Bronzini su Malcotti: okay salita e discesa, ora serve più forza

12.08.2025
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I chilometri sulla Cisa scorrono rapidi verso il mare. Giorgia Bronzini guida verso qualche meritato giorno di vacanza e ci offriamo di farle compagnia fra una galleria e l’altra. La linea tiene bene, la voce solo a tratti arriva interrotta. Il Tour de France Femmes è finito in archivio con la vittoria di Pauline Ferrand Prevot e il tredicesimo posto di Barbara Malcotti, che al quarto anno con la Human Powered Health sta raggiungendo una dimensione solida e promettente. Prima del risultato francese, l’ottavo posto al Giro d’Italia Women le ha aperto la porta del gruppo che conta e di questo vogliamo ragionare con la piacentina, che alla squadra americana è legata da un altro anno di contratto

«Barbara – racconta – aveva già dato dei bei segnali nella prima parte dell’anno, dopo aver lavorato bene già durante l’inverno. Al UAE Tour aveva fatto vedere di saper preparare l’appuntamento e di essere già a un livello più alto del 2024. Perciò con il suo allenatore e le scelte della squadra, abbiamo chiesto di programmare un bel Giro d’Italia. Sinceramente pensavamo che fare una top 12 potesse già essere un bell’obiettivo, ma ammetto che l’ottavo posto ha superato qualsiasi nostra aspettativa. Il Tour invece doveva prepararlo Talita De Jong, era il suo obiettivo. Invece a maggio si è presa un virus e non ne è mai uscita completamente. Perciò già durante il Giro d’Italia sapevamo che al Tour non sarebbe stata competitiva».

La squadra del Tour, consluso con il 13° posto di Barbara Malcotti e il 3° di Edward Ruth a Chambery (foto HPH)
Per questo avete allertato Malcotti?

Non si possono fare programmi con un preavviso di due settimane, per cui le abbiamo detto che sarebbe stata libera di fare la sua corsa, senza pressione. Quel che fosse venuto, sarebbe stato ben accetto. E anche in Francia ha fatto la sua bella corsa.

E’ un’atleta da convincere dei suoi mezzi oppure è consapevole del fatto che sta crescendo atleticamente?

Diciamo che all’inizio anche noi non sapevamo bene dove potesse arrivare, quindi la sua crescita è una scoperta anche per noi, persino durante il Giro stesso. Quando poi si è trattato di andare al Tour Femmes, le ho detto: «Adesso sei consapevole di quel che sei e di quel che hai. Devi fartene una ragione e capire dove puoi arrivare. Hai fatto uno step in più, cerca di conoscere bene le cose necessarie per dosarti anche a livello tecnico e tattico». Quando la dirigevo in corsa, avevo bisogno di ricevere il feedback di quanta benzina avesse ancora in corpo per interpretare la salita successiva. Le prime volte probabilmente non lo sapeva neanche lei, invece i riscontri che mi dà adesso sono molto più precisi e attendibili.

Il risultato del Giro può essere il punto di partenza per un altro tipo di carriera?

Al di là del margine di endurance che può avere, dal mio punto di vista Barbara ha tanto da guadagnare sul piano della forza e spero che il suo allenatore Mattia Follini quest’inverno metta del buon seme da questo punto di vista per sfruttarlo poi in corsa. Ci aveva già lavorato nello scorso inverno e ci siamo accorti dei miglioramenti. E’ molto magra, anche nella parte superiore del corpo, ma non è andata in deficit e questa è una cosa molto positiva, anche per quanto riguarda il recupero. Quindi io penso che Barbara possa fare un altro step di crescita.

Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
La vedi leader o spalla per altri leader?

Non so se altre squadre la cercheranno e per fare quale tipo di lavoro, farà lei le sue scelte. Ma se anche venisse fuori che dovrà correre da gregaria, si potrà ritagliare sicuramente tanti spazi per sé. Barbara ha ancora un anno di contratto, ma comunque anche se saltasse fuori un team che ne ha bisogno come spalla per un leader, dovrebbe sapere di avere un’atleta di alta qualità, che potrebbe fare come Persico per Longo Borghini. Perché sul Monte Nerone, Silvia si è rialzata, ma se avesse tenuto duro sarebbe arrivata con una classifica notevole.

Avere una Malcotti così spingerà la squadra a investire su di lei e su un gruppo di lavoro per le corse a tappe?

Non saprei cosa rispondere, non è il tipo di parere che mi viene richiesto. La mia opinione, strettamente personale, è che si potrebbe ragionare sul fare di lei il centro della squadra, come pure sulla possibilità di prendere una leader già esperta, accanto a cui farla crescere. Si potrebbe aiutarla ad arrivare a un risultato importante andando per gradi, senza darle la patata bollente di dover fare subito risultato, perché avere fretta non serve a nessuno. Mi piacerebbe che Barbara potesse avere in gara un leader che si affidi a lei nei momenti importanti o che le lasci il suo spazio. Ripeto che l’esempio di Silvia Persico è perfetto. Quello che ha fatto al Giro per Elisa è stato una grande cosa e sono certa che la Longo, per come la conosco, alla prima occasione troverà il modo di ricambiare.

Cosa ci puoi dire del suo carattere in gara: Malcotti è sicura di sé?

Dipende dalla corsa, da come è fatto il percorso e da come si sente lei tecnicamente in base alle strade. Ci sono dei momenti in cui non si sente ancora sicurissima, ma è migliorata tantissimo. In salita ha fatto uno step notevole, è cresciuta e sa come gestire la tensione. Ma forse il miglioramento più grande lo ha fatto in discesa, che era un suo grosso limite. Ci ha messo anima e cuore per cercare di migliorare, ha fatto discese su discese. E alla fine ha vinto la paura che ti fa tirare i freni.

Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Carlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Acrlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Ad ora non risulta un programma definito per il seguito della stagione: cosa farà Malcotti da qui a fine anno?

Prima farà Kreiz Breizh e Plouay, poi Ardeche. A quel punto bisognerà vedere se verrà convocata in nazionale per mondiale ed europeo. In caso positivo, non potrà fare il Ciudad de Eibar in Spagna. Poi abbiamo in calendario due gare a ottobre in Italia.

Hai parlato del mondiale, la vedi pronta per la gara di un giorno o si trova a suo agio di più nella corsa a tappe?

E’ chiaro che il mondiale è duro e dipenderà dalle partecipanti e da come i nostri vorranno impostare la gara. Capire cioè se Barbara servirà ad esempio a far sì che la Longo Borghini sferri il suo attacco. In nazionale vanno rispettate le gerarchie e Longo Borghini dal mio punto di vista è il leader su cui si dovrebbe puntare, perché è campionessa italiana, ha vinto il Giro d’Italia e dà delle garanzie. Ovviamente non sono il tecnico della nazionale, quindi non so cosa abbia in mente Velo, ma se la convocano, Barbara può essere funzionale ai suoi schemi. E tutto sommato mi auguro che sia così.

