Tolio paga cara la Strade Bianche, ma prenota una grande estate

05.05.2022
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Parlando con Marco Selleri dei corridori ammessi al prossimo Giro d’Italia U23, avuta la certezza che probabilmente avremo al via la superba accoppiata francese GregoireMartinez, è stato con una certa sorpresa che abbiamo accolto una defezione, quella di Alex Tolio, sottolineata dallo stesso organizzatore della corsa.

«Per quelli che sono già professionisti – ha detto – conta solo che non abbiano partecipato a gare WorldTour. I due francesi non lo hanno fatto, invece Tolio, che l’anno scorso fu il migliore della Zalf, lo hanno portato alla Strade Bianche, quindi il Giro non potrà farlo».

Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)

Una brutta sorpresa

Memori della conversazione con Cassani di qualche settimana fa sull’importanza di fare certe corse più di una volta per mettersi alla prova, siamo andati dritti dal corridore vicentino della Bardiani-CSF per sapere come vadano le cose e come abbia preso la notizia.

«Non sapevo che correndo la Strade Bianche – ammette – non avrei fatto il Giro. Ci sono rimasto un po’ male, perché il mio obiettivo era trovare la condizione proprio per quel periodo. Ma l’obiettivo resta invariato, non ci perderò il sonno. La mia strada va avanti a prescindere. Perciò domenica correrò il GP Industrie del Marmo, poi il 12 maggio andrò per quindici giorni a Livigno con la squadra, preparando la seconda parte di stagione».

Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Non sei ancora in vacanza, insomma…

No, no, sono a casa e svolgo allenamenti regolari (ride, ndr). Devo ammettere che ho avuto un inizio di stagione più difficoltoso. Non ho avuto particolari problemi, è andato tutto liscio. Ugualmente sono stato sotto tono, ma ultimamente sto migliorando corsa dopo corsa.

Come sta andando il debutto nel nuovo team?

Finora ho avuto la possibilità di fare belle esperienze. Mi sono divertito e ho fatto tanta fatica. Soprattutto alla Coppi e Bartali dove, a detta di corridori ben più esperti, abbiamo trovato un dislivello importante. Mi sono fermato come previsto l’ultimo giorno, perché la domenica dovevo correre a San Vendemiano e volevamo arrivarci avendo recuperato un po’.

Come ti trovi con Rossato in ammiraglia?

Ha una grande passione e non ci mette pressione, scusate il gioco di parole. A tavola si scherza, poi però in corsa siamo tutti con grande motivazione. Si vede che Mirco ci sa fare con i giovani, capisce bene la nostra età. Ma insieme si vede che è abituato anche a lavorare nel professionismo.

Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno?

La prima differenza grande è stata la preparazione invernale. Dopo anni a lavorare nella zona di casa, dovendomi adattare al freddo e cercando di sfuggire alla pioggia, ho fatto due bei blocchi di lavoro in Spagna. La stessa preparazione è stata gestita in modo diverso, perché le condizioni meteo favorevoli ci hanno permesso di fare salite e lavori che in Italia non sarebbero stati possibili.

Sei passato dalla preparazione di Faresin a quella di Pino Toni?

Esatto, è un anno nuovo, sto cambiando i miei riferimenti. Con Faresin avevo ed ho ancora un ottimo rapporto. Ho fatto tre anni da U23 e si è creato un bel legame, non solo a livello tecnico e agonistico. A Gianni mi potevo appoggiare, è uno di famiglia, passavamo tanto tempo insieme e i risultati sono sempre venuti. Sa cosa vuol dire andare in bici e secondo me fa una grande differenza.

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Invece con Pino?

La prima differenza che vedo è che nei tre anni da U23 lavoravo molto sul fondo, lavoro lungo e tanto medio. Ora invece si fa più specifico e più intensità, anche se non mancano uscite più lunghe. Può darsi anche che l’inizio un po’ faticoso sia dovuto al fatto che il mio fisico usciva da tre anni a un certo modo e si è dovuto adattare al nuovo metodo di lavoro. All’inizio è stato impattante, mentre già al Liberazione ho percepito il cambiamento.

In che termini?

Di brillantezza. Non ho mai avuto problemi di fondo, ma ogni volta che si apriva la corsa, a me mancava qualcosa. Invece a Roma ho notato che riuscivo ad accelerare e a starci dentro. Per questo vediamo come va domenica al Marmo e poi non vedo l’ora di ripartire dall’altura. Giro o non Giro, ho tanta strada da fare.

Giovani delle continental al Giro di Sicilia: e la preparazione?

11.04.2022
5 min
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Tra meno di 24 ore scatterà il Giro di Sicilia. Al via un parterre più che di qualità. Certo, non è lo stesso di un’Amstel o di un Giro d’Italia, ma di certo i campioni non mancano. Campioni, ma anche ragazzi, quelli delle continental.

Ebbene, viene da chiedersi come i ragazzi di queste squadre infarcite di giovani e con meno mezzi possano contrastare lo strapotere delle WorldTour.

Quattro tappe

Arrivare al meglio della condizione è quantomai vitale per questi ragazzi, per tenere le ruote del gruppo. Per resistere alla accelerazioni dei corridori più forti, per resistere bene alla distanza… Le quattro frazioni, la prima a parte, sono alquanto impegnative. In tutto 662 chilometri e 9.840 metri di dislivello.

Un impegno importante dunque per chi corre in una continental e magari ha appena compiuto 20 anni. Per questo motivo abbiamo interpellato tre preparatori (e diesse), di tre continental impegnate in Sicilia. Scopriamo come si sono preparati e come affronteranno questa corsa.

Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)
Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)

Mattiussi e il recupero

Alessio Mattiussi è uno dei preparatori del Cycling Team Friuli (in apertura foto PhotoRs). Più che preparazione, la parola chiave per lui è recupero.

«I nostri ragazzi – dice Mattiussi – vengono da ottimi training camp, soprattutto quello svolto in Spagna con il quale abbiamo gettato le basi dell’intera stagione. Hanno corso molto, spesso sia il sabato che la domenica, e più che di una preparazione ad hoc per il Giro di Sicilia dico che è importante programmare bene il recupero.

«In più si tratta di “solo” quattro tappe, come due giorni in più di quel che siamo soliti fare nel weekend. Semmai abbiamo allungato un po’ la distanza in qualche allenamento».

«Per noi si tratta di una vetrina importante ed è appunto importante arrivarci bene fisicamente e anche mentalmente. E se un atleta è stanco anche mentalmente è meno disposto a certi sforzi. E noi non vogliamo fare una corsa passiva».

Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)
Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)

Faresin e il dislivello

Dal Friuli passiamo al Veneto e andiamo in casa Zalf Euromobil Fior. Gianni Faresin oltre che diesse è anche un preparatore di lungo corso.

«Per noi – spiega Faresin mentre attende i ragazzi all’aeroporto in Sicilia – è già una grande soddisfazione essere presenti in questa importante corsa. Lo scorso anno ci siamo fatti vedere e quest’anno l’obiettivo è ancora quello. E per farlo non abbiamo modificato troppo la nostra preparazione».

«Non l’abbiamo modificata perché di base è buona e abbiamo già fatto corse dal chilometraggio importante come la Per Sempre Alfredo e l’Alpe Adria. In più si tratta di quattro tappe. Fossero state otto il discorso sarebbe cambiato parecchio.

«E’ vero quando le WorldTour aprono il gas la differenza si sente, ma in ogni caso abbiamo fatto corse di buon livello, come il Piva o San Vendemiano che danno qualità. L’unica cosa che semmai abbiamo implementato è stato il dislivello. In allenamento abbiamo allungato la durata delle salite proprio in ottica delle tappe siciliane, specie l’ultima (sull’Etna, ndr)».

Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera
Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera

La teoria di Milesi

Chi esce un po’ dal coro è Marco Milesi, preparatore e diesse della Biesse Carrera. Il tecnico bresciano fa una sorta di ragionamento al contrario.

«Per noi – dice Milesi – queste gare, così come la Coppi e Bartali sono importanti per fare la gamba e trovare la condizione per quelli che sono invece i nostri veri obiettivi, quelli alla nostra portata. Dobbiamo trovare condizione e ritmo. E infatti dopo le prime gare con i pro’ siamo andati molto bene. Noi dobbiamo pensare al Belvedere, al Liberazione…

«Poi è chiaro che ci tengono i ragazzi a fare bene, ci tengono gli sponsor».

«E per tirare fuori il meglio dai ragazzi in queste corse devo fare in modo di tirargli il collo il meno possibile, altrimenti se fanno troppi fuorigiri ne escono peggio di come ci sono arrivati. Per questo motivo, magari nei finali gli dico di mollare un po’. Ma non è facile convincerli!

«Questo discorso vale ovviamente per i più giovani. Garosio e Belleri invece, che sono più grandi ed esperti, devono tenere duro e cercare di fare risultato»

Ciclismo e scuola: così lavora la Zalf, parola di Faresin

08.02.2022
4 min
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Il passaggio dalla categoria juniores a quella under 23 è delicato, ci si confronta con ragazzi più grandi e competitivi. Alle difficoltà agonistiche si aggiunge che i ragazzi che affrontano il primo anno di under 23 sono alla fine del loro percorso scolastico. Scuola che, com’è giusto che sia, viene messa in primo piano rispetto all’attività agonistica. Ma come fanno i team ad organizzare gli allenamenti nel periodo scolastico?

«Gianni Faresin ha previsto tabelle specifiche di allenamenti e gare per noi che andiamo ancora a scuola – ci ha detto giorni fa Alberto Bruttomesso – d’altronde loro vogliono che prima pensiamo ad andare bene lì, poi dopo gli esami mi concentrerò solo sulla bici».

Ne parliamo perciò con Gianni Faresin, diesse della Zalf Euromobil Desirée Fior (foto Scanferla in apertura). Suo figlio, Edoardo, che abbiamo già intervistato, è un ottimo esempio di questo doppio impegno.

Edoardo Faresin si è spinto addirittura oltre e dopo essersi diplomato si è laureato in ingegneria biomedica.
Edoardo Faresin si è laureato in ingegneria biomedica.
Fino ad inizio giugno i ragazzi vanno a scuola, come si organizza l’attività?

Innanzitutto bisogna scindere fra inverno e primavera. In inverno gli allenamenti sono più brevi visto che le giornate sono molto corte, generalmente alle 16,30 è già buio. Appena le giornate si allungano si può iniziare a lavorare in maniera più profonda.

E per dicembre e gennaio i ragazzi come lavorano?

La maggior parte di loro frequenta istituti tecnici o professionali quindi escono molto tardi da scuola, alle 14 o 14,30. Avendo a disposizione solamente un paio d’ore per l’allenamento si fanno lavori specifici. Il “lungo” lo si fa la domenica mattina.

Al secondo ritiro della Zalf a Castelfranco è intervenuto anche il cittì Amadori (foto Scanferla)
Al secondo ritiro della Zalf a Castelfranco è intervenuto anche il cittì Amadori (foto Scanferla)
E con il clima rigido delle vostre parti come vi relazionate?

Quando c’è brutto tempo si sostituisce il lavoro in settimana con degli allenamenti in palestra o con delle sessioni di spinning. Per fortuna il clima quest’anno è stato più gentile.  

