Milesi, una junior in rampa di lancio. Prima lo stage, poi l’azzurro

28.08.2024
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Ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno durante un stage al Nord, in un antipasto di quello che l’aspetta nei prossimi anni. Silvia Milesi è cresciuta in fretta ed è uno dei prospetti più promettenti a disposizione della Biesse-Carrera e del cittì Sangalli.

A metà agosto ha attaccato il numero sulla maglia della BePink-Bongioanni, mentre attualmente (e fino al 7 settembre) la bergamasca di Villa d’Almè (in apertura foto Ossola) è a Livigno con la nazionale. Un ritiro di due settimane per preparare tutte assieme europeo e mondiale con lavori ben distinti, visti i percorsi, rispettivamente pianeggiante e ben più impegnativo, agli antipodi. Milesi rientra nel gruppo per la rassegna iridata di Zurigo grazie alle sue doti in salita e nelle prossime gare cercherà di legittimare la propria convocazione. Con lei abbiamo fatto il punto della stagione e, superata una iniziale timidezza mista ad imbarazzo, forse per l’inaspettata attenzione, ci ha raccontato tutto di sé.

Silvia qualcosa ci aveva anticipato il tuo diesse Manzini, ma completiamo prima una rapida introduzione su di te.

Ho iniziato a correre relativamente tardi, da G6. Prima di allora ho sempre fatto danza, nuoto ed equitazione, ma di salire sulla bici non c’era stato verso malgrado mio nonno e mio padre siano grandi appassionati di ciclismo. Avevo paura perché in famiglia un parente aveva subito un brutto incidente, poi una mia compagna di scuola mi ha convinto poco per volta e ho cominciato. Le mie caratteristiche sono principalmente da scalatrice. Non ho un idolo in particolare a cui ispirarmi, anche se adesso mi piace molto Vollering, ma se devo essere sincera mi piacciono quasi tutte le atlete.

Com’è andato il tuo stage?

Sono stati dieci giorni molto belli, anche se essendo in Belgio pioveva quasi sempre. La BePink è un’ottima squadra, nella quale mi sono trovata bene con tutti. A guidarci lassù c’era Sigrid Corneo che è stata molto comprensiva sia con me che con Linda Ferrari, l’altra stagista (dalla BFT Burzoni, ndr). Non ci ha messo pressioni e non pretendeva nulla in gara da noi, se non il massimo impegno. E’ stata una bella esperienza in cui ho imparato tanto.

Quali differenze ti hanno colpito maggiormente?

In squadra noti subito una organizzazione più dettagliata, con alcune figure fisse al seguito come il massaggiatore che tra le juniores non abbiamo. Alle gare mi è piaciuta molto l’atmosfera che si respirava. La team presentation e il foglio firma sono sempre momenti emozionanti che tra le juniores in Italia sono comprensibilmente un po’ più rari.

In corsa invece?

Lì devi fare i conti con un maggior chilometraggio e ritmi molto più sostenuti. Rispetto alle nostre gare open è tutto un altro mondo. Ho disputato tre gare (Gp Reynders, Egmont e Gp Van Impe, ndr) che presentavano percorsi molto tecnici, con tanto pavè. Anche in pianura si faceva fatica e non si mollava mai. Vedi subito con che spirito si corre al Nord. E vedi anche cosa ti attende di là. Qualcuno ci ha detto che se passi certe gare in Belgio, sei pronta a passare tutto. Vedremo (sorride, ndr).

Facendo un bilancio generale, come sono stati questi due anni di Silvia Milesi da juniores?

Onestamente devo dire che sono stati una sorpresa. Da allieva non ero nessuno, avevo ottenuto pochissimi risultati. L’anno scorso al primo anno da juniores ho fatto una serie infinita di piazzamenti senza alcuna vittoria, dove tuttavia ho scoperto di andare bene a cronometro. Non mi sarei aspettata nemmeno di fare gli europei in pista, dove abbiamo vinto l’oro nell’inseguimento a squadre, e quelli su strada in Olanda.

E arriviamo ad oggi.

Finora è stato un buon 2024, anche in questo caso oltre le mie aspettative. Ho vinto due gare, ho fatto sette podi tra cui il secondo posto al campionato italiano. Ho partecipato ancora agli europei in pista col quartetto, stavolta prendendo il bronzo. Credo di aver fatto il salto di qualità facendo tesoro dell’esperienza maturata l’anno scorso.

