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Dal quartetto agli sprint: la metamorfosi di Moro

24.11.2022
5 min
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Stefano Moro in mezzo ai velocisti è una novità così fresca, che anche lui a volte si guarda intorno e si chiede dove siano i compagni di prima. Quelli del gruppo endurance, di cui ha fatto parte fino ai mondiali, quattro settimane fa. Stefano ha 25 anni e nel 2019 si era portato a casa anche qualche bella corsa su strada, come il Trofeo Lampre, Sant’Urbano e il Circuito del Termen, poi la pista ha prevalso.

Quando Ivan Quaranta ha detto di essere in cerca di velocisti in ogni dove, suonando ai campanelli e reclutandoli nelle palestre, ha omesso di dire (forse era superfluo) che per prima cosa ha cercato in casa. E così si è accorto che il corridore delle Fiamme Azzurre, in forza come inseguitore al gruppo di Villa e su strada alla Arvedi Cycling, da allievo e da junior aveva fatto esperienza nelle discipline veloci, vincendo titoli italiani nel chilometro e nella velocità olimpica. Non gli serviva altro.

«Me l’ha proposto al mondiale – racconta fra lo stupito e il divertito (nella foto di apertura, Moro sta provando una partenza proprio con Quaranta) – io ero là come riserva. Mi ha offerto di intraprendere una strada nuova: diventare un velocista. Io subito ho parlato con Villa e Masotti (tecnico delle Fiamme Azzurre, ndr). Mi sono confrontato con loro e ho ascoltato i consigli, poi ho rimandato per due settimane. Nel frattempo, finita la stagione, sono andato in vacanza e ho continuato a pensarci. Finché sono tornato, ho sentito nuovamente Villa e Masotti e abbiamo preso la decisione di provarci».

Nessun rimpianto

Che il gruppo degli inseguitori inizi ad avere problemi di abbondanza è ormai cosa nota. Per cui probabilmente il ragionamento di Villa è stato quello di lasciar andare una delle sue riserve (agli europei di Plovdiv, Moro ha fatto parte del quartetto d’argento, ndr) per consegnare a Quaranta un elemento di esperienza in vista delle qualificazioni olimpiche per la velocità a squadre. 

«Le mie perplessità – spiega – erano dovute all’aver seguito un percorso per le discipline di endurance sin da quando ero junior. Sempre grazie all’endurance, sono riuscito a entrare nelle Fiamme Azzurre. Anche se ero nell’ombra di grandi campioni, ero un po’ titubante a intraprendere una strada nuova, perché voleva dire cambiare completamente vita a 25 anni. Però poi ho cominciato a pensare che, comunque vada, non vorrei ritrovarmi quando sarò molto più grande, a dire: “Cavolo però, pensa se ci avessi provato…”. Insomma, può andare bene o male, però non volevo avere dubbi. Ci proviamo e basta. E dico grazie alle Fiamme Azzurre e ad Arvedi Cycling per essermi stati accanto anche davanti a questa scelta».

Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi
Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi

Tricolore keirin

Non è un salto nel buio, ma anche per Moro il terreno da recuperare è parecchio. Aver fatto il velocista sette anni fa non rende scontato che il passaggio sarà agevole. Sarebbe potuto restare nel gruppo endurance, vincere i suoi campionati italiani e restare forse nell’ombra nei grandi appuntamenti: così invece il bergamasco si gioca un posto alle Olimpiadi. Questa è la fase della scoperta, che un po’ intriga e un po’ rende nervosi.

«Il mio primo titolo italiano – ricorda – l’ho vinto da allievo nella velocità. Quest’anno sempre agli italiani, Quaranta così per scherzo mi ha proposto di correre il Keirin. Io non volevo, ma alla fine sono partito e l’ho vinto. E da lì è nata l’idea. Così ho lasciato il gruppo degli inseguitori, ma nessuno ha fatto battute. Finora ho incontrato solo Lamon, ci scherziamo su e io gli dico che adesso diventerò grosso…». 

Lavori sulla forza

In palestra lo abbiamo osservato a lungo, mentre faceva esercizi con il bilanciere sulle spalle, controllando i movimenti del ginocchio e costruendo una forza che altrimenti non sarebbe necessaria. Bragato, osservandolo con noi, faceva notare che Moro dovrà soprattutto dare maggior consistenza alla parte superiore del corpo, mentre le sue di velocità verranno fuori quasi da sé. 

«Generalmente andavo in palestra una volta a settimana – sorride Moro – invece da quando sono arrivato in ritiro ho iniziato la prima settimana con tre sedute, mentre in questa ne abbiamo in programma quattro. E’ tutto un altro modo di allenarsi, devo imparare da loro che sono molto più giovani. Quanto agli obiettivi, adesso inizio ad allenarmi e a capire come va, dopo vedremo. Punto solo a migliorare e diventare competitivo, per partecipare ai keirin, alla velocità e così via…».

La qualifica olimpica di Lamon è già iniziata

22.11.2022
5 min
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Forse non è per caso che dei quattro campioni di Tokyo, l’unico che in questi giorni sta lavorando a Noto sia Francesco Lamon. Il veneto fa da chioccia ai giovani convocati da Villa, ma intanto costruisce la condizione per difendere il suo posto. Il quartetto azzurro si è popolato di colpo di fior di campioni. Grandi specialisti che contemporaneamente corrono o correranno nel WorldTour, con innegabili vantaggi sul fronte del livello atletico. Per restare al top, Lamon ha solo una soluzione: dare il massimo in ogni occasione possibile. Consapevole del fatto che quando inizierà la stagione su strada, gli altri cambieranno marcia. Vedere lo spostamento di Jonathan Milan nel “suo” ruolo di primo uomo del quartetto non può averlo lasciato indifferente.

«Se bisogna guardare i risultati – dice in un momento di pausa nel velodromo di Noto – direi che il 2022 è stato un anno parzialmente positivo. Dopo l’europeo andato storto, a me in primis premeva dimostrare che comunque era stato solo un passaggio e un episodio sgradevole. Le responsabilità, ovviamente, come ha sempre detto anche Villa, era la nostra. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e al mondiale siamo arrivati in buona forma, nonostante i vari appuntamenti degli altri ragazzi. Se ogni anno si riesce a essere nei primi tre del campionato del mondo, vuol dire che ci siamo. Questo di base è già positivo».