E quando iniziano le corse?

Gareggiare è più allenante e quindi la domenica corrono sempre, facendo noi la doppia attività (elite e under 23, ndr) possiamo gestirli nel migliore dei modi. Trattandosi di ragazzi al primo anno di esperienza nella categoria li facciamo correre con gli under. E’ anche una questione mentale…

In che senso?

Se dovessimo mandarli a correre con i pro’ non riuscirebbero nemmeno a finire la corsa e il morale calerebbe. 

I ritiri brevi vicino casa sono comodi anche per gli studenti (foto Scanferla)
I ritiri brevi vicino casa sono comodi anche per gli studenti (foto Scanferla)
Immaginiamo sia fondamentale che i ragazzi vadano bene a scuola, anche perché hanno la maturità da affrontare.

Sarebbe da irresponsabili non farli concentrare adeguatamente sull’obiettivo scolastico. Per il loro futuro, è giusto che completino il percorso scolastico nel migliore dei modi. Così poi a giugno, quando il calendario si fa più fitto hanno la possibilità di correre e divertirsi.

Sono aumentati i ragazzi che dopo il diploma continuano il percorso scolastico, questo influisce sulla attività?

Se è un percorso universitario che prevede l’obbligo di frequenza non cambia molto rispetto alle superiori, anzi, aumentando il carico di studi diventa più complicato. Se, invece, non c’è l’obbligo di frequenza si tratta solamente di trovare un equilibrio: la mattina ci si allena e il pomeriggio si studia.

Gianni Faresin, Zalf Fior
Per Gianni Faresin e la Zalf l’impegno scolastico viene prima di quello agonistico
Gianni Faresin, Zalf Fior
Per Gianni Faresin e la Zalf l’impegno scolastico viene prima di quello agonistico
A giugno, finiti gli esami fate un ritiro di squadra?

Sì, lo facciamo in altura. Nei mesi invernali facciamo qualche giorno in corrispondenza delle vacanze e degli impegni scolastici. Di solito facciamo i ritiri nel weekend così tutti i ragazzi possono essere presenti e si inizia a formare il gruppo. Anche se una cosa bisogna dirla…

Cosa?

In alcuni Paesi, che hanno i ragazzi che si affacciano al mondo under 23 hanno già finito il percorso scolastico. Affrontare un primo anno a mente “libera” aiuta nel non subire troppo il cambio di categoria.

Bruttomesso, secondo ritiro alle spalle. Fra poco si comincia

28.01.2022
4 min
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Il suo biglietto da visita non poteva passare inosservato e gli è valso il passaggio nella Zalf Desiree Fior. L’anno scorso da junior di secondo anno, Alberto Bruttomesso ha conquistato nove successi personali (tra cui il campionato regionale veneto in linea e una semitappa al Lunigiana) e due cronosquadre con la sua Borgo Molino Rinascita Ormelle (prima frazione al Giro del Friuli Venezia Giulia e il campionato italiano di specialità). Non solo, le sue prestazioni gli hanno fatto guadagnare anche la convocazione in nazionale ai mondiali di Leuven

«Quando è arrivata la chiamata della Zalf – ci confida al telefono il vicentino (in apertura nella foto Scanferla) – non ci ho pensato due volte. E’ una squadra attrezzata, storica e anche comoda per me. Mio padre quando correva tra i dilettanti negli anni ’90 la vedeva già come il top per la categoria».

I ritiri sono serviti a Bruttomesso per conoscere i compagni e fare bei blocchi di lavoro (foto Scanferla)
I ritiri sono serviti a Bruttomesso per conoscere i compagni e fare bei blocchi di lavoro (foto Scanferla)

Da qualche settimana il classe 2003 vicentino di Valdagno – paese in cui è nato, vive e studia elettronica all’Istituto tecnico Marzotto-Luzzattiha ufficialmente iniziato la prima stagione da U23 con i due ritiri a Castelfranco Veneto (sede della Zalf). Uno prima di Natale, il secondo finito il 23 gennaio. Lui è un ragazzo pragmatico e guarda già avanti, tra esordio con la nuova maglia e maturità.

Alberto come sta andando questo inverno?

Molto bene. Ho staccato col mondo junior, sono già concentrato sulla nuova categoria. Ho fatto la prima parte alternando bici e palestra. Da circa due settimane sto uscendo solo in bici. I due ritiri sono andati bene, utili soprattutto per conoscere meglio i compagni più grandi. Siamo in 6/7 che abbiamo un trascorso nel Borgo Molino, come Stefano Cavalli con cui ho corso negli ultimi due anni.

Come ti stai organizzando tra scuola e allenamenti?

Ho buoni voti e mi gestisco bene. Durante la settimana, avendo lezione, esco da solo e faccio tra le due e le tre ore. I miei professori sanno dei miei impegni e mi supportano. Ho una carta-atleta da utilizzare per eventuali agevolazioni come le assenze. Ma sia in passato che finora non ho mai sforato le ore massime consentite. Nel weekend invece mi faccio accompagnare dai miei fino a Schio e da lì parto insieme ad altri 4/5 compagni e facciamo quattro o quattro ore e mezza. Diciamo che rispetto all’anno scorso sento la differenza degli allenamenti.

In azione al Gp DMT-Casteldario dello scorso anno, in cui ha vinto 9 corse (foto Scanferla)
In azione al Gp DMT-Casteldario dello scorso anno, in cui ha vinto 9 corse (foto Scanferla)
Il primo anno da U23 solitamente è diviso in due. Fino alla maturità e dopo.

Sarà così anche per me. Gianni Faresin ha previsto tabelle specifiche di allenamenti e gare per noi che andiamo ancora a scuola. D’altronde loro vogliono che prima pensiamo ad andare bene lì, poi dopo gli esami mi concentrerò solo sulla bici.

