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U23, stagione di sorprese? Faresin non le esclude

28.02.2023
5 min
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La stagione degli under 23 è iniziata lo scorso weekend. Ed è iniziata un po’ alla solita maniera, vale a dire con i nomi noti a dettare legge. In quattro gare: due vittorie per la Colpack-Ballan, una per il CTF e una per la Trevigiani. Ma sarà così per tutto l’anno? Ne abbiamo parlato con Gianni Faresin, direttore sportivo della Zalf Eurombil Desiree Fior.

Cosa ci possiamo attendere da questo 2023? Gli equilibri saranno quelli di sempre? O magari ci potranno essere delle sorprese? Certo, come detto, l’inizio dell’anno sembra proseguire nel segno della continuità in modo deciso.

Gianni Faresin con i suoi ragazzi, prima della Coppa San Geo di sabato scorso
Gianni Faresin con i suoi ragazzi, prima della Coppa San Geo di sabato scorso

La Zalf c’è

Con Faresin si inizia a parlare della sua Zalf. I suoi ragazzi non hanno raccolto dei super risultati in questo primissimo assaggio di stagione, ma le gambe sembrano esserci e questo è ciò che conta di più.

«In linea di massima – spiega il direttore veneto – la preparazione invernale è andata secondo i programmi. Sì, qualche intoppo c’è stato, ma roba di stagione. E’ normale che ce ne siano in questo periodo.

«Abbiamo un ragazzo, Andrea Guerra, che sta recuperando dalla rottura della clavicola dopo una caduta in allenamento. Ma si tratta di tutte cose risolvibili. Credo ci vogliano un po’ di gare per rodare un po’ il tutto. Ma noi ci siamo».

E come può non esserci la squadra veneta? Alla fine resta un punto di riferimento del movimento e tanti, tanti giovani (anche juniores) di tutta Italia ambiscono a vestire quella storica maglia.

«Che stagione mi aspetto in generale? Si sono disputate solo le prime gare e non si è visto tanto. La sensazione però è che il Cycling Team Friuli sicuramente quest’anno ha la squadra più forte... come si sapeva. Ha uomini veloci, gente scaltra e ragazzi bravi in salita. E’ la squadra più attrezzata.

«Poi c’è la Colpack direi. Che è partita meglio dell’anno scorso e ha anche lavorato meglio… dell’anno scorso. Ha dei buoni velocisti, ma quelli li ha sempre avuti, e qualche giovane interessante. Vedi Romele.

«E anche la #inEmiliaRomagna ha fatto un bel salto. Ha dei corridori di esperienza e anche degli ex pro’ alla guida. E’ sicuramente una squadra che farà bene. Ma dico che in generale è bene aspettare».

La Zalf si è allenata bene, ma per vederla al top, secondo Faresin servirà qualche gara di rodaggio
La Zalf si è allenata bene, ma per vederla al top, secondo Faresin servirà qualche gara di rodaggio

Le nuove regole

E tutto sommato non è sbagliato, sia perché si parla di giovani, in cui tutto è ben più mutevole visto che di mezzo c’è lo sviluppo fisico, sia perché ormai con le crescite accelerate ci sta che arrivi uno juniores a fare da mattatore. Senza contare le variabili come la scuola, gli interessi adolescenziali… che ci sono sempre.

Ma forse in ballo entrano anche le nuove regole: dal 2023, infatti, nelle gare regionali under 23 le squadre continental come la Zalf potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. E fu lo stesso Faresin a fine novembre a sottolineare la questione. Lui parlò di “rivoluzione forzata”.

«Sorprese? Magari con le nuove regole ci saranno – va avanti Faresin – le corse saranno più aperte, specie quelle regionali. E in queste corse credo che le squadre più “piccole” saranno avvantaggiate notevolmente rispetto ai team continental come il nostro. I ragazzi comunque li devi far correre e si andrà a fare anche quelle. 

«Ma poi penso a squadre come la Trevigiani, per esempio, già molto competitiva di suo, che potrà fare bene. Hanno corridori di ultra esperienza, tipo Zurlo, che l’altro ieri è andato già forte. E presentarsi alle gare regionali con gente così non è poco. Si confronteranno con ragazzi di primo e secondo anno.

«Gare che, come ripeto, bisognerà fare se si vuol far correre tutti i ragazzi, tanto più che in Italia quasi non ci sono corse a tappe. Anche se oggi a parlare di queste gare più piccole, sembra che si parli di chissà quale tabù o “demone”. Sembra che neanche vadano più toccate, poi invece sono la base, ci vanno tutti e a tutti piace dire: “Ho vinto questo, ho vinto quest’altro”.

«Per me sono gare. Punto. Se le vinci, comunque ti danno fiducia. Prende morale la squadra… E in ogni caso, in ogni gara, anche la più piccola, c’è sempre qualcosa da imparare».

Per il diesse veneto, il CTF dovrebbe essere la squadra più forte della stagione 2023 (foto Instagram)
Per il diesse veneto, il CTF dovrebbe essere la squadra più forte della stagione 2023 (foto Instagram)

Sui calendari

A questo punto Faresin apre il discorso dei calendari. E la questione verte proprio sulle corse a tappe, merce sempre più rara in Italia e che invece il cittì Marino Amadori brama da tempo per i nostri atleti… tutti, non solo quelli di punta.

«Benvenga se Amadori le vuol fare anche come nazionale – spiega Faresin – è un’opportunità in più, ma se devo fare i conti con il movimento italiano il calendario è quello. Non si inventa nulla. Per fortuna noi abbiamo l’invito al Giro di Sicilia che arriva ai primi di aprile ed è già importante. 

«E’ importante che una corsa a tappe arrivi abbastanza presto nel corso della stagione perché serve anche per la preparazione. Piu in là c’è il Giro U23, poi con le gare a tappe andiamo a finire praticamente a fine stagione… E per certi aspetti è un po’ tardi. Semmai ci vai per cercare il risultato, ma non per altro. Non per la preparazione. E se il livello è il Giro di Sicilia per noi non è facile». 