La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto
La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto

«Ovviamente da adesso – prosegue Lamon – inizia la qualifica olimpica. In ogni appuntamento, dato che sono pochi, bisognerà essere non dico al 100 per cento, ma almeno al 99. Per essere tranquilli e non qualificarsi per il rotto della cuffia. Quindi daremo il massimo già da questo ritiro. Sono mentalizzato sui campionati europei di febbraio, primo appuntamento del 2023 e primo passaggio per qualificarci».

L’arrivo di Milan

“Lemon” non si piange addosso. Quando arrivi tanto in alto, sai che il solo modo per restarci è vincere la concorrenza interna. Villa su questo è sempre stato chiaro. E anche se per i suoi ragazzi d’oro ha sempre avuto un occhio di riguardo, il passaggio a vuoto agli europei di Monaco ha in qualche modo spostato gli equilibri. Il Lamon dei mondiali era sicuramente più incisivo, ma nulla è più scontato. Ammesso che lo sia mai stato.

«Vedere Milan che fa le partenze – ammette – serve da stimolo per tirare fuori Il 150 per cento. Jonathan lo definisco un fuoriclasse per quello che fa in pista, ma anche su strada. Essendo anche un ragazzo molto giovane, è riuscito ad arrivare a questi livelli in un paio d’anni, mentre io ci ho messo non dico una carriera, ma quasi. Una sana competitività interna giova a tutti, perché si arriva agli appuntamenti con il gruppo più forte. Il bisogno di riconfermarsi ogni volta lo vedo come uno stimolo, anche perché comunque stiamo andando verso un’Olimpiade. Chi va più forte sarà dentro e non ci sarà nessun rancore, da parte mia in primis. Però intanto lavoriamo bene per dimostrare che ci siamo ancora».

Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio
Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio

Livello altissimo

Fa strano vederli girare in pista con le bici da strada. A un certo punto, proprio Lamon è arrivato a velocità altissima sul rettilineo e ha smesso di pedalare e la prima reazione, pensando alla bici col fisso, è stata di paura. Mentre i velocisti provano le loro partenze in sfide parallele che fanno venire il mal di gambe, le ragazze e i ragazzi del gruppo endurance sono usciti di mattina su strada e sul cemento di Noto provano a loro volta degli allunghi e delle partenze con le bici da strada. Quelle da pista sono rimaste in magazzino.

«Più che il livello mondiale – riprende Lamon – secondo me il livello che si sta alzando è quello all’interno del nostro gruppo. In generale abbiamo visto che, Olimpiadi a parte, i tempi dei quartetti si sono abbastanza livellati. La differenza in casa nostra è che se fino a 3-4 anni fa un determinato tempo lo facevamo in cinque, adesso possono farlo in 8-9, quindi da un lato questo ci dovrebbe permettere di lottare per la qualifica a livello molto alto, dall’altro guadagnarsi il posto da titolare è più difficile».

Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore
Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore

Calo mentale

Parla con tono sereno, il cronometro non mente. Forse la chiave di lettura del 2022, per lui che non corre su strada come gli altri tre azzurri di Tokyo, sta proprio nel fatto di aver fatto più fatica a lasciarsi dietro quell’oro. Le Olimpiadi e poi il successo al mondiale. A quel punto l’attività WorldTour che ha risucchiato Ganna, Milan e Consonni ha rimesso tutto a posto, mentre Lamon e gli altri specialisti sono rientrati in una routine non sufficientemente serrata.

«L’anno post olimpico – riflette – è stato un anno come tutti gli altri. Se però devo guardare gli appuntamenti, forse ci sono arrivato un po’ più stanco mentalmente. I sei mesi di avvicinamento a Tokyo sono stati molto tosti, quindi è stato un calo più mentale che fisico. Ovviamente quando esci da un appuntamento preparato in quel modo, era più da staccare di testa. Per questo penso e spero che andrà meglio. Quest’anno niente vacanze. Ho preferito restare in Italia cercando casa, anche se non l’abbiamo trovata. Dovrei correre la Vuelta San Juan in Argentina. Non lo so ancora per certo, ma in vista degli europei una corsa a tappe, a me in primis, fa bene perché aumenta la resistenza su cui durante l’anno faccio fatica a lavorare, facendo le gare con i dilettanti. Sarà un anno più concentrato rispetto agli altri, perché i campionati del mondo ci saranno ad agosto».

Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci
Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci

«Devo colmare quel gap che ho rispetto anche ad altri professionisti che fanno la stagione su strada – ragiona Lamon – programmando il lavoro nel modo più preciso possibile anche con Villa e Bragato. E al riguardo vorrei anche ringraziare sia la Arvedi Cycling, che è la mia squadra di appoggio per le gare su strada, sia ovviamente il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, che mi concede di fare tutto questo e dandomi sempre l’appoggio di cui ho bisogno. Sono sereno. Ho la tranquillità di cui ho bisogno per fare un bel 2023».

Technogym Ride, la bici per l’indoor più connessa di sempre

12.03.2022
3 min
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Technogym presenta Ride, la prima bici indoor progettata dai campioni del ciclismo per l’allenamento del ciclista, a casa ed in palestra. La sua peculiarità è il collegamento e la compatibilità con le app dedicate al training. Una varietà, senza precedenti, di programmi di allenamento e percorsi virtuali, compresa la possibilità di correre il Giro d’Italia nella propria casa. 

Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti
Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti

Simulazione indoor

Ogni ciclista sogna di poter pedalare ogni giorno sull’Alpe D’Huez, sulle Dolomiti o negli altopiani dell’Islanda. Technogym Ride ha uno schermo di 22” che permette di vivere un’esperienza indoor immersiva. Grazie ad un solo log-in, senza difficoltà di installazione e configurazione, consente di accedere comodamente alle app e contenuti di allenamento preferiti.  