Il tuo debutto quando è previsto?

Potrebbe essere la San Geo del 26 febbraio, mi piacerebbe correrla, ma non è ancora certo nulla. In alternativa correrei la settimana dopo. Comunque ci saranno tante corse da fare nei primi mesi.

Lo scorso anno al GP Rinascita, Bruttomesso assieme al “gemello” Ursella, andato alla Dsm Development
Lo scorso anno al GP Rinascita, con Ursella, andato alla Dsm Development
Alcuni junior, tra cui Pinarello, sono passati professionisti. Sei pentito della tua scelta?

No, minimamente. Per me è stata la decisione migliore, considerando l’impegno della scuola. Poi ognuno fa la propria scelta. Alessandro va forte ed è andato in una squadra che ha tenuto conto della sua età così potrà seguire il suo percorso di crescita. Mi sento di dire però che di Evenepoel ce n’è uno e talvolta può essere un rischio fare il salto che ha fatto lui.

Alberto, a questo punto cosa ti aspetti dal 2022?

Non ho pressioni da parte della squadra. Voglio aiutare i miei compagni. Personalmente non ho particolari aspettative, non ho fretta. Sono un velocista che tiene bene nelle brevi salite e vorrei sviluppare meglio le mie caratteristiche. So che sentirò la differenza nelle gare, ma al momento la preparazione c’è, è buona e mi sento pronto.

Edoardo Faresin, fra la laurea e il futuro sui pedali

07.12.2021
5 min
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Edoardo Faresin si appresta ad iniziare la sesta stagione da dilettante e lo farà, ancora, con la maglia della Zalf. Il suo è un cognome pesante: suo papà, Gianni Faresin, è stato un corridore professionista e da quando ha smesso di correre è diventato diesse proprio alla Zalf.

Edoardo ha affiancato al suo percorso di corridore quello scolastico. Prima si è diplomato al Liceo Classico e poi, proprio due settimane fa, si è laureato in Ingegneria Biomedica. In un mondo dove si finisce il percorso scolastico al diploma per concentrarsi sul ciclismo, la scelta di Edoardo è singolare, ma coraggiosa. Le difficoltà sono state molte, così, concluso questo percorso, abbiamo voluto conoscere la persona oltre al ciclista.

Edoardo Faresin ha festeggiato la laurea due settimane fa a casa con amici e parenti
Edoardo Faresin ha festeggiato la laurea due settimane fa
Prima di tutto Edoardo complimenti per il traguardo raggiunto.

Grazie mille, è stato difficile ma davvero bello e soddisfacente.

Come mai hai deciso di portare avanti questo doppio impegno?

Sono sempre stato bravo a scuola, infatti dopo le medie mi sono iscritto al Liceo Classico. Dopo il diploma ho deciso di proseguire con gli studi, perché il ciclismo rimane il mio sogno, ma mi sono comunque voluto tenere una porta aperta.

Come mai Ingegneria Biomedica?

Dopo il classico ho deciso di passare a qualcosa di più “pratico”, rimanendo anche legato al mondo dello sport. Ingegneria biomedica mi permetterebbe di lavorare con le protesi e quindi di aiutare chi ha avuto delle difficoltà o dei gravi infortuni. Mi piace l’idea di essere utile e di mettermi a disposizione delle persone.

E’ raro vedere un ragazzo che corre negli under 23 che inizia un percorso universitario, quali sono stati i pro di questa tu decisione?

Devo dire che questo mio percorso mi ha aiutato nel ciclismo e viceversa. La bici ti insegna a fare fatica, a dare sempre il massimo. Quando sei lì con il mal di gambe devi essere forte di testa per non mollare. Questa forza mentale l’ho trasportata nello studio e mi ha permesso di continuare anche quando ero demotivato.

Quali sono stati i momenti difficili?

Il 2020 per me è stato complicato, sia sportivamente che dal punto di vista dell’università. Aver perso un anno di corse a causa della pandemia penso abbia compromesso le mie chance di diventare pro’.

Edoardo Faresin in questa stagione vuole giocarsi le sue ultime occasioni per passare pro’ (foto Scanferla)
Edoardo Faresin vuole giocarsi le sue ultime occasioni per passare pro’ (foto Scanferla)
Questo ha influito negativamente anche sui tuoi studi?

Sì, per studiare devi essere lucido di mente, io in quel periodo non lo ero così non sono riuscito a dare gli esami che avevo in programma.

Hai concluso il quinto anno da dilettante, lo studio pensi abbia rallentato la tua crescita da ciclista?

Andare all’università e andare in bici a livello agonistico sono due impegni tosti. Lo studio mentalmente ti porta via tante energie, l’università però ti insegna a gestire il tempo e questo mi ha permesso di continuare ad andare in bici a buoni livelli.

Come si svolgeva una tua giornata tipo?

La mattina allenamento ed il pomeriggio studio. In inverno è stato più facile organizzare le giornate perché non avendo gare c’era più tempo libero. In estate, invece, ho avuto più difficoltà anche per quanto riguarda l’organizzazione.

Spiegati meglio…

Mi mancava proprio il tempo per andare a fare gli esami. Più volte ho rinviato il tutto agli ultimi appelli disponibili, non una gran mossa, ma era l’unica alternativa.

Vincere una corsa e laurearti, quanto sono simili come emozioni?

Molto. Quando vinci una gara ti passano per la mente tutti i momenti che ti hanno portato fino a lì, come la mia ultima vittoria alla Coppa Collecchio (foto Scanferla in apertura). Quando due settimane fa sono stato proclamato dottore devo ammettere che l’emozione è stata forte

Edoardo Faresin con lo studio ha imparato ad essere razionale anche durante la gara (foto Scanferla)
Edoardo Faresin ha trasportato la metodicità dello studio nel ciclismo (foto Scanferla)
Progetti per il futuro?

