Le riflessioni di Puccio: come cambia il ruolo del gregario

05.11.2022
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Gregario. Una parola insita nella storia ultracentenaria del ciclismo. Un ruolo che è diventato un concetto, applicabile nella vita di tutti i giorni. Qualche giorno fa Fabio Felline aveva espresso una riflessione dietro la quale si nascondono mille pensieri: «Il mestiere di gregario è difficile da giudicare».

Matteo Trentin ci aveva messo del suo, sottolineando un aspetto importante che fa parte del ciclismo attuale: «Chi corre come leader fa una media di 60 giorni di gara all’anno, un gregario va dagli 80 ai 100». E’ una differenza profonda.

Il gregario di oggi non è più quello del secolo scorso, sono cambiate tantissime cose come è normale che sia, considerando che è il ciclismo, anzi è la società stessa che è profondamente mutata. Chi il mestiere del gregario lo conosce bene è Salvatore Puccio, che anzi è diventato un riferimento assoluto del ruolo, dopo tanti anni di militanza alla Ineos Grenadiers. Eppure la sua prima affermazione lascia un po’ interdetti: «E’ un ruolo che va a scomparire…».

Per Puccio il lavoro del gregario è soprattutto nelle fasi iniziali e centrali della corsa
Per Puccio il lavoro del gregario è soprattutto nelle fasi iniziali e centrali della corsa
Sembra difficile crederlo…

Diciamo che il ruolo del gregario emerge maggiormente nei grandi Giri, quando si lavora giorno dopo giorno. Nelle gare d’un giorno si viaggia subito ad alte velocità, così emergono figure diverse. D’altronde gregario è una parola che rappresenta una concezione generica, ogni corridore ormai interpreta un ruolo ben preciso in squadra. Molto poi dipende dall’impostazione della stessa.

Spiegati meglio…

In un team come il nostro, il lavoro del gregario resta fondamentale nel coprire il capitano, pilotarlo nelle varie posizioni del gruppo in base a quel che succede in corsa. L’obiettivo è fargli spendere il meno possibile mantenendolo nel vivo della corsa e questo costa un gran dispendio di energie. Ma quando ci sarà da “menar le mani”, il leader avrà il serbatoio pieno e interverranno in supporto altre figure, i luogotenenti ad esempio.

Puccio con Carapaz all’ultimo Giro. Il leader ha sempre bisogno di una presenza al fianco
Puccio con Carapaz all’ultimo Giro. Il leader ha sempre bisogno di una presenza al fianco
Secondo te il gregario è ancora una figura che i team cercano?

Sicuramente, ma ripeto: il termine ormai è un po’ troppo generico. I team dei velocisti cercano ad esempio “vagoni” per il treno dello sprinter e corridori che tengano il gruppo compatto, quelli che hanno uomini di classifica corridori che possano proteggerlo nelle varie situazioni. Chi ha uomini forti in montagna vuole gente o che possa dargli manforte quando la strada si rizza sotto le ruote o che possa gestire la corsa in pianura. In un modo o nell’altro, comunque le squadre hanno bisogno dei vari “tasselli” e nel ciclomercato si vede che sono anzi le figure principali a muoversi.

Il gregario gode di maggior libertà durante l’anno nella ricerca di soddisfazioni personali, rispetto a quanto avveniva ai tempi del tuo approdo fra i professionisti?

Mi è difficile rispondere. Io ho sempre corso in squadre con grandi capitani e di libertà ce n’è sempre stata assai poca. Si lavora tutti i giorni al loro servizio, si gode delle loro vittorie, in un certo senso di luce riflessa. Io ho capito ben presto che non avevo le qualità per emergere come protagonista assoluto, ma potevo fare una bella carriera al servizio degli altri e mi sono adattato.

Distribuire le borracce non è più molto usuale per i gregari, grazie alle feed zone moltiplicate
Distribuire le borracce non è più molto usuale per i gregari, grazie alle feed zone moltiplicate
Tocchiamo l’aspetto economico. Il ciclismo attuale è ben diverso da quello del secolo scorso e gli stipendi lo sono altrettanto. Una volta però c’era anche la voce legata ai premi. Come funziona al giorno d’oggi?

Molte squadre mettono tutti i premi conseguiti in un fondo che alla fine di ogni gara, in linea o a tappe, viene diviso fra tutti coloro che hanno partecipato. Alcuni team preferiscono assommare tutto fino a fine stagione, ma la maggior parte agisce nell’altro modo e lo ritengo più giusto. Va poi considerato che una parte, solitamente il 20 per cento, viene detratto e messo a disposizione dello staff, dai meccanici ai massaggiatori e così via. Condividere è importante al di là delle cifre, perché uno vince sempre grazie agli altri.

Un gregario di oggi è più o meno famoso rispetto a prima?

Sicuramente ha più visibilità, ma non tanto grazie ai social come si potrebbe pensare. Io credo che sia dovuto più alle dirette integrali dei canali televisivi: una volta ci si collegava solo per le fasi finali e lì emergevano sempre gli stessi. Ora c’è possibilità di vedere anche il lavoro delle fasi iniziali e centrali che per noi sono le più impegnative.

Immagine segnata dal tempo di un gregario storico: Italo Mazzacurati, spalla di Vittorio Adorni
Immagine segnata dal tempo di un gregario storico: Italo Mazzacurati, spalla di Vittorio Adorni
I giovani attuali che approccio hanno, vogliono tutti passare come leader o sanno adattarsi?

All’inizio tutti vogliono giocarsi le proprie carte, ma bisogna stare attenti: puoi anche ottenere buoni risultati, ma basta una stagione giù di tono e la quotazione scende. Se non sai adattarti, se non capisci presto quale potrebbe essere il tuo ruolo, questo mondo ti consuma e ti butta via. Chi riesce invece a rendersi utile magari non comparirà nella lista dei vincitori, ma avrà una carriera lunga e nel complesso ben remunerata. Certe volte, se l’orgoglio fa un passo indietro c’è tutto da guadagnarci.

Giovani, esperti e… Bernal. Quale Ineos vedremo?