La nuova strada di Rocchetti, diesse con un grande rammarico

23.11.2022
5 min
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«Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano». Parole di Paolo Rosola, diesse della General Store pronunciate all’indomani della scelta di impostare la squadra esclusivamente sugli under 23. Parole che ci hanno riportato alla mente la figura del corridore marchigiano, oggi diventato collega dello stesso Rosola, ma nelle file della Zalf. Il che colpisce per molte ragioni, come vedremo in seguito.

Filippo Rocchetti ha solo 26 anni, eppure è ora un riferimento nel team continental veneto e quell’avventura agonistica, seppur lontana appena qualche anno (Rocchetti ha chiuso la sua carriera nel 2020) sembra appartenere a un’altra epoca, perché il ciclismo contemporaneo che va così veloce costringe a crescere di pari passo e a rimettere sempre in discussione ogni cosa.

Il giovane diesse con Matteo Zurlo e Christian Rocchetta. Età simile, ma ruoli molto diversi
Il giovane diesse con Christian Rocchetta. L’età simile è un aiuto per comprendere le esigenze dei ragazzi

La grande sciocchezza del 2016

Perché Rocchetti non ha trovato posto in un mondo nel quale avrebbe meritato di essere? «E’ una domanda che mi sono posto spesso. I risultati c’erano, ma quel che forse mancava era un carattere adatto. Ero troppo esuberante e ho commesso errori che poi ho pagato. L’impegno non è mai mancato, anche da elite, ma mentalmente pian piano mi sono spento e ho deciso che era inutile sperare ancora».

Quando parla di errori, Rocchetti si riferisce alla vicenda del 2016. La sera seguente la vittoria di Nicolò Rocchi all’Astico-Brenta, Rocchetti con quest’ultimo e Davide Gabburo fece irruzione negli spogliatoi del Salvarosa Calcio, portando via palloni, magliette, pettorine e altro per oltre 600 euro di materiale. Immediatamente segnalati e fermati dai Carabinieri, i tre furono posti in stato di fermo e licenziati dalla loro squadra, guarda caso la Zalf.

Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare
Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare

La mano tesa della Zalf

Rocchi ha lasciato il ciclismo per dedicarsi all’altra sua passione, il calcio. Gabburo è ancora lì a combattere nelle file della Bardiani CSF Faizané, Rocchetti ha cambiato panni, ma a quel fattaccio pensa ancora.

«Io credo che quanto è successo – dice – abbia pesato. Molte squadre alla resa dei conti si sono tirate indietro pensando che non fossi un buon esempio e proprio per questo ho apprezzato la Zalf, che poi mi ha ripreso e mi è stata vicino. Sono andato via nel 2018 non per dissidi, anzi, ma volevo cambiare ambiente per fare altre esperienze e andai alla Colpack per due anni. Il treno però era ormai passato».

E’ un Rocchetti diverso quello di oggi rispetto ad allora, ma che cosa direbbe a quel ragazzo improvvido? «Di non sprecare le occasioni, non perdere tempo in sciocchezze e fare attenzione a non commettere errori perché gli anni volano e la bici non perdona. So che le capacità per fare una buona carriera da professionista c’erano, le ho sprecate. E devo dire grazie proprio alla Zalf, ai signori Lucchetta e Fior, al grande Faresin, campione su strada e nella vita se ho trovato un’altra strada, se mi hanno voluto ancora con sé dandomi fiducia in un nuovo importante ruolo».

Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli
Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli

Dipende tutto dal carattere

Faresin resta per Filippo un punto di riferimento, come lo era quando correva: «Mi sta insegnando tanto e questo mi sta cambiando, in tal senso l’anno appena passato è stato davvero molto importante per me. Lavoro con ragazzi che hanno l’età che avevo nel 2016 e cerco di tenerli tranquilli, di far capire l’importanza di quello che fanno e il rispetto che merita. Se vai in bici conta solo quello perché nel ciclismo odierno il treno passa prestissimo e se lo perdi non hai più possibilità».

Nel paragone fra lui e i ragazzi di oggi, Rocchetti tiene a sottolineare un aspetto: «Se andiamo a guardare i numeri e i valori tecnici, la differenza non è tanta rispetto a qualche anno fa. I livelli sono stabili, chi vinceva l’anno scorso vince anche quest’anno. La differenza abissale è nel carattere: se vuoi emergere devi tirar fuori il carattere e non tutti ce l’hanno, forse neanche fra chi è più grande. E a vincere sono quelli che il carattere ce l’hanno in abbondanza…».

Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23
Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23

Fate attenzione a Guzzo…

C’è tra i corridori che segue un altro Filippo Rocchetti? «Io mi rivedo molto in Federico Guzzo, uno che vince dappertutto e che ha un bel carattere. Secondo me ha solo bisogno di mollarsi un po’ di più, di mettere in gara quel pizzico di cattiveria ulteriore e potrà essere davvero un elemento su cui puntare».

Filippo è già al lavoro, per la sua seconda stagione da diesse aggiunto: «Abbiamo già effettuato un primo ritiro, credo che la campagna acquisti sia stata indovinata. Ci sono tanti giovani talenti sui quali lavorare e puntare. Diciamo che contiamo di mantenere il livello degli ultimi anni, ma io per primo so che non basta e bisogna fare sempre meglio. La lezione l’ho imparata…».