Malcotti, la tenuta psico-fisica per una grande top 10 al Giro

17.07.2025
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IMOLA – Guardando la top 10 della generale del Giro Women c’è solo un’atleta che ha fatto corsa in crescendo e forse strabiliando più del dovuto se stessa, la propria squadra e i propri tifosi. Barbara Malcotti ha saputo risalire dal 103° posto nella crono iniziale fino all’8ª posizione finale, dandole consapevolezze nuove e risultando la migliore italiana dopo Longo Borghini.

Delle donne di classifica, la 25enne trentina della Human Powered Health è quella che aveva pagato il dazio più salato nella prova del “tic-tac” di Bergamo. Due minuti scarsi da recuperare al pronti-via avrebbero potuto demoralizzare chiunque, ma Malcotti non si è abbattuta, sorretta da una condizione psico-fisica mai avuta prima. La rincorsa si è completata giorno dopo giorno grazie ad un team che l’ha supportata in ogni modo.

Malcotti ha seguito le indicazioni di Bronzini e dell’allenatore Pollini per dosare le energie e rientrare in classifica
Malcotti ha seguito le indicazioni di Bronzini e dell’allenatore Pollini per dosare le energie e rientrare in classifica

Felicità Bronzini

Sul traguardo di ogni tappa il personale della squadra attendeva l’arrivo della propria atleta ed ognuno di loro seguiva gli ultimi metri con particolare trasporto. Le tre tappe conclusive sono state quelle in cui Malcotti è rientrata nelle migliori dieci. Abbiamo visto spesso l’osteopata-massaggiatrice Chiara Rozzini incitare la trentina a distanza mentre aveva pronte acqua e bevande post-gara per lei. Anche Giorgia Bronzini è rimasta sulla stessa lunghezza d’onda dall’ammiraglia, per quello che è uno dei migliori risultati della storia del team statunitense.

«Sul Giro che ha fatto Barbara – ci dice la diesse della Human – ho solo note positive. Mi è piaciuto come siamo riusciti ad interpretarlo e lei che ha ascoltato passo per passo i suggerimenti miei e del suo allenatore Mattia Pollini. Con lui già dalla crono avevamo fatto un piano delle giornate successive. Barbara è stata molto brava a seguire queste indicazioni, senza avere quella fretta di dover recuperare subito il distacco accumulato. Le abbiamo detto che il Giro sarebbe stato lungo e lei ha saputo dosare bene le energie, dando tutto nelle ultime due tappe. Eravamo fiduciosi di un suo buon piazzamento, ma forse posso dire che per noi è stata una bella sorpresa. Sono contenta, è un risultato che fa bene a lei e alla squadra».

Tutta lo staff della Human (qui la massaggiatrice-osteopata Rozzini) ha vissuto con enfasi il Giro Women di Malcotti
Tutta lo staff della Human (qui la massaggiatrice-osteopata Rozzini) ha vissuto con enfasi il Giro Women di Malcotti
Barbara ti sei regalata una bella soddisfazione. Qual è la prima sensazione?

Sono felice perché nessuno si aspettava una classifica del genere. Puntavamo ad una top 12, giusto per migliorare il 15° posto dell’anno scorso. Sarebbe stato un bel passo in avanti, però così è stato favoloso. La squadra è super euforica, quindi io la sono altrettanto. Anzi, considerando che il ciclismo femminile ha avuto un netto miglioramento rispetto agli ultimi anni, non pensavo di essere così competitiva con le prime dieci al mondo. Certo, ne mancavano un paio, ma il livello era molto alto.

Nella tappa di Monte Nerone ti abbiamo vista attiva, non hai avuto paura di attaccare.

Sì, in quel momento, una volta partita Gigante all’inseguimento di Longo Borghini, Giorgia alla radio mi ha detto di difendermi e tenere il più possibile. Quando la Movistar durante l’inseguimento ha imboccato la salita, io sentivo di essere in una grande giornata. Non stavo accusando la fatica del ritmo che stavamo facendo. A quel punto ho deciso di prendere in mano la situazione e provare a fare la mia gara e, perché no, provare a rientrare per vincere la tappa. Non ce l’ho fatta, ma non rimpiango nulla in generale. E’ stato un grande Giro.

Nella crono d’apertura a Bergamo, Malcotti chiude 103esima. Non si scoraggia e saprà finire 8a nella generale a 4’44”
Nella crono d’apertura a Bergamo, Malcotti chiude 103esima. Non si scoraggia e saprà finire 8a nella generale a 4’44”
Correrai anche il Tour Femmes?

Sì, vado in supporto di Thalita De Jong. Purtroppo lei nell’ultimo periodo non è stata molto bene, quindi bisognerà vedere come arriverà in Francia. E di conseguenza vedremo se per me si potranno presentare delle occasioni da sfruttare al meglio in qualche tappa. Sicuramente io ho dato dimostrazione di stare molto bene, devo solo capire quanto riuscirò a tenere questa condizione.

Una condizione più mentale che fisica?

Sì, assolutamente. Affrontare il Tour è sempre duro, specie dal punto di vista dello stress. Il Giro Women l’ho vissuto il più serena possibile, pensando giorno per giorno e sempre col sorriso. Credo che questo mi abbia dato un vantaggio in più rispetto alle altre. Direi che tutto l’umore in squadra abbia fatto la differenza

Malcotti al Giro 2024 era arrivata 15ª. Quest’anno ha terminato nella top 10, la migliore italiana dopo Longo Borghini
Malcotti al Giro 2024 era arrivata 15ª. Quest’anno ha terminato nella top 10, la migliore italiana dopo Longo Borghini
Ora Barbara Malcotti che obiettivi si è data?

Sicuramente fare un giusto recupero prima di andare in Francia. Per come stanno andando le cose, un pensiero alla maglia azzurra tra mondiale ed europeo ce lo sto facendo. O meglio, spero in una convocazione. Ecco, mi piacerebbe mettere la ciliegina sulla torta con una vittoria. Ma vediamo come andrà…

In auto con la Human: dietro le quinte della crono del Giro Women

09.07.2025
6 min
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BERGAMO – Dove la devo portare? Al Sentierone, grazie. E’ il botta e risposta scherzoso “a mo’ di taxi” con la diesse Giorgia Bronzini appena saliamo sull’ammiraglia della Human Powered Health poco prima della crono d’apertura del Giro Women di domenica scorsa. Da Chorus Life al Sentierone, appunto, per un totale di 14,2 chilometri nelle vie di Bergamo.

Sfruttando la disponibilità del team WorldTour statunitense, ci accordiamo sui dettagli da rispettare: ore 13,41 partenza di Katia Ragusa, quindi presentazione in zona ammiraglie almeno dieci minuti prima. Alla guida c’è Bronzini, nel sedile destro posteriore il meccanico spagnolo Joaquin Novoa (ex pro’ per due stagioni alla Cervélo) mentre a noi tocca il posto del passeggero davanti facendo ben attenzione a non interferire con tutta la strumentazione extra di bordo.

