«Prima della crono iridata – ha raccontato Fred Morini a Filippo Lorenzon – mentre eravamo già sul bus, Ganna mi ha chiesto un trattamento diaframmatico. Lui scherza, è giovane, ma è un vero campione anche in questo. Stava bene, ma un po’ di tensione ce l’aveva, era pur sempre un mondiale. Aver richiesto un mio intervento in quel momento è un attestato di stima. Mi lascia qualcosa sia sul piano lavorativo sia su quello emotivo. Pippo avrebbe vinto comunque, ma mi piace sapere che un piccolo aiuto l’ho dato. Con quei 20 minuti di manipolazione si è rilassato e ha aperto al massimo i polmoni».
Che cos’è un trattamento diaframmatico? Che cos’è il diaframma? E perché metterci mano prima di un mondiale? La frase di Morini meritava approfondimento, per cui ci siamo rivolti al dottor Maurizio Radi, fisioterapista- osteopata, titolare del centro Fisioradi di Pesaro, che oltre a trattare decine di pazienti, ha spesso a che fare con atleti e in passato ha lavorato con corridori come Gilberto Simoni e Andrea Tonti.
A cosa serve il diaframma nella respirazione?
Ha un ruolo molto importante. Contraendosi si abbassa e permette al polmone di gonfiarsi d’aria. Una corretta respirazione dipende all’80 per cento dal diaframma e il restante 20 dagli altri muscoli respiratori.
Vigilia di un mondiale, la tensione può limitare la capacità polmonare?
Assolutamente sì, un blocco fisiologico del diaframma può sfalsare il rapporto funzionale respiratorio di cui abbiamo parlato poco fa e limitare la capacità respiratoria.
Il corretto funzionamento del diaframma ha riflessi anche sulla postura dell’atleta?
Esatto. Il diaframma è una cupola muscolo-tendinea che separa il torace dall’addome, ponendosi tra i polmoni e i visceri. Ha inserzioni nella parte lombare del rachide, nelle coste e nello sterno ed è innervato dai nervi C3-C5. Questo stretto rapporto fra tratto cervicale e diaframma fa intuire l’interferenza tra diaframma e postura.
Quali sono le cause di malfunzionamento del diaframma?
Possono essere la tensione, la retrazione causate da trauma, ma anche da uno scorretto equilibrio funzionale respiratorio. Questo può influire anche sull’apparato digerente provocando stitichezza o gastriti. Quindi una corretta respirazione diaframmatica può ridurre lo stress, le tensioni, aumentare l’ossigenazione del sangue, migliorare la postura e di conseguenza il benessere generale della persona/atleta. Tutto questo migliora sicuramente la performance.
Che cos’è e quali obiettivi ha un trattamento diaframmatico?
Quando parliamo di trattamenti dobbiamo prendere in considerazione l’atleta a 360 gradi. Quindi si tratta di togliere tensione con trattamenti manuali e manipolativi al diaframma e alla colonna vertebrale, migliorare l’equilibrio funzionale delle catene muscolari con trattamenti di rieducazione posturale globale, con l’obiettivo di portare il diaframma a lavorare nel miglior modo possibile.
Quindi prima di una gara il trattamento diaframmatico ha buoni influssi sull’atleta?
Come detto finora, lo rimette in asse, gli permette di respirare meglio, allontana la tensione… Decisamente sì.
Esistono pratiche autonome per tenere in efficienza il diaframma?
Ci sono esercizi di respirazione diaframmatica che inizialmente vengono eseguiti con il fisioterapista che successivamente posso essere insegnati al paziente o all’atleta per mantenere o migliorare la funzionalità respiratoria.