Under 23 e Zalf, rivoluzione forzata: parla Faresin

19.11.2022
5 min
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L’intervista con Gianni Faresin nasce da una mail arrivata al nostro indirizzo di posta elettronica. Una comunicazione semplice riguardo la stagione che sta per iniziare. Qualche dichiarazione di Luciano Rui, dello stesso Faresin e la lista dei ragazzi che vestiranno la maglia della Zalf Euromobil Desirée Fior. La cosa che risalta subito è l’assenza di elite, la Zalf è sempre stata una grande affezionata alla categoria. Ora la rosa prevede quattro ragazzo dalla categoria juniores, molti under ed un solo elite: Edoardo Faresin.

I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)
I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)

Scelta obbligata

Il ciclismo sta virando, anzi, ha già iniziato a farlo da anni, sui giovani. E anche il concetto di questa parola è cambiato molto nel breve periodo. Ora i talenti, nel bene e nel male, si cercano dagli juniores (anche se su questa filosofia abbiamo già discusso con Bragato). 

«Il rinnovamento della squadra – spiega Gianni Faresin – è dovuto ai cambiamenti delle regole. Ora i ragazzi possono partecipare alle gare regionali fino al secondo anno degli under 23. E’ una regola che non condivido, ma che è stata fatta e va a discapito degli elite e dei terzi anni. Per non parlare dei problemi che avranno gli organizzatori delle corse, praticamente si troveranno a fare gare con la metà della gente rispetto agli anni passati. Ci saranno problemi ed il rischio che molti di loro decideranno di annullare le corse, anche perché non ha molto senso tenere in piedi tutto e far correre 50-60 ragazzi». 

Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Cambiare il vostro organico è stata una scelta obbligata quindi?

Noi vogliamo fare ancora un doppio calendario che ci permetta di far correre tutte le domeniche, o quasi, i nostri ragazzi. In questo modo potremo dividerli al meglio ed essere sicuri di non penalizzare nessuno. 

Si va incontro ai giovani, o così vogliono far credere, ma poi molti junior vanno via perché preferiscono i team development…

Tanti ragazzi vanno all’estero nelle development dei team WorldTour. Ovviamente se vai da uno junior e gli proponi di andare nella squadra che ha già un team WorldTour, lui non ti dirà mai di no. Però poi non è che tutti e 15-16 passano professionisti, arrivano sempre i soliti.

La Groupama quest’anno ne ha “promossi” otto di ragazzi.

Non è mai successo. E comunque una squadra italiana, se ci fosse, difficilmente potrebbe fare così. Loro hanno preso i migliori ragazzi francesi, più Germani. In Italia si possono prendere al massimo tre dei migliori junior. Capite che diventa difficile confrontarsi con queste squadre qui. Prima hanno spinto tutti per far fare le continental: dare esperienza ai ragazzi con corse internazionali e con i professionisti, adesso la spinta è al contrario. Ora vale la pena continuare? Non credo, perché se uno junior passa pro’ e gli altri vanno nelle squadre satellite noi chiudiamo o quasi.

Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Per risolvere il problema, la Colpack ha deciso di cercare attività all’estero e alcune squadre già lo fanno.

Se saremo invitati le faremo, ma secondo me quelle con i professionisti sono il giusto compromesso. Sono del parere che i ragazzi vanno portati a fare determinate corse quando sono maturi. Per le squadre italiane non è semplice, ci vogliono i mezzi, il nostro sponsor ci dà carta bianca, ma non è facile organizzarsi. E poi non è che in Italia non si faccia una buona attività. Io sono andato in Slovenia o poco più in là a fare qualche gara, non è che il livello sia migliore, ci sono più corse a tappe, questo sì.

In Italia ce ne sono poche…

Di corse a tappe ne abbiamo qualcuna, ma effettivamente sono mal distribuite, la prima è il Giro d’Italia under 23 che è a giugno. Il calendario in Italia è complicato nella prima metà di stagione e lo diventerà ancora di più dopo questa regola nuova.

Voi avete avuto Bruttomesso che per fare il salto tra i pro’ nel 2024 ha scelto un’altra strada.

Il motivo principale del suo addio è stato che il CTF è team satellite della Bahrain e loro hanno spinto perché andasse dai friulani. Farà più attività all’estero, vedremo se e come riuscirà a farla fruttare, io non penso avesse bisogno di questo. Ripeto: all’estero si va quando si sta bene. L’Italia grazie ad Amadori fa delle corse internazionali come l’Avenir o la Corsa della Pace.

Il cambio del regolamento per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Le nuove regole per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Un calendario più ampio non potrebbe dare più continuità e opportunità di crescita?

La crescita dei ragazzi deve essere l’obiettivo, ma Bruttomesso ha trovato da firmare perché ha vinto. Gli juniores che passano alle development vincono. Non dobbiamo star qua a pensare di far passare tutti professionisti con chilometraggi e livelli più alti, guardate quanti ne sono tornati indietro o in quanti hanno smesso. Attività da under 23 la si fa anche qui, se si vuole tutto e subito qualcosa si esaurirà prima.

Però qui si vincono le corse regionali che insegnano poco o nulla ad un ragazzo…

Ho corso anche io, per lavorare al meglio, per impegnarsi, serve vincere, se sei motivato ti alleni. Che senso ha portare un ragazzo a fare attività di livello superiore per 3 o 4 anni senza che abbia la possibilità di lottare? I ragazzi di oggi sono insicuri, hanno tante distrazioni: in tivù e sui social vedono tante cose e vogliono cercare di emularle. In pochi anni è cambiato tutto. 

Facci un esempio.

Cinque anni fa uno junior forte passava under, faceva i suoi anni di crescita e poi diventava professionista. Ora uno junior che va forte passa direttamente nel professionismo, così arriva il messaggio che devono andare forte da junior e vivono di rendita. Se si va avanti così tra altri cinque anni si arriveranno a prendere gli allievi. Il ciclismo è uno sport di fondo, che si costruisce con l’età e con il lavoro. Ci sono junior che si allenano più degli under 23 e la differenza la si vede al momento. E’ ovvio che se sopporti carichi di lavoro superiori alle gare vinci, ma poi la cosa finisce. Fidatevi, se si continua così la nostra categoria è destinata a sparire.