Postazione di controllo

Le ammiraglie attuali sono sempre più delle piccole “regie mobili” grazie a dotazioni indispensabili e altamente tecnologiche per seguire la gara e dialogare con la propria squadra. Poco prima di partire Bronzini ci illustra a grandi linee ciò di cui dispone l’auto. «Anche se io – ammette serenamente – non ho mai avuto troppa confidenza con questi macchinari».

La plancia della Skoda della Human ha il classico grande schermo del navigatore di serie che all’occorrenza diventa una piccola tv attraverso un pulsante nero aggiunto all’apparecchiatura standard. Sulla parte destra del cruscotto invece è installato un portatablet in cui vedere la mappa del percorso su VeloViewer con la segnalazione di ogni riferimento. Dalla curve alle rotonde, agli spartitraffico, oltre ovviamente ai chilometri percorsi e da percorrere. Oppure ai dati di salite e discese.

«Essendo una crono – prosegue Bronzini – non accendiamo la televisione, ma nelle tappe in linea la colleghiamo. Inoltre abbiamo un’antenna per il segnale WiFi ed anche altri tablet su cui vediamo gli aggiornamenti dei risultati, dei tempi intermedi e altri dati di questo genere. Questo avviene specialmente se ti stai giocando una gara a tappe e magari la crono è negli ultimi giorni».

«Infine chiaramente – conclude la descrizione Giorgia lanciando un appello – abbiamo radio corsa e la radio per parlare con le ragazze. Quest’ultima per me è fondamentale per la sicurezza delle atlete. Non capisco ancora perché nelle competizioni più importanti, tipo mondiale ed europeo, non la facciano usare. Lo ripeto sempre: fosse stato possibile, magari la povera junior svizzera morta (Muriel Furrer, ndr) avrebbero potuta rintracciarla subito e salvarla. Mah…»

Pronti, via, traguardo

Ormai ci siamo, gli speaker annunciano la partenza di Ragusa. La 28enne vicentina passa davanti a noi e 13 secondi dopo parte anche la nostra crono con le prime esortazioni ed indicazioni da parte della diesse piacentina verso la sua atleta.

La prima curva ampia a destra viene disegnata da Ragusa in posizione sulle protesi in piena velocità sbigottendo sia Bronzini che Novoa per il primo rischio preso forse inutilmente. Da lì in avanti, fino al giro di boa, siamo accompagnati da incitamenti e raccomandazioni, anche quelli che possono sembrare scontati come la respirazione.

La parte finale della crono è quella più complicata. Uno strappo secco che sfiora la città alta di Bergamo da fare metà di slancio e metà di grinta, poi una serie di curve, svolte e dossi rallentatori da fare con attenzione e, possibilmente, senza calare il ritmo. Gli ultimi tre chilometri tornano ad essere per grandi passisti.

Ai 250 metri c’è la deviazione ammiraglie. Bronzini dà le ultime indicazioni sulla curva a destra ed il rilancio sui sampietrini fino al traguardo. E lascia in radio Ragusa con un sentito e sincero elogio per la prova disputata tenendo conto delle sue caratteristiche poco avvezze alle cronometro.

Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione
Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione

Campolunghi spiega

Un vecchio adagio del ciclismo dice che la cronometro si divide in tre momenti. Si parte forte, a metà si aumenta e si finisce a tutta. Forse può anche essere vero, però ormai le prove contro il tempo sono esercizi da fare con grande metodologia, sia fisica che mentale.

Al pullman della Human c’è Enrico Campolunghi, diesse e preparatore atletico della squadra che parla con le atlete dopo aver seguito alcune loro ricognizioni. Prima dell’orario di partenza, ogni ragazza ha una sua tabella cui attenersi. Ed anche in questo caso non c’è nulla di scontato.

«La crono di Bergamo – dice Campolunghi – l’abbiamo studiata nei minimi particolari. Durante la ricognizione il percorso va visto con attenzione, notando com’è l’asfalto o dove sono tombini o buche ad esempio. Sui rulli ormai tutto è chiuso ed esegui solo un programma di 20-25 minuti di lavoro prima di andare alla partenza.

«Fai una prima parte tranquilla – continua – poi una progressione ogni minuto aumentando l’intensità fino alla soglia, da mantenere per un paio di minuti. Si fanno ancora trenta/sessanta secondi di “sgasata” ed infine vai col recupero. In pratica non si fa la visualizzazione del percorso sui rulli. Questo riscaldamento serve per l’attivazione metabolica e neuromuscolare nervosa».

Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete
Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete

L’attesa prima di partire

In televisione o dal vivo, si è abituati a vedere la crono che inizia quando il corridore scende dalla rampa. C’è però tutto un dietro le quinte che in molti non si aspettano e che non è semplice da gestire. Quei famosi lunghi sospiri che tirano gli atleti prima del via hanno una storia.

«Avere gli orari di partenza – spiega Campolunghi – il giorno prima ed il prima possibile, ci permette di stilare le tabelle di riscaldamento con precisione inserendo tutti i riferimenti cronologici. Un’atleta deve arrivare in chiamata 15 minuti prima del via. Bisogna quindi tenere conto di quanto tempo ci impiega per andare in partenza dalla zona pullman. E quindi tenere conto di quando vestirsi e iniziare il warm-up. Da quando salgono sui rulli a quando partono possono passare tranquillamente 50 minuti.

Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno
Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno

Quindici minuti sedute

«E quando arrivano in zona partenza – sottolinea Campolunghi – per regolamento devono aspettare sedute il proprio turno, senza pedalare. Lì devono saper gestire l’aspetto mentale e la tensione. Devono essere brave a concentrarsi, ignorare le distrazioni e pensare alla gestione della gara come è stata preparata. Magari bere piccoli sorsi ogni tanto senza appesantirsi o solo se necessario. Anche questo quarto d’ora di attesa si allena attraverso meeting e colloqui individuali. Ne faccio spesso con le atlete».

Ecco che ci tornano alla mente le parole di Marco Villa su Guazzini e Venturelli dopo l’italiano a crono di qualche settimana fa, in cui hanno conquistato le maglie delle rispettive categorie. Il cittì delle crono diceva che partono con mezzo minuto di svantaggio proprio perché prima del via tendono più a lamentarsi per eventuali cose che non vanno, che a focalizzarsi sulle proprie grandi potenzialità. Insomma, nel ciclismo moderno non si può più lasciare nulla al caso.