04.11.2022
6 min
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Tanti campioni, ma non il super leader. Almeno ad oggi 4 novembre 2022. La Ineos Grenadiers che verrà è chiamata ad un bel rimescolamento di ruoli e capitani. Carapaz ha salutato la compagnia e Bernal ancora non dà certezze. Thomas non è un bimbo…

 Matteo Tosatto ci aiuta a districarsi nel labirinto di quel che sarà con tanti atleti di ottima caratura. Perché se è vero che manca il leader dei leader è anche vero che il livello dello squadrone inglese resta molto alto.

Matteo, come detto un bel ricambio in corso. A partire da Carapaz che passa alla EF Education-Easypost…

Carapaz che è andato via è senza dubbio un perdita, ma il nostro mercato, come già quello dell’anno scorso, punta forte sui giovani. Vogliamo lavorare con loro con calma. Lasciarli tranquilli e averli pronti fra 2-3 anni.

Ma un super team come il vostro può permettersi di non avere l’uomo pronto per 2-3 anni?

Beh è un po’ come nel calcio: ci sono dei cicli che finiscono. Noi abbiamo vinto per tanto tempo con la Sky e anche con il passaggio ad Ineos abbiamo subito raccolto molto: un Tour e un Giro con Bernal. Poi non è che i leader non li abbiamo. Sì, Thomas non sarà giovane ma non è che gli manchi il pelo. E poi i nostri giovani sono di livello. Pidcock è un ottimo corridore. Sheffield ha vinto tre corse al primo anno. I fratelli Hayter vanno davvero forte. Leo ha vinto il Giro under 23 ed Ethan ha fatto un altro step che lo proietta anche verso corse molto importanti.

Dopo l’incidente dello scorso gennaio Bernal è riuscito a tornare in corsa ad agosto. Per lui una dozzina di gare, anche in aiuto del team
Dopo l’incidente dello scorso gennaio Bernal è riuscito a tornare in corsa ad agosto. Per lui una dozzina di gare, anche in aiuto del team
Hai parlato di Bernal. Certo lui deve tornare a dare garanzie…

L’ho detto alla Gazzetta dello Sport qualche giorno fa: non possiamo sapere come starà, ma noi imposteremo una preparazione invernale come se niente fosse. Come se l’incidente non ci fosse stato. E si vedrà proprio con una preparazione normale e con le prime gare come starà. Certo, Egan ad oggi è un punto di domanda. Ne siamo consapevoli, ma al tempo stesso siamo fiduciosi. E lo siamo perché intanto è tornato in corsa. Si è messo a disposizione della squadra, si è mosso. Chiaramente nè si aspettava lui, né gli abbiamo chiesto dei risultati noi.

Torniamo ai giovani, “Toso”. La lista è lunga. Ci sono anche Carlos Rodriguez e Tao Geoghegan Hart…

Carlos ha fatto un altro salto di qualità. E’ davvero un grande corridore. E Tao non ha reso nelle ultime stagioni. Ma nel complesso io credo che siamo competitivi e su questo dobbiamo lavorare. Magari anche pensando di affiancarli ai più esperti, come Castrovejo, Kwiato, Puccio… In questo momento non pensiamo che possiamo vincere i grandi Giri… forse, ma se Egan tornasse Egan avremmo già il nostro leader. Senza contare che anche nella classiche possiamo fare bene con Pidcock. E in più abbiamo preso Arensman, che è giovane ma non giovanissimo, e può essere un pedina fondamentale.

Pidcock per le classiche, non anche per i grandi Giri? Non è pronto?

Può lottare con la sua testa di campione. E anche i numeri sono dalla sua. Ma dipende anche da lui. Tom ha espresso il piacere di fare le classiche. Nei grandi Giri non parte da zero. L’anno scorso ha fatto la Vuelta, anche se non l’aveva preparata al meglio venendo dalle Olimpiadi in mtb, e quest’anno ha fatto il Tour. Al Tour nelle prime due settimane era nei top 10, per me può puntare alla classifica e darci una mano.

Cosa significa per Pidcock fare classifica in un grande Giro?

Una top 5 o anche un podio. Comunque parliamo di un ragazzo che ha dominato il Giro baby. Poi nelle corse di tre settimane c’è sempre l’incognita della terza settimana. Però, ripeto, ha già fatto due grandi Giri. Vedremo a dicembre quando parleremo con i ragazzi che cosa ha in mente. 

Per Thomas 4 Giri d’Italia: i primi due li ha finiti nelle retrovie, gli ultimi due (da capitano) si è ritirato. Eccolo sofferente sull’Etna nel 2020
Per Thomas 4 Giri d’Italia: i primi due li ha finiti nelle retrovie, gli ultimi due (da capitano) si è ritirato. Eccolo sofferente sull’Etna nel 2020
Prima si è parlato di Tao, ma può tornare ai livelli del Giro?

Tutti dicono che ha vinto un Giro strano ed in parte è vero perché si è corso ad ottobre. Però lo ha vinto con numeri di assoluto valore, battendo chi quest’anno il Giro lo ha vinto. Nel 2021 lui voleva fare il Tour perché non lo aveva mai fatto. E quest’anno le cose sono andate storte sin da subito. Il Covid, poi l’influenza alla Tirreno, di nuovo male prima del Giro, alla Vuelta cade quando era nei primi cinque… Il fatto è che qui bastano due stagioni non brillanti e con il ricambio generazionale che c’è si fa presto a dire che va tutto male. Da parte nostra avrà il giusto supporto e lui stesso sa che dovrà concentrarsi ancora di più.

Hai detto che di programmi ancora dovete parlarne, ma visto il percorso con tanta crono: è lecito attendersi un Thomas capitano al Giro?

Intanto a metà mese ci riuniamo noi del gruppo performance per capire gli obiettivi di Ineos, cioè dove vincere e dove fare podio e da lì fare in modo di arrivarci con la squadra migliore. Di solito si parte dai grandi Giri, in primis il Giro e il Tour, poi la Vuelta viene da sé. A dicembre parleremo poi con i corridori per capire ciò che vogliono. Al Giro ci teniamo molto. Negli ultimi tre anni abbiamo colto due vittorie e un secondo posto, pertanto faremo in modo di arrivarci con il team più forte possibile.