Il nuovo De Pretto respira già aria di WorldTour

24.10.2022
4 min
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Davide De Pretto, ex promessa del cross azzurro ora convertito totalmente alla strada, ha chiuso il 2022 con lo stage alla Bike Exchange-Jayco, ciliegina su una stagione di vera svolta dopo il debutto fra gli under 23 dello scorso anno con la Beltrami. Dopo il passaggio alla Zalf Desirée Fior è cambiato tutto e i risultati lo hanno confermato.

«Se guardo quel che ho fatto l’anno scorso – dice – c’è stato un bel salto di qualità, sia dei risultati sia per come gestisco le gare. Sono contento. Alla Zalf mi sono trovato subito meglio e anche l’anno in più vuol dire tanto, perché il salto da junior a under 23 è tanto. In più la Zalf è vicino casa e questo mi ha permesso di allenarmi meglio. Non nascondo che l’anno scorso in qualche momento mi sono sentito inadeguato. Mi allenavo, mi impegnavo, ma non arrivavano risultati. E poi mi dispiaceva, perché mi impegnavo tanto e mi chiedevo come mai non riuscissi a concretizzare qualcosa…».

La Zanè Monte Cengio è stata la 3ª vittoria 2022 di De Pretto (photors.it)
La Zanè Monte Cengio è stata la 3ª vittoria 2022 di De Pretto (photors.it)
Invece quest’anno?

Sono partito dall’inverno molto convinto. Mi allenavo con i miei compagni che vincevano le corse e ci stavo bene in allenamento. Non facevo fatica. E da lì ho capito che forse era la strada giusta. Nell’ultimo inverno c’è stato più lavoro soprattutto in palestra. Mi ricordo che il primo anno lavorai qua a casa, perché le palestre erano chiuse. Facevo palestra per modo di dire, mentre adesso con i macchinari che ci sono c’è stata parecchia differenza. E poi soprattutto sono cambiati anche gli allenamenti in bici che ora mi dà Faresin.

Che cosa ti è piaciuto di più: le tre vittorie, la continuità di rendimento o il podio agli europei?

La cosa migliore del 2022 è stato aver mantenuto la forma per gran parte dell’anno. E’ sempre stata una mia caratteristica, però quest’anno sono partito forte e sono riuscito a continuare sino a fine anno. Non me lo aspettavo. Sapevo che stavo bene, ma mentalmente la continuità mi ha dato la conferma che anche io me la posso giocare a livelli più alti.

De Pretto ha corso i mondiali di Wollongong, chiudendo al 52° posto
De Pretto ha corso i mondiali di Wollongong, chiudendo al 52° posto
Secondo a Capodarco: più forte Buratti o si è sentita la differenza di età?

A Capodarco ho trovato Buratti nel suo massimo periodo di forma. Era imbattibile, ma sicuramente un anno in più cioè vuol dire tanto. Sia fisicamente che anche mentalmente.

L’esperienza ai mondiali come è stata?

Per me un po’ una delusione, perché non sono riuscito a rendere per quello che volevo. E’ stata una bella esperienza, però a confronto con l’europeo, il livello era due volte superiore. Ci sono corridori e squadre con un’altra gamba, corridori che arrivano dal professionismo. Io forse non ero al livello dell’europeo, però avevo fatto delle gare in Puglia, dove avevo mostrato una buona condizione. Invece il mondiale non è stato il mio periodo di picco di forma.

Come è andato lo stage con la Bike Exchange?

Hanno detto che erano molto contenti. Al Giro dell’Emilia ho fatto una bella gara e poi soprattutto alla Tre Valli Varesine sono stato il primo della squadra, perché gli altri si sono tutti ritirati. Quindi erano molto contenti. Mi è mancata l’ultima salita, sennò arrivavo lì davanti. Il mio procuratore Alessandro Mazzurana dice che c’è qualche possibilità che mi prendano, però non subito. Ci sono cose da fare, il prossimo anno lo farò ancora alla Zalf.

Nel 2019 ha corso gli europei di cross a Silvelle. Ha lasciato il fuoristrada al passaggio fra gli U23
Nel 2019 ha corso gli europei di cross a Silvelle. Ha lasciato il fuoristrada al passaggio fra gli U23
E’ appena iniziata la stagione del cross, hai qualche nostalgia?

La verità? Neanche un po’. A fine stagione so di dover recuperare e non ho iniziato neanche a seguire le gare. Diverso l’anno scorso. Non fare cross lo scorso inverno mi parve stranissimo. Non sapevo cosa fare, abituato com’ero da quattro anni a staccare dalla strada per passare al cross. Ma facevo anche stagioni meno faticose. Per cui fino a metà novembre riposerò completamente e poi sotto con la palestra e la mountain bike. Proviamo a crescere ancora… 

Tornano le classiche italiane. Riscopriamole con Faresin

14.09.2022
6 min
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Con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini, vinto oggi da Hirschi, si è aperta la lista della classiche italiane di fine stagione. Lo svizzero ha vinto al termine di una corsa combattuta, lottando spalla a spalla con tutti i migliori e i favoriti. Ma torniamo alle classiche italiane. Alcune di queste corse hanno fatto la storia del ciclismo e sono antiche come il Giro dell’Emilia. Altre sono più giovani. Altre ancora hanno il fascino dell’evento popolare di paese. Alcune invece non ci sono più… purtroppo.

Per Gianni Faresin queste gare hanno un fascino particolare. Lo hanno adesso come direttore sportivo e lo hanno avuto soprattutto un tempo quando era un corridore. Un corridore importantissimo della nazionale di Alfredo Martini.

Con Faresin…

Oggi un atleta come Faresin lo avremmo chiamato “road capitain”. Corse come Camaiore, Giro di Toscana, il trittico lombardo… servivano per stilare la nazionale che avremmo poi visto al mondiale. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma il fascino resta.