“Maga” Bronzini legge la sfera di cristallo per lo sprint di via Roma

21.03.2025
5 min
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Quando correva non a caso il suo soprannome era “maga”. Giorgia Bronzini sapeva leggere le carte della corsa e prevedere il futuro di certe azioni. Alcune delle sue vittorie più importanti sono arrivate grazie a queste capacità e alla serenità nei momenti più frenetici. Anche da quando è salita in ammiraglia le ha mantenute, nonostante non sia sempre facile azzeccarci con un ciclismo femminile molto diverso dai suoi tempi. In vista della Milano-Sanremo Women abbiamo voluto chiederle cosa vede nella sua sfera di cristallo.

L’appuntamento della “Classicissima” al femminile è fissato per domani e la sabbia nella clessidra sta già scorrendo. Partenza da Genova alle 10,35 ed arrivo in via Roma a Sanremo dopo 156 chilometri attorno alle 14,20, circa due ore e mezza prima dei pro’. I tre Capi, la Cipressa e il Poggio sono le asperità che potrebbero far evolvere la corsa, ma come succede negli uomini, anche nelle donne il pronostico resta aperto. Si potesse giocare al vecchio totocalcio, sarebbe una gara da “1X2”. Bronzini ci ha dato la sua solita sincera opinione, prendendo spunto anche dalla antesignana della Sanremo Women che si è corsa per l’ultima volta vent’anni fa.

Bronzini ha corso un paio di edizioni della Primavera Rosa. Nel 2005 era compagna di squadra di Nicole Cooke, seconda classificata
Bronzini ha corso un paio di edizioni della Primavera Rosa. Nel 2005 era compagna di squadra di Nicole Cooke, seconda classificata
Tu che hai corso qualche edizione della Primavera Rosa, che era l’attuale Sanremo Women, che ricordo hai della gara?

Di quella gara ricordo la fatica (sorride, ndr). Ai tempi in cui l’ho corsa non ero proprio la Bronzini del finale di carriera. Le salite le soffrivo. Poi correvo in una delle squadre più forti del periodo e tiravo per le mie capitane. Una di loro era Nicole Cooke che fece seconda di un niente nel 2005 (l’ultimo anno in cui si corse, ndr). Ovviamente mi sarebbe piaciuto che avessero organizzato altre edizioni proprio per la spettacolarità della gara. E poi perché all’epoca era una delle poche che avrebbe sfruttato il pubblico in strada per la corsa maschile. Noi atlete l’avremmo sentita di più. Ci è mancata e sono davvero contenta che sia tornata in calendario.

La Sanremo Women sarà di 156 chilometri. Secondo te, visto che la gara maschile è la più lunga in assoluto, ti saresti aspettata che avesse un chilometraggio più alto oppure l’attuale distanza va bene così?

Rispetto alla Primavera Rosa che era di 120 chilometri, penso che la lunghezza della nostra Sanremo sia più che sufficiente. Anche perché non sono assolutamente d’accordo nel portare le gare sempre a distanze e durezze maggiori o sempre più imprevedibili o con più ostacoli. I rischi aumentano e l’eccesso non va mai bene. Così come non sono d’accordo su alcune gare maschili. Si sta portando il ciclismo in generale troppo all’estremo. E’ una cosa negativa per tutti. Dobbiamo ricordare che i corridori non sono dei giullari, ma persone umane. Se la gente vuole un certo tipo di spettacolo, deve guardare i film e non le gare ciclistiche. Questo almeno è ciò che penso io.

Alla Sanremo la Human ci arriva senza le leader Edwards e De Jong infortunate. Malcotti sarà la punta (foto Oskar Scarsbrook)
Alla Sanremo la Human ci arriva senza le leader Edwards e De Jong infortunate. Malcotti sarà la punta (foto Oskar Scarsbrook)
Secondo te come lavoreranno le squadre che hanno solo la velocista come prima punta?

Le squadre che puntano sulle loro ruote veloci dovranno cercare di tenere tutto chiuso. O se dovesse evadere una fuga, dovranno tenerla controllata. Dovranno guardare bene chi c’è dentro e poi ricucire senza strappi, proteggendo la velocista in sicurezza senza sprecare nulla.

E invece come si comporteranno le squadre che hanno altri tipi di corridori?

Queste formazioni secondo me cercheranno di sfruttare qualsiasi opportunità si presenterà, magari anche su ogni minimo cavalcavia o dislivello, non solo sulle cinque salite. E’ facile che di scatti o allunghi ne facciano tanti. Il loro obiettivo sarà quello di stremare le gambe delle velociste e tagliarle fuori dal finale.

Le formazioni che vorranno arrivare in volata alla Sanremo Women dovranno tenere chiusa la corsa il più possibile
Le formazioni che vorranno arrivare in volata alla Sanremo Women dovranno tenere chiusa la corsa il più possibile
La Human della diesse Giorgia Bronzini come affronterà la corsa a livello tattico, se si può dire?

Onestamente per noi non è un momento felice e stiamo soffrendo come squadra. Purtroppo saremo al via con una formazione che non era quella pronosticata. Le nostre punte sono fuori gioco. Ruth Edwards si è dislocata una spalla alla Strade Bianche e Thalita De Jong si è rotta la clavicola al Trofeo Binda. La nostra leader sarà Barbara Malcotti, che fa parte di quelle atlete non veloci cui facevo riferimento prima.

Quindi animerete la corsa?

Noi della Human non faremo il forcing, ci adatteremo alla situazione. Studierò la gara in base alla composizione delle altre squadre e capire chi potrebbe fare gara dura. Daremo indicazioni a Barbara e le altre compagne saranno di supporto a lei. Non credo che sarà una novità per le altre squadre come ci comporteremo noi. Non abbiamo i numeri per sorprenderle. Tuttavia partiamo per portare a casa il meglio possibile per noi ed essere combattive.

Potrebbe evadere una fuga all’inizio e verificarsi un caso simile come alla Omloop Nieuwsblad?

Non penso che alla Sanremo possa succedere ciò che abbiamo visto in Belgio perché quello è stato un episodio che ha fatto scalpore, più unico che raro. Le squadre favorite non perderanno questa occasione, anche perché nel frattempo le scalatrici si sono misurate fra loro, vedendo cosa c’è da fare. Non faranno arrivare lontano la fuga a meno che in quella azione ci siano pedine importanti o delle seconde scelte di livello.

Esordio stagionale. Kopecky durante la recon della Sanremo Women. Per Bronzini è la favorita principale (foto instagram)
Esordio stagionale. Kopecky durante la recon della Sanremo Women. Per Bronzini è la favorita principale (foto instagram)
Fatte tutte queste ipotesi tecnico-tattiche, la maga Giorgia Bronzini guarda la sua sfera di cristallo e… chi vince la Sanremo Women? E perché?