Per ora mi fermo con gli studi, anche se manterrò la mente allenata. Voglio godermi la prima stagione in cui posso pensare solo alla bici, diventare un ciclista professionista è il mio sogno e voglio provarci fino all’ultimo.

Aver avuto un padre ex corridore ha influenzato la tua carriera?

Lui non voleva che corressi in bici, più che per una questione di nome per il discorso legato ai sacrifici. Sa quante rinunce bisogna fare per emergere in questo mondo…

Allora come mai hai iniziato a correre?

Mia mamma mi ha messo sulla bici quando avevo sei anni. Il motivo era legato al fatto che comunque il ciclismo ti insegna la disciplina e l’organizzazione oltre ad essere uno sport sano.

Un ricordo legato a tuo padre?

Sempre intorno ai 5-6 anni lo vedevo correre in TV e per imitarlo prendevo la bici e giravo per tutto il giardino. Quando avevo finito la mia corsa immaginaria salivo su una sedia e fingevo fosse il podio.

Proprio tuo padre (Gianni Faresin) ha detto che i corridori elite sono importanti per una continental, ne abbiamo parlato anche con Zurlo, tu che ne pensi?

La Zalf ha sempre avuto questa mentalità: prendere corridori giovani ed accompagnarli nella loro crescita umana e professionale. L’esperienza di noi che siamo qui da più tempo è importante, in corsa possiamo dare una mano ai diesse. Abbiamo già corso su molti dei percorsi e sappiamo come muoverci in questa categoria. Tornerà utile anche la mia indole di mettermi a disposizione degli altri.

Elite, mentori e chiocce dei giovani, ne parliamo con Zurlo

05.11.2021
4 min
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In un ciclismo in cui si passa professionisti sempre più giovani c’è una categoria di corridori di cui ci stiamo dimenticando: gli elite. Nella categoria under 23 l’età media si abbassa sempre più così abbiamo voluto capire quanto conta avere in squadra un corridore con esperienza. Nel corso della stagione uno degli elite che si è messo maggiormente in mostra è stato Matteo Zurlo, della Zalf Euromobil Desiré Fior.

Il ragazzo veneto ha ottenuto numerose vittorie: ben cinque tra cui la classifica generale del Giro del Veneto. Abbiamo voluto così chiedere a Matteo quali sono state le differenze maggiori che ha riscontrato in questa stagione. Soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo con i compagni e com’è cambiato lo stesso all’interno della squadra. Faresin ha speso belle parole per i suoi elite dicendo che non vuole rinunciare a loro. Cerchiamo di capire perché.

Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Matteo, quanto conta creare un gruppo coeso?

Per ottenere i risultati di quest’anno è fondamentale. Bisogna remare tutti nella stessa direzione per far andare avanti la barca. Ho chiuso il mio quarto anno in Zalf e l’anno prossimo potrei essere ancora qui, conosco tutto di questa squadra.

Da dove si parte?

Banalmente dai vari ritiri invernali, dove passiamo i primi momenti insieme e si inizia a creare il gruppo. I giovani che arrivano qui da noi sono di un certo livello, la Zalf non prende gente qualunque, come testimoniano i 14 corridori diversi che hanno ottenuto almeno una vittoria quest’anno.

Zurlo ha corso molte gare con i professionisti, da quest’anno infatti la Zalf è diventata continental
Zurlo ha corso molto anche con i professionisti, la Zalf è continental
Da più esperto, come ti rapporti con i più piccoli?

Il mio ruolo viene fuori in corsa, avendo fatto qualche gara in più mi faccio sentire su come muoversi in gruppo. Gli dico quando stare a ruota o quando andare in fuga. Faresin crede molto in noi e ci chiede di passare la mentalità Zalf anche ai nuovi arrivati.

Ovvero?

Non si gareggia guardando il proprio interesse ma a quello del team. Tutti hanno la possibilità di ben figurare durante la stagione, se ti metti a disposizione dei compagni loro faranno lo stesso per te.

Non si corre il rischio di avere troppi galli nel pollaio?

Qui entra in gioco il ruolo del diesse, deve essere bravo a mantenere l’equilibrio. Poi quando dimostri quel che dici con i risultati è più facile lavorare anche per noi atleti.

Ti alleni spesso con loro?

Abbiamo una casetta a Castelfranco Veneto e noi della zona. Cattelan, Faresin, Tolio, Menegale, Raccani ed io ci siamo allenati spesso insieme. Ci diamo motivazione a vicenda, penso che per i ragazzi nuovi avere qualcuno di esperto che si alleni al loro fianco sia importante. Il salto tra junior ed under 23 si fa sentire, cambia il modo di allenarsi e la frequenza con cui lo fai, inizi a vedere l’obiettivo più vicino.

Intendi quello di passare pro’?

Sì, nella categoria under 23 abbiamo tutti lo stesso sogno.

Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Non c’è il rischio di aiutare troppo un compagno e di rimanere indietro?

Avere un capitano predefinito è un’arma a doppio taglio in questa categoria. Correre sempre per un capitano non ti permette di maturare appieno e di scoprire i tuoi limiti e le tue potenzialità. Noi giovani dobbiamo essere lasciati liberi, soprattutto in questa categoria.

Non ti preoccupa che alcuni tuoi compagni siano passati e tu no?

Sono sereno, è ovvio che il mio obiettivo è diventare professionista, ma ci credo ancora e non smetto di lavorare. Qualche contatto ce l’ho per il prossimo anno, ma so anche che in casa Zalf le porte per me sono aperte. Una cosa è certa, non smetterò di pedalare.