Obiettivi per il finale di stagione?

Ce ne sono diversi. Guardo poco per volta. Quando scenderemo dall’altura correrò a Racconigi, poi dal 13 al 15 settembre faremo il Giro delle Marche in Rosa, dove spero di fare bene visto che ci sono tappe abbastanza adatte a me. Quello potrebbe essere un buon banco di prova per avvicinarmi al mondiale. Vorrei guadagnarmi definitivamente la maglia azzurra per Zurigo.

Tra calendario e nomi, Sangalli compone il suo mosaico

16.12.2022
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I suoi tre taccuini azzurri sono già pieni di appunti e nomi. Elite, under 23 e juniores, le liste sono lunghe. Per il cittì delle donne Paolo Sangalli questo è il tempo di annotare tutto quello che gli passa per la testa, in relazione alle sue nazionali per il prossimo anno.

Europei, mondiali, classiche e gare a tappe, passando per i ritiri di inizio e metà stagione. Questo è il solito canovaccio seguito da Sangalli, con la netta impressione che ogni annata, sempre buona, sia (o possa essere) migliore della precedente. Visto il trend di risultati e crescita, è come se fosse pronto il ricambio generazionale del ricambio generazionale stesso. Come ci aveva detto il tecnico milanese un anno fa, è un bene avere problemi di abbondanza.

La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
Paolo hai già impostato i programmi per il 2023?

Sì, certo. Ho già avuto il benestare dai club delle mie atlete. Sto aspettando anche l’approvazione da parte della Federazione anche se non dovrebbero esserci controindicazioni. Il primo appuntamento sarà a Calpe dal 22 gennaio al 4 febbraio. L’ottanta per cento del gruppo sarà composto da atlete U23. Non ci saranno le ragazze che saranno impegnate con l’europeo in pista. C’è piena collaborazione col cittì Villa. Lascerò invece abbastanza tranquille le elite delle formazioni WorldTour che saranno impegnate con i loro raduni. E’ ovvio però che se Longo Borghini, Balsamo, Sanguineti, Guazzini, Cavalli, Guarischi o Cecchini o altre ancora volessero allungare i ritiri con noi, le accoglierei volentieri. Lo sanno benissimo anche loro.

Partendo dalle U23, chi ci sarà in Spagna?

Quest’anno vorrei creare un bel gruppo in vista del Tour de l’Avenir. Molte di quelle che correranno in Francia faranno anche l’europeo. Gasparrini è stata una certezza nel 2022 ed è normale che sarà lei il nostro faro. Insieme a lei ho chiamato Barale, Basilico, Vitillo, Cipressi, Tonetti, Masetti, Piergiovanni, Collinelli, Realini, mentre per le crono ci saranno Vigilia e Arianna Fidanza. Doveva esserci anche Pirrone, ma sarà a correre in Australia in quel periodo. Alcune di queste ragazze le ho chiamate perché voglio vederle meglio da vicino. Naturalmente ho dispensato da questo ritiro le neo U23 che saranno impegnate con la scuola, ma che chiaramente seguirò con attenzione.

Il loro calendario si è molto infittito. Sarà complicato organizzare tutto?

Non è semplice, ma meglio così. E’ tutto lavoro per il 2025 quando le U23 avranno il loro mondiale dedicato. Sono contento che sia nato il Tour de l’Avenir, che avrà la stessa valenza di quello maschile. Buona parte della stagione sarà concentrato in un mese e mezzo. Il mondiale durerà fino a quasi metà agosto, poi faremo l’Avenir che finisce ai primi di settembre. Andremo in altura a Livigno prima di andare in Olanda. Lì dal 15 al 17 settembre correremo il Watersley Womens Challenge, gara a tappe già esistente per junior e da quest’anno anche per U23. Tre giorni dopo andremo a nord a Drenthe per gli europei.

Per le junior come sarà la stagione?

C’è un gran bel programma anche per loro. L’intenzione è di correre la Gand-Wevelgem a marzo e le tre frazioni della Omloop Van Borsele in Olanda in aprile. Proseguiremo con il Tour dell’Occitania ad inizio maggio e con una novità. Il 21 maggio ci sarà il primo Giro delle Fiandre per junior donne. Ad agosto torneremo in Olanda seguendo il programma che dicevo prima per le U23.