Bike-room e Moscon: una bici all’asta per un sogno

26.10.2022
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Bike-room.com, la piattaforma globale specializzata per quanto riguarda l’acquisto e la vendita certificata di biciclette alto di gamma, ha recentemente messo all’asta in collaborazione con Catawiki una bicicletta donata e autografata personalmente da Gianni Moscon. Il forte corridore, classe 1994, ha difatti affidato a Bike-room una sua bicicletta – una Pinarello Dogma F utilizzata nel corso della stagione 2021 quando appunto Moscon correva per la INEOS Grenadiers – e il ricavato di questa vendita verrà devoluto in beneficenza per contribuire a realizzare il sogno di un amico del corridore trentino ed al tempo stesso supportare il ciclismo giovanile.

Davide Chini, un compagno di classe di Moscon e prematuramente scomparso all’età di 23 anni per un tragico incidente sul lavoro, aveva un sogno, ovvero quello di costruire una fattoria in Kenya. Gianni Moscon è sempre stato molto sensibile a questa causa, e proprio l’utile generato dalla vendita di questa sua bicicletta attraverso Bike-room aiuterà sia Melamango, un’associazione no profit del Trentino che opera appunto in Kenya, quanto le società giovanili U.C Rallo e U.C. Valle di Non dove lo stesso corridore azzurro ha avviato la propria carriera ciclistica.

La Dogma F utilizzata da Moscon nel 2021 ora all’asta su Bike-room.com
La Dogma F utilizzata da Moscon nel 2021 ora all’asta su Bike-room.com

Passione e sogno

«Quando i ragazzi di Bike-room mi hanno proposto questa iniziativa – ha dichiarato Moscon – sono stato da subito entusiasta di poter aderire. Ci sarebbero tante associazioni da sostenere, tutte altrettanto valide, ma ho scelto di devolvere l’utile dell’asta a quelle a cui sono più legato. Da un lato Melamango, per aiutarla a continuare nella sua attività che per me significa tenere vivo il ricordo di un mio caro amico. Infatti in Kenya dove l’associazione opera, c’è una fattoria che porta il nome di Davide.

«Dall’altra parte il mio pensiero è andato invece a chi mi ha portato ad essere quello che sono oggi. Senza l’attività di queste persone probabilmente non mi sarei avvicinato al ciclismo, o sarebbe stato possibile con molta più difficoltà. La nostra realtà è fondata sulla passione delle persone che fanno funzionare la macchina del ciclismo giovanile, con tempo e risorse messe a disposizione attraverso volontariato. E importante sostenere e stare vicino a queste associazioni, perché sono il futuro del nostro sport e offrono ai ragazzi un ambiente sano in cui crescere e formarsi».

Bike-room.com è la piattaforma specializzata per l’acquisto e la vendita certificata di biciclette di alta gamma
Bike-room.com è la piattaforma specializzata per l’acquisto e la vendita certificata di biciclette di alta gamma

«Siamo davvero molto grati a Gianni (ha replicato Alessandro Confalonieri, che di Bike-room è il responsabile marketing & pr, ndr). Ha condiviso con noi questo suo progetto: un’iniziativa alla quale siamo orgogliosi di aver contribuito. Anche noi di Bike-room crediamo che il ciclismo vada oltre la tecnica e la pura competizione. Questa disciplina è prima di tutto amore e sacrificio. Una visione che si sposa perfettamente con i nostri valori che sono quelli di dare a tutti la possibilità di vivere la propria passione in sella a una bici da sogno».

Bike Room

Sfida doppia a casa Bernal, il cancro e il Tour

24.10.2022
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Bernal sta affilando le unghie. E se da un lato è concentrato su se stesso e la ripresa, dall’altro sta trascorrendo il suo tempo accanto alla mamma Flor Marina che a sua volta lotta contro un cancro al seno.

Dopo aver corso solo 12 giorni nel 2022, dopo l’incidente, gli interventi, il recupero e il ritorno, Egan non ha rinunciato alla speranza di tornare al suo miglior livello. Il vincitore del Tour de France 2019 e del Giro 2021 (in apertura un’immagine Instagram) si è detto fiducioso di tornare alla normalità nel 2023, con la probabile ripartenza in casa al Tour of Colombia (sul cui svolgimento c’è ancora più di un dubbio), poi il ritorno in Europa per la Parigi-Nizza o la Strade Bianche.

Il Giro di Toscana è fra le corse che Bernal non è riuscito a finire
Il Giro di Toscana è fra le corse che Bernal non è riuscito a finire

Obiettivo Tour

Se tutto dovesse andare come spera e il lavoro darà i frutti sperati, Bernal spera di essere in buona forma al Tour de France, pur sapendo che a quel punto il livello della sfida sarà altissimo.

«Vorrei iniziare l’anno come un corridore normale – dice – e mi piacerebbe fare di nuovo il Tour. Ho otto o nove mesi per prepararmi, mi sento mentalmente pronto per una simile sfida. Quindi sì, al 100 per cento, voglio fare di nuovo una gara di tre settimane nel 2023 e vorrei che fosse il Tour».

La prima immagine di un Bernal vigile e vispo, pochi giorni dopo gli interventi (foto La Sabana)
La prima immagine di un Bernal vigile e vispo, pochi giorni dopo gli interventi (foto La Sabana)

Recupero miracoloso

Il suo ritorno in gruppo era parso già di per sé un’impresa dopo l’incidente dello scorso gennaio, in cui avrebbe potuto perdere la vita e di sicuro vedere compromessa la carriera. Colpendo quel pullman mentre si allenava sulla bici da crono, Bernal si era fratturato il femore, la rotula, una vertebra e diverse costole, oltre a soffrire di pneumotorace e trauma cranico.

E con tempi di ripresa incredibilmente rapidi, ad agosto Egan è tornato alle corse nel Giro di Danimarca, ritirandosi dopo cinque tappe passate a tirare per i compagni. Poi ha partecipato il Giro di Germania dieci giorni dopo e al Giro di Toscana. Tuttavia, viste le difficoltà e qualche dolorino inatteso, è tornato in Colombia, dove ha subito un intervento al ginocchio e dove ha già ripreso ad allenarsi.