«Per me – racconta Faresin impegnato con la sua Zalf Euromobil Désirée Fior proprio al Toscana – questo delle classiche di fine stagione era il periodo migliore dell’anno. Sarà che andavo bene con il caldo (iniziavano un po’ prima, ndr), ma dopo il Giro era il momento clou della stagione.

«Si tratta di gare tutte abbastanza dure e selettive. Mi trovavo benissimo su quei percorsi, specie quando poi c’erano dei circuiti con le salite da fare più volte».

Faresin (classe 1965) era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro
Faresin era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro

Voglia d’azzurro

Dicevamo che servivano per la selezione azzurra. Di solito i nomi per il mondiale, Martini li comunicava al termine del trittico: Bernocchi, Tre Valli Varesine, Agostoni. Bennati, complici calendari ben diversi da allora, i nomi li ha già diramati.

«Il fatto di fare tutte quelle gare e lottare per una maglia azzurra – racconta Faresin – era un vero stimolo. E il fatto di essere un riferimento in corsa per Alfredo mi dava una carica ulteriore.

«Al tempo stesso, sapendo di non essere un capitano, un leader… avevo la testa per fare bene, ma non la pressione di chi doveva vincere. Non ho mai sentito addosso questa responsabilità. Semmai, per me, la pressione c’era di più nelle corse premondiali, appunto per guadagnarsi il posto, che al mondiale stesso».

«Ricordo che una corsa del Trittico Sanson arrivava sui Colli Berici, in provincia di Vicenza. E in fuga su dieci corridori eravamo sette vicentini. Tra chi puntava alla vittoria, chi ad un contratto, chi alla maglia azzurra a forza di marcarci tra di noi vinse uno straniero!».

Dodici gare

Il calendario di queste classiche purtroppo si è un po’ ridotto. Non ci sarà il Trofeo Matteotti e si è persa da anni una gara come il Gp Camaiore, il cui albo d’oro è degno di un Tour de France.

Si inizia, anzi si è iniziato, da Pontedera con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini. Si passa alla Coppa Sabatini, per arrivare al Memorial Pantani. Quindi è la volta di Coppa Agostoni, Giro dell’Emilia, Gp Beghelli, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte, Giro di Lombardia (che chiude il WorldTour), Giro del Veneto e la più giovane Veneto Classic. 

DATAEVENTOCATEGORIA
14 settembreGiro della Toscana 1.1
15 settembreCoppa Sabatini1.Pro
17 settembreMemorial Pantani1.1
29 settembreCoppa Agostoni1.1
1 ottobreGiro dell’Emilia1.Pro
2 ottobreGP Beghelli1.1
3 ottobreCoppa Bernocchi1.Pro
4 ottobreTre Valli Varesine1.Pro
6 ottobreGran Piemonte1.Pro
8 ottobreIl Lombardia1.UWT
12 ottobreGiro del Veneto1.1
16 ottobreVeneto Classic1.1

«Erano tutte belle gare – continua Faresin – ma quelle che preferivo sono le due che non ci sono più: Camaiore e Matteotti. Corse dure, adatte a me. Camaiore l’ho anche vinta e quando non l’ho vinta ci sono andato vicino con dei podi. E poi c’è il Giro dell’Emilia che resta davvero una grande corsa. O l’Agostoni dove la lotta per la maglia azzurra era più dura che mai, visto che poi Martini dava i nomi».

«E anche per questo rispetto ad inizio stagione in queste prove, almeno prima che uscissero i convocati per il mondiale, c’era più tensione. Al trittico lombardo c’era una grande pressione.

«Adesso queste corse hanno perso un po’ di valore, non si può negare, anche se con la questione dei punti e delle retrocessioni c’è di nuovo un bel parterre. Oggi per esempio al Toscana c’erano al via nove WorldTour. Dovrebbe essere sempre così».

Appuntamenti internazionali

In effetti l’avvento del WorldTour, la globalizzazione del ciclismo e l’esplosione dei calendari hanno finito per comprimere e o far morire questi eventi. Veramente se si va sbirciare l’albo d’oro di Camaiore ci si “spaventa”. Merckx, De Vlaeminck, Saronni, Bugno… nomi da capogiro.

E certe corse erano appuntamenti da cerchiare in rosso anche per gli stranieri. 

«Il movimento ciclistico era in Italia – riprende Faresin – erano corse importanti anche per loro. E se facevi un risultato in queste gare ti garantivi un contratto per l’anno successivo».

«Però – chiude Faresin – il modo di correre non era troppo diverso da quello attuale. Anche ai nostri tempi andava via una fuga con gente che si poteva controllare. Oggi le WorldTour mandano via attacchi con dentro corridori che sanno di poter riprendere. La differenza semmai è che si ritrovano più squadre come le nostre, composte da ragazzi che devono fare esperienza. Ma al momento opportuno decidono di muoversi con chi è più forte».

Dopo la sbornia dei grandi Giri e con il mondiale in vista, noi siamo pronti a goderci le “nostre perle”. Le vivremo magari con meno enfasi, ma non con meno passione. Mentre i corridori, di ogni livello, avranno il coltello tra i denti.

De Pretto ritrovato: con Faresin alle radici della svolta

18.07.2022
4 min
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Davide De Pretto è uscito dal campionato europeo under 23 con una medaglia di bronzo al collo (in apertura sul podio di Anadia con Engelhardt che ha vinto e Mathias Vacek). Un bel risultato per lui che si accoda a quanto di buono fatto vedere in questa stagione alla Zalf Euromobil Désirée Fior. Abbiamo raccontato del suo “ritorno” a casa, nel cuore del Veneto. I risultati e le prestazioni messe in fila da Davide fanno riflettere. Nel suo primo anno tra gli under 23, alla Beltrami TSA, ha avuto qualche difficoltà in più. Con Gianni Faresin cerchiamo di capire dove e come hanno lavorato per rispolverare il talento di De Pretto.

