Braciere acceso, si aprono i Giochi della XXXII Olimpiade

23.07.2021
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Insieme si può tornare a sognare. Il messaggio della sobria Cerimonia d’apertura allo Stadio Olimpico di Tokyo è stato forte e chiaro, nonostante dalla strada salissero i cori di centinaia di giapponesi contrari ai Giochi. In un clima di incertezza dato dal protrarsi  della pandemia il braciere è stato acceso ed è scattata la trentaduesima edizione estiva dell’Olimpiade, la prima aperta soltanto agli addetti ai lavori e non al pubblico, proprio per contenere i contagi.

Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento
Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento

I pittogrammi

Il momento più divertente a nostro parere? Quando tre fantasiosi performer hanno inscenato in 50 divertenti pittogrammi umani tutte le discipline presenti in questi Giochi, lasciando in fondo le discipline tra le due ruote, risultando tra le meglio riuscite, basti pensare all’interpretazione della Bmx freestyle.

Rossi&Viviani

Uno degli attimi più attesi per gli appassionati di ciclismo è stato quando il campione olimpico dell’omnium a Rio 2016 Elia Viviani ha fatto il suo ingresso impugnando il tricolore insieme alla tiratrice Jessica Rossi, seguiti da una folta rappresentanza dei 384 atleti che gareggeranno a Tokyo nelle prossime due settimane fino all’8 agosto. Mai un ciclista era stato un alfiere azzurro e così, in mancanza di supporter nostrani, ci abbiamo pensato la collega di Tuttobici Giulia De Maio ed io a far sventolare un tricolore in tribuna con orgoglio per un momento storico per il movimento delle due ruote. 

Sir “Wiggo”

«E’ il miglior portabandiera di sempre per l’Italia, è bravo a tenere alto il tricolore», ci ha detto prima dell’inizio della Cerimonia d’apertura nientemeno che Sir Bradley Wiggins, presente a Tokyo nelle vesti di opinionista per Eurosport. In effetti, tutti si ricordano come Elia sventolava la bandiera sulle spalle al velodromo carioca cinque anni fa dopo l’oro da brividi, nella speranza di un bis in terra nipponica. 

Si comincia

Il sorriso di Elia sul maxischermo durante la sfilata azzurra ha già acceso gli entusiasmi azzurri e, mentre da voi sarà notte, qui scatterà già la prima giornata di gare, con i nostri cinque samurai pronti a dar battaglia sul durissimo percorso che si dipana alle pendici del Monte Fuji, il simbolo per eccellenza di tutto il Giappone. Puntate la sveglia: alle 4 italiane scatterà la prova in linea che vedrà al via Vincenzo Nibali, Giulio Ciccone, Gianni Moscon, Damiano Caruso e Alberto Bettiol. L’arrivo è previsto tra le 10 e le 10,30, anche a seconda della media che gli assi del pedale riusciranno a fare a dispetto del caldo afoso che avvolge Tokyo e dintorni in queste settimane.

Ansia spagnola

Non è stata una vigilia tranquilla per la squadra spagnola, che ha dovuto stare in isolamento a causa della positività al Covid del massaggiatore Joseba Eguezabal. La negatività dei tamponi degli atleti però ha dato il via libera per Valverde e compagni, attesi protagonisti della prima fatica olimpica delle due ruote a Tokyo.

Alla trasmissione dei pistard azzurri ci pensa Miche

07.07.2021
6 min
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C’è tanto orgoglio italiano nelle parole di Paolo Bisceglia, Sales Manager alla Miche, l’azienda veneta che da quattro anni fornisce la trasmissione per le biciclette azzurre della pista. Anche per loro sta arrivando il momento tanto atteso, quello delle Olimpiadi. Qualcosa vi avevamo già raccontato, oggi andiamo oltre. Siccome non c’è dettaglio che non vada curato alla perfezione davanti a un appuntamento così importante, siamo venuti a vedere in cosa consista il loro lavoro accanto alla nazionale italiana.

«E’ cominciato tutto – racconta Bisceglia – da una serie di riunioni con Marco Villa e gli altri tecnici della Federazione. Si è definito il materiale di cui avrebbero avuto bisogno in base alle loro esigenze e alla nostra produzione interna. In sostanza si è concordato che avremmo fornito tutto ciò che riguarda la trasmissione. Quindi pedivelle, corone, movimento centrale, catene, pignoni. Non le ruote. Siamo rimasti in pochi a produrre materiale da pista, per cui quello che per altri può essere una nicchia per noi è un settore molto importante».

Movimento calettato

Il racconto di Bisceglia procede. Miche aveva già sviluppato un tipo di pedivella che si integra con il perno del movimento grazie ad una calettatura, non con il solito sistema del perno quadrato.

«In questo modo – spiega – riusciamo ad ottenere grandissimi risultati in termini di rigidità e aerodinamica, di cui gli atleti sono soddisfattissimi. Normalmente la nostra produzione arrivava a corone da 58 denti, su richiesta della Federazione abbiamo sviluppato una linea chiamata Sei Giorni con corone da 59 a 63 denti».

Miche Pistard Sei Giorni
Miche Sei Giorni, ecco la guarnitura completa: un sistema di pedivella, ingranaggio e movimento
Miche Pistard Sei Giorni
Miche Sei Giorni, ecco la guarnitura completa: un sistema di pedivella, ingranaggio e movimento

Due pignoni

Allo stesso modo, l’attenzione della nazionale si è concentrata sui pignoni, che Miche produce in due tipologie. Ci sono quelli con attacco calettato, che consentono il cambio degli ingranaggi senza smontare ogni volta tutto e non danneggiando la filettatura. E ci sono quelli tradizionali, integrali. Nonostante i continui cambi di rapporto e nonostante nella nuova fornitura siano previsti anche ingranaggi con attacco calettato, la scelta della Federazione ricade su pignoni integrali.

