour sia stata la chiave della vittoria, perché in una crono contano soprattutto le gambe in quel giorno. E io sapevo che Segaert poteva battermi. Ho pensato solo a lui mentre aspettavo seduto, ma anche durante la crono. Pensavo solo a spingere. Sapevo di essere primo, ma non importava. Sapevo che lui doveva ancora arrivare».

La strategia era di dare tutto fino all’ultima discesa e lì recuperare per affrontare forte la salita
La strategia era di dare tutto fino all’ultima discesa e lì recuperare per affrontare forte la salita

Investire sulla crono

Velo ha spostato una transenna per andare a vedere il podio e scattare foto col suo cellulare. Accanto a Milesi sul podio Alec Segaert aveva la faccia di un funerale, al pari dei suoi tifosi e dei familiari ai piedi del podio. A giudicare dai numeri della trasferta, il clan belga era pressoché sicuro di sbancare e perdere per 11 secondi è comunque un colpo difficile da digerire.

«Se la merita tutta – prosegue Velo – è un ragazzo d’oro. Gli dico che è matto, perché è molto estroverso, però questa è la qualità dei grandi campioni. E’ sempre stato un ottimo cronoman. Ha curato tantissimo questa specialità e questo sia di insegnamento a tanti altri suoi colleghi, anche più giovani. E’ la dimostrazione che anche curando questa attività, ci si possono togliere tante soddisfazioni come questa. E quindi complimenti a Lorenzo e a tutto lo staff. Su questa scelta, mi sono confrontato con Marino Amadori, che lo segue anche su strada e abbiamo condiviso di portarlo. Adesso Lorenzo farà anche il mondiale su strada e sono sicuro che farà bene anche lì».

Sul podio, Segaert (Belgio), Milesi (Italia), McKenzie (Australia)
Sul podio, Segaert (Belgio), Milesi (Italia), McKenzie (Australia)

Mondiale e Vuelta

Adesso infatti Milesi mette in ordine gli obiettivi. Sarà pure matto, come dice Velo, ma ha la grande lucidità di affrontare un obiettivo per volta.

«Il mondiale della crono – racconta – era uno degli obiettivi dell’anno, abbiamo lavorato tanto anche con la squadra. Abbiamo fatto un ottimo fitting all’inizio della stagione che ora mi è tornato molto utile. Era un obiettivo di cui probabilmente si è anche cominciato a parlare dallo scorso anno, anche se Wollongong aveva un percorso completamente diverso e anche io non ero lo stesso corridore. Ora ci saranno i campionati del mondo su strada, poi andrò alla Vuelta: il mio primo grande Giro. Si comincia con una cronosquadre, spero di riuscire a tenere la forma per dare il mio contributo».

Forse Segaert pensava di avere già la vittoria in tasca, invece su muro finale è crollato
Forse Segaert pensava di avere già la vittoria in tasca, invece su muro finale è crollato

Malinconia belga

Segaert arriva nella sala stampa dopo parecchio tempo. I giornalisti belgi, al pari dei suoi tifosi, erano pronti per fare festa e gli chiedono se si aspettasse di essere battuto da Milesi. Lui risponde di no. Che Lorenzo lo ha già battuto lo scorso anno in un tappone del Tour de l’Avenir e per soli due secondi anche in una crono de Le Tryptique Le Mont et Chateaux, ma che a sua volta era stato molto superiore in altri appuntamenti.

«Però è un corridore super forte – dice – uno di quelli che può dare la svolta alle corse e ha meritato di vincere. Io sono arrivato alla salita finale ormai vuoto, evidentemente ha fatto lì la differenza».

Si respira lo stesso clima della piazza di Bruges in cui nel 2021 Ganna mise a tacere i tifosi di Evenepoel e Van Aert. Loro non erano contenti, noi sì. Anche oggi è suonato l’Inno di Mameli e anche oggi noi eravamo lì sotto a cantare.

Polonia, Scozia, Spagna: Milesi ha l’agenda piena

04.08.2023
4 min
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KATOWICE – Lorenzo Milesi è pronto per le grandi sfide. Il corridore della Dsm-Firmenich è chiamato al campionato mondiale di Glasgow under 23, sia su strada che a crono, e alla Vuelta. Al Tour de Pologne sta cercando di rifinire la gamba.

