Due mesi di fuoco per Amadori, tra Glasgow e Avenir

27.06.2023
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«Per una volta la trasferta era vicino a casa – esordisce così il cittì Amadori in riferimento al campionato italiano under 23 – 30 minuti di macchina ed ero lì. Ho anche seguito la gara dalla moto, un modo per vivere la corsa da dentro. Il campionato italiano è uscito tecnicamente bello e impegnativo, tirato insomma. I ragazzi se le sono date per tutto l’arco della corsa, hanno gareggiato a viso aperto (in apertura il podio, foto Mario Zannoni). Come presumibile chi usciva dal Giro Next Gen aveva qualcosa in più, lo testimonia la vittoria di Busatto».

Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)
Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)

Un passo indietro

Il Giro Next Gen si è concluso da poco più di una settimana, Staune-Mittet ha vinto, e dopo la tappa dello Stelvio era già abbastanza chiaro il suo dominio. Il norvegese si è fatto carico degli oneri della maglia rosa custodendola fino alla fine. Gli italiani non hanno tuttavia sfigurato, il sesto posto di Martinelli ed i piazzamenti di tappa hanno dato al cittì del materiale su cui lavorare. 

«Ci siamo difesi bene – ammette – partendo dalla classifica direi che il sesto posto di Martinelli non è da buttare, anzi. La sfortuna ci ha privato di Pellizzari, il quale sulla carta era un ragazzo che poteva ambire al podio. Sarebbe stata la strada a parlare, ma una sua sfida con i grandi avrebbe fatto piacere.

«Se guardiamo tappa per tappa – continua – le cose sono andate molto meglio. I ragazzi hanno sofferto molto nella cronometro, l’unico buon risultato è stato quello di Busatto, sedicesimo. Per quanto riguarda le altre frazioni, non mi lamento. Sono andati molto bene con una vittoria di tappa e tanti piazzamenti. I due tapponi di montagna ci hanno visti in qualche modo protagonisti, con il quarto posto di Martinelli sullo Stelvio e di Cretti a Cansiglio. Non dobbiamo dimenticare che il parterre era di altissimo livello, questi atleti li vedremo anche al Tour de l’Avenir».

Due mesi di fuoco

Il tutto in vista degli impegni futuri, che saranno costruiti dal ritiro di Sestriere, per il quale si partirà il 9 luglio. Amadori passerà gran parte della sua estate in trasferta, il periodo si farà caldo non solo per il clima ma soprattutto per gli appuntamenti. 

«Dal 9 luglio – racconta Amadori – faremo un primo blocco di lavoro per il mondiale di Glasgow. Partiremo poi in direzione Francia per correre una breve gara a tappe e lì avrò le mie risposte. Il mondiale, che si correrà il 12 agosto, sarà il primo obiettivo. Senza dimenticare il Tour de l’Avenir, per il quale lavoreremo nella seconda parte del ritiro di Sestriere. Eccezionalmente questo evento è stato spostato al 20 agosto».

I giorni del Giro Next Gen hanno confermato al cittì della nazionale under 23 un fatto già noto: i devo team delle squadre WorldTour stanno scavando un solco

«Queste squadre giovanili – afferma – sono tanta roba. Programmano la stagione con obiettivi e allenamenti mirati. Hanno un modo di lavorare uguale a quello delle squadre superiori con l’obiettivo di far crescere i loro ragazzi con gare di un certo livello. Busatto ne è l’esempio più grande. Ma di ragazzi che si giovano di questo metodo ce ne sono altri, basti vedere come hanno corso il campionato italiano Belletta e Mattio, entrambi nel devo team della Jumbo-Visma».

Strade diverse

Mondiale e Tour de l’Avenir presentano tante differenze, difficile che corridori adatti come fisionomia al percorso di Glasgow possano essere protagonisti poi in Francia. Le strade da percorrere quindi sono divise, obiettivi diversi e quindi preparazioni differenti. Quello che si è notato nelle ultime gare, Giro Next Gen su tutti, visto anche il cambio di regolamento per i corridori da schierare, è che non ci sia più spazio per distinguere tra under 23 e professionisti

«Forse – dice Amadori – gli unici due che possono correre mondiale e Avenir sono Romele e Busatto. Il percorso di Glasgow si addice molto ai nostri ragazzi, su tutti loro due, ma penso anche a De Pretto o Bruttomesso. Poi c’è anche da fare un paragone su chi verrà a giocarsi la gara delle altre nazionali. Segaert è a tutti gli effetti un professionista, basta vedere cosa ha fatto ai campionati nazionali, sia a crono che in linea. Kooij è un altro corridore che potremmo avere come avversario. E’ chiaro che davanti a scelte simili noi ci adegueremo, il confine tra under 23 e professionisti è ufficialmente caduto. Noi abbiamo dei ragazzi under 23, che corrono già con i professionisti, che possono essere utili alla causa. Per il mondiale ho in mente Buratti e Milesi, per l’Avenir Piganzoli». 

Parentesi Stelvio

Sulle strade del Giro Next Gen il cittì Amadori era presente, ed ha assistito in prima persona al disastro dello Stelvio. Un suo parere è d’obbligo in situazioni delicate come questa. 

«La prima cosa che mi viene da dire – spiega – è che bisogna voltare pagina. E’ stata un’esperienza negativa che è servita a far capire a tutti che bisogna essere professionali a 360 gradi. Si è trattata di una concausa di errori e altre cose superficiali, reputo i ragazzi come ultimi nella fila delle persone che hanno sbagliato. Prima viene chi li ha messi in quelle condizioni».

Il Giro Next Gen di De Pretto: fatica e tanta esperienza

21.06.2023
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La strada che porterà Davide De Pretto ai campionati italiani under 23 è scandita dalle fatiche accumulate al Giro Next Gen. Il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior è sempre stato di poche parole, ma la corsa rosa per under 23 gli ha sciolto la lingua. Lui, atleta di una continental italiana, da tempo nel gruppo azzurro di Amadori, ha corso sempre con i primi. Ragazzi della sua stessa età che tuttavia hanno alle spalle un calendario di gran lunga differente

Sul traguardo di Povegliano De Pretto è stato anticipato da Romele, terzo Meris (foto LaPresse)
Sul traguardo di Povegliano De Pretto è stato anticipato da Romele, terzo Meris (foto LaPresse)

La maglia ciclamino

De Pretto ha vinto la classifica a punti (immagine photors.it in apertura), portata a casa con certezza solamente sulle rive della città di Trieste, con un settimo posto. Cinque top 10 in otto tappe, è mancata la vittoria, ma la costanza del ragazzo di Thiene è stata premiata. Così il 21enne è tornato a casa con una maglia diversa da quella con la quale era partito: quella ciclamino. 