L’italiano e l’esordio nei pro’: la stagione coi fiocchi della Zalf

28.10.2021
5 min
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Alla fine Zalf ha fatto la Zalf. Nella sua stagione numero 40, la squadra di Egidio Fior e Gaspare Lucchetta e diretta da Gianni Faresin è tornata a ruggire come non succedeva da un po’.

Okay, la Colpack Ballan in questo momento viaggia su altri livelli, ma i ragazzi del team di Castelfranco Veneto sono stati autori di una seconda parte di stagione mica da ridere. Anzi, proprio da ridere e sorridere visti i tanti trionfi, ben 30, e cosa più importante con 14 corridori diversi.

Gianni Faresin, Zalf Fior
Gianni Faresin è tornato quest’anno alla Zalf. Tra l’altro questa è stata la prima stagione da continental
Gianni Faresin, Zalf Fior
Gianni Faresin è tornato quest’anno alla Zalf. Tra l’altro questa è stata la prima stagione da continental

Partenza così, così

Con Faresin facciamo dunque il punto su questa stagione dal doppio volto. Stagione che tra le altre cose è stata la prima da continental. Il team ha esordito in questa categoria alla Per Sempre Alfredo (foto di apertura), ha preso parte all’Adriatica-Ionica Race, al Gp Adria Mobil, al Giro di Sicilia alla Veneto Classic.

«Sono soddisfatto. Anzi, molto soddisfatto – dice il tecnico veneto – Non siamo partiti bene. Abbiamo raccolto qualcosa in meno rispetto al solito e rispetto a quel che pensavamo. Abbiamo fatto tanti piazzamenti. Eravamo sempre presenti, ma pochi trionfi».

«Dopo il Giro Under 23 però le cose sono cambiate a partire dal campionato italiano. Da luglio in poi abbiamo raccolto più di quello che forse potevamo, abbiamo avuto episodi a nostro favore. Io dico sempre che fortuna e sfortuna si bilanciano e così è stato. I ragazzi hanno anche preso più fiducia in loro stessi».

La vittoria numero 30 del 2021: Elia Menegale (casco nero-rosso) precede di un nulla Michael Minali (foto Instagram)
La vittoria numero 30 del 2021: Elia Menegale (casco nero-rosso) precede di un nulla Michael Minali (foto Instagram)

Un Giro nato male

Una grossa fetta della stagione della Zalf Euromobil Désirée Fior è stata segnata da un brutto Giro U23. I corridori di Faresin (ma anche di Mauro Busato ed Ilario Contessa,) forse ricorderete, andarono in altura ma trovarono condizioni poco favorevoli e finirono per scendere peggio di come erano saliti.

«Per andare forte al Giro bisognava andare in quota, ma certo il periodo non era dei migliori – riprende Gianni – Eravamo andati sul Pordoi, ma il meteo non era buono. Okay, ci siamo allenati in basso, verso Cavalase ma nevicava praticamente tutti i giorni.

«Tuttavia, se guardiamo ai risultati dico anche io: okay, il Giro è andato male. Però noi eravamo presenti nelle fughe, abbiamo sempre attaccato per quel poco che si è potuto fare visto che di tappe intermedie non ce n’erano. Visto che Ayuso ha dominato sempre e che la corsa era parecchio chiusa. Oltre allo spagnolo c’è stato spazio per pochissimi altri».

Vincenti in tanti

Come Gianni analizziamo quanto detto in apertura: trenta corse nel sacco con 14 atleti differenti, davvero un bel segnale. Il più vittorioso è stato Matteo Zurlo con cinque successi, seguito da Riccardo Verza e Giulio Masotto con tre.

«Vincere con tanti corridori differenti è sempre stata la forza della Zalf – dice Faresin – Non partiamo con un capitano solo, ma cerchiamo di averne più di uno proprio perché sono tutti corridori di ottima qualità. Spesso decidiamo strada facendo su chi puntare. In più quello di quest’anno devo dire che è stato proprio un bel gruppo, molto affiatato.

«Da luglio in poi c’è stato un vero cambio di passo a partire dal campionato italiano che abbiamo vinto con Gabriele Benedetti. Quel giorno abbiamo fatto proprio un bel colpo. I ragazzi sono stati coraggiosi ad attaccare presto e col senno del poi dico che quella vittoria assume ancora più valore, visto che a fare secondo è stato Baroncini. E’ stata una gara difficilissima:».

“Vecchi” e giovani

E per il prossimo anno ci sarà un bel rimescolamento, ma nessuna rivoluzione, si continua su questa falsariga. Passano Edoardo Zamabanini (alla Bahrain Victorious), Alex Tolio (alla Bardiani Csf Faizanè) e Gabriele Benedetti (alla Drone Hopper-Androni). E si continua con una squadra anche “vecchietta” se vogliamo…

«Consideriamo che i classe 1998-1997 hanno perso un anno con il Covid. Noi in ogni caso manteniamo quattro elite. E li teniamo per due motivi principali. Primo: un ragazzo di 22-23 anni non è vecchio. Okay che la strada che si è intrapresa è questa, ma io non ne sono così convinto. Piuttosto sono convinto che così perderemo molti ragazzi che non sono pronti al passaggio. Si sa che tra i pro’ non hai tanto tempo per dimostrare il tuo valore. E non sono tutti Evenepoel… Secondo: gli elite vicini ai ragazzi più giovani portano il giusto mix di esperienza. Gli insegnano qualcosa, gli danno sicurezza.

