Bissegger 2022

Questo è Bissegger: un avversario in più per Ganna

15.03.2022
5 min
Salva

Ormai non si può più considerare una sorpresa: quando c’è una cronometro, il nome di Stefan Bissegger ricorre sempre fra i favoriti. Lo svizzero dell’EF Education EasyPost a 23 anni si sta ritagliando uno spazio sempre più importante non solo in seno alla squadra. La sua vittoria nella cronometro dell’Uae Tour ha stupito molti, soprattutto considerando che a una manciata di secondi c’era Ganna che a quella vittoria ci puntava.

Bissegger è un personaggio da conoscere, anche perché la sensazione è che sia solo all’inizio di una carriera che non vuole però sia identificata solo come uno specialista delle cronometro. Lo svizzero è impegnato a far vedere che è un corridore a tutto tondo, capace di ogni risultato, soprattutto con una sua identità, non legata ai suoi avversari. Chiusa in anticipo la Parigi-Nizza a causa di problemi fisici, il corridore elvetico si è prestato di buon mattino a una sequela di domande, mostrando anche un certo carattere.

Bissegger Uae 2022
Bissegger ha stupito tutti all’Uae Tour, battendo Ganna sui 9 km a cronometro di 7″
Bissegger Uae 2022
Bissegger ha stupito tutti all’Uae Tour, battendo Ganna sui 9 km a cronometro di 7″
Come è nata questa tua passione?

Ho iniziato a 10 anni. Nella mia famiglia il ciclismo è sempre stato una passione collettiva. Trovavo le nostre uscite molto divertenti, ma volevo qualcosa di più, così mio padre mi iscrisse a una gara dove era presente Marcello Albasini, padre dell’ex pro’ Michael e che ora è il mio coach. Direi che da lì è iniziato tutto.

Sei già considerato tra i migliori specialisti della cronometro, ma pensi di essere vicino ai tuoi limiti?

Credo di stare migliorando ma di essere ancora in cammino. Sicuramente ho un ottimo ambiente nel quale lavorare, dove si guarda a tutto, si cura la posizione, abbiamo un grande appoggio dagli sponsor, nel team ci sono molti amici, c’è insomma tutto quel che serve per migliorare. 

Bissegger pista 2019
Su pista Bissegger, nato nel ’98, vanta un oro mondiale junior e un bronzo U23, nell’inseguimento individuale
Bissegger pista 2019
Su pista Bissegger, nato nel ’98, vanta un oro mondiale junior e un bronzo U23, nell’inseguimento individuale
Tu come Ganna unisci la strada alla pista. Guardando agli altri specialisti, che cosa vi dà di più l’attività nei velodromi?

In fin dei conti la cronometro non è poi così diversa dalle prove su pista, l’inseguimento individuale ancor più che quello a squadre. Non potrei però dire che sia un vantaggio per noi, in fin dei conti vediamo Van Aert che viene dal ciclocross e quella specialità gli dà sicuramente altre caratteristiche molto utili per le cronometro. Per quel che mi riguarda posso dire che l’abitudine a competere su pista ti dà qualcosa a livello di posizione in bici, di come tradurre su di essa il massimo della potenza, anche di come affrontare eventuali pericoli. Io penso che sia molto utile.

Tra Ganna, Evenepoel e Van Aert, chi pensi che ti assomigli di più come tipo di corridore?

Difficile dirlo, direi nessuno. Ganna è molto diverso da me, lui così alto e pesante, un tipo molto lontano dal mio stereotipo. Anche Van Aert è molto diverso, molto alto, una vera macchina in bici. Forse Remco mi si avvicina di più come corporatura, ma abbiamo caratteristiche differenti, lui è più adatto ai percorsi con salite. E’ davvero difficile fare una comparazione, siamo molto lontani sia nel fisico che nelle caratteristiche tecniche conseguenti.

Bissegger Mondiali 2021
Con Kung e Schmid quarto posto ai Mondiali 2021 nella crono a squadre
Bissegger Mondiali 2021
Con Kung e Schmid quarto posto ai Mondiali 2021 nella crono a squadre
Il tuo Paese viene da qualche anno di crisi ciclistica, subito dopo la fine della carriera di Fabian Cancellara, ma con te e Kung c’è stato il segno del cambiamento. Pensi che la vostra rivalità sportiva potrà essere uno stimolo per le generazioni elvetiche future?

In Svizzera il ciclismo non è certo lo sport numero 1 e questo influisce. Abbiamo sì avuto un momento di difficoltà, ma ne stiamo uscendo. Ci siamo io e Kung, ma non solo, nelle passate stagioni si sono messi in evidenza Hirschi e Mader, ad esempio: Marc ha fatto vedere grandi cose nelle classiche e Gino è emerso in maniera forte. Io dico che la Svizzera sta facendo bene anche nel ciclismo, soprattutto dopo il periodo del Covid perché molta gente ha iniziato a voler uscire, a utilizzare la bici e questo porterà benefici anche al nostro sport a lungo andare perché c’è più interesse anche per le nostre gare e credo che ciò favorirà lo spirito di emulazione.

Non hai paura di essere visto solo come un cronoman?

Non ho proprio paura di ciò, chiaramente soprattutto nell’ultimo anno mi sono mostrato di più per quel che so fare a cronometro, ma credo di valere di più, credo di avere un buon spunto veloce utile soprattutto in gare dove portar via un gruppo di fuggitivi. Voglio far vedere che tipo di corridore sono, soprattutto nelle Classiche, ho molta fiducia nelle mie possibilità e quelle gare mi si adattano bene.

Bissegger Roubaix 2021
L’elvetico dell’EF Education EasyPost punta alle Classiche del Nord: qui la Roubaix 2021 chiusa al 62° posto
Bissegger Roubaix 2021
L’elvetico dell’EF Education EasyPost punta alle Classiche del Nord: qui la Roubaix 2021 chiusa al 62° posto
In Italia la tua vittoria contro Ganna non è passata inosservata. Come lo vedi?

So che devo essere sempre al meglio per competere con lui. Se c’è una cosa che ammiro molto in Filippo è la sua attenzione per ogni piccolo particolare. E’ come se ogni secondo guadagnato sia il frutto di qualcosa, di attenzione nella posizione, velocità, anche la più piccola cosa. Ecco, in questo è un modello di come si debba lavorare per arrivare davvero al proprio top: se riesci a impegnarti al meglio, la tua performance verrà di conseguenza. E’ un avversario, lo rispetto molto ma cerco di guardare soprattutto a me stesso e a quel che io posso fare.

Quali sono i tuoi obiettivi per quest’anno?