«Il principale obiettivo del Giro Next Gen – racconta da casa – era vincere una tappa. Mi è sfuggita per un pelo, proprio a Povegliano sono arrivato secondo alle spalle di Romele. Quel giorno ho conquistato la maglia ciclamino e l’ho portata fino a Trieste. Non senza fatica, visto che la fuga di Cretti all’ultima tappa l’ha messa in pericolo. Dovevo finire in top ten e ci sono riuscito».

Il secondo posto gli ha portato la maglia ciclamino, difesa poi fino a Trieste (photors.it)
Il secondo posto gli ha portato la maglia ciclamino, difesa poi fino a Trieste (photors.it)

Buone premesse

Due piazzamenti sul podio, ma mai sul gradino più alto: il rammarico c’è, però De Pretto si è confrontato con i migliori al mondo. Non è un atleta da corse a tappe ed i suoi piazzamenti lo hanno messo comunque in buona luce. 

«Arrivavo dalla vittoria del De Gasperi – riprende – quindi mi sentivo bene ed ero fiducioso riguardo le mie qualità. Non aver corso con la nazionale in Polonia mi ha tolto qualcosa, questo Giro Next Gen è stata la prima corsa a tappe della mia stagione. Però una volta in strada sono andato subito forte. Il terzo posto di Cherasco, sul quel traguardo che tirava all’insù, si sposava bene con le mie caratteristiche». 

Proprio in mixed zone ad Agliè, un addetto ai lavori aveva fatto notare a Busatto che la tappa di Cherasco si avvicinava al finale della Liegi U23. Corsa vinta dal portacolori della Circus-ReUz, nella quale De Pretto è arrivato terzo, piazzamento replicato anche sul traguardo piemontese. 

Sulle strade di casa si è trovato ancora una volta in inferiorità numerica, proprio come al Belvedere (photors.it)
Sulle strade di casa si è trovato ancora una volta in inferiorità numerica, proprio come al Belvedere (photors.it)

Il rammarico di casa

Ma è a Povegliano che De Pretto ha quasi messo le mani sulla vittoria di tappa. Ancora una volta è stato ingabbiato in una morsa a due, come successo al Belvedere. I colori questa volta erano quella della Colpack-Ballan e non quelli della Jumbo-Visma Development. 

«Ci tenevo particolarmente a quella tappa – dice con un filo di rammarico ancora incastrato in gola – sapevo che i velocisti avrebbero fatto fatica. Quelle strade le conosco bene, sono vicine a casa, sono un susseguirsi di mangia e bevi senza respiro. Siamo andati via dopo tanti tentativi, ma anche questa volta gli avversari erano in superiorità numerica e mi hanno messo nel sacco».

In aprile De Pretto si era già confrontato con Staune-Mittet (al centro), il vincitore del Giro Next Gen (photors.it)
In aprile De Pretto si era già confrontato con Staune-Mittet (al centro), il vincitore del Giro Next Gen (photors.it)

Gli stranieri

Gli stranieri hanno fatto incetta di vittorie di tappa in questo Giro Next Gen, i nostri colori si sono difesi bene. De Pretto è stato sempre uno dei più attivi, il veneto è tornato a confrontarsi con Staune-Mittet, vincitore del Giro, a mesi di distanza. Cosa ha visto di diverso in lui?

«Staune-Mittet – dice il corridore della Zalf – andava forte ad aprile nelle gare di un giorno ed è andato forte anche al Giro. In primavera, nelle corse secche, avevamo lo stesso livello più o meno. Una volta entrati in una corsa a tappe la differenza si è vista maggiormente. Durante le otto giornate non ha mai avuto cali, anzi: a Trieste ha addirittura attaccato per primo».

«Ne abbiamo parlato anche tra di noi in squadra – continua – un esempio della diversa preparazione è Segaert. Ha vinto la crono, e nelle tappe dopo, anche sullo Stelvio, non è mai andato in crisi. Alla fine ha terminato il Giro in undicesima posizione, è un segnale che se fai tante corse a tappe stai bene. Da qui in avanti ne farò altre, ma prima di giugno ero a quota zero. Nel nostro caso o si va all’estero oppure la nazionale diventa fondamentale da questo punto di vista. Proprio con Amadori andrò a correre in Francia a breve».

Grazie alla nazionale di Amadori De Pretto ha avuto modo di confrontarsi con i migliori corridori U23 al mondo
Grazie alla nazionale di Amadori De Pretto ha avuto modo di confrontarsi con i migliori corridori U23 al mondo

Bilancio positivo

Tutto sommato De Pretto porta a casa un bilancio positivo alla sua seconda partecipazione al Giro dedicato agli under 23. 

«Pensavo di andare peggio (ammette, ndr). Rispetto al 2022 sono migliorato tanto, nel recupero e nella gestione della fatica. Il giorno più difficile è stato quello del Cansiglio, dove ho provato a tenere duro su San Boldo e Nevegal. In discesa sono tornato sulla testa della corsa ma sulla salita di Malga Cate, la penultima di giornata, le gambe mi hanno abbandonato».

«La condizione c’è – conclude – sto bene, in questi giorni (lunedì e martedì, ndr) ho fatto un po’ di defaticamento. Ora inizierò a fare qualche lavoro in vista degli italiani, qualcosa per rimettere in moto la gamba. Il percorso è cambiato e mi si addice molto, ci proverò».

Tra podi e vittorie, De Pretto sta cambiando pelle

09.05.2023
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Se si vanno a leggere i resoconti ciclistici di ogni fine settimana, il nome di Davide De Pretto c’è pressoché sempre. Persino sabato, al Giro di Castiglion Fiorentino, il portacolori della Zalf ha scortato verso la vittoria il compagno Manlio Moro esattamente come aveva fatto lo scorso anno. Eppure si sa che nel ciclismo tanti piazzamenti non fanno una vittoria e il sapore di questa a Davide mancava, finché al Trofeo General Store non è toccato il suo turno (in apertura, foto Rodella) e la stagione ha preso un’altra piega.

Il fatto è che il corridore di Thiene è un altro della generazione dei Pogacar: non parte mai per essere una semplice comparsa, ogni corsa a prescindere dal suo valore deve vederlo protagonista, possibilmente nell’ordine d’arrivo. Non è un caso se tra gare nazionali e internazionali su 12 giorni di gara (tutti di corse d’un giorno) è nella Top 10 ben 7 volte con la perla del podio conquistato alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Il podio del Trofeo General Store, dove De Pretto ha preceduto il russo Gonov e Epis
Il podio del Trofeo General Store, dove De Pretto ha preceduto il russo Gonov e Epis

Quella vittoria però ha un po’ cambiato il suo modo di vedere le cose: «Non posso certo dire che non fossi contento visto il mio rendimento generale, ma vincere ci voleva dopo tanti podi. Nel ciclismo è così, quando finisci su quei gradini che non sono il più alto, qualcosa in fondo all’anima ti rimane…».