In questa categoria immaginiamo che la punta azzurra sarà Venturelli. Chi saranno le altre?

Sì, Federica è per forza di cose il nostro riferimento. Sta gestendo molto bene gli sforzi tra ciclocross, pista e strada. Io sono un grande fautore della multidisciplinarietà, specie pista-strada, purché non sia esasperata. Il resto della lista delle junior è piuttosto numerosa. Da molte atlete voglio dimostrazioni di crescita sul campo. Toniolli, per fare il primo nome che mi viene in mente, ha grandi numeri a crono e vorrei che li confermasse anche quest’anno. Ma questo è solo un esempio che vale per tutte le altre che prendo in considerazione. Non mancherò di ricordarglielo.

Arriviamo alle elite. Bastianelli ha detto che dopo il Giro Donne si ritirerà. Ti verrà a mancare una pedina importante sotto tanti punti di vista. Cosa ne pensi?

Ovvio che quando smette una campionessa com’è Marta, è sempre una perdita pesante. Tuttavia lei è sempre stata molto obiettiva e professionale, quindi per me fino al Giro Donne andrà molto forte. E magari che non le venga voglia di finire la stagione o arrivare fino al mondiale. Attenzione però, finché è in attività è assolutamente convocabile. Come tutte le altre, del resto. La base è confermare tutto il gruppo del 2022 più qualche inserimento che valuterò guardando le varie corse all’estero. Ad esempio vorrei qualche risposta convincente o qualche risultato in più da Paladin. Ma non sarà l’unica.

Il percorso iridato di Glasgow, con l’inserimento del tratto in linea, pare ancor più da velocisti rispetto all’europeo del 2018. Che idea si è fatto il cittì Sangalli?

Le ultime notizie dicono che ci sarà una salita di 6 chilometri prima di arrivare in città. Vedremo se l’UCI lo confermerà. A quel punto si potrà fare un ulteriore pensiero tattico. Di sicuro sappiamo che faremo meno giri del circuito di Glasgow, che è molto nervoso. Si presta sia ad un arrivo in volata sia a un colpo da finisseur. Ormai tutte le nazionali sanno organizzarsi in corsa per far fuori o mettere in difficoltà le rivali. Vedremo come impostare la gara in base a come andrà la stagione delle ragazze. Ci sono sempre tante cose che faranno da ago della bilancia. Una di queste sono le gare in pista che potrebbero consegnarci delle atlete con un grande colpo di pedale, come ad esempio per quelle del quartetto che faranno crono e mixed relay.

Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
E dell’europeo cosa ci dici?

Potenzialmente il percorso e l’arrivo sul Vamberg sono adatti a qualsiasi italiana. Cavalli, Longo Borghini, Balsamo, Bertizzolo, Persico e altre con le loro caratteristiche. Questo significa che abbiamo lavorato molto bene negli ultimi anni. Avete presente cosa diceva Echavarri, lo storico team manager di Indurain e Valverde? «Lavorare senza fretta, ma senza pausa». Ho fatto mio il suo motto.

De Vallier, tanti piazzamenti sognando di passare pro’

26.06.2022
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La stagione delle junior ha sicuramente due prime attrici come Federica Venturelli e Eleonora Ciabocco, ma alle loro spalle si sta distinguendo una ragazzina veneta che ha nella costanza di risultati la sua forza. Gli ordini di arrivo non mentono: Elisa De Vallier è pressoché sempre lì, appena dietro le due grandi rivali e la cosa non è sfuggita agli addetti ai lavori, perché tali risultati significano applicazione e rendimento garantito.

La ragazza della Conscio Pedale del Sile ha dalla sua una gran voglia di emergere, pur sapendo di avere ancora molto da apprendere e di avere ancora un divario dalle prime due, guardate più con ammirazione che con invidia.

«Vederle davanti non è una sorpresa – dice – avveniva così anche da esordiente e allieva, erano le prime assolute e continua ad essere così. Sanno dove possono arrivare e sono concentrate per questo, è questo il lato di loro che apprezzo di più».

