Quest’anno dovremmo ritrovare tra i grandissimi anche Gianni Moscon. L’ultima volta che lo avevamo sentito, il trentino ci era sembrato più che brillante, sereno e motivato. Ne abbiamo parlato con il suo preparatore, ed ex diesse Dario David Cioni, uno degli uomini che da sempre gli è più vicino, che lo conosce profondamente.
Dario, come avevi trovato Moscon sul finire della scorsa stagione?
La stagione scorsa è stata una stagione strana per tutti e per lui in particolare. Ha avuto un contrattempo dietro l’altro legato al covid e per una serie di coincidenze ha corso pochissimo. Ad un certo punto è stato lui a dire basta. Voleva metterci una pietra sopra. Non riusciva a riprendersi. Voleva finire la stagione.
Qualcuno diceva anche che avesse messo su peso…
Io l’ho visto al Giro e non mi sembrava così. Magari non era nel peso forma, non avendo più corso era normale. Ma non era sovrappeso. E poi quando lui è a casa riesce a mantenerlo bene.
E il Moscon 2021 come lo hai trovato?
Un grande Gianni, molto più tranquillo, con più voglia di correre e di fare bene. Sicuro che ha sofferto. Non riusciva ad esprimersi come voleva. Adesso vuol correre e cercare la vittoria, come poi ha già fatto vedere in Francia al Tour de la Provence.
Questo modo di correre così all’attacco della Ineos-Grenadiers in qualche modo lo stuzzica?
E’ modo di correre che gli piace e gli si addice. Per lui che è un attaccante è un vantaggio e quindi è possibile che abbia più libertà.
Moscon ha parlato di quanto siate importanti tu e Tosatto, ma più in generale si può notare quanti tecnici italiani ci siano nelle grandi squadre, pur non essendoci team italiani: Martinelli, Guercilena, adesso anche Piva e molti altri. E’ la forza della nostra scuola?
Io sono arrivato dopo di altri, già c’erano Bramati e Guercilena, ma evidentemente è un fatto che l’Italia crei buoni diesse e lo stesso facevano le vecchie squadre. Penso alla Mapei, alla Fassa Bortolo… Noi abbiamo avuto buoni insegnanti e adesso speriamo d’insegnare a nostra volta qualcosa di buono.
E ci riuscirete?
Speriamo. Siamo in molti della generazione che correva ad inizio 2000. Al tempo però c’erano moltissime squadre italiane. Le lingue parlate in gruppo erano francese, italiano e spagnolo. E questo discorso non vale solo per i diesse, ma anche per i meccanici, i massaggiatori. E’ un peccato che non ci sia una squadra con sponsor e licenza italiana.
Torniamo a Moscon. Come lo stai allenando?
Abbiamo fatto un passo indietro. Siamo tornati al vecchio programma, quello di due anni fa, quando era poco più che ad inizio carriera: più qualità, meno quantità. Gianni si trova bene. Per me è importante sentire lui e conoscere le sue sensazioni. Ci siamo sentiti giusto un paio di giorni fa e gli ho dato il programma per i dieci giorni successivi. Oltre non vado perché, come ripeto, voglio conoscere i suoi feedback per equilibrare i carichi di lavoro e quelli del recupero. Questo ultimo blocco è stato pensato già in ottica delle prossime gare.
Quali saranno?
Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne.
E poi che programma ha? Farà il Giro e ci arriverà dalle Ardenne?
Visto che è l’anno del suo rilancio, il programma di Moscon è flessibile. Farà quelle due gare in Belgio e poi di certo Laigueglia e Strade Bianche. Gianni ha detto che vorrebbe fare il Giro e lavoriamo in quell’ottica, però se ci arriverà dalle Classiche del Nord, dalle Ardenne o dal calendario italiano lo vedremo strada facendo. Come ho detto, mi piace sentirlo prima di tirare giù un programma.