Sei stato sul podio al Piva, al Belvedere e alla Liegi considerando solo le gare più prestigiose. Qual è quella che ti ha lasciato con più rammarico?

Probabilmente il Belvedere perché quel giorno stavo particolarmente bene, ma mi sono trovato contro una vera armata della Jumbo-Visma. Erano in 3 contro di me, magari con due potevo giocarmela… Al Piva ho sbagliato la volata, lo ammetto, mentre alla Liegi obiettivamente non potevo fare molto di più, quel podio ha un grande valore. Il Giro del Belvedere era la gara di casa per il nostro team e volevo onorarla con il risultato migliore.

Il veneto con la maglia azzurra sul podio della Liegi U23, vinta da Busatto sul francese Huby
Il veneto con la maglia azzurra sul podio della Liegi U23, vinta da Busatto sul francese Huby
Tu stai acquisendo sempre più esperienza nel correre contro i migliori elementi stranieri, anche all’estero. C’è davvero una tale differenza con i nostri?

Sì, è innegabile, nelle classiche fine a se stesse forse si vede meno, ma quando ce ne sono a stretto giro te ne accorgi. Faccio un esempio: Belvedere e Recioto si corrono a distanza di 24 ore, lì mi sono accorto che mentre molti dei nostri mostravano le scorie del giorno prima, i team “devo” avevano invece la stessa brillantezza e questa deriva dall’abitudine a correre gare a tappe, che ti danno un’altra gamba.

A proposito di gamba, il tuo rendimento è cambiato rispetto allo scorso anno?

Sì, indubbiamente, mi sento molto meglio in gara. L’anno scorso quando arrivavo ai -50 pensavo “oddio, non finisce mai…”. Oggi no, sono più tranquillo e arrivo più fresco, anche mentalmente e questo pesa nella gestione della corsa. Ora la lunghezza non mi pesa, anche i 200 chilometri non mi fanno paura e questo significa che ormai sono da questo punto di vista pronto per il mondo professionistico.

Come nel 2022, De Pretto ha fatto da scorta a Manlio Moro sul traguardo di Castiglion Fiorentino (foto Scanferla)
Come nel 2022, De Pretto ha fatto da scorta a Manlio Moro sul traguardo di Castiglion Fiorentino (foto Scanferla)
Quando si parla di De Pretto, emerge sempre il discorso ciclocross legato al tuo passato. All’estero la doppia attività viene vista molto più favorevolmente che in Italia. Un impegno nel ciclocross anche solo come preparazione per la strada è contemplabile?

Obiettivamente lo vedo difficile. So che serve per avere una buona condizione per l’inizio della stagione su strada, anche senza pensare di tornare ai livelli di quand’ero junior. Io penso che dopo una stagione lunga e stressante come quella su strada ci sia bisogno di staccare la spina e riprendere gradatamente. Poi molto dipende da quella che sarà l’impostazione dell’attività in seno alla squadra (a fine anno De Pretto dovrebbe passare definitivamente al Team Jayco, ma non c’è ancora l’ufficialità, ndr).

De Pretto con i ragazzi del Team Jayco nel 2022. Uno stage che gli ha insegnato molto
De Pretto con i ragazzi del Team Jayco nel 2022. Uno stage che gli ha insegnato molto
Che tu sia un grande prospetto per il movimento italiano per le classiche è ormai chiaro, ma la tua dimensione nelle corse a tappe qual è?

Dipende dalla condizione e dalla mia crescita. Attualmente si potrebbe pensare a me come a un cacciatore di tappe, ma sono convinto che se miglioro ancora in salita posso dire la mia anche in qualche classifica generale, in base al tipo di gara e alla sua lunghezza.

Che cosa ti ha lasciato l’esperienza alla Liegi?

Bellissima. All’estero si corre in modo diverso, attaccano tutti, sembra più una corsa delle categorie inferiori, ma bisogna saper interpretare quello che c’è dietro, perché le squadre fanno sentire la propria presenza e il proprio controllo. Il livello è più alto, si corre a un altro ritmo, è chiaro che facendoci l’abitudine la condizione cresce.

Per De Pretto, bronzo europeo lo scorso anno, ora i fari sono puntati sul Giro d’Italia di categoria
Per De Pretto, bronzo europeo lo scorso anno, ora i fari sono puntati sul Giro d’Italia di categoria
Tu hai già fatto un’esperienza alla Jayco, c’era tanta differenza rispetto a quel che si fa qui?

Ci si allena di più. Mi sono ritrovato a fare anche più di 6 ore e mezza in bici, qui è impensabile. Si fanno normalmente tre blocchi di allenamento, di 4, 5 e 6 ore, poi c’è lo scarico. Quando si fa distanza non ci sono particolari tipi di lavori mentre nelle altre giornate si fanno più richiamo di forza e lavori in soglia. E’ un’impostazione diversa.

Che cosa vorresti ora?

Vincere almeno una tappa al Giro e magari andar bene nella generale, poi guadagnarmi la convocazione per il mondiale che si corre su un tracciato che sento molto mio come caratteristiche. Se riuscissi a strappare una maglia vincendo una gara all’estero sarebbe ancora più bello…

Un lampo a Liegi: la prima di Busatto è un’impresa

16.04.2023
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Per la prima vittoria da quando ha iniziato a correre, Francesco Busatto ha scelto la Liegi-Bastogne-Liegi U23, partita ieri mattina da Bastogne e arrivata a Blegny dopo 174,1 chilometri. Il programma prevedeva nove cote, fra cui la serie Stockeu più Haute Levée, la Vecquée e la Redoute a 40 chilometri dall’arrivo.

Il vicentino di Bassano del Grappa, che alla fine del 2022 ha salutato la General Store e si è accasato alla Circus-ReUz (la development della Intermarché-Wanty-Gobert), ha rotto il ghiaccio su uno dei palcoscenici più belli. Quelli su cui si temeva che non saremmo mai più stati protagonisti e che invece ha visto vincere lui e piazzarsi al terzo posto De Pretto in maglia azzurra. Nessun italiano l’aveva mai vinta dal 1987 della prima edizione. Il solo ad essere salito sul podio era stato Andrea Bagioli, secondo dietro Almeida nel 2018.

Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)
Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)

La prima vittoria della vita

Per chi non lo avesse seguito finora, il 2023 di Busatto aveva parlato sinora di 17 corse e parecchi piazzamenti. Nell’ultimo test prima della Liegi, corso con la WorldTour alla Freccia del Brabante vinta da Godon, Francesco si è piazzato al 14° posto, migliore dei suoi. Ci abbiamo parlato poco dopo le premiazioni, quando non aveva ancora capito il bello di vincere una classica in Belgio.