Ho già fissato nel calendario la data del 1° luglio, per il primo giorno del Tour de France, per la conquista della maglia gialla. Prima ci saranno le classiche, ad esempio il Giro delle Fiandre dove voglio almeno un piazzamento nella Top 10, poi il Giro della Svizzera che per me e per il team ha un valore molto importante. Questi sono i miei target. 

Ganna, sornione, ha fatto le prove pensando a sabato

15.03.2022
4 min
Salva

Quando punta un obiettivo ce ne sono pochi di cecchini come Filippo Ganna. Di questi tempi usare questa parola, cecchino, lo ammettiamo, ci piace poco, però rende bene l’idea.

Pista e strada non fa differenza per Pippo. Ma stavolta il discorso è diverso: di mezzo non c’è il cronometro, sia esso per il parquet o per l’asfalto. Stavolta ci sono di mezzo due corse in linea, due monumenti: la Sanremo e la Roubaix

Due corse sulle quali l’asso piemontese ha puntato il dito e che più di altre strizzano l’occhio agli specialisti. Però Ganna con le sue caratteristiche fisiche rientra pienamente nell’identikit richiesto per affrontarle al meglio: fisico possente e un’immensa dose di watt.

Prima di pensare però alla corsa del pavè, concentriamoci sull’imminente Milano-Sanremo, in programma questo sabato. Si sa che in Ineos-Grenadiers si ragiona obiettivo per obiettivo.

Alla Tirreno, prove di Sanremo. Verso Bellante per tutti e tre i passaggi, Ganna si è incollato alla ruota dei migliori, a cominciare da Pogacar
Alla Tirreno, prove di Sanremo. Verso Bellante per tutti e tre i passaggi ganna si è incollato alla ruota dei migliori, a cominciare da Pogacar
Filippo, che risposte ti ha dato questa Tirreno-Adriatico?

Beh, diciamo che abbiamo visto che tra qui e la Parigi-Nizza ci sono stati molti ammalati quindi speriamo di arrivare bene alla Sanremo, perché come ogni anno, ci sono tante influenze, tanti problemi di stomaco (il riferimento è a suoi compagni Carapaz, VivianiGeoghegan Hart, ndr), casi di Covid…. siamo un po’ tutti decimati. Ma per ora tutto bene.

Ti abbiamo visto spesso tenere duro. Hai cercato di stare davanti anche quando il percorso non era adatto a te: è chiaro che stavi lavorando per altro…

Di sicuro serviva fare un po’ di ore, un po’ di volume e di qualità. Quindi oltre al classico allenamento a casa, abbiamo usato i giorni della Tirreno-Adriatico per testarci, per cercare di rimanere con i migliori come Tadej Pogacar. Poi, ovvio, quando si arriva su certe pendenze come quelle dei muri e del Carpegna è dura. Non si può avere un rapporto peso/potenza come il suo. Però…

Questo “però” ci piace tanto, sai Pippo! Sei soddisfatto quindi della tua condizione? Sei dove vorresti essere?

Sono soddisfatto della condizione – sorride – e sono felice di quello che è stato fatto sin qui. Poi che dire: ogni atleta è sempre ambizioso. Ho una buona forma, ma non è ancora come vorrei. C’è sempre quel qualcosa che non va bene, quel qualcosa da migliorare. Bisogna sempre andare a cercare la perfezione.


Il piemontese ha spesso tenuto duro per 6-8′ in salita, più o meno la durata del Poggio
Il piemontese ha spesso tenuto duro per 6-8′ in salita, più o meno la durata del Poggio
Prima, Filippo, hai parlato di Pogacar, di rapporto peso/potenza. E allora facciamo un “gioco”. Tadej attacca sul Poggio, Ganna lo segue e gli scatta in faccia sull’Aurelia…

Ditemi che sala cinematografica e andiamo a vedere insieme questo film!

Però su una salita come il Poggio, che dura 6′-7′ (o forse anche meno), la forza per seguirlo ce l’hai. Su certe pendenze e con certe durate di scalata, i watt contano molto più del peso…

Bisogna sempre ponderare bene certi attacchi, perché alla fine quando arrivi ai 300 chilometri tutto può succedere e tutto conta. Conta anche se hai fatto “una pausa”, se hai lavorato appena un po’ meno nei chilometri precedenti. Vedremo, vedremo…. Intanto pensiamo ad essere tutti insieme là sabato in gara. Pogacar, io… e di non ammalarci nel frattempo.

Ganna Sanremo 2021
Ganna in testa a tirare nel finale dell’ultima Sanremo: un’esperienza preziosa
Ganna Sanremo 2021
Ganna in testa a tirare nel finale dell’ultima Sanremo: un’esperienza preziosa

L’occhio di Rizzato

E qui bisogna fare un inciso affatto secondario. Sul discorso del lavoro fatto da Ganna, trovano riscontro delle considerazioni di Stefano Rizzato, giornalista della Rai che segue la corsa dalla moto. Rizzato è nel gruppo: scruta i corridori, li guarda in faccia, vede come si muovono.

«Ho visto più volte Pippo tenere duro in salita – ci ha detto e ha ribadito in diretta tv – E spingeva proprio per quella durata di tempo che è la scalata del Poggio». Le nostre supposizioni pertanto erano più che fondate.

Pippo, a proposito di sale cinematografiche, ma il filmato di Cancellara che parte sull’Aurelia lo hai mai visto?

Ci sono tanti bei video sulla Sanremo. Consideriamo però che negli ultimi anni non c’è mai stato lo stesso vincitore. Questo per dire che è una corsa molto aperta.

Sei andato a vederlo il finale della Classicissima?

No, è sempre quello, dai. L’ho fatto solo in gara e lo farò di nuovo sabato.

Quanto è stato importante averla fatta in quel modo l’anno scorso? Essere arrivato davanti sul Poggio…

Ho lavorato tanto per i miei colleghi e sì… è stato un test in più, mettiamola così. So cosa mi aspetta.

Evenepoel contro Pogacar: per Bennati serve l’impresa

08.03.2022
4 min
Salva

Sarà la suggestione o la voglia di tenere alta l’attenzione, dopo la sfida iniziale della Tirreno-Adriatico e visto l’esito della crono, nei commenti in tivù si è cominciato a proiettare i primi nomi sulla classifica finale. Saranno Pogacar ed Evenepoel i soli sfidanti per la vittoria? Qualcun altro riuscirà a inserirsi?