De Vallier compagne
Nella Conscio Pedale del Sile Elisa ha trovato un ambiente ideale e anche uno stimolo nell’altro talento Michela De Grandis
De Vallier compagne
Nella Conscio Pedale del Sile Elisa ha trovato un ambiente ideale e anche uno stimolo nell’altro talento Michela De Grandis
C’è qualcosa di diverso rispetto a te?

Forse quella consapevolezza di se stesse che le porta ad avere sempre maggiore fiducia e convinzione e ad allenarsi meglio. Vedo con quale cura sono seguite, ma anche quanto impegno ci mettono, ma da questo punto di vista certamente non sono da meno, anche io prendo questa attività molto seriamente…

Quando hai iniziato?

Praticamente subito, perché i miei genitori sono appassionati di ciclismo. Mio padre gareggiava, come mio fratello e mia sorella maggiore. Andavamo a guardare le loro gare ma io mi annoiavo, mi piaceva di più pedalare. Così a 7 anni ho iniziato a fare anch’io le mie prime gare con la Sanfiorese, poi ho corso con le giovanili della Fassa Bortolo prima di passare al team attuale dove mi trovo molto bene.

E guardare le gare di ciclismo ti annoia ancora?

No, mi piace, cerco sempre di seguire le gare e di carpire qualche segreto ai migliori. Ma non nascondo che pedalare mi piace di più…

De Vallier Fassa
Elisa De Vallier con la divisa della Fassa Bortolo, con la quale ha corso nelle categorie giovanili
De Vallier Fassa
Elisa De Vallier con la divisa della Fassa Bortolo, con la quale ha corso nelle categorie giovanili
Dove ti trovi meglio in quanto a percorsi?

Preferisco quelli mossi, dove c’è salita, dove c’è possibilità di “agitare le acque”. Sono abbastanza veloce, ma non amo certamente gli sprint affollati, preferisco arrivi ristretti dove meglio riesco a sfruttare le mie doti che sto affinando con la pista.

A tal proposito notiamo che siete ormai in tante che dividete la vostra attività fra strada e pista…

I benefici sono evidenti, io avevo iniziato da allieva, poi a causa del lockdown ho dovuto lasciarla perdere. Ho ripreso da poco, praticamente quando ci sono competizioni nazionali ci ritroviamo tutte. Comunque ammetto che continuo a prediligere la strada, mi diverte di più.

Quali sono le specialità su pista che preferisci?

Quelle che più rispecchiano le caratteristiche delle prove su strada, quindi lo scratch oppure la corsa a punti. Le gare individuali non le amo molto, non solleticano la mia fantasia.

De Vallier Noventa 2021
La bellissima vittoria conseguita a Noventa, anche contro le Elite come Silvia Zanardi (foto Soncini)
De Vallier Noventa 2021
La bellissima vittoria conseguita a Noventa, anche contro le Elite come Silvia Zanardi (foto Soncini)
Qual è stata la gara più bella che hai finora disputato, quella che ti è rimasta maggiormente impressa?

Probabilmente quella Open di Noventa Vicentina dello scorso anno, dove ho vinto la volata di gruppo con gente importante alle mie spalle, anche la Zanardi che aveva appena vinto il titolo europeo. Allo stesso livello però metto anche una gara da esordiente vinta in Lombardia a Sabbio Chiese, perché vincere lì per una ragazzina veneta significa tanto, c’è sempre una forte rivalità fra di noi…

I tuoi continui piazzamenti non stanno passando inosservati. Ti accorgi di essere migliorata rispetto allo scorso anno?

Sì, tanto. Quando ho cambiato categoria ho avuto bisogno di tempo per abituarmi e prendere le misure. Ora va molto meglio, ma mi accorgo anche che c’è tanto da migliorare perché se qualcuna arriva sempre davanti significa che ci sono aspetti da mettere a punto e fare altri salti di qualità.

Tanti piazzamenti possono voler significare anche una chiamata in azzurro…

Sarebbe bellissimo. Darei qualsiasi cosa per indossare quella maglia e mi metterei a disposizione delle più forti, sarei pronta a correre solo per aiutare chi ha più possibilità e condividere un buon risultato perché lo sentirei anche mio. Sarebbe davvero una soddisfazione per me.

Il podio Esordienti a Sabbio Chiese 2018, un successo che Elisa ricorda ancora oggi (foto Ghilardi)
De Vallier Sabbio Chiese 2018
Il podio Esordienti a Sabbio Chiese 2018, un successo che Elisa ricorda ancora oggi (foto Ghilardi)
Tu che arrivi quasi sempre tra le prime 5, ai tricolori a cronometro sei arrivata dietro, come mai? Non ti piace quella specialità?

