Bastianelli, leggi qua: parlano tutte di te

16.07.2023
7 min
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Dicono che bisogna ritirarsi dalla scene agonistiche quando si è al top per lasciare il ricordo migliore. E quando Marta Bastianelli alla nona tappa del Giro Donne è salita sul suo ultimo “podio-firma” la commozione si è diffusa in tutto il gruppo. Il suo addio era stato ampiamente preventivato dalla stessa campionessa, ma per tutti quanti – presenti e non – è stato un momento toccante. Uno di quelli che metabolizzi solo quando avviene realmente.

Tanti hanno voluto omaggiare la carriera dell’atleta del UAE Team ADQ e delle Fiamme Azzurre sui propri profili social. Noi abbiamo voluto raccogliere qualche pensiero profondo di chi la conosce bene. Difficile limitarsi ad una semplice battuta.

Giorgia e Marta

Nel 2007 Stoccarda si tinge d’azzurro. Il successo iridato di Paolo Bettini è anticipato di 24 ore da quello della ventenne Bastianelli che trionfa in solitaria. Terza, e perfetta nel coprirle le spalle, finisce Giorgia Bronzini dietro alla già terribile Marianne Vos.

«Con Marta – ci racconta la piacentina diesse della Liv Racing TeqFind – sono stata bene negli anni in cui abbiamo condiviso la maglia della nazionale. Per me è una cosa speciale pensare di esserle stata utile quando ha vinto il mondiale. Nella sua vita ha dimostrato la professionalità ed il suo grande valore, sia umano che sportivo. Non solo ha avuto grandi successi, ma dopo la nascita della figlia ha saputo ritornare ad altissimi livelli. Sicuramente si farà sentire la sua uscita. Un’atleta come lei conta in un team. Era una delle voci più autorevoli del gruppo. E’ un’altra delle grandi che lascia l’attività agonistica, ma spero che lei possa trovare una sua dimensione in questo mondo. Per me ha le qualità per far crescere delle nuove leve e trasmettere loro passione e grinta».

Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)
Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)

Anna e Marta

Bastianelli in carriera ha militato in tante squadre, nelle quali è sempre riuscita a stringere rapporti umani intensi. In sette degli ultimi otto anni Anna Trevisi è stata una sua fedelissima, fatta eccezione nel 2019 quando Marta andò alla Virtu Cycling.

«Ci siamo conosciute – dice la passista reggiana – nel 2016 all’Alè Cipollini. E siamo diventate amiche da subito. Ci siamo legate tanto praticamente dal primo giorno. Poi siamo rimaste sempre nella stessa squadra, che l’anno scorso è diventata l’attuale UAE Team ADQ. Onestamente ho tanti ricordi con lei, ma l’aneddoto più divertente è successo proprio quest’anno alla Spar Flanders Diamond, l’ultima gara che abbiamo corso assieme (l’11 giugno, ndr). Lei è sempre stata riconosciuta da tutti come una ragazza estremamente precisa, ma in quell’occasione è riuscita di dimenticarsi a casa le scarpette da gara. Non le era mai successo niente di simile in tanti anni (sorride, ndr). Ora, nel suo post carriera, io la vedrei bene come ambassador di qualche brand ciclistico. Secondo me qualcuno dovrebbe pensarci».

Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche
Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche

Elena e Marta

Uno dei legami più stretti forse Bastianelli ce l’ha con Elena Cecchini. La friulana della SD-Worx è stata una delle prime a dedicare un post social, anche se siamo certi che le aveva già espresso tutto a voce, di persona. In comune hanno tanti momenti, non solo quel 5 agosto 2018 a Glasgow nel quale Marta vince l’europeo ed Elena sullo slancio finisce quarta, dopo aver lavorato per lei.

«Nel 2012 – spiega Cecchini – mi sono trovata compagna di Marta sia nella Mcipollini-Giambenini-Gauss sia nelle Fiamme Azzurre. Siamo rimaste assieme ancora l’anno successivo nella Faren prima della sua maternità e da lì le nostre strade sportive si sono divise, non certo quelle personali. Durante le nostre carriere non sono mancate le sfide tra di noi e le nostre squadre, ma il rapporto si è sempre rafforzato. Ho cinque anni in meno e l’ho sempre vista come un riferimento. Conoscendola meglio ho scoperto che abbiamo entrambe un carattere forte e soprattutto gli stessi valori, come la famiglia. Abbiamo avuto sempre tanta sintonia, tanto da fare spesso le vacanze assieme».

«Marta – prosegue – è un’atleta vecchio stile, molto diretta sia con le giovani che con le veterane. E’ sempre stata molto carismatica. Tutti ascoltavano quando parlava, ha sempre dimostrato più esperienza della sua età. E’ una leader naturale. Adesso sono le altre che ti devono riconoscere la leadership. E’ difficile dire chi potrà raccogliere la sua eredità, per me sarebbe un onore se potessi farlo io.

«Dopo la nascita di Clarissa – conclude Cecchini – Marta è cambiata. Guardava le più forti in gruppo e non aveva paura di nessuno. Mi ha insegnato a credere sempre in se stessi. Poi a livello organizzativo è sempre stata il top facendo combaciare gli impegni agonistici con la famiglia. Adesso credo che debba vivere al meglio la transizione da corridore al post carriera. Sarebbe bello rimanesse nell’ambiente, però sono certa che deciderà per il meglio, come ha sempre fatto».

Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo
Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo

Sofia e Marta

C’è un altro quarto posto che entra di diritto – legato a doppia mandata – ad un altro grande successo, forse il più emozionante, di Bastianelli. E’ quello di Sofia Bertizzolo al Fiandre 2019. Corrono assieme alla Virtu Cycling e nel finale la ragazza di Bassano del Grappa funge da prezioso punto d’appoggio per la sua capitana.

«In generale su Marta – commenta Bertizzolo – posso dire che è una grandissima persona. Si è sempre dedicata alle giovani e ha sempre un pensiero di crescita verso le persone che le stanno attorno. E’ un continuo stimolo per lei essere critica in modo costruttivo. Dal punto di vista agonistico invece si racconta da sola. Forse è stata incostante per tanti motivi, ma si è ricavata una carriera incredibile in cui non manca nulla. Ogni tanto ripenso a quel Fiandre. E’ stato impagabile. Ricordo le parole di Bjarne Riis (il diesse della Virtu, ndr) alla radio nel finale, che abbiamo gestito in maniera splendida. Eravamo in una situazione di forza e superiorità numerica. E poi Marta quel giorno voleva vincere. Quando lei voleva vincere, non ce n’era per nessuno. Mi mancherà tanto (dice con un pizzico di emozione, ndr)».

«La sua forza in bici – continua – era la visione di gara. Magari le piacerebbe fare la diesse, ma credo che dall’ammiraglia perderebbe questa sensibilità. Posso dire invece che sarebbe un peccato non sfruttare la sua conoscenza per la nostra Federazione. Potrebbe essere utile nei ritiri invernali o a metà anno, tenendo conto che magari potrebbe avere ancora un po’ di voglia di pedalare per restare a contatto con le giovani. Sarebbe importante non farsela scappare. Questo potrebbe essere il ruolo più calzante per Marta».

Volata a Wiebes e dubbio atroce: Giro già chiuso?