Egan è molto legato a sua madre Flor Marina, che a sua volta è stata la suo fianco dopo l’incidente (foto El Tiempo)
Egan è molto legato a sua madre Flor Marina, che a sua volta è stata la suo fianco dopo l’incidente (foto El Tiempo)

La sfida di Flor Marina

Nel frattempo, il 2 ottobre sua madre Flor Marina ha fatto l’ultima seduta di chemioterapia ed è ancora in pieno trattamento per cercare di sconfiggere la malattia.

«Quando si dice la parola cancro si pensa alla morte – ha detto mamma Bernal – ma il cancro non è sempre morte. I medici fanno molto e bisogna avere un buon atteggiamento, spingersi avanti. L’accompagnamento e l’amore della famiglia sono fondamentale per avere più forza combattere. La mia malattia è nella fase 2. E’ un cancro che si nutre dei miei ormoni, ma per fortuna era circoscritto e non ha metastatizzato».

Al via della Sabatini, con Denis Favretto, uomo di Sidi in gruppo
Al via della Sabatini, con Denis Favretto, uomo di Sidi in gruppo

Andrà tutto bene

Egan, che alla madre è molto legato, ha approfittato del ritorno anticipato in Colombia per starle accanto e non si può escludere che sia ripartito dall’Europa proprio per assistere la mamma. 

«La chemio è finita – ha spiegato il campione – ora devono rimuovere un seno. Si sta riprendendo e sta cercando di prepararsi per ciò che accadrà nel miglior modo possibile. Siamo molto ottimisti e crediamo che tutto andrà bene». 

La pazza idea di un’altra Ora? Non sarebbe così pazza

22.10.2022
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Il mondiale andato di traverso. Il record dell’Ora. L’argento nel quartetto con un gran tempo. E poi l’inseguimento col record del mondo. Volendo rileggere il finale di Pippo Ganna, prima di chiudere il file e passare oltre, abbiamo interpellato nuovamente Dario Cioni, il coach che sta sempre un passo indietro, avendocene spiegato anche il perché.

Il ritiro di Nizza, l’ultimo della vecchia stagione e insieme il primo della prossima, ha chiuso l’interminabile 2022 della Ineos Grenadiers. Ieri sera è stato dato il “rompete le righe” e da oggi i corridori e i tecnici potranno tirare un po’ il fiato. Il prossimo appuntamento sarà il ritiro di dicembre a Mallorca e per allora si comincerà a parlare anche di programmi e dei percorso per raggiungerli.

Il finale di stagione di Ganna è stato orchestrato e gestito da Villa e Cioni: un ottimo lavoro
Il finale di stagione di Ganna è stato orchestrato e gestito da Villa e Cioni: un ottimo lavoro
Dario buongiorno, ripartiamo dall’Australia. Ci sono state due giornate irresistibili e due un po’ meno.

Il mondiale è andato di traverso. Alla fine i fatti hanno confermato che si è trattato di una giornata storta. Il quartetto invece l’hanno perso con un bel tempo, quello non è stato una giornataccia. Hanno trovato una Gran Bretagna tosta e anche la Danimarca. Ed è servito per capire che in vista delle Olimpiadi ci sarà da lavorare.

Credi che il recupero fra l’Ora e i quartetti sia stato sufficiente?

Era il tempo che c’era, non si poteva spostare il mondiale. Di fatto, il giorno dopo Grenchen hanno viaggiato sui furgoni, quindi magari un giorno in più avrebbe fatto comodo. Però bisogna anche guardare il cronometro.

Cioè?

Se il quartetto avesse fatto 3’50” allora si sarebbe potuto parlare di delusione, ma hanno fatto 3’46″033 che resta una delle migliori prestazioni di sempre. Gli altri hanno fatto 3’45″829, parliamo di 20 centesimi.

Dopo le prove di fine stagione, è evidente che nella crono australiana, Ganna pagò un giorno storto
Dopo le prove di fine stagione, è evidente che nella crono australiana, Ganna pagò un giorno storto
E’ possibile che il quartetto sia stato un utile passaggio dopo l’Ora, verso l’inseguimento individuale?

Pippo teneva a fare bene il quartetto, l’individuale nemmeno sapeva se lo avrebbe fatto. Però rispetto al quartetto, quello individuale l’ha fatto con un rapporto più lungo con cui magari s’è trovato meglio. Sono scelte però che si fanno anche per le velocità che aumentano.

In effetti ci sarebbe stato da aspettarsi che anche Bigham dopo il quartetto facesse un bell’inseguimento…

Invece non ha tenuto, mentre Pippo e anche Milan sono cresciuti di prova in prova e quella è la differenza fra chi ha il fondo della strada e il pistard. Pippo è uno dei pochi che in finale fa il tempo migliore che in qualifica. Ai campionati britannici, Bigham aveva fatto 4’06, comunque un bel tempo. Solo che per farlo a ripetizione c’è bisogno di un’altra base. E alla fine ha preso il bronzo con 4’09”.

Si può dire che abbiate avuto tempi un po’ stretti?

Strettissimi, tanto che rispetto a prima del mondiale, il programma è stato cambiato. Nell’ultima settimana, siamo andati dritti. Avessimo seguito i piani, saremmo dovuti andare altre due volte a Grenchen e fare una prova sull’ora, che ci avrebbe fatto capire la distanza cui potevamo arrivare nel vero tentativo. Invece abbiamo fatto una sola prova di 35 minuti il lunedì prima.

Nelle varie fasi del quartetto, Ganna è sempre andato in crescendo. Qui nel 1° round contro la Francia
Nelle varie fasi del quartetto, Ganna è sempre andato in crescendo. Qui nel 1° round contro la Francia
Il test sull’ora avrebbe permesso di gestire diversamente il tentativo vero e proprio?

Lo avremmo gestito meglio. Avremmo fatto la prova sulla distanza di Boardman, capendo se e come puntare ai 57 chilometri. L’idea di partenza è sempre stata il record assoluto. Con Pippo sapevamo di poter battere i 56,375 di Boardman, ma non gli abbiamo mai creato pressione. Sappiamo che si conosce alla perfezione. Con Bigham la parte mentale era secondaria, perché aveva tutti i riferimenti. Invece per Pippo, anche se non in maniera… artistica, la testa è il vero punto di forza.

Quindi avere una tabella troppo rigida sarebbe stato controproducente?