Lorenzo sorride, è uno dei pochi a dire il vero a farlo al foglio firma durante questa settimana, sono tutti seri. Lui però è così. Di solito sorride chi è in condizione, chi sta bene… e lo abbiamo visto anche ieri al via della crono con Cattaneo e Mohoric.

Ci appare abbastanza tirato. Anche se a a dire il vero è un corridore massiccio, potente. Non ha certo la gamba da fenicottero. Ma questa è la potenza che cerca Marino Amadori per la Scozia. 

Lorenzo Milesi (classe 2002) dopo il Polonia lo attendono le prove U23 su strada e a crono
Lorenzo Milesi (classe 2002) dopo il Polonia lo attendono le prove U23 su strada e a crono
Lorenzo, si va ai mondiali: siamo pronti?

Sì spera! Sì, dai sto bene. I test di questi giorni, in particolare la quinta tappa e la crono, non sono andati male. Forse la crono poteva andare meglio. Diciamo che non avevo delle gran gambe, anche se alla fine comunque non è andata troppo male (Lorenzo è arrivato 25° a 49″ da Cattaneo). Sono state due frazioni importanti per valutare bene la condizione, anche perché in Scozia farò anche la crono.

Da quanto tempo eri d’accordo con Amadori? Come ti sei organizzato con le gare?

Già dall’anno scorso il mondiale 2023, sia a crono che a strada, era l’obiettivo. Con Marino ne avevamo parlato prima dell’inverno. E la squadra pertanto mi ha dato il programma delle gare anche in funzione di questo impegno. Il Polonia me lo hanno fatto fare proprio per preparare mondiale e Vuelta.

Come hai lavorato?

Io credo bene. Ho fatto un mese di altura. Prima una settimana a Livigno da solo e poi altre tre con la squadra sul Kuhtai, sopra ad Innsbruck. Credo di aver raggiunto un buon livello, anche se ammetto che nelle prime tappe di questo Tour de Pologne ho avuto degli alti e dei bassi e sinceramente non ho capito il perché. C’erano dei momenti in cui mi sentivo molto bene e mezz’ora dopo stavo male. Poi di nuovo bene. Farà parte della ricerca del ritmo gara, boh…

In Polonia il lombardo si è dato da fare. Eccolo in fuga nella seconda tappa con Mosca (in prima ruota)
In Polonia il lombardo si è dato da fare. Eccolo in fuga nella seconda tappa con Mosca (in prima ruota)
Chi saranno i più pericolosi a Glasgow?

Nella crono di certo Alec Segaert e anche Fran Miholjevic. Sulla strada è un po’ un terno al lotto. Ci sono quei 15 corridori che possono vincere. Non sai mai come va. Pensiamo all’anno scorso: Fedorov ha attaccato tutti i giri, sembrava dovesse cedere, invece ha vinto… E nessuno se lo aspettava.

Voi azzurrini non avete corso molto spesso insieme. Tu sei nel WorldTour, loro nelle continental o in altre squadre: come si trova l’alchimia?

Però ci conosciamo già tutti per le gare fatte negli anni passati e quello aiuta. E poi siamo un bel gruppo – ride Milesi – abbiamo la nostra chat del mondiale e ci divertiamo. Vedremo di farlo anche là.

Lorenzo, non c’è solo il mondiale, giusto? C’è anche la Vuelta: il primo grande Giro…

Eh sì, ma con calma. Adesso sinceramente ho il mondiale in testa.

E non ci pensi alla Vuelta?

Sì certo. E’ ovvio che con la squadra sono qui soprattutto per preparare la Vuelta. E’ un insieme di lavoro, squadra, nazionale, preparatori, obiettivi… fatto nei mesi. Ma guardiamo gara per gara. Adesso c’è prima il mondiale.

In squadra, voi del “gruppo Vuelta” ne parlate?

Qui non molto, nel ritiro sì, come detto abbiamo passato tre settimane insieme…. Ma è abbastanza tranquilla la cosa. Non ne facciamo un punto fisso.