02.07.2023
5 min
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MODENA – Il canovaccio è sempre il solito, Olanda contro il resto del mondo. In salita vince Van Vleuten, in volata c’è Wiebes. Le prime due tappe del Giro Donne sono andate così, come da pronostico con buona pace delle altre per il momento. Già, perché la corsa è ancora lunga e tutte le loro rivali stanno già pensando a come rifarsi.

Il traguardo di Modena della seconda frazione (posizionato nell’anello di un parco) può considerarsi una delle pochissime occasioni per le velociste e la campionessa europea della SD-Worx domina su Vos e Dygert. La beniamina di casa Rachele Barbieri chiude quinta con qualche rammarico, mentre Paternoster vola a terra negli ultimi metri senza apparenti problemi.

A Modena Lorena Wiebes si conferma imbattibile in volata grazie anche al lavoro di Cecchini e Guarischi
A Modena Lorena Wiebes si conferma imbattibile in volata grazie anche al lavoro di Cecchini e Guarischi

Wiebes regna

Ottavo centro stagionale e terzo totale al Giro Donne per Lorena Wiebes che nel post-gara ci confida che grazie al suo “italian corner” (come ha ribattezzato Cecchini e Guarischi che non manca di ringraziare), sta cercando di imparare un po’ di parole e frasi base della nostra lingua.

«Abbiamo ripreso la fuga un po’ tardi – spiega Lorena – ma avevo piena fiducia nel mio treno. Elena e Barbara mi hanno guidato perfettamente. Barbara mi ha lasciato dietro la curva, dopodiché ho dovuto occuparmi solo dell’ultimo rettilineo. E sono andata a tutta. Sono felice di questa vittoria di tappa. Oggi il Team SD Worx è stato fortissimo. Tutta la squadra ha gestito bene la salita e io sono stata perfettamente circondata e protetta per tutto il giorno. Avevamo il controllo della situazione. Quando la tua squadra fa un lavoro così buono, vuoi ringraziarla con una vittoria di tappa. Allora non vuoi fallire. Lo ripeto, sono felice di essere tornata al Giro Donne e non voglio fermarmi qua. La quarta tappa è movimentata ma mi piace e non mi sento tagliata fuori. Ci proveremo ancora».

Mavi Garcia sta bene ma per Bronzini è inutile sprecare energie senza il supporto di altre squadre per attaccare Van Vleuten
Mavi Garcia sta bene ma per Bronzini è inutile sprecare energie senza il supporto di altre squadre per attaccare Van Vleuten

Rosa salda

Al mattino alla partenza da Formigine si respirano due climi ben distinti. Quello meteorologico col suo caldo opprimente che obbliga tutte le atlete a presentarsi col tipico gilet refrigerato o col sacchetto di ghiaccio sul collo. Poi c’è quello umorale che circola tra i bus con pareri quasi opposti relativamente alla vittoria di Van Vleuten a Marradi del giorno precedente. Possibile che il Giro Donne sia già finito nonostante manchino ancora sei tappe alla fine? E malgrado la maglia rosa comandi con soli 49” di vantaggio?

«Per come ho visto andare Annemiek – racconta Giorgia Bronzini, diesse della Liv Racing TeqFind – ora come ora diventa molto difficile sfilarle la leadership. Sul Passo della Colla ha attaccato a circa cinque chilometri dallo scollinamento e le ha lasciate lì tutte. In discesa poi non ha perso, anzi in ogni contropendenza rilanciava così come all’uscita di ogni curva. In molti non si aspettavano che andasse così forte o comunque che facesse così tanto differenza alla prima salita del Giro».

Marta Cavalli è pronta a duellare con Van Vleuten nelle prossime tappe, la condizione c’è
Marta Cavalli è pronta a duellare con Van Vleuten nelle prossime tappe, la condizione c’è

«Per attaccarla bisogna isolarla – prosegue la piacentina – e devono farlo quelle squadre che nel finale della tappa di Marradi avevano più numeri, ovvero Lidl-Trek ed Fdj-Suez. Se loro si coalizzassero contro la Van Vleuten, credo che avrebbero poi anche il supporto di altre squadre, come la nostra. Noi abbiamo Mavi Garcia che sta bene, però non le farò sprecare energie preziose senza sapere di avere la certezza della collaborazione delle altre o sapendo che da sola non impensierirebbe la Van Vleuten. Nelle prossime tappe ci sono ancora salite e discese per metterla in difficoltà. Naturalmente noi saremo lì a battagliare, ma sapendo come sta attualmente vedo tutto molto complicato».

L’obiettivo è provarci

La prestazione della Van Vleuten a Marradi sembra un deterrente per chiunque anche se nessuno vuole essere arrendevole. Il terreno per recuperare tempo c’è e non bisogna scoraggiarsi subito.

«Ho scollinato con circa trenta secondi di svantaggio – commenta Marta Cavalli con la maglia verde di miglior scalatrice in prestito da Van Vleuten – ma non aveva senso rischiare in discesa più di quello che abbiamo fatto. Sto bene e la voglia di attaccare c’è. Vedremo cosa fare a livello tattico ma onestamente credo che il Giro sia ancora aperto».

Paolo Slongo è convinto che il Giro Donne sia ancora tutto da giocare pur rispettando il valore di Van Vleuten
Paolo Slongo è convinto che il Giro Donne sia ancora tutto da giocare pur rispettando il valore di Van Vleuten

«La storia del Giro d’Italia in generale – analizza Paolo Slongo, diesse della Lidl-Trek – è piena di episodi in cui una corsa sembra chiusa ed invece prende un’altra piega. Non parlo solo del Giro che ho vinto con Nibali nel 2016, ma anche quello di quest’anno tra Thomas e Roglic. Sicuramente noi conosciamo il valore di Van Vleuten e sappiamo che dobbiamo fare di più per renderle la vita difficile. Il Giro Donne non è già chiuso o indirizzato come qualcuno può pensare. E’ appena iniziato e credo che dalla quarta alla settima tappa ci sia tutto lo spazio necessario per tenere aperta la corsa».

Bronzini si ripete. Scommessa vinta anche con Ragusa

17.04.2023
6 min
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Da quando è salita in ammiraglia, Giorgia Bronzini ha saputo ritagliarsi anche un ruolo da bookmaker. Una virtù, quella di scommettere sulle qualità di altre atlete, che la piacentina della Liv Racing TeqFind non ha mai nascosto di avere anche in sella alla bici, ma che ha perfezionato negli ultimi anni da diesse.

Lei fa un nome, ci lavora e ci punta forte poi a fine stagione verifica se la sfida è stata vinta. Per stessa ammissione di Bronzini, la scommessa del 2023 sarebbe stata Katia Ragusa, ricalcando quella vincente con Rachele Barbieri dell’anno precedente. Considerando il profondo cambiamento avvenuto due stagioni fa, il secondo posto della 25enne vicentina alla Roubaix Femmes vale come un successo per il team olandese, che ora vuole dare un seguito nei prossimi appuntamenti. Il trittico delle Ardenne è iniziato ieri con buone indicazioni ed è uno degli argomenti di cui abbiamo parlato con Bronzini (in apertura con Quinty Ton).

Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Giorgia all’Amstel vi siete fatte vedere. Com’è andata?