Esatto. A Ganna non vanno messi limiti, l’ho capito nelle crono del Giro che ha vinto. Non bisogna limitare il suo orizzonte e per questo a Grenchen aveva le famose tre tabelle, i tre scenari che avrebbe scelto lui. Una situazione in cui si sentisse padrone.

A Grenchen un’Ora stellare, forse limitata dal poco tempo per la preparazione
A Grenchen un’Ora stellare, forse limitata dal poco tempo per la preparazione
E allora quel voler accelerare prima del tempo è stata la mente che ha provato a stupire oltre ogni limite?

Credo che abbia dato quella brusca accelerazione per far capire che andava per i 57. Il calo degli ultimi 10 minuti è stato più per un fatto di poco comfort sulla sella, che si è riflesso sulla prestazione.

Puoi anche non rispondere, ma questi problemi possono essere dipesi da un fondello non adeguato?

I fattori possono essere multipli. Su strada ad ogni curva fai un rilancio, ti alzi, ti muovi. Su pista sei… inchiodato alla sella. Per cui abbiamo provato nei giorni precedenti a fare un paio di manovre per rendere la situazione più confortevole, ma non è bastato. Avessimo fatto quel test sui 60 minuti, magari ce ne saremmo accorti prima.

Alla luce di tutto questo, verrebbe da dire: riprovateci presto…

Sapevamo che da questo tentativo di Pippo avremmo tutti imparato qualcosa. Rifarlo? O vai subito, perché sfrutti il materiale e quindi si parla di qualche mese. Oppure aspetti che ci provi qualcun altro, ricordando anche che fra un anno e mezzo ci sono le Olimpiadi.

Il richiamo di entusiasmo attorno a Ganna di questo ultimo mese è stato travolgente
Il richiamo di entusiasmo attorno a Ganna di questo ultimo mese è stato travolgente
Pensi che lo batteranno?

Prima o poi arriverà qualcuno, lo sviluppo tecnologico è continuo e di nuovi fenomeni in gruppo se ne vedono tanti. E’ un’utopia pensare di aver fatto il record eterno, la curiosità sarà vedere se qualcuno proverà presto convinto di poterlo battere o se passerà del tempo, perché hanno capito che sarà dura.

I 57 mancati di poco sono un rammarico?

No, siamo convinti di aver fatto un’impresa enorme, come conseguenza di un lavoro iniziato da lontano. Si è parlato tanto di Bigham, ma lui è arrivato solo alla fine. E la posizione in sella di Pippo è sempre rimasta la stessa. E’ stato il record di Ganna. Un record gigantesco.

Ferrand Prevot alla Ineos con Parigi nel mirino

16.10.2022
5 min
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A 30 anni e avendo appena vinto a Cittadella l’oro nel mondiale gravel, Pauline Ferrand Prevot sta per diventare la prima donna a indossare la maglia del Team Ineos Grenadiers. Con cinque mondiali vinti in mountain bike e uno nel ciclocross, la francese è sicuramente una delle star del fuoristrada. Tuttavia è bene ricordarla iridata anche su strada a Ponferrada 2014, lo stesso anno in cui si prese la Freccia Vallone. L’anno dopo, in maglia iridata, ha conquistato invece la tappa di Aprica al Giro Donne. Su strada ha corso dal 2012 al 2020, poi ci ha messo una pietra sopra. Per ora, almeno…

A Ponferrada nel 2014, Ferrand Prevot vince il mondiale elite su strada, su Brennauer e Johannson
A Ponferrada nel 2014, Ferrand Prevot vince il mondiale elite su strada, su Brennauer e Johannson

Contatti a maggio

Non era un mistero che la francese volesse cambiare squadra, avendo perso il feeling con il team BMC. E probabilmente l’aver preso questa decisione ha reso più facile il lavoro di Carsten Jeppesen, che nel team britannico è il coordinatore degli sponsor tecnici, ma da qualche tempo ha ricevuto anche l’incarico di seguire Tom Pidcock nelle trasferte di mountain bike e ciclocross. Ed è stata proprio la frequentazione dei campi di gara offroad ad aver propiziato i contatti fra il danese e la Prevot.

Stando a L’Equipe, pare che il primo approccio sarebbe avvenuto nella prima quindicina di maggio, approfittando delle prove di Coppa del mondo di Albstadt e Nove Mesto. Da lì sono iniziate le trattative che la scorsa settimana hanno portato a ufficializzare l’accordo.

Obiettivo Parigi

Inizialmente, quando si trattava soltanto di anticipazioni, il passaggio era parso anche più clamoroso, perché sembrava che Ineos avesse finalmente aperto le porte al WorldTour femminile. Invece il comunicato ufficiale ha ristretto l’attività della Prevot all’attività fuoristrada, pur con il suo inserimento nello stesso roster di Pidcock, Bernal e compagni stradisti.

La francese, che ha vinto per quattro volte il mondiale di cross country, ha firmato per due anni con un’opzione sul rinnovo, con l’obiettivo dichiarato delle Olimpiadi di Parigi 2024.

«Quello è per tutti – ha spiegato – l’obiettivo principale. I mondiali saranno dei passaggi obbligati e l’occasione per provare materiali e condizione. Fino ad allora non è prevista alcuna attività su strada, poi non si sa…».

La porta non è chiusa del tutto, ma l’apertura all’attività su strada necessita di una serie di passaggi non banali. Non ultima la creazione di un team che per ora non c’è.

Pidcock tecnica
Tom Pidcock in azione ad Albstadt. Proprio in questi giorni di maggio avviene il contatto con Ferrand Prevot
Pidcock tecnica
Tom Pidcock ad Albstadt. In questi giorni di maggio avviene il contatto con Ferrand Prevot

Stage WorldTour

Un team all’interno del team in realtà c’è già ed è quello del fuoristrada, costruito attorno a Tom Pidcock, che ha fatto di Parigi il suo obiettivo principale, con il benestare o la rassegnazione dei suoi datori di lavoro. Di questa struttura, che si sposta con un super truck e il camion officina, si servirà anche la campionessa francese, che in aggiunta sarà aggregata al team maschile con una serie di stage.