Mi piace ma so anche che va preparata bene e finora non ho potuto ancora farlo. Venivo da giornate impegnative, con molte gare e sin dal mattino mi sono sentita appesantita. E’ stata proprio una giornata no…

Veniamo alla tua quotidianità: come riesci a conciliare scuola e allenamenti?

Non è un problema. Io frequento l’Istituto Tecnico di Economia con indirizzo ragioneria, ho la media del 9 quindi credo di andar bene… D’inverno esco in bici appena finita la scuola con mia sorella e le amiche, d’estate la mattina, di solito fra le 2 e le 3 ore, ma al mercoledì facciamo allenamento di squadra e stiamo fuori anche 4 ore. Per fortuna il caldo non mi pesa e riesco a rendere bene.

C’è un’atleta nella quale ti rispecchi e che guardi come modello?

Elisa Balsamo, la campionessa del mondo, perché ha un po’ le mie caratteristiche, è velocissima ma tiene anche su certe salite. Io vorrei essere così.

Sogni un futuro da pro’?

E chi non lo fa? Spero di trovare una squadra buona per il prossimo anno ma so che non sarà facile, dipende molto dai risultati e anche da un pizzico di fortuna. Io comunque ce la metto tutta, se però non trovassi una via per raggiungere quel livello non mi fascerò la testa e cercherò un’altra strada.

Ciabocco, avvio buono e il tricolore che non pesa

05.04.2022
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L’ultima volta avevamo lasciato Eleonora Ciabocco pronta per la seconda annata da junior reduce da un 2021 ricco di soddisfazioni. All’inizio di stagione della 18enne marchigiana della Ciclismo Insieme-Team Di Federico – che corre con la maglia tricolore, vinta a Darfo Boario Terme lo scorso 4 luglio – è mancato solo il sigillo di un successo.

Finora quattro gare, tutte disputate da protagonista. Un terzo posto all’esordio il 6 marzo (a Gossolengo), un secondo la settimana successiva (a Ceriale) poi nona piazza al Piccolo Trofeo Binda il 20 marzo ed infine la trasferta in Belgio con la nazionale per la Gand-Wevelgem chiusa nel gruppo principale.

Il 2022 della Ciabocco deve ancora decollare, ma lei (in apertura nella foto Facebook/Ph Rosa), come abbiamo imparato a conoscerla, non si scompone più di tanto e, con il pragmatismo che la contraddistingue, sa che davanti a sé c’è tempo per fare e pensare a tutto.

Eleonora Ciabocco tiene bene in salita ed ha uno spunto veloce (foto Flaviano Ossola)
Eleonora Ciabocco tiene bene in salita ed ha uno spunto veloce (foto Flaviano Ossola)
Eleonora come è stato questo avvio di stagione?

Sono soddisfatta e felice di come sta andando. I risultati della prime due gare sono molto buoni, ma anche quello di Cittiglio vale tanto. Lì ho scollinato nelle quattro di testa, poi poco per volta sono rientrate tutte da dietro e nel finale eravamo molte. Ho cercato di tenere le prime posizioni perché l’arrivo non era troppo adatto a me. Ero messa molto bene fino all’ultima curva, ma l’ho presa un po’ indietro perdendo posizioni. Peccato per il nono posto, ma sono contenta della mia prestazione.

E la prova con la nazionale?

Era la prima volta che correvo con la maglia azzurra una gara che non fosse un europeo o mondiale. La Gand-Wevelgem è stata importante per fare ulteriore esperienza e fare squadra. Ci siamo confrontate non solo contro selezioni nazionali ma anche contro formazioni di club, specialmente quelle belghe, che corrono sempre con un spirito battagliero, diverso dalle nostre corse italiane. Ci siamo fatte un’idea di ciò che intendono per gara in Belgio. Noi lassù abbiamo corso sempre davanti per aiutare Francesca (Pellegrini della Valcar Travel&Service, tre vittorie finora, ndr) anche se poi non abbiamo fatto un gran piazzamento. Avevamo impostato la gara in un certo modo pensando che ci sarebbe stato più vento. Invece non c’è stata tanta selezione.