Nel pronostico tutti dicono che attaccherà Kopecky e quando lei attacca non lo fa a caso. La gara ha caratteristiche che le si addicono sia che diventi dura sia che lo sia un po’ meno. Non penso nemmeno abbia scelto a caso di esordire alla Sanremo in questa stagione. Oltre a Kopecky, tra le favorite vedo Balsamo che ha fatto una grande corsa a Cittiglio, non solo per la vittoria, ma anche per come l’ha condotta. E non dimentichiamoci dell’altra Elisa, ovvero Longo Borghini. Se la gara diventerà estremamente dura penso che lei assieme a Vollering saranno quelle più avvantaggiate. Infine inserirei anche Vos, perché lei quando corre queste gare è difficile da tenere a bada.

Bronzini sicura: donne pronte per Giri di due settimane

31.01.2025
4 min
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Si vede che del tema hanno parlato e continuano a parlare. La durata esigua dei Grandi Giri delle donne tiene banco e poco convincono le obiezioni di chi fa notare il diverso livello fra le squadre WorldTour e le continental che ogni anno ricevono l’invito per prendervi parte. A tratti sembra di leggere fra le righe la stessa paura per cui si è deciso di non inserire più lo Stelvio nel Giro Next Gen, per evitare le figuracce delle squadre under 23 al cospetto dei devo team. Ma qui si parla di organici WorldTour e certe paure dovrebbero uscire dall’orizzonte.

Bronzini e la sua Silvia Zanardi hanno aperto la stagione in Australia
Bronzini e la sua Silvia Zanardi hanno aperto la stagione in Australia

Bronzini per le due settimane

E’ immediato rendersi conto che il raddoppio delle tappe rispetto alle 8 attuali giovi soprattutto alle atlete di grande cilindrata come Longo Borghini, Vollering e Van der Breggen. E non dimentichiamo la provocazione di tre anni fa quando Annemiek Van Vleuten si disse favorevole alle tre settimane di gara, ma venne sconfessata da tutte. Ma due settimane sono un tempo più ragionevole. Così, dopo aver sentito nei giorni scorsi Marta Bastianelli e Paolo Slongo, questa volta abbiamo suonato al campanello di Giorgia Bronzini. La piacentina, che ha iniziato dall’Australia la sua stagione con la sua Human Powered Health, è andata subito al cuore del problema.

«Io penso che le ragazze – dice senza mezza esitazione – siano pronte a fare, come dice la Longo, due settimane di Giro e di Tour. E penso anche che non cambia niente tra fare 12 tappe, oppure 15. Alla fine, basta mettere un prologo, poi ci sarà sicuramente una cronometro e per il resto più tappe piatte. Il nostro problema, se fai tutto in una settimana, è che sarà per forza piena di salite…».

Vincitrice del Tour 2022 davanti a Vollering e Niewiadoma, Van Vleuten auspicò Giri di tre settimane
Vincitrice del Tour 2022 davanti a Vollering e Niewiadoma, Van Vleuten auspicò Giri di tre settimane

Più tappe, più chance per tutti

E’ il tema del prossimo Giro d’Italia Women, davanti al quale le velociste del gruppo hanno mascherato a stento un moto di stizza. La tappa per le ruote veloci è soltanto una, al massimo due se riusciranno a digerire il Tonale in partenza, e per il resto ci sarà da combattere.

«La gente vuole lo spettacolo – prosegue Bronzini – i Grandi Giri si vincono in salita e quindi fanno tutte tappe dure. Per esempio, il Giro d’Italia di quest’anno: che senso ha portare una velocista? C’è una tappa piatta (la quinta, Mirano-Monselice, ndr) e tutto il resto è durissimo, il nostro Giro d’Italia non ha veramente senso. Invece una corsa a tappe dovrebbe dare a tutti i tipi di atleti la possibilità di fare il loro exploit. Questa almeno è la mia idea e sono convinta che le donne siano pronte per fare le due settimane».

Nel Giro 2024 solo due tappe per le velociste: una vinta da Consonni e una da Kopecky, ma entrambe su percorsi impegnativi
Nel Giro 2024 solo due tappe per le velociste: una vinta da Consonni e una da Kopecky, ma entrambe su percorsi impegnativi

Squadre di livello più alto

Slongo, che ha seguito Elisa Longo Borghini al UAE Team Adq, ha detto che dal suo punto di vista l’aumento delle tappe richiederebbe l’aumento delle atlete per squadra, ma su questo punto Bronzini non sembra troppo d’accordo.

«Si potrebbe fare come ragionamento – dice – ma significherebbe un aumento dei costi per gli organizzatori, mentre per le squadre averne sette oppure otto cambierebbe poco. Tutto sommato quindi, lascerei a sette. Allo stesso modo non mi convince l’obiezione che l’aumento delle tappe svantaggerebbe le continental. Ci sono delle squadre continental che vanno meglio di alcune WorldTour, quindi eventualmente dovrebbe esserci una selezione opportuna da parte degli organizzatori nel prendere le continental in grado di fare un Grande Giro di 15 giorni. E starebbe alle squadre inserire nel proprio organico delle atlete all’altezza».

E sembra di leggere fra le righe che in questo ciclismo di livello così alto forse, al pari di quanto accade fra gli uomini, non è più tempo di portare ragazzine e ragazzini affinché facciano esperienza al Giro oppure al Tour. Per quello ci saranno semmai le corse più piccole.

NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI

Con appena 8 tappe è giusto chiamarli Grandi Giri?

Grandi Giri donne da due settimane: parla Slongo

La nuova avventura di Cipressi. Sulle orme della Bronzini

03.01.2025
5 min
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Era stata molto chiara, Giorgia Bronzini, nel tracciare il profilo di Carlotta Cipressi come nuovo acquisto per la Human Powered Health. Per la forlivese significa approdare al circuito maggiore per una strada diversa da quella preventivata, dopo due anni al devo team della Uae. Un cambiamento di rotta che non l’ha particolarmente scossa, anzi. Troppo l’entusiasmo per il salto di categoria che per molti versi chiude un 2024 con poche luci e molte ombre.

La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)
La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)

«Ho pagato dazio all’inverno, a una preparazione stoppata per problemi fisici. Ho iniziato a gennaio molto lentamente affrontando settimane che sono state davvero dure. La prima corsa è arrivata solamente a fine aprile. Alla fine ho messo insieme 24 giorni di gare, davvero troppo pochi e mai affrontati con la piena consapevolezza di me, delle mie forze. La prima corsa ero esausta, con pochi chilometri nelle gambe. Ho anche cambiato in corsa calendario di gare, cosa mai semplice».

Quindi dai un giudizio negativo alla tua stagione…

Non del tutto perché alla mia età i risultati non sono tutto. E’ stato anzi un anno molto utile, sono cresciuta sia dal punto di vista personale che come valori numerici, come prestazioni nella seconda parte dell’anno. Devo dire grazie al team, nel primo anno è stato un vero apprendistato, nel secondo però ho avuto occasioni per correre contro squadre del WorldTour e questo mi ha permesso di crescere.