Catene speciali

Immaginate una gara in pista, qualsiasi sia la specialità. Oltre al fronte dell’aerodinamica, per il quale la nazionale può ormai vantare un pacchetto completo e super efficiente, l’altro motivo di attenzione è quello della riduzione degli attriti. Ragioni per cui la catena riveste un’importanza primaria.

«Miche non produce catene – spiega Bisceglia – ma abbiamo fatto svariati studi per la messa a punto della catena migliore per i pistard. Si tratta di catene che vengono sottoposte ad un utilizzo intensivo e senza grande lubrificazione, perché vengono sgrassate in continuazione e oliate al minimo. E’ stato fatto un lavoro importante. Non immaginate di avere a che fare con la classica catena per bicicletta. In realtà si tratta di un componente molto più vicino a quelli utilizzati sulle moto, con una struttura tutta particolare. Si tratta comunque di articoli che devono far parte della produzione, affinché siano utilizzabili alle Olimpiadi».

La catena è stata sviluppata internamente a Miche, poi realizzata al di fuori dell’azienda
La catena è stata sviluppata internamente a Miche, poi realizzata al di fuori dell’azienda

Power Meter da pista

Tra le novità per quanto riguarda la fornitura alla nazionale, proprio su indicazione delle squadre è stato sviluppato un misuratore di potenza anche per le bici da pista, integrato nella guarnitura. Si chiama Attiva.

«Qui la complicazione – prosegue Bisceglia – sta nel fatto che il fattore Q della bici da strada sia superiore al valore per una bici da pista. Per cui abbiamo dovuto lavorare molto sugli ingombri e sul movimento centrale per ottenere un fattore Q in linea con le biciclette da pista. Ne è venuto fuori un componente compatibile con tutti i nostri ingranaggi».

Tutto registrato

Dopo averne sentito parlare in un paio di passaggi, approfondiamo invece il discorso legato alla libertà di utilizzo dei materiali per le gare olimpiche. Ci eravamo già accorti di attenzioni particolari al momento di mettere appunto i manubri per gli inseguitori, poiché è necessario che i materiali che saranno utilizzati a Tokyo siano stati già inseriti nell’apposito registro depositato nel 2019.

«Stesso discorso – spiega Bisceglia – per quanto riguarda i nostri materiali. Non ci sarebbe più modo di introdurre delle novità tecniche, perché manca il tempo tecnico per la registrazione. Per cui andranno a Tokyo con i materiali che hanno avuto in dotazione fino ad oggi. Questo però non significa che l’evoluzione si fermi. Per cui da un lato le squadre sono contente del livello raggiunto con pedivelle e ingranaggi, mentre noi continuiamo a lavorare e fare step importanti ad esempio per la catena».

Ecco la guarnitura Attiva, dotata di misuratore di potenza integrato
Ecco la guarnitura Attiva, dotata di misuratore di potenza integrato

Orgoglio tricolore

Fornire il materiale alla pista azzurra per le Olimpiadi, fa capire a chiare lettere Bisceglia, è sicuramente motivo di vanto.

«Miche è un’azienda orgogliosamente italiana – spiega – che produce in Italia i suoi articoli. Per cui l’orgoglio di equipaggiare la nazionale è enorme, mentre non saprei dire quale possa essere il ritorno commerciale. Come spiegavo in precedenza, ci sono poche aziende al mondo specializzate nella produzione di componenti per la trasmissione per le bici da pista, per cui abbiamo veramente molte richieste ed è difficile capire quante derivino dalla vetrina azzurra. Inoltre, al di là del fatto che la pista sia in crescita, questi articoli si applicano anche in altri contesti, come ad esempio il single Speed».

Spedizione azzurra

L’ultima curiosità resta tuttavia (giustamente) disattesa. Dopo aver parlato nei giorni scorsi con Giuseppe Archetti, meccanico della nazionale della strada, del materiale che porteranno in Giappone, Bisceglia non sa dirci quanto materiale viaggerà per la pista.

«Bisognerebbe chiederlo ai loro tecnici – sorride – perché se dovessero portare tutto quello che gli abbiamo fornito negli ultimi anni, avrebbero bisogno di un container. Ogni anno si integra il materiale, ma non credo che porteranno tutto, di una cosa sono certo però. Per quanto riguarda la trasmissione, sono equipaggiati di tutto punto».

Fiorenzuola dà morale a Viviani e Consonni: l’intesa migliora

07.07.2021
5 min
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I fuochi d’artificio hanno chiuso come da tradizione la Seigiorni delle Rose di Fiorenzuola, ma non sono mancati nemmeno in pista nell’ultima serata. Il podio finale maschile è prestigioso: sul gradino più alto salgono i francesi (col campione del mondo in carica dell’omnium Benjamin Thomas in coppia con Donavan Grondin), sul secondo vanno gli italiani (col campione olimpico in carica della stessa disciplina Elia Viviani insieme a Simone Consonni) e sul terzo i russi.

A circa un mese dalle prove a cinque cerchi (2-4 agosto inseguimento a squadre, 5 agosto omnium, 7 agosto madison), il cittì Marco Villa e i suoi ragazzi escono dalla gara internazionale di Fiorenzuola con valide indicazioni per il Giappone e noi abbiamo avvicinato due dei protagonisti: Elia Viviani e Simone Consonni che correranno la madison, una specialità che torna nel programma olimpico dopo 13 anni di assenza.

Benjamin Thomas e Donavan Grondin hanno conquistato la madison di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
Benjamin Thomas e Donavan Grondin hanno conquistato la madison di Fiorenzuola (foto Cantalupi)

Sicurezza Viviani

La cosiddetta “americana” nel velodromo piacentino è finita da poco, Villa guarda sia al futuro con buone impressioni sia la sua coppia che sta facendo defaticamento sui rulli, mentre è attorniata da tanti giovani tifosi in cerca di una foto, un autografo o un souvenir. Intercettiamo i due corridori della Cofidis qualche minuto dopo.

Elia, che cosa trai da questa Seigiorni?