Per Milesi tanto lavoro e anche divertimento sul Kuhtai con la squadra (foto Instagram)
Per Milesi tanto lavoro e anche divertimento sul Kuhtai con la squadra (foto Instagram)

Avvicinamento top

Lorenzo sta correndo un buon Tour de Pologne. Si è messo a disposizione del velocista, Van Unden, nella prima tappa. E’ stato all’attacco nella seconda frazione. La crono di ieri è stato un test importantissimo. Ha cercato di mettere a punto alcuni dettagli per la crono iridata. Una gara contro il tempo a questa distanza da quella mondiale è ideale per ripassare certi protocolli, rivivere determinate sensazioni, trovare il feeling con una tipologia di gara che resta sempre particolare.

Quest’anno Milesi a Glasgow ci arriva con più gare di spessore nelle gambe, non solo più esperienza. L’anno passato Fedorov aveva fatto la Vuelta. Altri avevano preso parte a gare WT. Lorenzo aveva fatto “solo” l’Avenir. Le tirate di collo del Polonia magari saranno salutari per lui. Per gli azzurri. Per la Vuelta… Intanto fra meno di 24 ore l’aereo lo attende. L’agenda di Milesi è bella piena.

Ecco Milesi, il terzo debuttante italiano nel WorldTour

17.01.2023
4 min
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Sono tre i ragazzi italiani approdati nel WorldTour quest’anno. Due di loro – Lorenzo Germani (impegnato in Australia) e Gianmarco Garofoli – li avevamo già sentiti, mancava all’appello appunto il terzo: Lorenzo Milesi.

Il potente corridore lombardo è approdato al Team Dsm, o meglio, è salito di grado, visto che già vestiva questi colori, ma della squadra Development. Del resto è la stessa storia degli altri due. Segno che queste squadre avevano seminato e ora vogliono portarsi a casa il raccolto.

Lo scorso anno per Milesi tre vittorie: due strada (qui la seconda al Tour de l’Avenir) e una crono. Ricordiamo che lui va in bici da soli 5 anni
Nel 2022 per Milesi tre vittorie: due strada (qui la seconda al Tour de l’Avenir) e una crono. Ricordiamo che lui va in bici da soli 5 anni

E WorldTour sia…

Ma perché il raccolto sia buono non basta il supporto del team, servono anche l’impegno dell’atleta, la sua determinazione, i suoi risultati. Tutti ingredienti che non sono mancati a Milesi, tanto più che Lorenzo aveva avuto un brutto incidente ad inizio stagione.

«E’ andata bene direi… – racconta Milesi – nella passata stagione ho colto la prima vittoria su strada (aveva già vinto a crono da junior, ndr). Poi ne è arrivata un’altra ed è stato ancora meglio! Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio dell’anno perché cambiava il livello. Perché è vero che era nel contratto che sarei passato, ma poi servono i fatti. Quindi non sono stato così colpito di questo arrivo in prima squadra. E anche l’incidente mi ha limitato poco, alla fine ho perso solo una gara di quelle che avevo in programma e due settimane di allenamento».

Dalle parole di Milesi si capisce quanto sia importante dare continuità al progetto. E quanto sia più “facile” passare di grado… ma restando di fatto nella stessa casa.

«Ora penso a fare bene la preparazione per questa stagione, dove ci sarà da fare un altro salto: l’obiettivo è migliorare. Tutto mi sembra abbastanza simile a quando ero in continental. Sì, cambia qualche persona, ma neanche tantissime, anche perché siamo passati in sei dalla Development. In più avevo già fatto delle gare con la WorldTour e avevo già avuto modo di saggiare l’ambiente.

«Quel che è cambiato è che sto facendo più ore di sella. Ho iniziato prima, ma è anche vero che inizio a correre un mese prima».

Il programma agonistico del bergamasco si aprirà a metà febbraio con Haut Var e proseguirà con l’Ardeche e man mano tutto il resto.