Le ragazze hanno corso molto bene, malgrado fossimo partite in cinque perché Jaskulska sabato notte ha avuto una reazione allergica ad un occhio per il contatto con un’ape. Sabrina (Stultiens, ndr) è stata brava restando in avanscoperta per diversi chilometri. Doveva fungere da punto di riferimento per noi. Purtroppo Mavi Garcia ha sofferto ancora il freddo e si è ghiacciata come al Brabante. Non è riuscita a fare ciò che di solito sa fare in gare come queste. Non ci voleva. Forse averlo saputo in anticipo, l’avrei fatta muovere prima e magari poteva andare diversamente qualcosa. In generale però sono contenta della nostra prestazione.

La spagnola ha la possibilità di rifarsi nei prossimi giorni.

Ero dell’idea che in questo trittico Mavi potesse fare bene e lo sono tuttora. Adesso c’è questo dominio della SD-Worx e credo che si inserirà anche la Trek-Segafredo, quindi a livello di numeri ne avranno sicuramente più di noi là davanti in corsa. Se Mavi si troverà da sola, è chiaro che sarà più difficile da gestire la situazione per un risultato pieno. Lei sta bene, arriva da un periodo di altura. Ha patito il brutto tempo, ma speriamo che in queste ultime due gare il suo corpo si sia adattato al freddo. Mi sento abbastanza fiduciosa. Vedremo come andranno Freccia Vallone e Liegi. Dopo le Ardenne, Mavi farà la Vuelta.

Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Nel 2022 eravate state bersagliate dalla malasorte tra Covid e infortuni. Sembra meglio quest’anno?

Tendenzialmente sì ma non troppo. Abbiamo avuto meno casi di Covid però già ad inizio stagione avevamo due ragazze fuori, che sarebbero state importanti per le classiche. Van der Hulst ha avuto problemi con l’arteria iliaca. Korevaar invece ha avuto noie ad un ginocchio, senza dimenticare che anche De Jong è stata ferma per problemi ad un ginocchio. Non siamo state al completo per le classiche ma ce la siamo cavata bene. Alla Strade Bianche ha preso il Covid Ton che era in una condizione ottimale, dopo aver disputato una Het Nieuwsblad quasi perfetta. Alla fine non ci è girata benissimo nemmeno quest’anno, però il risultato di Katia ha fatto finire il periodo delle classiche delle pietre con un giro di vite importante.

Torniamo proprio a quel giorno alla Roubaix. Ti è spiaciuto non esserci stata?

Sì, ma i miei programmi prevedevano che sarei salita per queste classiche delle Ardenne. Avrei voluto condividere la gioia di quel secondo posto. Non stavo nella pelle, ero felicissima. Vedevo quegli abbracci in televisione e virtualmente ero lassù con la squadra. La nostra tattica è stata giusta. Katia è andata in fuga con la sicurezza di poter prendere davanti tutti i settori, specie quelli più difficili. Negli ultimi chilometri la sostenevo a distanza. E alla fine ha fatto davvero un grande corsa.

La “scommessa Ragusa” a che punto è?

Per me è già vinta… non mi chiamano “maga” perché prevedo il futuro (sorride riferendosi al suo soprannome di quando correva, ndr). Battute a parte, devo dire che era vinta anche prima, a prescindere dal risultato, perché ho visto una Katia diversa. A fine 2022 è riuscita a fermarsi e tirare il fiato dallo stress e dalle mille cose a cui pensare. Abbiamo lavorato gomito a gomito e i progressi li ho visti subito nei primi mesi di quest’anno. Forse non mi aspettavo che arrivasse adesso, ma devo dire che questo piazzamento è arrivato al momento giusto. Katia stava facendo sacrifici da due anni e se lo meritava. Spero che ricapiti ancora da qua alla fine, magari con una vittoria.

Qual è stato il segreto per la sua rinascita?

L’ascolto. Quello funziona sempre e per Katia è stata la qualità migliore. Fortunatamente ha saputo comprendere che prima era in un loop abitudinario che non la portava troppo lontano. Stava lavorando su un corpo stanco sia fisicamente sia psicologicamente. Abbiamo aggiustato la mira, sapendo dove tirare il freno e dove invece forzare qualcosina in più. Ora ha ripreso una routine di allenamenti in modo giusto. L’intenzione era darle un metodo e delle motivazioni da cui attingere anche in futuro, con la speranza che ne possa fare buon uso quando ne avrà bisogno.

A questo punto quali sono i prossimi “cavalli” su cui punterà Giorgia Bronzini?

In generale penso molto bene della squadra ma se vogliamo parlare ancora di scommesse (sorride, ndr), vi indico tre nomi validi. Quinty Ton quest’anno ha fatto un bel salto di qualità. E’ un’atleta piuttosto completa e cercherò di farle avere una soddisfazione importante. Marta Jaskulska credo che abbia delle doti che nemmeno lei sa di avere. In accordo col suo preparatore atletico stiamo cercando di aiutarla a maturare dal punto di vista ciclistico. Lavoro su di loro dall’anno scorso e vorrei che entrambe potessero sorprendersi di se stesse. Infine c’è anche Caroline Andersson, giovane svedese che va forte in salita, anche se non è al livello delle migliori scalatrici. E’ ancora molto acerba. Va seguita, istruita e presa per mano. Sto lavorando con lei solo da inizio anno, tuttavia penso che verso fine stagione potrà fare bene.

Dal pavé al Giro, la lunga volata di Ragusa

14.04.2023
5 min
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Le lacrime nel prato di Roubaix sono un ricordo e il secondo posto alle spalle di Alison Jackson ha smesso di bruciare, soprattutto perché alla vigilia Katia Ragusa, 25 anni (in apertura, foto Liv Racing-TechFind), non lo avrebbe mai neppure sognato. La vicentina ha passato quattro giorni a casa e poi ieri è ripartita per l’Olanda.

La Liv Racing-TeqFind ha dato appuntamento alle ragazze che dal primo maggio correranno la Vuelta per una prova di cronosquadre, dato che la corsa spagnola ne propone una di 14,5 chilometri il primo giorno. Sede dell’allenamento è stato il Tom Dumoulin Bike Park di Sittard.

La fuga di Roubaix serviva per anticipare le mosse del gruppo, ma si è rivelata il treno per il podio (foto Liv Racing-TechFind)
La fuga di Roubaix serviva per anticipare le mosse del gruppo, ma si è rivelata il treno per il podio (foto Liv Racing-TechFind)
Sembra di rivedere la Katia Ragusa seconda al campionato italiano del 2020, che poi si era un po’ persa…

Adesso che mi sono ripresa dalle fatiche della Roubaix, posso dire che come avvio di stagione è stato positivo, già dalla Valenciana. Certo mancava sempre qualcosina. E’ successo diverse volte che fossi con le prime, poi mi capitava davanti una caduta e andava tutto in fumo. Però comunque le sensazioni sono sicuramente migliori rispetto allo scorso anno.

Seconda a Roubaix, seconda nella classifica degli scalatori alla Valenciana: hai capito che tipo di corridore diventerai da grande?

Diciamo che resto una passista. Nelle salite dure e lunghe, pago nei confronti degli scalatori puri.  Però se sono salite pedalabili e io sto bene, riesco a passarle via. Se invece nei finali mi ritrovo in compagnia, riesco a salvarmi allo sprint solo se siamo in un gruppetto ristretto e la corsa è stata impegnativa. Diciamo che in una gara come la Roubaix, dopo un’edizione dura come quella di sabato, non esiste più essere veloce o meno veloce: esiste quello che è rimasto nelle tasche e basta.