La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
Ora di quel WorldTour ne fai parte integrante…

Sì e per certi versi cambia tutto. Può sembrare strano dirlo venendo da un devo team ma è così. Ho già avuto modo di tastare il terreno nella nuova realtà, è come avere una grande azienda alle tue spalle, che fa di tutto per farti rendere al meglio. Entri in un’ottica diversa, vedi tante persone che lavorano per lo stesso obiettivo. E’ uno step di crescita ulteriore, molto importante.

Quanto ha influito nella scelta di cambiare direzione il fatto che alla Human trovi la Bronzini?

Direi che è stato fondamentale. Ci conosciamo da tempo, è una persona preziosa, ha tanta esperienza in bici e fuori perché ha vissuto appieno questo ambiente. La prima cosa che mi ha detto è stata di mettermi subito a lavorare perché vuole vedermi all’opera già nelle prove spagnole d’inizio anno e per me è stato un grandissimo stimolo proprio considerando com’è andata la stagione scorsa. Io ho dato, a lei come a tutto il team, la mia piena disponibilità per lavorare per la squadra.

Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
D’altronde guardando il roster sei la più giovane…

Sì, già nel primo ritiro ero un po’ la “piccoletta” del gruppo. Avevamo già avuto un primo incontro a Boston dove abbiamo conosciuto i vertici del team, abbiamo avuto una prima infarinatura di quel che ci attende. Per me non è proprio una novità, anche alla Uae ero vista come la più piccola, ma io non voglio che questo diventi un cliché, voglio essere vista e giudicata per quel che faccio in gara a prescindere dall’età.

Per te è comunque un cambiamento, stando al devo team della Uae era presumibile che avresti continuato la tua strada lì. Ci sei rimasta male?

Non voglio guardare al passato. Mi porto via il meglio di questo biennio, sfortunato per certi versi soprattutto nella seconda stagione. Ora voglio concentrarmi sulla nuova avventura, il primo anno sarà fondamentale per scoprirci, voglio far capire al team che atleta ha davanti, per questo mi sono gettata sul lavoro con grande entusiasmo, pianificando subito ogni cosa.

Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Sei un po’ spaventata dall’approccio con il grande mondo?

Gasata più che spaventata. Il mio obiettivo, non lo nascondo, è guadagnarmi la selezione per un grande giro e andare lì non per partecipare e basta, ma essere nelle condizioni di essere utile alla squadra e, perché no, tirar fuori anche soddisfazioni personali. Per farlo però dovrò essere al massimo della forma e questa prospettiva mi carica tantissimo. Sono animata da grande fiducia.

E’ pur vero però che finora il tuo curriculum latita a livello di vittorie ad alto livello. E’ arrivato il momento di segnare questa casella?

Io lo spero, d’altronde la vittoria è quella che tutti cercano. Tutte vogliamo il massimo risultato, ma io sono convinta che le cose arrivano quando sono mature. Un successo è come un puzzle nel quale tutte le tessere sono andate al loro posto, io sto lavorando per completarlo e sono convinta che ci riuscirò quanto prima.

Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Guardiamo però un attimo indietro, c’è una gara che salveresti dall’ultima stagione?

Direi la prima tappa della Vuelta Andalucia, era durissima, tutta salita con arrivo ad Alcalà del Valle. Quel giorno ho chiuso al 10° posto, ma se guardate l’ordine di arrivo, dietro mi sono rimaste fior di campionesse. Era la mia quarta corsa stagionale e mi ero rinfrancata, considerando ad esempio che avevo corso su una bici che avevo testato solo per un’ora, ma io sono una che va molto a sensazione. Pedalando trovo subito il feeling giusto, spero sia così anche quest’anno.

Cipressi, fortemente voluta da Bronzini per la sua Human

11.12.2024
5 min
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PIACENZA – La Human Powered Health sta diventando sempre più ad immagine e somiglianza di Giorgia Bronzini. L’ingaggio di Carlotta Cipressi, una delle cinque nuove arrivate nella formazione statunitense che ha rinfoltito la pattuglia italiana, è stato fortemente voluto proprio dalla diesse piacentina.

Solo diciotto giorni di corsa con la UAE Development Team (di cui alcuni con la prima squadra) ed altri sei con la nazionale U23 tra Avenir Femmes ed europeo. Il 2024 per Cipressi è iniziato tardi per forza di cose come ci aveva raccontato lei a fine giugno, ma tanto è bastato per attirare l’attenzione di Bronzini. Abbiamo quindi cercato di capire con lei quali progetti abbia per la 21enne di Forlì, che è salita nel WorldTour con un contratto biennale.

Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi
Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi

Nel mirino

Lo scouting sul campo è particolarmente redditizio nel ciclismo. Dal vivo si possono vedere sempre tante sfumature che appaiono invisibili invece attraverso uno schermo di un computer dove si leggono solo risultati. Bronzini aveva messo nel mirino Cipressi, però doveva completare il suo resoconto.

«Era tanto tempo che seguivo Carlotta – racconta Giorgia – come possibile nostro nuovo innesto per il 2025. L’ho tenuta sotto osservazione durante il Thuringen Tour che abbiamo vinto con Ruth Edwards. Ho chiesto qualche parere a Karlijn (Swinkels, la sua compagna, ndr) che era in squadra con lei e mi ha aperto un po’ di più gli occhi su Carlotta. Karlijn era andata molto bene in quella corsa e mi aveva detto che le era stata molto di aiuto. In pratica aveva confermato l’impressione che avevo già».

Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels
Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels

«A fine Thuringen – prosegue Bronzini – ho fatto una chiacchierata al telefono con Carlotta, chiedendole di mandarmi qualche suo dato per capire qualcosa in più. Ho parlato anche con Luca Zenti, suo allenatore in UAE, e ho passato tutte queste informazioni al nostro responsabile delle performance. Il nostro staff si è sentito con Carlotta che ha risposto molto bene a tutte le domande. E’ piaciuta tantissimo anche come persona al nostro team. Quando ho avuto il via libera, abbiamo definito tutto».

D’altronde quando ti chiamano dal WorldTour non puoi dire di no, anche se Cipressi è rimasta stupita, forse senza parole. «Quando ci siamo sentite la prima ed unica cosa che mi ha detto è stato “grazie” (dice Bronzini sorridendo, ndr). Battute a parte, Carlotta non si aspettava la mia chiamata, ma probabilmente aveva capito che non era passato inosservato ciò che aveva fatto. Ci ha ringraziato per questa apertura alla trattativa perché adesso se non sei la ragazza giovane vincente, tipo la Cat Ferguson del momento, è difficile che ti guardino o ti prendano in considerazione».

Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)
Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)

Caratteristiche da definire

Una delle doti più evidenti di Cipressi è sempre stata la sua predisposizione alla cronometro fin dalle categorie giovanili. Altre invece sono ancora in via di definizione e Bronzini sa che può lavorare bene su una ragazza che gradisce a sua volta lavorare sodo per crescere.