«E’ super interessante – commenta Prevot – avrò il mio gruppo intorno e non saranno due squadre diverse. Sarò integrata nella WorldTour, potrò divertirmi ad allenarmi con loro. E questo è ciò che mi è subito piaciuto del progetto. Ho accettato a condizione che io possa tenere Fabien, il mio meccanico, e scegliere il mio programma di gare. L’obiettivo è avere intorno persone che posso chiamare quando ne ho bisogno. In termini di formazione, ho ancora cose da imparare. Ma penso che lavorare con Ineos mi aiuterà a progredire».

Nel 2015 vince da iridata ad Aprica nel Giro Donne, chiudendo 6ª in classifica
Nel 2015 vince da iridata ad Aprica nel Giro Donne, chiudendo 6ª in classifica

Libertà tecnica

E qui si apre un fronte interessante, ispirato da alcune parole di Fausto Pinarello a Grenchen, in occasione dell’Ora di Ganna, quando parlò di nuovi progetti tecnici legati a Pidcock.

Il britannico per ora corre su una BMC Fourstroke, ma nulla vieta di pensare che l’azienda di Treviso, allo stesso modo in cui gli ha fornito il modello Crossista, potrebbe lanciare una mountain bike da gara. Ma appare certo che la cosa non accadrà il prossimo anno, dato che anche Ferrand Prevot avrà ampia libertà di scelta sul fronte dei materiali.

«E’ davvero una possibilità interessante – conferma – quello che mi interessa è che c’è dello sviluppo da fare, materiali da testare. Avrò la consapevolezza di potermi allenare per essere migliore atleticamente, sapendo di avere tutte le possibilità di poter scegliere i materiali migliori, senza vincoli con sponsorizzazioni troppo rigide».

Evenepoel blindato e Tour nel 2024: Lefevere sicuro

16.10.2022
4 min
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«Con la squadra – ha detto Remco Evenepoel – abbiamo un piano. E come è successo quest’anno, non lo abbiamo mai cambiato. Ho solo 22 anni e molte stagioni davanti a me. La Vuelta è stato un grande passo verso il mio grande sogno di vincere il Tour. Ma potrebbe volerci molto tempo per realizzarlo».

Il Tour nel 2024

Il campione del mondo ha scelto le Maldive e poi Dubai per la luna di miele con sua moglie Oumi, ma anche se assente, la sua presenza è palpabile. Le voci sull’interessamento della Ineos Grenadiers infatti non accennano a sopirsi, mentre la tentazione di vederlo al Tour contro Pogacar spinge a superare ogni cautela. E qui però Patrick Lefevere non si fa problemi nel prendere posizione.

«Se tocca a me decidere – ha detto a Het Nieuwsblad – Evenepoel non gareggerà al Tour prima del 2024».

Cinque anni blindati

Poi però il team manager della Quick Step-Alpha Vinyl è intervenuto anche nella disputa sul contratto del giovane belga che fa gola a tutti. E risponde per le rime alla Ineos.

«Ho un buon rapporto – dice Lefevere – e un contratto a lungo termine con Remco. Quindi non sono troppo preoccupato per i tentativi di Ineos Grenadiers di liberarlo da noi. Usano una tattica facile. Si avvicinano, chiedono quanto prenda e offrono il triplo. Se prende due, gliene offrono sei. Ma non è così che funziona. E’ normale che ci provino, perché sono anni che cercano Remco. Sono arrivati tardi quando era junior e sono in ritardo anche adesso. Alcuni corridori sono andati in quella squadra e non hanno portato ciò che ci si aspettava, quindi stanno cercando di salvare la loro casa».

Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos
Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos

Lo stile del ragioniere

Lefevere sa bene che certi richiami sono spesso irresistibili, ma appare anche abbastanza sicuro di avere il coltello dalla parte del manico.

«A febbraio del 2021 – dice – Evenepoel ha firmato un contratto fino al 2026. La gente a volte pensa che io sia stupido, ma quando firmo un contratto quinquennale, mi assicuro che ogni scenario sia incluso. C’è tutto, il mio compito è solo pagare quello che devo. Non sono come alcuni miei colleghi, che prima fanno firmare i corridori e poi cercano soldi con le sponsorizzazioni. Io sono un ragioniere: prima cerco sponsor e poi ingaggio corridori. Se fossi nel calcio, adesso sarei ricco. Prima ho avuto Pozzato e Cancellara, poi Mas, Alaphilippe e Cavagna. Con quel sistema di cartellini e contratti, avrei potuto venderli tutti e farci una fortuna».

Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato
Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato

Gli obiettivi 2023

E se sul fronte del contratto la situazione non appare problematica, sul fronte degli obiettivi lo stesso Evenepooel a volte sembra strizzare l’occhio alla Grande Boucle.

«So che dopo il mio successo in Spagna  – ha detto lunedì in una videoconferenza – ci sono stati molti commenti da parte di persone che vogliono vedermi molto presto al Tour de France. Ma al riguardo, rimango molto calmo. Dobbiamo andare avanti passo dopo passo. Vedremo i percorsi e in particolare le altimetrie e i chilometri contro il tempo. Quando avremo questi dati, potremo decidere quale gara fare. Non prima».

Il record dietro le quinte di coach Cioni

10.10.2022
5 min
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Prima, durante e dopo. Con Dario Cioni, persona di una correttezza esemplare, abbiamo parlato prima che il tentativo di Ganna iniziasse. Lo abbiamo osservato impietrito e concentrato durante. Poi ci abbiamo parlato alla fine di tutto, prima che anche lui raggiungesse Pippo e gli altri ragazzi al McDonald’s di Grenchen.

Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi alla Ineos
Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi alla Ineos

Indiscrezioni australiane

Con il preparatore toscano della Ineos Grenadiers c’erano domande rimaste aperte dall’incontro ai mondiali australiani, quando non aveva potuto dire tutto. Quando forse non era neppure necessario. Eppure nel parco di quella intervista, sul tappeto era rimasto il grosso punto di domanda della crono andata male.

«La condizione c’è – aveva detto – e secondo me la crono di domenica scorsa è stata una giornata storta. Lo abbiamo visto con il Team Relay. E se fosse qualcosa di diverso da una giornata storta, bisognerà capire cosa non ha funzionato. Però personalmente sarebbe una grossa sorpresa».