Gianni Faresin aveva già nel mirino il giovane corridore veneto ma per motivi diversi non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Faresin lo aveva già nel mirino, ma per non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Gianni, forse il calendario così ricco di corse con i pro’ era un po’ audace per un primo anno?

Potrebbe essere una bella motivazione, ora si cerca di affrettare i tempi di maturazione dei ragazzi, ma questo non porta sempre buone situazioni. Un primo anno ha tante difficoltà: la scuola, l’approccio ad una categoria diversa…

Insomma non è sempre un vantaggio gareggiare ad un più alto livello.

Non lo è per forza, un ragazzo così giovane è anche più fragile mentalmente rispetto ad uno più grande o ad un professionista. Se si fa un salto del genere e si va forte problemi magari non ce ne sono, quando invece inizi a fare fatica il morale scende sotto terra e lì è un problema.

Perché?

Mah, se ci pensate la testa nello sport è un fattore fondamentale. Se un atleta è motivato e pronto a correre, anche se non è al cento per cento tira fuori la prestazione. Invece, se sei demoralizzato, sai che farai fatica, che probabilmente ti ritirerai e perdi il 30 per cento delle tue qualità atletiche. Perché non sarai motivato e pronto a soffrire.

Alla fine della quarta tappa del Giro U23 Davide De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu dei GPM
Alla fine della quarta tappa del Giro U23, De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu della classifica dei GPM
Se guardiamo allo scorso anno le gare non finite da De Pretto sono molte, soprattutto quelle con i professionisti.

Le gare dei professionisti tatticamente sono un po’ più semplici rispetto a quelle dei dilettanti, diciamo che sono più facili da controllare. Negli under 23 c’è tanta incertezza e molte variabili frutto del caso. Ovvio che poi tra i professionisti si vada ad una velocità più alta e che fa male. E se sei un ragazzo di primo anno la soffri molto.

Avete fatto qualche lavoro psicologico con De Pretto?

No, devo dire che facendo tutta la preparazione con noi non ne ha avuto bisogno. Siamo partiti a lavorare bene e con costanza da gennaio, facendo i carichi corretti e distribuendo bene gli allenamenti. Dalla mia esperienza posso dire che ho imparato una cosa: l’importante è partire bene e farlo dalla base. Già da questo inverno Davide ha preso più consapevolezza, per il semplice fatto di confrontarsi giorno per giorno con i suoi compagni e vedendo che aveva il loro ritmo e riusciva a lavorare bene.

Quest’anno non ha ancora fatto gare con i professionisti…

Vero, non è il nostro obiettivo. Abbiamo un buon gruppo di under con i quali abbiamo fatto tutte le gare internazionali e non solo. Correre con i pari età è allenante già di suo, ultimamente tra gli under 23 si va forte. Basti vedere i francesi della Groupama

Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Quando avete deciso che avreste portato alla Zalf De Pretto?

Era un giovane molto interessante anche da junior, lui poi abita nella nostra zona, ed ora che è qui con noi si allena in gruppo, il che è molto importante. Non è arrivato prima da noi perché c’è una regola che vieta ad una squadra italiana di prendere più di tre corridori con più di 35 punti nel ranking. E’ un sistema fatto per dividere meglio gli atleti e non creare squilibri tra regioni o tra squadre, ma è abbastanza penalizzante per i ragazzi. Dopo un anno però, un corridore può andare dove vuole e così De Pretto è tornato vicino a casa. 

Come mai non è stato selezionato subito dalla Zalf?

Lo seguivo anche nei campionati giovanili, essendo molto forte anche nel ciclocross era un nome di spicco. Il suo mancato approccio da noi è stato anche una causa fortuita. Mi sono allontanato dalla Zalf per un anno e al mio ritorno erano stati contattati altri atleti. E Davide era già in accordo con altre squadre che lo avevano cercato.

Il Giro del Veneto promuove il “nuovo” Faresin, pronto a riprovarci

13.07.2022
4 min
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Nel Giro del Veneto U23 che ha confermato lo straordinario stato di forma di Riccardo Lucca, fino all’ultima tappa al comando della classifica c’era un figlio d’arte del quale si è già spesso parlato, Edoardo Faresin, alla fine terzo a 1’23” dal vincitore. E’ un risultato importante, ancor di più conoscendo la storia del corridore della Zalf Euromobil, che ha sempre vissuto il ciclismo in parallelo con la sua vita studentesca fino ad arrivare alla laurea. Poi aveva deciso di dedicare questa stagione privilegiando le due ruote e i risultati cominciano ad arrivare, anche se la strada parallela è sempre lì.

Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)
Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)

Per Faresin il Giro del Veneto era la gara di casa, da affrontare con la massima concentrazione. Una sorta di crocevia per capire anche dove quelle due ruote avrebbero potuto portarlo e qualche risposta è arrivata: «Intanto ho dimostrato che quando programmo un evento, mi pongo un obiettivo, lo raggiungo. Ci tenevo a fare bene sulle strade conosco. Avevo detto che questo 2022 doveva essere un anno speciale, ma la prima parte lo è stata non come volevo io…»

Che cosa è successo?

Un po’ di tutto a dir la verità. Covid, problemi fisici, non riuscivo mai a sbloccarmi, a essere quel che volevo, ma sapevo di poter far bene. In gara sono andato in crescendo, ho conquistato la maglia grazie alla costanza e l’ho difesa fino all’ultima tappa, poi nell’ultima frazione le salite erano troppo lunghe per le mie caratteristiche, ma sono riuscito a salvare il podio.

Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Hai dimostrato soprattutto grande resistenza e una certa propensione per le corse a tappe, la cosa ti ha stupito?