«Sono molto contenta del suo arrivo – continua la tecnica della Human – perché Carlotta può esprimersi molto bene. Non è ancora categorizzata su che tipo di corridore sarà, ma è talmente giovane che può prendere qualsiasi strada. Cercheremo di far risaltare le sue doti e le sue qualità. Vorrei farle fare uno dei tre Grandi Giri a tappe. Se così non fosse, allora le farei disputare delle corse a tappe più corte tipo Itzulia, Burgos o Catalunya o altre simili. Sicuramente la vorrò vedere nella parte centrale della stagione. Proprio perché è ancora molto giovane, ho i miei dubbi nel farla partire forte. Altrettanto per farla finire forte considerando che le stagioni sono sempre molto lunghe. Preferirei vederla in forma tra giugno e agosto. In ogni caso vedremo a breve il suo calendario agonistico».

Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra
Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra

Riscontri e nuove scommesse

Quando correva, Bronzini vedeva da dentro come si muovevano certi corridori. E capitava talvolta che quando i suoi dirigenti le dicessero di voler prendere una determinata atleta, lei storcesse il naso oppure confermasse il buon acquisto. Ora che è direttrice sportiva chiede riscontri direttamente alle ragazze in corsa.

«Personalmente – spiega – ho bisogno di trarre spunti di approfondimento o di interesse. Li ho sempre reputati fondamentali, perché io posso vedere o non vedere certi particolari. Se vedo una che si stacca non posso sapere cos’ha fatto davanti se non ho poi il video della gara intera. Ad esempio con Kathrin Schweinberger, che abbiamo preso dalla Ceratizit, è andata così in Cina, in una delle ultime gare del 2024».

La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente
La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente

«A metà corsa – conclude Bronzini – Zanardi era rimasta attardata assieme a lei. Via radio le ho detto di prendere la sua scia per rientrare perché avevo visto Kathrin che stava tirando forte. Quando sono tornate in gruppo, Silvia con un filo di voce via radio mi dice di aver fatto almeno un minuto a wattaggi impressionanti e di aver faticato tantissimo per starle a ruota. Quando ho avuto i valori di Schweinberger su Training Peaks, ho capito che Silvia aveva ragione e che aveva avuto un buon colpo d’occhio nel riportarmelo. Per dire una volta di più quanto siano importanti i riscontri diretti delle ragazze in corsa. E comunque ve lo anticipo, Schweinberger è una passista veloce molto interessante che può fare grandi cose e sulla quale scommetto tanto assieme alla stessa Cipressi».

Bronzini, Zanardi e le telecamere: buona la prima… stagione

06.12.2024
5 min
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PIACENZA – Si va di corsa anche in off-season in una selva di incastri segnati in agenda. Allenamenti in bici, sedute in palestra, appuntamenti personali, nuova programmazione e, se siete a Piacenza e vi chiamate Giorgia Bronzini e Silvia Zanardi, pure passaggi televisivi.

I primi training camp in Spagna si avvicinano e bisogna quindi ottimizzare i tempi per ogni cosa. Per Bronzini e Zanardi vincere l’imbarazzo di andare davanti alle telecamere – in questo caso di Zona Sport, la principale trasmissione sportiva della tv locale (foto in apertura) – è stato quasi più impegnativo che vincere una volata di trecento metri. Anche questo aspetto però fa parte del ruolo che ricoprono, specialmente in questo periodo dell’anno, e alla fine entrambe riescono sempre a trovarsi a proprio agio. Così noi, appena uscite dall’inquadratura, ne abbiamo approfittato per chiedere cosa hanno imparato l’una dall’altra dopo la loro prima stagione di lavoro assieme alla Human Powered Health.

Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under
Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under

Giorgia e la svolta di Silvia

Il caffè del primo pomeriggio è il carburante ideale per iniziare la restante parte della giornata. Bronzini e Zanardi sono pronte alle domande incrociate. La diesse entra subito nella parte e preferisce rispondere lontana dalla sua atleta per non condizionarne le successive parole. Si pungolano a vicenda ridendo, la scenetta è divertente. Si nota che il loro rapporto si è ulteriormente rafforzato.

«Da Silvia ho capito che puoi sempre migliorare – spiega Giorgia – in qualunque punto ti trovi. Ha dimostrato di avere una caparbietà importante. Quando a metà stagione abbiamo visto che le cose non andavano come dovevano andare, onestamente ero preoccupata. Silvia però non ha mai smesso di credere di trovare il modo di fare il salto in avanti.

«A quel punto – prosegue Bronzini – le ho proposto di coinvolgere Enrico Campolunghi, il mio storico preparatore atletico (che in questi giorni è entrato nello staff della Human per il 2025, ndr), per farle rispolverare quelle doti naturali che nessuno ti toglie, ma che possono offuscarsi. Avevo paura più per una questione mentale che fisica perché è più difficile riprendersi quando tocchi il fondo. Invece Silvia è stata molto forte. Ha insegnato a me e in generale che anche nei momenti più scuri c’è sempre uno spiraglio di luce che ti può fare riprendere la strada giusta».

Bicchiere mezzo pieno

Dodici mesi fa l’ingaggio di Zanardi alla Human era stato visto da Bronzini come la sua classica sfida da vincere nel rilanciare o far svoltare un’atleta. Aspettative superate ed ora nuovi obiettivi.

«Tenendo conto da dove l’avevo presa come condizione psicofisica generale – conclude la diesse piacentina ex iridata su pista e strada – pensavo che Silvia potesse fare la sua prima stagione nel WorldTour nella media. Magari quando Daria Pikulik non era in corsa, lei poteva fare la sua volata con risultati medi. Ora, col senno di poi, posso dire che forse è stato meglio così. Per la stagione alle porte, vedo una Zanardi che parte già da un buon livello. Se avesse fatto una stagione mediocre, sarebbe ripartita probabilmente in modo mediocre, invece ha chiuso bene, in crescendo, e quindi riparte col piede già giusto. Ha tutte le carte in regola per fare un bel 2025».

Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi
Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi

Concentrazione e serenità

Zanardi e Bronzini si conoscono praticamente da sempre e in questa stagione si sono ritrovate nello stesso team. Tante caratteristiche tecniche le hanno sempre accomunate, facendo di Silvia l’erede naturale di Giorgia, non solo per aver iniziato le proprie carriere nella stessa storica società cittadina (la Franco Zeppi Pavimenti). Tuttavia alcune differenze ci sono.