Direttamente sulla console integrata, è possibile collegarsi alle principali app utilizzate dai ciclisti – fra cui Zwift, Strava, Rouvy, TrainingPeaks – a numerose app di intrattenimento – Netflix, YouTube e molte altre. In alternativa è possibile scegliere i programmi TNT (Technogym Neuromuscolar Training) studiati dal Centro Ricerche Technogym, che prevedono il miglioramento sia delle qualità metaboliche che di quelle neuromuscolari. Spazio anche all’impostazione fai da te, con un allenamento su misura costituito da step di intensità e durata, completamente personalizzato sugli obiettivi personali. 

Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione
Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione

Tanta potenza

Dal punto di vista della biomeccanica, Technogym Ride, è dotata di un vero e proprio cambio e offre un feeling di pedalata realistico. Infatti il tempo di reazione è molto veloce e va da 0 a 1.000 watt in mezzo secondo

Silenziosa ed ideale per la casa, la Ride grazie alla geometria del telaio a V è in grado di riproporre misure che vanno da 50 a 58+. Inoltre le pedivelle sono regolabili in 3 posizioni ed i “Fast Buttons” permettono di accedere alle varie modalità di lavoro (potenza costante, pendenza, percentuali di FTP) e posizioni di utilizzo. 

Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani
Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani

L’evento e i testimonial

L’anteprima a Milano di Technogym Ride è stata organizzata in collaborazione con il Giro d’Italia. Technogym è infatti partner di Giro d’Italia Virtual, il progetto di indoor cycling sviluppato da RCS Sport. Gli appassionati di ciclismo vivono, in sella alla propria Ride, attraverso una piattaforma digitale sviluppata da BKOOL e compatibile con il Technogym Ecosystem, una simulazione 3D, video reale e pedalata di ogni tappa.

Da oltre 30 anni, l’azienda collabora con i campioni di ciclismo, a partire dal team professionistico MG-Technogym di Gianni Bugno negli anni ‘90, fino alle collaborazioni con i campioni di oggi: da Elia Viviani a Martina Fidanza. Alla presentazione erano presenti molti atleti di spicco come l’oro olimpico Francesco Lamon e campioni di altri sport come Jury Chechi.

Technogym

I pistard della Arvedi Cycling pronti a vincere anche su strada

11.02.2022
4 min
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La filosofia della Arvedi Cycling per il 2022 è chiara ma non scontata. La formazione elite/U23, che ha una forte vocazione per l’attività all’interno dei velodromi, vuole continuare ad affermarsi anche su strada.

Dal 2019, anno della sua nascita, la squadra che ha sede a Cremona si era ritagliata subito uno spazio nel panorama dilettantistico. Nelle ultime due stagioni aveva unito le forze con la Biesse-Carrera (nel 2020 con lo status di team continental). Da quest’anno però sono tornate ad essere due realtà separate.

Il roster della Arvedi Cycling non è numeroso ma qualitativamente attrezzato. Sarà una formazione di nicchia, formata da 9 atleti e guidata dai diesse Massimo Casadei e Giovanni Pedretti.

Su tutti spicca l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento a squadre Francesco Lamon. Poi ancora gli altri azzurri Michele Scartezzini, Stefano Moro, Mattia Pinazzi e Niccolò Galli. Tutti e cinque sono stabilmente nel giro del cittì Marco Villa e nel mirino hanno Parigi 2024. Gli altri quattro sono Michael Cattani, Lino Colosio, Alessandro Sala e Andrea Violato. Tutti provenienti dagli junior e che hanno già un curriculum importante su pista.

Per conoscere meglio i loro programmi abbiamo sentito il presidente e team manager Massimo Rabbaglio, cremasco diventato bresciano d’adozione e da tanti anni immerso nel mondo ciclistico.

Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Partiamo dalla divisione con la Biesse Carrera. Quali sono stati i motivi?

Essenzialmente due. Volevamo farlo già nel 2021 ma non eravamo ancora pronti. La prima è una ragione tecnica. Era diventato difficile gestire i due gruppi. Noi legati principalmente alla pista, loro alla strada. Il secondo motivo è di carattere commerciale. Le aziende Biesse e Carrera hanno lo stesso proprietario e volevano rilanciare il marchio delle bici mentre abbiamo usato da sempre Pinarello. Non era possibile, c’era un conflitto di interessi. Abbiamo preferito prendere due strade diverse. Con loro è rimasto un ottimo rapporto, ci confrontiamo ancora assieme su certi temi.

Siete una sorta di succursale della nazionale italiana della pista.

E’ vero. Siamo una società che ha sposato la linea guida di Villa. Abbiamo sempre scelto ragazzi con predisposizione alla pista che tuttavia potevano lavorare bene su strada e viceversa. Ritengo che sia stata una scelta che ha ripagato. Al di là delle vittorie conquistate, siamo soddisfatti anche di aver portato al professionismo Attilio Viviani. Siamo contenti di aver avuto, negli ultimi due anni, altri attuali pro’ come Conca e Colleoni.

L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
Che obiettivi avete quest’anno?

Abbiamo una squadra composta da gente esperta e da quattro giovani al primo anno. Questi ultimi sono tutti da scoprire anche se conosciamo bene i loro risultati nelle categorie precedenti. Dobbiamo verificare quali siano le loro possibilità di crescita. Se Lamon, Scartezzini e Moro, che fanno parte delle Fiamme Azzurre, correranno su strada solo per tenersi allenati in vista degli appuntamenti su pista, posso dire che i due capitani saranno Pinazzi e Galli. Stanno crescendo bene. Con loro c’è un percorso legato sia col cittì Villa che col cittì Amadori.

Siete una squadra di velocisti. Che tipo di calendario farete su strada?

Faremo gare adatte a loro, sia nazionali che internazionali. Non saranno limitate solo alle loro caratteristiche ma andremo a fare anche quelle più mosse e dure. Esordiamo alla San Geo che non è proprio piatta e facile sul profilo altimetrico. Queste corse più dure serviranno ai nostri ragazzi per fare esperienza e maturare ulteriormente. Abbiamo fatto la richiesta al Giro d’Italia U23 e non so se lo faremo ma mi piacerebbe che alcuni nostri atleti venissero scelti per la rappresentativa interregionale che parteciperà.