Avere davanti un Pogacar così non stimola la fantasia, almeno non quella dei suoi sfidanti, diverso certamente per i suoi tifosi. In ogni caso gli uomini di classifica propriamente detti hanno già un bel passivo sulle spalle e l’ambizione di Remco è tale che certamente ci proverà. Noi ne abbiamo parlato con il cittì azzurro Daniele Bennati, che fino a stamattina sarà ancora in carovana per poi farvi ritorno a San Benedetto del Tronto domenica prossima.

«Sicuramente Pogacar è superiore – dice subito il tecnico della nazionale – ma ogni gara ha la sua storia. Il vento, una foratura, un attacco. Si potrebbe pensare che il giorno decisivo sarà quello di Carpegna, non una salita banale. Credo che a Tadej sarebbe andato bene anche con l’arrivo in cima. Ma forse, viste le sue caratteristiche di guida, anche l’arrivo in basso potrebbe rivelarsi un vantaggio».

Non è passato inosservato il punto in cui ha attaccato alla Strade Bianche, insomma…

Forse pensava di portare via un gruppetto, ma secondo me quell’attacco era studiato e preparato. Nessuno poteva aspettarselo, sapeva che avrebbe sorpreso tutti. Era un tratto brutto, una discesa pericolosa e ha pensato che a farlo davanti avrebbe rischiato di meno.

Visto il tuo amico Valverde subito dietro?

Certo che l’ho visto e sono certo che più di qualcuno abbia tifato per lui. Ho parlato a lungo con Eusebio (Unzue, ndr) l’altro giorno. E mi diceva: «Proprio quest’anno che va di nuovo forte, ha deciso di smettere!». Dopo la Strade Bianche, Alejandro si era messo a dire di voler fare la Tirreno, ma alla fine lo hanno convinto ad aspettare il Catalunya. E’ un fenomeno, dopo gli ultimi due anni un po’ storti, penso che avrebbe potuto fare la sua bella classifica e prendersi una tappa, con tutti quei muri che li aspettano…

Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Possono essere quelle le tappe favorevoli a Evenepoel?

La Quick Step-Alpha Vinyl è una bella squadra e qualcosa proveranno, ma anche l’altro ha intorno dei bei compagni. E credo che Pogacar sia superiore anche su quel tipo di dislivelli. Attualmente Remco lo vedo più regolarista, capace magari di mettere Pogacar in difficoltà su una salita molto lunga.

Insomma, c’è un modo per batterlo?

Se arriva secondo, può essere contento (ride, ndr). Scherzi a parte, mi ricorda quando si facevano le volate a ruota di Cipollini, che era già una vittoria essere lì. Perché se non ci riuscivi o peggio ancora facevi la volata in seconda ruota, eri spacciato. In ogni caso, la Tirreno non è mai una corsa scontata, bisogna tenere alta l’attenzione. Anche oggi ci sono zone aperte, se non ci fosse il circuito alla fine, con tutto questo vento si potrebbe studiare qualcosa.

Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Ti ha stupito ieri la crono di Pogacar?

E’ fortissimo e la cosa sbalorditiva è che in pianura va come Ganna. Ieri sera eravamo a cena qui a Sovicille, dopo il convegno sull’Italia e il Nuovo Ciclismo. E si ragionava se Pippo potrebbe mai vincere un Tour con tanta crono e nessuna salita. Sappiamo che a lui non interessa e che comunque non ha mai lavorato per la salita, ma osservandolo, si vede che può reggerne una al massimo. E soprattutto, se anche fossero tre settimane di pianura, nella terza Pogacar sarebbe più fresco, perché avrebbe da portare in giro meno chili.

Quindi Tirreno chiusa?

Ma no, ci sta che si voglia tenere vivo l’interesse. Ed è certo che se tutto va come deve e senza imprevisto, il solo modo di Remco per battere Pogacar è fare qualcosa di immenso. E di questo il ciclismo sarebbe solo grato.

Mastro Cornacchione ci presenta la Bolide iridata… per l’iridato

08.03.2022
5 min
Salva

Ieri l’ha spinta a 54,569 chilometri orari di media. La Pinarello Bolide di Filippo Ganna è stata la più veloce nella prima tappa della Tirreno-Adriatico.

Un po’ per tifo, un po’ perché Pippo indossava la maglia iridata e un po’ perché oggettivamente si restava ammaliati da questo pacchetto “uomo + macchina”, gli occhi erano tutti sul corridore della Ineos-Grenadiers.

Misure riportate al millimetro. Matteo Cornacchione ci stava lavorando già dalla notte prima della crono. Bellissimo l’iride sulla forcella
Misure riportate al millimetro. Cornacchione ci stava lavorando già dalla notte prima della crono. Bellissimo l’iride sulla forcella

Nuovi colori

Una giornata breve in gara (13,9 chilometri), ma lunga nel complesso: dalla ricognizione del mattino, ai massaggi serali. Una giornata ancora più lunga per i meccanici. E quello che si è preso cura della Bolide di Ganna è stato Matteo Cornacchione, un vero “mastro” dell’officina.

«Abbiamo presentato una bici “nuova” – racconta Cornacchione – bellissima. L’azzurro delle precedenti bici è bello, tra titoli europei, mondiali… ma con la maglia iridata bisognava far qualcosa di più, un qualcosa di diverso. E così Pippo e Fausto (Pinarello, ndr) ci stavano lavorando già da un po’. Poi anche Elia (Viviani, ndr) ci ha messo lo zampino. Lui è quello dello stile!

«Niente oro, perché su strada non è campione olimpico, anche se gli sarebbe piaciuto inserirne un po’. Quella color oro la userà su pista. E’ stato scelto un fondo bianco perla che esaltasse la maglia iridata».

Set collaudato

La prestazione di Ganna è stata superba. E’ anche vero, come sostiene Cornacchione, che il percorso era parecchio adatto alle caratteristiche del piemontese. Ma lui è stato fenomenale nel mettere insieme tutti i tasselli e a farlo alla perfezione. Merito anche di un setup rodato.

«La Bolide – riprende Cornacchione – colori a parte, era identica nelle misure, del telaio e della posizione. Sapete quanto costano i manubri 3D (circa 14-15.000 euro l’uno, ndr) e così ne ho smontato uno da una “vecchia” bici e l’ho rimontato su quella di ieri. Tutto era come sempre.

«Pedivelle da 175 millimetri, pedali Shimano Dura Ace normalissimi e rapporto 58×11. Su un percorso del genere si sarebbe potuto anche osare il 60, ma Pippo ci si allena anche con il 58: ne conosce bene sensazioni e cadenze. E poi nella prima parte fino all’intermedio c’era vento in faccia. Forse il 60 gli sarebbe stato utile nel ritorno, ma magari non avrebbe reso tanto perché si sarebbe “impastato” le gambe. Vedendo le velocità, 58-59 all’ora, e i watt che faceva è stata la scelta giusta».