Anche voi junior avete notato qualche differenza col nuovo cittì Sangalli?

Sì. La prima cosa è che Paolo, per farci affiatare, preferisce portarci a fare queste gare piuttosto che in ritiro a Livigno d’estate. Infatti a maggio dovremmo andare in Francia per il Tour de Gévaudan Occitaine. Poi so che il cittì è molto attento a certe questioni, come prevedere una massaggiatrice per noi ragazze. Oppure fare riunioni sulla nutrizione, senza troppe esasperazioni. O ancora, ci chiede sempre feedback su ogni cosa.

Obiettivi particolari per questa stagione sia col club che con la nazionale?

In generale non mi sono prefissata nulla. Vedrò come andranno le corse. Ad esempio voglio fare bene a Monselice il 18 aprile e soprattutto il 25 aprile a Corridonia, a casa mia. Vorrei migliorare il secondo posto dell’anno scorso. Per il resto sono cresciuta in salita, dove già andavo piuttosto bene, senza perdere il mio spunto veloce. Forse ha inciso il fatto che Sangalli mi aveva detto di farmi trovare pronta alle gare di inizio anno. Io l’ho fatto, come del resto l’ho fatto per tutte le altre.

Nel 2023 sarai elite. Hai già avuto contatti con qualche formazione?

Sì e no (ride, ndr). So che qualche squadra si è fatta avanti, anche WorldTour, ma ancora nulla di serio.

Ti pesa correre con la maglia di campionessa italiana sulle spalle?

E’ una grande emozione prima di tutto. E poi una grande responsabilità. Però credo che sentirei la stessa pressione anche se non ce l’avessi nel momento in cui le tue avversarie ti considerano forte.

Eleonora Ciabocco ha vinto il tricolore sia da junior nel 2021 che da esordiente 2° anno nel 2018 (foto Flaviano Ossola)
Eleonora Ciabocco ha vinto il tricolore sia da junior nel 2021 che da esordiente 2° anno nel 2018 (foto Flaviano Ossola)
Ecco, a proposito. Noti che ti marcano di più?

Di sicuro ho più occhi addosso. Però per come vivo io le gare, non posso pensare che le rivali corrano solo su di me. Anzi, quando ero allieva ricordo che alla mia ruota avevo sempre una o due ragazze tutte le domeniche. A me verrebbe molto difficile correre in questa maniera però so che può succedere.

Le tre vittorie della Pellegrini sono state frutto di questa situazione?

No, direi di no perché Francesca ha vinto in modo netto le volate delle prime tre gare. Forse dopo questi tre successi sarà lei ad essere più marcata ed io potrei approfittarne avendo meno attenzioni.

Backstedt e Schmid gemelle diverse. Che sfida tra le junior

25.09.2021
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Se non fosse che ieri ha vinto un italiano, Baroncini chiaramente, l’arrivo più teso di questi mondiali fiamminghi è stato quello che (forse) meno ci si aspettava, almeno sin qui. La gara juniores femminile infatti ha riservato una gran bella corsa: un epilogo emozionante, grazie a Zoe Backstedt e Kaia Schmid. E anche diversi spunti tecnici.

Partenza nella fresca, per non dire freschissima, mattina di Leuven. Tra le vie di questa splendida cittadina piena di giovani (c’è una grande università) domina ancora l’ombra, tanto il sole è basso e nascosto da palazzi e chiese. A fianco alla griglia di partenza le ragazze man mano tolgono gambali e mantelline. I quadricipiti tremano, un po’ per il freddo e un po’ per la tensione.

Antipodi in testa

Dall’infinità di scatti (e cadute), già prima di metà gara escono queste due atlete. In pratica la più piccolina, la Schmid, e la più possente, la Backstedt, del lotto partenti. Quando passavano davanti ai box e le vedevamo pedalare la differenza era netta. Veramente agli antipodi. Anche nei dettagli extraciclistici: coda sciolta per l’inglese, coda legata per l’americana.

Scherzi a parte: due atteggiamenti diversi. Ed è stato questo a colpirci. Inglese molto grintosa, sempre a smanettare col cambio, spesso con lo sguardo rivolto all’indietro e anche molto generosa. Americana impassibile. “Mono passo”, seduta, calma, serafica… salvo poi scoprire che è un vero peperino. E anche molto abile nella guida. In diverse svolte aveva guadagnato dei metri preziosi.