Ci serviva correre l’omnium e l’americana perché era tanto che non correvamo in pista e prima dell’Olimpiade era un’occasione buona per mettersi a confronto con gli altri e fare sforzi che in allenamento, volendo o no, non riesci a fare. Abbiamo corso quattro giorni impegnativi dove abbiamo provato rapporti, correre in un modo e nell’altro, pur di imparare qualcosa e crescere di condizione

Avete conquistato comunque buoni risultati in queste serate.

Abbiamo chiuso secondi sia nell’omnium che nella madison, significa che c’è ancora da lavorare ma le basi sono buone. Ho trovato un buon feeling con Consonni, siamo sulla strada giusta. Mancano venti giorni, dobbiamo rifinire e, come dico sempre ai miei compagni, dobbiamo arrivare a Tokyo guardandoci indietro senza nulla da recriminare, poi ci sta che le gare si vincano e si perdano.

Viviani si avvicina a Tokyo sicuro della preparazione svolta (foto Cantalupi)
Viviani si avvicina a Tokyo sicuro della preparazione svolta (foto Cantalupi)
Rispetto al 2016 trovi delle similitudini nel percorso di avvicinamento alle prove olimpiche?

Non guardo mai indietro però ovviamente vorrei che andasse tutto come allora. Già l’approccio è diverso perché cinque anni fa ero andato a casa dal Giro prima della fine mentre quest’anno l’ho fatto tutto e bene. La preparazione è stata simile, l’omnium sarà diversa, ci saranno il quartetto e la madison quindi l’impegno è triplice. Stiamo lavorando serenamente, vediamo che stiamo crescendo e siamo tranquilli del lavoro fatto finora.

Quanto ti inorgoglisce essere il portabandiera di tutta la spedizione azzurra e quanta carica in più ti dà da trasmettere ai tuoi compagni?

Tanto, sicuramente la testa ha un altro stimolo. E’ un ruolo che mi piace, che ho sognato dal 2016, ho cominciato a crederci e pensarci quando arrivavamo al momento dell’investitura di questo ruolo. Sarò portabandiera insieme a Jessica Rossi, una scelta bellissima del Coni e del presidente Giovanni Malagò. Non vediamo l’ora, le emozioni sono state già molto forti quando siamo andati a ritirare la bandiera dal Presidente Mattarella e saranno ancora più forti quando entreremo nello stadio con quella bandiera in mano guidando una squadra azzurra dei record, perché grazie alla splendida qualificazione del basket maschile saremo quasi 390 persone. E’ un ruolo guida, di atleta che non deve solo guardare al ciclismo ma a tutto il nostro gruppo totale.

Questo tuo ruolo può servire al movimento ciclistico, anche in termini di ulteriore visibilità?

Assolutamente sì. Il ciclismo ha portato tantissime medaglie, questo riconoscimento non c’era mai stato e mi sento fortunato e privilegiato a rappresentare il ciclismo in questa maniera. Me lo porterò per tutta la vita però non bisogna perdere la testa, perché sono soddisfazioni da prendere ma da controllare. Bisogna restare concentrati sulle medaglie da conquistare.

Fiorenzuola è servita per provare rapporti, tattiche e cambi (foto Cantalupi)
Fiorenzuola è servita per provare rapporti, tattiche e cambi (foto Cantalupi)
Prossimi programmi prima di Tokyo?

Farò cinque giorni a Livigno, poi correrò la Settimana Italiana in Sardegna ed infine tutte giornate in pista prima della partenza il 21 luglio.

L’intesa cresce

Consonni è lì accanto che ascolta Viviani ed è pronto per il suo turno di botta e risposta.

Simone, anche per te stessa prima domanda: che indicazioni ti ha dato Fiorenzuola?

Come ha detto Elia, serviva una corsa in pista per capire a che punto fossimo. Siamo contenti perché abbiamo fatto tre madison in crescendo, le sensazioni sono sempre migliorate pur facendo doppia seduta di allenamento alla mattina a Montichiari. L’intesa migliora, questo è stato un step importante per arrivare a Tokyo nel modo giusto.

Voi correte per una formazione francese e in queste serate proprio un francese che voi conoscete bene, Benjamin Thomas, è apparso in grande forma. Come vedete la sfida con lui?

Benjamin lo conosciamo bene, oltre ad essere un nostro rivale è anche un amico e vicino di casa (abita nella zona di Brescia, ndr). Sicuramente nell’omnium per Elia sarà il faro della corsa, ha vinto gli ultimi mondiali e le ultime gare che ha fatto. Anche nella madison la Francia sarà la nazionale principale, insieme a Danimarca e Germania.

La gara è stata un utile test secondo Simone Consonni, qui nell’ultima serata di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
La gara è stata un utile test secondo Simone Consonni, qui nell’ultima serata di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
Per voi può essere un bene partire senza i favori del pronostico?

Sappiamo di non essere tra le coppie più accreditate nella madison. Però qualche volta, in appuntamenti così importanti, partire dalla seconda linea è anche meglio. In ogni caso noi ci arriveremo nel migliore dei modi e speriamo vada tutto bene.

Nessuno vuole sbilanciarsi ma per te quali possono essere degli obiettivi realistici?

Nel quartetto, come abbiamo visto negli ultimi anni, stiamo crescendo veramente tanto. E’ una specialità nella quale abbiamo investito molto, da più di dieci anni. Il gruppo si è sempre più consolidato e lottiamo per la medaglia più importante senza nasconderci sapendo che ci saranno 5/6 Nazioni che battaglieranno forte con noi per lo stesso obiettivo. Noi vogliamo farci trovare pronti.

Pogacar: tappa e quasi maglia. E Cattaneo dà i voti

30.06.2021
5 min
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Quel che stupisce è la (quasi) facilità con cui Tadej Pogacar è volato sopra avversari e convinzioni, conquistando la cronometro di Laval, ma non la maglia gialla rimasta a Van der Poel. La tappa di oggi ha semplicemente messo i tasselli al loro posto, stupendo semmai perché su un percorso abbastanza veloce, nonostante qualche strappo lungo il cammino, gli specialisti come Kung non siano riusciti a imporsi sul pur forte corridore sloveno e i suoi 66 chili.