Non più di tanto. Anche lo scorso anno al Giro U23 ero stato maglia verde, mi ero accorto di andare meglio ogni giorno che passava. Diciamo che correndo in una squadra continental ho notato quest’anno decisi miglioramenti, grazie soprattutto al calendario molto più importante. Quest’anno ho corso Coppi e Bartali, Giro di Sicilia e Adriatica Ionica Race e, soprattutto in quest’ultima, sono stato sempre a ridosso dei primi. Ho capito alla fine che non andavo poi così piano come credevo…

Alla vittoria finale ci avevi fatto un pensierino?

Non posso negarlo, ma era una situazione nuova, anche la gestione della squadra per me non era cosa usuale. Ho pagato l’inesperienza, che è emersa tutta nella gestione dell’ultima salita.

Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
A inizio anno avevi detto di voler mettere da parte gli studi per vivere una stagione completamente ciclistica: sei sempre di quell’avviso?

In verità mi ero detto di vedere come andava la prima parte di stagione e magari nel secondo semestre rivedere la situazione, ma se fai il ciclista a tempo pieno, non ci sono grandi possibilità per studiare. L’idea di tenermi una strada aperta extrasportiva c’è sempre, ma perdere un anno non cambia nulla. Io ho intanto preso la laurea triennale, servono altri due anni per quella magistrale oppure preparare l’esame di Stato per entrare nell’albo ingegneri e cercare una ditta. Ho tempo per pensarci.

Avevi anche detto che il sogno di passare pro’ era rimasto tale vista anche l’età, i tuoi 24 anni, ma i tuoi risultati e soprattutto la tua condotta matura in corsa potrebbero ancora aprirti qualche porta?

Che dire, l’età non è dalla mia parte, ma è anche vero che la mia evoluzione fisica è stata più lenta di quella di tanti miei coetanei. Ognuno ha i suoi tempi, io ci credo ancora ma servirebbe che si guardasse al di là dei semplici numeri. Sicuramente i risultati ottenuti hanno riacceso la speranza, questo non lo posso negare. Io non sono un fenomeno – sottolinea Faresin – ma la grinta compensa il talento e soprattutto so lavorare bene in un team, potrei essere molto utile anche e soprattutto a chi è più giovane di me.

Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Il tuo cognome ha certamente un peso nell’ambiente: rispetto a tuo padre che cosa hai di simile e che cosa di diverso?

Lui era sicuramente più forte, più alto, più pesante, alla mia età era pro’ già da un anno, ma non va dimenticato che quello era un ciclismo molto diverso. Era uno scalatore puro, io sono più veloce e scattista e mi ritrovo bene in arrivi ristretti. La differenza principale però penso sia data dal fatto che lui era più portato ad attaccare ed io in questo spero di migliorare e seguire il suo esempio.

Tolio paga cara la Strade Bianche, ma prenota una grande estate

05.05.2022
4 min
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Parlando con Marco Selleri dei corridori ammessi al prossimo Giro d’Italia U23, avuta la certezza che probabilmente avremo al via la superba accoppiata francese GregoireMartinez, è stato con una certa sorpresa che abbiamo accolto una defezione, quella di Alex Tolio, sottolineata dallo stesso organizzatore della corsa.

«Per quelli che sono già professionisti – ha detto – conta solo che non abbiano partecipato a gare WorldTour. I due francesi non lo hanno fatto, invece Tolio, che l’anno scorso fu il migliore della Zalf, lo hanno portato alla Strade Bianche, quindi il Giro non potrà farlo».

Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)

Una brutta sorpresa

Memori della conversazione con Cassani di qualche settimana fa sull’importanza di fare certe corse più di una volta per mettersi alla prova, siamo andati dritti dal corridore vicentino della Bardiani-CSF per sapere come vadano le cose e come abbia preso la notizia.

«Non sapevo che correndo la Strade Bianche – ammette – non avrei fatto il Giro. Ci sono rimasto un po’ male, perché il mio obiettivo era trovare la condizione proprio per quel periodo. Ma l’obiettivo resta invariato, non ci perderò il sonno. La mia strada va avanti a prescindere. Perciò domenica correrò il GP Industrie del Marmo, poi il 12 maggio andrò per quindici giorni a Livigno con la squadra, preparando la seconda parte di stagione».

Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Non sei ancora in vacanza, insomma…

No, no, sono a casa e svolgo allenamenti regolari (ride, ndr). Devo ammettere che ho avuto un inizio di stagione più difficoltoso. Non ho avuto particolari problemi, è andato tutto liscio. Ugualmente sono stato sotto tono, ma ultimamente sto migliorando corsa dopo corsa.

Come sta andando il debutto nel nuovo team?

Finora ho avuto la possibilità di fare belle esperienze. Mi sono divertito e ho fatto tanta fatica. Soprattutto alla Coppi e Bartali dove, a detta di corridori ben più esperti, abbiamo trovato un dislivello importante. Mi sono fermato come previsto l’ultimo giorno, perché la domenica dovevo correre a San Vendemiano e volevamo arrivarci avendo recuperato un po’.

Come ti trovi con Rossato in ammiraglia?

Ha una grande passione e non ci mette pressione, scusate il gioco di parole. A tavola si scherza, poi però in corsa siamo tutti con grande motivazione. Si vede che Mirco ci sa fare con i giovani, capisce bene la nostra età. Ma insieme si vede che è abituato anche a lavorare nel professionismo.

Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno?

La prima differenza grande è stata la preparazione invernale. Dopo anni a lavorare nella zona di casa, dovendomi adattare al freddo e cercando di sfuggire alla pioggia, ho fatto due bei blocchi di lavoro in Spagna. La stessa preparazione è stata gestita in modo diverso, perché le condizioni meteo favorevoli ci hanno permesso di fare salite e lavori che in Italia non sarebbero stati possibili.

Sei passato dalla preparazione di Faresin a quella di Pino Toni?