«Sinceramente – ha detto – non ci credo ancora. Non avevo mai vinto, neanche da giovanissimo. Sono stato sempre più bambino degli altri, anche per questo ho sempre fatto più fatica. A forza di arrivare sempre secondo e terzo, la prima vittoria sembra quasi un sogno. In realtà alla partenza neanche stavo bene, ero ingolfato. E poi per tutta la corsa ho sentito i rimasugli della fatica che ho fatto al Brabante. Mercoledì sono andato un po’ oltre il limite e me la sono portata anche oggi. Nei giorni scorsi mi sentivo bene, però finché non corri, non puoi sapere realmente come stai».

Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
E tu come stavi?

A metà gara, ho detto fra me e me: «Qua è tanto se non mi stacco!». Però, cercando di risparmiare il più possibile e mangiando quando serviva, sono arrivato nel finale che ero più fresco degli altri. A quel punto sull’ultima salita (Cote de Bolland, ndr) ho visto che ero con i migliori e ci ho creduto.

E cosa hai fatto?

Avevo ancora accanto un compagno di squadra, il francese Faure Prost. Gli ho chiesto di tirare per cercare di mantenere la corsa chiusa e arrivare compatti nel finale. Insomma, sapendo di essere più veloce di quelli che erano rimasti, abbiamo deciso di giocarcela così ed è andata bene. All’inizio dello sprint sono stato un po’ chiuso, poi si sono spostati, sono riuscito a venir fuori e alla fine la gamba era migliore di quello che pensavo.

La squadra ci ha creduto quanto te se non di più?

Il piano era quello di correre per me e io ho parlato con i miei compagni. Gli ho detto che non sapevo come stessi davvero e ho proposto di fare un’azione sulla Redoute con Faure Prost, che infatti è salito parecchio forte. Io ho cercato di stare il più possibile in gruppo e in quel momento ho preso confidenza. Non mi sono staccato e non ho neanche perso posizioni e alla fine i miei compagni hanno lavorato comunque per me, cercando di mantenere sempre il più possibile la corsa chiusa. Hanno corso veramente bene, li ringrazio tantissimo.

Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Nelle foto dopo la vittoria sono tutti attorno a te come in una foto di famiglia: si è creato un bel gruppo?

Sì, sì, veramente. Questa squadra è davvero una famiglia, anche i professionisti. Penso che un clima così non l’ho trovato da nessun’altra parte. La scelta di venire su si sta rivelando azzeccata.

Eri riuscito a provare le strade della Liegi oppure hai corso senza sapere quel che ti aspettava?

Sono andato a provarle prima del Circuit des Ardennes (corsa di 4 tappe, chiusa al 6° posto finale, ndr) e ho fatto gli ultimi 100 chilometri, perché era una corsa cui puntavo da parecchio tempo e per la quale la squadra aveva indicato me come leader da quando hanno messo giù il calendario. Quindi non potevo farmi trovare impreparato. Diciamo che durante la corsa non mi ricordavo tutto, ma sapevo dove bisognava stare davanti. E comunque venerdì ho provato di nuovo gli ultimi 10 chilometri, tanto per essere sicuri…

Pensavi di essere vincente già al primo anno?

In realtà non sono mai stato vincente. Le persone che mi seguono e mi sono a fianco ci credono molto più di me. Non che io non sia convinto, però finché non provi, non puoi sapere. Puoi dire a te stesso di avere la gamba, ma in realtà prima di oggi (ieri, ndr) non sapevo neanche come si vincesse. Però penso di aver trovato l’ambiente giusto per cominciare a farlo. Spero di continuare. Spero che da qui in poi mi posso sbloccare, con tutti i secondi e terzi posti che ho fatto fino ad ora. Non sento la pressione, posso anche non vincere così tanto, perché alla fine penso che questa corsa qui valga abbastanza. Perciò adesso mi godo la vittoria, ma sicuramente poi ho degli altri obiettivi.

Alla Liegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Alla LIegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Il Giro d’Italia U23 potrebbe essere uno degli obiettivi dei prossimi mesi?

Sì, ma penso che andrò per le tappe, perché la generale è un po’ difficile. Non sono proprio un corridore resistentissimo, ma abbiamo una carta da giocarci ed è il francese Faure Prost, che va molto forte. 

A Liegi è arrivato terzo De Pretto: secondo te si nota già la differenza fra te che fai tanta attività internazionale e lui che corre più spesso in Italia?

Non è la prima volta che siamo sul podio insieme. Davide è nella mia stessa situazione dell’anno scorso, tanti piazzamenti e manca la vittoria. E’ un gran bel corridore, quindi non penso che si debba abbattere, avrà le sue occasioni. Però sono convinto che l’attività che facciamo mi dia una marcia in più. Ovviamente è tutto programmato. Penso che correndo solo in Italia, il sabato e la domenica, si trovi un livello meno alto. La differenza la senti sicuramente.

In cosa la vedi?

Qui si programmano gli appuntamenti come si fa tra i professionisti. Periodi di distacco, periodi di allenamento e poi periodi di corsa. Ho appena fatto 15 giorni di corsa e adesso sarò a casa per altri 25. Funziona così e ti dà una grande gamba, ti permette di preparare molto bene gli appuntamenti. Penso che questa sia la prima differenza. E poi correre sempre a un livello così, è come fare sempre Recioto e Belvedere. Quindi sicuramente è un altro modo di correre.

Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Finora hai fatto 18 giorni di corsa, ti hanno già detto quanti ne farai fino a fine anno? 

Il programma è già fissato, anche se può cambiare. Penso che chiuderò il 2023 sulla cinquantina di corse: non poche, ma neanche tantissime.

Sei tipo da brindisi con birra oppure vino?

Entrambi. Mi piace gustarli entrambi, senza esagerare ovviamente, sia un buon vino sia una buona birra. Abbiamo come sponsor una birra analcolica, la Biere des Amis, come atleti è giusto condurre un certo stile di vita. Magari però per il brindisi alla Liegi s’è potuto chiudere un occhio…

I “calabroni” pungono il Belvedere: beffato De Pretto

10.04.2023
4 min
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Il sorriso di Johannes Staune-Mittet si allarga sul suo viso fino a diventare contagioso, i suoi compagni che arrivano al traguardo dopo di lui si fermano e lo abbracciano. Il norvegese del team Development della Jumbo-Visma ha vinto in solitaria l’84° Giro del Belvedere davanti a De Pretto ed al compagno Van Belle. In una giornata di Pasquetta calda, ma con un vento leggero che rende la temperatura sopportabile. I prati, tra questi vigneti ancora spogli, sono punteggiati dal giallo e dal bianco dei fiori ed il pubblico si è assiepato caloroso lungo le strade. 

In blocco per vincere

I “calabroni” pungono, il finale di corsa è sempre stato in mano loro, prima hanno anticipato con Loe Van Belle, quando i chilometri al traguardo erano ancora tanti. Una volta che la corsa si è riunita hanno giocato sulla superiorità numerica non facendosi mai scivolare la corsa di mano.