Secondo Cioni, il passo falso nella crono iridata era dovuto a un giorno storto
Secondo Cioni, il passo falso nella crono iridata era dovuto a un giorno storto

Le giuste condizioni

Sono passate due settimane, ma sembra un secolo e forse è meglio così. Ganna ha trascorso qualche giorno in famiglia e poi si è immerso totalmente nei ritmi e nella magia della pista. Prima a Montichiari e poi qui a Grenchen, tempio della pista svizzera.

«Prima di tutto – diceva Cioni l’altra sera – doveva recuperare energie mentali, ritrovare un po’ di freschezza e digerire la sconfitta del mondiale. Però insieme doveva iniziare anche a guardare al record. E’ avvenuto tutto quello che speravamo. Anzi, secondo me è arrivato molto più convinto di come sarebbe stato se avesse vinto il mondiale. Forse più carico e insieme rilassato».

Una tribuna piena di tifosi di Ganna: a Grenchen Pippo non era solo
Una tribuna piena di tifosi di Ganna: a Grenchen Pippo non era solo

Sensazioni e rapporti

Il coach propone e osserva. Cioni sapeva che prima di partire per l’Australia, Pippo aveva fatto un primo test per il record. Poi ha osservato la sua delusione ai mondiali e l’ha confrontata con i dati di allenamento e le scorie di un viaggio così lungo. Per questo a Wollongong e malgrado le tante critiche, Dario non era parso troppo allarmato. Così lo ha ripreso per mano, ha costruito attorno l’ambiente migliore e ha rilanciato l’andatura.

«Nel famoso test di lunedì scorso – diceva prima del via – Pippo avrebbe voluto continuare, mentre a noi bastavano 35 minuti. La durata minima era di 30 minuti, la massima 40. Non perché a 40 minuti va in crisi il processo di smaltimento dell’acido lattico: quel limite lui ce l’ha più avanti. Solo abbiamo preferito non esagerare perché era lunedì, quindi se avesse fatto troppo, magari non avrebbe potuto recuperare per bene.

«Tante prove sono servite anche per scegliere il rapporto. Venerdì ha voluto provare il 65 e il 66. Ha girato un po’ col 65 ed era contento. Il problema è che se le cose vanno bene, il 66 magari è vantaggioso. Però nel momento in cui dovesse calare, quel dente in più potrebbe essere svantaggioso. Si tratta di pedalare oltre le 96 pedalate, nella fase finale saranno 97-98».

E’ arrivato Viviani, Ganna e Cioni lo salutano
E’ arrivato Viviani, Ganna e Cioni lo salutano

Un piccolo rimpianto

Durante il record, Cioni è rimasto all’interno della pista, leggendo i tempi e passando a Villa i cartelli concordati per segnalare a Ganna l’obiettivo raggiungibile e il ritmo necessario. Così se da un lato il tecnico della pista mostrava i tempi su giro con il tablet, Dario preparava dei grossi cartelli con informazioni supplementari.

Quando la corsa è finita e Pippo ha centrato il nuovo record in 56,792 chilometri, Cioni ha stretto i pugni e poi lentamente si è sciolto. Ha accolto il suo corridore. Ha stretto mani ai ragazzi dello staff. Ed è rimasto costantemente un passo indietro. Era così anche da corridore, figurarsi adesso.

«Sapevamo – ha detto – che 56 sarebbe stato il minimo. Per scommessa s’era messo arrivare a 57. Eravamo partiti abbastanza convinti che Boardman si potesse battere e comunque non era poco. E’ stato un salto di quasi un chilometro e mezzo anche dal record di Bigham, fatto appena tre mesi fa».

Circa un’ora prima della partenza, Ganna ha girato per riscaldarsi
Circa un’ora prima della partenza, Ganna ha girato per riscaldarsi

«E’ stato chiaro da subito – ha detto ancora – che non andava per il 56, dopo 20 minuti si vedeva che fosse sempre un pochino in anticipo. Probabilmente però, se tornasse indietro, sono convinto che dal ventesimo al centesimo giro starebbe un attimo più coperto. Però in bici c’era lui, sapeva quello che doveva fare, ha deciso di rischiare. Alla fine, comunque, è sempre venuto un grandissimo risultato.

«Ha cercato di raggiungere il massimo o andare anche oltre, consapevole che c’era spazio per atterrare. Ti crei lo spazio di sicurezza, così puoi recuperare qualche giro casomai arrivasse la crisi. Boardman lo ha superato presto, andava per i 57, però è stato comunque un grandissimo risultato». 

Alla partenza, accanto a Ganna c’era Marco Villa, suo cittì in nazionale
Alla partenza, accanto a Ganna c’era Marco Villa, suo cittì in nazionale

La scelta di Villa

Infine Villa, che lo ha ringraziato per avergli ceduto il posto in pista pur avendo il titolo di guidare Ganna. Si è trattato di un evento Ineos, la squadra avrebbe avuto tutto il diritto di pretendere il suo tecnico a bordo pista.

«Io ho sempre detto: il coach dietro l’atleta. C’è l’atleta che fa i risultati – ha spiegato Cioni – il ruolo del coach è mettere l’atleta nelle migliori condizioni. Questa è una pista e Villa è il tecnico della pista, quindi chi meglio di lui aveva l’esperienza per stare lì? C’era per le Olimpiadi e i mondiali. Pippo ha vinto i primi mondiali con Marco, quando io ancora non lavoravo con lui.

«E poi in pista c’era Marco, ma c’ero anch’io. Nel senso che siamo una squadra. Lavoriamo tutto l’anno insieme, non solo per questo evento. E Marco è quello di cui Pippo si fida ciecamente in pista, quindi sarebbe stato egoistico volere prendere il suo posto. Però, ripeto, la scelta deve essere dell’atleta, non di chi c’è dietro. E qua c’era anche tanta altra gente dietro che ha fatto un grande lavoro». 

Soglia del dolore intorno ai 35′: Ganna punta al top

08.10.2022
5 min
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Ormai ci siamo. Ganna è di ottimo umore. Nemmeno parlerebbe del record dell’Ora, scherza, ma ci siamo noi a fargli le domande e lui non si nasconde. Racconta. Approfondisce per quello che può. Coinvolge. Ma soprattutto non fa mai venire meno la sua grande concretezza.