Il vostro progetto è supportato da sponsor e fornitori di rilievo. Su questo aspetto ha inciso il fatto di avere tanti atleti legati alla nazionale?

No. Ci tengo a dire che non sono andato dalla federazione per avere eventuali favoritismi. Anzi, forse siamo noi che aiutiamo loro avendo sposato questo programma della pista (sorride, ndr). Noi abbiamo sempre presentato i nostri piani alle aziende con cui abbiamo rapporti e loro decidevano se appoggiarci o meno. D’altronde molti nostri fornitori lo sono anche di altre squadre.

Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Da Arvedi avete un contributo importante che si radica nel vostro territorio.

Sì ed importante. Con questa azienda collaboro da 12 anni. Ho un rapporto sereno con loro. Abbiamo sempre fatto scelte razionali. Io proponevo, loro valutavano e poi avallavano le mie idee che più gli piacevano. Grazie a loro manteniamo la filiera con i giovanissimi del C.C. Cremonese e quest’anno avremo anche quattro esordienti e due allievi tesserati come Arvedi Cycling. Inoltre collaboriamo da anni anche con il settore giovanile della GB Junior. Se possibile vorrei chiudere aggiungendo un’ultima cosa…

Certo Massimo. Quale?

In questi anni abbiamo voluto coinvolgere alcuni dei nostri ex corridori. Quest’anno come secondo diesse c’è Giovanni Pedretti, cremonese doc che ha corso fino al 2019. Poi mi fa piacere che altri due bravi ragazzi come Michel Piccot ed Andrea Zanardini siano ora massaggiatori rispettivamente con Bardiani Csf Faizanè e Drone Hopper-Androni dopo aver fatto esperienza con noi. Certe attitudini non vanno sperperate e sono particolarmente orgoglioso di queste tre nuove carriere.

Nessun posto è garantito. E Lamon si rimbocca le maniche

01.02.2022
4 min
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Si riparte. Azzeri il contachilometri. Infili la nuova maglia e cominci a guardare avanti. Così Francesco Lamon, campione olimpico di Tokyo nel quartetto ha resettato tutto e sta concludendo il ritiro con la Arvedi. Chiuderanno domani, poi si sposteranno a Montichiari per qualche giornata in pista. Il velodromo ha riaperto ed è stato come tornare a casa.

«Ma in realtà – sorride il veneziano – col fatto che il primo appuntamento in pista sarà a Glasgow per fine aprile, avere la pista chiusa e privilegiare il lavoro su strada è venuto anche bene. Abbiamo fatto un bell’inverno, con i ritiri fra Spagna, Canarie e Sicilia. Sarei dovuto partire a correre alla Vuelta San Juan in Argentina, che sarebbe stata utile per il caldo. Invece comincerò con la San Geo. In attesa di capire se Villa mi convocherà per qualche corsa in maglia azzurra, cercherò di fare più corse possibili su strada con la squadra».

Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
La Arvedi si è scissa dalla Biesse…

E adesso siamo quasi tutti ragazzi, anche i giovani, con esperienza in pista. Il direttore sportivo è Casadei e alla base c’è l’accordo con Villa. Gli sponsor tecnici sono gli stessi della Federazione. E’ una bella situazione, così come sono molto contento di come sta andando con le Fiamme Azzurre.

Ti hanno festeggiato dopo le Olimpiadi?

Sono con loro dal 2018 e l’oro di Tokyo è stata la prima vittoria olimpica, per cui erano e sono contentissimi. Alcuni li ho trovati all’aeroporto quando sono arrivato, davvero una splendida situazione.

Dopo un oro olimpico come si fa a resettare tutto?

Pensando ai prossimi obiettivi. La prima cosa sarà fare dei bei punti per la qualificazione di Parigi 2024. La prima occasione saranno gli europei e sarà bene qualificarsi presto in modo da essere tranquilli come prima di Tokyo.

Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
E’ cambiato qualcosa per te sul piano tecnico?

La posizione in bici è sempre quella, invece ho lavorato tanto di più sulla resistenza, che è quel che un po’ mi mancava. I tanti lavori fatti su strada sono certo che daranno i loro frutti anche in pista.

Sei stato finora il lanciatore del quartetto, pensi che sarà per sempre il tuo ruolo?

Non so dirlo, ci sta che emerga qualche giovane più forte. Non dirò mai che è il mio ruolo e basta. L’obiettivo è riconfermarmi al miglior livello, sapendo che il gruppo ha fiducia in me.

Chi potrebbe portarti via il posto?

Ci sono giovani che crescono e lo stesso Milan al mondiale ha dimostrato di essere tagliato per quel lavoro, anche se i tempi fatti sono stati diversi. So che per caratteristiche è un ruolo che mi appartiene.

Dice Consonni che ogni volta in pista è guerra per tenere il punto…

Dice così perché di base siamo… ignoranti e ci piace scherzare anche facendo tempi sempre migliori. Ma di certo quando ci giocavamo un posto per Tokyo, non ci siamo mai risparmiati. Fra atleti la voglia di dimostrare il proprio valore deve esserci.

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Com’è stato andare in ritiro con le ragazze?

Alla fine siamo sempre quelli di quando andiamo alle gare. E a guardare il mondo fuori, eravamo gli unici con i due blocchi così distinti. Credo si possa lavorare bene, si percepisce che il gruppo è già ben amalgamato.

Pensi che avere solo tre anni prima di Parigi inciderà in qualche modo? 

Avere davanti un anno in meno non cambia tanto, preferisco semmai pensare che abbiamo avuto un anno in più per costruire il nostro oro.

Niccolò Galli: scuola Biesse Arvedi e ripetizioni da Lamon

13.12.2021
5 min
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L’Italia dell’inseguimento a squadre corre veloce. Oltre ai risultati della nazionale maggiore si aggiungono le prestazioni della nazionale under 23. Per loro è arrivato un bronzo agli europei di Apeldoorn, a replicare il risultato ottenuto l’anno precedente.