La Dsm in allenamento sulle strade del ritiro spagnolo. Lorenzo debutterà il 17 febbraio al Tour du Haut Var (immagine da Instagram)
La Dsm in allenamento sulle strade del ritiro spagnolo. Lorenzo debutterà il 17 febbraio al Tour du Haut Var (immagine da Instagram)

La gavetta serve

Vicino a Milesi c’è il suo amico e consigliere, “l’esperto” Alberto Dainese il quale dice: «Io “spargo” consigli a destra e manca!».

«E’ il vecchio saggio», ribatte scherzando Milesi.

Passare giovani però comporta anche qualche rischio, come quello di ritrovarsi a svolgere un mero lavoro di gregariato, col risultato di disabituarsi alla vittoria e di perdere certi istinti. Fortunatamente, passando in sei, forse questo rischio viene un po’ limato. E poi molto dipende anche dalla mentalità della squadra.

«Dover tirare all’inizio ci sta – dice Milesi – fa parte del gioco, credo sia normale fare un po’ di gavetta. Poi ovviamente spero di trovare i miei spazi, ma credo che me li daranno».

Milesi (qui con Miholjevic a ruota) nel 2022 ha preso parte sia al Giro U23 che all’Avenir. E ha disputato alcune gare con la prima squadra
Milesi (qui con Miholjevic a ruota) nel 2022 ha preso parte sia al Giro U23 che all’Avenir. E ha disputato alcune gare con la prima squadra

Tante novità

«Sono nel gruppo degli scalatori/grandi Giri – prosegue Lorenzo – e quando si esce per l’allenamento si parte subito belli andanti: 300-350 watt già al primo strappetto, specie se c’è Bardet. E tutto ciò, soprattutto a dicembre, si sentiva. Ora va meglio».

Milesi sembra prendere tutto alla leggera, come se diventare pro’ fosse una cosa normale. Ma tutto sommato è la forza dei veri talenti. Il suo approccio ricorda vagamente quello di Jonathan Milan che sornione, sornione… si affida a chi ne sa di più, agli esperti del team ed esegue con dedizione il suo compito. E’ così con gli allenamenti, ma anche con l’alimentazione e la dotazione tecnica.

«Abbiamo cambiato la bici, o meglio, il telaio. Siamo passati alla Scott Foil. E’ cambiata anche la sella, ora è Syncros (marchio di Scott, ndr), ma la posizione è più o meno simile. La stessa cosa vale per la bici da crono. Insomma quelle piccolissime differenze che ci sono quando si cambiano alcuni componenti, ma gli angoli restano gli stessi».

In arrivo dalla Spagna un Piganzoli formato Giri

27.12.2022
5 min
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Piganzoli è di Morbegno, più valtellinese non si può. Eppure quando lo senti parlare, ti rendi conto che l’anno alla Fundacion Contador gli ha lasciato addosso la cantilena spagnola e pensi a uno di là che parli molto bene l’italiano.

I ragazzi del 2002

Il “Piga” passa professionista alla Eolo-Kometa e, come disse Ivan Basso, è il primo assieme a Tercero ad aver sposato e creduto ancora nel progetto della squadra italo/spagnola. Assieme a Milesi, Garofoli e Germani, Piganzoli è uno di quelli da seguire con curiosità, per quel che ha fatto già vedere e l’atteggiamento con cui si affaccia al professionismo.

«Siamo sempre stati rivali in corsa – sorride – ma alla fine siamo anche tanto amici. Abbiamo condiviso bellissime gare e bei momenti. In gara però non si fanno sconti. Nel senso che si prova sempre a staccare tutti. Sapere di essere attesi non la vivo come una responsabilità. Si fanno le cose nel modo giusto, l’importante è lavorare bene e puntare agli obiettivi. Se vengono, bene. Se non vengono, ci sarà da imparare e migliorare».

Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)
Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)

«Qualche giorno fa – prosegue Piganzoli – abbiamo fatto una riunione con Alberto Contador. Diceva che si va alle gare per vincere, ognuno deve avere dentro questa cattiveria agonistica. La capacità di dire: “Vado a questa gara e voglio vincere, non solo partecipare”. Voglio arrivare alle corse sapendo di aver fatto tutto in modo perfetto per provare a vincere. Poi ovviamente si corre in 180 e vince solo uno, però si punta a essere quello lì».