«Oggi è stata proprio una bella giornata – ha commentato Pogacar – non ho fatto errori. Sono stato anche fortunato, perché alcuni avversari hanno corso con le strade bagnate, mentre io ho trovato asfalto e temperature perfetti. E’ stata davvero una bella giornata per me.

«Ho studiato il percorso. Nelle ultime prove a cronometro ho commesso degli errori perché sono partito velocissimo. Qui ho trovato un ritmo perfetto fino alla fine grazie alle prime salitelle. L’obiettivo era non perdere tempo, ma ho guadagnato tempo quindi sono super felice. Sono solo eccitato per l’intero Tour. Mi piacerebbe avere la maglia gialla, ma Mathieu sembra super bello, quindi va bene che la indossi un po’ lui».

Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi
Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi

Ineos in difficoltà

L’azione della maglia bianca, che a prima vista è parsa leggiadra, si è abbattuta come un maglio sulle aspirazioni dei contendenti. E se Roglic ha ancora il suo bel soffrire per la caduta e alla fine ha dovuto incassare un passivo di giornata di 44 secondi, il gruppo che preoccupa è quello del Team Ineos che fra cadute e passaggi a vuoto si ritrova oggi quasi sparpagliato per ogni angolo della classifica, con Carapaz 9° a 1’44” e il dolorante Thomas 12° a 1’54”.

«Ho corso la miglior crono possibile – ha detto Thomas – ovviamente, non mi sentivo al 100 per cento. Mi sono svegliato stamattina e mi sentivo malissimo, ma una volta che mi sono messo in bici e mi sono rilassato è andata quasi meglio. E’ solo una di quelle cose che devi affrontare, continuando a combattere».

E Cattaneo vola

All’ottavo posto e per un po’ sulla hot seat, Mattia Cattaneo ha proseguito con il filotto d’oro delle cronometro. E così dopo il terzo e il sesto posto nelle due crono del Giro di Svizzera e il podio al campionato italiano, il suo risultato di oggi è la conferma del livello ritrovato del bergamasco, che pure nelle ultime tappe ha avuto il suo bel tirare.

«Sono contento del mio piazzamento – dice – e anche se ho sprecato un po’ di energie, le crono voglio farle sempre bene, soprattutto adesso che sono in forma. Ho fatto il lavoro che dovevo fare e adesso non mi spiacerebbe beccare qualche fuga, con un po’ di fortuna e sperando che non si muova qualcuno di classifica».

Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo
Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo

Da Pogacar a Carapaz

A lui chiediamo allora come ha visto i primi della classifica, perché un conto è scrutarli dallo schermo, altro è pedalargli accanto.

«Pensavo che Pogacar andasse forte – dice – ma non così. Era una crono da spingere, serviva tanta potenza. Si vede che sta bene perché usa tanto la squadra, stanno sempre davanti. Per le pianure hanno Bjerg e Laengen, che forse sono pochi. Ma adesso iniziano le salite e voglio vedere quanti hanno gente come Rui Costa, Majka, Formolo e McNulty. Secondo me lo sanno che ha una super condizione e lo proteggono bene.

«Quelli della Ineos invece – prosegue – sembrano malconci. Thomas è caduto, Porte è rimasto chiuso da una caduta. Okay sono andati piano, ma in un grande Giro può succedere di tutto. Forse mi aspettavo di più da Carapaz, che nella crono in Svizzera era andato meglio. Fra i due blocchi vedo decisamente meglio quello di Pogacar. Oggi ha vinto, la maglia è rimasta a Van der Poel così lui non deve controllare la corsa. Bene così».

Da Roglic ad Alaphilippe

Chi invece malconcio lo è davvero è Primoz Roglic, che dalla caduta dell’altro giorno è uscito ferito e a vederlo in gruppo si capisce che soffra.

«Secondo me – conferma Cattaneo – vista la caduta che ha fatto, oggi ha volato. E’ stata una caduta potente, non banale. Ieri era tutto incerottato, quindi secondo me ha quasi limitato bene i danni. Invece c’è da capire la classifica di Alaphilippe. Credo che ormai voglia arrivare alle prime salite per capire come risponderà il suo fisico. Il primo giorno ha messo in mostra una gran gamba e quella non sparisce in tre giorni.

«Per esperienza so che in un grande Giro uno o due giorni di crisi capitano a tutti. Solo Armstrong per sette Tour non ne ha avuti e poi magari abbiamo anche scoperto il perché. E io credo che Julian possa ancora dire la sua».

Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar
Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar

In stanza con “Cav”

E per finire, prima di mandarlo a dormire, la domanda è spontanea sul perché sia finito in camera con Cavendish.

«Me lo hanno chiesto – risponde – e io non faccio problemi. Al di là del fatto che ieri abbia vinto, essere in camera con Cavendish al mio primo Tour era comunque un bel privilegio. Ieri poi non ha quasi chiuso occhio, ha faticato ad addormentarsi e io confermo che è stata una delle emozioni più forti da quando sono professionista. Non ci credeva neanche lui, ma credo che adesso abbia ritrovato la sua consapevolezza e possa rifarlo. Visto che volata? Io non me ne intendo tanto, ma cose così le puoi fare solo se hai classe e tanta forza».

Villa e il gioco delle due carte fra Bertazzo e Scartezzini

30.06.2021
5 min
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Se Dino Salvoldi ha confessato la difficoltà nel fare la squadra per Tokyo, a Marco Villa non è andata tanto meglio. Rispetto agli anni in cui trovare un pistard in Italia era una missione impossibile, l’abbondanza crea problemi ai tecnici. Ad ora ci sono ancora due carte fra cui scegliere. E se da un lato ci possiamo fregare le mani, dall’altro si capisce come, avendo condiviso giornate intere a girare in pista e per il mondo, dover lasciar fuori qualcuno per differenze spesso minime sia un momento difficile.

Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe anche subentrare, oltre a fare omnium e madison
Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe subentrare

«Infatti ho ancora due pensieri – sorride Villa – e sarebbero tre se il Coni non mi permettesse di portare il sesto uomo a Tokyo. Le prove cronometrate di settimana scorsa sono state una complicazione, perché sono andati tutti fortissimo. Ho mischiato i quartetti, ma i singoli hanno fatto la loro parte. Bertazzo è cresciuto tantissimo nell’ultimo anno, Scartezzini non l’ho mai trovato al di sotto del suo meglio. Ma neanche posso buttare il quartetto che a fatto 3’46” in gara. E poi c’è il Covid, che non è ancora passato. Mi ricordo bene che l’anno scorso in dieci giorni prima degli europei, ci siamo ritrovati senza squadra. Facciamo gli scongiuri, Ganna e Viviani sono gli ultimi ad aver finito i vaccini, ma certo la tranquillità non può darcela nessuno…».

Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Le simulazioni cronometrate non sono come la gara.

Abbiamo fatto di tutto per ricreare le situazioni. Abbiamo riprodotto l’ambiente e la temperatura. Nella registrazione del contagiri si sente anche un po’ di rumore del pubblico, ma certo non è la stessa cosa. Per questo farò un’altra prova anche oggi e andrò a Tokyo dopo qualche prova a Fiorenzuola e San Pietroburgo.

Come fa Ganna a prepararsi per la crono e per il quartetto?

Sta lavorando differenziando i lavori fra strada e pista. E trovando, dove si può, dei punti di contatto. Ieri e oggi il programma prevede doppia sessione, mattina e pomeriggio, in pista. Poi scarico, quindi lavoro per la crono a casa. Ma anche durante quella fase farà partenze da fermo con bici da crono che somigliano a quelle che farebbe in pista, sia pure con rapporti diversi. E gli stessi lavori di velocizzazione che su strada fa a 108 pedalate, su pista li farebbe a 116.

Nel frattempo ha anche corso su strada.

Ha fatto Appennino e Lugano, prima i due campionati italiani. Ed è stato sullo Stelvio. Faremo sessioni due giorni di lavoro duro, in modo che non diventi pesante, senza richiamare la forma adesso, perché ci servirà tra un mese. Richiamo di forza potrà essere anche la Settimana Italiana in Sardegna, l’ultima rifinitura, in cui andremo a spingere. E Pippo se vorrà potrà anche tentare qualche azione per se stesso.

Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Come sta invece Viviani?

L’avevo già visto bene prima del Giro, anche se non ha vinto. Le due vittorie alla Adriatica Ionica gli hanno dato morale e magari permetteranno di dare una svolta sul piano del contratto. Magari non firmerà prima di Tokyo, ma partire sapendo di aver trovato l’accordo è un bel peso in meno. Di sicuro al momento è pieno di impegni fra istituzioni e sponsor. Spero siano tutti ora, in modo che poi possa concentrarsi sulla preparazione.

Qualcuno dice che la cerimonia di apertura sarà un peso…

Io dico che sarà un onore. Ci sarà da partire il 21 luglio, con il guaio che non potremo entrare in pista prima del 28. Per cui dopo la cerimonia inaugurale, Elia sarà aggregato al gruppo strada, starà nella casa in cui alloggeranno gli altri e si allenerà anche dietro moto.

Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Perché il velodromo non sarà accessibile prima?

Perché i giapponesi hanno fatto sapere che lo apriranno solo cinque giorni prima. A Sydney andammo 13 giorni prima, è un discorso loro su cui non entra neppure il Cio. L’idea è che si sono presi l’impegno di organizzare ugualmente le Olimpiadi, ma lo faranno alle loro condizioni. Per cui arrivi all’ultimo e riparti subito dopo. Così abbiamo spostato la partenza al 25. Il 26 viaggiamo, il 27 ci sistemiamo e il 28 saremo in pista.

E’ vero che avrete il braccialetto elettronico?

Quasi… Avremo un’app nel telefono da scaricare 14 giorni prima di andare, che dovremo aggiornare con tutti gli spostamenti. I corridori sono abituati con l’Adams, noi un po’ meno. E’ obbligatorio farlo, sennò sei fuori. Per allenarsi su strada c’è la deroga, ma va dichiarato il percorso e non puoi fermarti a prendere un caffè o per interagire con altre persone fuori dalla bolla. Se lo fai, sei fuori. Non possiamo prendere taxi, a meno che non sia di quelli autorizzati. E lo stesso guardano quanto cellulari entrano nello stesso mezzo, per scongiurare gli assembramenti.

Viviani farà omnium e madison?

E deve essere pronto anche per il quartetto, qualora servisse, visto che le sue tirate possono farci comodo. Per questo gli ho chiesto di prepararlo e lo sta facendo. Elia è una delle carte che possiamo giocare su più tavoli.

Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Quando prenderai una decisione sui ruoli nel quartetto?

Aspetterò fino all’ultimo momento possibile. Lamon fa il primo. Consonni può essere un buon secondo e anche Milan. Se vedessi che Consonni non ha nelle gambe i tre quartetti, sono sicuro che Bertazzo è il miglior secondo. Per contro, se i ruoli sono tutti coperti, Scartezzini può essere riserva nella madison, mentre Consonni lo può essere per l’omnium. Mi piacerebbe gratificarli tutti, ma non si può. E poi c’è da considerare gli equilibri del quartetto.

Cioè?

Cioè Ganna sta agevolmente a ruota di Scartezzini, che è molto composto. Milan invece è leggermente più scomposto e così magari Pippo è meno tranquillo e questo serve anche come suggerimento per Milan. Insomma, ci sono tante cose in ballo. Per questo tirerò più avanti possibile. Finché non verranno a cercarmi e mi diranno: «Villa, cosa hai scelto? Metti giù le carte…».