«Senza contare poi che questi atleti più grandi sono più affidabili. Questa estate alla lunga sono emersi loro, come era normale che fosse. Un primo anno è più altalenante nel rendimento. Lo devi far riposare di più. Un elite è meno stanco fisicamente e mentalmente. Anche perché i primo anno devono finire la scuola».

Ma questo non impedisce alla Zalf di prendere nuovi innesti dagli juniores. E che innesti!

«Ne prendiamo cinque – conclude Faresin – Samuele Bonetto e Simone Griggion dal Giorgione, Alberto Bruttomesso e Stefano Cavalli dalla Borgo Molino ed Edoardo Zamperini dall’Assali-Omap».

Zalf a cinque punte, a Capodarco vince Raccani

17.08.2021
5 min
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Era come se il tempo si fosse fermato. Simone Raccani era uscito dal 2019 con 6 vittorie al secondo anno da junior ed era piombato in un primo anno da under 23 in maglia Zalf Desirée Fior fatto di strade vuote e poche corse, reso arido dal Covid e dalle poche occasioni per fare esperienza. Così quando ieri è passato per primo sul traguardo del Gp Capodarco, un po’ avrà avuto la sensazione della vita che riprende e un po’ (glielo diciamo noi) ha vinto una delle corse più belle senza la spinta del suo pubblico, che sul muro finale la rende simile a una Liegi con vista sul mare. Se ci fosse stato la solita gente, Piccolo forse avrebbe fatto la differenza o in alternativa per Raccani sarebbe stato ancora più semplice tenergli testa. Quella spinta lascia il segno!

Sul podio di Capodarco, Raccani fra Piccolo e il compagno Tolio (foto Scanferla)
Sul podio di Capodarco, Raccani fra Piccolo e il compagno Tolio (foto Scanferla)

Muro chiuso

La corsa è tornata dopo la cancellazione del 2020. Sembrava si volesse impedire di farla passare sul muro, ma alla fine si è trovata la soluzione di chiudere quel tratto ai tifosi, scongiurando il mucchio selvaggio in stile Redoute, in cui i corridori di solito sfilavano fra due ali di appassionati accaldati e urlanti. I preparativi sono stati come di consueto di grande coinvolgimento, con il nome di ciascun iscritto dipinto sull’asfalto della salita che per ogni altro giorno dell’anno celebra la grandezza di Capodarco. Si è corso come tradizione vuole nel ricordo di Fabio Casartelli e Michele Scarponi. Soprattutto si è corso.

Le premiazioni sono andate avanti a lungo, per cui quando riusciamo a parlargli è quasi buio. Il caldo che ha attanagliato la riviera adriatica per tutto il giorno è ormai scemato.

Raccani in azione al Gp Sportivi di Poggiana, vinto invece da Ciuccarelli (foto Scanferla)
Raccani in azione al Gp Sportivi di Poggiana, vinto invece da Ciuccarelli (foto Scanferla)

Piccolo in mezzo

Il finale era tutt’altro che scritto, con Andrea Piccolo là davanti a scandire il passo con disinvoltura da professionista, pur non avendo fatto una sola corsa con la maglia dell’Astana. Ne conserva la Wilier e il colpo di pedale, che però non gli sono bastati per fare la differenza. Raccani e Tolio gli correvano a ruota, aspettando che calasse il passo per scattare e metterlo in difficoltà. Ma il corridore della Viris ha fatto tutto da sé. E quando sul muro ha piazzato l’ultimo affondo, Tolio si è staccato, Raccani gli è rimasto sul groppone come lo scorpione sul guscio della tartaruga. E nella volata gestita malissimo dal rivale, il corridore della Zalf ha avuto vita persino facile nel… metterlo a sedere.

«Era un’incognita – racconta Raccani – perché era la prima corsa in cui lo incontravamo, per cui ci siamo amministrati. A rendere la giornata pesante si sono messi il caldo, il percorso e anche parecchio vento. Capodarco per me era una novità, dato che sono di secondo anno e nel 2020 non si è fatta. Quello scorso è stato davvero un anno buttato. Comunque mi avevano parlato della corsa e avevamo visto che non c’erano troppe squadre a poter chiudere su una grande fuga. E così con Benedetti, Tolio e altri compagni d’avventura siamo partiti presto e siamo rimasti all’attacco per 150 chilometri».

Calendario killer

Nel tremendo comporre calendari da parte dell’Uci, Capodarco è una delle corse più bistrattate. La data è fissa, il 16 agosto, e fino a una decina d’anni fa era frequente vedere al via la crema del movimento under 23, che di lì a una settimana sarebbe partita per il Tour de l’Avenir. Poi la… balena francese ha iniziato a indietreggiare nel calendario, così prima sono spariti gli stranieri e alla fine se ne sono andati anche gli azzurri. Troppo ravvicinati i due eventi, con il recente colpo di grazia dell’Avenir partito prima di Ferragosto. Ciò non significa che il campo partenti sia necessariamente meno potente, ma la considerazione di Faresin sul livello delle squadre ha fotografato perfettamente la situazione.

«La selezione c’è stata da dietro – continua Raccani – mentre davanti eravamo sempre meno e ce la siamo giocata. Io avevo buone sensazioni e quando Piccolo si è messo a spingere forte, un po’ ce l’abbiamo costretto noi. Se avesse calato, sarebbero cominciati gli scatti. Così sul muro ho stretto i denti, le gambe dopo tanta strada erano giuste per tutti, e nel finale l’ho saltato facilmente. Ogni vittoria fa storia a sé. Quest’anno avevo già vinto a Biella, ma la prima internazionale ha sempre un gusto particolare».