Ganna in azione. Dietro in ammiraglia s’intravede Cioni. Cornacchione è seduto dietro di lui, pronto ad intervenire
Ganna in azione. Dietro in ammiraglia s’intravede Cioni. Cornacchione è seduto dietro di lui, pronto ad intervenire

Princeton all’anteriore

In una crono del genere quel che conta molto era la ruota anteriore. Data per scontata la lenticolare al posteriore, con il vento che soffiava dal mare bisognava ponderare bene quale scegliere. Evenepoel per esempio aveva optato per una ruota molto alta (100 millimetri?), tra l’altro una ruota misteriosa a quanto pare visto che dal team nessuno ha voluto chiarire di che profilo si trattasse, e complice anche la fatica nel finale Remco “dondolava” un po’. Pippo invece no: era un fuso.

«Davanti – riprende Cornacchione – ha scelto una Princeton Wake con profilo differenziato 75-80 millimetri. Poco prima Viviani aveva usato la AeroCoach che è un po’ più alta: tutta 80 millimetri. Alla fine Pippo ha scelto questa.

«Le gomme? Tubeless da 25 millimetri gonfiati a 7 atmosfere».

La pressione sinceramente visto il percorso e il peso di Ganna ce l’aspettavamo un po’ più alta…

«Meglio non andare oltre. Primo, perché la tenuta poi non è ottimale. Secondo, perché la strada era un po’ sconnessa. In un paio di occasioni Pippo ha preso delle buche che si è sentito quel rumore sordo dalla macchina.

«In ammiraglia abbiamo sospirato. Sembrava si spaccasse tutto (come poi accadde proprio su questo tracciato a Moscon nella cronosquadre di apertura di una Tirreno di qualche anno fa, ndr). In quel caso col copertoncino rischi la foratura, vai a pizzicare la camera d’aria. Il tubeless invece ammortizza di più».

In attesa del disco

Adesso resta solo l’ultimo step per quanto riguarda la Bolide: l’arrivo di quella con il freno a disco. E’ vero questa bici è ancora super efficiente. E la prestazione di ieri ne è stata l’ennesima dimostrazione, ma di certo arriverà il “cambio generazionale” anche per questa belva dal palmares pregiato.

In Pinarello ci stanno lavorando. Ai ragazzi del team ancora non è arrivata, ma come spesso accade il modello nuovo potrebbe arrivare prima del Tour de France.

Sarà curioso vedere come ci si troverà Pippo, non tanto per la frenata, quanto per il perno passante. Una soluzione che dovrebbe agevolare non poco un atleta con tanta potenza e di un certo peso come il campione del mondo.

Puccio in rotta sul Giro. E per la Sanremo occhio a Ganna

07.03.2022
4 min
Salva

Il piatto forte per lui sarà nuovamente il Giro d’Italia. Salvatore Puccio al Tour nemmeno ci pensa più, ma i suoi tanti anni al Team Ineos Grenadiers sono un ottimo punto di vista per osservare quanto accade nello squadrone britannico, che puntava su Bernal per contrastare Pogacar e adesso dovrà reinventarsi. Così almeno pensavamo…

«I programmi in realtà – dice l’umbro, nella foto Ineos Grenadiers di apertura con Ganna – sono rimasti uguali. Certo che Egan ha davvero rischiato di morire! E’ presto per dire come tornerà, già mi sembra un miracolo per il fatto che cammina. Froome al confronto era messo molto peggio e aveva più anni. Andai a trovarlo in ospedale a Monaco qualche tempo dopo l’incidente e non era un bel vedere. Ma certo, nonostante abbiamo tanti leader, Egan era il solo che potesse lottare con Pogacar. Sarebbe stato bello per lo spettacolo. Adesso ci sono gli altri e vediamo come andrà…».

Tour de la Provence, prologo: suo primo giorno di corsa 2022
Tour de la Provence, prologo: suo primo giorno di corsa 2022
Davvero non si è pensato di rimescolare le carte?

Così pare. Io ho sempre in programma il Giro, perché andare al Tour è sempre una sfida nella sfida. Sembra che Yates sarà leader in Francia, mentre Carapaz è confermato al Giro che gli piace così tanto. Si è preferito rimanere sulla linea decisa prima dell’incidente.

Pensi davvero che Bernal se la sarebbe giocata con Pogacar?

In salita gli dava di certo del filo da torcere, mentre a crono le avrebbe prese. Capisco anche che non avrebbe senso adesso spostare tutti sul Tour, non è nemmeno detto che servirebbe a qualcosa. C’è una bella squadra, con Yates e Ganna che può fare le sue belle cose.

E Thomas? Lui un Tour comunque l’ha vinto…

Thomas è da capire. Uno l’ha vinto e l’anno dopo è arrivato secondo. Ad ora direi che è più indirizzato per aiutare, ma non saprei neanche dire perché. In ritiro ci sono stati giorni che non guardava in faccia nessuno, ma non mi stupirei se poi andasse forte. Per cui vedo un Tour al massimo con due leader e altri cacciatori di tappe.

Salvatore Puccio è nato nel 1989, è pro’ dal 2011 e non ha mai cambiato squadra
Salvatore Puccio è nato nel 1989, è pro’ dal 2011 e non ha mai cambiato squadra
Come è partita la tua stagione?

Male, perché dopo la Valenciana ho preso il Covid come mezzo gruppo. E sono stato sfortunato, perché il protocollo per la ripartenza è cambiato subito dopo, mentre io ho dovuto farmi quello vecchio. Quindi ero a Mallorca in ritiro e sono dovuto stare rinchiuso per otto giorni senza fare niente.

Hai perso tanto?

Il Covid in sé non ha fatto tanto, ma stare fermo due settimane ha significato perdere lavoro e in compenso prendere peso. Ora sto bene, ma quei dieci giorni sono stati un bel guaio.

Incidono così tanto?

Siamo stati in ritiro a dicembre. Poi siamo tornati a casa per Natale e si sa che in quel periodo un po’ si molla, confidando di rimettersi in pari con il secondo ritiro. Io invece quel secondo blocco non l’ho fatto. Sono certo di essermi preso il Covid in aereo e mi sono fatto tutto il ritiro in camera, vedendo i compagni che passavano sotto alla mia finestra per andare ad allenarsi. E il bello è che stavo bene. Con quei sintomi e senza sapere del Covid, mi sarei allenato pensando di avere un mezzo raffreddore.