La squadra corre con bici LIV e tutta la componentistica Cadex (toto LIV Racing-FindTech)
La squadra corre con bici LIV e tutta la componentistica Cadex (toto LIV Racing-FindTech)
I problemi del 2022 sono dimenticati?

L’anno scorso per me è stato un anno un po’ tribolato e quindi la condizione non è mai stata delle migliori. Partii per la Roubaix con il fascino di partecipare a una gara storica e alla fine fui contenta di averla finita. Quest’anno ci sono arrivata con un’altra consapevolezza. Sapevo che le sensazioni erano abbastanza buone. Il piano era di andare in fuga per prendere i primi settori di pavé più tranquilli, in modo da avere meno stress e meno strappi che in gruppo e poi avremmo visto quello che succedeva. Ovvio che non avrei mai immaginato di partire per giocarmi il podio o la stessa vittoria.

Giorgia Bronzini per te ha messo la mano sul fuoco…

Con lei si è creato un rapporto veramente stupendo. A volte ci penso e quasi mi sembra incredibile che una campionessa del suo spessore, con tutte le vittorie che ha ottenuto, riesca a creare un rapporto umano così bello e sia una persona così speciale. E’ stata sempre lì, pronta a spronarmi quando c’era da spronarmi, oppure a sostenermi quando ha capito che mi serviva un altro tipo di appoggio. L’anno scorso è stato difficile e lei mi era sempre intorno, cercando di tirarmi su. 

«Nello sprint dopo una corsa dura come la Roubaix – dice Ragusa – non conta essere veloci, conta quel che si ha nelle gambe»
«Nello sprint dopo una corsa dura come la Roubaix non conta essere veloci, conta quel che si ha nelle gambe»
E’ stata davvero così dura?

All’inizio ho sofferto parecchio. Pensavo che ero al primo anno in una squadra forte che mi aveva dato fiducia e volevo dimostrare di essere un’atleta valida. Quando poi si è scoperta la mononucleosi e si è capita la ragione dei problemi, è arrivata un po’ più di tranquillità. Ma prima è stata dura, perché comunque avrei voluto fare di più. La squadra è ben organizzata, abbiamo programmi molto precisi. La voglia di fare bene ti viene spontanea. E’ stato proprio un gran salto.

Cosa ti aspetta ora?

Nel programma adesso c’è la Freccia Vallone (Katia è invece riserva all’Amstel Gold Race, ndr), poi dal primo al 7 maggio sarò alla Vuelta. A quel punto mi concentrerà sul Giro d’Italia, che ho chiesto di correre. Scopriremo le tappe a fine aprile e sono molto curiosa di vederle. Prima però c’è il campionato italiano.

Ragusa tornerà al Giro Donne anche quest’anno, ma prima andrà alla Vuelta
Ragusa tornerà al Giro Donne anche quest’anno, ma prima andrà alla Vuelta
Scoprire il Giro a fine aprile è un problema?

Per me individualmente cambia poco, perché comunque ero già orientata sul farlo. Però essenzialmente questo ritardo rompe molto i piani dei team e di tutte le altre atlete che ancora non hanno fatto le loro scelte. Se pensiamo al Tour de France che aveva annunciato le tappe già lo scorso inverno… I team hanno bisogno di sapere per farsi un’idea di quali atlete portare e come programmare il resto della stagione. Saperlo così all’ultimo è una faccenda ostica, diciamo così.

Perché dopo una Roubaix così bella sei riserva all’Amstel?

Non era proprio nei miei programmi, però ho detto: «Scusatemi, visto che vengo su per preparare la cronosquadre della Vuelta, perché non potrei fare l’Amstel?». Quando sto bene, più corro e meglio mi trovo. Quindi avere una gara in più nelle gambe sarebbe ottimo.

Alla Vuelta Valenciana, Katia Ragusa ha ottenuto il secondo posto nella classifica dei GPM
Alla Vuelta Valenciana, Katia Ragusa ha ottenuto il secondo posto nella classifica dei GPM
Allora perché non fare la Liegi?

Inizialmente era nel programma, però ho chiesto io di poterla saltare. Dopo la Freccia torno a casa subito e così ho qualche giorno in più prima della Vuelta. Finora ho corso abbastanza, ho fatto tre gare più rispetto a quelle che avevo in programma e alle prossime vorrei arrivarci fresca come serve.

Vuelta a maggio e mondiali ad agosto. Parla Bronzini…

18.11.2022
6 min
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Tra le tante risposte che ci ha dato Marta Cavalli nei giorni scorsi, ce n’è stata una che ci ha fornito un assist troppo invitante per non andare a canestro insieme ad un tecnico. Nel 2023 la Vuelta Feminina verrà anticipata da settembre a inizio maggio, riprendendo in pratica le date delle edizioni maschili tra gli anni ’50 e ’90. Ma è un bene o un male? Come cambia la preparazione in quel periodo che solitamente è transitorio per il movimento femminile, tra la fine delle classiche e il cammino verso i grandi giri estivi?

Abbiamo approfondito questo spunto di discussione con Giorgia Bronzini, diesse della Liv Cycling Xstra. Come sempre la piacentina non si è fatta trovare impreparata e nemmeno si è tirata indietro quando si è trattato di ampliare il discorso al resto del calendario agonistico. Lei ha già fatto una bozza di programmazione per le sue ragazze, ma è ancora incompleta. E non per colpa sua…

Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Giorgia cosa ne pensi dello spostamento della Vuelta in primavera?

Non so chi lo abbia deciso veramente, ma per me non l’hanno studiata bene. Spezza i piani perché maggio in genere è il momento in cui si va a fare altura. I team e i loro corridori top dovranno fare delle scelte ben precise. Si potrebbero sacrificare delle gare, partecipandovi ma senza reali obiettivi di risultati. Noi siamo alle prese con un puzzle organizzativo. Stiamo facendo tante riunioni cercando di dare forma a tutto. La Vuelta a maggio comporta che ci saranno tante corse WT ravvicinate. A parte la Van Vleuten, che per me può fare tutto quello che vuole ed essere sempre al picco della forma, le altre prime punte sanno già che non potranno essere molto competitive tra classiche e grandi giri a tappe. A luglio ci saranno Giro Donne e Tour Femmes e si rischia, ad esempio, di correre il secondo in preparazione di qualche altra corsa. Perché non è finita qua…

Cosa intendi?

Quest’anno a Glasgow ci sarà pure il mondiale ad agosto (dal 3 al 13, ndr). Pista e strada tutto in dieci giorni. Anche in quel caso, penso alle nostre italiane, si dovrà capire come impostare la rassegna iridata. La prova su strada che ci sarà l’ultimo giorno, pare che misurerà addirittura 180 chilometri. E se è vero come dicono che il percorso avrà un tratto in linea, togliendo quindi giri al circuito che affrontammo all’europeo 2018 quando vinse Marta (Bastianelli, ndr), sarà ancor più adatto alle ruote veloci. Quindi la nazionale azzurra, che ha tante velociste che sono anche forti in pista, come si comporteranno? Immagino che Paolo e Marco (rispettivamente il cittì della strada Sangalli e il cittì della pista Villa, ndr) dovranno parlare tanto fra loro e con le società per avere atlete al top.

In questo caso il riferimento che ti riguarda da vicino è per Rachele Barbieri. Tu cosa vorresti che facesse?