Uno dei protagonisti di questa doppia medaglia è Niccolò Galli, atleta passato under 23 la scorsa stagione alla Biesse Arvedi. Una squadra che fa dei successi sul parquet un vero marchio di fabbrica. Infatti, il giovane Niccolò, 19 anni per lui, corre accanto ai protagonisti di questa stagione su pista: Francesco Lamon e Michele Scartezzini.

Con Niccolò abbiamo voluto tirare le somme dopo il suo primo anno alla Biesse Arvedi e dopo una bella stagione su pista. Chiedendogli com’è lavorare con tanti campioni giorno per giorno e quali sono gli insegnamenti che gli trasmettono.

Niccolò Galli inizia la sua seconda stagione in maglia Biesse Arvedi, con grandi compagni come Lamon e Scartezzini (foto Miche)
Niccolò Galli con la maglia Biesse Arvedi (foto Miche)
Che primo anno è stato?

Molto intenso per quanto riguarda la pista. Mentre su strada ho dovuto saltare alcune gare soprattutto a inizio stagione causa maturità, mi sono diplomato al Liceo delle Scienze Umane.

Con i compagni, come ti sei trovato?

Mi sono subito ambientato. I diesse ed i miei compagni mi hanno accolto bene, non mi hanno messo fretta o pressioni. Per quanto riguarda impegno e dedizione come primo anno da under 23 mi ritengo soddisfatto. Siamo un gruppo molto unito, soprattutto chi condivide anche l’impegno su pista.

Con chi senti più affinità?

Ho più cose in comune con Francesco Lamon visto che pratichiamo anche la stessa disciplina (inseguimento a squadre, ndr).

Ti dà dei consigli?

Il mio rapporto con Francesco è fantastico. Questo grazie soprattutto alla sua personalità, è un ragazzo molto sereno e disponibile. Con lui parlo di tante cose anche al di fuori della bici, dopo tante ore insieme bisogna anche staccare (ci dice ridendo, ndr). Ogni tanto, appunto per prenderci una pausa, andiamo a gareggiare sui go kart, ma mi batte anche lì.

In corsa che cosa ti piacerebbe imparare da lui?

E’ furbo, molto furbo. Sa perfettamente leggere la corsa, su pista e su strada. In quest’ultima però si vede proprio la sua grande capacità. Mi piacerebbe averla, è una dote che uno deve aver già nelle proprie corde ma può essere affinata. Con Francesco al mio fianco spero di migliorare tanto anche in questo campo.

In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
Sei molto giovane ma con tanti anni di corsa in pista, da dove arriva questa passione?

La pista mi ha sempre affascinato fin da quando ero allievo. Ho avuto la fortuna di approcciarmi a questo mondo quando si potevano fare le gare giovanili a Montichiari. Quando poi sono passato junior è venuto fuori il mio potenziale e sono entrato nel giro della nazionale.

Come mai hai scelto l’inseguimento a squadre?

In realtà faccio anche il chilometro lanciato ed ho provato anche l’inseguimento individuale ma non eccello come in quello a squadre.

Spiegaci le differenze tra il correre da solo ed in quartetto…

Nell’inseguimento individuale hai uno sforzo che pian piano aumenta, è importante anche la gestione. In quello a squadre alterni momenti di massimo sforzo a momenti di semi-recupero quando sei in scia. Mi piace di più correre in gruppo anche per una questione di squadra: essere parte di un team ti sprona a dare il massimo sempre.

Essere allenato da Marco Villa che sensazione dà?

Quello che ho imparato con lui è che lavorando in un clima sereno ci si esprime al meglio e c’è una maggiore propensione alla fatica. Marco Villa è determinato e metodico ma non ti carica mai di pressioni negative. Pretende, come è giusto che sia, quello che mi ha impressionato è il fatto che lui lavori per vincere e questa mentalità la passa ai suoi atleti.

Raccontaci del suo mitico tablet con le tabelle con i tempi, come le preparate?

In allenamento prestabiliamo un tempo che ci faccia lavorare al massimo delle nostre capacità. Decidiamo fin dall’inizio chi tira i primi metri e i tempi dei cambi. La parte su cui si lavora sono appunto i cambi, dove bisogna essere bravi a non creare il famoso “buco”.

Niccolò Galli, accanto a Marco Villa in foto, con i ragazzi della nazionale all’europeo under 23
Niccolò Galli accanto a Marco Villa festeggia il bronzo agli europei su pista
In corsa avete qualche rito particolare?

Prima della partenza Marco Villa ci lascia sempre molto tranquilli, prima di entrare in pista ci mostra la tabella. Sulla linea bianca ci diamo il pugno, è un po’ il nostro rito pre partenza, un passaggio di testimone.

Quanto è difficile in gara non guardare gli avversari e rimanere concentrati sulla prestazione?

Ammetto che uno dei pensieri che passa maggiormente in testa è: «Chissà dove sono gli altri». Ma con Marco abbiamo prestabilito dei piccoli segnali che lui ci manda da bordo pista così sappiamo se va bene, se dobbiamo accelerare o anticipare qualche cambio. Il segnale del rallentare devo ammettere di non averlo ancora visto – ride – forse non lo vedremo mai.

Quali saranno i tuoi obiettivi quest’anno?

Su pista il grande evento sarà l’europeo under 23, dopo due medaglie di bronzo è giunto il momento di cambiare colore. Su strada vorrei aumentare i giorni di gara perché garantiscono una buona base di partenza per affinare poi il lavoro su pista.

Che tipo di gare ti piacciono?

Visto il mio fisico (192 centimetri per 78 chili, ndr) fatico nelle salite lunghe, ho un buon “motore” e nelle volate ristrette me la cavo bene. Cercherò di capire bene quali percorsi sono adatti alle mie caratteristiche.

Ultime decisioni per Villa, ma i suoi ragazzi sono pronti

19.10.2021
5 min
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Quelle di ieri sera e quelle di stamattina sono ore decisive per gli azzurri della pista. Marco Villa è chiamato a risolvere alcuni enigmi e a tirare giù un preciso programma di gare: chi correrà cosa. L’ultimo ad aggregarsi alla spedizione azzurra ai mondiali di Roubaix è stato Elia Viviani, che ha corso fino all’ultimo su strada.