E quando hai ricominciato come stavi?

Facevo fatica per la condizione persa. Se non fai nulla, il muscolo cala e l’organismo che è abituato a bruciare migliaia di calorie ogni giorno va in crisi e ti viene comunque lo stimolo della fame, anche se non hai fatto niente.

L’avvio di stagione di Puccio è filato liscio fino al Tour de la Provence: alla Valenciana ha preso il Covid
L’avvio di stagione di Puccio è filato liscio fino al Tour de la Provence: alla Valenciana ha preso il Covid
Da oggi la Tirreno?

E poi la Sanremo, sì, perché ormai sto abbastanza bene. E sarebbe bene ripartire come ha detto Van Aert, ripensando il modo di gestire il Covid. Altrimenti il vaccino che cosa lo abbiamo fatto a fare? Per cui corro fino alla Sanremo, poi vado in ritiro a Sierra Nevada e mi ripresento per il Tour of the Alps prima del Giro.

E alla Sanremo si lavora per Ganna?

Ho sentito anche io la voce che vorrebbe provare a fare la corsa. E’ una gara difficile, ma l’anno scorso è andato forte. E’ innegabile che sia cresciuto. Se arriva sull’Aurelia dopo il Poggio e ha ancora gambe, chi meglio di lui può dargli la botta e arrivare al traguardo?

Leve girate, Remco a crono, Ganna in salita: ci chiama Malori

04.03.2022
5 min
Salva

Se si parla di aerodinamica, tranquilli che arriva Malori. Adriano ci mette così tanta passione, che le sue osservazioni diventano ogni volta motivi di approfondimento. In particolare, l’emiliano ha annotato nel suo taccuino tre passaggi delle ultime settimane.

1) La posizione da crono di Evenepoel.

2) Le leve sul manubrio girate verso l’interno, che Campenaerts (in apertura a Le Samyn) e Remco potrebbero aver ispirato e si sono ormai diffuse a macchia d’olio.

3) La tattica e la posizione in sella di Filippo Ganna a Jebel Jais, arrivo in salita della quarta tappa del UAE Tour dopo una scalata di quasi 30 chilometri, che ha permesso al piemontese di arrivare a soli tre secondi da Pogacar.

L’occasione è da cogliere al volo, per cui iniziamo anche noi a prendere nota, mentre Malori dall’altra parte inizia a spiegare.

All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165
All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165

Remco e la crono

Quello che lo stupisce non sono le pedivelle da 165 in sé, usate a crono da Evenepoel, quanto piuttosto la tendenza ad accorciarle rispetto alla bici da strada.

«Allungare le pedivelle sulla bici da crono ha un senso per atleti dalle leve lunghe – spiega Malori – nei brevilinei non ha grande utilità. Probabilmente il fatto che le riduca rispetto a quelle da strada dipende dalla sua agilità. Sono valutazioni che cambiano da corridore a corridore, a me viene da pensare che le abbia provate, si sia trovato bene e non abbia più voluto cambiarle. Non credo però che questo possa modificare le abitudini di altri, dubito che Ganna provi a cambiare certe abitudini.

«La cadenza di pedalata è personale e l’agilità la insegni da ragazzino, magari facendo pista. Diciamo che da un lato è decaduto il tabù del cronoman molto alto, dall’altro sappiamo che più sei basso e più sei aerodinamico. Basti pensare alle differenze contro vento fra uno come Evenepoel e Ganna con le sue spalle larghe. Lo stesso Bissegger che lo ha battuto al UAE Tour è 1,78. Ma tornando a Remco, non lo vedo all’altezza di Pippo in una crono veloce, mentre in una dura come quella di Tokyo, ad esempio, può fargli male».

Le leve girate

Le leve all’interno, un po’ figlie di Victor Campenaerts e in parte anche del giovane belga, fanno decisamente tendenza. La soluzione infatti è stata recepita e copiata da altri professionisti ed è ben diffusa fra gli amatori.

«Manubrio stretto – dice Malori – e leve girate verso l’interno. Sicuramente la spinta è la ricerca di aerodinamicità, ma non si può vedere, oltre a essere pericoloso. Le braccia strette sicuramente migliorano la penetrazione, ma perdi guidabilità e reattività. Considerate che un corridore sta all’80 per cento del tempo in bici con le mani sulle leve. Questo vuol dire che avrà i polsi caricati in dentro e di conseguenza i gomiti e le spalle che devono assecondare quella posizione.

«Oltre che brutto da vedere, il vantaggio aerodinamico è minimo perché per compensare le mani strette, devi tenere i gomiti larghi e in aggiunta perdi guidabilità. Se hai la mano caricata verso l’interno, per frenare devi fare una rotazione del polso che allunga il tempo di reazione. Perdi rapidità nel gesto della frenata e magari in discesa al Lombardia quel mezzo secondo ti sarebbe più utile per frenare. Sono cose che non concepisco, vanno bene i marginal gain, ma un corridore dovrebbe opporsi a certe trovate. Penso che se proponi qualcosa del genere a Valverde o Nibali, i freni girati te li tirano in faccia…».

Ganna e la salita

E poi c’è Ganna, che si salva su una salita di 30 chilometri, gestendosi anche grazie alla sua posizione perfetta sulla bici da strada, che guardando la gallery qui sopra, ricalca davvero quella sulla bici da crono.

«Una posizione da paura – sorride Malori – che gli ha permesso di compensare il gap dagli scalatori. Chiaro che è riuscito a farlo perché la salita era pedalabile, lunga e c’era vento. Quel giorno Pippo ha portato in salita le qualità del cronoman, soprattutto perché una posizione da strada come la sua in salita non ce l’ha nessuno. C’è una foto che ha pubblicato quella sera su Instagram (la stessa che vedete qui sopra, ndr) che merita di essere mostrata nelle scuole di ciclismo. Quando acceleravano, si sfilava e amministrava lo sforzo.

«Quando calavano, lui si faceva sotto. E’ andato sempre agile, tranne l’ultimo tratto in cui ha messo il rapporto. Si saliva a 30 all’ora e credo di poter dire che abbia speso 50 watt in meno solo grazie alla posizione. Lui non ha il cambio di ritmo e si è gestito alla grande. Andavano su a frustate, mentre Ganna è rimasto costante per tutto il tempo. Chiaramente puoi farlo su salite così e non sull’Alpe d’Huez, ma a vederlo tutto basso com’era, si capisce come l’aerodinamica sia importante anche in salita».