Personalmente, essendo io diesse di un team che fa strada, avrei piacere che Rachele venisse convocata per la strada. Però non posso nascondere, visto che in passato ho fatto entrambe le discipline, che vorrei che corresse anche in pista. Un po’ come è stato quest’anno all’europeo, con qualche differenza o difficoltà in più. Sì, si può fare benissimo e lei lo ha dimostrato, però bisogna tenere conto dei rischi che ci sono in pista, dove magari con un contatto o caduta puoi comprometterti la strada. In ogni caso, io sono per la meritocrazia. Se Rachele, nel nostro caso, ripeterà il 2022, allora credo che si meriterà di correre da una parte che dall’altra.

La Bronzini come preparerebbe una stagione come il 2023?

Devo ragionare da atleta o da allenatore (sorride, ndr)? Dipenderebbe dagli obiettivi. Se io puntassi al mondiale, lo preparerei correndo il Tour con cognizione e parsimonia. Se in più avessi anche la pista, cercherei di inserirci ripetute al velodromo. In ogni caso non sarebbero, e non saranno, allenamenti facili per trovare il giusto equilibrio tra distanza e ritmo. Se fossi in Villa, probabilmente non vorrei ritrovarmi con gente spremuta sul piano psicofisico. Perché le stagioni sono sempre più stressanti mentalmente. Ecco, diciamo che questo discorso vale per chi punta alle vittorie finali o le capitane. Chi invece andrà a caccia di tappe o dovrà lavorare per le compagne potrà permettersi anche di fare programmi diversi o meno intensi.

Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Ritornando invece al discorso delle gare a tappe, voi avrete Mavi Garcia diretta interessata. Che piani hai per lei?

A dicembre quando ci troveremo ne parleremo. Adesso la stiamo lasciando piuttosto tranquilla a casa sua, dove comunque sta già lavorando sodo. Farà le Ardenne e poi credo che ci terrà a correre la Vuelta. Una come lei potrebbe essere presente anche a Giro, Tour e tutte le altre gare ma non sempre al massimo della condizione, anche se poi Mavi è una che ti salva sempre la giornata con un risultato. Come dicevo prima, potrebbe fare corse per prepararne altre. Certo però che diventa difficile fare dei programmi se ancora non sai quando ci sarà una gara e come sarà strutturata…

Ti riferisci al Giro Donne?

Sì, esatto. Da italiana mi fa male vedere che il Tour è già stato presentato e noi ancora non sappiamo nulla. Anche questo sarebbe un gap da colmare in futuro. Si dice che il ciclismo femminile è cresciuto, che ha un alto livello però poi in queste cose non veniamo considerate alla pari dei maschi. Non possiamo sapere il tracciato solo a stagione inoltrata. Tutte le squadre vorrebbero sapere se le massime salite che affronteranno saranno lunghe come il San Luca o come lo Zoncolan o lo Stelvio. Non è semplice organizzare tutto. Ci sono preparazioni, ricognizioni, viaggi, roster ed eventuali piani di riserva. Se ad esempio vai a dire a Roglic o campioni del genere le salite del Giro solo due mesi prima, loro ti salutano e non vengono a correrlo.

Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Cosa ti senti di dire a tal proposito?

Non voglio che venga inteso come un attacco agli organizzatori. Sono certa che loro siano al lavoro. Anzi, ho avuto modo di vedere che in Starlight (i detentori dei diritti del Giro Donne, ndr) sono tutte persone in gamba e volenterose. Quest’anno poi è stata un’edizione qualitativamente molto buona, con un gran parterre. Proprio per questo motivo, per la crescita e considerazione che ha avuto la corsa negli ultimi due anni, ci terremmo a sapere come sarà il percorso prima dei prossimi nostri raduni. Basterebbe avere indicativamente un’idea. Speriamo si possa sapere qualcosa presto.

Bronzini e l’altro mondiale in Australia, tra ricordi e consigli

23.09.2022
6 min
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L’ultima (ed unica) volta in cui si disputò il mondiale in Australia nel 2010, la nazionale italiana femminile fu protagonista di un piccolo capolavoro. Uguale a quello dell’anno prima e poi a quello seguente. Un periodo d’oro con quattro vittorie in cinque anni, contando anche il successo del 2007.

Dodici anni fa si correva a Geelong, vicino a Melbourne, e fu Giorgia Bronzini a vestirsi d’iride con una volata infinita. Infinita sia perché lanciata lunga dalla solita Marianne Vos ai 350 metri in leggera salita, sia perché quello della piacentina fu un trionfo inaspettato. Che poi nel 2011 a Copenaghen si sia replicato lo stesso identico finale è un altro discorso.

Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli
Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli

«Appena tagliata la linea del traguardo – ricorda divertita Bronzini – volevo simboleggiare un cuore con le mani ed invece è uscita una roba che sembrava un panino. Forse perché avevo fame!»

A parte quel simpatico episodio, alla diesse della Liv Racing Xstra abbiamo chiesto cosa ricorda di quella lunga trasferta e di conseguenza quali indicazioni sente di dare a due azzurre che conosce benissimo e che lotteranno per la maglia arcobaleno nella stessa prova di Wollongong. Elisa Balsamo tra le elite, che avrebbe voluto guidare in ammiraglia. E Silvia Zanardi sua concittadina tra le U23, categoria che per la prima volta nella storia assegnerà il titolo iridato.

Giorgia come fu l’avvicinamento a quel mondiale?

Eravamo arrivati in Australia circa due settimane prima della gara, che all’epoca si correva ad inizio ottobre. Avevamo smaltito bene il fuso orario. C’era freddo e ci allenavamo in calzamaglia e maglia a maniche lunghe. Qualche mese prima, quando ero stata a Melbourne in Coppa del Mondo per la pista, avevo fatto un bel sopralluogo al circuito. Ero quindi partita per fare la gregaria ed aiutare Tatiana e Noemi (rispettivamente Guderzo e Cantele, ndr) che l’anno prima avevano fatto prima e terza al mondiale di Mendrisio. Avevo la testa sgombra da qualsiasi tipo di pressione.

Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Non andò così però.

No, ma fino alla riunione della sera prima il ruolo doveva essere quello. Poi al mattino della gara, Dino (Salvoldi, il cittì di allora, ndr) ci disse che avremmo fatto la gara per me se a due giri dalla fine non fosse successo ancora nulla ed io non avessi lavorato per le compagne. Non ero molto convinta onestamente. Pensavo che ci sarebbe stata più battaglia. Invece andò via una fuga che non impensieriva nessuno e a due giri dal termine eravamo ancora tutte assieme. A quel punto scattò la bagarre e io non è che fossi messa tanto bene.

Ti riferisci a quegli ultimi strappi nel finale?

Sì esatto, soprattutto nell’ultima tornata. Ero rimasta un po’ staccata su quelle salitelle. Per fortuna mi aspettò Noemi, che mi riportò dentro al gruppo di testa, mentre Tatiana era rimasta davanti a rompere i cambi. In quei frangenti fu decisivo non perdere la testa e non agitarsi, anche perché nel frattempo avevano preso 10” di vantaggio Cooke e Arndt, mica due a caso. E mancavano pochissimi metri all’arrivo. Noemi e Tatiana hanno tirato a tutta per chiudere, dovevamo provarci. Alla fine è partita Marianne e sappiamo com’è andata a finire.

Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa società, la Franco Zeppi di Piacenza
Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa Franco Zeppi di Piacenza
Sulla base di questo finale, cosa ti senti di suggerire alle azzurre?