«Dall’esperienza di Giorgia – racconta la ventiquattrenne, già campionessa europea U23 – ho imparato ad avere più calma in ambito tecnico. Mi ha aiutato molto anche nel trovare il momento giusto per partire quando si fa una volata. Sul piano umano mi ha insegnato ad essere più determinata e concentrata su tutto quello che faccio. Il nostro lavoro non è solo andare in bici, ma ci coinvolge a 360 gradi, ventiquattro ore su ventiquattro. C’è anche tutto il resto, i dettagli, che possono sembrare così semplici e scontati ed invece non lo sono. Essere tranquilli e sereni mentalmente fa la differenza. A Fourmies, quando ho vinto, è perché ero tranquilla e serena. Avevo ritrovato me stessa, anche negli allenamenti».

Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human
Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human

Si riparte dall’Australia

«Quest’anno – prosegue Zanardi mentre si avvia per andare in palestra – ho mollato un po’ la pista, dedicandomi più alla strada e alla mia nuova squadra. Giorgia ed io siamo simili per le doti veloci, però siamo diverse in alcune peculiarità. Non sono così esplosiva e velocista come era lei. Forse tengo un po’ di più sulle salite corte con arrivi allo sprint in gruppetti ristretti».

Assieme non si sono ancora date un obiettivo per il 2025 e potrebbero farlo dopo il primo raduno, ma Zanardi ci tiene a ripartire con lo stesso spirito con cui ho chiuso quest’anno. «Ora sto seguendo – chiude – una preparazione invernale più mirata. Giorgia, in accordo con lo staff della Human, ha deciso di farmi iniziare la prossima stagione presto, dall’Australia, tra Tour Down Under e le altre gare di quei giorni. Voglio dimostrare a loro che sono la ragazza che hanno visto a fine stagione».

Settembre e Francia, combinazione vincente. Zanardi è tornata

16.09.2024
5 min
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Da un 8 settembre all’altro, dall’Ardèche a Fourmies, da una vittoria all’altra. Un “back-to-back” lungo trecentosessantasei giorni, tutti vissuti sulle montagne russe. Che poi settembre e Francia per Silvia Zanardi coincidono sempre con il tratto di discesa, quello in cui osa e raccoglie il risultato più bello.

Già nel 2021 settembre era diventato un mese magico col sigillo all’europeo U23 di Trento. Stessa gioia esattamente dodici mesi dopo sulle strade dell’Ardèche fino ad arrivare ai successi delle ultime due stagioni. Ci si potrebbe sbizzarrire nel trovare altri corsi e ricorsi dei suoi successi, ma Zanardi vuole dare un’inversione a questa tendenza e trovare più continuità, anche se in passato ha dimostrato di saper vincere anche in altri periodi dell’anno. Ne abbiamo parlato con lei, reduce da ieri dal Grand Prix di Stoccarda ed ora già in ritiro in Belgio con la sua Human Powered Health fino alle prossime corse.

Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Silvia in questo mese raggiungi sempre la forma migliore. C’è un particolare motivo?

Sono un’atleta che ha bisogno di tempo per carburare (sorride, ndr). Ogni annata è differente, però quando arrivo a settembre mi sento bene in tutto rispetto ai mesi precedenti. Poi stavolta è ancora meglio perché qualche giorno prima della vittoria di Fourmies è giunto il rinnovo con la Human. Qua sto benissimo e tutti crediamo nel progetto. In squadra sanno che sono a disposizione delle compagne e sono più contenta quando vengo ripagata dalle loro vittorie.

Ci racconti che giornata è stata quella di Fourmies?

Era ora che tornassi a vincere. Sono contenta chiaramente del successo, ma molto di più per come è arrivato e per quello che rappresenta. Quel giorno doveva essere Daria Pikulik (argento olimpico nell’omnium e fresca bronzo europeo su strada, ndr) la deputata alla volata, però a metà gara è venuta a dirmi di non sprecare energie e restare concentrata perché lei non si sentiva al top. Ho apprezzato subito la sua onestà e si è messa al mio servizio. Nel finale mi ha tirato una volata perfetta, non potevo fallire. Dopo il traguardo l’ho ringraziata tanto per il lavoro che ha fatto. Mi ha fatto commuovere.

Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
In che modo?

Quando sono andata da lei per abbracciarla, le ho detto che per come era andata e per come l’avevo vista poteva fare lei lo sprint senza alcun problema. Lei mi ha risposto che io ne avevo più bisogno e che aveva capito che dovevo sbloccarmi. Sono state parole bellissime, che non mi aspettavo e che mi rendono felice. Questo per farvi capire maggiormente come sia bella l’atmosfera del nostro gruppo.

Cosa ti ha lasciato questa vittoria?

Ho compreso una volta di più che quando vinci passa veramente tutto. Non ricordavo più quelle emozioni. Mi sembra addirittura che sia passato più di un anno, ecco perché ci voleva questo successo. Certo, so che non era una gara WorldTour o che non c’erano le rivali più forti, però non è mai facile vincere. Nel ciclismo femminile adesso c’è sempre un livello alto ad ogni corsa e tutte vogliono giocarsi le proprie carte.

Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Cosa ti hanno detto i tuoi diesse?

A Fourmies c’era Kenny Latomme ed era contento per quello che c’è dietro. Mi ha fatto subito riflettere a come ero a marzo. Lui ha sempre creduto in me e sapeva che sarei tornata. Invece Giorgia (Bronzini, ndr) mi ha scritto subito per complimentarsi ed anche lei era certa che sarei riuscita a vincere presto. Mi ha spinto a cambiare la preparazione e grazie alle sue idee sono migliorata. Secondo lei possiamo divertirci ancora nel prossimo mese. Abbiamo Binche, Emilia, Tre Valli e gare in Cina, speriamo abbia ragione.

Lo hai accennato prima, com’eri a marzo?

Ho passato un periodo difficile, nel quale ho dovuto mollare la bici. Avevo bisogno di fare un reset. Avevo preso casa, dovevo seguirla e voleva sistemarla da sola. Ero sempre a blocco, per usare una metafora ciclistica. Necessitavo di tranquillità, che è un aspetto molto importante. C’è chi mi ha compreso, aspettato e aiutato. Ora mi sento bene e con la mia indipendenza mi organizzo a dovere.

Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
In generale che 2024 è stato per Silvia Zanardi?

Ho avuto più bassi che alti. La testa fa la differenza. Ho avuto un periodo di adattamento, durante il quale ci vuole grande equilibrio psicofisico. Al Giro Women ho fatto il massimo per quello che potevo dare in quel momento. Ho fatto un settimo posto e due giorni con lunghe fughe. Alla fine sono riuscita a lasciare un piccolo segno, non solo lasciando la pelle sull’asfalto (sorride riferendosi alla caduta nel finale della quinta tappa, ndr), ma vincendo la classifica dei traguardi volanti.

Hai già in mente un obiettivo per l’anno prossimo?

Innanzitutto voglio sentirmi parte del gruppo nella Human come quest’anno e anche di più. Poi mi piacerebbe arrivare ad un grande giro con una bella condizione, quella che solitamente mi sorregge a settembre per giocarmi qualche tappa. Vedremo come impostare la preparazione.