«Era quello che volevamo fare – dice Staune-Mittet mentre viene tirato da una parte all’altra per foto e interviste – la corsa ci piace farla dura, difficile ed ovviamente ci siamo dati tanto da fare sulle salite. Loe (Van Belle, ndr) ha anticipato andando in fuga quando mancava ancora molto all’arrivo. Nel finale lo abbiamo ripreso e ci siamo ritrovati in tre su cinque nel gruppetto di testa. Non potevamo fare errori – dice con un sorriso che non si è mai spento – io ho provato ad anticipare nel tratto finale di pianura e sono arrivato da solo».

L’urlo di squadra dei “calabroni”, venuti qui per vincere, e così è stato
L’urlo di squadra dei “calabroni”, venuti qui per vincere, e così è stato

De Pretto beffato

Alle spalle di Staune-Mittet si è piazzato Davide De Pretto, che regala un altro podio di spessore alla Zalf Euromobil Desirée Fior. Il corridore classe 2002 si è trovato stretto nella morsa vorace dei Jumbo-Visma e non ha potuto far altro che subire il loro ritmo. 

«Sono uno squadrone – racconta prima del podio, con un velo di rammarico, De Pretto – loro erano in tre davanti e non potevo fare più di tanto. Ho provato nell’ultima ascesa a Montaner a fare il forcing per tornare sotto alla fuga che era un minuto davanti a noi. Ci siamo riportati sotto, ma nei cinque c’erano tre della Jumbo. Ho pensato subito che fosse difficile, soprattutto quando poi ho provato ad allungare in prima persona e mi sono trovato insieme a Staune-Mittet e Van Belle.

«In discesa ho provato a girarmi per controllare la situazione ea alle mie spalle vedevo un altro gruppetto di tre. In pianura i Jumbo si sono messi a lavorare per evitare che da dietro rientrassero. Mi hanno attaccato con astuzia, mettendomi sempre in mezzo, ho provato a seguire tre attacchi ma poi non ne avevo più».

Un altro podio

Una gara che ha vissuto di tanti momenti differenti, la prima parte si è corsa con grande velocità. I corridori non si sono risparmiati nulla e la media nelle prime due ore era superiore ai 44 all’ora. Di pianura, in questa corsa ce n’è ben poca, e ciò non ha fatto altro che aumentare la fatica che i corridori hanno dovuto affrontare.

«Quest’anno – conclude De Pretto – il rinnovamento del percorso si è fatto sentire, la salita che è stata aggiunta ha portato ancora più fatica nelle gambe. Ogni anno il livello si alza e noi dobbiamo lavorare per non farci trovare impreparati». 

Per Davide De Pretto si tratta dell’ennesimo piazzamento importante in questa stagione, manca ancora il bersaglio grosso però. Il terreno sul quale confrontarsi c’è, forte anche della convocazione con la nazionale under 23 per la Liegi-Bastogne-Liegi di domenica prossima.

«Sono soddisfatto – spiega tuttavia con voce poco convinta – fino ad ora ho fatto solo podi, manca la vittoria che spero arrivi presto. Era da acciuffarla oggi ma sapevamo che sarebbe stata una gara difficile. Adesso vado a fare qualche massaggio, mi riposo per bene e domani al Recioto ci riproverò. Poi, settimana prossima, di sabato, con la nazionale di Amadori correrò la Liegi. Mentre domenica dovrei essere al via del San Vendemiano, saranno sette giorni davvero importanti».

La generazione Z secondo Garofoli e Umbri

28.11.2022
7 min
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Una “Serata di grande ciclismo”. E’ questo il nome dell’evento organizzato dalla sinergia imprenditoriale tra Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort). Un’occasione per radunare a Pesaro talenti come Garofoli, Carboni, Zana e tanti altri atleti meritevoli del panorama marchigiano e non solo. Nella serata presentata da Ivan Cecchini le immagini e gli ospiti che si sono susseguiti sul palco hanno fatto assaporare un ciclismo che sta crescendo e che è in grado di emozionare.

In un panorama sportivo orfano di talenti come Nibali e Colbrelli, la paura del “vuoto” attanaglia i pensieri di molti tifosi. Talenti come Evenepoel, Van Aert e Pogacar fanno innamorare e stare incollati alla tv milioni di appassionati. Purtroppo però mancano le firme azzurre negli ordini d’arrivo prestigiosi. Così sul palco vediamo premiati Gianmarco Garofoli e Gidas Umbri due interpreti e rappresentanti marchigiani della generazione Z, rispettivamente 2002 e 2001. Due talenti che ci hanno fatto tornare in mente altri quattro nomi, tutti classe 2002. Lorenzo Milesi, Lorenzo Germani, Davide Piganzoli e Davide De Pretto. Gianmarco, Gidas: che cosa pensate di loro?

Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM
Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM

Milesi, il vento in faccia

GAROFOLI: «Primo anno juniores è arrivato secondo ai campionati italiani a cronometro‚.

UMBRI: «Ti sbagli, era secondo anno, me lo ricordo perché io ho fatto quinto. Aveva battuto Tiberi. E quell’anno Antonio andava forte perché ha vinto il mondiale. Milesi non si conosceva ancora. Io avevo il primo tempo e mi diede qualcosa come 45 secondi. Dissi: “Cavolo questo è un fenomeno”». 

Lo vedete come uno dei più forti della vostra generazione?

GAROFOLI: «Sì, assolutamente».

UMBRI: «A correrci insieme si vede che è uno forte. A volte gli vedi fare delle cose assolutamente non banali. Per esempio alla Per Sempre Alfredo erano in fuga in tre, ha staccato gli altri a 70 chilometri dall’arrivo ed è stato ripreso ai meno 20. Rispetto alla maggior parte degli italiani ha imparato la mentalità straniera, a non aver paura a prendere il vento in faccia». 

GAROFOLI: «Sì è vero, c’ero pure io. Non è un ragazzo che ha paura di prendere vento in faccia. Ecco perché molte volte è stato convocato in nazionale ed è adatto a fare un certo tipo di attività a livello internazionale dove non c’è d’aver paura a spendere energie. Se guardiamo, nel ciclismo di adesso non si va più solo forte negli ultimi cinque chilometri. Si fa la gara a tutta. Io lo vedo come un bel corridore, ci sono anche tanto amico, l’anno scorso abbiamo fatto il ritiro in nazionale insieme e posso dire che è un ragazzo con la testa sulle spalle». 

Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour
Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour

Germani, per le Ardenne

GAROFOLI: «Lo conosco molto bene, è anche stato ospite a casa mia. Un bravissimo ragazzo, un fortissimo ciclista. Quest’anno è riuscito a fare dei bellissimi risultati. Sicuramente aver corso in FDJ ha contribuito a farlo crescere molto».