Adriatica Ionica Race: iniziata la rincorsa di Viviani a Tokyo

15.06.2021
4 min
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La Adriatica Ionica Race e il Friuli erano quello che serviva per rivedere un Elia Viviani raggiante per la vittoria, l’81ª in carriera. Nel 2018, durante la prima AIR, il veronese aveva conquistato quattro successi su cinque tappe, di cui le ultime due consecutive in Friuli, che di fatto, sentimentalmente, è la sua terra d’adozione. E infatti – a distanza di tre anni da quella edizione e a quasi tre mesi dal suo ultimo successo (28 marzo, Cholet Pays de la Loire) – Viviani con la maglia della nazionale domina la volata della Trieste-Aviano, prima frazione di 185,3 chilometri della breve gara a tappe veneta, davanti a Davide Persico (Colpack-Ballan) e Luca Pacioni (Eolo-Kometa).

Che poi se vogliamo nel 2016 il viatico per Rio de Janeiro, risultati alla mano, non era stato tanto migliore di quello attuale per il Giappone. E oggi la maglia di leader della generale riprende due colori cari a Viviani: azzurra come la nazionale, una manica rossa che richiama la Cofidis.

Elia è questo il giusto mix per ritrovarti sorridente per una vittoria?

Sì, è sempre bello vincere, poi dopo una grande corsa a tappe vado sempre bene. Sono uscito molto bene dal Giro d’Italia, è cominciata la preparazione per Tokyo e questa era una prima tappa di avvicinamento.

A cosa servirà questa corsa?

Siamo venuti qua per fare un blocco di tre giorni di lavoro importante con i ragazzi della pista, Lamon e Scartezzini. Però, se la condizione è buona, bisogna ovviamente anche raccogliere. Oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, la squadra si è spesa tutta per chiudere sulla fuga, poi Dainese e Cimolai hanno fatto un capolavoro negli ultimi tre chilometri.

Racconta…

Sapevamo che l’ultima rotonda dovevamo prenderla in testa, così è stato e quando siamo usciti mancavano praticamente 200 metri ed era il mio momento.

Da Trieste, costeggiando il mare, verso Aviano (foto Scanferla)
Da Trieste, costeggiando il mare, verso Aviano (foto Scanferla)
Hai vinto quasi per distacco questo sprint.

Sì, quando Cimolai è uscito dall’ultima curva, io sono andato sulla sinistra sulle transenne facendo la mia volata e guardando solo la riga del traguardo. E questo mi fa piacere perché è un segno di buona condizione.

Quanto è cresciuto il morale dopo oggi?

Le vittorie portano sempre morale, come ho sempre detto, vincere porta a vincere e speriamo che questa ne porti delle altre nei prossimi giorni, prossimo mese e soprattutto in agosto.

A Verona al Giro non era andata benissimo (nono posto) ma Elena è di questa zona e qui giocavi quasi in casa.

La tappa di Verona resta il mio rammarico più grande. E’ vero, è mancata la vittoria ma sono contento di come è andato il mio Giro, le mie sensazioni sono buone e per questo sono fiducioso per Tokyo. Qui mi sentivo a casa, le strade le conoscevo bene, poi per il finale abbiamo sfruttato un video girato da Cimolai che era venuto a vedere l’arrivo. Quindi sapevamo benissimo dove dovevamo andare.

All’arrivo per lui anche i complimenti del suo cane Attila
All’arrivo per lui anche i complimenti del suo cane Attila
Ha funzionato meglio il treno azzurro o quello della Cofidis?

Oggi ha funzionato quello della nazionale e quando funziona quello della Cofidis vanno bene entrambi, ma l’importante è vincere. Il velocista è importante che abbia un lead out e quando funziona significa che va bene. E, ripeto, che vittoria porti vittoria, perché è quello di cui ho bisogno.

Cimolai ultimo uomo di Viviani: patto con Cassani

15.06.2021
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Oggi Cimolai dovrà tirare la volata a Viviani. Glielo ha chiesto Cassani convocandolo per la Adriatica Ionica Race, che parte stamattina e finirà venerdì a Comacchio. Prendi un velocista che deve ancora rinnovare il contratto e chiedigli di fare l’ultimo uomo per uno che nelle tre settimane del Giro è stato suo rivale e ha ottenuto risultati inferiori e poi vediamo cosa succede. Cimo ha detto sì.

Ecco Davide con la figlia Mia, nata il primo giugno
Ecco Davide con la figlia Mia, nata il primo giugno

«Fu peggio nel 2018 – ammette il friulano – quando fui portato agli europei e tirai lo sprint a Trentin che vinse. Eravamo ad agosto ed ero senza contratto. Chiunque altro avrebbe fatto la sua volata, ma se dai la parola, quella deve essere. Elia ci rappresenterà alle Olimpiadi e deve arrivarci bene, meglio se vincendo. La tappa di oggi sarebbe stata un obiettivo anche per me, ma la squadra ha ritirato l’iscrizione a causa di tre positività nello staff. E a questo punto ho accettato la convocazione e le regole chiare di Cassani».

Amici da sempre

“Cimo” ed Elia sono entrambi del 1989 e corrono insieme da quando sono bambini. Sono stati nella Marchiol fra gli under 23, poi anche alla Liquigas, prima che entrambi prendessero la loro strada. 

«In questi casi – spiega Cimolai, appena diventato padre – viene prima il fatto che siamo dei professionisti e poi l’amicizia che davvero viene da tanto lontano. Non faccio l’ultimo uomo da quando ho lasciato la Fdj, ma domenica in allenamento sono comunque andato a guardarmi l’arrivo di Aviano. Credo di averlo visto bene, si arriva a una rotonda in leggera discesa e appena se ne esce, saremo ai 200 metri. E’ un arrivo… pericolosino, di fatto per me il traguardo sarà alla rotonda».

Cimolai e Viviani, compagni di americana ai mondiali del 2011: nella Adriatica Ionica Race Cimo sarà l’ultimo uomo di Elia
Cimolai-Viviani, compagni di americana ai mondiali del 2011
Cambia molto fra essere l’ultimo e invece il velocista titolare?

Il giorno e la notte, come fra imprenditore e lavoratore dipendente. Se devi fare la volata, hai sulle spalle il peso della corsa. Ed è un peso vero, tanto che alcuni vanno meglio a fare i gregari. La giornata è meno stressante.