Di comunicare. Essere leali fra loro ed essere oneste con se stesse. Dire come si sta sia prima che durante la gara. Poi bisogna giocare anche sull’aspetto psicologico. Nel finale avere una ruota veloce è sempre una garanzia, perché il velocista fa sempre paura. E perché una sprinter sa tirare fuori quel 10 per cento in più degli altri anche se può sembrare affaticata.

E a Balsamo nello specifico?

Le direi che non deve vincere per forza, non deve sentire la tensione. Elisa un mondiale lo ha già vinto, in poche hanno fatto la doppietta consecutiva (le facciamo notare che lo dice senza considerare la sua, ndr). Ha ancora tanto tempo per farlo e rivincere. E non andare nel panico se nel finale fosse attardata come me allora. Avete presente Cittiglio quest’anno? Elisa scollinò staccata, ma grazie alla squadra tornò dentro e vinse in modo netto. In ogni caso la sua avversaria sarà la Vos, che nell’ultimo mese, dopo aver vinto quattro tappe al Tour of Scandinavia, si è nascosta e non ha più corso. Ma vi garantisco che non è andata in Australia a fare una gita scolastica. Non ho più parole per lei. La ammiro perché è sempre lì ai massimi livelli.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante
A Zanardi cosa diresti invece?

Innanzitutto bisogna sapere quale sarà la tattica. Io credo che l’obiettivo dell’Italia sia vincere il titolo elite. D’istinto, da ex atleta della nazionale, se fossi una U23 probabilmente mi sacrificherei per la capitana. Anche perché sarei contenta di aver contribuito alla conquista della maglia iridata. Detto questo, a Silvia ripeterei quello che ho detto prima. Comunicare con Vittoria Guazzini, l’altra azzurra U23, sul come si sta. Poi, se sarà eventualmente più libera da compiti tattici, le direi di curare la ruota di Van Anrooij, la più accreditata per me tra le giovani. Comunque diventa difficile fare una corsa nella corsa.

Sarà sfida con l’Olanda come sempre oppure si inserirà qualche altra nazione?

C’è da capire intanto se la Van Vleuten recupererà dopo la brutta botta nella mixed relay e se non avrà riportato problemi al ginocchio. Senza quella caduta avrei detto che avrebbe potuto fare come in Yorkshire nel 2019, partendo già sulla lunga salita che ci sarà dopo 35 chilometri anche se poi ne mancherebbero altri 130. Annemiek è capace di tutto ma adesso è un’incognita. Comunque per me l’Olanda farà la gara per la Vos. Attenzione però alle outsider come Grace Brown che corre in casa ed è in forma. Mavi Garcia, Ludwig, Lippert, Kopecky e Faulkner potrebbero essere le altre da tenere d’occhio anche se le vedo in calando.

Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Un’ultima curiosità su Geelong. Tu facesti una volata con la zip a metà maglia. Qualcosa di poco aerodinamico se confrontato col ciclismo di adesso. Eppure non è passato un secolo…

Se è per quello io sono sempre stata allergica alle divise attillate (ride, ndr). E sono sempre stata poco attenta a certi dettagli. Adesso c’è chi inizia a stringersi gli scarpini a 10 chilometri dall’arrivo, io invece ho imparato a interpretare bene il potenziometro grazie a Longo Borghini che un giorno in allenamento me lo ha spiegato a dovere, anche a male parole (ride ancora, ndr). Quel giorno non riuscii a chiudere la zip perché dopo lo scollinamento ero a tutta e non avevo avuto tempo. Ma battute a parte, da quella maglia così larga che mi sventolava come una bandiera, noi donne iniziammo una sorta di crociata per avere lo stesso materiale che indossavano gli uomini.

Ragusa, nel 2023 sarà un’altra scommessa da vincere per la Liv

17.09.2022
5 min
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Sul 2022 che sta per andare in archivio Katia Ragusa vuole tirarci sopra una bella riga ed impostare la prossima stagione con rinnovati propositi senza alcuna particolare aspettativa. La 25enne della Liv Racing Xstra ha vissuto una annata complicata ma non tutto il male viene per nuocere. Perché c’è sempre qualcosa da cui trarre una lezione. E poi sul suo rilancio, come ci ha detto qualche giorno fa, punta forte la sua diesse Giorgia Bronzini.

«Dopo un buon ritiro invernale in cui mi sentivo bene – racconta la vicentina di San Giorgio di Perlena riavvolgendo il nastro del suo anno – ho dovuto scontrarmi presto con la dura realtà. Già dalla Valenciana ho capito che non ero ai livelli in cui speravo di essere. Pensavo fosse solo perché era l’inizio di stagione e mi mancasse il ritmo. Non era così purtroppo.»

Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga
Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga

La telefonata con Ragusa diventa subito una chiacchierata per esorcizzare i mesi appena trascorsi. Lei, ci confida, è quasi sempre stata dell’idea di parlare solo davanti ai risultati. Facile ma a noi piace ascoltare tutti, compresi specialmente gli atleti che hanno faticato nel loro rendimento. Katia riteneva di non avere nulla da dire invece qualcosa di interessante ce lo aveva.

Partiamo diretti. Che stagione è stata?

Piena di alti e bassi. Sono partita che volevo far vedere che ero all’altezza del mio primo anno in un team World Tour. Anzi, avevo molta carica per questa cosa. La preparazione è andata bene infatti. Ero entusiasta e forse questo mix è stato controproducente per me. Mi ero creata inconsciamente troppe aspettative.

E poi cosa è successo?

Che mi sono ritrovata ad inseguire sempre la giusta condizione. E non riuscendola mai a raggiungere veramente mi sono un po’ demoralizzata. Dopo la Liegi, ad esempio volevo riprendermi ma c’era da preparare il campionato italiano e il Giro Donne. E’ iniziato un circolo vizioso che mi ha alimentato molti dubbi. Avevo disputato un 2020 ai massimi livelli con il secondo posto al tricolore e la convocazione ai mondiali di Imola ma sembrava lontano anni luce. Vi devo dire che più di una volta mi è passata per la testa la voglia di smettere. Alla fine però ha prevalso la passione per il ciclismo e per il mio lavoro. Non mi è mai pesato uscire in allenamento. Perché credo che quella sia la spia della riserva per tanti, se non per tutti. Se ti si accende troppe volte, significa che ti sta passando la voglia.

Questo aspetto psicologico lo hai gestito in qualche maniera?

Sì, mi sono affidata ad un mental coach. Ne ho discusso con Giorgia (Bronzini, ndr) e da metà estate ho iniziato un percorso con questa figura professionale. Anche in passato capitava di scoraggiarmi se non andavo. La mancanza di risultati l’ho sempre vissuta male. La testa è una componente importante. Ora però con questo mental coach ci siamo posti degli obiettivi nel breve, medio e lungo termine.

Giorgia ci aveva parlato di conseguenze per un overtraining. C’era anche qualcosa di fisico?

Anche il 2021 non è stata una stagione buona. Però uno dei problemi di quest’anno è legato anche alla mononucleosi. A marzo dopo Cittiglio, dove mi sono ritirata, mi sono preoccupata. E’ vero che non ero in condizione ma dovermi addirittura fermare mi sembrava eccessivo per come stavo. Così abbiamo fatto degli approfondimenti e abbiamo scoperto che l’avevo passata in inverno. Probabilmente ne stavo ancora pagando le conseguenze. E nel ciclismo femminile attuale fai tanta fatica per finire una gara se non sei al top.

Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Tra l’altro in squadra praticamente eravate sempre le solite a correre…

Esattamente. Abbiamo avuto tantissimi casi di covid, quindi molte di noi hanno fatto gli straordinari. Il mio dottore, una volta visti gli esiti degli esami, mi ha chiamato per dirmi che dovevo stare ferma 15/20 giorni per recuperare a dovere. Io gli ho risposto dal Belgio dicendogli che stavo per correre perché altrimenti non avevamo il numero minimo per partire. Devo dire poi che ho avuto anche parecchia sfortuna in alcune circostanze. All’ultima tappa del Tour of Scandinavia ero in fuga ma ho bucato. Il cambio ruote ci ha messo un po’ a intervenire e poi non mi ha aiutata a riportarmi dentro come capita quasi sempre. Il gruppo ci avrebbe ripreso però magari poteva succedere di tutto. Insomma, anche quelli sono segnali di una annata negativa.

Nel 2023 sarai la scommessa di Bronzini come è stato per Barbieri. Ti crea pressioni?

No tutt’altro. Ho letto cosa vi ha detto Giorgia e mi onorano tanto le sue parole. E mi stimolano tanto, naturalmente. Ha creduto in me ingaggiandomi e voglio ripagarla. Giorgia è una persona molto umana. Non ha peli sulla lingua quando deve parlarti, sia sotto il punto di vista tattico che morale. Magari potrei confrontarmi con Rachele su questa situazione piuttosto simile. Tanto di cappello ai risultati che ha fatto lei, specie all’europeo. Cercherò, e spero, di rilanciarmi come ha fatto Rachele.

Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Cosa ha insegnato questa annata a Katia Ragusa?

Guardo il bicchiere mezzo pieno. Tengo buone le tante fughe che ho fatto. Per andarci, considerando il nostro livello alto, ci vogliono gambe e visione di corsa. Poi ho imparato che le situazioni vanno valutate a mente fredda. Ragionarci sopra con calma e trovare la soluzione anziché farsi prendere troppo dal momento o dalla agitazione. Per il 2023 non voglio farmi aspettative, ho imparato anche questo. Mi porrò degli obiettivi incentrati più sulle prestazioni, sulla mia crescita che sulla ricerca dei risultati.

Giorgia vede già la nuova Liv con una Mavi in più

11.09.2022
5 min
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«Non dimentico che fino a poco tempo fa ero al loro posto e avrei voluto che mi trattassero prima da essere umano che da atleta». E’ uno dei mantra, rafforzato da quando è salita in ammiraglia, di Giorgia Bronzini.

Non c’è atleta, infatti, che sia stata a contatto con la 39enne piacentina che non abbia notato questa sensibilità. Un aspetto che può fare la differenza e l’ha fatta nella scelta di Mavi Garcia per approdare alla Liv Racing Xstra. Proprio su questo trasferimento di ciclo-mercato e mentre è attualmente impegnata alla Challenge by La Vuelta (dove quattro anni fa a Madrid conquistò l’ultimo dei suoi 116 successi da elite), abbiamo chiesto a Bronzini quale sia la sua ricetta vincente nelle trattative e come cambierà la sua squadra con l’arrivo della scalatrice spagnola.

Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Giorgia hai letto quello che ci ha detto Mavi?

Sì, mi ha fatto piacere. Forse ho fatto piacere anche a lei con discorsi che l’hanno toccata. La parte emotiva è importante per me, direi fondamentale.

Qual è il tuo segreto per creare la giusta sintonia? Cos’hai detto a Mavi per convincerla?

Non lo so nemmeno io forse quale sia (ride, ndr). No, credo che essendolo stata recentemente, ragiono ancora da atleta, quindi trovo un giusto compromesso col ruolo che ho adesso. A Mavi penso di aver trasmesso quella tranquillità di rispettare prima la sua parte umana. Io so che se anche produci watt come un centrale elettrica, ma a casa non sei tranquilla o c’è qualcosa che non va nella tua vita, i risultati fanno fatica ad arrivare o non arrivano proprio. Dico da sempre che la nostra performance è data per l’80 per cento dalla testa.

Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Possiamo dire che alla Liv si vede sempre di più la tua impronta?

Sì, ma in squadra anche il resto dello staff condivide con me questo modo di agire. Sono orgogliosa di aver portato questa mia filosofia. Sento di essere nel posto giusto per lavorare. Però attenzione, mica le do tutte vinte alle ragazze, perché talvolta trovi quelle che non sono mai contente. Uso bastone e carota in egual misura, anzi a volte non mi trattengo se mi fanno arrabbiare. Ad esempio ad ogni mia atleta do un obiettivo tangibile e contestualizzato su di lei. Se nemmeno ci provano a raggiungerlo, sanno che mi faccio sentire

Qualche tua ragazza ci ha detto che ti fai sentire in continuazione…

In effetti è così. Anzi, ormai si preoccupano se alla radio in corsa non mi sentono (sorride, ndr). Se non parlo significa che qualcosa non sta andando bene per niente o che sto dormendo. Le supporto sempre durante la gara. Le motivo, le stimolo, le rimprovero, cerco di dare loro una soluzione. Mi faccio sentire proprio per quello che dicevo prima. La testa, a volte il cuore, fa la differenza rispetto ai valori tecnici.

L’arrivo della Garcia ridisegna la fisionomia della vostra squadra?

Sì e no. Avevamo già ragazze adatte alla salita, ma la processione di Covid in cui siamo incappate ci ha condizionato pesantemente. Arriverà anche una giovane straniera per farla crescere. Comunque Mavi sarà la leader dei grandi giri e delle classiche. Con lei studieremo obiettivi precisi e tattiche ad hoc in corsa. Come vi ha detto lei, stiamo studiando il calendario migliore in cui potrà ottimizzare il lavoro fatto.

Lei ci ha parlato di Stultiens ma ci sembra di capire che potrà contare su più atlete.

Sabrina ha pagato tantissimo il cosiddetto long-covid. E’ rientrata al Tour dove ha fatto fatica ma per il morale l’ho portata alla Vuelta. Consideriamola una stagione di passaggio, ma voglio fare un buon inverno con lei. Così come con Smulders e Ton, che alzeranno l’asticella in salita lavorando sodo nella pausa. Anche Demey può tornare utile a Mavi nella fase di pianura che porta alle salite. Poi ci sono altre tre ragazze da considerare valide per tutti i terreni.

Di chi parli Giorgia?

Una è Korevaar che l’abbiamo dovuta spremere perché in pratica è una delle pochissime che non è mai stata bloccata dal covid. Grande lavoratrice anche lei. All’europeo ha tirato tutto il giorno per Wiebes e al Tour of Scandinavia ha sfiorato un grande risultato nella tappa più impegnativa. Stesso discorso vale per Jaskulska cui le ho fatto fare gli straordinari. Sempre all’attacco, al Giro Donne è stata un giorno in maglia bianca e si è spesa molto per la squadra. Lei ha un grande potenziale e spero possa fare un ulteriore step.

Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
E la terza a cui ti riferivi?

E’ Ragusa, che ha vissuto una stagione difficile, forse a causa di un sovrallenamento che si portava appresso dal 2021. Al Giro l’ho mandata spesso in fuga ed è sempre stata a disposizione delle compagne. Dobbiamo recuperarla. Non vi nascondo che Katia sarà la mia scommessa per il 2023 come la è stata Rachele (Barbieri, ndr) quest’anno. Io ci credo.