«L’aria è buona – dice il cittì Marco Villa – hanno levigato la pista perché avevano problemi con il legno. Me lo ha detto un esponente di Velotrack che la stava trattando, ma quali fossero questi problemi non lo so. Comunque non l’hanno fatto per renderla più veloce: hanno levigato e rimesso l’impregnante. E spero lo abbiano messo per tempo. Ai mondiali in Polonia i ragazzi al secondo giro di prova finirono in terra perché la vernice non si era asciugata!».

I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix
I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix

Ganna e il quartetto

«Pippo – dice il cittì – ha avuto dei problemi al costato e ha perso due mezze giornate di allenamento. Due sedute, poca roba. Piano piano poi ha ripreso. La caduta in allenamento lo ha un po’ penalizzato, ma adesso sta bene».

I “dubbi” maggiori che riguardano Ganna però non sono tanto sui postumi della caduta, ma sulla tenuta, anche mentale, di una stagione per lui lunghissima. E’ riuscito a mantenere alta l’attenzione dopo il tripudio mondiale in Belgio?

«Per me sì – dice Villa – Pippo lo vedo concentrato e anzi, in accordo con la squadra, ha deciso di saltare alcune gare su strada per preparare al meglio questo mondiale su pista. E’ il suo grande finale di stagione. No, no… massima professionalità da parte sua».

Ganna sarà impegnato sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale, una bella mole di sforzi. Anche ieri si parlava della possibilità di risparmiargli qualche turno, ma Villa in tal senso ci è sembrato molto più fermo.

«In queste due giornate di prove sto raccogliendo i dati e le ultime sensazioni dei ragazzi per decidere – spiega Villa – Ho tempo fino ad un’ora dal via per decidere quale quartetto schierare. Ma questo discorso del cambio non riguarda Ganna. Se, facciamo gli scongiuri, dovessimo andare avanti ci sarebbe solo la finale prima dell’individuale. In pratica solo quattro chilometri e per uno che ci è abituato e che ha già fatto due Giri d’Italia non credo sarà un grande problema».

Le scelte poi non sono influenzate dall’eventuale qualificazione olimpica in ottica di Parigi 2024. Tutto partirà dall’anno prossimo. Tuttavia secondo Villa è importante mantenere la leadership del ranking, o giù di lì, per poter partire per ultimi e correre sui tempi degli altri. «Impostare la tabella di marcia secondo i tempi altrui e senza dover andare per forza oltre i limiti».

In ogni caso i tre quarti del team pursuit dovrebbero essere certi: Lamon partente, Milan in terza posizione e Pippo in quarta.

Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale
Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale

Milan e Viviani…

L’altro grande big si chiama Jonathan Milan. Il ragazzotto friulano è fresco di titolo europeo nell’inseguimento. Da lui ci si aspetta tanto. E lui stesso vuole molto. 

«Jonathan sta andando molto forte. Il titolo europeo gli ha dato più sicurezza… e gli serviva. E poi, ragazzi, ha fatto 4’05”, segno che sta bene. Se il podio nell’individuale è alla portata? Vedendo quel tempo non credo che in tanti al mondo riescano a farlo. Sarebbe un’onore una finale tutta italiana. Non è facile, ma come detto quel tempo lo fanno in pochi e non credo che in 4-5 mesi siano arrivati 7-8 atleti in grado di fare 4’05”. Certo, Lambie (l’americano primatista del mondo, ndr) è il favorito. Vedremo se si recupererà».

E poi c’è il capitolo Viviani, cosa farà Elia?

«Elia è arrivato un po’ dopo gli altri. Si presenta con qualche specifico in meno. Ha corso su strada fino a tre giorni fa, ma so che ha un’ottima condizione e comunque si è allenato anche su pista. 

«E’ importante capire cosa vuol fare, su cosa vuol puntare di più: se sull’Omnium o sull’Eliminazione, ma io direi anche lo Scratch, che è uno dei miei crucci. Ma per questo devo capire bene anche cosa passa nella sua testa e in quella degli altri».

Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison
Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison

Un lavoro di squadra

«La mia idea infatti – continua Villa – è di far correre tutti quelli che ho convocato. Nell’inseguimento individuale per esempio ne schieriamo tre: i due convocati, più Ganna che è il campione in carica. E infatti correrà anche il giovane, Manlio Moro che dopo i buoni europei che ha disputato sapeva che lo avrei portato qui a Roubaix. Davide Boscaro, invece farà il chilometro. E anche in base appunto alle scelte che prenderò con Viviani, vedremo cosa fare con Liam Bertazzo e Michele Scartezzini per la Madison».

E qui Villa rilancia come un fiume in piena…

«Perché io in vista di Parigi sulla Madison voglio lavorarci e tanto. E’ una delle specialità preferite e in cui possiamo fare bene. E per questo non basteranno solo due uomini e “Scarte” è uno di quelli. No, no per la Madison c’è da lavorare sin da adesso. Non si diventa specialisti negli ultimi due mesi prima delle Olimpiadi.

«La Madison quindi che schiererò è da valutare. Non è detto che siano per forza Simone Consonni ed Elia Viviani, tanto più pensando che domenica c’è l’Eliminazione alla quale so che Elia tiene molto. Vedremo». 

Lamon 2021

Lamon: «Polemiche? No, Ganna è la nostra guida…»

18.10.2021
5 min
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L’intervista con Francesco Lamon in partenza per i mondiali su pista parte da… Filippo Ganna. Non c’era andato certamente leggero, l’iridato a cronometro all’indomani della conclusione degli Europei su pista: «Se qualcuno merita di stare a casa, che stia a casa – aveva affermato a La Gazzetta dello SportPer confermarsi al Mondiale bisogna lavorare e magari avere rispetto per chi da gennaio a novembre corre. Quindi…se devono giocare, giochino. Ma nel mio quartetto, nel quartetto dell’Italia…niente pelandroni. Non voglio essere cattivo, ma quello che è giusto è giusto. Bisogna avere rispetto per chi si fa il c… tutto l’anno. In manifestazioni di quel livello non si va a giocare».