UMBRI: «L’ho incontrato poco, ma per quello che ho visto va veramente forte. In particolare nelle Ardenne, dove c’è un clima che per un italiano è impossibile. Abbiamo preso, pioggia, neve e grandine con anche una tappa neutralizzata. Lui era l’unico con la maglietta a maniche corte aperta. Aperta! Per uno che abita a Roma fa strano. Lui rispondeva: “Io c’ho caldo”. A parte gli scherzi, è un ragazzo disponibile che spesso vedi lavorare per i compagni. Quando c’è una corsa dura fai fatica a non metterlo tra i primi tre. L’italiano l’ha vinto da solo, non aveva compagni».

Lo vedete pronto per il prossimo anno?

GAROFOLI: «Secondo me sì, perché quest’anno ha fatto vedere di essere prezioso anche per i compagni ed è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Si integrerà bene». 

Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa
Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa

Piganzoli, uomo da Giri

GAROFOLI: «Anche lui 2002 lo conosco molto bene. Sia lui che Milesi da juniores erano in squadra insieme. Loro due sono venuti fuori nell’anno del Covid. Il primo anno Milesi aveva fatto bene ai campionati italiani, poi aveva avuto qualche problema e ha corso poco. Anche Piganzoli non ne aveva vinte troppe. Mentre l’anno scorso me lo ricordo molto bene al Giro d’Italia U23 che è arrivato nella top 10 ed è andato molto forte. Quest’anno ci ho corso poco ma l’ho visto al Tour de l’Avenir dove è andato davvero forte». 

UMBRI: «Molto forte e completo. Le volte che abbiamo corso insieme mi è parso un talento puro che potrà fare bene già dall’anno prossimo tra i pro’». 

De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)
De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)

De Pretto, sempre al top

UMBRI: «Ci ho corso tanto, quest’anno con il cambio squadra ha trovato un nuovo ambiente con nuovi stimoli. Lui è impressionante, è andato forte dall’inizio dell’anno. Non penso di averlo mai incontrato in un momento no. Nelle corse adatte a lui ha sempre centrato la top 5». 

GAROFOLI: «Ci ho sempre corso insieme fin dagli juniores. E’ un altro talento molto forte». 

UMBRI: «Mi ricordo al Giro del Friuli dove avevi preso quell’imbarcata dove ti spingevo, lui invece quella tappa l’ha vinta (risata di entrambi, ndr)».

GAROFOLI: «Me lo ricordo fortissimo da junior secondo anno insieme a Manlio Moro, erano una coppia incredibile. Quest’anno ci ho corso insieme in Puglia quando sono tornato. Mi ci sono trovato benissimo, è un bravissimo ragazzo ed è cresciuto molto rispetto all’anno scorso, farà bene in futuro. A tutti questi nomi vorrei aggiungere anche Francesco Busatto (2023 Intermarché-Circus-Wanty Development Team, ndr) che ha fatto tantissimi secondi posti e piazzamenti. Gli sono mancate le vittorie, ma è un altro talento della nostra generazione che non si può non menzionare. Ha fatto anche top 10 con i professionisti e non è un risultato da sottovalutare, anzi è tanta roba». 

Il passaggio in team stranieri è obbligatorio per avere più ambizioni nel ciclismo di oggi oppure avete un’altra lettura?

GAROFOLI: «Io personalmente da juniores ho preso la decisione di passare in DSM anche per esperienza personale. Avrei avuto la possibilità di andare in tutte le squadre U23 italiane, ma ho preso questa decisione per andare in una squadra continental che avesse la sorella maggiore WorldTour e quindi avere un piano di crescita già definito. Però era anche una sfida personale, imparare l’inglese, fare un’esperienza di vita fuori dalla mia zona di comfort».

Per voi è una cosa normale quindi che i talenti italiani guardino fuori dai nostri confini già da under?

GAROFOLI: «Secondo me il ciclismo moderno è da considerarsi internazionale. Non c’è bisogno di rimanere per forza in Italia, anzi l’Italia stessa dovrebbe iniziare a importare talenti dall’estero. Poi sono d’accordo, la crescita in Italia dei talenti è importante e chi decide di stare qui fa sempre bene. Più squadre fanno gare internazionali come le continental Zalf e Colpack meglio è». 

Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Per una generazione forte come la vostra, non pensate ci sia il rischio di venire inglobati dalle WorldTour e diventare ottimi gregari ma senza trovare il giusto spazio? Ad esempio Puccio grande talento tramutatosi in un preziosissimo gregario?

GAROFOLI: «Secondo me no, perché dipende molto dalle ambizioni che si hanno. Se ci si muove bene le squadre sono un mezzo per crescere».

UMBRI: «Puccio ha fatto la sua scelta. E’ andato in uno squadrone come la Sky, ha visto che la maggior parte dei compagni aveva qualcosa in più e ha deciso di mettersi al loro servizio. Ma sono decisioni personali». 

Veniamo a voi due. Una domanda a testa sul futuro. Gianmarco, non è stato annunciato, ma gira voce che manchi solo l’ufficializzazione al tuo passaggio all’Astana WT, cosa ti aspetti dal tuo 2023?

GAROFOLI: «Ancora non posso dire niente, a giorni si saprà qualcosa di più sul mio futuro. Ma dopo quest’anno sono cresciuto molto mentalmente con il problema che mi ha tenuto fuori per mesi. Ho avuto paura di dover smettere e quando ho avuto la possibilità di tornare a correre ho fatto vedere di essere pronto vincendo. L’anno prossimo ho tanta fame e voglia di mettermi in risalto e prendermi quello che quest’anno non ho potuto fare». 

Gidas tu passarai dal Team Colpack Ballan alla Technipes #inemiliaromagna. Cosa ti aspetti dal tuo 2023?

UMBRI: «Non potevo chiedere di meglio. Con “Coppo” ci conosciamo da 4-5 anni, ci parliamo spesso alle corse, mi piace il suo essere diretto. A livello di diesse tra Chicchi, Chiesa, Coppolillo e Cassani che supervisiona credo che sia tra le migliori in Italia. Quest’anno per sfortune o per colpe mie ho fatto una stagione sotto le aspettative. Dal 2023 mi aspetto di riuscire a emergere e vincere». 

Il nuovo De Pretto respira già aria di WorldTour

24.10.2022
4 min
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Davide De Pretto, ex promessa del cross azzurro ora convertito totalmente alla strada, ha chiuso il 2022 con lo stage alla Bike Exchange-Jayco, ciliegina su una stagione di vera svolta dopo il debutto fra gli under 23 dello scorso anno con la Beltrami. Dopo il passaggio alla Zalf Desirée Fior è cambiato tutto e i risultati lo hanno confermato.

«Se guardo quel che ho fatto l’anno scorso – dice – c’è stato un bel salto di qualità, sia dei risultati sia per come gestisco le gare. Sono contento. Alla Zalf mi sono trovato subito meglio e anche l’anno in più vuol dire tanto, perché il salto da junior a under 23 è tanto. In più la Zalf è vicino casa e questo mi ha permesso di allenarmi meglio. Non nascondo che l’anno scorso in qualche momento mi sono sentito inadeguato. Mi allenavo, mi impegnavo, ma non arrivavano risultati. E poi mi dispiaceva, perché mi impegnavo tanto e mi chiedevo come mai non riuscissi a concretizzare qualcosa…».