Crono, salita e volata: Pippo è già super. Merito della pista

23.02.2022
5 min
Salva

Filippo Ganna è partito più che bene. Il campione della Ineos-Grenadiers si è mostrato subito super pimpante e non solo per le due vittorie a cronometro, ma anche per come ha corso, per l’aria in faccia che ha preso e soprattutto perché Pippo è arrivato davanti in un arrivo in “salita”, o quantomeno non proprio adatto alle sue caratteristiche, e si è persino gettato in una volata.

Pippo si è già portato a casa due crono. Qui il Prologue di Berre-l’Étang al Tour de Provence
Pippo si è già portato a casa due crono. Qui il Prologue di Berre-l’Étang al Tour de Provence

Partenza come da tradizione

Eppure il suo direttore sportivo e preparatore, Dario David Cioni, non sembra affatto stupito di questa ottima partenza del Pippo nazionale.

«Il fatto che Filippo sia andato bene non è una sorpresa – dice Cioni – ormai sono due o tre anni che facciamo bene la partenza. Il primo anno con noi aveva vinto al Provence la sua prima gara in assoluto tra i pro’. L’anno scorso aveva vinto a Besseges due tappe, la crono e una frazione in linea. Ormai è nostra abitudine lavorare bene durante l’inverno, anche perché questo ti dà poi le basi per fare una buona stagione. E provare subito a vincere qualcosa presto ti dà anche tranquillità».

«L’inverno è andato bene, senza intoppi e che fosse in buona condizione specialmente per le crono per me non è una sorpresa».

A Manosque Ganna è terzo. Eccolo alle spalle di Coquard e Alaphilippe
A Manosque Ganna è terzo. Eccolo alle spalle di Coquard e Alaphilippe

Meno pista? Non scherziamo

Dopo averlo visto stanco nel post mondiale di Roubaix, Ganna si è preso il suo giusto riposo. E questo gli ha consentito di riprendere a lavorare con la mentalità giusta. Con la fame.

Dopo due anni sublimi, suggellati dai due ori iridati e quello olimpico di Tokyo, ci poteva stare un allentamento dei nervi e invece…

Forse questa sua buona partenza, anche ieri al UAE Tour è stato secondo, è data anche dal fatto che quest’anno non avendo grossi impegni in pista, se non i mondiali ma a fine stagione, Pippo ha dedicato più tempo alla strada. 

«Sul fatto che Filippo abbia fatto meno in pista non sono mica sicuro – spiega Cioni – perché forse a livello di allenamenti ha fatto più o meno gli stessi giorni sul parquet dell’anno scorso, che però era un anno olimpico.

«Siamo andati in pista a Mallorca durante il ritiro della Ineos-Grenadiers, è stato a Montichiari e in Slovenia con la nazionale, quindi secondo me il fatto che sia competitivo sin da subito è dato proprio dal fatto che ha continuato a fare la pista.

«Con Marco (Villa, ndr) più o meno ha sempre fatto i soliti lavori. Di solito fanno due giorni di carico: il primo è più basato sulla potenza massima, il secondo sulla resistenza lattacida. Fa dei lavori con Villa dentro e fuori la scia della moto a ritmo gara».

«In generale – aggiunge Cioni – lo vedo cresciuto come persona, è più convinto, ha più sicurezza e comunque ha la fortuna di avere un motore grosso così! E anche durante l’inverno è un ragazzo che non prende peso, per questo lo abbiamo ritrovato già competitivo».

Filippo Ganna a tutta in salita verso Montagne de Lure, sempre al Provence
Filippo Ganna a tutta in salita verso Montagne de Lure, sempre al Provence

Protagonista a Sanremo

Un Ganna così fa sognare. Questa è la volta buona di vederlo a pieno regime nelle classiche. Due su tutte: Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix

Con il suo picco di potenza e il suo motore potrebbe anche schiantare tutti sul Poggio o, perché no, anticipare. E la Roubaix è un pallino che gli ronza attorno già da un po’ e solo la  stanchezza, come accennato, lo ha tenuto lontano dal pavé l’anno scorso. In più ricordiamo che la Roubaix era davvero a ridosso dei mondiali su pista. Il rischio era troppo elevato.

«Penso – riprende Cioni – che per il discorso della differenza sul Poggio bisogna attendere. Bisogna vedere come si presenta la gara, come sarà la situazione tattica, il meteo… è difficile da dire adesso. Sicuramente per giocare le sue carte Pippo deve muoversi e non può aspettare la volata finale. Quindi deve essere in un gruppo già selezionato in prossimità dell’arrivo. Magari non è lui che fa l’azione, ma semplicemente la segue. 

«O al contrario può fare un’azione da lontano e prendere tutti un po’ alla sprovvista… Ma una cosa è certa: sono sicuro che sarà uno dei protagonisti».

Ganna in testa prima del Poggio. Lo scorso anno Pippo “ha preso le misure” alla Classicissima
Ganna in testa prima del Poggio. Lo scorso anno Pippo “ha preso le misure” alla Classicissima

Come Cancellara?

Un Cioni che lancia questi appelli non fa altro che alimentare il sogno. Alla fine Cancellara era un cronoman come lui ed è riuscito a mettere la Sanremo nel sacco. E come lo svizzero, anche il piemontese può puntare con decisione alla Parigi-Roubaix.

«Farà E3 Harelbeke, Gand-Wevelgem e Roubaix. La classica del pavé è sempre stata nei suoi piani questo inverno. Gli anni passati alla fine non c’era mai stata veramente. E per questo non l’ha fatta».

E anche quest’ultima frase sa di grido di battaglia, specialmente conoscendo il modus operandi della Ineos-Grendiers, che quando punta un obiettivo o progetta un grande evento lo fa con enorme criterio. Magari non lo raggiunge, ma porta i suoi atleti a lottare nelle migliori condizioni possibili. E un Pippo che lotta sul pavè…

Garmin e Tacx, ecco i team per il 2022!

24.01.2022
4 min
Salva

Garmin e Tacx hanno recentemente annunciato le sponsorizzazioni tecniche per la stagione 2022. Restando al solo ciclismo saranno oltre 15 le squadre ad essere interessate. A queste si andranno ad aggiungere centinaia di atleti professionisti appartenenti a discipline fra loro diverse come corsa e triathlon.
A dare il benvenuto a tutti gli atleti è stata Susan Lyman, vicepresidente del global consumer marketing di Garmin.

«Siamo onorati – ha detto – del fatto che così tanti tra i migliori team e atleti del mondo abbiano scelto Garmin e Tacx per allenarsi, competere e godere ogni giorno delle proprie avventure sportive. Dall’uso dei nostri smartwatch ai ciclocomputer GPS, dagli strumenti per la sicurezza a quelli per l’allenamento. I nostri prodotti saranno a disposizione di questi corridori, ciclisti e triatleti che potranno utilizzare uno dei più forti ecosistemi presenti sul mercato. E noi non vediamo l’ora di contribuire ai loro successi».