Avere l’ultimo uomo forte fa grande differenza?

Molto. E’ quello che mi è mancato al Giro. Non ho mai chiesto di avere davanti 3-4 corridori per me, ma almeno uno che mi porti al momento della volata ci sarebbe stato bene.

Hai rinnovato il contratto?

Non ancora, sono in trattativa.

Una vittoria oggi ad Aviano cambierebbe le cose?

Non tantissimo, ma comunque credo che lo avrei fatto anche se la vittoria fosse stata importante per il rinnovo.

Al Tour Down Under del 2018, Cimo alla Fdj, Elia alla Quick Step
Al Tour Down Under del 2018, Cimo alla Fdj, Elia alla Quick Step
Come tirerai la volata?

Di solito tendo a farlo da seduto, come Guarnieri. Poi dipende dal velocista. Gaviria ad esempio preferisce che Richeze gli parta da davanti e faccia il suo sprint, ma è un modo che secondo me danneggia il velocista.

Cosa prevede il tuo finale di stagione?

Campionati italiani e poi Livigno con famiglia. Rientrerà al Wallonie dove vinsi due anni fa, poi andrò alla Vuelta in cui ci saranno sei volate. La vera proiezione è sui campionati europei a Trento e poi sui mondiali. Mi piacerebbe vestire quelle due maglie.

Cosa ti è mancato per vincere una tappa al Giro?

Ho un solo rimpianto. Nel giorno di Canale in cui ha vinto Taco Van der Hoorn, sono rimasto molto male perché il compagno che avevo con me, Patrick Bevin, non ha tirato lo sprint e ha fatto la sua volata(nella foto di apertura, i due compagni della Israel sono uno accanto all’altro, ndr). Le altre tappe non le ho vinte perché qualcuno è andato più forte o per una serie di circostanze.

Com’è la vita da padre di famiglia?

La mia compagna Alessia è bravissima, perché si alza lei la notte quando Mia deve mangiare. Ma è impegnativo, me ne rendo conto. Però mia figlia è bellissima. Guardate qua, vi faccio vedere la foto…

Compri, la forza giusta per il quartetto fra strada e palestra

11.06.2021
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Un boccone tira l’altro. Così, dopo le parole di Scartezzini sul gap di forza fra gli uomini del quartetto che hanno lavorato tanto in palestra e gli stradisti reduci dal Giro, abbiamo chiamato in causa Marco Compri, figura chiave del Centro Studi Federale, preposto al lavoro in palestra. Rendendoci conto che un conto è il vecchio approccio un po’ sognatore del “prendi la bici e vai” e altra cosa è preparare le Olimpiadi 2020 su pista. Non ti inventi niente!

Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Ha ragione Scartezzini: per Viviani e soci si annunciano tempi duri?

I ragazzi hanno un protocollo per i lavori di forza, sia che vengano dal Giro, sia che siano stati a Livigno per allenarsi. Chiaro che quando arrivi dopo tre settimane di corsa, è necessaria una fase di adattamento prima di approcciare lavori prossimi ai massimale, soprattutto con esercizi complessi come lo squat, che richiede un perfetto controllo della tecnica esecutiva, altrimenti si rischia di farsi male. Non a caso nei giorni a Livigno, Elia ha caricato  con la pressa e non con lo squat.

Parliamo di lui, allora, visto che lo segui direttamente. Che cosa ha significato per lui fare il Giro?

Ha accumulato rilevanti volumi di resistenza alla forza per cui ora è il momento di fare il richiamo dei massimali. Chi invece era già a Livigno ad allenarsi ha mantenuto la confidenza con i gesti e l’affinità con i carichi. Quando è salito a Livigno dopo il Giro, Elia ha iniziato questa fase di adattamento. Siamo in contatto costante con lui e Diego Bragato e abbiamo concordato che la settimana scorsa sarebbe stata usata per riprendere confidenza con il gesto, in riferimento allo squat.

I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
Palestra è solo questo?

No, appunto. Si lavora anche al core stability. Su esercizi complementari legati alla funzionalità dei gesti. Poi si cura l’esplosività, facendo balzi di vario tipo. Non tutti hanno la stessa consuetudine con la palestra, per cui il lavoro non è tanto una ricerca del carico fine a se stessa, ma tutela del corridore.

A cosa è serve allora andare a correre alla Adriatica Ionica Race?

Dal punto di vista metabolico, sarà una ripresa di intensità, mantenendo però la frequenza del lavoro. Si tratta di una corsa di tre giorni, non cambia niente e si può inserire benissimo nella programmazione del lavoro. Invece nella corsa di tre settimane la dimensione dei massimali di forza si riduce perché prevale la resistenza.

Meglio il Giro e poi il lavoro di qualità oppure quello che hanno fatto Scartezzini e gli altri?

Non esiste un meglio o un peggio, bisogna gestire le situazioni che si presentano. Come allenatori abbiamo il monitoraggio dei valori per qualità e quello che non si riesce a coprire con le gare, lo copriamo con gli allenamenti.

Riunione fra tecnici a Montichiari: da sinistra Villa, Lupi della Bmx, Marco Compri e Diego Bragato
Riunione fra tecnici a Montichiari: da sLupi della Bmx, Marco Compri e Bragato
Qual è il vantaggio di fare un Giro d’Italia?

La prerogativa, non so se sia giusto parlare di vantaggio, è che al Giro si mette insieme un grosso volume di lavoro, che permetterà poi all’atleta di concentrarsi su lavori di altissima qualità, sapendo di poggiare su una base molto solida. Gli altri avranno bisogno di aggiungere volume ed è il motivo per cui Villa ha valutato di portarli a correre in Sardegna.

Il Giro e la preparazione in palestra sono in qualche modo paragonabili?