Nel 2019, Raccani campione regionale al Trofeo Città di San Martino (foto Scanferla)
NEl 2019, Raccani campione regionale al Trofeo Città di San Martino (foto Scanferla)

Zalf cinque punte

Avere in ammiraglia un tecnico come Faresin ha fatto la differenza. Il vicentino ha gestito benissimo la presenza di tre uomini nella fuga, con il tricolore Benedetti, fresco di contratto con l’Androni, che si è messo a disposizione dei compagni tirando con più generosità. Poi, avendo soppesato le forze in campo, ha consigliato provvidenzialmente di restare a ruota del misterioso corridore della Viris che avrebbe potuto tirare fuori il coniglio dal cilindro o spegnersi, come è stato, sul rapporto troppo lungo che si è ostinato a tirare per tutto il tempo.

«Abbiamo dimostrato una volta di più – dice Faresin – che la nostra forza è lo spirito di squadra. I ragazzi hanno corso in maniera attenta sin dai primissimi chilometri e questo ci ha premiato. Sapevamo di poter contare su di un quintetto a cinque punte: ognuno dei ragazzi che avevamo in gara poteva ambire al successo finale e invece tutti hanno corso per il bene della squadra. Ha vinto Raccani ma è come se a vincere fossero stati anche Tolio, Benedetti, Zambanini e Guzzo».

Per la squadra di Castelfranco Veneto il 2021 ha il sapore di un ritorno ai vertici, alternativa credibile alla Colpack con un gruppo giovanissimo. La stagione ha ancora tanto da dire.

Faresin, che cosa ti ricordi del primo Vendrame?

11.07.2021
4 min
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Andrea Vendrame ha caricato bici e speranze sulla sua auto e a un certo punto dell’estate, dopo i campionati italiani, è salito al passo del Pordoi, altura dolomitica forse meno di moda, ma sempre ottima altura. Lo avevamo incontrato proprio alla vigilia del tricolore e dal suo racconto della passione che mette nel praticare il ciclismo e del fatto che raramente il suo andare in bici è un passeggiare di poco conto, ci è venuto in mente di fare qualche domanda al suo preparatore. Non uno a caso, ma un tecnico che da professionista ha vinto il campionato italiano e il Giro di Lombardia. Uno che magari parla poco, ma ha cose da dire: Gianni Faresin. E se un corridore come Vendrame ha continuato ad averlo come allenatore anche dopo cinque anni che è professionista, allora forse ha anche cose da insegnare.

Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti
Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti

Under 23 vincente

Oggi Faresin è in corsa con i suoi ragazzi della Zalf Desirée Fior. Lo scorso anno cambiò maglia, ma quando la squadra di Castelfranco ha fatto il passo di diventare continental, Gianni ha ringraziato la Casillo ed è tornato a casa. La stessa casa in cui nell’ormai lontano 2015 incontrò Andrea Vendrame.

«Era uguale ad adesso – ricorda – veloce da gruppi ristretti. Arrivò da noi che aveva già fatto qualcosina (nel 2014 fra i risultati migliori di Vendrame, che correva alla Marchil, il 4° posto al Medaglia d’Oro Frare De Nardi e il quinto alla Bolghera, ndr), ma appena trovò il giusto ambiente, crebbe in modo netto. E’ sempre stato molto serio e preciso, a volte bisognava e bisogna ancora frenarlo, perché fa più di quel che gli viene detto. La squadra lo ha lasciato libero di farsi seguire e lui ha scelto di proseguire con me».

Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna
Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna

Uomo da Nord

Il passato è storia nota. Vendrame approdò alla Zalf nel 2015 e centrò quattro vittorie: il Giro della Provincia di Belluno, la notturna di San Donà, il Trofeo Zanchi e il Giro del Belvedere. Il 2016 sarebbe stato certamente l’anno della consacrazione, ma un’auto lo investì alla metà di aprile e rischiò di mettere fine alla sua carriera. I risultati di quell’anno sono la conseguenza della rincorsa alla migliore condizione. Nessuna vittoria, ma sette secondi posti in corse di rilievo, come Felino, Briga, il Giro del Casentino, la Ruota d’Oro e il Piccolo Lombardia. E soprattutto il terzo posto agli europei di Plouay, con le cicatrici di quella caduta ancora sul volto.

«Andrea crescerà ancora – dice Faresin – con l’esperienza e con il crescere della resistenza. Ogni anno è più consapevole che su certi percorsi può essere vincente. Si butta anche nelle volate di gruppo, perché la squadra glielo permette. E’ pericoloso, ma gli tornano utili per le volate ristrette. Quanto alle classiche, se riesce a fare un buon inverno, può essere vincente anche in Belgio. Non gli serve tanto per trovare la condizione. Basti pensare alla caduta dell’ultima Coppi e Bartali, alla pausa necessaria e al fatto che al Giro sia stato in grado di vincere».

Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023
Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023

I piccoli Giri

La sua serietà in allenamento è un file che merita di essere riaperto, soprattutto perché il Faresin corridore era proprio così.

«Tanti corridori – ammette sorridendo Faresin – dopo un Giro d’Italia tendono a mollare, perché hanno la corsa successiva dopo un mese. Non si rendono conto che se fanno così, il dispendio energetico del riprendere la condizione è superiore a quanto gli costerebbe non mollare. Andrea l’ha capito. E francamente non vedo grossi punti da migliorare. Forse, se qualcosa va cambiato, è il fatto che prima delle corse in linea cui punta non ha mai fatto quelle corse a tappe di una settimana che ti danno la marcia in più. I Baschi prima delle classiche, ad esempio. Quest’anno ha fatto la Tirreno prima della Sanremo, ma quella corsa per lui è stregata. Alla fine viene dura, ma permette a quei 5-6 velocisti più forti di lui di arrivare in fondo. Servirebbe una corsa dura, magari col cattivo tempo perché potesse esaudire questo suo sogno».