Parole che, alla vigilia della ripresa della preparazione di gruppo al velodromo di Montichiari, hanno chiamato in causa i suoi compagni di avventura. Considerando che Milan a Grenchen ha preso parte al quartetto solo nella sfortunata semifinale, chi è stato sempre presente, sia a Tokyo che in Svizzera è stato proprio Lamon, una sorta di trait union fra il piemontese e gli altri: «Il problema è stato montato più del dovuto. A Montichiari ci siamo subito chiariti. Avremmo preferito che quelle cose Filippo ce le dicesse nel chiuso dello spogliatoio, come si dice nel calcio, ma nella sostanza aveva anche le sue ragioni nel tirare le orecchie agli altri. Lui è il capitano, tiene molto al gruppo. Abbiamo chiarito subito tutto, senza alcun rancore».

Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Che cosa è successo a Grenchen?

Siamo stati sfortunati. Ci siamo impegnati al massimo e i tempi ottenuti erano in linea con le aspettative della vigilia, considerando che Bertazzo non gareggiava da un po’, Moro era nuovo del gruppo, io e Scartezzini abbiamo tenuto duro. In semifinale abbiamo perso di un decimo e siamo finiti fuori dal giro delle medaglie. La condizione comunque c’era: io sono stato in lotta per l’argento nell’omnium fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti. Il periodo a Montichiari è servito per ritrovare brillantezza.

Senza Ganna e Milan, quanto cambia il quartetto dal punto di vista tecnico?

Moltissimo. Io all’inizio faccio sempre due giri e un quarto per lanciarlo, ma poi, non essendoci Ganna, i turni degli altri sono più brevi il che significa che mi ritrovo a tirare prima e quindi ho potuto recuperare meno e questo vale anche per gli altri. Sostituire anche un solo tassello di un meccanismo complicato come il quartetto non può non avere conseguenze.

Non c’è il rischio che la vittoria a Tokyo pesi sulle vostre spalle come un macigno?

No, assolutamente, quello di Tokyo è un punto di partenza e non di arrivo. Noi siamo convinti al massimo delle nostre possibilità, sin dalla sfida di Roubaix (dove stanno per iniziare i mondiali, ndr). Abbiamo lavorato bene, non ci siamo adagiati perché quella maglia nuova, colorata dell’arcobaleno ci fa gola e vedere Ganna che la indossa ci fa venire ancora di più il desiderio di imitarlo.

Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Gli europei di Grenchen che hanno detto in proiezione mondiali?

E’ difficile dirlo, perché molte nazionali faranno esordire alcuni giovani in vista di Parigi 2024. Della Danimarca si sa tutto, hanno vinto agli europei e hanno il dente avvelenato con noi, ma anche la Svizzera giunta seconda mi ha impressionato, poi anche la Gran Bretagna è andata forte. Se a queste si aggiungono Australia e Nuova Zelanda, ecco che le pretendenti al podio diventano tante.

Visto il periodo, ci dovremo attendere tempi più alti che a Tokyo?

Più che per il periodo, sarà la pista molto diversa. Quella di Tokyo, come caratteristiche del suolo ma anche come ambiente, era ideale. Quella di Roubaix è nuova e non è scorrevolissima. Noi la conosciamo bene, abbiamo effettuato lì il ritiro premondiale per i Mondiali in Polonia del 2019. Va però considerato che ai Mondiali tutti danno il 110 per cento e in tanti migliorano.

Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Torniamo su un tema già affrontato nell’immediato post-Tokyo: secondo te da qui a Parigi ci saranno altri giovani innesti come capitano con Milan?

Io penso di sì, sulla nostra scia stanno crescendo bei talenti. Guardate Boscaro, che ha caratteristiche tecniche simili alle mie e potrebbe sostituirmi come uomo di lancio, oppure Moro che è un bel passistone che deve solo maturare, senza dimenticare il campione del mondo junior Samuele Bonetto. Io dico che si sta costituendo un gruppo che reggerà per più cicli olimpici.

Che programma seguirai a Roubaix?

Oltre al quartetto, sono riserva di Boscaro nel chilometro da fermo, che in base al programma è concomitante con la gara a squadre, quindi concentrerò su quello tutte le mie energie.

Sei ottimista?

Sì, stiamo lavorando al massimo e sento l’atmosfera giusta, quella delle nostre precedenti imprese. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre e all’Ispettore Superiore Augusto Onori che mi ha dato il massimo supporto anche dopo Tokyo per puntare a quest’altro grande evento. Sappiamo che la gente si aspetta tanto, ma questo non deve intimorirci, anzi è uno stimolo in più.

Lamon, la medaglia e un pezzo di pista per ricordare

19.08.2021
6 min
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Lamon era uscito dalla qualifica del quartetto con l’umore un po’ così, semplicemente non si era piaciuto. Oltre al fatto di essersi staccato ai meno due giri, gli era sembrato di non aver tirato tanto a lungo, costringendo gli altri a esporsi e spendere di più. Per questo la sera li aveva riuniti, dicendo che d’ora in avanti la sua seconda tirata sarebbe stata più lunga. Poi, rivolgendosi a Consonni e al presidente Dagnoni che quella sera era con loro, aveva concluso dicendo che sarebbero andati di certo nella finale per giocarsi la medaglia d’oro.

Sta per partire la finale olimpica, Ultimi consigli di Villa a Lamon mentre viene sistemato il blocco
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Medaglia da curare

«La medaglia resta con me – dice – non c’è da discuterne. La guardo spesso. Di tanto in tanto le passo davanti e butto lo sguardo per controllare che sia tutto a posto. L’altra notte, adesso vi faccio un po’ ridere, mi sono svegliato di soprassalto. Ho sognato che di colpo il nastro si era tutto scolorito. Questa cosa di essere campione olimpico è davvero troppo grande da vivere, un’emozione che faccio fatica a gestire. Sul momento in Giappone, non sono riuscito a dormire. La prima notte due ore, la seconda forse tre. Ho ricordato quando guardavo Elia (viviani, ndr) dopo l’oro di Rio e mi chiedevo che cosa pensasse. Faccio fatica a pensare di aver raggiunto lo stesso traguardo.