Facciamo una premessa. Quando si lavora sulla forza si ragiona sui massimali, sulla forza resistente e sulla resistenza alla forza. Elia al Giro ha sicuramente lavorato tanto sulla resistenza alla forza , lavori che gli altri a Livigno hanno fatto in bici. Le esperienze sono equiparabili, l’importante, il punto di arrivo è lo stesso per tutti. Fra una decina di giorni dovremo allinearli sapendo che si trovano tutti allo stesso punto o con poca distanza fra loro.

Questi lavori di forza andranno avanti fino a Tokyo oppure a un certo punto si interromperanno?

Finché potremo, continueremo a richiamare la forza. Non sappiamo come sarà in Giappone, ma se non fosse possibile, continueremo comunque a lavorare sulla componente esplosiva tramite i balzi. C’è da dire che raggiunto il massimale, la situazione resta stabile per 10 giorni.

Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Palestra e bici restano integrate oppure una ha il sopravvento?

Sono e devono essere integrate e complementari. La componente aspecifica, cioè quella con preponderanza della palestra, magari sarà più utilizzata quando l’evento è lontano. Poi, avvicinandosi l’appuntamento, si andrà a intensificare la componente specifica, cioè la bici. A Montichiari ora abbiamo la palestra e combinare le due fasi è molto più semplice. In assoluto però non c’è mai solo una oppure l’altra.

E comunque l’approccio con la palestra è molto cambiato…

Notevolmente. E’ cambiata la consapevolezza degli atleti, che una volta usavano la palestra d’inverno e solo pochi velocisti facevano richiami nei periodi morti della stagione. Ed è cambiata l’impostazione stessa del lavoro in palestra, che ci permette di fare quei lavori che in bici non sono possibili.

Il viaggio di Castelli da Rio a Tokyo, fra vento e caldo umido

10.06.2021
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Come nasce la maglia per andare alle Olimpiadi? In un ciclismo in cui i dettagli sono ormai il vero ago della bilancia e vengono disegnati nel vento perché uno svolazzare di tessuto può fare la differenza fra l’oro e il nulla, in cui il caldo umido spinge verso un tessuto piuttosto che un altro, che cosa c’è dietro i body quasi argentati con cui correranno gli italiani a Tokyo?

Una premessa è d’obbligo, i body sono in fase di realizzazione proprio in questi giorni: la maglia presentata ieri a Roma servirà per gli allenamenti ed è stata utile per far vedere la grafica.

Tre anni di studio

«Il cammino è stato lungo – ha spiegato Alessio Cremonese, Amministratore Delegato di Manufattura Valcismon che in apertura è con Viviani e Roberto Amadio – ed è iniziato tre anni fa in collaborazione con il Politecnico di Milano e i necessari passaggi in galleria del vento, alla ricerca della riduzione del materiale e del massimo miglioramento aerodinamico, in una fase in cui l’aerodinamica è diventata cruciale».

Clima decisivo

Si è parlato di scelte tecniche legate al clima caldo umido di Tokyo ed è una costante nel disegnare le maglie olimpiche. Già nel 1992, gli azzurri corsero con una divisa celeste su strada e azzurra in pista. Ad Atlanta e Sydney si tornò a un azzurro venato di bianco e di verde. Ad Atene si scelse il bianco e così pure a Pechino, Londra e anche Rio. Dove non arriva la tecnica, si spinge poi il marketing e tutto sommato l’idea di offrire ogni quattro anni un prodotto innovativo dalla grafica rinnovata tira anche sul mercato.

Alessio, quando si è assodato che farà caldo e sarà umido, come vi siete mossi?

Ci siamo messi al lavoro per individuare nuovi tessuti e reingegnerizzare il prodotto, tenendo conto anche delle diverse esigenze di vestibilità.

Si parte dall’ultimo body e si va avanti?

Ne teniamo conto, ma in cinque anni ci sono stati nuovi studi per cui il body 2021 sarà piuttosto diverso da quello di Rio.

In che misura incide la collaborazione con gli atleti?

E’ molto importante. Gli atleti provano i prodotti: quelli che già sono sponsorizzati da noi e quelli del giro della nazionale. Devono stare comodi e sanno in che modo una cucitura possa essere spostate perché non dia fastidio. 

Nel 2004 per Bettini maglia Sportful e tutta bianca
Nel 2004 per Bettini maglia Sportful e tutta bianca
In che modo si conciliano vestibilità e aerodinamica?

Utilizzando cinque tipi di tessuto e individuando un taglio unico che permette al body di mantenere la pressione e variare la compressione nei punti in cui deve esserci l’aderenza perfetta. Ormai si sta andando verso maniche sempre più lunghe, calze più alte e pantaloncini al ginocchio. Se non ci fossero delle limitazioni da parte dell’Uci, si potrebbe quasi immaginare il body integrale.

Quando costa realizzare un body come questo?

Non poco. Il singolo capo, la realizzazione del prototipo costa intorno ai 1.000 euro. La galleria del vento la paghi a ore, migliaia di euro ogni ora. E quando sei lì provi tanti capi e tanti abbinamenti per trovare quello più efficiente. Infine considerate che per occasioni come le Olimpiadi, ogni atleta avrà il suo capo su misura.

Avevamo scoperto che il giovane Ganna fece da manichino per Ryder Hesjedal: chi fa ora da manichino per Pippo?

Ora fa da sé, perché è molto disponibile ed è stato da noi anche pochi giorni fa. E’ chiaro che ognuno ha le sue esigenze. Il body di Ganna per la crono è diverso da quello dell’inseguimento perché si corre all’aperto con quel caldo umido di cui abbiamo detto. Il body dello stradista per lo stesso motivo non ha troppo a che fare con quello che useranno in pista per le gare di gruppo.

Il tempo di correre a Tokyo e poi le divise saranno in commercio?

Sia per un fatto di regolamenti, dato che possono usare solo prodotti in commercio, sia perché se il risultato è buono, la maglia si vende molto bene. Durante la presentazione si è detto che diventa il simbolo della Nazione e i riscontri non mancano. La maglia della nazionale si vende bene nelle località di vacanza, perché i turisti la portano via come se portassero una bandiera.