Un bel salto

Piganzoli è nato nel 2002, è alto 1,74 e pesa 61 chili. Numeri da scalatore, ma nel 2022 ha vinto anche il campionato italiano a cronometro. Dopo la generale della Bidasoa Itzulia, il quinto posto al Tour de l’Avenir è stato il miglior risultato di fine stagione, con l’arrivo in salita di Saint Francois Longchamps in cui è risalito dalla decima alla quarta posizione, essendo stato il solo ad opporsi al solito Uijtdebroeks, salvo cedere una posizione nell’ultima tappa, nel giorno della vittoria dell’amico Milesi in maglia DSM.

«Mi sento pronto – dice – ho parlato con tutti gli allenatori. E’ un bel salto, però vogliamo provare a farlo tutti assieme. Ci stiamo preparando bene. Finora ho fatto un buon inverno, anche a casa. Il tempo è stato bruttino, era freddo, ma diciamo che mi sono salvato perché nel momento peggiore siamo venuti in Spagna. E qui abbiamo fatto tanti chilometri, facendo anche tanto gruppo. Il gruppo è affiatato e questo è importante».

Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini
Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini

Cuore spagnolo

Lo abbiamo incontrato nel primo ritiro della Eolo-Kometa, nel bar un po’ chiassoso dell’Oliva Nova Beach & Golf Resort, dove questa sua parlata spagnola è stata evidente.

«Me l’hanno detto in tanti – sorride – ho imparato la lingua, la parlo abbastanza bene. Credo di avere ormai una parte spagnola, perché mi hanno trattato bene, mi hanno insegnato molto. Ho fatto un bel calendario con loro, in Spagna e in giro per l’Europa. Avevamo cerchiato gli obiettivi a inizio anno. Le classiche italiane e poi il Giro, poi un probabile Tour de l’Avenir alla fine. Le classiche italiane sono andate bene, il Giro un po’ meno di quello che ci aspettavamo, ma solo perché abbiamo trovato qualcuno che andava più forte di noi. Poi abbiamo provato a fare per la prima volta l’altura a Sestriere con la nazionale e i risultati si sono visti. Sia col secondo posto a La Maurienne in Francia (corsa vinta il 6 agosto da Dinham, con 31” sull’azzurro, ndr), sia col quinto all’Avenir».

Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura
Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura

La novità altura

L’assist è eccellente. Nell’eterno discorso sui margini di crescita, vedere che un corridore ormai professionista non aveva mai lavorato in altura fa pensare a quanto si possa ancora costruire.

«Ci sono tanti italiani – dice – che fanno ritiri molto lunghi in altura, per avere i vantaggi che di sicuro ci sono. Però alla fine, parlando anche con la squadra, se questi vantaggi possiamo spostarli un pochino più avanti, a quando sarò professionista, alla fine sarà un vantaggio per tutti. Ho creduto nel progetto dall’inizio, ho avuto diverse offerte, però alla fine ho deciso di rimanere qua perché conosco la squadra. Conosco il progetto che hanno e so quanto credono in me, quindi ho deciso di premiarli. Allo stesso modo in cui loro hanno deciso di premiare me, permettendomi di rimanere».

Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)
Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)

«Adesso si ricomincia da capo – riprende Piganzoli – quello che è passato non vale più. D’ora in avanti è tutto un nuovo mondo, ma di certo la voglia di farmi vedere c’è. Punterò forte sulla strada, ma cercherò ugualmente di preparare la crono. Mi piacerebbe diventare un corridore da corse a tappe. Ho visto che ho un buon recupero, mi piacciono tanto le salite lunghe e andare bene a cronometro potrebbe essere un punto a favore».

Amadori: Garofoli, Germani, Milesi… e WorldTour sia

14.12.2022
4 min
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Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli, Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.

E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.

Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarlo
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…

Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.

Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…

Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.

Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj

Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.

E poi c’è Milesi alla Dsm

Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.

Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?

No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.

Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…

Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.

Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?

No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.

Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…

In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.

Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?

In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.

Incrociamo le dita insomma…

Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.