E proprio per questo, sinceramente pensavamo che tentasse l’affondo sull’ultimo strappetto, visto che ci si arrivava abbastanza veloci (anche se nell’ultima tornata si stavano controllando). E visto che lo si attaccava con un tornante secco a sinistra. Ogni volta in quel punto guadagnava dei metri. Inoltre, due giorni fa, in ricognizione l’avevamo vista provare lo strappo due volte. Una delle quali pianissimo, come se volesse studiare centimetro per centimetro quel “trampolino di lancio”.

Il podio: Zoe Backstedt (prima), Kaia Schmid (seconda), Linda Riedmann (terza)
Il podio: Zoe Backstedt (prima), Kaia Schmid (seconda), Linda Riedmann (terza)

Fuggitive pistard

Entrambe sono però due atlete dallo spunto veloce e hanno un certo feeling con il ritmo. Entrambe hanno più che assaggiato la pista. La Backstedt è primatista nazionale dell’inseguimento, la Schmid ha vinto l’eliminazione ai mondiali juniores del Cairo. Semmai si poteva temere sulla sua tenuta. Resistenza che, al contrario, è uno dei cavalli di battaglia della possente inglese, tra l’altro figlia del grande Magnus, professionista dal 1996 al 2012.

«Quando l’ho vista davanti ero sicura che la Backstedt potesse partire da lontano – ha detto Francesca Barale a fine gara – Anzi, pensavo che l’avrebbe staccata. Peccato perché ho capito subito che quello poteva essere un attacco buono».

E in effetti Zoe ci ha provato come dice Francesca. Rischiando tra l’altro di mandare all’aria la fuga, qualora la Schmid avesse smesso di collaborare. Cosa che ci poteva stare.

Sprint cortissimo

Invece alla fine è stato sprint. Ognuna sapeva il fatto suo. Inglese in testa e americana dietro. Il problema però è che sul piano della potenza pura, non ci sarebbe stata storia. Zoe avrebbe vinto lo sprint per distacco. L’americana stando a ruota, l’ha costretta a guardare dietro. E non si è mossa fino all’ultimo. Ha cercato, con furbizia, di portarla più vicino possibile al traguardo. Di fare una volata corta. E ci è riuscita. Lo sprint non sarà durato più di 80 metri e alla fine ha perso per meno di mezza ruota. Fosse partita ai 200 metri ci sarebbe stato il buco.

«Sono contentissima – dice la Backstedt a fine gara – dedico questa vittoria alla mia famiglia. Ho tagliato la linea del traguardo e mi sono detta: sei campionessa del mondo! E’ un sogno. Come mi sentivo? Davvero bene, il secondo posto nella crono lo conferma. E non è stata una sorpresa essermi ritrovata così avanti, ma da qui a vincere…».

E poi c’è lei, Kaia. L’americana ha letteralmente conquistato la sala stampa. Simpatica, con la battuta pronta, la 18enne di Boston è quasi più felice dell’inglese, almeno stando al tono squillante della voce. 

«Vengo dal freestyle con gli sci – dice Kaia – e l’approccio ad una gara ciclistica è del tutto diverso. Nello sforzo, nell’impegno mentale… Ma io cerco sempre di divertirmi. Pensavo a questi mondiali già tre settimane fa quando ero al Il Cairo in pista». E da qui si capisce anche la sua abilità nella guida. Un qualcosa che non era dovuto solo alla pista.

Azzurre cadute, ma battagliere

Meno di un minuto dopo le due protagoniste, ecco arrivare il resto del mondo, di cui fanno parte anche le prime azzurrine: Eleonora Ciabocco (nona) e Francesca Barale (14ª).

«E’ stata una corsa molto difficile da interpretare perché piena di cadute – dicono praticamente in coro – Il gruppo si è selezionato subito al secondo giro proprio per le cadute. Si è spaccato in due e siamo rimaste indietro. A quel punto abbiamo sprecato tante energie per rientrare. E quando sono andate via loro due è stato il momento proprio in cui noi eravamo rientrate. A quel punto però a non ne avevamo per stargli dietro. Poi abbiamo fatto il possibile per cercare di ottenere un terzo posto in volata, ma è andata così».