«Se andrà bene ma non benissimo – sorride – il record finirà fra le vittorie importanti. Se andrà molto bene, allora mi sentirò più vicino ai grandi del ciclismo che lo hanno ottenuto, come Moser. E se invece andrà male, sarò stato un altro italiano che ci ha provato 40 anni dopo. Ma le Olimpiadi restano il punto più alto della mia carriera. Il quartetto è stato speciale, vincere insieme è meglio che farlo da solo. Come nella vita, insieme si può fare la differenza».

La pista di Grenchen è stata il teatro anche del record di Bigham: ora tocca a Ganna
La pista di Grenchen è stata il teatro anche del record di Bigham: ora tocca a Ganna

Con il 65×14

Manca davvero poco. Abbiamo parlato del test sui 35 minuti a Montichiari e della partecipazione al suo sforzo dei compagni di nazionale. E ora che il tempo stringe e Pippo dice che trascorrerà le ore subito prima probabilmente a letto, è il tempo di dare un po’ di dettagli.

«Abbiamo rinviato la scelta del rapporto all’ultimo momento e dopo vari test. Io avrei voluto usare il 66×14, ma alla fine abbiamo scelto il 65×14 perché durante il record andrò con una frequenza di pedalata più vicina a quella di una gara su strada, quindi intorno alle 96 pedalate. E avere un rapporto un po’ più agile potrebbe aiutarmi se dovessi avere qualche difficoltà».

La preparazione della catena eseguita dai tecnici Muc-Off (Ineos Grenadiers)
La preparazione della catena eseguita dai tecnici Muc-Off (Ineos Grenadiers)

La soglia dei 35 minuti

Perché il momento può venire e anzi verrà quasi sicuramente. Bisognerà vedere in che modo il campione riuscirà a farci i conti.

«E’ uno sforzo completamente differente – spiega – rispetto a quello di un inseguimento o di qualunque altra prestazione. All’inizio vorresti spingere di più perché vorresti andare oltre. Poi arrivi al punto che cominci a soffrire. Avevo già fatto un test di mezz’ora due anni fa e alla fine ero completamente distrutto. Lunedì invece l’ho finito facilmente e questo mi fa davvero bene al morale e mi sono detto che sono pronto per un’ora. Ma chissà, magari se avessi continuato, il minuto dopo sarei scoppiato. Ho intenzione di seguire quello che mi diranno da bordo pista, con l’obiettivo di soffrire meno all’inizio per essere il più stanchi possibile alla fine».

Il test svolto lunedì scorso sui 35 minuti ha confermato a Ganna che i valori sono buoni (Ineos Grenadiers)
Il test svolto lunedì scorso sui 35 minuti ha confermato a Ganna che i valori sono buoni (Ineos Grenadiers)

L’aiuto della banda

Che cosa significhi girare per un’ora in pista è difficile da dire e probabilmente l’unica soluzione potrebbe essere provarci o ascoltare stasera il racconto di Ganna.

«La parte più difficile sarà mantenere la posizione giusta per un’ora – spiega – per risparmiare energia. I muscoli posteriori della coscia soffriranno di più. Sulla strada, puoi smettere di pedalare una volta ogni tanto, durante il record no. Il quadricipite è il muscolo che quando pedali lavora di più, ma quando è stanco inizi a compensare con altri muscoli che sono meno allenati e a quel punto rischi di finire con i crampi. Di solito quel momento di svolta c’è fra i 35-40 minuti. A quel punto devi cambiare modo di pensare, staccare la spina, dimenticare il dolore e pensare solo al respiro. Credo molto nelle persone intorno a me, nel supporto che mi daranno. L’ho visto quando ho provato a Montichiari e i ragazzi intorno hanno cominciato a fare gli idioti e questo mi ha aiutato tanto. Siamo una famiglia, ci aiutiamo nelle nostre prestazioni».

Si corre a Grenchen per le condizioni ambientali creabili nel velodromo
La scelta di Grenchen per le condizioni ambientali creabili nel velodromo

Il record dei record

Ci sarà anche il suo amico Thomas, a mettere la musica. Ridendo Ganna dice che hanno dovuto rivedere la sua playlist e optare per qualcosa di più tranquillo che non offenda il pubblico più educato del velodromo di Grenchen.

«La scelta della pista – dice – è stata fatta per la sua velocità e per ragioni atmosferiche che non riesco a spiegare bene. Non ho voluto farlo in altura per non avere accanto al mio nome un asterisco. Grenchen è stata il teatro del mio debutto in Coppa del mondo, ho dei bei ricordi e vedendo il record di Bigham, la scelta è giusta. Dan ci ha aiutato tanto per studiare il giusto pacing (ritmo di pedalata, ndr). Ha fatto un lavoro speciale per sé e per me.

«Un record ragionevole sarebbe fare un metro più di lui, il sogno è fare il record dei record. Dietro questo progetto c’è un super team, io cerco di non pensare a nulla. Lavorano tutti per me, mi offrono le migliori soluzioni e a me non resta che spingere sui pedali il più forte possibile. Giovedì sera eravamo a cena e Cioni e gli altri si sono alzati di colpo perché avevano una riunione. Poi sono tornati a tavola. C’è dietro un lavoro speciale, per essere certi che sia tutto a posto».

La nuova Pinarello Bolide F Hr ha preso forma fra le mani dei tecnici (Ineos Grenadiers)
La nuova Pinarello Bolide F Hr ha preso forma fra le mani dei tecnici (Ineos Grenadiers)

Nove chili d’amore

Infine la bici, la Pinarello, la Bolide F Hr creata per l’occasione. Ridendo dice che è più pesante, ma che su pista questo non fa grande differenza. Nei giorni scorsi, ha ammesso che dopo il Tour non avesse poi una gran voglia di provare il record. Ma quando Pinarello gli ha mostrato l’ultima arrivata, per lo stupore non ha potuto che accettare la sfida.

«Nove chili sono tanti – sorride – e può anche darsi che nei primi giri la senti un po’ lenta. Quando però arrivi alla velocità giusta, lei vola sulla pista. Perché pesi così tanto non so dirlo, onestamente. Probabilmente Fausto ci ha messo dentro tanto amore».