«L’ultimo giorno mi è venuto un piccolo magone. Eravamo in pista, i meccanici sistemavano i cartoni e siamo andati sotto la curva a farci la foto con i 5 cerchi. Così sono andato a prendermi un pezzetto di nastro dalla riga della partenza e l’ho messo nella cover del telefono per avere un pezzo di Tokyo per sempre con me».

A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon
A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon

“Fiamme”, 10.000 grazie

Francesco Lamon, miranese classe 1994 detto “Lemon”, nel quartetto che ha vinto l’oro olimpico di Tokyo è l’unico a non fare il ciclista professionista WorldTour. Per carità, niente di strano: anche nei quartetti avversari c’erano pistard puri che non sapranno mai cosa sia un Tour de France, ma nell’immaginario collettivo si tende a pensare che per questo si abbia qualcosa in meno.

«Ma non è mica vero – ride col buon umore di chi ultimamente vede soltanto il sole – per il tipo di prestazione che devo fare, per lo sforzo di 4 chilometri, fare tante corse a tappe non serve. Soprattutto a ridosso dell’evento, per un fatto di recupero. Villa l’ha capito e nell’avvicinamento mi ha permesso di non correre in Sardegna, ma di continuare a lavorare in velodromo. La mia scelta di entrare nelle Fiamme Azzurre la rifarei diecimila volte e anzi li ringrazio. Dal 2018 mi sono stati sempre vicini e un pezzo della mia medaglia è sicuramente anche loro».

Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli
Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli

Danesi spacciati

E allora torniamo ai giorni giapponesi, con le parole del primo uomo del quartetto: quello che Consonni ha definito un metronomo, colui dal cui lancio dipende una bella fetta dell’esito dell’inseguimento.

«Siamo partiti tranquilli – dice – con il nervosismo per me soltanto in qualificazione, perché non si sapeva nulla del livello degli avversari. Passato quel turno e passata la semifinale, che comunque era un dentro-fuori, alla finale ci siamo arrivati come in un gioco. Il fatto di aver allungato la mia seconda tirata ha cambiato l’impostazione del quartetto, ma non abbiamo dovuto parlare. Eravamo in finale. Non avevamo niente da perdere e i danesi di sicuro pensavano di vincere. Non sapevano che la medaglia ce l’avevamo addosso noi».

L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo
L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo

Tirate lunghe

Ma la partenza resta un momento delicato e questo suo ruolo così prezioso nasce da lontano, da quando Villa, visto che andava così bene nel chilometro, gli propose di lanciare il quartetto dopo anni in cui i ruoli non erano così precisi. Due giri subito, poi la seconda tirata. Lamon aveva provato e il ruolo gli si era cucito addosso come un abito su misura.

«Siamo partiti forte – ricorda – loro non se lo aspettavano. Il nostro obiettivo era portare Ganna alla fine senza che soffrisse la fase di lancio, per cui c’era da dosare le forze in partenza. Quando ci hanno visto davanti, di sicuro hanno preso paura e hanno aumentato. Non so se per questo hanno pagato nel finale, so che in quei miei giri e quando poi ho fatto la seconda tirata più lunga, ho ripensato a tutto il lavoro fatto, alle difficoltà e all’impegno messo nei mesi per dare sicurezza a Villa e ai compagni».

Marco Villa, Francesco Lamon
Europei di Plovdiv 2020, il quartetto azzurro decimato dal Covid. Lamon c’è e alla fine arriva l’argento dietro alla Russia
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Un pacco di Red Bull

La gara è diventata un intreccio di storie personali, di amicizie che hanno reso questo quartetto così unico e inclusivo. Come quando videro per la prima volta Jonathan Milan o quando col magone addosso hanno saputo che Scartezzini sarebbe rimasto a casa.

«Siamo fratelli – conferma – da Scartezzini a Bertazzo e poi noi quattro. Viviani è il fratello maggiore e Villa nostro padre. Ci siamo ritrovati in stanza con Elia, Consonni, Ganna ed io e non mi sono mai divertito tanto. Facevamo scherzi a Elia e lui stava al gioco. Abbiamo ordinato su Amazon la San Pellegrino e anche la Red Bull, per ricreare il clima che abbiamo di solito nei ritiri in Italia. Per Villa è stato tanto difficile scegliere, ma quando hai questi problemi, vuol dire che hai tanti corridori ed è un bene. Con Michele (Scartezzini, ndr) che è rimasto a casa ho un rapporto speciale, abbiamo condiviso la scelta delle Fiamme Azzurre, ci sentiamo quasi tutti i giorni, ci siamo sentiti anche da Tokyo. Mi è dispiaciuto che non ci fosse. Per l’impegno che abbiamo messo, meritavano tutti di esserci e vivere quei giorni irripetibili».

Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)
Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)

Si ricomincia

A fronte di altri olimpionici che sono spariti dai campi di gara, risucchiati dai salotti e dai riflettori, il ciclista non ha diritto, tempo e forse voglia di mollare. Così i nostri sono tutti sulle loro bici a colmare le differenze che le varie preparazioni specifiche hanno indotto rispetto all’attività su strada.

«Feste ancora niente – ammette Lemon – sono stato a casa per cinque giorni cercando di capire dove fossi e facendo le solite visite parenti. La famiglia è stata importante. Poi sono andato assieme a Sara (la sua compagna ndr), che ha fatto i miei stessi sacrifici, a far visita a mia sorella che vive a Malaga, in Spagna. Per le feste ci sarà giustamente tempo il prossimo inverno, ora c’è da rimettersi sotto pensando ai campionati italiani su pista di fine settembre, poi gli europei e i mondiali. Mi ricollego a quanto ho detto su Elia. Per me era uno stimolo pazzesco avere un campione olimpico che si allenava con noi a Montichiari, perciò spero che per i giovani azzurri sia lo stesso quando ci ritroveremo a girare».