La Zanè Monte Cengio è stata la 3ª vittoria 2022 di De Pretto (photors.it)
La Zanè Monte Cengio è stata la 3ª vittoria 2022 di De Pretto (photors.it)
Invece quest’anno?

Sono partito dall’inverno molto convinto. Mi allenavo con i miei compagni che vincevano le corse e ci stavo bene in allenamento. Non facevo fatica. E da lì ho capito che forse era la strada giusta. Nell’ultimo inverno c’è stato più lavoro soprattutto in palestra. Mi ricordo che il primo anno lavorai qua a casa, perché le palestre erano chiuse. Facevo palestra per modo di dire, mentre adesso con i macchinari che ci sono c’è stata parecchia differenza. E poi soprattutto sono cambiati anche gli allenamenti in bici che ora mi dà Faresin.

Che cosa ti è piaciuto di più: le tre vittorie, la continuità di rendimento o il podio agli europei?

La cosa migliore del 2022 è stato aver mantenuto la forma per gran parte dell’anno. E’ sempre stata una mia caratteristica, però quest’anno sono partito forte e sono riuscito a continuare sino a fine anno. Non me lo aspettavo. Sapevo che stavo bene, ma mentalmente la continuità mi ha dato la conferma che anche io me la posso giocare a livelli più alti.

De Pretto ha corso i mondiali di Wollongong, chiudendo al 52° posto
De Pretto ha corso i mondiali di Wollongong, chiudendo al 52° posto
Secondo a Capodarco: più forte Buratti o si è sentita la differenza di età?

A Capodarco ho trovato Buratti nel suo massimo periodo di forma. Era imbattibile, ma sicuramente un anno in più cioè vuol dire tanto. Sia fisicamente che anche mentalmente.

L’esperienza ai mondiali come è stata?

Per me un po’ una delusione, perché non sono riuscito a rendere per quello che volevo. E’ stata una bella esperienza, però a confronto con l’europeo, il livello era due volte superiore. Ci sono corridori e squadre con un’altra gamba, corridori che arrivano dal professionismo. Io forse non ero al livello dell’europeo, però avevo fatto delle gare in Puglia, dove avevo mostrato una buona condizione. Invece il mondiale non è stato il mio periodo di picco di forma.

Come è andato lo stage con la Bike Exchange?

Hanno detto che erano molto contenti. Al Giro dell’Emilia ho fatto una bella gara e poi soprattutto alla Tre Valli Varesine sono stato il primo della squadra, perché gli altri si sono tutti ritirati. Quindi erano molto contenti. Mi è mancata l’ultima salita, sennò arrivavo lì davanti. Il mio procuratore Alessandro Mazzurana dice che c’è qualche possibilità che mi prendano, però non subito. Ci sono cose da fare, il prossimo anno lo farò ancora alla Zalf.

Nel 2019 ha corso gli europei di cross a Silvelle. Ha lasciato il fuoristrada al passaggio fra gli U23
Nel 2019 ha corso gli europei di cross a Silvelle. Ha lasciato il fuoristrada al passaggio fra gli U23
E’ appena iniziata la stagione del cross, hai qualche nostalgia?

La verità? Neanche un po’. A fine stagione so di dover recuperare e non ho iniziato neanche a seguire le gare. Diverso l’anno scorso. Non fare cross lo scorso inverno mi parve stranissimo. Non sapevo cosa fare, abituato com’ero da quattro anni a staccare dalla strada per passare al cross. Ma facevo anche stagioni meno faticose. Per cui fino a metà novembre riposerò completamente e poi sotto con la palestra e la mountain bike. Proviamo a crescere ancora… 

Dopo Orano, Anadia e Val d’Aosta, Amadori tira le somme

19.07.2022
5 min
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Marino Amadori non si ferma davvero mai. Neanche il tempo di rientrare da Orano e dai Giochi del Mediterraneo che ha preso l’aereo per Anadia e gli Europei su strada, poi di nuovo in marcia per il Giro della Val d’Aosta. Proprio durante la corsa a tappe lo abbiamo intercettato per mettere un po’ d’ordine nelle ultime settimane, nelle quali si è passati dalla grande delusione africana alla gioia per il bronzo di De Pretto in Portogallo.

Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)
Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)

Il “buco” di Orano

Due gare dal contesto molto diverso, eppure i punti di contatto non sono mancati. Ma prima di parlare di quel che ha fatto De Pretto, è doveroso tornare su quel “maledetto” giorno in Algeria, che per poco non costava ad Amadori un travaso di bile.

«Non esageriamo – sorride Amadori – però è vero che mi sono arrabbiato molto, anche se errori come quelli commessi a Orano ci stanno in questa categoria. Quel che mi ha fatto arrabbiare è stato l’approccio alla gara, presa troppo alla leggera col risultato di essere stati disattenti nella sua evoluzione, quando i francesi hanno preso le redini della corsa. Hanno scelto un tratto dove tirava vento laterale, si sono accorti che i nostri erano indietro, nessuno nei primi 20, e hanno tirato la trappola. A quel punto la frittata era fatta…».

De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
Possibile che una gara così sui generis, con due formazioni a confronto (Italia e Francia) e il resto a fare da cornice abbia un po’ confuso i ragazzi?

Forse, ma questa non è una giustificazione. Poteva anzi essere una gara da gestire in maniera più semplice strategicamente. Ma ripeto, ci stanno anche errori del genere nella maturazione di un corridore. Sono sicuro che non li commetterebbero più.

Oltretutto l’occasione della rivincita è arrivata presto…

Vero, perché ad Anadia la Francia ha presentato la stessa squadra, ma sapevamo che era una formazione molto forte e agguerrita. In Portogallo abbiamo corso molto bene. Sapevamo che c’erano dei velocisti fortissimi in casa francese e olandese e abbiamo corso proprio per eliminare le ruote veloci, tanto è vero che il transalpino Penhoet è arrivato 10°, quello olandese, Van Uden, addirittura 21°. Abbiamo costretto le loro squadre a rincorrere, tanto è vero che si sono consumati.

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Che sapore ha quel terzo posto?

E’ la dimostrazione che noi non siamo da meno. Io sono convinto che certi errori derivino dalla mancanza di un’adeguata attività internazionale. Correndo sempre con i migliori, impari e alla fine sei al loro livello. Quello che ha vinto (il tedesco Felix Engelhardt, ndr) è un signor corridore, corre nella Tirol Ktm e ha fatto tante top 5 in questa stagione. E’ un po’ che lo incontriamo per le strade europee, ma vorrei sottolineare il fatto che a un certo punto aveva perso le ruote degli altri 3, l’azione di De Pretto gli aveva fatto male su uno “zampellotto”, poi è rientrato e all’arrivo ne aveva di più.