Con una Mavi nel motore, a che obiettivi puntate?

Vincere una delle classiche delle Ardenne sarebbe il top. Naturalmente sarebbero molto graditi anche una tappa o il podio o entrambi in un grande giro. Però le fondamenta per questi obiettivi le getteremo nel training camp di questo inverno. Se non avremo i problemi di quest’anno, partiamo da una base più consapevole anche per correggere in corsa tutti eventuali intoppi che si presenteranno.

“Mavi”, agosto grandi firme. Contratto con la Liv e vittoria a Plouay

05.09.2022
5 min
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E’ tutta una questione di tempo e motivazioni, due condizioni da sempre preponderanti nell’universo ciclistico. Si potrebbe sintetizzare così il futuro che aspetta Mavi Garcia, pronta ad immergersi in una nuova avventura a cominciare dal 2023.

La 38enne dell’UAE Team ADQ – che il 27 agosto a Plouay ha conquistato il Classic Lorient Agglomeration con una convincente azione di forza – circa un mese fa ha firmato un biennale che la porterà in Olanda a casa della Liv Racing Xstra. Una notizia inaspettata, anticipata giorni fa da Rubens Bertogliati, che trova più di un ragionevole senso dalla conversazione che abbiamo avuto con la scalatrice spagnola.

Mavi in fuga con Muzic a Burgos. Vincerà la tappa staccando la francese nel finale
Mavi in fuga con Muzic a Burgos. Vincerà la tappa staccando la francese nel finale

Proprio in queste ore, dopo un periodo in famiglia nella sua Mallorca, Mavi Garcia sta prendendo un volo per raggiungere la Cantabria da cui partirà l’ottava edizione della Challenge by La Vuelta, in programma dal 7 all’11 settembre. Nella sua valigia, oltre a vestiti e divise da corsa, anche uno spazio da riempire con risultati importanti come quelli raccolti in questa stagione.

Mavi raccontaci della tua ultima vittoria. Eri quasi incredula, perché?

Inizialmente non era un obiettivo. Mi spiego meglio. Dopo il Tour ho fatto tre settimane a casa allenandomi a dovere e avvertendo buone sensazioni. Poi quando sono atterrata in Francia, forse per colpa dell’aria condizionata in aereo, non sono stata bene la notte prima della gara. Sintomi simili all’influenza. Ho fatto un test anticovid ed ero negativa per fortuna. Sono partita che non ero al massimo, ma ho iniziato sentirmi meglio poco per volta. Per questo non mi aspettavo di vincere, ma credo che il successo sia stata solo una conseguenza della buona forma che avevo al Giro e al Tour.

Sorride Mavi Garcia e fa bene. A Plouay ha vinto la seconda gara WT della stagione
Sorride Mavi Garcia e fa bene. A Plouay ha vinto la seconda gara WT della stagione
Per vincere devi sempre inventarti qualcosa.

Sì, non essendo veloce, purtroppo è vero. A Plouay però non potevo farmi sfuggire l’occasione. Ho centrato la fuga giusta e non c’erano dentro ragazze come Longo Borghini, Niewiadoma e Ludwig che sono sempre tra le più forti. Nel finale tuttavia c’erano ancora atlete temibili e veloci come Sanguineti, Cordon-Ragot o Brown. Sugli ultimi strappi ho provato tante volte forzando il ritmo e vedevo che qualcuna saltava. Alla fine sono riuscita a fare selezione avvantaggiandomi con Amber Kraak. Quando abbiamo iniziato lo sprint a due mi sono detta: «Parto forte e vada come vada». E ho colto la mia quarta vittoria stagionale, seconda del WorldTour.

Sei stata protagonista e favorita in tante gare. Come giudichi la tua stagione?

Il bilancio non può che essere buono. E’ la mia migliore annata in assoluto. Sono contenta non solo per gli altri risultati ottenuti, come il terzo posto al Giro Donne. Ma perché, ad esempio, proprio alla corsa rosa sono riuscita più di una volta a restare sola in salita con Van Vleuten. Negli anni precedenti non mi era mai successo.

Un giorno di crisi però lo paghi sempre nelle gare a tappe. Come mai?

Lo so, non c’è una ragione vera e propria. Talvolta conta la fortuna. Al Giro sono caduta in discesa in una delle due tappe trentine spendendo tanto per rientrare. Al Tour quasi uguale. Nella frazione dello sterrato ho bucato in un momento delicato e poi, durante l’inseguimento, sapete tutti la caduta che mi è capitata (è stata toccata dalla sua ammiraglia, ndr). Altre volte invece ci sono situazioni in cui non puoi fare nulla se il tuo corpo non risponde. A Burgos ero in maglia di leader nell’ultima tappa. Stavo bene, dovevo solo controllare e amministrare. Invece no. Sono arrivata staccata e ho perso la corsa. Succede.

Mavi Garcia con la maglia di leader a Burgos. Nell’ultima tappa la perderà a causa di una crisi nel finale
Mavi Garcia con la maglia di leader a Burgos. Nell’ultima tappa la perderà a causa di una crisi nel finale
In effetti prendi certe situazioni con molta filosofia…

Sì, penso sia necessario farlo. Ovvio che a fine gara sono anch’io arrabbiata se le cose non sono andate come dovevano, ma bisogna guardare avanti. Non posso farne un dramma. Non ho tempo (sorride, ndr).

E il passaggio alla Liv con quale filosofia lo hai preso?

Sentivo che avevo bisogno di nuovi stimoli. Alla UAE ci sono da tre anni, sto bene con le mie compagne e in generale. E sapevo che sarei rimasta la leader delle corse a tappe. Però dovevo cambiare aria. Sono arrivata al ciclismo tardi e non so per quanti anni continuerò a correre, quindi voglio farlo al massimo delle mie capacità, trovando sempre nuove motivazioni come ho sempre fatto finora.

Perché hai deciso di andare nel team olandese?

Devo dire che mi avevano cercato tante altre squadre, ma la differenza è stato parlare con Giorgia Bronzini. Mi piace tanto e mi ha fatto i discorsi giusti, quelli che cercavo. Loro sono un bel gruppo e so che vogliono migliorare ancora. Hanno buoni propositi. Poi in effetti non hanno una vera capitana per le gare a tappe. In questo senso penso che Stultiens, che quest’anno ha avuto problemi e corso poco, potrà essermi d’aiuto in salita. Ma so già che tutta la squadra si aiuterà tanto in modo vicendevole, in ogni corsa e per ogni capitana.

Una spiritosa Mavi in versione Hulk con la maglia verde all’ultimo Giro Donne
Una spiritosa Mavi in versione Hulk con la maglia verde all’ultimo Giro Donne
Obiettivi per il finale di stagione e per l’anno prossimo?

Quest’anno vorrei provare a fare risultato al mondiale. Disputerò solo la prova in linea, che sembra abbastanza adatta alle mie caratteristiche. Ma se l’annata finisse qui sarei già contenta. Per il 2023 invece ancora non so, ma so già che dovrò battezzare un calendario preciso. Mi concentrerò sulle Ardenne ed altre classiche. Deciderò se fare Giro o Tour o entrambi ed eventualmente in che modo. Posso dire che inizierò la prossima stagione da un livello personale più alto rispetto al passato e questo naturalmente mi dà più fiducia nei miei mezzi.