La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022
La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022

Le novità team 2022

Ci saranno due nuovi team che nel 2022 potranno usufruire del meglio della tecnologia Garmin e Tacx: Quick Step-Alpha Vinyl e Ineos Grenadiers. La formazione del campione del mondo Julian Alaphilippe fino ad oggi aveva lavorato esclusivamente con Tacx. Mentre il team del campione olimpico Filippo Ganna aveva punto contare sul supporto tecnologico di Garmin. Lo stesso Ganna ha voluto commentare con queste parole l’opportunità di poter finalmente avvalersi anche dei prodotti Tacx.

«Lavorare con i prodotti Garmin è fantastico – ha spiegato – perché forniscono dati eccezionalmente chiari, vari e accurati che noi atleti utilizziamo per capire il livello della nostra performance. Sono entusiasta di aggiungere quest’anno i prodotti Tacx al mio allenamento e vedere come possono aiutarmi a migliorare ancora di più».

Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus
Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus

L’elenco completo

L’elenco delle squadre che nel 2022 potranno contare sul supporto di Garmin e Tacx è completato da Jumbo-Visma, Astana Qazaqstan Team, Canyon CLLCTV XCO, Canyon//Sram Racing, CST PostNL Bafang MTB Racing team, Cube Action Ream, Lotto Soudal, NXTG By Experza, Rocacorba Collective, Scott-Sram MTB Racing Team, Team SD Worx, Team Total Energies, Trek Factory Racing. Garmin continuerà a sponsorizzare la Groupama-FDJ Cycling Team e il Movistar Team a livello maschile e femminile.

Il meglio di Garmin e Tacx

Tutti i team e gli atleti sponsorizzati potranno avvalersi del meglio della tecnologia Garmin come i ciclocomputer della serie Edge, tra cui gli Edge 530, Edge 830 e Edge 1030 Plus. Questi prodotti oltre alla navigazione GPS, offrono ai ciclisti dati sulle performance e metriche avanzate sugli allenamenti.

Tacx metterà a disposizione il rullo NEO 2T Smart che misura i dati con un errore massimo dell’1% e presenta caratteristiche uniche come il road feel, la simulazione della discesa e l’inerzia dinamica. Così da rendere l’allenamento indoor il più possibile simile all’esperienza outdoor. Completano l’offerta Garmin e Tacx l’orologio Forerunner 945, la luce integrata Varia RTL515, la bilancia Index S2 Smart Scale e i portaborracce Ciro bottle cages.

Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor
Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor

Sicurezza e performance

Carsten Jeppesen, responsabile dei partner tecnici e delle relazioni ciclistiche della Ineos Grenadiers, ha sintetizzato al meglio l’importanza di poter disporre del meglio di Garmin e Tacx.

«Condividiamo il desiderio di innovare continuamente – ha spiegato – e ci affidiamo ai prodotti Garmin per monitorare i nostri sforzi mentre ci alleniamo e corriamo su strada, con un’attenzione particolare alla sicurezza. Siamo entusiasti di espandere la nostra sponsorizzazione, aggiungendo alle unità Edge e le luci Varia, anche cardiofrequenzimetri, smartwatch ed il sistema di allenamento indoor Tacx. Siamo entusiasti di vedere cosa possiamo realizzare insieme nei prossimi anni».

Garmin

La storia di Peron, dalla Cento alla conquista del mondo

03.01.2022
7 min
Salva

Chi è Andrea Peron con cui proprio stamattina abbiamo parlato in relazione all’abbigliamento della Quick Step-Alpha Vinyl? Di lui aveva raccontato qualche giorno fa Gianfranco Contri in relazione alla Cento Chilometri a squadre, dicendo che dei tanti a dedicarsi alla specialità, il varesino fosse il più stradista. Per questo lo abbiamo cercato perché ci raccontasse la sua storia, ricordando di averlo conosciuto in una vita precedente quando nel 1992 delle Olimpiadi di Barcellona, vinse la Coppa Fiera Mercatale nella Cuoril di Ennio Piscina. Il più stradista di tutti, dice bene Contri?

«Da junior – risponde – c’era anche Rebellin, poi fra quelli della Cento Chilometri vera e propria anche Anastasia e Luca Colombo hanno fatto qualche anno da professionisti, anche Salvato, Brasi e Andriotto, però forse io sono quello che ha fatto una carriera più lunga. Ho corso per 15 anni e sono riuscito anche a togliermi qualche bella soddisfazione. Ero quello più stradista di tutti, forse è vero…».

I magnifici quattro di Stoccarda 1991, da sinistra Colombo, Peron, Anastasia, Contri
I magnifici quattro di Stoccarda 1991, da sinistra Colombo, Peron, Anastasia, Contri

Dall’Italia all’America

Nato a Besnate nel 1971, con la Cento Andrea vinse il mondiale di Stoccarda nel 1991 e prese l’argento a Barcellona, correndo sulle magnifiche e avveniristiche Colnago C35 realizzate con il contributo della Ferrari che l’Italia mise in strada per l’occasione, dopo averle presentate sul circuito di Fiorano. 

Da professionista fece i primi due anni (1993-1994) alla corte di Stanga e poi se ne andò in America con la Motorola, da lì alla Francaise des Jeux, la Once, la Fassa Bortolo e chiuse con cinque anni alla Csc di Bjarne Riis accanto a un altro varesino in rampa di lancio: Ivan Basso. Si ritirò dopo il Lombardia del 2006 (foto di apertura).

Nel 2000 corre alla Fassa Bortolo, qui nella crono finale della Vuelta
Nel 2000 corre alla Fassa Bortolo, qui nella crono finale della Vuelta
Eri uno stradista prestato alle cronometro?

Non mi sono mai visto così, perché la crono ho avuto grande voglia di farla. In quegli anni è stata il mio obiettivo principale, però ho sempre avuto la passione per la strada. Quando sono passato professionista, volevo fare risultati su strada, non fare il passista che tirava e basta. Però l’ho coltivata e ho vinto un campionato italiano di specialità.

Si poteva convivere?

La Cento Chilometri non era una specialità a sé stante, non era un condizionamento perché cambiassi qualcosa o rinunciassi a qualcosa. Non ha assolutamente modificato le mie caratteristiche. Ho sempre creduto che le due cose potessero convivere, anche se quando preparavamo le Olimpiadi o il mondiale, la crono era la priorità e la strada veniva un po’ sacrificata. Però una volta finito quell’obiettivo, riprendevo tranquillamente la solita routine. Nel 1992 vinsi anche delle belle gare su strada.