Che corridore è De Pretto?

E’ uno che ha carattere, è forte innanzitutto per quello. E’ uno che non ha paura di attaccare, ma per farlo ci pensa bene. Busatto e Germani gli hanno dato una grande mano nella costruzione dell’azione decisiva, Parisini lo avevamo tenuto più coperto pensando allo sprint di gruppo, infatti è giunto secondo nella volata finendo 6° assoluto. Hanno corso tutti con il piglio giusto. Tornando a Davide, va bene sugli strappi brevi, ma io sono convinto che lavorandoci sopra può migliorare molto anche per le salite lunghe.

Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ. Amadori studia molto il calendario del team (foto Instagram)
Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ (foto Instagram)
Quando si parla di De Pretto c’è sempre la questione in sospeso se dovrebbe tornare a fare un po’ di ciclocross. Amadori in base alla sua esperienza che cosa dice?

Se è qualcosa che gli piace, se si diverte e se la sente, perché negargli questa possibilità? Non deve certo essere un’imposizione, va ponderata considerando la sua attività su strada, ma male non gliene fa di certo. Deve però essere un suo desiderio.

Guardando la classifica del Valle d’Aosta, notavamo come i nomi siano per gran parte gli stessi del Giro d’Italia, della Corsa della Pace ancor prima e che saranno protagonisti anche al Tour de l’Avenir. Non è però che questi ragazzi corrono un po’ troppo per la loro età?

Bella domanda, bisogna fare un distinguo. Guardate la Groupama FDJ: dopo il Giro non hanno più corso. Loro si gestiscono così. Privilegiano le corse a tappe e fra l’una e l’altra pensano al recupero e agli allenamenti, programmando anche periodi in altura. Le corse di un giorno sono ridotte al minimo. Noi invece ci perdiamo in una maniera di gare ogni fine settimana, corriamo troppo spesso. Alla fine i corridori stranieri che come dite fanno tutte le corse a tappe, avranno 40-50 giorni di gara nel curriculum, i nostri almeno 70. La differenza è tutta lì, sono anni che vado ripetendolo, ma non mi ascoltano…

De Pretto ritrovato: con Faresin alle radici della svolta

18.07.2022
4 min
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Davide De Pretto è uscito dal campionato europeo under 23 con una medaglia di bronzo al collo (in apertura sul podio di Anadia con Engelhardt che ha vinto e Mathias Vacek). Un bel risultato per lui che si accoda a quanto di buono fatto vedere in questa stagione alla Zalf Euromobil Désirée Fior. Abbiamo raccontato del suo “ritorno” a casa, nel cuore del Veneto. I risultati e le prestazioni messe in fila da Davide fanno riflettere. Nel suo primo anno tra gli under 23, alla Beltrami TSA, ha avuto qualche difficoltà in più. Con Gianni Faresin cerchiamo di capire dove e come hanno lavorato per rispolverare il talento di De Pretto.

Gianni Faresin aveva già nel mirino il giovane corridore veneto ma per motivi diversi non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Faresin lo aveva già nel mirino, ma per non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Gianni, forse il calendario così ricco di corse con i pro’ era un po’ audace per un primo anno?

Potrebbe essere una bella motivazione, ora si cerca di affrettare i tempi di maturazione dei ragazzi, ma questo non porta sempre buone situazioni. Un primo anno ha tante difficoltà: la scuola, l’approccio ad una categoria diversa…

Insomma non è sempre un vantaggio gareggiare ad un più alto livello.

Non lo è per forza, un ragazzo così giovane è anche più fragile mentalmente rispetto ad uno più grande o ad un professionista. Se si fa un salto del genere e si va forte problemi magari non ce ne sono, quando invece inizi a fare fatica il morale scende sotto terra e lì è un problema.

Perché?

Mah, se ci pensate la testa nello sport è un fattore fondamentale. Se un atleta è motivato e pronto a correre, anche se non è al cento per cento tira fuori la prestazione. Invece, se sei demoralizzato, sai che farai fatica, che probabilmente ti ritirerai e perdi il 30 per cento delle tue qualità atletiche. Perché non sarai motivato e pronto a soffrire.

Alla fine della quarta tappa del Giro U23 Davide De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu dei GPM
Alla fine della quarta tappa del Giro U23, De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu della classifica dei GPM
Se guardiamo allo scorso anno le gare non finite da De Pretto sono molte, soprattutto quelle con i professionisti.

Le gare dei professionisti tatticamente sono un po’ più semplici rispetto a quelle dei dilettanti, diciamo che sono più facili da controllare. Negli under 23 c’è tanta incertezza e molte variabili frutto del caso. Ovvio che poi tra i professionisti si vada ad una velocità più alta e che fa male. E se sei un ragazzo di primo anno la soffri molto.

Avete fatto qualche lavoro psicologico con De Pretto?

No, devo dire che facendo tutta la preparazione con noi non ne ha avuto bisogno. Siamo partiti a lavorare bene e con costanza da gennaio, facendo i carichi corretti e distribuendo bene gli allenamenti. Dalla mia esperienza posso dire che ho imparato una cosa: l’importante è partire bene e farlo dalla base. Già da questo inverno Davide ha preso più consapevolezza, per il semplice fatto di confrontarsi giorno per giorno con i suoi compagni e vedendo che aveva il loro ritmo e riusciva a lavorare bene.

Quest’anno non ha ancora fatto gare con i professionisti…

Vero, non è il nostro obiettivo. Abbiamo un buon gruppo di under con i quali abbiamo fatto tutte le gare internazionali e non solo. Correre con i pari età è allenante già di suo, ultimamente tra gli under 23 si va forte. Basti vedere i francesi della Groupama

Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Quando avete deciso che avreste portato alla Zalf De Pretto?

Era un giovane molto interessante anche da junior, lui poi abita nella nostra zona, ed ora che è qui con noi si allena in gruppo, il che è molto importante. Non è arrivato prima da noi perché c’è una regola che vieta ad una squadra italiana di prendere più di tre corridori con più di 35 punti nel ranking. E’ un sistema fatto per dividere meglio gli atleti e non creare squilibri tra regioni o tra squadre, ma è abbastanza penalizzante per i ragazzi. Dopo un anno però, un corridore può andare dove vuole e così De Pretto è tornato vicino a casa. 

Come mai non è stato selezionato subito dalla Zalf?

Lo seguivo anche nei campionati giovanili, essendo molto forte anche nel ciclocross era un nome di spicco. Il suo mancato approccio da noi è stato anche una causa fortuita. Mi sono allontanato dalla Zalf per un anno e al mio ritorno erano stati contattati altri atleti. E Davide era già in accordo con altre squadre che lo avevano cercato.