Esatto, è un anno nuovo, sto cambiando i miei riferimenti. Con Faresin avevo ed ho ancora un ottimo rapporto. Ho fatto tre anni da U23 e si è creato un bel legame, non solo a livello tecnico e agonistico. A Gianni mi potevo appoggiare, è uno di famiglia, passavamo tanto tempo insieme e i risultati sono sempre venuti. Sa cosa vuol dire andare in bici e secondo me fa una grande differenza.

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Invece con Pino?

La prima differenza che vedo è che nei tre anni da U23 lavoravo molto sul fondo, lavoro lungo e tanto medio. Ora invece si fa più specifico e più intensità, anche se non mancano uscite più lunghe. Può darsi anche che l’inizio un po’ faticoso sia dovuto al fatto che il mio fisico usciva da tre anni a un certo modo e si è dovuto adattare al nuovo metodo di lavoro. All’inizio è stato impattante, mentre già al Liberazione ho percepito il cambiamento.

In che termini?

Di brillantezza. Non ho mai avuto problemi di fondo, ma ogni volta che si apriva la corsa, a me mancava qualcosa. Invece a Roma ho notato che riuscivo ad accelerare e a starci dentro. Per questo vediamo come va domenica al Marmo e poi non vedo l’ora di ripartire dall’altura. Giro o non Giro, ho tanta strada da fare.

Giovani delle continental al Giro di Sicilia: e la preparazione?

11.04.2022
5 min
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Tra meno di 24 ore scatterà il Giro di Sicilia. Al via un parterre più che di qualità. Certo, non è lo stesso di un’Amstel o di un Giro d’Italia, ma di certo i campioni non mancano. Campioni, ma anche ragazzi, quelli delle continental.

Ebbene, viene da chiedersi come i ragazzi di queste squadre infarcite di giovani e con meno mezzi possano contrastare lo strapotere delle WorldTour.

Quattro tappe

Arrivare al meglio della condizione è quantomai vitale per questi ragazzi, per tenere le ruote del gruppo. Per resistere alla accelerazioni dei corridori più forti, per resistere bene alla distanza… Le quattro frazioni, la prima a parte, sono alquanto impegnative. In tutto 662 chilometri e 9.840 metri di dislivello.

Un impegno importante dunque per chi corre in una continental e magari ha appena compiuto 20 anni. Per questo motivo abbiamo interpellato tre preparatori (e diesse), di tre continental impegnate in Sicilia. Scopriamo come si sono preparati e come affronteranno questa corsa.

Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)
Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)

Mattiussi e il recupero

Alessio Mattiussi è uno dei preparatori del Cycling Team Friuli (in apertura foto PhotoRs). Più che preparazione, la parola chiave per lui è recupero.

«I nostri ragazzi – dice Mattiussi – vengono da ottimi training camp, soprattutto quello svolto in Spagna con il quale abbiamo gettato le basi dell’intera stagione. Hanno corso molto, spesso sia il sabato che la domenica, e più che di una preparazione ad hoc per il Giro di Sicilia dico che è importante programmare bene il recupero.

«In più si tratta di “solo” quattro tappe, come due giorni in più di quel che siamo soliti fare nel weekend. Semmai abbiamo allungato un po’ la distanza in qualche allenamento».

«Per noi si tratta di una vetrina importante ed è appunto importante arrivarci bene fisicamente e anche mentalmente. E se un atleta è stanco anche mentalmente è meno disposto a certi sforzi. E noi non vogliamo fare una corsa passiva».

Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)
Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)

Faresin e il dislivello

Dal Friuli passiamo al Veneto e andiamo in casa Zalf Euromobil Fior. Gianni Faresin oltre che diesse è anche un preparatore di lungo corso.

«Per noi – spiega Faresin mentre attende i ragazzi all’aeroporto in Sicilia – è già una grande soddisfazione essere presenti in questa importante corsa. Lo scorso anno ci siamo fatti vedere e quest’anno l’obiettivo è ancora quello. E per farlo non abbiamo modificato troppo la nostra preparazione».

«Non l’abbiamo modificata perché di base è buona e abbiamo già fatto corse dal chilometraggio importante come la Per Sempre Alfredo e l’Alpe Adria. In più si tratta di quattro tappe. Fossero state otto il discorso sarebbe cambiato parecchio.

«E’ vero quando le WorldTour aprono il gas la differenza si sente, ma in ogni caso abbiamo fatto corse di buon livello, come il Piva o San Vendemiano che danno qualità. L’unica cosa che semmai abbiamo implementato è stato il dislivello. In allenamento abbiamo allungato la durata delle salite proprio in ottica delle tappe siciliane, specie l’ultima (sull’Etna, ndr)».

Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera
Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera

La teoria di Milesi

Chi esce un po’ dal coro è Marco Milesi, preparatore e diesse della Biesse Carrera. Il tecnico bresciano fa una sorta di ragionamento al contrario.

«Per noi – dice Milesi – queste gare, così come la Coppi e Bartali sono importanti per fare la gamba e trovare la condizione per quelli che sono invece i nostri veri obiettivi, quelli alla nostra portata. Dobbiamo trovare condizione e ritmo. E infatti dopo le prime gare con i pro’ siamo andati molto bene. Noi dobbiamo pensare al Belvedere, al Liberazione…

«Poi è chiaro che ci tengono i ragazzi a fare bene, ci tengono gli sponsor».

«E per tirare fuori il meglio dai ragazzi in queste corse devo fare in modo di tirargli il collo il meno possibile, altrimenti se fanno troppi fuorigiri ne escono peggio di come ci sono arrivati. Per questo motivo, magari nei finali gli dico di mollare un po’. Ma non è facile convincerli!

«Questo discorso vale ovviamente per i più giovani. Garosio e Belleri invece, che sono più grandi ed esperti, devono tenere duro e cercare di fare risultato»