In qualche misura apriste la strada?

Facevamo parecchio lavoro specifico, però alla fine Zenoni aveva messo in atto una metodologia di allenamento basata non solo sulla potenza. Facevamo tantissimo ritmo, interval training in salita e allenamenti per velocizzare. Cose che davano vantaggi anche su strada. Non si trattava solo di spinta di grandissimi rapporti. A guardare l’evoluzione degli anni, è un po’ la stessa cosa che adesso vediamo con Ganna e prima ancora con Cancellara. Atleti veramente fortissimi e potentissimi a cronometro, che però vanno bene anche su strada.

La festa per i 70 anni del cittì Zenoni, con Pavarini, Colombo, Peron, Contri, Fina, Salvato, Rota, Aldo Fossa e Fusi
I 70 anni di Zenoni, con Pavarini, Colombo, Peron, Contri, Fina e Salvato, Rota, Aldo Fossa e Fusi
Ganna fa ancora più eccezione, essendo anche un pistard…

Prima chi correva su pista la strada non la guardava nemmeno. Invece Pippo ha dimostrato di essere in grado di prendere una maglia rosa e di vincere anche le tappe nei grandi Giri. Zenoni praticamente 30 anni fa aveva già sposato la stessa filosofia. Io non sono mai stato forte quanto Cancellara o Ganna, però era un po’ la stessa cosa. Facevo le crono e su strada riuscivo a difendermi benissimo: non solo in pianura, anche in salita. E’ chiaro che non potevo figurare sul Mortirolo, però al Tour de France dove ci sono le salite pedalabili, ho sempre detto la mia. Anche nelle classiche (nel palmares ha un 7° posto alla Liegi e un 10° al Lombardia, ndr). Non ho mai creduto a quelli che dicevano se fai la cronometro, non puoi fare nient’altro.

A un certo punto te ne andasti in America…

Ero un ragazzo molto aperto all’avventura, desideroso di provare cose nuove con la bicicletta, ma non solo legate alla bicicletta. Avevo spirito di avventura. Quando sono andato a correre all’estero, era la voglia di sperimentare. La curiosità di vedere cosa ci fosse al di là della mentalità classica degli anni 90. Non mi sono mai messo alcuna barriera e questo forse è andato anche a discapito della carriera.

In che senso?

Quando sono andato alla Motorola, l’ho visto come un’esperienza di vita. Avevo voglia di viaggiare, andare a scoprire cosa ci fosse negli Stati Uniti e presi l’opportunità di andare in questa squadra che faceva tanta attività anche in America. Se avessi pensato con uno schema classico, magari avrei accettato alcune delle belle offerte da team italiani. Sarebbe stato un approccio più classico, però per il mio modo di essere, per l’Andrea Peron di allora scelsi un’altra strada. Di cui non mi pento assolutamente.

Ha corso con la Motorola nel 1995 e 1996, centrando quattro vittorie
Ha corso con la Motorola nel 1995 e 1996, centrando quattro vittorie
Ti ritrovasti in squadra anche un giovane Armstrong?

Giovanissimo Armstrong, però aveva già vinto il campionato del mondo di Oslo e anche un paio di tappe al Tour. Abbiamo corso due anni insieme, poi lui si è ammalato di cancro, nel 1996 si è operato e la squadra ha chiuso come aveva già comunicato. Quando è tornato, ha vissuto una piccola parentesi con la Cofidis e alla fine è andato alla Us Postal, ma a quel punto avevamo preso strade diverse.

Il ricordo più forte di quegli anni è l’arrivo di Pau al Tour del 1995…

Il giorno dopo la scomparsa di Fabio Casartelli, tutta la squadra schierata davanti al gruppo. E due giorni dopo, la vittoria di Lance a Limoges. Fu un’esperienza toccante, forse la prima a contatto diretto con la perdita di una persona cara. Non un familiare, ma una persona molto vicina. Io con Fabio condividevo allenamenti, gare, la camera alle corse, momenti belli e momenti brutti di una carriera sportiva. E’ stata un’esperienza anche pesante, che ovviamente mi ha fatto anche crescere.

Sotto quale punto di vista?

Soprattutto quando sei nello sport, vedi tutto come un sogno. Non ti aspetti mai che il collega con cui cinque minuti prima stavi scambiando quattro chiacchiere o una battuta mentre eri in salita, quando comincia la discesa non lo vedrai più. Perché tu fai una curva e lui la fa in maniera diversa e la sua vita finisce lì. Fabio è spesso nei miei pensieri, come altre persone che sono scomparse lungo il cammino della vita. Purtroppo la morte è una parte di noi stessi, con cui dovremo avere a che fare o prima o dopo. L’importante è essere grati della vita che abbiamo ogni giorno, perché appunto non sappiamo cosa ci può succedere.

Tre giorni dopo la morte di Casartelli, a Limoges la vittoria di Armstrong
Tre giorni dopo la morte di Casartelli, a Limoges la vittoria di Armstrong
Dopo aver smesso, hai cominciato subito con lo sci alpino, le scalate…

E’ stato un ritorno verso la passione della montagna. Quando ero piccolino, sono sempre andato in montagna, ho sempre scalato e fatto alpinismo, ma l’ho lasciato un po’ da parte durante la mia carriera agonistica. E quando ho smesso di correre, ho ripreso a fare quelle cose che non potevo fare durante la mia carriera.

Come è stato smettere?

Dopo la bici, non volevo continuare in una squadra. Angelo Zomegnan (direttore del Giro d’Italia dal 2005 al 2011, ndr) mi diede la possibilità di lavorare in Rcs e ci sono rimasto per quattro anni. Poi è arrivata Castelli. Conoscevo l’azienda e sono entrato collaborando con il settore corsa e lo sviluppo dei prodotti. Sono nel ciclismo, insomma, ma a modo mio. E poi seguo anche Karpos, il marchio outdoor.

Qual è il tuo apporto?

Ci metto del mio nel creare i capi, do i miei consigli. Seguo lo sviluppo dei prodotti con le squadre. Provo anche qualcosa, ma è giusto che i feedback decisivi li diano i professionisti. Corridori e alpinisti. Io posso valutare, ma sono loro quelli che li usano e li portano tutti i giorni al limite.

E la tua curiosità si è assopita ?

Neanche un po’, avevo in programma dei viaggi, ma il Covid ha fermato tutto. Se si fosse spenta, adesso sarei in poltrona e non in giro per il mondo…